Ad
Ayumi
Yoshida,
la madrina della fic.
A
keli,
la giudice.
E
a quanti leggeranno.
Grazie
di <3
Autore:
Rinalamisteriosa
Titolo:
You Are The Passion In Me
Personaggi/Pairing:
Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki / NaruHina
Famoso
per:
danza classica
Genere:
generale, sentimentale, triste, leggermente commedia
Rating:
verde
Avvertimenti:
AU
Introduzione:
Lei pensava di non poter più ballare, di essere inutile senza la sua amata
danza, ma un angelo entrerà nella sua vita e la aiuterà a superare questo
momento difficile, a capire che la fama non è tutto, che fuori da una sala da
ballo o dal palcoscenico di un teatro ci sono tante altre cose da scoprire ed
amare.
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by shurei!
You
Are The Passion In Me
Prologo
Si
sollevava sulle punte di gesso, teneva le braccia alzate fino a sfiorare le dita
di una mano con quelle dell'altra, volteggiava con grazia ed eleganza come una
principessa delle fate.
I
capelli scuri e lucenti erano raccolti in un accurato chignon cosparso di
brillantini d'argento.
Era
la regina del teatro in cui si esibiva; indossava un elegante vestitino rosa
sfavillante e il pubblico la guardava incantato e ammirato al tempo
stesso.
Era
eterea nei lineamenti, aggraziata nel portamento; era bellissima ed era felice
per il conseguimento di un sogno inseguito dalla più tenera età, tra fatiche e
soddisfazioni.
Essere
una famosa ballerina di danza classica, amata e rispettata da
tutti.
Ma
lei non avrebbe mai immaginato che un errore, un passo falso, potesse infrangere
in mille pezzi tutte le sue gioie e le sue speranze.
Una
distrazione, una caduta accidentale dal palco e un dolore lancinante al
ginocchio della gamba destra; così forte da annebbiarle la vista tra le lacrime,
così doloroso da renderla incosciente nel momento in cui si sentì sorreggere
dalle braccia di qualcuno - uno sconosciuto?! - e portare via dagli spettatori
urlanti e preoccupati.
Una
corsa in ospedale nel sedile posteriore di un'automobile, un ricovero urgente e
una difficile quanto delicatissima operazione al menisco.
Lei
pensava di non poter più ballare, di essere inutile senza la sua amata danza, ma
un angelo entrerà nella sua vita e la aiuterà a superare questo momento
difficile, a capire che la fama non è tutto, che fuori da una sala da ballo o
dal palcoscenico di un teatro ci sono tante altre cose da scoprire ed
amare.
Capitolo
I
Non
potrò più danzare
Durante
l'intervento era sotto anestesia, quindi non poteva conoscere la gravità dei
danni riportati.
Quando
riuscì a svegliarsi era confusa e spaesata, ma non c'erano dubbi sul fatto che
si trovasse in un letto d'ospedale.
Un
cuscino alto, dalla federa bianca, le sosteneva il capo.
Mosse
di poco le braccia e tastò la consistenza del materasso sotto di
lei.
Quando
provò a muovere anche le gambe, una specie di paura si impadronì di lei: non ci
riusciva!
O
meglio, una la spostò a malapena, ma l'altra non la sentiva
più.
Alzò
di scatto il busto per guardare le sue condizioni: in una - quella sinistra -
aveva un gesso che partiva dalla caviglia e avvolgeva tutto il piede. La gamba
destra, quella messa peggio, era immobilizzata al letto con delle strane e
strette corde trasparenti e recava un altro gesso con una grande fasciatura di
garze con residui di sangue sopra il ginocchio operato.
"C-che...
Che...?" mormorò piano, con voce acuta e una mano all'altezza del
mento.
Regolò
il respiro irregolare e il battito del cuore accelerato per la
paura.
Chiamò
qualcuno, col tono di voce più alto, sperando di vedere la porta aprirsi presto,
magari con un medico pronto a tranquillizzarla, a dirle che andava tutto bene e
che avrebbero levato subito quelle "cose" dalle gambe, cosicché potesse tornare
a dedicarsi alla sua passione, ad esibirsi a teatro.
Ad
accorrere al richiamo fu un'infermiera che, silenziosa, la fece stendere di
nuovo.
"E'
importante che non si agiti troppo, stia ferma!" le spiegò con tono gentile,
sistemandole i capelli lunghi sparsi per il cuscino e rassettandole le pieghe
del camice verde che portava indosso.
"Ma...
ma non è grave, vero? Po-potrò alzarmi?" domandò, cercando in tutti i modi di
obbedire e di stare il più possibile tranquilla.
"Sarà
il dottore a dirvelo, io non lo so. Non so nulla."
"Allora
lo faccia venire!" esclamò, prendendo coraggio.
Non
era da lei mostrarsi così sicura, ma essere informata costituiva un suo
sacrosanto diritto.
L'infermiera
estranea le rivolse un'occhiata materna, quasi compassionevole, e
annuì.
"Dovrebbe
arrivare a momenti."
*****
Per
fortuna non dovette aspettare che qualche minuto.
Il
dottore era appena entrato nella stanza, con le mani affondate interamente nelle
tasche dell'opzionale camice bianco e uno sguardo fin troppo
serio.
"Signorina
Hyuuga" iniziò, con un tono di voce che metteva i brividi.
Hinata
inclinò la testa sul cuscino quel tanto che bastava per poterlo guardare in
faccia, per fronteggiare quegli occhi indecifrabili: aveva la fronte aggrottata
e dei rossi capelli arruffati.
"Ieri
sera, verso le 21, è stata operata d'urgenza al ginocchio destro. Ci vorrà del
tempo perché le ossa si aggiustino da sole: noi abbiamo solo cercato di
sistemarle 'alla meno peggio'." la informò. "Il gesso alla caviglia sinistra,
invece, è per slogatura. Tra tre giorni lo toglieremo."
"E
quando potrò tornare a ballare?" domandò, speranzosa.
La
speranza è l'ultima a morire... o no?
"Lei
non potrà più ballare."
Ci
fu un attimo di silenzio.
Le
pupille chiare si dilatarono a quella notizia per lei sconvolgente: sentì una
parte di se stessa - della sua anima - spezzarsi in due, mentre un'altra
stentava a crederci e la incitava a domandare. Ancora.
"C-co-come
sarebbe a dire?! E... e nemmeno con le vostre cure ospedaliere
io..."
"No"
negò quello. "Tra qualche tempo, tra cure e riabilitazione, potrà tornare a
camminare con le stampelle. Ma non potrà fare sforzi, almeno finché il ginocchio
non si ristabilirà del tutto; potrebbero volerci anni, indi per cui la vostra
carriera di ballerina finisce..."
"No"
mormorò appena lei.
"...qui"
terminò il medico.
Gli
occhi le si inumidirono di pianto, la bocca restò dischiusa e tremante e il
mondo - il suo mondo - le crollò inesorabilmente addosso.
Anni
e anni di fatica e lavoro andati in fumo!
Si
disperò, e quasi non avvertì la vicinanza della gentile infermiera dal caschetto
castano e il medico che, prima di uscire, aveva esitato sulla soglia della
porta, come se volesse aggiungere qualcosa di buono che non infierisse
ulteriormente.
Ma
lasciò perdere: con tutti i pazienti che aveva visto piangere, ormai ci aveva
fatto l'abitudine.
Le
scene strazianti erano all'ordine del giorno, in
quell'ospedale.
"Su,
cara, si faccia forza!" le disse dispiaciuta l'infermiera, accarezzandole piano
la testa. "Supererà questo momento."
Lei
parlò di nuovo, tra le lacrime.
"Non
mi ha dato speranze. E' finita. E poi... dov'é la direttrice dell'Accademia?!
Dove sono le mie compagne? Perché nessuno si preoccupa per me?
Pe-perché?"
Strizzò
gli occhi.
"Non
saprei" sospirò l'infermiera; poi si ricordò di una cosa
importante.
"Non
è vero! Qualcuno che si preoccupa per lei c'è. Eccome! Mi riferisco al biondino
che l'ha portata qui, in ospedale. La teneva tra le braccia: aveva l'affanno e
uno sguardo veramente preoccupato. Io ero presente quando si è accalorato e ha
gridato di chiamare un medico. Ho fatto come ha detto, e alcuni medici -
compreso quello che ha visto prima - l'hanno presa, e lui ha riferito che
sarebbe passato questo pomeriggio, per vedervi. Chi è? Il vostro
fidanzato?"
Hinata,
ancora in lacrime e leggermente incredula, scosse il capo.
Non
era fidanzata e non sapeva chi fosse il suo misterioso
soccorritore.
Nel
pieno del suo dolore, però, dovette ammettere che gli era
grata.
Sì.
Ma
come avrebbe continuato a vivere senza la sua amata danza?
Sarebbe
stato meglio morire.
A
furia di singhiozzare, le stava quasi venendo la nausea.
La
premurosa e giovane donna accanto a lei le porse un lindo fazzolettino
ricamato.
"Allora
non mi intrometto, stia tranquilla! Vado a vedere se è arrivato, così lo faccio
salire. Un ringraziamento se lo merita proprio, non trova anche
lei?"
Un
groppo alla gola impedì ad Hinata di risponderle. Afferrò educata il fazzoletto
e, mentre lei usciva, tentò di asciugarsi gli occhi ancora
bagnati.
Era
così difficile smettere.
Singhiozzò
più forte, stringendo i denti e coprendosi il volto con le
mani.
Sarebbe
stato meglio non vedere nessuno, ma - forse - questo ragazzo conosceva la
direttrice.
Magari
era stata proprio lei a mandarlo in suo soccorso.
E
se così fosse stato, quale espressione avrebbe mostrato a lei e alle sue
compagne di corso quando sarebbero venute a visitarla?
Non
poteva muoversi dal letto, non poteva fare nulla.
Era
inutile, ora come ora.
L'effetto
dell'anestesia alla gamba operata stava pian piano svanendo, e cominciava a
sentire anche dolore.
Un
dolore che, però, era niente se paragonato a quello della sua anima
frammentata.
*****
Il
ragazzo fece manovra per occupare un posteggio, spense il motore, tolse la
chiave, scese dalla sua bella macchina sportiva e chiuse la
portiera.
Sbadigliando,
stiracchiò le braccia in alto: quella notte non aveva chiuso occhio, aveva
continuato a pensare a quella meravigliosa ballerina che era stata tanto
sfortunata da cadere dal palco.
E
lui, a differenza di altri che urlavano o emettevano sussulti preoccupati, si
era alzato deciso dalla sedia e l'aveva raggiunta
correndo.
Non
era esperto di fratture ma, inchinatosi, aveva avuto subito la sensazione
sgradevole che lei stesse veramente male, e non poteva lasciarla lì, a terra, a
contorcersi dalla sofferenza.
Così,
guidando la macchina a rotta di collo, l'aveva accompagnata svelto all'ospedale
più vicino.
"Oh,
eccoti qui!"
L'esclamazione
di sorpresa dell'infermiera lo risvegliò dai suoi
pensieri.
Il
biondino non fece in tempo a muovere i primi passi all'interno del vasto androne
della struttura ospedaliera che venne strattonato da un braccio e condotto verso
l'ascensore più vicino.
"Ehi!
Perché tutta questa fretta?" domandò, imbronciato e un po'
sgarbato.
L'infermiera
lo fulminò con lo sguardo, pigiò il bottone del terzo piano e attese che la
porta automatica si chiudesse per parlare.
"Quella
ragazza è ridotta davvero male. Non so perché ma sono sicura che, vedendoti, si
sentirà meglio."
"Oh!
E perché proprio io?! Cioè... neanche mi conosce. Io non sono nessuno per quella
ballerina fantastica: solo un fan che appena può, nel tempo libero, va ad
assistere ai saggi o ai vari spettacoli della sua
compagnia."
L'ascensore
si fermò e quella donna - senza proferire altro - lo strattonò
nuovamente.
"Ehi!!"
si lamentò. "Posso arrivarci da solo. Davvero! Non c'è bisogno
che..."
"Sssh!"
comandò il silenziò lei, mettendosi un dito davanti alla bocca.
"Apra."
disse sottovoce, mimandogli il gesto.
"Che
infermiera strampalata!" si trovò a pensare.
Erano
fermi in prossimità di una porta bianca chiusa: il biondo sbuffò e abbassò la
maniglia nera, aprendo piano la porta.
Fu
subito colpito da forti singhiozzi acuti.
"Si
è rotta il ginocchio. Sarà difficile che torni a danzare." gli bisbigliò la
bruna all'orecchio di fronte alla sua espressione allibita e
dispiaciuta.
Adesso
era rimasto senza parole, non sapeva che dire.
Si
sentì spingere all'interno della stanza e, dietro di lui, si udì lo scatto della
serratura della porta che si chiudeva.
A
questo punto Hinata aprì gli occhi lucidi e già arrossati e li puntò in
direzione dell'estraneo che, grattandosi la testa imbarazzato - e forse
emozionato -, si avvicinò cautamente al letto.
Fu
allora che i loro sguardi si incrociarono.
*-*-*-*-*
Note
dell’autrice:
Eccomi qui con una NaruHina alternativa, che ha partecipato al Contest "Maybe a
Dream" classificandosi seconda a parimerito ^O^
I
personaggi principali non mi appartengono, sono mie solo le comparse
(soprattutto l'infermiera, dolce con Hinata e intransigente con il povero Naruto
XD).
Ho
pensato al dottore come a un sosia di Gaara... chissà se l'ho reso abbastanza
credibile… XD
Mi
è stato detto che le operazioni al ginocchio sono difficilissime, e che non
sempre si ha la fortuna di riprendere a camminare: così è nata l'idea
dell'incidente e di tutte le conseguenze che ha provocato, conseguenze che
all'inizio sono state prese male dalla giovane Hinata ma che poi, grazie ai
continui incoraggiamenti del biondo, lei è riuscita ad
accettare.
E
così ha capito che la fama non è tutto, nella vita! ^_^
Spero
vi sia piaciuto il primo capitolo di questa mini longfic: il prossimo sarà
l'ultimo, e avrà anche un piccolo epilogo.
Complimenti
a tutte le altre partecipanti: appena posso leggerò le vostre storie, contateci!
*occhiolino*
Commenti,
critiche e consigli di qualsivoglia genere saranno accettati se aiutano la
sottoscritta a migliorare.
Un
bacione!
Rinalamisteriosa