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Autore: braver than nana    15/07/2009    2 recensioni
La nuova scuola era grande, luminosa e, da quello che tutti continuavano a dirmi, molto ben attrezzata.
Frequentando quell’istituto, grazie a quella struttura, e tutto quello che mi offriva, il mio futuro sarebbe stato grandioso. Ne sembravano tutti davvero molto certi.
Beh, come al solito, quella scuola mi faceva schifo.
SasuNaru. Accenni ItaDeidy - NejiKiba - altri pairing.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante mi fossi ripromessa di non provarci neanche a postare long-fic *per non dare la possibilità a qualcuno di affezzionarsi alla fic per poi non portarla a termine o far aspettare troppo tempo* ma con questa ho deciso di provarci.
Come ho detto a Cower (<3) mi sento nettamente inferiore a molte persone che scrivono su questo sito, ed avendo solo 15 anni non ho esperienza letteraria, umana e sentimentale al pari di persone che superano i 20 anni, è pure comprensibile che non sia proprio paragonabile a molta gente *che stimo terribililmente*. Non mi lascio deprimere, aspettando che prima o poi mi arrivi un po' di maturità letteraria per provare ad essere come tante scrittrici..
Ora vi lascio al mio nuovo prologo ^^'
 
Prologo.

Camminavo lungo un muro panna incorniciato da infiniti dipinti, che oramai conoscevo tutti a memoria.
Chiusi per un attimo gli occhi.
Appoggiando ad una parete una mano pallida.
Proseguii ascoltando i miei passi. E tutti i rumori che mi circondavano.
Allontanai la mano dalla fredda facciata lasciandola riscaldare da un incrociarsi di braccia, simulando un primitivo abbraccio.
La persona che avevo sentito arrivare si era avvicinata.
Incrociai lo sguardo per un attimo e osservai come l’altro, imbarazzato, abbassò gli occhi riscoprendosi in compagnia.
Eravamo ancora troppo lontani.
Lo guardavo perché era sicuramente più interessante di un muro che mio zio insisteva per definire panna, nonostante l’imbianchino lo avesse presentato come avorio e che a me sembrava solo un ridicolo bianco sporco.
Aveva gli occhi azzurri, o almeno l’unico che si riusciva a scorgere dalla lunga chioma bionda lasciata sciolta, tranne un abbastanza stravagante codino sulla testa. Mi ricordai che quando lo vidi la prima volta lo scambiai per una ragazza.
Non ricordavo il suo nome, ma l’altro, sicuramente, ricordava il mio.
Infondo era uno dei tanti servi di quella grande casa.
Quando fummo quasi uno di fianco all’altro, stranamente, il nuovo arrivato, rialzò il viso e provò ad accennare un sorriso.
Risultato di chissà quali grandi ragionamenti in quella manciata di secondi.
 
Con gli occhi spenti guardai lo scorrere lento del mutamento d’espressione del biondo.
Aveva degli occhi molto espressivi.
Attese inutilmente, per qualche istante, l’accenno di una risposta, per poi lasciar scorrere incredulità, delusione, forse un accenno di rabbia. Arrossì ancora un po’ infiammando la punta del naso.
 
Lo superai senza accennare espressione.
Scordandomi come si sorride e quali sono le buone maniere.
Sapevo con certezza che il ragazzo, qualche anno più di me, era ancora pochi passi dietro e che quasi sicuramente si era girato per osservarmi ancora.
Infondo era solo uno dei tanti dipendenti.
Infischiandomene della sua presenza richiusi gli occhi tastando la consistenza del muro illuminato da uno degli esagerati lampadari, facendolo apparire di un colore simile al giallo.
La parete mi mancò da sotto le mani.
Gli occhi si spalancarono cercando l’equilibrio.
Ero già giunto dove avevo intenzione di arrivare.
Entrai senza esitazione nel grande salone e con pochi passi mi avvicinai al grande e lucido pianoforte a coda che si mostrava in tutta la sua bellezza al centro della sala.
Lasciai scivolare una mano sulla vernice nera. Specchiante.
Odorai quel profumo così piacevole.
Forse, accennai un sorriso una volta seduto su quel piccolo sgabello.
Mani sui tasti e una musica prese forma.
 


Ok. Ci sto provando, ma non prometto niente di sicuro.
Mi fa quasi paura provare a postare un long fic. Non sono una tipa stabile e non so se riuscirò mai a portarla a termine. Mi piace particolarmente questa trama, della quale avevo una definizione abbastanza chiara *una volta* ma prometto che ci metterò tutto l'impegno possibile, soprattutto se piacerà.
Da questo prologo non si capisce molto della trama.
Non so assolutamente quanto mi prolungherò *ho pronti altri quattro capitoli, ma per postare devo avere almeno un paio di capitoli avanti per postare, se no non mi riprendo mai* e ogni quanto posterò.

Allora, vorrei che mi faceste capire se avete capito chi sono i personaggi *non è mica tanto difficile -.-* ma anche nei seguenti capitoli. Non avendo una beta, probabilmente ci saranno degli errori, me li abbonate?? Speriamo di si.
Spero in commenti crudeli. Voglio la sincerità più schietta possibile.
Soprattutto in campo di stilistica del capitolo/prologo.
Va beh, vi avrò stancato abbastanza ormai ^^

Baci.
NANA

P.s. odio il titolo, volevo darne uno più appropriato ma a questo punto della storia *io sto al quarto capitolo* mi sembra quella più azzeccato.
   
 
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