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Autore: obidoia    01/12/2018    0 recensioni
Dal testo: "E ancora nei secoli successivi alla grande lotta, le persone terrorizzate pregavano rintanate e nascoste nelle loro case affinché gli Dei potessero garantire loro la sopravvivenza. Ma si sbagliavano, perché non sempre il Dio che ci si aspetta di vedere davanti è quello giusto."
Kalia non credeva. Chiusa nella sua piccola bolla di quotidianità e ignoranza non voleva credere o vedere. Poi incontra Lui.
"IO SONO DIO"
E lei gli crede.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6



Mi svegliai, urlando, un incubo. Avevo sognato che Micael... Micael... più ci pensavo e più i ricordi affioravano e iniziavo incessantemente a tremare, in preda al panico, il respiro affannato. Non riuscivo a respirare.

<< No... no.. NOO!!! >> quegli occhi, gli occhi... rossi, mi perseguitavano, li vedevo ovunque.

<< LASCIAMI IN PACE!!! >> piangevo disperata, lamentandomi tra me e me.

Non poteva essere reale, non poteva essere vero. NO, no, no, perché?! Micael! L'inferno, il dolore, sentivo ancora la sensazione del mio sangue scorrere rapidamente attraverso le vene. Le emozioni che Micael mi aveva trasmesso con lo sguardo, gli inferi che potevo vederci dentro, ogni singolo dettaglio.

Ricordavo ancora il calore delle sue mani sul mio viso, quel tiepido tepore... lieve come una brezza marina, e poi quel ghigno, malefico. Mentre il suo sguardo crudele mi osservava e si prendeva gioco di me. La sua pelle a contatto con la mia, i nostri occhi ravvicinati e il suo respiro ardente su di me. Ma lui non era umano...

Ah-ah-ah, no che non lo era, e come poteva esserlo?!

Un demone, lui era uno demone, figlio dell'oscurità, demone, figlio dell'oscurità. Micael era uno Demone! O figlio dell'oscurità? Oppure era entrambi.... ? Siiii avevo capito! Continuavo a parlare, a ridere convulsamente e a piangere disperata. La pazzia si stava impossessando di me, ahaha, ma io non ero pazza, no no. I demoni esistono! Non c'era nulla di normale in tutto quello.

Ah-ah io non ero normale dopotutto, ero quasi innamorata di un diavolo. No-no. I figli dell'oscurità esistevano! Chiamai Sharon e le raccontai della mia nuova scoperta, pensando che potesse divertirsi anche lei, ma dal suo tono non sembrava si stesse divertendo tanto quanto me. Non mi credeva forse? Imperterrita continuavo a ripetere le stesse parole come fossi un CD:

<< Micael è un demone. I demoni esistono. I demoni sono i figli dell'oscurità. I figli dell'oscurità esistono. Micael è un figlio dell'oscurità!! Ih-ih-ih. >>

Ridevo istericamente senza riuscire a smettere di fermarmi, il sangue iniziava a darmi alla testa, la quale mi stava scoppiando. Mi mancava quasi il respiro. Sharon continuava a parlare, sembrava preoccupata, ma io non la ascoltavo nemmeno, parlavo tra me e me. Perché lei non rideva?Ah-ah la questione faceva molto ridere, molto, ih-ih-ih.

Potevo sembrare pazza ma non la ero... NON LA ERO! E come potevo mai essere pazza? Ah-ah chi lo pensava era solo uno sciocco! Continuai in questo modo per altre tre ore, fino a quando degli uomini non entrarono in casa mia abbattendo la porta. erano vestiti in modo strano, mi parlavano ma io non sentivo le loro parole, ridevo troppo forte. Cercarono di trascinarmi via dalla mia casa, e mi divincolai fortemente. Cosa volevano?

<< LASCIATEMI STARE! >> mi dimenai per togliermeli di dosso.

Corsi per tutta la casa per seminarli, ma loro erano in cinque. Tirai loro addosso della roba, eppure non si arresero. Dopo un po' qualcuno mi bloccò i polsi e sentì un dolore acuto nel collo. Il resto fu sonno profondo.

 

Nero. Quello che stavo facendo era un sogno continuo e nero, non cambiava mai. Nessuna immagine, nessun colore. Alle volte sentivo dei rumori, come voci provenienti da qualche posto molto lontano, suoni ovattati e indistinguibili. In poche occasioni riuscii ad aprire di pochi millimetri le palpebre e quello che vedi erano solo immagini sfocate e indistinte, per poi ritornare ad essere tutto nero.

Ero nell'oscurità. Ora percepivo il silenzio, una piccola quiete e un profumo... brezza marina, all'improvviso due occhi rossi comparirono davanti a me. Scappavo, correvo più veloce che potevo. Quegli occhi mi perseguitavano, avevo paura ero sola in questa oscurità “Aiuto! Aiutatemi!”. E poi mi svegliai.

Mi ero finalmente svegliata da non sapevo quanto tempo e stavo urlando. Ero in una stanza dalle pareti bianche e vedevo occhi rossi dappertutto, non c'era nessuno qui, ero da sola. Il demone mi voleva uccidere lo sapevo. Di scatto una porta che non avevo notato si aprì sbattendo e due persone, una donna e un uomo in camicia mi si avvicinarono. Cercai di liberarmi freneticamente, dovevo scappare o lui mi avrebbe trovato, gridai ancora. Sbattei gambe e braccia per cercare di fuggire, ma i polsi e le caviglie iniziarono a bruciarmi, ero legata al letto con delle cinghie. Avevo capito, mi voolevano torturare, lui li comandava! Mi voleva far torturare da questi qua!

<< Lasciatemi! Il demone mi vuole uccidere! É un figlio dell'oscurità e sta per venire qui credetemi! Dovete lasciarmi fuggire o mi ammazzerà. Voi siete sotto il suo controllo non lo capite?! Lasciatemi! >> tirai di nuovo braccia e gambe cercando di slegarmi. Mi tagliai un polso, ma riuscii a liberarlo. Una donna lo riafferrò cercando di legarmelo di nuovo. Lo morsi, doveva essere stato un morso abbastanza forte dal suo grido e per giunta gli esciva sangue.

<> ordinò la donna, e pochi secondi dopo era di nuovo tutto nero. Ero di nuovo sola nell'oscurità. Nessuna voce, nessuna immagine, nessun profumo, semplicemente sola.

Dopo un po' un suono dolce, candido e regolare mi venne a trovare e mi cullò dolcemente fra le sue braccia. Un battito, due battiti, un altro battito ancora. In un posto lontano da qua un cuore batteva, e io lo sentivo. Il suo suono mi trasportava come se fosse stato brezza in una giornata di primavera. Finalmente riuscii anche io a calmarmi, e sentii i battiti del mio cuore rallentare fino a raggiungere il ritmo dell'altro, perso chissà dove. Due cuori all'unisono battevano. Questo mi fece sorridere, anche se non ne sapevo esattamente il motivo, forse era perché mi ricordava una canzone.

E così quando incontrerò una persona importante e la terrò vicino a me per la prima volta, solo allora sarò finalmente in grado di sentire due cuori che battono, uno su ciascun lato. La sinistra è il mio e la destra è il tuo. ”

Probabilmente fu proprio questo pensiero, questa melodia a riportarmi alla realtà, a riportarmi sulla terra fredda, dove ogni cosa poteva essere reale, ma proprio ogni cosa? L'immaginazione andava oltre i nostri limiti, così tanto che molte volte anche noi facevamo fatica a comprendere quello che realmente ci stava di fronte. Due cuori che battevano potevano essere reali, ma cosa c'era di vivo in un cuore senza suono? Ragionando in questo modo ero riuscita ad allontanarmi dalle tenebre, a lasciare indietro quella oscurità che rinchiudeva la mia anima. E finalmente ero riuscita ad aprire gli occhi.

La mia vista era sfocata, vedevo sagome indistinte e i colori non avevano un margine preciso; sentii un liquido caldo scorrere sul mio viso, credetti di star piangendo. Man mano che sbattevo le palpebre riuscii a riconoscere l'ambiente circostante, pareti bianche e luce fioca, ero nella stessa stanza dell'altra volta. Che vergogna se ripensavo a quello che avevo fatto e stupidamente iniziai a piangere più forte quasi singhiozzando. La quiete che mi sembrava ci fosse nella stanza si ruppe all'improvviso. Non mi ero accorta di non essere sola. Due persone stavano parlando energicamente fino a che non ebbero sentito. Non appena mi vedono con sguardo sorpreso notai due sorrisi comparire e lacrime cadere. Erano Sharon e mio padre, cosa ci facevano loro qui? Non volevo che mi vedessero in questo stato, perché forse ero davvero pazza, e la pazzia poteva essere contagiosa? Sharon mi si avvicinò lentamente, piangendo. Vorrei morire in questo istante, quanta sofferenza provocata alle persone che più amavo! Il mio corpo era rigido, cercai di alzare una mano per avvicinarmi a lei e asciugarmi dalle lacrime, ma avevo un problema. Ero legata, non come l'altro giorno ( a proposito a che giorno era oggi? ) solo polsi e caviglie. Attorno al corpo avevo una una camicia di forza. Non me n'ero neanche accorta. Cercai di guardarmi il corpo con poco successo, tuttavia da quanto potevo capire tutto il mio corpo era imbavagliato. Se non sbagliavo avevo letto da qualche parte che la camicia di forza veniva considerata un indumento di costrizione soprattutto usato in passato in ambito psichiatrico per costringere una persona all'immobilità, se questa mostrava segni di sovraeccitazione incontrollabile. Quindi ero veramente una pazza, ero seriamente da ricoverare, ormai non ero più normale. Tutto questo non fece altro che peggiorare la situazione. Le lacrime che si erano fermate ricominciano a scendere senza che io potessi fermarle e anche il mio corpo iniziò a tremare. Mi facevo pena da sola. Essere davanti alle persone che avrei protetto anche a costo della mia vita in questo stato, era una ferita non riparabile all'orgoglio. Sharon si sedette lentamente sul letto tenendomi fissa con lo sguardo, come se stesse valutando la situazione, e prevedendo la mia prossima mossa. Ma io non ce la facevo, non riuscivo a mantenere quel minimo di contegno che perfino un animale avrebbe saputo avere. Continuai a guardare Sharon negli occhi, i quali mostrarono dolore e angoscia, mentre i miei erano pieni di tristezza e vergogna. Un attimo dopo mi ritrovai tra le sue braccia, stringendomi forte, e dato che io non potevo ricambiare strinse forte anche per me. Lei continuava a volermi bene nonostante tutto, non importava ciò che accadeva, lei sarebbe sempre stata dalla mia parte. In mezzo alle lacrime e ai suoi capelli l'unica cosa che riuscii a biascicare fu un << Mi dispiace >> ma questo bastò a farla piangere. Continuammo a restare abbracciate, mentre lei mi cullava cercando di farmi passare i fremiti.

<< Tranquilla è tutto a posto, ci siamo noi qui con te. >>

Mi chiesi se un giorno veramente sarebbe tornato tutto a posto.

  
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