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Autore: Akicchi    06/12/2018    0 recensioni
Era come se la madre non avesse aspettato altro, nient altro che il proprio figlio deciso a prendere l'iniziativa dopo aver giocato e punzecchiato al meglio il suddetto.
Solo che non sempre si può avere tutto ciò che si desidera.
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
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     Dicono che per non soffrire più per una determinata cosa, devi farci l'abitudine e non ti farà più male.
           Sbagliato.
Una cascata di inchiostro gli copriva in parte la pelle, diafana ma arrossata, mentre delle dita smaltate di viola l'accarezzavano con le unghie: desiderio.
           Un sussulto.
Le unghie stavano perforando la carne, lasciando varie curve al pari di un pennino affilato, dove iniziavano a lasciare varie macchie di colore rosso acceso e brillante. Non sentiva più il dolore, ormai, sentiva solo il suo corpo congelarsi nonostante il liquido cremisi che man mano faceva la sua apparizione ad ogni tratteggio.
Un nauseabondo e stucchevole odore di menta piperita.
Quell'odore che soltanto il corpo nudo della donna emanava, così le labbra colorate da un rossetto abbinato allo smalto, facendogli soltanto salire la voglia di rigettare ogni singolo pezzo dell'anima che gli era rimasta. La lingua di ella era abile nello stuzzicare la propria, della quale teneva sempre le redini come a imporsi dell'autocontrollo, eppure l'intrecciava per sfogare la propria frustrazione.
Non era il solo a sfogarsi in una maniera così animalesca.
All'altezza della vita, un'unghia tracciò con forza una parola: meiner, il mio.
      «E' una bella sensazione, vero?» Non le rispose; i suoi occhi neri erano come due buchi, sconfinati e vuoti, ormai inespressivi. «Jonathan, amore della mamma, rispondi.»
Il corpo nudo come una tela di ella, in quel momento, stava cercando di colorare quell'opera mezza distrutta di suo figlio. Il quale, deciso a finire la questione con un sospiro, capovolse le posizioni mentre veniva osservato con ammirazione, commozione e orgoglio.
Come se la madre non avesse aspettato altro, nient altro che il proprio figlio deciso a prendere l'iniziativa dopo aver giocato e punzecchiato al meglio il suddetto.
Solo che non sempre si può avere tutto ciò che si desidera.
La sua anima era a pezzi, ormai.
Non riusciva più a provare una singola emozione umana vicina alla compassione o l'empatia.
Ci riusciva, a dire il vero, ma non con lei.
Il mostro.
La persona che l'aveva rovinato.
Le si avvicinava ora con il busto, il volto per poi mirare all'orecchio.

      "Mi fai schifo."

      "Ti odio."

      "Meriti di morire."

      "Tu non sei una madre."

      "Devi farti curare."

      "Hai seri problemi."

      "Vaffanculo."

      "Tu hai chiuso con me."

      "Vai via, o me ne vado io."

      "Troia."

      "Mi hai rovinato la vita."


      «Non provo più niente.»



















Angolo di Akicchi:
Hello, Akicchi here!!
'SCOMPARI PER SECOLI E RITORNI PER PUBBLICARE UNA BLASFEMIA SIMILE!? Ma non ti vergogni?!'
*sweats nervously* E se... e se rivelassi che è di quasi due anni fa, ma volevo pubblicarlo lo stesso perché, in fondo, non mi schifava così tanto? In ogni caso, indipendentemente da tutto, grazie per averla letta. ;;
Voglio chiarire una cosa: non so il tedesco, ho spizzicato un dizionario tedesco online per il titolo e una pagina di grammatica per dire 'il mio', ma non avendo beta reader che conoscono il tedesco (o comunque, non ci sono così in confidenza da andare a rompere le scatole), non mi uccidete se risultano sbagliate queste due parti. Anzi, non mi dispiacerebbe scoprire se ho trascritto bene o male. ;;/
A parte questo, non so quando riprenderò le fan fictions. Ho iniziato un progetto più serio e che mi sta a cuore, quindi non quando ritornerò, ma non è un addio. Assolutamente. Tornerò, non so quando ma tornerò e vi ringrazio per la pazienza per aver letto tutto questo.
Chus, Akicchi. 
   
 
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