Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Ania83e    01/12/2018    1 recensioni
Questa storia racconta di una ragazza di come un giorno la sua vita cambiò, in un attimo, tutto diverso, città nazione, amici famigliari nulla sarebbe stato più lo stesso, solo l’amore dell’unica cosa che si portava dietro con se da tutta una vita, ed era l’amore per quello sport che nella sua terra natia era un tabù per le ragazze, il suo amore per il calcio.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 23

 

Karl, si svegliò, tra le braccia di Maria ancora nuda per la calorosa nottata passata insieme. Stava ancora dormendo profondamente. Non voleva svegliarla era così bella mentre dormiva, senza far rumore rimase a lungo ad osservarla.

 

Sei speciale, non ho mai sentito niente del genere per nessuna.

Averti qui, tra le mie braccia, mi rende estremamente felice e sereno, non voglio perderti, per nessuna ragione.

 

Maria cominciò a risvegliarsi, appena riaprì gli occhi, trovo quelli di Karl fissi su di lei.

 

Vorrei svegliarmi sempre così, tra le sue braccia.

 

-Buongiorno-

-Buongiorno anche a te-

Si sfiorarono le labbra, ma quel contatto fugace risveglio in entrambi il desiderio di possedersi ancora. Avevano fatto l’amore più volte la sera prima finché stremati non si erano addormentati, ora erano pronti di nuovo ad accarezzarsi ovunque, ad essere una cosa sola. Ogni volta l’amplesso che ne seguiva era più forte del precedente, la voglia di regalare all’altro piacere si faceva sempre più intensa. L’orgasmo che travolse entrambi li lasciò sfiniti e con il cuore a mille. Rimasero sdraiati e abbracciati finché il ritmo regolare non riprese a battere.

-Non mi  stancherei mai di fare l’amore con te-

-Anche io piccola-

-Cosa ti va di fare oggi?-

-Stare qui con te-

-Ottima idea, anche se mi è venuta una gran fame-

-Si hai ragione, anche io ho fame-

-Andiamo-

Scesero in cucina vestiti alla meno peggio, lui indossava solo jeans, mentre lei infilò la sua t-Shirt, che era talmente larga  che la copriva tutta come se fosse un vestito. Mangiarono abbondantemente, ma mentre stavano risistemando una voce dal salotto li fece sobbalzare.

-MARIA, CI SEI?-

-Cavolo sono i miei genitori-

-E adesso?-

La ragazza evidentemente nel panico non sapeva come spiegare la presenza del ragazzo, poi mezzo nudo a quell’ora del mattino.

-Oh Dio, non so cosa fare?-

-Facciamo così, andiamo di sopra e ci vestiamo, poi inventeremo una scusa-

-E che scusa potrebbe mai spiegare la tua presenza, a casa mia, di prima mattina in un giorno di vacanza?-

-Vedrai inventeremo qualcosa-

Così andarono di sopra senza farsi scoprire, si rivestirono alla velocità della luce.

Il ragazzo andò in bagno per darsi una lavata, e mostrarsi presentabile. In quel momento entrarono i genitori di lei, che preoccupati per la mancata  risposta della figlia, entrarono in stanza senza neppure bussare.

-Tesoro, tutto bene? Ti abbiamo chiamato ma tu non rispondevi-

Chiese la madre in ansia

-Ciao, mamma scusa non vi ho sentito, si vede che ero in bagno-

-Ciao amore-

-Ciao papà, com’ è andato il viaggio?-

-Molto bene. Ma di chi è la macchina che è qui fuori?-

 

Ecco e adesso cosa gli raccontò, non sono mai stata brava a dire bugie.

 

Ma mentre stava per dire qualcosa comparve Karl tutto bagnato dalla testa ai piedi.

-E’ mia signore, stamattina Maria mi ha chiamato che aveva avuto un problema idraulico e sono arrivato di corsa per darle una mano.-

-Si, ecco papà, non sapevo cosa fare e lui mi ha dato una mano.-

I genitori guardarono i due giovani con sospetto.

-Ed è tutto apposto adesso?-

-Si, non era niente di grave-

Ed il padre andò a controllare in bagno.

-Però sei riuscito a sistemare il tutto senza nessun attrezzo-

-Eh eh!! Si alla fine si dev’essersi solo allentato un bullone-

Cercò di trovare una giustificazione plausibile.

-Comunque grazie, e tu saresti?-

-Mi chiamo Karl Hanz Schnaider-

-Molto piacere noi siamo i genitori di Maria-

-Piacere mio-

-Ma tu per caso sei parente di Stephan Schnaider?-

-Sì è mio zio-

Al padre di Maria si illuminarono gli occhi, dimenticandosi completamente del motivo reale per il quale il ragazzo si trovasse lì, a quell’ora del mattino.

-Cara hai sentito, non posso crederci, il ragazzo e il nipote di Stephan-

-Si tesoro ho sentito-

-Vedi Karl, papà è un suo fan sfegatato-

Maria rise sotto i baffi.

-Se è così, stasera se volete, vi posso invitare a cena così potete conoscerlo se vi va?-

-Ne sei sicuro?-

Chiese il padre di Maria emozionato.

-Ma sì certamente,mio zio sarebbe molto contento di conoscere i genitori di Maria-

Il padre non stava più nella pelle dall’eccitazione.

-Se è così molto volentieri. Non ci posso credere oggi incontrerò il mio idolo-

-Si caro, ma adesso calmati-

 

Cavolo che situazione imbarazzante, adesso sono qui tutto bagnato, spero solo di non beccarmi un raffreddore. Per fortuna suo padre appena ha sentito che ero il nipote di Stephan ha dimenticato completamente perché ero lì.  Poi che scusa banale, una perdita, ma ero nel panico. Spero solo che Maria non abbia problemi.

 

Karl, salutò tutti e si avviò in macchina, ribadendo. l’appuntamento per la sera a casa sua.

 

Patty si svegliò, con il suono del cellulare, ancora assonnata, non guardando nemmeno chi fosse rispose, con il suo tono.

-Chi è?-

 

Che bello poter sentire la tua voce.

 

Pensò Benji.

-Buongiorno-

Patty riconoscendo la voce di  Benji, cadde dal letto.

 

È Benji, e non ho mascherato la mia voce, spero che non ci abbia fatto caso.

 

-Tutto bene? Ho sentito un rumore strano-

-Si tutto bene-

 

AHI che male. Sono caduta dal letto come un  pesce lesso.

 

-Non dirmi che stavi ancora dormendo?-

-No, cioè mi stavo alzando-

Mentì.

-Dai preparati fra 10 minuti sarò lì-

-Ma…..-

-Niente ma, dai ti porto dopo a far colazione-

-Va bene-

-Sbrigati-

La calzonò e chiuse la conversazione.

 

Che fretta c’era? Stavo dormendo così bene, stavo facendo un bellissimo sogno. Be’ poco male, ora l’oggetto dei miei sogni sta venendo qui a prendermi. Però quanta fretta ci siamo visti solo poche ore fa.

 

Senza perdere altro tempo, si preparò e corse dallo zio.

-Io esco con Benji-

-Vedo che tra di voi le cose stanno andando bene?-

Lo zio cercò di indagare

-Sì è vero, ma comincia a pesarmi il fatto di non dirgli chi sono. Secondo te dovrei dirgli la verità?-

-Devi fare ciò che ti senti di fare, se sei pronta di dirgli la verità non esitare-

-Grazie zio.-

E lo abbracciò.

-Ci vediamo stasera-

-Va bene tesoro-

E uscì proprio nel momento in cui  Benji, parcheggiò la macchina e senza nessuna esitazioni salì in macchina, in un attimo stavano già sfrecciando per le vie di Amburgo.

-Ciao-

-Ciao, dove andiamo allora?-

Chiese curiosa.

-A vedere il mare, che ne dici?-

a Patty le si illuminarono gli occhi, adorava il mare

-Dici davvero?-

-Si, sei pronto?-

-Si-

Ci misero quasi un’ora ad arrivare sulla spiaggia, che voleva mostrargli Benji.

Un posto che aveva scoperto poco tempo prima, un posto che gli ricordava il Giappone.

-Eccoci arrivati. Vieni-

Uscirono dalla macchina, e Patty si trovò di fronte una piccola spiaggetta.

Era una giornata piena di sole e senza vento, nonostante fosse mattina presto.

La ragazza non riuscì a trattenersi, si tolse le scarpe e i calzini e corse ad immergere i piedi nell’acqua.

Il mare era ancora gelido ma a lei non interessò, sentire l’odore salmastro nell’aria la riportò con la mente alla sua città natale.

Quando da piccola con il padre andavano in spiaggia a giocare con il pallone, non poté a far a meno di piangere, le mancava da morire.

Era stato il primo a credere in lei, ad averle insegnato a giocare. Benji, si accorse del turbamento della ragazza e le si avvicinò.

La strinse forte fra le braccia, non pensò a nulla, voleva solo consolarla e lei lo lasciò fare. Aveva troppo bisogno di sentirlo, di averlo vicino in quel momento.

Rimasero così finché la ragazza non si tranquillizzò.

-Tutto bene?-

-Si, scusami, ma che il mare mi fa tornare in mente mio padre-

- Eravate molto uniti?-

-Sì, era il migliore. E’ stato lui a insegnarmi a giocare, a trasmettermi l’amore per questo sport. Mi manca così tanto-

-Immagino-

Si sedettero lungo la riva, ognuno immerso nei suoi pensieri e a guardare l’orizzonte.

 

Piccola mia, posso solo immaginare la sofferenza che stai provando, non ho mai avuto un rapporto stretto con i mie genitori, e anche se dovessero mancare, non credo che proverei tutto il dolore che stai provando tu. Vorrei poter ridurre, in qualche modo, questa sofferenza che hai dentro il cuore. Ti prometto che ti starò sempre vicino e farò di tutto per renderti felice.

 

Benji, grazie. Il ricordo di mio padre è sempre stato molto doloroso per me, ma non c’era mai stato nessuno a consolarmi, anche con mia madre non ho potuto mai esprimermi in libertà, perché dopo la sua morte la sua depressione si era aggravata, così per non darle ulteriori dispiaceri mi sono tenuta tutto dentro. Ma era dura, ero solo una bambina. Quando mi hai stretto a te, ho percepito il tuo calore e  il desiderio di volermi aiutare.Te ne sarò sempre grata. Ti amo Benji, ogni giorno di più.

Devo dirglielo, non posso più andare avanti con questa falsa.

 

Patty si girò verso Benji, lo guardò dritto negli occhi. Occhi neri come il petrolio, che spesso, nascondeva dietro il suo cappellino, per non farli vedere agli altri. Specchio per capire i suoi veri sentimenti, occhi che solo lei aveva compreso e di cui  non poteva più a farne a meno. Cercò le parole giuste per confessargli tutta la verità, in modo tale da non avere conseguenze disastrose.

-Benji, devo dirti una cosa-

 

Quanto adoro i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi di questo bellissimo color nocciola. Potrei stare così per ore con lei. E’ l’unica che mi sappia trasmettere questo senso di pace nell’anima. L’unica che è riuscita a leggermi dentro. E pensare che ho quasi buttato via tutto, invece il destino mi ha dato un’altra possibilità e non intendo sprecarla. Da come mi sta guardando credo che voglia confessare chi sia. No, non devi è ancora presto.

 

I minuti sembrarono interminabili, ma non riusciva ancora a trovare le parole giuste, mentre lui voleva una scusa per non affrontare adesso questo discorso.Improvvisamente lo stomaco di lei cominciò a fare dei rumori insoliti.

-Credo che qualcuno qui abbia fame? Che ne dici di andare a mangiare qualcosa?-

 

Cavolo, ho perso il momento giusto. Forse meglio così.

 

-Si ci sto-

Risalirono in macchina, andando alla ricerca di un posto dove potersi fermare a fare un’abbondante colazione. Dopo qualche chilometro, trovarono un delizioso locale lungo la strada. Entrarono e si sedettero uno di fronte all’altro, il posto non era tanto grande e anche poco affollato, ma l’atmosfera che si respirava rendeva tutto molto piacevole. Il profumo di caffè e Krapfen fece risaltare ancora di più il brontolio di Patty, che ormai non ci vedeva più dalla fame. Appena la cameriera si avvicinò ai ragazzi per prendere le ordinazioni, Benji rimase sconvolto dalla quantità di roba che aveva ordinato, e quando questa si allontanò.

-Ma hai intenzione di mangiare tutta la roba che hai ordinato?-

-Si, certamente, ho una fame, e poi mi sembra tutto così buonissimo-

-Ma dove hai intenzione di mettere tutta quella roba, e poi se mangi sempre così prima o poi diventerai un pallone-

E scoppiò a ridere.

-Ho un metabolismo veloce io, e poi non sono affari tuoi-

E gli fece la linguaccia.

-Se lo dici tu, se ogni volta mangi così darai fondo a tutte le mie finanze-

-Ah ah. Molto spiritoso-

Dopo aver mangiato, si rimisero in marcia.

-Hai mai visitato la città?-

-No, on ho visto proprio niente di Amburgo, sono qui da appena una settimana, non ne ho ancora avuto occasione-

-Ti va di farlo con me?-

-Mi farai da guida turistica?-

-Si certamente-

-Ci sto-

-E poi andremo insieme agli allenamenti-

-Perfetto-

Oh no, non ci ho proprio pensato e adesso dove cavolo gli dico di andare, non posso mica dirgli che mi alleno nei campi della società dell’Amburgo.

 

E adesso, cosa si inventa?

 

-No, forse è meglio che mi riporti a casa-

-Dai, sono curioso di sapere dove ti alleni, conoscere i tuoi compagni di squadra-

-NO....-

urlò

- un’altra volta, e poi oggi non ho gli allenamenti con la mia squadra mi sono ricordata-

-Ah,si, e quando lo avresti saputo?-

-Ecco ieri sera-

-Molto tardi dato che abbiamo passato la serata insieme-

-Cioè no, stamattina-

 

Mi sta venendo troppo da ridere, vediamo come se la cava adesso.

 

Ma perché tutto questo interrogatorio, perché ride sotto i baffi.

 

-Allora che ne dici di allenarti con la mia squadra oggi?-

-Mi piacerebbe ma non posso-

-Quindi oggi non ti allenerai con me?-

 

Ma lo fa apposta? Quando fa così lo detesto.

 

Ti adoro, quando sei in difficoltà.

-No, per quell’ora credo di finire quello che dovevo fare-

-E cosa devi fare?-

continuò a non darle tregua.

 

Ma lo fa apposta. Devo assolutamente far cadere questo argomento.

 

-Ma quanto sei curioso-

-E dai perché non me lo dici?-

-Sono cose private-

-Ok ok. Ti riporterò a casa-

-Grazie-

 

Sarà meglio che scriva a Karl di aspettarmi, altrimenti come faccio? Devo però trovare un modo per andare anche agli allenamenti da sola, non posso sempre scomodare qualcuno. Sono sempre stata indipendente.

 

Forse ho esagerato, vedo che ha l’aria tremendamente pensierosa.

-Scusa non volevo impicciarmi degli affari tuoi-

Ma Patty non sentì niente di quello che le disse.

-Scusa, cosa hai detto?-

-A cosa stai pensando?-

-Come essere più indipendente, non mi piace il fatto di dover sempre scomodare qualcuno per poter andare da qualche parte: te, Karl, cioè non siete i miei autisti, in Giappone ero abituata a non chiedere mai aiuto a nessuno-

-Be’ non c’è niente di male in questo. E poi a me non mi dispiace accompagnarti dove vuoi, e credo che la stessa cosa valga anche per tuo cugino-

-Si lo so, ma io voglio trovare un modo-

-Fino a che non sei maggiorenne non puoi prendere la patente per la macchina, ma puoi fare la patente per la moto, hai 16 anni? Vero?-

-Se vuoi proprio saperlo ne ho appena fatti 17-

E incrociò le braccia offesa.

 

Ma per chi mi ha preso per un bambino dell’asilo.

 

So perfettamente quanti anni hai. Mi ricordo che quando era arrivato il tuo compleanno ho iniziato a bere già di prima mattina, credo di non essermi mai ubriacato tanto come quel giorno.

-Dai scusa, come potevo saperlo? Non mi ha mai detto niente, comunque sembri più giovane.-

 

È vero. Ogni tanto mi dimentico che lui non sa chi sono, ho dato per scontato che lui sapesse quanti anni ho.

-Si hai ragione,  comunque ho compiuto gli anni 11 Aprile-

 

Meglio che gli abbia detto il mio vero compleanno, se dovesse andare per le lunghe non credo che riuscirei a ricordarmi una finta data di compleanno se dovesse richiedermelo, meglio andare sul sicuro.

-Allora ti devo un regalo?-

-Ma no, non serve. E’ passato un mese ormai-

-E allora? Poi vorrei anche sdebitarmi per quello che stai facendo per me-

-Ok, come vuoi. Dicevi la patente per la moto? Sai l’idea non è male-

-Bene, se vuoi ti do il numero del mio istruttore vedrai con lui imparerai in un attimo-

-Ok, aggiudicato-


Arrivarono al centro di Amburgo  nella vecchia città, era tutto così diverso dal Giappone,ma era estremamente elettrizzante per lei, camminare in quelle vie, piazze piene di storia e cultura. Benji era una guida eccezionale, le raccontò tutto ciò che sapeva sui vari edifici e sculture che incontrarono sul loro cammino, lei lo ascoltava con molta attenzione, non avrebbe mai creduto che fosse così esperto, sapeva che non era bravo solo a calcio, ma anche nello studio era sempre stato uno dei migliori. Le ore erano trascorse velocemente, l’ora di ritornare giunse rapidamente, come promesso la riportò a casa, dandogli appuntamento per dopo.

 

Karl era a casa ad aspettarla come le aveva scritto nel messaggio.

-Ciao cuginetta, come è andata?-

-Dovrei chiedertelo io? Comunque molto bene, mi ha portato a vedere il mare, poi mi ha fatto da guida turistica per Amburgo-

-Sono felice per te-

-Invece come è andata con Maria?-

-Molto bene, finalmente siamo riusciti a esprimere i nostri sentimenti-

-Sono così felice per voi, siete una bellissima coppia-

-Grazie cuginetta. Però stamattina è successo un casino-

-Quale casino?-

-Sono tornati i genitori di Maria-

-E vi hanno scoperti insieme?-

-Si, cioè non proprio, ho inventato una scusa per la mia presenza lì a quell’ora del mattino. Credo che ci abbiano creduto-

-Bene, no?-

-Si, si. A proposito stasera gli ho invitati a cena. Vedi suo padre e un fan sfegatato di nostro zio-

-E’ vero Maria me l’aveva detto. Bene hai conosciuto i tuoi futuri suoceri-

Karl sbiancò alle parole di Patty.

-Non credi di correre un po’ troppo-

-Perché?-

-Stiamo da poco insieme, non sono ancora pronto per il matrimonio-

Patty cominciò a ridere a crepapelle, chiedendosi come mai la maggior parte dei ragazzi appena sentono matrimonio corrono ai ripari.

-Dai scherzavo, non fare quella faccia, siete troppo giovani per questo, no?-

-Scema-

E questa volta tutti e due scoppiarono a ridere

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Ania83e