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Autore: WhiteLight Girl    02/12/2018    1 recensioni
Dopo gli eventi di Nella tela del ragno, Adrien non si dà pace e parte per la Cina. Il suo viaggio, però, prende una piega inaspettata quando un varco si apre sotto i suoi piedi e lui finisce in una dimensione sconosciuta. Rimasto solo con Plagg, osa sperare che questo l'abbia portato più vicino a Marinette di quanto lo sia stato nei mesi precendenti, per una volta la fortuna sembra girare a suo favore, ma è davvero così o c'è di nuovo qualcosa o qualcuno che manovra i fili di ciò che gli sta accadendo attorno?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA BESTIA (PARTE 1)

Una parte di Adrien aveva pensato, visto che il freddo cominciava a filtrargli fin dentro le ossa, che ad un certo punto avrebbe nevicato. Non successe, allora realizzo che i suoi ragionamenti erano confusi e che, in qualche modo, l’inverno in arrivo era un inverno precedente all’autunno che c’era fuori di lì.
Si sforzò di tenere d’occhio le altre eventuali stranezze, sfiorò le cortecce degli alberi, i piccoli rami nudi che si avviluppavano verso l’alto, cercò ancora una volta il sole e di nuovo non lo trovò.
Dietro di loro la foresta da cui erano arrivati era sparita da tempo e davanti a loro era esattamente come alle sue spalle.
«Sei davvero sicura di sapere dove stai andando?» domandò Plagg. Non era la prima volta che lo chiedeva e Adrien sapeva che non sarebbe stata l’ultima, ma almeno non aveva più implorato di avere del Camembert, distratto com’era dalla nuova ragazza.
Il modo in cui le ronzava attorno quasi lo infastidiva, ma se ne fece una ragione, perché altrimenti sarebbe stato ben più seccante. Poteva scommettere, però, che se non avessero trovato al più presto del formaggio, la pace non sarebbe durata.
«Te l’ho detto, sono cresciuta spostandomi di flusso in flusso.» ripeté Emma per l’ennesima volta.
Adrien si domandò quanto potesse essere stata dura, come fosse sopravvissuta e cosa aveva fatto per riuscirci; la immaginò a nascondersi nel bosco, a cacciare per vivere ed a rubare quando ne aveva avuto bisogno, magari dei vestiti caldi per l’inverno. Poi ricordò la questione dei flussi temporali e si chiese se semplicemente non si spostasse dove – o quando – il clima era più favorevole ogni volta che ne aveva la necessità.
Una folata di vento molto forte spinse all’improvviso Plagg contro la corteccia di un albero, lui gemette e scrollò il capo per riprendersi, poi volò verso Adrien e si rifugiò dietro il colletto della sua maglia, mettendosi al riparo tra i suoi capelli.
«Questo posto non mi piace.» disse il Kwami «È strano, c’è troppo da camminare e non c’è abbastanza formaggio.»
Adrien trattenne una risata, era incredibile che avesse resistito fino a quel momento senza lamentarsene.
«Di formaggio ce n’è tanto in città.» rivelò Emma.
Le orecchie di Plagg si sollevarono e gli solleticarono il collo, Adrien dovette trattenersi dal sollevare la spalla di colpo per grattarsi ed usò la mano opposta per spostare la testolina del Kwami e trovare sollievo. Altre folate di vento smuovevano le fronde attorno a loro, sempre più forti e gelide, e gli spingevano i capelli negli occhi.
«Sembra che stia arrivando una tempesta.» osservò.
Emma scrollò le spalle. «La vedo.» disse, senza neanche voltarsi.
Fu imperscrutabile; Adrien pensò che ci fosse abituata, oppure che ne avesse vissute talmente tante che ora nulla riusciva più a scalfirla, sperava che si trattasse della prima opzione, ma era più probabile che fosse una combinazione di entrambe.
Plagg si raggomitolò contro il suo colletto, i suoi baffi erano rigidi e gli pizzicavano la guancia. «Quindi, giusto per sapere, quanto dista questa città e quanto ci impiegheremo per raggiungerla?» disse, parlando a pochi centimetri dal suo orecchio.
Ridendo per le implicazioni di quella domanda e per come il Kwami stesse cercando di mostrarsi disinteressato, Adrien attese con lui la risposta, ma Emma si voltò a guardarli come se fossero due teste sullo stesso corpo.
«Noi non andremo affatto in città.» disse «Come vi è saltata in mente, questa idiozia?»
Il rantolo deluso di Plagg fu coperto dal frusciare del vento sempre più forte, ma Adrien pensò che la ragazzina avesse ragione; quello che era importante in quel momento era che trovassero un rifugio che li tenesse al sicuro dalle intemperie e dai soldati. Emma sembrò ricordarlo all’improvviso quando si udì un falco stridere in lontananza e lei riprese a camminare di gran lena senza voltarsi indietro.
«Stiamo andando dalle uniche persone che hanno avuto il coraggio di provare a opporsi a tutto questo.» spiegò, la voce flebile per la fatica di camminare e parlare contemporaneamente. «C’è solo una resistenza, ho passato gli ultimi anni con loro, tu potrai aiutarli, così finalmente avranno un vantaggio.»
Adrien non era convinto; non era la strada che avrebbe voluto intraprendere né la missione che avrebbe voluto avere sulle spalle, ma Emma non sembrava disposta a dargli scelta, o almeno non ancora. Forse, se avesse pazientato, alla fine l’avrebbe aiutato.
Nel momento in cui iniziò a pensare che non sarebbero potuti andare più di fretta, il bosco lasciò spazio ad una landa semi desertica in cui sarebbero stati praticamente allo scoperto. Fu allora che Emma iniziò a correre davvero, Adrien la seguì senza esitazione costringendo Plagg ad aggrapparsi al suo orecchio per non perdere l’equilibrio; i suoi piccoli artigli affondarono nel lobo con un pizzico, mentre lo zaino ondeggiava contro la sua schiena sobbalzando ad ogni saltello.
A diverse centinaia di metri da loro, dritti sulla traiettoria che stavano percorrendo, c’erano numerosi spuntoni di roccia che si issavano verso il cielo sbiadito. Il vento sollevava la sabbia e la terra gettandogliele negli occhi con forza, tanto che si dovettero coprire il volto ed Adrien stette ben attento a non aprire la bocca per non ritrovarsi a mangiarla. Sentì Plagg scivolare contro la sua schiena e spostarsi, sempre aggrappato alla sua maglia, fino a trovare rifugio nella tasca laterale dello zaino e rallentò per permettergli di accomodarsi al suo interno senza rischiare di essere sbalzato via. Pochi passi più lenti permisero ad Emma di prendere terreno, nonostante Adrien avesse le gambe più lunghe era evidente che la ragazzina fosse allenata.
Almeno, pensò Adrien, saprò che se qualcuno dovesse trovarla potrebbe seminarlo.
Si sforzò di stare al passo, ma era fuori esercizio e in quel mondo si sentiva quasi più pensante. Forse era solo una sua impressione, forse c’era qualcosa di diverso in quella gravità, non avrebbe saputo dirlo.
Il verso del falco li raggiunse ancora, Emma si guardò indietro, gli occhi sgranati, i capelli spinti dal vento contro il naso e le gote arrossate dalla fatica. «Corri!» gridò, e tornò a guardare in avanti.
Il vento si frappose tra loro, la terra e la sabbia gli offuscarono la vista, qualche granello doveva esserglisi infilato nei calzini e nella biancheria, poiché avvertiva un fastidio tremendo sul retro del piede e sui fianchi, ma provò ad ignorarlo.
Un nuovo rumore superò il frusciare del vento, non era né il movimento delle fronde degli alberi, né tantomeno quello del fischio che derivava dal passaggio dell’aria che si muoveva all’interno dell’apertura del canyon che stava diventando appena visibile davanti a loro.
Emma si voltò ancora. «Corri!» gridò più forte, allora Adrien decise di voltarsi a sua volta e capì il perché della sua fretta.
La creatura che li stava seguendo era un millepiedi gigantesco con le tenaglie ricurve che fuoriuscivano da una bocca umida e bavosa, il corpo piatto permetteva al vento di scorrergli addosso senza dargli fastidio, il peso lo teneva ben inchiodato a terra mentre strisciava ondeggiando nella loro direzione, sempre più vicino in quello che, probabilmente, era il suo terreno di caccia.
Emma doveva averlo saputo fin da subito, visto che aveva iniziato a correre già prima di abbandonare il riparo della boscaglia, e Adrien pensò che non era stato carino non avvertirlo, ma se ne sarebbe lamentato a tempo debito. Un’occhiata dietro di sé gli fece scoprire con orrore che la creatura era ancora più vicina, allora strinse i denti, realizzando che aveva un modo rapido e indolore per raggiungere il canyon molto più velocemente, dove era certo che Emma fosse diretta fin dall’inizio.
Strinse il pugno per sentire il freddo familiare del proprio anello contro la pelle e, senza esitare, gridò: «Plagg! Fuori gli artigli!»
Ignorò le grida di Emma che gli diceva di non farlo, le sue parole offuscate dal suono del vento arrivarono al suo cervello solo pochi istanti dopo, ma era troppo tardi.
Plagg fu trascinato fuori dal suo angolo sicuro all’interno della tasca, i vestiti di Adrien cambiarono lasciando il posto alla familiare tutta in pelle di Chat Noir, gli stivali premettero contro il terreno al passo successivo della corsa, invece lo zaino rimase dov’era.
Con un solo balzo, il ragazzo riuscì a raggiungere Emma. La afferrò per la vita e la sollevò, la gettò su una spalla ed usò il bastone per issarsi e prendere terreno. Sentì la ragazzina agitarsi contro la sua schiena, vide le sue gambe sollevarsi, probabilmente per il timore di cadere.
«Sentono la magia!» la sentì dire.
Anche quelle parole ci misero del tempo ad essere metabolizzate dal suo cervello. Lo fecero quando, una volta arrivati ai piedi del canyon, dove a poche decine di metri c’era l’insenatura oltre la quale forse avrebbero potuto trovare rifugio, numerose altre creature emersero dal terreno circostante e puntarono dritto contro di loro.
   
 
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