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Autore: Napee    02/12/2018    1 recensioni
Il ragazzo si appoggiò pigramente con la schiena al muro, rilassando la sua posizione ed assumendo una posa ben poco elegante, ma nessuno osò fiatare a riguardo.
Vedeva milioni di volti semicelati sfilargli davanti senza davvero vederli, solo gli occhi restavano impressi. Quegli occhi che cadevano sempre sulla sua figura senza che lui lo volesse davvero.
Per un momento, si pentì di essersi presentato alla festa.
Gli accordi erano già stati presi senza il suo consenso, la sua presenza non era affatto richiesta, tuttavia gradita.
Presto gli si sarebbe parata davanti una giovane nobildonna, magari accompagnata dal padre, che avrebbe mostrato un fittizio interesse sulla sua vita sentimentale.
Sospirò frustrato di non avere l’opportunità di isolarsi da quel covo brulicante di serpi e potersi ritirare suonando la sua lira magari.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen, Robert Baratheon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.    Di incursioni notturne e romantiche verità




Il vento freddo gli sferzava la pelle del viso con rabbia, mordendo e pizzicando finché le guance non gli divennero rosse.
L’aria fredda del nord congelò le sue membra stanche e provate dal viaggio sul dorso del drago, ma il fuoco inestinguibile che bruciava dentro di lui continuava a farlo avanzare ancora, imperterrito, nonostante la neve gli rivasse ormai al ginocchio.
Il drago era stato una bestia saggia, nonostante fosse un’animale, aveva pensato bene di terminare il suo volo in una foresta abbastanza lontana da Grande Inverno e farlo proseguire a piedi.
Progettare un’incursione in un palazzo per rapire una fanciulla a cavallo di un grosso rettile, non era un piano poi così tanto geniale. Ma nemmeno farlo arrancare nella gelida neve per ore era una prospettiva tanto più nobile.
Le porte del castello si stagliavano dinanzi a lui a soltanto un’ora di cammino.
La tenue luce delle fiaccole poste sulle vedette gli fece intuire che tutti I servitori stessero riposando, tranne le guardie che erano di turno quella notte.
Un sorrisetto distese le labbra del principe, mentre un piano efficace quanto pazzo, si andava delineando sempre più nella sua mente.

Avanzò ancora, a testa bassa, nascondendo il viso sotto al mantello che aveva trovato fra le capanne dei contadini.
Muoversi nella notte silenziosamente non fu un problema. Passò inosservato agli occhi delle sentinelle sulle guglie del muro senza troppi problemi, finché non raggiunse il portone principale con il possente cancello e due guardie per lato a sorvegliare.
Si fermò improvviso senza saper come continuare.
Gli serviva un diversivo al più presto, o il suo sogno d’amore sarebbe finito ancor prima di iniziare.
E mentre escogitava un modo per distrarre le guardie di vedetta, ne accorse un’altra trafelata, correndo verso le sentinelle ed informandole della fuga della lupa.
Rhaegar si fece attento all’istante, avvicinandosi quanto bastava per udire la loro conversazione, ma non abbastanza affinché le torce lo illuminassero rivelando così la sua presenza.
“È sparita ed è stato emanato l’ordine di perlustrare il castello e trovarla al più presto!” Aveva annunciato la guardia e le sentinelle si erano subito organizzate di conseguenza.
Uno dei due seguì la guardia fin dentro al castello per cercare la donzella, l’altro invece rimase di vedetta nel caso in cui fosse fuggita dalla porta principale del castello.
Un sorriso birichino si dipinse sulle sue labbra.
Quello era esattamente il diversivo che stava cercando: con tutte le guardie alla ricerca della lupa, lui sarebbe certamente passato inosservato.
E, con una sentinella in meno, avrebbe potuto facilmente aggredirlo senza che venisse dato l’allarme.
Attese il momento propizio con estrema calma, come un predatore che segue solerte la sua preda.
Ma quando stava per balzargli al collo e neutralizzarlo, una figura scura gli piombò alle spalle spingendolo verso il muro in pietra.
La sentinella sbatté la testa rumorosamente, ma dalla sua bocca non emise un solo lamento mentre la coscienza fluiva via e l’oblio prendeva posto nei suoi occhi smarriti.
“L-Lyanna…?” Pronunciò a fatica, sincopando, prima di svenire nella gelida neve.
Rhaegar aggrottò le sopracciglia confuso.
Lyanna? Aveva capito bene?
La figura incappucciata pareva ancora non essersi accorta della sua presenza, così il principe ne approfittò per celarsi nuovamente nel buio.
E non appena I boccoli scuri fuoriuscirono dal cappuccio del mantello, Rhaegar si avvicinò senza indugio e le scoprì la chioma ribelle.
La lupa gli restituì uno sguardo argenteo colmo di stupore nel ritrovarselo lì davvero, in carne ed ossa.
La sua pelle nivea schiarì ulteriormente divenendo pallida come la neve. Le labbra rimasero leggermente rosee, segno che qualche goccia di sangue circolasse ancora nel suo organismo.
Vestiva abiti maschili e comodi, per nulla pregiati, anzi, estremamente spartani e logori. Probabilmente rubati a qualche guardia o qualche contadino.
“Tu?” La sua voce tremò nel silenzio della notte, così come il suo labbro inferiore prima di venire punito dai suoi denti.
“Ho ricevuto il corvo, sono qui per portarti via.” Spiegò velocemente, prima di allungare la mano verso di lei in un chiaro invito sussurrato dai suoi occhi.
Vieni con me, amore mio.
La lupa lo guardò esitante, dubitando forse che fosse realmente davanti a lei e che non fosse soltanto un’inganno della mente.
“C-come hai fatto a venire a nord così velocemente?” Chiese dubbiosa, arretrando di qualche passo.
Non si fidava. E come poteva mai? Era una fuggiasca che avrebbe dovuto credere che un principe del sud fosse giunto fin da lei a cavallo di un drago.
Rhaegar si levò il cappuccio e lasciò che la luce della torcia illuminasse il suo volto. 
“È una storia lunga, amore mio, ti prego, fidati di me e vieni via, non abbiamo tempo!”
“Eccola là!” Una voce si frappose fra loro, forte e allarmata, prima che un rumore di passi concitati si facesse più intenso. Più vicino.
“Ti prego, Lyanna.” Sussurrò il principe piano e la lupa allungò infine la sua mano afferrando la sua rimasta in sospeso per tutto quel tempo.
Corsero insieme nella neve, fino a che non furono fuori dalle mura di Grande Inverno, finché le loro membra non parvero congelate e continuarono a correre ancora, nonostante il fiato corto, nonostante i muscoli delle cosce che cedevano metro dopo metro nella fredda ed oscura notte.
Il castello era in allarme e sentivano sempre più forti le urla concitate dei soldati. Sempre più fiaccole si accesero alle loro spalle ed il rumore dei cavalli lanciati al galoppo non lasciava buon presagire.
“Non voltarti, corri ancora!” Urlò la lupa senza fiato, stringendo maggiormente la presa salda sulla sua mano.
Rhaegar eseguì l’ordine e s’impose di correre ancora, finché quel sogno d’amore non si sarebbe realizzato. 
E corsero a lungo, corsero finché le mura del castello non furono soltanto un puntino lontano dietro di loro, finché solo il rumore dei loro passi nella neve e dei loro respiri non fu l’unico suono.
Finché non intravidero la buia foresta fra le quali fronde innevate brillavano due occhi gialli incandescenti sinonimo di salvezza e libertà.

Volarono sulle lande desolate ricoperte di candida neve, volarono sul mare immenso, agitato e mai tranquillo.
Rhaegar non sapeva dove la bestia li avrebbe condotti, ma in ogni luogo andava bene, purché la sua amata fosse stata ancora al suo fianco.
Di sottecchi, voltò lo sguardo alle sue spalle, come già aveva fatto un’infinità di volte, alla ricerca della lupa.
Lo sguardo pieno di meraviglia ammirando il paesaggio che cambiava velocemente sotto di loro. Le pallide guance sferzate dal vento salmastro ed i capelli liberi ed indomabili che si agitavano continuamente sulle sue spalle.
Un palpitare incontrollato gli sfarfallò nel petto.
Non gli era mai capitato di averla così vicina e poterla ammirare liberamente in tutta la sua superba bellezza.
L’euforia e l’adrenalina gli scorrevano nelle vene lo rendevano estremamente impacciato e agitato.
Non era mai stato un grande eccelso nell’arte oratoria. Anzi, preferiva di gran lunga tacere e osservare le bislacche persone intorno a lui piuttosto che intrattenersi conversando con loro.
Ma in quel momento iniziava a sentire la pesantezza del silenzio calato fra loro fin da quando avevano lasciato Grande Inverno. Lyanna non aveva proferito verbo che non fosse stato per spronarlo a correre più veloce che potesse. Non aveva proferito parola neppure quando si era trovata davanti il drago che, con i suoi occhi incandescenti, la squadrava con diffidenza prima che Rhaegar le porgesse la mano per farla avvicinare ed aiutarla a salire sul dorso della bestia.
Erano trascorse diverse ore, ormai il sole iniziava ad affacciarsi nella volta celeste per sostituire la buia notte, ma ancora non v’era stata parola fra loro.
Rhaegar iniziava a non sapere più come comportarsi. Spiarla di nascosto e sviare lo sguardo quando gli occhi grigi di lei lo sorprendevano, iniziava ad essere ridicolo.
Strinse fra le mani le spine del dorso del drago e si mosse sul suo posto cercando una posizione più comoda.
“Sei stanco?” Chiese lei, con una vocina leggera e titubante che smascherava completamente anche il suo imbarazzo per quella situazione.
“Non molto, tu invece?”
“No… a dire il vero per niente.” Rispose lei ridendo sommessamente, attirando così l’attenzione del principe.
Rhaegar si voltò nella sua direzione, beandosi di quel sorriso splendido che le distendeva le labbra in una morbida curva.
“Davvero?” Chiese sorpreso, restituendole un sorriso divertito a sua volta.
“Il sonno è ben lontano da me” rispose lei, abbassando lo sguardo sul dorso della bestia per carezzarne con le punte delle dita la pelle squamosa e ruvida.
“Non avevo mai cavalcato un drago.” Aggiunse emozionata senza staccare gli occhi dalla pelle dell’animale.
“Tu?”
“Nemmeno io.” Confessò sorridendo in imbarazzo.
“Ormai i draghi grandi come questo non esistono più o sono chiusi sottochiave. Non so come questo potesse essere libero ancora… credevo che la mia famiglia li avesse imprigionati tutti.”
“Che peccato…” Confessò spontaneamente Lyanna sospirando.
“Creature così maestose non dovrebbero vivere chiuse.”
“Lo penso anche io…” concordò il principe volgendosi completamente con il busto verso di lei.
Ci fu un momento di silenzio in cui i loro occhi si specchiarono gli uni negli altri.
Grigio e viola che si fondevano assieme intensamente, indissolubilmente, in un dialogo silenzioso e sconosciuto.
Rhaegar sentì il cuore galoppargli nel petto. Quello sguardo valeva più di mille parole.
Allungò una mano verso di lei, in una muta richiesta di avvicinamento, e Lyanna, senza esitazione alcuna, l’afferrò saldamente avvicinandosi al principe.
Strisciò con il bacino sul dorso dell’animale, facendo attenzione alle creste ed alle spine coriacee che spuntavano fra le scaglie.
Raggiunse la schiena del principe e audacemente si aggrappò ai suoi vestiti per non cadere.
Rhaegar trattenne il respiro per l’emozione, ma sentiva le mani tremargli.
“Ho creato problemi con il corvo?” Chiese lei in un sussurro. Stavolta la sua voce si era fatta flebile ed affranta.
“L’ho letto soltanto io, nessuno sa che mi è arrivato il tuo messaggio.” Chiarì Rhaegar fattosi curioso.
Perché quella domanda?
“Nemmeno Elia?” Chiese ancora lei, facendosi ancora più piccola alle sue spalle.
Rhaegar sospirò abbassando lo sguardo.
Elia… perché come udiva il suo nome, il senso di colpa pareva soffocarlo?
“No. Solo io.” Dichiarò infine serio, stringendo le spine del drago con forza finché le nocche non gli sbiancarono.
“Scusami.”
“Per cosa?”
“Sento che ti da fastidio parlare di lei…” Confessò lei abbattuta, affondando la faccia fra le scapole del principe.
Rhaegar sorrise tristemente come unico commento a quelle parole.
Sì, non si sentiva sereno a parlare di Elia e non c’era alcun motivo per nasconderlo.
Lyanna se n’era accorta sicuramente dall’asprezza delle sue parole e dalla schiettezza delle sue risposte. Un po’ si sentiva rammaricato nei suoi confronti, dopotutto non voleva ferirla, ma nascondere il suo nervosismo nel parlare di Elia sarebbe stato soltanto l’ennesima menzogna.
Fingere era stato essenziale nella sua vita. Ma da quando era partito alla volta di Grande Inverno, sapeva di essersela lasciata completamente alle spalle.
E continuare a fingere, non aveva senso. Non ne aveva nessuna intenzione.
Con Lyanna voleva essere soltanto Rhaegar e niente più.
Soltanto lui. Quello vero e autentico.
“Mi dispiace tanto, non volevo creare problemi.” Confessò lei ancora, stavolta la sua voce si mostrò incerta e tremolante, segno di un pianto imminente.
“Non hai fatto niente, Lyanna. Non ho mai amato davvero Elia e lei ormai lo ha capito.” Spiegò il principe addolcendo la voce quanto possibile per rincuorare la fanciulla stretta alle sue spalle.
“Ho sempre pensato a te, fin da quando c’incontrammo ad Approdo del Re.” Aggiunse infine sorridendo con le guance in fiamme, felice che Lyanna non potesse vederlo in quel momento.
Sentì l’animo più leggero, mentre il cuore correva nel suo petto e lo stomaco si annodava in un dolce nodo di emozioni.
Lyanna si mosse leggermente alle sue spalle e le sue braccia esili gli circondavano la vita timide ed esitanti.
“Anche io, Rhaegar…” Confessò lei a sua volta, mentre il sole nascente andava ad illuminare loro l’orizzonte e dei piccoli cordoni di terra iniziavano ad intravedersi in lontananza.
Solo il mare ed il cielo come unici testimoni di quelle parole pregne d’amore e del suono dei loro cuori che battevano all’unisono.
  
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