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Autore: pattydcm    02/12/2018    2 recensioni
“Quelle quattro scatole accuratamente nascoste sotto un mobile fanno da tomba al cuore di un uomo brillante e geniale. John le rimette al loro posto pensando a quanto gli sarebbe piaciuto scoprire una scatola che contenesse le prove del suo amore per lui”. Scopre, invece, che Sherlock ha collaborato con un team di giornalisti investigativi madrileni. Questi rivelano a John la verità sul ‘suicidio’ di Sherlock e lo invitano ad unirsi a loro per salvare il consulente investigativo dal pericolo nel quale si è cacciato. Verranno a galla verità sul passato di Sherlock, sui piani di Moriarty e sul rapporto tra i fratelli Holmes. Questa avventura vedrà crescere e consolidarsi il rapporto tra il dottore e il consulente investigativo, intenzionati a percorrere insieme il cammino che li porterà fino alla verità, sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Buongiorno e buona domenica!
 
Stiamo davvero per vedere la fine e sono emozionatissima!
Oggi troverete altri riferimenti a ‘Sherlock Holmes – Gioco d’ombre’ e un altro esperimento di layout. Ammetto che non vado matta per la musica italiana, soprattutto quella degli ultimi anni, eppure la canzone che ci accompagnerà per la quasi totalità del capitolo non ho potuto fare a meno di trovarla perfetta per descrivere i personaggi che via via si susseguono. L’ho usata anche come spartiacque tra i vari saltelli di punto di vista in punto di vista. Spero risulti scorrevole la lettura e che possiate apprezzare il mio ennesimo esperimento.
Vi auguro una buona lettura
 Alla prossima
 
Patty
 
Capitolo 34
Elevo questa spada alta verso il cielo,
giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo.
Solo sulla cima attenderò i predoni,
arriveranno in molti e solcheranno i mari.
[1]
 
La luce del mattino investe la vetrata accendendola di raggi dorati accecanti. La natura fa il suo corso là fuori e il sole splende nel cielo, incurante di ciò che sta per accadere. Il fragore della cascata, invece, ben si presta come colonna sonora di questo vertice dell’ipocrisia umana. È come un grido, un urlo costante e minaccioso. Dovrebbe mettere a disagio e in allerta i presenti, che, invece, lo lasciano in sottofondo. Si fa presto a farsi l’abitudine a ogni cosa. Persino alla voce tonante e minacciosa di una cascata.
Greg resta senza fiato dinanzi a questo contrasto palese. È appena entrato insieme a Grey in questa sala, confondendosi tra la folla di capi di stato, ambasciatori e il loro seguito, personale dell’hotel, guardie del corpo, uomini del servizio di sicurezza e giornalisti. Si sente un pesce fuor d’acqua in mezzo a tutta quella gente pomposa e arrogante. Gli danno la nausea i sorrisi ipocriti, le strette di mano false quanto il bacio di Giuda, le risate forzate a battute pessime e di cattivo gusto.
 
<< Perché lo stai facendo? >>.
 
La domanda che Grey gli ha posto, mentre a bordo del jet giungevano alle cascate, gli torna prepotente alla mente. Non ha trovato una risposta valida. Anzi, a dirla tutta ha buttato lì un pessimo ‘Sinceramente non lo so. So solo che voglio essere lì’ che lo ha fatto sentire un vero idiota dinanzi allo sguardo indagatore del giornalista.
“No che non ci voglio stare qui!” pensa adesso sospirando, mentre il chiacchiericcio si fa sempre più assordante. Decide che è meglio concentrarsi sull’obiettivo, ovvero identificare John e Fox e stare loro discretamente addosso. Grey scruta già la folla, gli occhi puntati sugli uomini del servizio di sicurezza alla ricerca dei loro compagni.
Giunge all’orecchio di Greg, come isolata da tutte le altre, la voce di Mycroft. Si volta verso la direzione dalla quale l’ha sentita provenire e lo scorge circondato da un buon numero di dignitari. Indossa uno dei suoi impeccabili abiti eleganti in doppio petto, ma non ha con sé l’immancabile ombrello. Questa volta ha preferito vestire di nero, anziché del più sobrio grigio perla che gli ha visto addosso quelle poche volte che si sono incontrati.
“Un abito più adatto ad una cerimonia funebre che ad un congresso per la pace” pensa Greg, rendendosi conto, però, di come in effetti si celebri la morte dell’onesta, della lealtà e della pace in questo salone. Un sorriso tirato di circostanza incurva le labbra di Mycroft e, nonostante ce la stia mettendo tutta per non darlo a vedere, appare così stanco.
“Deve aver passato la notte in bianco” pensa Greg al quale sfugge uno sbadiglio. La sua notte non è stata poi molto più colorata di quella di Mycroft. Ha sistemato le cose con Dimmock, sedato la crisi di nervi di Molly causata dalla notizia dell’imminente partenza, cambiato identità e connotati e volato su un jet privato fino a lì. Sta in piedi per miracolo, spinto dalla sola forza di volontà.
 
Oltre queste mura troverò la gioia
o forse la mia fine, comunque sarà gloria
E non lotterò mai per un compenso.
Lotto per amore, lotterò per questo.
 
Grey scorge tra la folla Fox, nonostante il riuscitissimo travestimento. Lo vede scrutare gli ambasciatori minuziosamente e borbottare in modo discreto con John.
Finalmente può concedersi un sospiro di sollievo. Benchè la vera e propria situazione critica non si sia ancora verificata, vedere Fox sano e salvo gli ritempra il cuore.
Ha chiesto a Greg perché avesse deciso di compiere questa missione. Ha fatto ad alta voce e ad un uomo che in quel momento poteva fargli da specchio, la stessa domanda che sentiva il bisogno di porre a se stesso. Un modo per aiutare entrambi a capire cosa diavolo stessero facendo.
Nel turbamento del detective ha rivisto se stesso. Potrebbe dire il se stesso di ormai molti anni fa’, ma sarebbe una bugia. La stessa confusione l’ha provata la notte precedente, quando si è ritrovato molto comodo, anche troppo comodo, tra le braccia del suo allievo. Sì, perché è questo che è prima di tutto Fox. È il discepolo che non sapeva di stare cercando, il ragazzo con un dono naturale da aiutare a gestire e al quale insegnare i suoi segreti, in modo che siano portati avanti anche dopo di lui. Quando si crea un impero con sangue e sudore il desiderio recondito è solo quello di vederlo sopravvivere alla propria fine. Questo bisogno lo ha sentito chiaro e forte quando è rimasto vittima dell’ammutinamento perpetrato dal gruppetto di ragazzi e ragazze difficili appena arrivato a ‘El lugar seguro’. Ha visto la morte molto da vicino per la seconda volta in vita sua e questa gli ha di nuovo strizzato l’occhio, fatto un sorriso e voltato le spalle, per fortuna. Il primo pensiero che ha avuto al risveglio dal breve periodo di coma è stato proprio quello di ufficializzare il passaggio del testimone.
 
Io sono un guerriero, veglio quando è notte,
ti difenderò da incubi e tristezze.
Ti riparerò da inganni e maldicenze
e ti abbraccerò per darti forza sempre.
 
<< Sai, Greg, io sono dell’idea che si debba aver ben chiaro in mente cosa muove le nostre azioni. Questo per evitare di agire in modo sconsiderato e inutile >>.
 
Stralci della conversazione avuta con Grey sul jet tornano alla mente obnubilata dalla stanchezza dell’ex detective. È stato strano parlare con quell’uomo. Lo sguardo così fisso da metterlo a disagio e fargli provare una strana inquietudine.
 
<< Te l’ho detto perché è così >> ha ribadito stringendo i pugni.
<< Allora è meglio tu nei stia fuori >>.
 
E’ scattato in piedi pronto a colpirlo, tanto non gli erano andate giù le sue parole. Grey è rimasto impassibile dinanzi alla sua reazione. Si è appoggiato allo schienale e ha congiunto le dita delle mani dinanzi a sé, proprio come è solito fare Sherlock quando fa partire la grande macchina che è la sua mente.
 
<< Non sei un soldato che esegue gli ordini andando a morire senza neppure sapere per chi combatte e contro chi >> gli ha detto serio. << Non servono altri martiri né stupidi eroi. Ne abbiamo già troppi tra le nostre fila e credimi quando ti dico che sono già abbastanza. O dai un senso a questa missione, oppure resti qui ad aspettare che tutto sia finito >>.
 
Ha trovato assurde quelle parole che hanno, però, scavato dentro di lui con violenza una voragine dalla quale si è sentito risucchiare. Ora che si trova qui, in questo salone pieno di gente che ha l’ardire di definirsi ed essere definita potente, si rende conto di quanto Grey abbia ragione. Non c’è alcun senso qui, tra questi uomini e queste donne che stanno per discutere di pace quando sanno bene, tutti quanti, di come siano pronti a scatenare una guerra. Soprattutto quando si va in luoghi dove la coerenza è inesistente bisogna aver chiaro quale sia il proprio obiettivo. È una cosa questa che Greg ha sempre messo in atto in ogni sua indagine. In questa missione, invece, si è buttato spinto più che altro dal sacro fuoco della sua anima indagatrice. O almeno così si è convinto che sia.
 
<< Il mio non è un ordine ma un consiglio >> ha ribattuto Grey al suo sottolineare come non possa lui impartirgli alcun ordine. << Ognuno è libero di morire come meglio crede. Trovo solo sia un peccato farlo senza sapere neppure perché. O per chi >>.
 
‘Per chi’ ha sottolineato Grey. Quell’accento posto proprio sul punto più critico lo ha destabilizzato. Per chi si trova qui oggi Gregory Lestrade?
 
Ti darò certezze contro le paure
per vedere il mondo oltre quelle alture.
Non temere nulla, io sarò al tuo fianco.
Con il mio mantello asciugherò il tuo pianto.
 
Ora che si trova lì in un salone nel quale a breve si scatenerà l’inferno, Grey si chiede di nuovo come abbia potuto pensare davvero di lasciare il suo pupillo in balia del mondo. Sovente lo hanno accusato di essere un ‘genitore’ troppo protettivo, solo che non è di genitorialità che si parla in questo caso. Troppo spesso si è detto di amare Fox come un maestro ama il suo allievo prediletto o, appunto, come un padre ama il figlio ribelle e complicato. Deve ammettere adesso che ciò che prova non ha nulla a che fare con questi tipi di amore. È mosso anche da desiderio e attrazione, questo sentimento. Se ne era già reso conto durante quel primo goffo bacio che lui gli aveva dato ormai molti anni prima e ne ha avuto conferma la notte precedente. Una passione non consumata ma fatta di baci ardenti e non solo dolci e delicati, di mani bramose e desiderose di andare oltre la semplice e gentile carezza.
Per Grey che ha vissuto per anni i limiti di un’espressione sessuale completa è stato avvolgente sentire i loro corpi così vicini. Senza alcun timore di essere scoperti, mossi da un retro pensiero angoscioso di non poter avere altre occasioni se non quella.
Quando si tocca ciò che davvero si vuole è molto difficile voltarsi nuovamente dall’altra parte e fare finta che il bisogno non esista. Certo, ci si ritrova a dover fare i conti con situazioni scomode da gestire e, forse, anche con la decisione di non gestirle per nulla. Di lasciare inascoltato il bisogno o peggio di soddisfarlo in modo clandestino. Grey ha scoperto di non volere nessuna delle due soluzioni, eppure non ha potuto fare a meno di afferrare al volo l’offerta di Harry, proprio come Greg, e di essere qui adesso.
 
Non temere il drago,
fermerò il suo fuoco.
Niente può colpiti dietro questo scudo!
 
Per chi si trova lì Gregory Lestrade? La prima persona che gli è venuta in mente è stata John. Ha trovato in lui un caro amico, uno col quale non solo trascorrere un venerdì sera davanti ad una birra, ma dividere anche l’onere di avere a che fare con un personaggio eccezionale e impegnativo come Sherlock.
E’ stato, John, anche un buon uditore. Attento e interessato lo ha ascoltato sussurrare quanto male gli avesse fatto sentire la sua ormai ex moglie chiedergli il divorzio. I venerdì al pub si sono trasformati in serate durante le quali Greg ha vomitato tutta la sua frustrazione e John ha tenuto il secchio e pulito quanto ne è caduto fuori. Nonostante questi sapesse come sarebbe andata a finire è sempre arrivato puntuale ogni venerdì mattina il messaggio col quale gli proponeva le uscite.
Greg si è sentito un ingrato per non essere riuscito a fare altro che dare a John un divano scomodo sul quale dormire nel momento in cui è stato lui ad avere bisogno di aiuto. Non è riuscito ad avvicinarsi al suo dolore tanto era forte e devastante. Lo ha spaventato e non ha capito come potesse John, un uomo che sembra non avere paura di nulla e riuscire ad affrontare ogni cosa, ridursi a quel modo per la morte di un amico.
La seconda persona alla quale Greg ha pensato è stata Sherlock. Non sa come poterlo definire. Non è un collega e neppure un amico. Tra di loro si potrebbe dire ci sia lo stesso rapporto che c’è tra un pusher e il suo cliente tossico. Uno di quei clienti che pagano bene e danno grandi soddisfazioni, la cui morte per overdose, con un ago nel braccio nella solitudine di un vicolo buio e fetido, dispiace parecchio. Non ha potuto mostrare, però, questa sofferenza. In parte perché attorno a lui i colleghi si sono mostrati tutti sollevati per essersi liberati di quel freak arrogante e presuntuoso e poi perché l’inchiesta aperta ai suoi danni lo ha travolto e stravolto per bene.
Eppure, ogni tanto ha ripensato al loro primo incontro. Gli sono tornate in mente frasi che era solito usare Sherlock e si è ritrovato ad dirle, sebbene in bocca a lui non avessero lo stesso effetto.
Solo con Molly, la terza persona che gli è venuta in mente, è riuscito a mettere a parole quanto gli mancasse quel folle e geniale ragazzo. E’ noto a tutti quanto la patologa sia innamorata del consulente. Ha sofferto per quanto Sherlock ha fatto e si è dispiaciuta tanto per John, del quale non faceva altro che chiedere notizie.
Certo, a Greg non ha fatto piacere scoprirla non solo a conoscenza ma anche coinvolta nell’organizzazione del finto suicidio del consulente. Ha iniziato da lì a chiedersi fino a che punto potessa fidarsi di lei. Lei che ora lo guarda innamorata, ma che sa bene quanto ancora forte sia ciò che prova per Sherlock. Infondo, è stato parlando di lui che si sono avvicinati. Il fantasma del consulente è stato il loro collante e quando questi è ‘risorto’, il suo posto è stato preso dal senso del dovere. Poco importa se non sia stata portata a termine, è sempre e comunque stata una violenza di gruppo quella subita da Molly e Greg, ligio al dovere, non ha potuto sottrarsi dall’esserci per lei. Cosa che gli è servita anche a non sentire la sua di sofferenza per la situazione personale nella quale si è trovato.
Eppure, nonostante gli siano venute in mente ben tre persone, Greg sente che non costituiscono una risposta soddisfacente a quella domanda. Non è per nessuno di loro che si trova qui oggi, Gregory Lestrade. Certo vuole che John e Sherlock escano vivi da quella storia e vuole poter vendicare Molly, ma non ha deciso di sottoporsi a due ore di trucco fastidioso, prendere un jet e ritrovarsi in questo salone carico di ipocrisia per loro.
 
<< Mycroft è in pericolo! Voglio che tu prenda il mio posto. Lo salverai, non è vero Greg? >>.
 
<< Tu sei cosi: prima viene il tuo lavoro e poi, forse, la tua famiglia! >>.
 
La voce di Anthea e quella della sua ex si sovrappongono nei suoi pensieri. L’una a causargli crampi fastidiosi allo stomaco, l’altra a giudicarlo ingiustamente, procurandogli ondate di rabbia mescolate al senso di colpa. In queste voci, però, è possibile trovare la risposta che cerca.
Greg ha lottato per ottenere il ruolo che aveva a Scotland Yard. Questo lavoro gli è stato tolto e solo a Mycroft deve il fatto di non essere stato sbattuto del tutto fuori dal corpo di polizia, ritrovandosi nuovamente col fiato della ex sul collo e a non sapere, a quarant’anni suonati, dove trovare un lavoro col quale pagare gli alimenti.
Sempre Mycroft si è presentato alla sua porta dandogli la possibilità, sebbene in incognito, di tornare ad investigare dopo mesi in cui si era quasi rassegnato a quel nuovo lavoro senza scopo. E, ancora una volta, è tornato travestito da vecchio lupo di mare a mettergli tra le mani un caso che riabiliterà il suo nome e il suo stato di servizio. Ci sarà la sua firma sul verbale che condurrà Moriarty in galera e una volta che tutti quanti sapranno chi è costui i suoi capi non potranno fare a meno di restituirgli ciò che gli appartiene di diritto. Quello che ha in tasca adesso è uno dei tesserini che Sherlock era solito rubargli e che John gli aveva restituito prima di partire per la missione che lo aveva visto tornare a casa di Molly in fin di vita.
<< Resto dell’idea che tu sia il miglior detective che Scotland Yard abbia mai avuto >> gli aveva detto il dottore mettendogli il distintivo tra le mani. Non dovrebbe portarlo con sè, ma poco gli importa. È suo di diritto benchè non valga nulla. Sa, però, che presto tornerà a poterlo mostrare con orgoglio e lo dovrà solo a Mycroft Holmes.
 
<< L’uomo che è seduto dinanzi a me è confuso, arrabbiato e pervaso dai sensi di colpa e del dovere >> è l’ultima cosa che gli ha detto Grey poco prima che atterrassero. << Il mondo gli è crollato sotto i piedi già da molto tempo e cerca con tutte le sue forze di non seguirlo nel crollo. Prima ha perso i punti fermi che il matrimonio e la famiglia gli hanno dato. Poi il sostegno e l’aiuto di due amici per lui importanti. Infine il lavoro che ama e per il quale ha lottato tanto e che è stato la causa che ha generato il primo punto.
Ora sente di non avere nulla e di non riuscire più a fidarsi di nessuno. Ha scoperto che i suoi amici si sono imbarcati in un’impresa folle, gli stessi amici a causa dei quali ha perso il lavoro. Ha intrapreso una relazione con una donna che lo ha a sua volta tenuto all’oscuro di ogni cosa e che è innamorata di uno dei suoi suddetti amici, che però non può avere.
Quest’uomo vaga confuso, cercando di ritrovare dei punti fermi mentre attorno a sé tutto continua a cadere giù, come acqua da una cascata. È tornato a farsi del male con il fumo. Beve troppo e troppo spesso. Dorme poco e male e mangia ancora peggio. E sempre quest’uomo ora è qui con me, pronto a mettere a repentaglio la sua vita ormai ai suoi occhi vuota e inutile. Dimmi Greg, sto per essere complice di un suicidio assistito, oppure compagno in un’azione accanto a un uomo che sa cosa vuole ottenere da questa missione? >>.
 
<< Ora lo so >> sussurra a se stesso soddisfatto. Se è salito su quel jet per ritrovarsi qui, dove la noiosa atmosfera di finta festa tra poco sarà sconvolta da un attentato, è per ritrovare se stesso. Non gli basta la gloria per aver distrutto l’immensa fortuna di Moriarty. Vuole essere qui, presente, quando crollerà rovinosamente. E vuole esserci per Mycroft.
“Glielo devo” pensa, osservandolo mentre invita i dignitari a mettersi in posa per la foto ufficiale.
 
Lotterò con forza contro tutto il male
e quando cadrò tu non disperare.
 
Un urlo sovrasta il vocio dei presenti e li congela tutti per un lungo istante. Rimbomba nella stanza, lungo i corridoio e nelle orecchie.
<< Sherlock! >> sussurra Greg esterrefatto. Sul volto di Mycroft ritrova la sua stessa sorpresa e un’infinita preoccupazione.
 
Per te, io mi rialzerò!
 
Il grido di Sherlock strappa Grey ai suoi pensieri. Riconosce subito il timbro profondo e rabbioso del consulente, lo ha incontrato molte volte durante le loro sedute. È positivo che ci sia rabbia e non terrore in quest’urlo, talmente acuto da giungere fino a loro dai recessi di questo albergo.
<< Moriarty alloggerà nell’ala est dell’hotel >> li aveva informati Mycroft. << E’ di casa in quel posto, ne ha finanziato egli stesso la costruzione e quella parte è praticamente di suo esclusivo utilizzo >>.
<< Tieniti pronto >> sussurra a Greg, notando come Fox sia concentrato su un preciso uomo. Questi porta la mano sinistra sotto la giacca e fulminei il giornalista e il dottore gli sono addosso.
In un istante l’assetto della folla cambia. Il colpo che avrebbe dovuto porre fine alla vita di uno dei dignitari esplode verso il soffitto, mentre John, con una tecnica da manuale, atterra il killer e lo disarma tenendolo sotto tiro con la sua stessa pistola.
 
Io sono un guerriero e troverò le forze.
Lungo il tuo cammino sarò al tuo fianco mentre
ti darò riparo contro le tempeste
 e ti terrò per mano per scaldarti sempre.
 
 
<< Proteggete i dignitari! >> ordina Mycroft e tutti gli agenti presenti si muovono a fare da scudo attorno ai potenti del mondo. Greg intravede un puntino rosso muoversi nell’aria attorno all’uomo di ghiaccio. Lo vede fermarsi sul suo torace, mentre lui, preso dalle manovre di sicurezza, neppure se ne accorge.
<< Sta giù, Mycroft! >> grida cercando di vincere la moltitudine di persone prese dal panico per poterlo raggiungere. L’uomo, colto di sorpresa dall’ordine ricevuto, si abbassa un attimo prima che una pallottola esplosa da un cecchino ponesse fine alla sua vita, colpendolo dritto al cuore.
Gli uomini dell’MI6 imbracciano le armi e sparano verso il punto dal quale è esploso il colpo. Sono talmente presi dalla caccia al cecchino da dimenticare la priorità ricevuta circa la salvaguardia dei potenti alle loro spalle.
<< Portate in salvo i dignitari! >> tuona nuovamente Mycroft tornando in piedi, facile bersaglio di chi sta cercando di attentare alla sua vita. Greg sgomita tra la folla e nuovamente vede un puntino rosso proveniente da un'altra direzione di tiro posarsi su di lui.
<< Stai giù, ti ho detto, Myc! >> grida a gran voce, ma questa volta il suo messaggio non lo raggiunge. Greg sente indistintamente, nonostante il casino assordante di voci e di colpi, l’esplosione dello sparo diretto verso Mycroft. Scarta velocemente le ultime persone che gli bloccano la strada spintonandole in malo modo e richiamando a sé le forze compie un balzo degno di un quarterback e atterra su Holmes.
<< Cazzo, Myc, Anthea ha ragione! >> gli dice rialzandosi in fretta. << Sei pronto a farti uccidere pur di assolvere ai compiti che ti assegnano! >> aggiunge afferrandolo per le spalle, pronto a trascinarlo a riparo.
<< Gregory? >> esclama Mycroft guardandolo stupito.
<< Non c’è tempo per le spiegazioni, amico, dobbiamo andare via da qui o faremo una brutta fine! >>.
<< Renè! Non possiamo lasciarlo nelle mani dei servizi segreti, non mi fido di loro! >> esclama bloccandogli la ritirata.
<< Nemmeno noi, ed è per questo che non siamo venuti da soli quassù! >> dice prendendo dalla tasca un walkie talkie. << Hai ancora un buon amico a Londra >> gli dice strizzandogli l’occhio. << Capitano Connor sono Lestrade! Entrate in azione! Subito! >> ordina.
“Ricevuto, detective!” risponde questi.
Harry aveva detto loro che dovevano considerarsi protetti della corona, ma solo poco prima di partire li ha messi al corrente di come, subito dopo averli lasciati nella stanza a loro concessa, avesse parlato con il capitano Connor del primo battaglione del reggimento di guardie a piedi Coldstream. Non aveva spiegato tutti i dettagli, ma solo detto all’ufficiale di portarsi con i suoi uomini nei pressi dell’hotel svizzero e di essere pronti ad intervenire se richiesto. Aveva affidato a Greg il walkie talkie da utilizzare solo in caso di estrema necessità.
“E direi che qui la necessità si è fatta decisamente estrema!” pensa l’ex detective, scoccando un’occhiata verso i punti dai quali i cecchini hanno sparato. Non scorge alcun movimento, segno che questi sono scappati, oppure fermi in attesa di un’ulteriore occasione per agire.
<< Harry? Siete andati da Harry? >> chiede Mycroft stupito a Greg.
<< L’ennesima geniale idea della tua donna >> gli dice, sorpreso, però, dalla fatica che gli sente nella voce. Nota per caso, all’altezza della spalla sinistra, un piccolo strappo del tessuto della giacca inamidata del completo.
<< Ehi, sicuro di stare bene? >> gli chiede tentando di avvicinarsi a lui per rendersi conto dell’entità del danno.
<< Non c’è tempo per queste cose! >> lo allontana Mycroft deciso. << Voglio che sia tu a prendere in mano la situazione, Greg! Arresta quell’uomo e tienilo al sicuro! Non mi fido di nessun’altro salvo che di te >>.
Quegli occhi grigi lo invitano con forza ad assolvere al suo compito e a prendersi cura di qualcosa di più importante della sua incolumità. Si rende conto, però, Greg di quanto non gli importi di tutto il resto in questo momento. Non vuole che muoia. È una considerazione molto semplice, infondo. Non vuole dover confessare a Sherlock di aver abbandonato suo fratello a se stesso. Non vuole dover dire ad Anthea di non essersi preso cura del suo capo, facendo come tutti gli altri. Non vuole perdere quest’uomo che lo ha aiutato in silenzio chiedendogli solo di prendersi cura del consulente, ciò che ha di più caro, dicendogli persino di essere, agli occhi di questi, un fratello migliore di quanto non lo sia lui.
<< Ascoltami bene, Mycroft Holmes >> gli dice afferrandolo per le spalle, gesto che gli causa una smorfia di dolore. << Io non ti lascio, hai capito! Se credi che davvero sia capace di mollarti qui, facile preda dei cecchini assoldati per ucciderti, non hai capito davvero con chi cazzo hai a che fare! >>.
<< Ci sono delle priorità… >>.
<< Me ne fotto del priorità! >> grida interrompendolo.
“Detective Lestrade, sono il capitano Connor, siamo giunti sul posto!” lo interrompe la comunicazione via walkie talkie, mentre dall’ingresso irrompono, facendosi largo tra la folla, le guardie Coldstream.
Greg le vede puntare le armi contro gli agenti dell’MI6 che, a loro volta, colti di sorpresa, li tengono sotto tiro. John è ancora seduto sulla schiena del Killer. Scocca un’occhiata stupita a Fox del tutto senza parole.
<< Va bene, Myc, mi hai convinto! >> sospira Greg avvicinando il walkie talkie alla bocca.
 
Attraverseremo insieme questo regno
e attenderò con te la fine dell’inverno.
Dalla notte al giorno, da occidente e oriente,
io sarò con te e sarò il tuo guerriero.
 
Grey approfitta dell’arrivo delle Guardie Coldstream per portasi al fianco di Fox, proprio come Greg è corso a soccorrere Mycroft. A quanto pare, l’ex detective ha trovato la sua priorità, quella che è evidenziata dal pericolo che solo uno scontro a fuoco sa dare.
Fox appare parecchio sorpreso dall’irruzione della fanteria a piedi della Regina d’Inghilterra.
<< Te traemos la protecciòn de la Reina[2] >> gli dice cogliendo la sua attenzione. Il ragazzo si volta verso di lui e lo osserva per pochi istanti. Soddisfatto sia dall’abilità di Mistica, che ha rubato col suo make up questi istanti all’occhio di Fox, che dalle capacità di questo di riconoscerlo nonostante il magistrale travestimento, Grey vede gli occhi del suo collega sgranarsi di sorpresa
<< Que demonios estas haciendo aqui?[3] >>.
<< Es una larga historia[4] >> dice facendo spallucce. << La situaciòn era complicada y habìa necesidad de la intervenciòn de su maestà. Este tipo debe mantenerse vivo si queremos encajar en Napoléon[5] >>
<< Y era realmente necesario que vinieras aquì[6] >> ribatte Fox alzando gli occhi al cielo.
<< Devisamente[7] >> annuisce Grey.
Si guardano a lungo seri prima di scambiarsi uno dei loro sorrisi carichi di mille parole. Sono entrambi felici di essere nuovamente fianco a fianco.
<< Si può sapere cosa sta succedendo? >> domanda John scoccando occhiate dubbiose a Fox e a lui, che non ha minimamente riconosciuto.
Un drappello di quattro guardie si porta là dove sono fermi Greg e Mycroft, cosa che coglie di sorpresa anche Grey.
<< Abbassate le armi! >> la voce di Greg risuona chiara e forte richiamando l’attenzione dei presenti. Si fa strada tra la folla, tenendo stretto in pugno il suo distintivo, seguito da Mycroft circondato dagli uomini che prima sono andati da loro. << Questa è un’azione condotta da Scotland Yard e dal Reggimento di Guardie a Piedi Coldstream di sua maestà la Regina Elisabetta II del Regno Unito di Gran Bretagna. È stata appena sventata un’azione terroristica ai danni di uno dei dignitari presenti a questo vertice e di Mycroft Holmes che lo ha organizzato. Prenderemo in custodia quest’uomo da considerarsi a tutti gli effetti prigioniero inglese >>. Il capitano Connor lo interrompe per comunicargli all’orecchio un messaggio appena ricevuto dai suoi uomini. << Mi comunicano che sono stati anche catturati i cecchini e che è ora garantita la corretta e sicura prosecuzione del vertice >> conclude e un brusio si solleva tra la folla. I giornalisti incalzano per avere notizie su chi abbia rivendicato l’attentato. Greg, prima di voltarsi deciso verso gli addetti stampa, scocca un’occhiata a Grey, che annuisce.
<< Da fonti certe possiamo dirvi che il mandante di questi due tentati omicidi è James Moriarty >>.
Il silenzio cala sulla sala. Tutti i presenti si guardano perplessi. Alcuni si chiedono chi mai sia costui, altri ricordano bene quanto avvenuto a Londra qualche mese fa’ e che vi aveva a che fare il fratello morto suicida di Mycroft Holmes, una delle scampate vittime. In breve tempo quel leggero brusio si trasforma in un vociare concitato che brama altre informazioni, già del tutto dimentico del pericolo al quale sono stati sottoposti tutti quanti.
<< E’ sempre un piacere incontrarti, Greg, anche se così conciato non ti riconoscerebbe neppure tua madre >> dice John consegnando il killer all’ex detective.
<< Lo stesso si può dire di te, amico mio >> ribatte lui assestandogli una bella pacca sulla spalla sana.
<< Vai, John, non perdere altro tempo! >> si intromette Mycroft, avvicinandosi ai due. Il dottore non se lo fa ripetere due volte. Scocca loro un ultimo sguardo prima di camminare spedito verso la porta.
<< Ehi tu, dove credi di andare? >> cerca di bloccarlo il capo degli agenti dell’MI6.
<< Agente Wilson, lasci stare quell’uomo, lei non ha idea di chi sia!
>> lo richiama Mycroft con voce parecchio affaticata.
<< Signore, io esigo delle spiegazioni. Cosa diavolo sta succedendo qui? Perché non sono stato informato della presenza delle Guardie della Regina? >>.
L’agente Wilson incalza Mycroft con le sue domande, scoccando occhiate poco felici al capitano Connor. Holmes, pallido e decisamente provato, sospira dando l’idea di essere parecchio infastidito dall’arroganza di quest’uomo.
<< Non c’è tempo, ora, per le sue domande >> ribatte scocciato. << Il killer… è importante tenerlo al sicuro >> biascica portando la mano agli occhi.
<< Ehi, tutto bene? >> gli chiede Greg sorpreso. Mycroft gli rivolge uno sguardo strano.
<< Oh, diòs >> esclama Fox catturando l’attenzione di Grey, che nota solo ora quel che il suo collega ha già visto.
Non fanno a tempo, però, a dire nulla. Gli occhi di Mycroft ruotano all’indietro e il suo alto e magro corpo inizia ad accartocciarsi su se stesso.  Greg lo afferra evitando, per un soffio, che rovini a terra.
<< Myc, che ti prende? >> grida, mentre Connor prende in custodia il prigioniero e ordina che sia chiamata un’ambulanza.
<< Il cecchino lo ha colpito! >> esclama Grey aiutandolo ad adagiarlo per terra, pronto ad attuare le manovre di primo soccorso.
<< Non è possibile, l’ho atterrato prima che la pallottola lo colpisse >> ribatte Greg sconvolto.
<< Guarda il tuo braccio >> gli dice Fox, accorso accanto al collega per aiutarlo. L’ex detective ci mette un attimo a capire cosa gli abbia detto. Quando volge lo sguardo alla manica destra del completo chiaro che indossa resta senza parole. Osserva la sua mano, quella che ha portato sulla schiena di Mycroft per sorreggerlo, sporca di sangue.
Cazzo, non era solo uno strappo causato dalla mia azione, allora. Per questo non volevo lasciarlo da solo” pensa l’ex detective terrorizzato. 
 
Ci saranno luci accese di speranze
e ti abbraccerò per darti forza, sempre.
 
Anthea apre gli occhi colta da una brutta sensazione. Si guarda attorno preoccupata, nell’illusoria speranza di trovare nel posto in cui si trova la motivazione a ciò che sta provando. Non è, però, quella l’allerta causata da un pericolo imminente. Porta la mano al petto, là dove questa sensazione è più pressante.
<< Mycroft >> sussurra riconducendola a lui. Stringe le labbra e lentamente scuote la testa. No, non vuole pensare sia davvero accaduto.
Nel baluginio delle lacrime scorge Mistica, addormentata sul divano posto di fronte a quello che ospita lei. Il cellulare in mano, subito pronta a destarsi al suono della sveglia programmata dal suo capo per la pubblicazione degli articoli che ha redatto e che le due ragazze hanno da poco finito di controllare ed editare.
Vorrebbe chiamarla, chiederle aiuto, sprofondare tra le sue braccia che la stanno accogliendo amorevolmente da che è sfuggita alla crudeltà di Moran. Farlo, però, vorrebbe dire rendere reale quella che spera sia solo una terribile sensazione causata dallo stress.
Con movimenti lenti e calcolati per evitare di risvegliare il dolore, Anthea lascia il divano e si posiziona davanti al fuoco. La pelle scotta investita dal calore dirompente delle fiamme, sensazione che le permette di sentirsi viva e di scacciare il tremore che la pervade.
Non ha ricevuto alcun messaggio da Greg e questo dovrebbe essere un buon segno. Potrebbe, però, il detective essere stato ferito a sua volta oppure essere talmente preso da dimenticarsi di lei. Sono gli inconvenienti legati all’affidare incarichi importanti a terzi, questi.
“Non può essere successo” pensa asciugando distrattamente le lacrime. Cerca nelle tasche un fazzoletto e ne tira fuori, invece, una vecchia foto.
Poco prima di lasciare Villa Holmes, nel riporre la foto trovata tra le pagine del un libro Mistica ne ha scorta un’altra nascosta sul fondo dello scaffale. Una foto che ritrae la famiglia Holmes al completo, scattata un anno prima che accadesse la tragedia. Il volto di Mr Holmes è stato bruciato con una sigaretta, sicuramente ad opera di Sherlock, che ha scarabocchiato quello della madre con la stessa matita rossa con la quale nell’altra foto l’ha definita essere un’assassina. I tre bambini, invece, sono lì, fermi nella posa seria e rispettosa che si vuole si assuma per foto di questo tipo. La piccola Jane non ha resistito, però, a sorridere sbarazzina all’obiettivo.
<< Perché ti sei dimenticata di lui? >> le chiede accigliata. << E’ anche lui tuo fratello, eppure fin’ora ti sei mossa solo per aiutare Sherlock. Hai salvato John facendo il salto al posto suo senza pensare al pericolo che anche Mycroft sta correndo. Noi non ci somigliamo così tanto come lui crede >> dice tra i denti stringendo la foto nella mano, lo sguardo fisso sul volto sorridente di Jane. << Io farei qualunque cosa per lui, qualunque! Sarei partita con quei due se mi fosse stato possibile. Tu , invece cosa hai fatto? Niente! >> grida gettando la foto per terra.
<< Ehi, An, che succede? >>. Mistica, destata dal suo grido, si precipita insonnolita al suo fianco.
<< Perché non ha fatto qualcosa di magico anche per lui? >> le risponde, mandandola in confusione. << Ha salvato John solo perché il suo gemello ne è innamorato, ma non ha pensato neppure per un istante al fratello maggiore! La odio! >> grida tra le lacrime colpendo la foto con un pugno.
Mistica sembra capire a chi si stia riferendo. La stringe tra le braccia nonostante cerchi di divincolarsi, finche non si arrende e si lascia andare al pianto contro la sua spalla.
<< Temo gli sia successo qualcosa di brutto, Miriam >> dice tra i singhiozzi. << Lo sento, lo sento qui. Fa male. Fa maledettamente male! >> continua portando la mano sul petto.
<< Lo so, mi linda[8] >> sospira la ragazza cullandola piano. << Non perdere, però, la speranza. Siamo qui, sole, tagliate fuori dal mondo in questa prigione di cristallo e non sappiamo cosa stia accadendo la fuori. Non lasciarti prendere dallo sconforto. Ci sono cose, cieche ai nostri occhi, che vedono molto più di quanto a noi non sia dato sapere >>.
Anthea singhiozza sul cuore di Mistica che batte piano. Le sue parole, quell’inno di speranza, le ha sentite riverberare dentro di sé.
Il volto sorridente della piccola Jane la osserva da quella foto. Sorride quella bimba. Nonostante tutto sorride e spicca tra i volti seri e un po’ tristi dei suoi fratelli. E’ questa la speranza: un sorriso dove c’è solo disperazione.
Anthea sorride a sua volta. Un comportamento privo di senso, che, però, adesso le scalda il cuore. Sprofonda ancora di più nell’abbraccio di Miriam, che dolcemente posa baci leggeri tra i suoi capelli.
 
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo.
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero.
 
John esce a passo spedito dalla sala congressi. Cammina veloce per un po’ e, quando è sicuro di essersi lasciato alle spalle la folla, divisa tra panico per lo scampato pericolo ed euforia per la sete di notizie, inizia a correre.
Si dirige verso l’ala est di questo hotel, là dove, secondo quanto Mycroft gli ha indicato sulla planimetria, si trova la parte riservata a Moriarty. Benchè non abbia una memoria visiva eccellente, John ha mandato a memoria il percorso che separa la sala che si è lasciato alle spalle dagli alloggi in cui è confinato il suo uomo.
“Sto arrivando! Sto arrivando!” ripete mentre corre sempre più forte percorrendo la sua mappa mentale.
 
<< Il nome è Sherlock Holmes e l’indirizzo è il 221B di Baker street >>.
 
Stralci del loro passato gli tornano alla mente, come quel primo incontro. Non ha mai ringraziato a dovere Mike Stenford per aver pensato di farli diventare coinquilini. Quando tutto questo sarà finito non mancheranno di andare a trovarlo. È il primo al quale vuole dire che stanno ufficialmente insieme.
 
<< C’è anche una camera al piano di sopra… se serve un’altra stanza >>.
 
La signora Hudson, colei che dal primo momento ha visto in loro la coppia che adesso sanno di essere. Gli si stringe il cuore a saperla tutta sola in quella casa ora troppo silenziosa e carica di ricordi. Dovranno trovare il modo più adeguato per farle sapere che sono ancora entrambi vivi. Tutto vuole tranne che le prenda un colpo.
 
<< Vi porto una candela, farà più atmosfera >>.
 
Angelo, che ha cercato in tutti i modi di elencare le qualità positive di Sherlock, pensando quello fosse un primo appuntamento romantico. Organizzeranno quella grande cena che John aveva buttato lì un po’ per gioco durante quella prima notte insieme trascorsa a ‘El lugar seguro’.  Lo faranno appena torneranno, e inviteranno tutti i loro amici. Non gli importa se Sherlock sarà poco felice di tutte quelle cerimonie. Dopo quanto stanno passando è il minimo voler festeggiare la loro nuova vita insieme.
 
<< Io non ho mai avuto amici, eccetto uno >>.
 
Quella prima dichiarazione d’amore di Sherlock e che lui, troppo preso dall’orgoglio ferito, non ha ascoltato. Non gli ha mai detto, John, che anche per lui è lo stesso. Conosce tante persone, con alcune può dirsi più in confidenza, ma solo lui è stato un vero amico. Fin dall’inizio Sherlock si è prodigato per il suo bene, portandolo a liberarsi della zoppia e della stampella con un abile trucco. Non si è fermato a osservarlo con pena e sguardi di sufficienza, come hanno fatto i suoi ex commilitoni, gli ex compagni di rugby e quegli altri che poteva chiamare ‘amici’ o come ha fatto anche sua sorella e gli sguardi degli sconosciuti che incrociava mentre camminava.
Sherlock è andato oltre, ha visto la potenzialità di quello storpio e lo ha aiutato a risorgere dalle sue stesse ceneri. In più se ne è innamorato, rendendolo l’uomo più felice del mondo.
“Sto arrivando, Sherlock! Ti porto via da qui, amore” pensa con le lacrime agli occhi.
La terza guerra mondiale è scampata, almeno per ora. Il piano di Moriaty è stato sventato e Greg e Dimmock gli avranno ormai prosciugato il conto. Manca solo sbarazzarsi di lui. L’ultimo tassello per poter porre la parola fine a questa storia.
Il corridoio che John sta percorrendo si apre su una grande sala illuminata. Scorge sul fondo di questa un tavolino divelto e ciò che era posato sopra di esso sparso ovunque.
<< Sherlock >> sussurra preoccupato da quanto possa essere accaduto. Si guarda attorno e lo scorge per caso oltre la vetrata, fuori sulla terrazza. Addossato alla ringhiera, il corpo proteso verso la cascata.
“No, Sherlock, non un’altra volta, ti prego!” pensa per un istante, immobilizzato dal terrore di vederlo salire sul cornicione e lanciarsi giù. Muove un passo e poi un altro fino a correre.
<< Sherlock! >> grida aprendo la porta, catapultandosi sulla terrazza.
 
***
 
I’ve fallen in love.
I’ve fallen in love for the first time
and this time i know i’s for real.
I’ve fallen in love, yeah.
God knows, god knows i’ve fallen in love[9]
 
I suoi occhi.
Freddi.
Taglienti come lame affilate.
 
Non sono io ad aver distrutto i sogni di tuo padre ed i tuoi, James”
 
Le sue parole gli ronzano per la testa.
 
“Sono state quella pazza di tua madre e quella stronza di tua sorella, quelle che tu chiami arpie”.
 
Creano un brusio costante e fastidioso da togliere il fiato.
 
“Io non ho alcuna colpa e non ti devo rendere un bel niente”.
 
C’è movimento nella sala congressi e si sente ancora nell’aria l’eco degli spari ora cessati.
 
“Semmai sei tu a dover dare a me molte cose”.
 
<< Come ci si sente, fratellino? >> gli domanda Sherlock, strappandolo ai suoi pensieri. << Cosa si prova a restare impigliati nella rete? >> continua, muovendo un passo verso di lui.
Solo poche ore prima James fremeva dalla voglia di trovarsi a lui molto vicino. Adesso, invece, l’istinto lo porta a scartare di lato e camminare a passo spedito verso la terrazza. Ha un inspiegabile e immediato bisogno d’aria.
Apre la veranda e viene investito dal fragore della cascata. Le goccioline di umidità che costantemente volano nell’aria gli inumidiscono il viso reso bollente dalla folle corsa.
“Così cadi dalla padella nella brace, stupida piccola trota!”. La voce di sua sorella lo fa rabbrividire. Si rende conto in effetti di essersi messo in trappola da solo. Sherlock gli ha chiesto cosa si provasse a restare impigliati nella rete e lui glielo sta mostrando.
Si volta spaventato verso di lui che, con tutta tranquillità, sta percorrendo la sala. Tra poco sarà qui anche lui, su questa terrazza, a puntargli addosso ancora una volta quegli occhi terribili.
“Inutile, anche tu come tutti gli altri uomini!” grida sua madre. Negli occhi della sua mente la vede avvicinarsi armata di bastone, pronta a brandirlo su di lui senza pietà. Gli puntava addosso quello stesso sguardo mentre lo faceva.
James indietreggia dinanzi a questa immagine di lei che si sovrappone terribilmente al lento incedere di lui. Tocca con la schiena la ringhiera della veranda e il gelido contatto lo riporta alla realtà.
 
“Io ho assolto il mio debito buttandomi dal tetto del Bart’s.
Un uomo del tuo calibro, però, merita ben altro”.
 
Si volta e lo strapiombo mosso dalla costante caduta d’acqua gli da le vertigini.
“No. Non voglio, no!” pensa.
<< Io… >> balbetta disperato. << Io mi rendo conto tu abbia perso il pezzo più prezioso della tua scacchiera >> gli dice, mentre lui, fermo a pochi metri, lo guarda furente. << Cerca di capire però, fratello mio, che una strategia vincente a volte richiede dei sacrifici >>.
<< Una strategia vincente, dici? >> ribatte Sherlock. << Hai sentito gli spari? Hai visto cosa è accaduto in quella sala >> gli chiede, indicando la vetrata posta al centro dell’hotel nella quale è ancora possibile scorgere movimenti concitati.
<< Ciò che è accaduto… è stato tuo fratello, non è così? >> dice arrabbiato. Sherlock ride di lui mentre annuisce.
<< Davvero pensavi che un uomo dall’intelligenza brillante come Mycroft si lasciasse mettere nel sacco a quel modo? Eri talmente sicuro di te e della sua passività da non pensare neppure per un istante di quanto uno come lui abbia ben poca voglia di vestire i panni del capro espiatorio! >> dice guardandolo disgustato. << Volevi passasse come colui che ha fatto di tutto per scatenare la guerra e invece, come vedi, l’ha evitata. Ha fatto fallire il tuo piano e questo vuol dire che John è morto inutilmente! >> ringhia facendo schioccare nuovamente la cintura, che ancora stringe in pugno come una frusta.
Il cuore di James batte veloce come un treno in corsa. E’ talmente spaventato da non riuscire a pensare. Il ricordo di sua madre continua a sovrapporsi a Sherlock e la testa è invasa dalle parole acide e svalutanti di sua sorella.
“Hai fallito, Jim idiota” gli dice disgustata ridendo di lui.
<< Oh, non sono d’accordo >> ribatte James a denti stretti.
<< E perchè mai? >> gli chiede Sherlock, facendolo tornare nel qui ed ora di quella terrazza e dei loro discorsi.
<< Nessuno ha provato a fermarmi, te ne sei reso conto? >> gli fa notare ritrovando un po’ di fiducia in sé. << Tuo fratello, è vero, era sotto il mio ricatto, ma non è l’unico a conoscenza dei miei piani. Qualcosa sanno un po’ tutti i dignitari presenti in quella sala, eppure nessuno di loro ha mosso un dito contro di me. E sai il perchè di questo, Sherlock? >> gli domanda muovendo appena un passo verso di lui. << Celato nell’inconscio c’è un’insaziabile desiderio di conflitto. I tuoi amici, tuo fratello, tu non state combattendo me, ma piuttosto la condizione umana. Io voglio solo possedere fasciature e armamenti >> dice, mostrandogli occhi da cucciolo indifeso, mentre fa spallucce. << E’ bene che tu capisca come la guerra su scala industriale sia inevitabile >> aggiunge divenendo euforico. << La scateneranno da soli, quegli idioti, entro pochi anni! Tu, ora, mi vedi come il tuo peggior nemico perchè sei furioso per aver perso il tuo alfiere, ma ci sono altre priorità nella vita, fratellino! Mycroft ci ha messo i bastoni tra le ruote vincendo questa battaglia, ma a noi non ci resta che aspettare. La svizzera piacerà anche a te, ne sono sicuro. Rispettano la vita privata di un uomo qui, specialmente se ha un patrimonio e il mio è notevole >>.
Si avvicina a lui di un altro passo e tende la mano verso il suo viso. Cerca di bloccarne il tremore che, però, impercettibilmente resta. Si sforza di abbozzare un sorriso, anche se non è facile essere convincenti davanti ad occhi furiosi che ti giudicano senza pietà. Sfiora appena con le dita la sua guancia e pensa sia un buon segno che non si scosti dal suo tocco.
<< Fratellino, ti prego >> sussurra accarezzandolo con più convinzione. << Ho sbagliato e di questo ti chiedo perdono. Io non ho che te su questa terra e tu non hai altri che me. Restiamo insieme. Governiamo nell’ombra, prendiamo a calci in culo questi stronzi subito pronti a giudicarci pazzi, strani, perversi, non umani. Saremo potenti e temuti e non più fragili e spaventati, costretti a chiuderci dentro ad una corazza. Io voglio solo renderti felice ed esserlo a mia volta. Con te >>.
La carta dell’adulazione, l’ha sempre giocata quando si è trovato alle strette. Spesso riusciva a sedare la furia di sua madre agendo in questo modo. Più raramente quella della sorella. La differenza è che questa volta non sta mentendo per salvarsi. Le cose che sta dicendo a Sherlock le vuole davvero. Lo vuole con sè da così tanto tempo. È stato l’amico invisibile col quale ha parlato a lungo nelle notti solitarie; l’amore lontano al quale dedicare pensieri lussuriosi e dolci; il fratello del quale andare fieri, da portare sul palmo della mano dinanzi agli altri, per dimostrare che anche lui aveva qualcosa di bello accanto.
Sherlock resta in silenzio, statua di marmo freddo dagli occhi incandescenti. James lo percepisce lontano, irraggiungibile e una profonda tristezza gli sconquassa l’anima.
<< I tuoi giochetti non attaccano con me, Jim >> gli dice con un tono di voce tutto sommato dolce, come quello di sua sorella. Più dolce era il tono della voce di Sebastiana, più pericolose, cattive e dolorose erano le cose che diceva o la punizione che ne sarebbe seguita. James ritrae la mano dal volto di lui e lentamente la riporta lungo il fianco. Vorrebbe ribattere, ma l’unica cosa che riesce a fare e allontanarsi di un passo.
<< Hai ucciso John, togliendo ogni senso alla mia esistenza >> continua Sherlock con quella stessa dolcezza nella voce. << Mi aspettavo lo avresti fatto. Volevo fidarmi di te, ma… solo un’idiota si fiderebbe del diavolo, non credi? >> gli chiede abbozzando un sorriso. << Mi sono chiesto quale fosse la cosa per te più importante, al di là del sottoscritto. Non hai fatto una piega dinanzi alla morte di tua sorella, e posso ben capire perché. Non hai amici, né un amore. Hai solo l’impero che hai costruito. Ammirevole, devo ammetterlo >> constata chinando il capo in segno di rispetto. << Benchè speravo non lo facessi, sapevo che se tu fossi riuscito nel tuo intento di uccidere John io lo avrei seguito a breve. Ti avrei tolto, uccidendomi, la cosa per te più importante. Ho pensato, quindi, di agire d’anticipo e toglierti anche l’altra >>.
James resta di stucco alle sue parole. Non riesce a capire di cosa stia parlando, tanto è confuso dal suo tono di voce, dal suo sguardo che dice una cosa diversa rispetto al sorriso. Quale mai potrebbe essere l’altra cosa di cui sta parlando?
<< E’ stato facile portarti a consegnarmi uno strumento grazie al quale entrare nel mainframe del tuo impero digitale. Ancora di più lo è stato, poi, ingannarti con la storia del dna per coprire ciò che avevo davvero cercato tra i tuoi preziosi file >>. Questa volta il sorriso è cattivo, lo sguardo furbo e James teme di iniziare a capire dove stia andando a parare. << Ho considerato che con un impero così immenso persino tu dovevi tenere un rendiconto da qualche parte. Trovarlo è stato abbastanza facile, dal momento che è comunque cifrato. Chiunque poteva entrarne in possesso, ma nessuno avrebbe saputo come decifrarlo, dal momento che non avrebbe avuto la chiave giusta. Chiave che si da il caso io possedevo già. Sei stato tu stesso a darmela, ricordi? Io credevo fosse stato il modo attraverso il quale ti era stato possibile abbattere i sistemi di sicurezza di ben tre luoghi inviolabili d’Inghilterra. Invece, quel sistema binario altri non era che il codice con il quale decodificare il file che contiene tutti i riferimenti al tuo patrimonio. A proposti di questo >>, gli dice levando l’indice a un palmo dal suo naso, << temo sia appena stato considerevolmente ridotto >>.
Il cuore di James perde un colpo alla notizia. Sherlock se ne accorge e ride di lui ancora più forte.
<< Ridotto? Cosa vuol dire che è stato ridotto? >> gli chiede esterrefatto.
<< Da qui non potevo lavorarci. Mi sei stato costantemente addosso, anche troppo vicino per i miei gusti. Non immagini la notevole quantità di dolore che ho dovuto sopportare per questo! >> dice tra i denti disgustato. << L’ho inviato ai mie colleghi a Londra, che ne hanno fanno buon uso. Possiamo dire ufficialmente che la mente criminale più formidabile d’Europa si è appena fatta rubare tutto il suo denaro dal detective più forte e capace della storia di Scotland Yard >>.
<< Lestrade! >> esclama Moriarty stupito.
<< Proprio lui. Una delle tue potenziali vittime attraverso le quali sei riuscito a mettermi nel sacco la prima volta. Dovresti ad ogni modo ringraziarci. Ti stiamo permettendo di compiere una buona azione, in modo da poter riscattare la tua anima, facendo una donazione anonima al fondo per le vedove e gli orfani di guerra >>.
<< Dunque avevo ragione! Stavi tramando alle mie spalle insieme ai tuoi amici! >>.
<< Tu hai fatto lo stesso uccidendo il mio uomo, fratellino >> gli dice facendo spallucce. << Dovresti stare più attento a cosa peschi >> aggiunge facendo un passo verso di lui. << E adesso fallo, cosa aspetti! >>.
<< Fare cosa? >> gli chiede stupito.
<< Come cosa? >> ride divertito. << Mi devi una caduta, James, te lo sei già dimenticato? >>.
<< Non… non ti aspetterai che lo faccia davvero >> balbetta spaventato sentendo ora il rombo della cascata alle sue spalle farsi più forte.
<< Certo, che domande >> ribatte lui divertito. << Io l’ho fatto >>.
<< La tua era una messinscena >>.
<< Anche la tua. E’ arrivato il momento di fare sul serio, non credi? >> gli dice con un espressione che non lascia spazio a repliche. << È un gesto di misericordia, questo, per me. Lasciarti in vita comporterebbe portare alla luce tutte le tue malefatte e, credimi, non muoverei un dito per aiutarti, non dopo quello che hai fatto al mio John. Ti metterebbero in carcere, non uno di quegli hotel extra lusso riservati ai criminali di un certo rilievo. No, sarebbe una piccola cella buia quella nella quale marciresti e tu, fratello mio, sei troppo bello per morire così, troppo intelligente per spegnerti lentamente. No, è questa la fine degna di un uomo come te. Un salto tra i flutti vorticosi di una cascata >>.
<< Come il protagonista di un romanzo epico! >> annuisce lui caricato dalle sue parole.
<< Come il protagonista di un romanza epico, sì >> concorda Sherlock sorridendo.
Benchè tremi come una foglia James si volta lento verso la cascata e di nuovo quel senso di vertigine si impossessa di lui.
<< Non temere >> gli dice dolcemente Sherlock alle sue spalle. << Cadere è proprio come volare. Solo che una volta arrivato non puoi più tornare indietro >>.
<< Perché devo farlo da solo? >> gli chiede, gli occhi agganciati alla massa d’acqua che fragorosa si infrange contro quell’abisso buio e inquietante. << Hai perso ogni cosa, facciamolo insieme >> gli propone voltandosi verso di lui.
<< Oh, no, Jim >> scuote il capo lui, sorridendo. << Ero da solo sul tetto del Bart’s, da solo in tutte quelle notti trascorse a lavorare per te mentre credevo di stare smantellando la tua rete. Sarò da solo anche adesso che tu mi hai portato via l’unica persona per la quale valesse la pena vivere e questa è una solitudine che non voglio darti. Voglio scegliere io da solo come andarmene e di certo non è te che voglio accanto nei miei ultimi istanti di vita >>.
Il cuore di James si sgretola in mille piccoli pezzi. Il suo odio. Il disgusto col quale ha pronunciato quelle parole. Sono pugnalate che lo uccidono più di quel salto nel vuoto. Sente freddo. Tanto freddo e lì su quella terrazza c’è troppo vento.
<< Abbracciami, ti prego >> gli chiede con voce rotta dal pianto. << Io… ne ho ricevuti così pochi. Tu hai avuto quelli sinceri di Jane, io quelli finti delle persone che lo hanno fatto spinte più dal timore che dalla spontaneità del gesto. Ti prego, Sherlock >>.
Si aspettava un rifiuto, un gesto di stizza, una risata sarcastica e svilente e, invece, suo fratello lo coglie di sorpresa. Apre le braccia come aveva fatto la sera prima e annuisce. James non perde tempo e si fionda tra quelle braccia. Respira il suo profumo e resta stupito quando lo sente rispondere all’abbraccio.
<< Saremmo stati una bella famiglia >> gli dice James rilassandosi tra le sue braccia.
<< E’ probabile >> .
<< Possiamo ancora esserlo >> tenta il tutto per tutto.
<< No >> ribatte deciso Sherlock. << Ormai è troppo tardi, Jim. Non ti deve fare paura >> gli dice carezzandogli il viso con quella sua mano grande e liscia. << Perdita, sofferenza, dolore, morte. Va tutto bene >> gli dice invitandolo a scostare il viso dalla sua spalla per guardarlo negli occhi. << E’ tutto a posto >> aggiunge posando un bacio sulle sue labbra. James si aggrappa a quel bacio come un naufrago alla scialuppa. È molto dolce, amorevole, delicato. Non ha mai ricevuto un bacio simile neppure dal più abile dei suoi amanti. Sherlock si allontana, lasciandogli una triste sensazione di vuoto sulle labbra. Tenta di avere di nuovo le sue, ma lui lo tiene a bada posando due dita sulla sua bocca. << Dai, James >> gli dice invitandolo con un cenno del capo a salire sulla ringhiera.
<< No, ti prego >> tenta, ma lui scuote piano il capo .
<< E’ necessario tu lo faccia. Ognuno deve essere responsabile delle proprie azioni >>.
James capisce che non serve a nulla insistere. È più dignitoso rassegnarsi e uscire di scena con dignità. Si allontana da lui, sistema la camicia dentro i pantaloni, la cravatta e la giacca. Gli scocca un’occhiata chiedendogli silenziosamente come stia e lui lo guarda attento per poi mostragli il pollice in su in segno di approvazione.
Con un movimento fluido, James si porta sulla ringhiera, abbastanza larga da permettergli di stare su senza problemi. La sensazione di vertigine e ancora più forte lì. Si volta verso Sherlock per trovare il coraggio di compieere quel salto.
<< Ancora un passo e ci siamo quasi >> gli dice lui sorridendogli dolcemente.
<< Non avrai più un avversario degno come lo sono stato io, fratellino. Ti mancherò, lo so >>.
<< Mi mancherai, sì >> risponde lui e con stupore vede lacrime sgorgare dai suoi occhi.
Commosso, James, si lascia andare al pianto, sicuro che in qualche modo sia stato importante per lui. Si volta poi verso la cascata.
Le note di ‘I want to break free’ gli tornano alla mente. L’intro orecchiabile ascoltando il quale non ha mai potuto fare a meno di lasciar ondeggiare il bacino.
Seguendo le note nella sua mente muove le braccia levandone una al cielo, come era solito fare Freddy mercury, la regina del rock.
Col sorriso sulle labbra compie il salto, scomparendo nel nero di quell’abisso fragoroso.
 
 
 

[1] ‘Guerriero’ – Marco Mengoni (anche gli altri brani lungo il testo ne fanno parte).
[2] Vi portiamo la protezione della Regina
[3] Cosa diavolo ci fai tu qui?
[4] E’ una lunga storia
[5] La situazione si è complicata e c’era bisogno dell’intervento di sua maestà. Questo tipo deve rimanere vivo se vogliamo incastrare Napoleone
[6] Ed era proprio necessario che tu venissi qui?
[7] Decisamente
[8] Mia cara
[9] ‘I want to break free’ -  Queen
   
 
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