Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: RaidenCold    04/12/2018    0 recensioni
Numerosi destini si incrociano nella città di Caravan Palace, legati dai bizzarri poteri noti come "Stand".
I giovani Joey e Joanna dovranno fare i conti con complotti e misteri, ma nel loro cammino non incontreranno solo nemici, bensì anche nuovi alleati che combatteranno al loro fianco lotte sempre più dure: sarà proprio in queste battaglie che i protagonisti impareranno a conoscere loro stessi, i propri Stand, ed i motivi per cui hanno ricevuto tale dono.
(Postilla della'autore: era da tanto tempo che volevo scrivere una storia su uno dei miei fumetti preferiti, spero possa piacervi, e che in essa, nonostante il mio tocco personale, possiate trovare il senso di "Bizzarria" che mi ha sempre affascinato nei lavori del grande Hirohiko Araki.
Ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno aiutato nella stesura di questa storia, ed in particolare TheShieldOfClouds, che trovate qui su Efp, e Saru Mimiwara.)
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Caravan Palace non era una città dal clima particolarmente avverso, tuttavia poco dopo l’arrivo dell’autunno era giunta una misteriosa calda durata diversi giorni; infine, il caldo poi si tramutò in una pioggia fittissima ed incessante, che impedì per una settimana a tutti di uscire fuori di casa.

 

Joanna odiava rimanere bloccata senza fare niente, e l’attesa che il tempo migliorasse l’aveva innervosita parecchio; così, appena la pioggia divenne meno minacciosa, prese il suo impermeabile giallo e si precipitò fuori di casa tutta imbacuccata con sciarpa e cappuccio.

Giunse davanti all’entrata del parco centrale della città, e là vi trovò ad attenderla una ragazza dall’aspetto imbronciato; era piuttosto alta e robusta, ed aveva sgargianti capelli rosa arruffati, tagliati in modo irregolare, con un lato più lungo rispetto all’altro.

“Ma perché diavolo sei voluta uscire con questo tempo del cacchio…” - sbuffò la ragazza.

“Perdonami Rising” - rispose Joanna ridacchiando in modo un po’ ebete - “è che lo sai, io non riesco a stare chiusa in casa!”

“Ho capito, ma non vedo perché dobbiamo beccarci un malanno per la tua impazienza!”

“Però anche tu, potresti metterti qualcosa di più adatto per la pioggia…”

Era quasi impossibile vedere Rising Sun con un vestiario diverso da tuta e scarpe da ginnastica – che lei amava molto impreziosire con spillette, catenine, e altri ninnoli vari.

“Io mi vesto come mi pare bamboccia!” - borbottò Rising mettendo le braccia conserte e sbattendo il piede a terra.

“Ad ogni modo” - sorrise Joanna, totalmente noncurante delle occhiate funeste dell’amica - “andiamo a fare un giretto nel parco.”

“Nel parco? Ma sarà tutto infangato!”

“Adoro il profumo delle piante bagnate dalla pioggia…”

“C’è il fango.”

“E poi il suono delle gocce che cadono dalle foglie…”

“C’è il fango.”

“E la nebbiolina che si alza poi…”

“C’è il fottutissimo fango!”

“Ho capito, non c’è bisogno che tu mi dia altre motivazioni per andarci!” - rispose Joanna tutta pimpante per poi addentrarsi nel parco.

Si conoscevano da diversi anni, ma Rising non aveva mai capito se in quei momento Joanna scherzasse o se le pensasse davvero certe cose strampalate prima di dirle.

“E dove te ne corri, aspettami…” - sospirò la poveretta rassegnata a vedere le sue belle scarpe sportive nuove completamente insudiciate nella fanghiglia.

 

“Ma dove si sarà cacciata…” - si domandò scrutando attorno in cerca dell’amica, quando finalmente la trovò dinnanzi al capanno del custode del parco, come pietrificata, e per cercare di capire quale fosse la fonte del suo turbamento si avvicinò.

 

“Ehi, è tutto a posto?” - domandò perplessa Joanna a quella figura minuta che se ne stava rannicchiata sotto la tettoia del capanno, avvolto in una coperta fradicia.

Non ottenendo alcuna risposta la giovane si chinò allarmata sopra di lui:
“Mi senti?”

Questa volta il ragazzo si limitò a guardarla con occhi vitrei e spenti, ed aprì la bocca come se stesse tentando di dire qualcosa, ma senza riuscirci.

“Santo cielo…” - commentò Rising appena giunta - “… questo ragazzo trema come una foglia!”

Rising si abbassò a sua volta gli prese la mano:
“E’ gelido, sta andando in ipotermia…” - si sfilò la felpa la diede all’amica - “Togligli quella coperta e la maglia, mettigli questa, tienilo al caldo e cerca di farlo restare cosciente mentre chiamo un’ambulanza!”

Joanna fece quanto ordinatole senza esitare, mentre Rising effettuava la chiamata ai soccorsi.

“Resisti!” - disse Joanna abbracciando il giovane - “Come ti chiami?”

“C-Cirano…” - balbettò tremulo.

Sentendo il calore della ragazza, si ridestò parzialmente, e quando la vide in volto ne rimase folgorato: aveva i capelli dorati, gli occhi dello stesso blu profondo del mare, ed un viso angelico e armonioso, che in qualche modo aveva come la sensazione di aver già veduto.

«Sì, dev’essere senz’altro un angelo…» - pensò Cirano, mentre la vista gli si offuscava, ed i suoni diventavano sempre più confusi e lontani.

 

Aprì lentamente gli occhi: vide un soffitto bianco, sconosciuto.

Ruotò leggermente il capo, e notò accanto a sé quella stessa figura che aveva visto prima di perdere conoscenza, che lo guardava sorridendo estasiata:
“Che bello, ti sei svegliato!”

Cirano la guardò perplesso, ma tentò comunque di essere cortese:
“Io… mi hai salvato, vero?”

“Sì, io e la mia amica Rising.”

Joanna fece un cenno, e Cirano notò all’altro lato della stanza una ragazza che se ne stava a braccia conserte, e lo guardava con un mezzo sorriso:
“Ci hai fatto prendere un bello spavento, sai?” - gli si rivolse Rising - “Ma che ci facevi solo nel parco sotto la pioggia?”

Cirano portò lo sguardo da un’altra parte:
“Io… non sapevo dove altro andare…”

“Ma come” - disse meravigliata Joanna - “non ce l’hai una casa?”

“No, al momento no.”

“Ce l’hai una famiglia?” - gli domandò Rising.

“Non saprei…”

“Certo che sei un tipo davvero bizzarro…”

“Rising, cerca di essere cortese; perdonala, sembra una poco di buono, ma è una brava persona.”

“A chi hai dato della poco di buono?!”

“Ad ogni modo non mi sono ancora presentata: il mio nome è Joanna.”
Un nome davvero armonioso, pensò Cirano tra sé e sé.

“Hai detto di chiamarti Cirano, giusto?”

“S-sì” - rispose come destatosi da quella domanda.

“Non sei di Caravan…?”

“No, vengo dall’Italia.”

“Sei parecchio lontano da casa” - commentò Rising - “cosa ti ha spinto fin quaggiù?”

Cirano rimase in silenzio e con lo sguardo basso.

“Capisco.” - concluse Risng, notando l’evidente disagio che quella domanda aveva portato al ragazzo.

“Però c’è una cosa che non comprendo: come mai voi siete qui?”

Joanna a quel punto si alzò sorridendo impettita:

“Non hai di ché preoccuparti, mio padre è il capo di questo reparto dell’ospedale!”

“Guarda che questa cosa è losca, legalmente parlando…” - la rimproverò Rising.

“Ma cosa avremmo dovuto fare, lasciarlo solo?”

“Io non so come ringraziarvi, mi avete salvato, senza conoscermi, e senza niente da avere in cambio…”

A quel punto Rising gli si portò vicino e gli scompigliò i capelli accarezzandolo energicamente:
“Non potevamo mica lasciarti là a morire di freddo!”

“E’ già la seconda volta nel giro di poco tempo che mi salvano la pelle, devo stare più attento…”

“Da quanto sei qui, Cirano?” - gli domandò cortesemente Joanna.

“Circa due settimane.”

“Come?” - sgranò gli occhi meravigliata - “Hai vissuto nel parco per tutto questo tempo, subendo l’afa prima ed il diluvio poi?”

“Sì, il parco è molto grande e pieno di rifugi, ma a un certo punto credevo sarei annegato da quanto acqua era venuta giù.”

“Spero non ti sia imbattuto in certa brutta gente che gira da quelle parti…” - commentò Rising.

“Mi sono trovato contro dei pessimi elementi, ma sono stato soccorso da…”

In quel momento entrò nella stanza un uomo di mezz’età dai capelli biondi portati corti, con un paio di occhiali da vista scuri, sotto cui si celava un volto piuttosto simile a quello di Joanna – anche se meno aggraziato ed ovviamente molto più mascolino, complice anche una barbetta di due giorni; notando subito il suo camice bianco, Cirano capì che si trattava di un medico.

“Voi due siete ancora qui… volete mettermi nei guai?”

“Scusami papà” - disse Joanna grattandosi la testa con aria inebetita - “ma non riuscivo proprio a starmene in attesa di novità, così ho detto che eravamo parenti!”

Rising la guardò perplessa:
“Ma ti conoscono tutti qua!”

“Che ti devo dire, mi hanno creduto sulla parola!” - rispose sorridendo candidamente.

Joanna aveva un visino cordiale e innocente, ma quando voleva sapeva usarlo per conseguire i suoi fini.

“Ad ogni modo sono felice di vedere che ti sia ripreso; sono il dottor Budd Joestar, immagino tu abbia già conosciuto mia figlia Joanna.”

Udendo quel cognome Cirano sgranò gli occhi colpito:

“Ha detto... Joestar?”

“Dal tuo sguardo intuisco tu ci abbia già sentiti nominare.”

“Sì ecco, quando sono arrivato qui ho incontrato un ragazzo che rispondeva al vostro stesso cognome, e che ora che ci penso vi assomigliava, ma aveva un carattere totalmente diverso rispetto al vostro…”

“Aveva uno sguardo da assassino e sembrava perennemente incavolato?” - gli domandò Joanna.

“Ehm, sì, abbastanza…”

“Allora hai senz’altro incontrato il mio fratellone Joey!” - si illuminò Joanna.

“Già, proprio lui.”

“Quell’idiota, poteva anche dircelo di averti visto da solo nel parco!” - si alterò subito dopo la ragazza arricciando le labbra.

“Sono sicuro non potesse immaginare che la situazione sarebbe degenerata in questo modo” - intervenne il padre - “d’altronde chi penserebbe che un ragazzino come te viva in un parco tutto solo?”

“So badare a me stesso.”

“Vedo… ” - commentò Rising caustica.

“Comunque Joanna mi ha detto che ti chi chiami Cirano, ma a parte questo non si sa nulla di te, eri senza documenti, e avevi con te solo uno zaino con dei vestiti, un po’ di cibo, e qualche spicciolo…” - a quel punto Budd indicò con lo sguardo una sedia ai piedi del letto, su cui era poggiato il suo vecchio zaino pieno di tagli e sgualciture - “Adesso però ho bisogno che tu mi dica chi sei.”

Il giovane scuoté il capo nervosamente:
“No, non posso farlo.”

A quella risposta Budd si fece serio all’improvviso:
“Stai scappando da qualcuno?”

Cirano alzò il capo con gli occhi spalancati: il dottore aveva appena centrato il segno.

“Se non ci dici la tua identità non potremo aiutarti…”

“Se ve la dicessi poi arriverebbero i servizi sociali, e mi riporterebbero a casa!”

“Capisco la delicatezza della cosa dal modo in cui stai reagendo, se vuoi possiamo parlarne solo io e te da soli…”

“Che lo sappia soltanto lei dottore o anche Joanna o Rising, non fa alcuna differenza: se ve lo dicessi finirei nei guai, e forse anche voi sareste in pericolo.”

“Se hai così tanta paura perché non sei andato dalla polizia?”

“Non è una cosa alla loro portata…”

“Allora lo è alla nostra.” - sentenziò Rising sogghignando, e dietro di lei apparve una figura umanoide rosa simile a una specie di armatura robotica dalle fattezze femminili, con una pittoresca cresta sul capo.

“Ma quello è uno Stand…!”

“Ci avrei scommesso che era un portatore!” - schioccò le dita compiaciuta per poi ritirare lo Stand.

“Hai visto anche quello di Joey, immagino.” - gli si rivolse pacatamente Joanna.

“Sì, e lui ha visto il mio.”

“Quell’idiota non ci ha nemmeno detto che ha incontrato un nuovo portatore!” - esclamò la ragazza alterandosi di colpo nuovamente.

“Da dove vengo io praticamente nessuno è a conoscenza di queste abilità, qua invece sembra che sia pieno di Stand…”

“E’ per via della Stardust Rain.” - rispose Budd.

“Ma certo, ricordo quando ne parlarono alla TV; dunque è questo il segreto che si cela dietro agli Stand di questa città!”

“Però tu non hai ottenuto il tuo Stand in quel modo, ho ragione?”
“Già, io l’ho sviluppato mentre scappavo…” - disse prendendo lo zaino, ed estraendoci un piccolo ciondolo con una pietrina incastonata - “Mi sono tagliato con questo, e da allora sono entrato in possesso dell mio Stand.”

Budd lo prese tra le mani e lo osservò:

“Non c’è dubbio, è dello stesso materiale della polvere caduta quella notte: emana la stessa misteriosa essenza.”

A quel punto Joanna prese la mano a Cirano e lo guardò dritto negli occhi:
“Non è un caso che tu sia giunto fin qui, gli Stand si attirano, e non sempre per combattere, a volte gridano aiuto, e gli altri Stand possono sentirlo.”

Colpito da quelle parole gentili e da quello sguardo empatico, Cirano rimase per alcuni istanti in silenzio, dopodiché si decise a parlare:
“Sono perseguitato da una strega.”

Udendo ciò tutti i presenti assunsero un’espressione interrogativa, e Cirano continuò:
“E’ una donna con un potere malvagio, che sta perseguitando la mia famiglia: il suo nome è Greta Van Fleet.”

“Per potere immagino tu intenda Stand…” - disse Budd.

“Sì, ne sono quasi completamente certo. Ad ogni modo, tutto iniziò quando mio padre ebbe un incidente d’auto, ed il caso volle che questa donna, si trovasse là vicino; lui diceva che l’aveva soccorso, ma ho ragione di credere che volesse solo derubare le vittime dell’incidente, pensando di farla franca per via della confusione. Greta Van Fleet era una accattona che viveva elemosinando e ubriacandosi, e mio padre provando pietà e sentendosi in debito le offrì un lavoro nella sua azienda.

I primi tempi andò tutto bene, ma dopo un po’ Greta cominciò a chiedere prima aumenti via via sempre più alti, e poi ingenti somme di denaro in prestito.

Lei non prese bene il rifiuto di mio padre, e diede in escandescenze: si presentò sotto casa nostra, urlando che ci malediva, e che saremmo andati tutti all’inferno.

Da quel momento tutti i miei parenti iniziarono a morire uno dopo l’altro, e senza che i medici riuscissero a trovare una causa razionale a quella catena di decessi: era come se all’improvviso avessero semplicemente smesso di respirare. Al momento solo mia madre è ancora viva, ma respira grazie a una macchina ed è in un coma profondo, pertanto l’unico obiettivo rimasto per quella maledetta sono io e, fortunatamente, ora che posso vedere gli Stand so in che modo ha ucciso la mia famiglia: il suo Stand assume la forma di spore mortali che entrano nelle vie respiratorie, e soffocano la vittima. Prima di ottenere il mio potere non ero in grado di vederle, quindi sono certo si tratti di un’abilità Stand.”

“Spore che soffocano” - commentò Budd - “non ho mai sentito di un’abilità simile.”

“Neanch’io, ma mi mette i brividi…” - aggiunse Rising.

“Mi dispiace così tanto per la tua famiglia Cirano…” - soggiunse Joanna visibilmente toccata da quel tragico racconto.

“Adesso capite perché non posso farmi individuare? Se Greta Van Fleet mi scoprisse potrebbe uccidere non solo me, ma anche tutti coloro che mi aiutano.”

In quel momento Budd si rivolse a Rising:
“Tu hai una miriade di parenti sparsi per il mondo che non vedi mai, giusto?”

“Sì… perché?”

“Potremmo dire che Cirano è un tuo lontano parente, così non dovremmo preoccuparci dei servizi sociali o della polizia.”

“Eh?! E poi me lo devo tenere io in casa? E magari rischiare di morire soffocata da quella pazza?”

“Sta tranquilla, non te lo chiederei se non fossi sicuro della forza del tuo Stand.”

“Mi spiace, non posso accettare” - intervenne Cirano - “lei mi troverà prima o poi, non voglio mettere Rising in pericolo, né arrecarle fastidio occupandole casa.”

“Non permetterò che un mostro simile vada in giro a tormentare un MIO paziente: le normali forze dell’ordine non hanno gli strumenti per combattere né tanto meno giudicare un criminale dotato di Stand.”

“Perciò noi…”

“Esattamente ragazzo mio: le daremo quel che si merita.”

Cirano rimase incantato dalla forza di quelle poche ma efficaci parole: il dottor Joestar non sembrava un esaltato, sembrava possedere un innato senso di giustizia, e in lui riusciva a rivedere la stessa possanza mostrata da Joey quando lo aveva soccorso.

“Perché fate tutto questo per me? Non mi conoscete, potrei anche essermi inventato tutto, ed essere solo un morto di fame che cerca di approfittarsi di voi…”

“Come ha detto Joanna” - rispose il dottore - “gli Stand a volte lanciano un grido di aiuto, e noi non intendiamo ignorare quello del tuo.”

“E se poi viene fuori che cerchi di fare il furbo ti spezzo le gambe!” - ridacchiò Rising, senza far capire a Cirano quanto stesse effettivamente scherzando.

“Noi ti staremo vicino, tesoro.” - concluse Joanna facendogli l’occhiolino.

Vedendo quelle tre persone così sicure ergersi attorno a lui, Cirano sentì dopo tanto tempo un piccolo barlume di speranza nella sua vita che ormai riteneva solo una fuga incessante da una morte incombente.

 

 

Ciondolava a passo zoppo, vestita di abiti consunti e sudici, tra le vie più oscure della città dove nessuno osava mettere piede: un passaggio perfetto per la megera Greta Van Fleet.

D’improvviso, dopo aver svoltato, vide all’ombra di un lampione mal funzionante una figura imponente che si ergeva immobile a braccia conserte.

“Signore buono, hai qualche soldo per una povera…”

Greta si paralizzò di colpo: era andata in contro per domandare un’elemosina, ma non si era accorta dell’aura opprimente emessa dalla figura in penombra.

“Sei un essere così disgustoso che non vale nemmeno la pena spargere il tuo sangue.” - sentenziò l’uomo.

A quel punto Greta si levò tutta la maschera della povera vecchina, e sul suo volto rugoso comparve una smorfia adirata:
“Maledetto stronzo!” - gridò sputacchiando dai fori tra i pochi denti marci che le erano rimasti.

Una nuvola avvolse l’uomo, e Greta emise una risata sadica, dal suono simile al ragliare di un asino:
“Soffoca, muori, stronzo!”

E mentre si gongolava una mano le afferrò la gola e la sollevò da terra:
“No no pietà signore buono!” - tentò di gridare - “aiuto, aiuto!”

“E’ inutile che ti agiti tanto, stupida vecchia, nessuno verrà per della feccia come te, ma è il tuo giorno fortunato: oggi potrai dare un senso alla tua inutile vita.”

La vecchia sentì qualcosa agitarsi sotto la mano dell’uomo, per poi iniziare a strisciare nelle sue carni, e ad assorbire il suo sangue:

“Hai uno Stand interessante, ma vedi, non puoi fermare i polmoni di qualcuno che non respira.”

A quel punto la gettò a terra, completamente dissanguata.

“Ora alzati, Greta Van Fleet.”

Come comandato da tali parole, la vecchia si ridestò in piedi:
“Ai tuoi ordini, padrone.”

L’uomo ghignò compiaciuto:
“So che hai una missione da fare: compila pure, e cerca di non farti ammazzare se puoi; voglio vedere di cosa sei capace…”

“Sì, mio Dio.”

 

   
 
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