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Autore: tatagma_    30/11/2018    2 recensioni
[MPREG] Dopo sei settimane dall’ultima folle festa tenutasi a casa di Namjoon, una serie di nausee mattutine e strani cambi d’umore prendono pieno possesso del corpo di Park Jimin. Non ci vorrà molto prima che, attraverso una pigra ricerca dei sintomi sul web ed il ricordo di quella notte trascorsa fra i sedili posteriori di un Pickup, il giovane studente scoprirà di aspettare un bambino. [Jikook]
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Mpreg
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5. Picture of you

 

“Che cosa diavolo ci fa lui qui ?!” urlò Taehyung non appena vide Jimin uscire dal taxi in compagnia del suo — in quei mesi appena diventato — acerrimo nemico Jeon Jungkook.

La vena del collo gli si gonfiò per l’ira quasi tangibile, le sopracciglia aggrottate verso il giovane dalla pancia rotonda in attesa di sentir proferire spiegazioni credibili. Jimin si inumidì le labbra e sospirò appena, sollevando gli occhi al cielo per quella che sembrò essere la millesima volta in quel pomeriggio. Tutto era già prevedibilmente calcolato: Jimin — che conosceva Taehyung meglio delle sue stesse tasche — sapeva bene che il suo migliore amico avrebbe scalpitato e dato di matto non appena scoperto che insieme a loro ci sarebbe stato anche Jungkook, ancor peggio impedito se solo l’avesse invece saputo in anticipo. Taehyung era lì, proprio come Jimin lo aveva immaginato, con le mani strette fra i pugni e l’ombra di un sorriso svanito sulle sue labbra. 

“L’ho invitato io” rispose Jimin disinvolto.

“Oh no”, disse Taehyung a sua volta accennando una risata smorzata e tutt’altro che gioiosa “Lui non viene con noi, Jimin-ah” dichiarò poi con tono autoritario, gettando di volta in volta sguardi sempre più minacciosi verso Jungkook lontano soli pochi passi da loro. 

“Taehyung ascolta …”

“Non ha nessun diritto di essere qui, non adesso, non dopo essersi disfatto delle sue stesse responsabilità per 2 interi mesi!”

“Hey testa d’asino, non sei tu a decidere cos’è giusto qui, è chiaro ?” sputò fuori Jungkook, accennando un sorriso compiaciuto quando Taehyung tentò di avvicinarsi a lui ma fermato in pieno tempo dalla piccola stazza rotonda di Jimin. 

“Tu sta’ zitto” disse il biondo, rimproverando Jungkook con un’espressione accigliata “E tu, cerca di calmarti” disse poi a Taehyung, desideroso invece di sferrare il suo destro migliore dritto sulla mandibola ben marcata e delineata del quarterback. 

“Non ci posso credere che tu l’abbia davvero portato qui!

“Taehyungie” tagliò corto Jimin, il palmo della mano che premeva con forza sul suo petto “Ti prego, ne abbiamo già parlato” 

"Sì, e ti ho detto che non mi fido di lui!”

“Non ti devi fidare di me Kim, non è te che devo impressionare!” disse Jungkook, con parole colme di presunzione che non fecero altro che alimentare la rabbia quasi incontrollata del ragazzo dall’ormai lontano sorriso rettangolare. 

“Sei solo uno stronzo! Hai la minima idea di quello che hai fatto ?! Pensi sul serio che tutto possa risolversi con delle squallide scuse ?” urlò Taehyung, avanzando un passo sul corpo di Jimin per accorciare ancora di più la distanza che c’era con Jungkook. “Jimin è stato indulgente con te ma io non lo sarò!” 

“E’ stato lui a volere che fossi qui, si può sapere qual è il tuo problema, mh ?” ribatté il moro allargando le braccia in segno di sfida, pronto ad accogliere ciò che Taehyung aveva da offrirgli, anche a far a pugni se ce ne fosse stato il bisogno. “Hai paura che possa rubarti il ruolo, Taehyung ? Che tu non possa più andare in giro per scuola a vantarti della sua gravidanza ?” 

A quelle parole stuzzicanti come punte di coltelli affilati, Taehyung avanzò ancora, Jungkook dall’altro lato fece lo stesso, fino a che entrambi i loro volti non si ritrovarono uno a pochi centimetri dall’altro. Sbuffi di aria calda fuoriuscivano dalle loro narici, gli occhi specchio riflesso della loro stessa rabbia repressa, pronti ad azzuffarsi e saltarsi addosso al rintocco del primo sospiro espirato fuori posto e parola pronunciata. “Basta!” urlò Jimin mettendosi tra i due ragazzi, separandoli con dure spinte su ciascuno dei loro petti “Ne ho abbastanza di voi due e dei vostri capricci! Sono stanco, mi fa male la schiena, e ho già un bambino qui con me, non ne ho bisogno di altri due a cui fare da balia!”

I protettori si guardarono intensamente per un’ultima volta, sbuffando poi infastiditi e riprendendo le dovute distanze l’uno dal corpo incandescente dell’altro. Jimin scosse il capo, visibilmente annoiato dal comportamento infantile dei due. “Jungkook viene con noi, okay ?” sussurrò a Taehyung in maniera gentile, “Almeno lascia che ascolti ciò che il dottor Kim avrà da dire” 

Taehyung strinse forte i denti, non sapendo con certezza se fosse più arrabbiato con Jimin, per la facilità con cui aveva perdonato l’altro, o con Jungkook, in piedi di fronte a lui con uno stupido sorriso compiaciuto stampato in viso. “Okay” infine cedette, troppo colpito dagli occhi morbidi con cui il biondo lo stava invece guardando. “Ma che stia il più lontano possibile da me”. 

“Il desiderio è tutt’altro che reciproco” borbottò Jungkook. 

"E non voglio neanche che mi parli” continuò Taehyung, ignorando completamente l'osservazione dell’altro.

Jimin annuì e si voltò indietro per guardare Jungkook, gettandogli uno sguardo acuto e chiedendogli silenziosamente di comportarsi bene con il suo migliore amico per la durata di quello stralcio di poche ore. Jungkook a sua volta incrociò le braccia muscolose sul petto largo e fece un cenno col capo, assentendo seppur controvoglia il volere del giovane dai capelli biondi. 

Jimin voleva che quel giorno Jungkook partecipasse al controllo di routine con il dottor Kim, una sorta di test valutativo da parte sua per poter comprendere quanto fossero serie le intenzioni del quarterback sul volergli stare accanto durante l’iter della gravidanza, e per poter valutare, solo infine, se la sua tanto bramata seconda possibilità sarebbe stata valsa da concedere. Jimin aveva bisogno, tuttavia, anche del supporto di Taehyung, il quale invece di visite mediche non ne aveva saltata una. 

E proprio come Taehyung aveva chiesto, Jungkook si ritrovò di fronte ad una grande scrivania in legno, seduto non lontano da lui ma separato invece dal solo Jimin che placido teneva le mani ben salde sulla sua rotondità, osservando il dottor Kim scrivere giù qualcosa mentre entrambi i ragazzi cercavano spudoratamente di ignorarsi a vicenda. 

“Vedo che hai portato compagnia oggi”, disse il dottor Kim Seokjin con un gran sorriso. 

“Oh già … ” ridacchiò il biondo “Spero non le sia di disturbo”. Jimin guardò Jungkook di sottecchi, esitando dal rivelare al giovane medico che fosse lui in realtà il padre del piccolo bambino.

“Affatto” rispose il dottore a mani giunte, “Come sei stato in questi giorni?” chiese poi cambiando rapidamente argomento.

“Uhm bene credo. Mi fanno un po’ male i piedi, e la schiena” spiegò mentre davanti a lui, il dottor Kim prendeva appunti su fogli poggiati lì per caso. “Le nausee si sono fermate ma ho spesso esigenza di fare pipì” 

Il medico rise, “E’ normale, il bambino occupa molto spazio dentro di te e fa pressione sugli organi circostanti, specialmente l’uretra poiché molto vicina all’area in cui il bambino si trova”. Jimin vide i suoi occhi neri andare a Taehyung, spostarsi con curiosità su Jungkook, per poi cadere nuovamente su di lui. I due ragazzi accanto erano seduti rigidamente sulle loro sedie, così - stranamente - silenziosi che era come se non fossero nemmeno lì presenti. 

“Vieni, faremo un’ecografia, come sempre” disse infine il dottor Jin alzandosi dalla sedia. Jimin lo imitò, sbottonandosi e jeans larghi mentre si dirigeva verso il lettino ormai familiare. Si distese con leggere fatica, arrotolandosi la maglietta sul busto in modo da mostrare l’ombelico mentre il medico lasciava cadere del gel freddo sulla sua pelle. 

Dall’altro lato della stanza Taehyung osservava Jungkook schivo, la cui attenzione invece era interamente focalizzata su Jimin. La bocca leggermente socchiusa, gli occhi spalancati che curiosi scrutavano ogni singolo movimento dell’uomo con il camice bianco, Jungkook rimase colpito nell’osservare senza veli la grossa pancia di Jimin, così rotonda e ferma ma allo stesso tempo così morbida e vulnerabile.

“Vuoi dare un’occhiata da vicino ?” gli chiese il dottore, svegliandolo improvvisamente da suo stato di trance. Jungkook annuì e si avvicinò così al letto, con passi cauti e timidi. Una volta che fu abbastanza vicino da vedere lo schermo dipinto di tonalità grigie e nere, Kim Seokjin indicò con la testa di una penna la forma completa del loro bambino. 

Jungkook trattenne il fiato dalla sorpresa, il respiro mozzato nel suo petto come se qualcuno gli avesse appena dato un pugno nello stomaco, battendo rapidamente le palpebre mentre accenni di piccole lacrime cominciarono a formarsi agli angoli di quest’ultime. 

Quello era il suo bambino.

Il suo primo figlio. 

Ed era bellissimo. 

Jungkook riprese a respirare attimi dopo, soltanto quando sentì le dita di Jimin scivolare silenziose tra le sue, stringendole forte, quasi aggrappandosi, come se da un semplice contatto riuscissero a trasmettersi uno le emozioni dell’altro. Il quarterback abbassò così lo sguardo diventatogli opaco dalle lacrime ristrette, incontrando nient’altro che il sorriso dolce e luminoso di Jimin, e provando — per la prima volta dopo tanto tempo — la terribile voglia di sfiorare nuovamente con le labbra con le sue, baciargli la fronte e assicurargli che da lì Jungkook non sarebbe mai andato via poiché nonostante tutto, lui insieme a Jimin, avevano dato vita ad un miracolo. 

“Quanto …” chiese Jungkook deglutendo, “Quanto manca ?”

“Jimin-ssi sta per entrare nel secondo trimestre, sesto mese per essere pratici” 

“E’ tutto okay ?” pigolò Jimin con una mano sullo stomaco “Il bambino … cresce bene?” 

“Tutto procede per il meglio” rispose il dottor Kim con un sorriso. “Non ci sono segni di controindicazioni, lo sviluppo è adeguato al mese corrispondente, il bambino cresce ed è sano come un pesce”. 

Il biondo esalò un sospiro di sollievo e inclinò la testa incontrando ed accoccolandosi sul fianco di Jungkook, la cui mano prese ad accarezzargli i capelli. 

Volete conoscere il sesso di questo piccolino ?”, chiese il dottore infrangendo la loro piccola bolla.

Jimin titubò appena, non sicuro fosse una buona idea saperlo. Non aveva ancora ben chiaro quale scelta avrebbe attuato una volta nato e, sapendone il sesso, il biondo aveva soltanto paura di attaccarsi a lui o lei e rendere la separazione più difficile nel caso scegliesse di intraprendere la via dell’adozione.

“Sì" poi sussurrò Jungkook, con voce smorzata dal pianto incombente e gli occhi lucidi fissi sullo schermo ombrato. 

Il dottore Kim mosse per un po’ il trasduttore sull’addome di Jimin, cercando l’angolatura giusta per poter dare loro un responso certo. Taehyung si avvicinò a loro, i diverbi con Jungkook svaniti dalla sua testa e passati in un attimo in secondo piano, ansioso anche lui, e con l’entusiasmo di uno zio, di conoscere il sesso di quel bambino che sperava un giorno avrebbe riempito di tante piccole attenzioni. 

Il medico restò con gli occhi puntati sullo schermo, prima di voltarsi verso i tre ragazzi e sfoggiare uno dei suoi ampi e migliori sorrisi. “E’ una bambina” annunciò. 

Jimin aprì e chiuse la bocca diverse volte, come un pesce appena pescato, sorpreso, emozionato ed incapace di proferire parola, mentre al suo lato il giovane quarterback stringeva strette le labbra fra i denti per contenere la felicità sprizzante che improvvisa gli riempì il petto di gioia. Jungkook non aveva mai pensato al suo futuro, a come sarebbe stata la sua vita con un lavoro vero, una casa, un marito e dei figli veri. Una cosa però che sapeva con certezza era che prima o poi avrebbe desiderato avere una bambina. Una piccola principessa da viziare, a cui intrecciare i capelli al mattino, leggere le storie della buonanotte, giocare insieme a qualsiasi cosa lei desiderasse ed essere il suo unico eroe. E quel piccolo sogno che Jungkook teneva chiuso a chiave nel cassetto dei suoi desideri nascosti, adesso era reale e tangibile, grazie a Jimin. 

Il dottor Kim mise via la sonda dalla pancia di Jimin e diede lui un panno pulito affinché potesse delicatamente pulire la zona dal gel appiccicoso. “Avete già pensato a qualche nome ?” chiese poi, vedendo il sorriso smagliante di Jungkook.  

“Non … non ancora” rispose Jimin leccandosi le labbra aride ed alzando lo sguardo per incontrare quello di Jungkook, i cui occhi brillavano ancora di felicità alla vista del loro bambino lì sullo schermo. 

“D’accordo, c’è ancora del tempo” rise il medico, offrendo ad uno Jungkook ancora stordito un pezzo di carta lucida. “La sua prima foto”. 

Il moro sorrise trattenendo il fiato tra i polmoni, afferrando con ambe le mani tremanti la foto da lui offerta. Con quella piccola mano sollevata verso l’alto, la bambina sembrava fargli dall’interno del ventre il suo primo saluto. Jungkook poteva distinguere bene la testa, le braccia, le gambe, tutte molto formate e rannicchiate su se stesse. Non aveva mai pensato, rigirandosi quella foto tra le dita, di piangere per una cosa semplice ma fin troppo bella come questa: eppure eccolo presentato, Jeon Jungkook, un disastro emotivo. 

Per il resto della visita Jungkook non riuscì a staccare gli occhi dalla fotografia quadrata che mostrava accennata quella che da lì a pochi mesi sarebbe diventata sua figlia. La sua bolla di pensieri e angosce, miste ad esuberanza ed incertezze, fu infranta soltanto quando ai suoi occhi le mani di Jimin si sovrapposero alle sue. 

“Stai bene ?” chiese il biondo dolcemente, Taehyung che — fuori dallo studio — camminava dinanzi a loro, donandogli quell’attimo di privacy di cui sapeva avevano bisogno. 

“Sì, ho solo … sono solo sorpreso. Non mi aspettavo fosse così … così piccola” borbottò Jungkook ancora stordito. 

Le labbra di Jimin si curvarono in un tenero sorriso, la testa inclinata verso il basso concentrata sui propri passi e l’andamento rettilineo del marciapiede. “Tu …” esitò il biondo appena, “Hai un nome ?”

“Sì …” rispose lui con un sussurro ed un rossore evidente che presto si insinuò fra le sue guance. Jimin ridacchiò, alzando gli occhi verso di lui con divertimento. 

“Dimmelo” 

“Jiwoo” 

Jimin annuì, “Mi piace” sentenziò accarezzando delicatamente la curvatura della sua pancia. “Ciao Jiwoo” 

Jungkook sorrise appena, lasciando finalmente scorrere — senza più barriere, senza più timori — le lacrime sulle sue guance rosee, e lì in quel preciso istante il quarterback ammise che quel nome, dolce, che gli ricordava quello della sua amata nonna, suonava ancora più bello pronunciato dalle labbra di Jimin. 

 




 

Quella giornata, Jimin pensò, sembrava non avere mai fine.

La visita con dottor Kim era andata molto bene, nonostante l’astio che pungente si respirava nello studio fra i suoi due accompagnatori; il bambino cresceva secondo giusto protocollo e Jungkook … Jungkook apparve, per la prima volta, come mai l’aveva visto, interessato, commosso e deciso ad aiutarlo a portare a termine la gravidanza e a soddisfare tutte le sue richieste. 

I suoi grandi occhi da cerbiatto gli chiedevano perdono ad ogni incontro di pupille, cercando di far crollare quelle barriere solide che Jimin stava cercando di ricostruire intorno a sé. Barriere che sembravano non voler ancora cedere, poiché l’ultima volta che il biondo aveva permesso che le sue difese cadessero, era rimasto solo, ferito, con un bambino nella pancia e abbastanza problemi da affrontare.  

C’era un altro problema però che Jimin doveva affrontare in quel preciso momento. Un problema con una pelle chiara da far invida, occhi delineati come quelli di un gatto, ed un nome che pronunciato per i corridoi faceva tremare chiunque: Min Yoongi. 

Lo stesso Min Yoongi di cui Taehyung da settimane non smetteva ormai di parlare, seduto di fronte a Jimin con veli di insicurezza, frustrazione e confusione dipinti sul suo volto, aspettando con ansia che il biondo rispondesse alle sue domande. 

“Puoi ripetere?” Chiese Jimin battendo le palpebre. 

Yoongi sospirò infastidito, il nervosismo che scorreva in lui a grande ondate. Era carino, pensò Jimin, anche con le sopracciglia aggrottate e la curvatura accentuata di un sorriso smorzato ai lati del viso. Jimin riusciva a capire perché il suo migliore amico fosse così ossessionato da lui, non avrebbe permesso che cotanta bellezza sarebbe scappata così, come una farfalla impaurita, dalle sue mani. 

Non appena Jimin era tornato a scuola per le lezioni pomeridiane, Yoongi lo aveva preso per un braccio e trascinato verso la caffetteria del campus, borbottando qualcosa sul fatto di dover parlare con lui di Taehyung. Così, dopo essersi lamentato internamente per la frustrazione e per un'altra opportunità persa di riuscire studiare un po’ per gli esami di fine semestre, Jimin lasciò che Yoongi lo portasse verso il primo tavolino disponibile. 

“Ti ho chiesto se è vero che tra te e Taehyung c’è … qualcosa” disse il moro. 

"Oddio, no" rispose Jimin sfacciatamente, cercando rapidamente di correggersi dopo aver visto il cipiglio che apparve sulle sopracciglia di Yoongi. "È solo un mio amico … il mio migliore amico"

“Ti segue come un cagnolino e ti guarda come se tu fossi l’unico al mondo, Jimin” 

Jimin sospirò mantenendo la calma, “Siamo sempre stati inseparabili, Yoongi, ci siamo conosciuti all’asilo e da lì non ci siamo più lasciati”. 

Yoongi annuì, increspando le labbra inseguite dai suoi pensieri. Jimin bevve un sorso del suo frappè alla banana e fragola mentre i suoi occhi studiavano curiosi le espressioni intense del maggiore. 

“E’ lui il padre ?” chiese l'altro così piano che se Jimin non si fosse sporto in avanti non l'avrebbe sentito.

“No” rispose semplice, ma Jimin intuì non sarebbe stata sufficiente per mettere a posto le insicurezze di Yoongi. “Qualsiasi cosa tu abbia sentito in giro, posso assicurarti che non è vero. Taehyung è come ... non lo so, come un fratello per me, lo amo molto ma non nel modo in cui credi tu” disse dolcemente.

Yoongi corrugò la fronte ancora più intensamente, turbato dalle informazioni che Jimin gli stava appena dando. “Tutti dicono che voi due siete insieme e che lui è il padre del tuo bambino ..." disse lui. "Andate e tornate da scuola insieme, tutti i giorni, lui ti porta il pranzo, tutti i giorni, è difficile non crederci”.

Jimin rimuginò per una frazione di secondo se fosse stata una buona idea raccontare a Yoongi l'intera storia. Il ragazzo di fronte a lui sembrava davvero preoccupato, e Jimin voleva così tanto bene a Taehyung che avrebbe provato a fidarsi alla cieca, per una volta, e raccontare lui la sola verità. “Jungkook, il vero padre di questa bambina, è andato via quando gli ho rivelato la gravidanza” spiegò con un po’ di vergogna “Taehyung mi ha preso sotto la sua ala, aiutato a cercare dei vestiti nuovi, mi ha accompagnato alle visite in ospedale … ha fatto tutto quello che Jungkook, finora, durante questi mesi non aveva intenzione di fare”

“Jeon Jungkook ?” chiese Yoongi con meraviglia.

“Già” confermò Jimin, “Proprio lui”

Yoongi rimase stupefatto, sentendosi così stupido e non sapendo esattamente cosa dire al più piccolo. Aveva giudicato male tutto sin dall’inizio, trattato male sia Taehyung che Jimin soltanto perché aveva permesso ai pettegolezzi di manipolare il suo pensiero razionale. “Mi dispiace Jimin …”, disse mortificato. “Ho … frainteso tutto"

"Va tutto bene" rise lui, agitando la mano in modo sprezzante verso di lui. "Non mi arrabbierò con te solo se mi prometti una cosa”

"Okay" acconsentì Yoongi rapidamente, annuendo con la testa e facendo ridacchiare Jimin. “Di cosa si tratta ?"

"Ti prenderai cura di Taehyung” disse Jimin, suonando minaccioso ma deciso “È un idiota quasi tutto il tempo, ma è dolce e molto sensibile”

Yoongi deglutì nervosamente a causa dell'occhiata severa sul viso di Jimin, “Lo farò” rispose timidamente “Lui … mi piace molto” ammise con sussurro e Jimin gli sorrise ancora una volta prima di prendere un lungo sorso del suo frappè.

"Penso che piaci anche a me Yoongi” ridacchiò il biondo e Yoongi rise così con lui. 

Sembrava che lui e Jimin andassero d’accordo. 

Che tutto finalmente andasse d’accordo.

   
 
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