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Autore: Nope1233    07/12/2018    0 recensioni
- Ricordo bene quel periodo. Quello dove eravamo bambini e giocavamo alle cose più disparate senza nemmeno pensarci troppo.
Nè io, né Kacchan e nemmeno Izuku avevamo ancora sviluppato i nostri quirk e vivevamo ancora spensierati immaginando quello che saremmo potuti essere una volta cresciuti. Tutti e tre volevamo diventare eroi di alto livello.
Ricordo anche la prima volta che Kacchan mi rivolse la parola. Eravamo nel cortile dell'asilo e con i suoi soliti toni stava minacciando un bambino di mandarlo all’ ospedale. Non conoscendo nè lui nè la vittima mi buttai in mezzo difendendo il malcapitato. Mi parai davanti a lui con le braccia aperte e fissavo Kacchan con aria di sfida. 
Quest'ultimo si avvicinò con aria di superiorità e cercò di colpirmi. Schivai il colpo e con uno sgambetto lo feci cadere a terra. Sembrava arrabbiato, ma a me non importava.
“così impari brutta testa gialla!” dissi quasi urlando.
Riuscii ad intravedere un sorriso beffardo sotto quei ciuffi biondi mentre si rialzava e poi si mise a ridere.-
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hitoshi Shinso, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Katsuki Bakugo POV

 

"Allora? Come è andata?" mi accolse Kirishima all'uscita dall'ospedale.

"La cosa ti riguarda, per caso?" dissi lanciandogli un'occhiata seria e camminando verso i cancelli.

"Non direttamente, ma sei mio amico e quindi lo voglio sapere!" rispose spostandosi al mio fianco.

 

Ringhiai a denti stretti e proseguii a testa bassa il mio tragitto.

Una volta sulla strada, Kirishima si rivolse a me.

 

"Ti andrebbe di andare a prendere qualcosa in un bar? Ho una sete assurda."

Non avevo niente di meglio da fare ed accettai.

Stare da solo avrebbe solo dato modo ai miei pensieri di tormentarmi ancora.

 

Capelli di merda mi accompagnò fino ad un locale incastrato tra due grandi palazzi in una via secondaria e, dopo esserci accomodati, ordinammo da bere.

"Hai già scelto in quale agenzia andare a fare il tirocinio?" chiese il ragazzo sorridendo.

"No, non ci ho ancora pensato." mormorai.

"Per T/N ci saranno sicuramente una marea di richieste dopo la vostra battaglia! E quella sua seconda Unicità è un qualcosa di assurdo! Sapevo che erano rare, ma non credevo di riuscire ad incontrare qualcuno che la possedesse!"

Squadrai storto Kirishima, ma non se ne accorse.

Non volevo che parlasse di lei. Fino al giorno dopo non avevo intenzione di darle il permesso di invadere la mia mente. L'avrei accompagnata a casa e basta, forse sarei stato meglio con me stesso.

 

"Però mi chiedo...Se per attivare la sua seconda Unicità deve per forza baciare qualcuno, non oso immaginare con quante persone dovrà farlo in futuro per sfruttarla al meglio." disse pensieroso alzando gli occhi al cielo.

Quella riflessione mi fece infuriare e scattai in piedi sbattendo forte una mano sul tavolo con espressione furiosa.

"CHE CAZZO DICI, KIRISHIMA!"

"Ahah! Sei geloso, Bakugo?" rise muovendo le mani a difesa davanti al petto.

 

Per quanto fosse stupido, fu quello l'istante in cui mi accorsi che era vero.

Anche vedere quello strano tipo con le occhiaie ronzarle intorno mi dava tremendamente fastidio, figuriamoci se avesse dovuto baciare chissà chi per assimilarne l'Unicità.

La mia espressione cambiò rilassandosi mentre man mano mi rendevo sempre più conto della vastità dei miei sentimenti per lei.

 

"Ecco qua." si intromise la cameriera poggiando la nostra ordinazione sul tavolo.

Quando si fu allontanata, mi rimisi a sedere ed incrociai le braccia scrutando qualcosa a lato della stanza.

Kirishima si avventò sulla sua spremuta e, dopo averne bevuta quasi metà, sospirò soddisfatto.

"Aah! Ci voleva proprio!"

Dopo di che alzò lo sguardo e scoprì i miei occhi persi nel vuoto.

 

T/N era tornata a comparirmi davanti agli occhi ed il mio cervello andò a ruota libera mostrandomi improbabili immagini in cui io e lei camminavamo insieme per strada, ci sfidavamo nelle sale giochi e mangiavamo insieme mentre il suo sorriso non accennava a spegnersi.

Lei mi mancava.

 

"Bakugo...Dai, dimmi cosa vi siete detti." disse Kirishima interrompendo i miei pensieri.

Nonostante tutto, di Capelli di merda mi fidavo e ormai sembrava l'unico in grado di potermi comprendere in quella stressante situazione.

"Nulla di che...Domani...Domani la accompagno a casa quando esce dall'ospedale." mormorai.

"SUL SERIO?" gridò entusiasta.

"Si..."

"Grandioso! Perchè non le cucini anche qualcosa di buono? Ha passato una settimana pesante e deve rilassarsi un po'!"

"Stai scherzando?"

"Ovvio che no! E magari, già che ci sei, puoi anche confessarle quello che provi! Così risolvete questa stupida questione!"

"MA SEI FUORI?" urlai tirandogli un calcio da sotto il tavolo.

Tirò subito a sè il ginocchio accarezzandosi lo stinco dolorante e lentamente alzò gli occhi su di me.

 

"P-Perchè no? Dopo quel pianto disperato che ti ho visto fare, credo che tu sia abbastanza cotto."

Scattai in piedi scavalcando il tavolo con il busto e lo presi con forza per la maglia.

"ERA SOLO FOTTUTO SENSO DI COLPA! LA PIANTI CON STA STORIA O VUOI MORIRE SUL SERIO?"

 

Ormai era abituato ai miei scatti d'ira e non si scompose minimamente osservandomi con aria seria.

"Però ti contraddici in continuazione, Bakugo. Se senti tutto questo senso di colpa, non vuol dire forse che ci tieni? Se non ti frega nulla di qualcosa, non dovresti soffrirci così tanto, no?"

 

Davanti a quelle parole, la mia mente si spense.

Aveva ragione su tutta la linea.

Era una cosa così semplice e non l'avevo mai notata, ma confermava come non mai che quello che provavo per lei era infinitamente più grande di me.

Qualcosa che non potevo gestire.

 

Lasciai la presa e, a testa bassa, mi accasciai sul divanetto.

 

Dovevo arrendermi e basta?

Sarei forse stato meglio?

Un immagine non richiesta dove io e T/N dormivamo abbracciati mentre osservavo il suo volto rilassato poggiato sulla mia spalla, giunse per darmi la risposta.

Fu come risvegliarsi da un lungo sonno e desiderai tornare indietro per poter cambiare tutto quello che le avevo detto prima e durante il Festival.

Avevo lottato così duramente contro qualcosa di così semplice e pulito come i miei sentimenti, in cambio di cosa? Solo altro dolore per entrambi.

Rendermi conto di tutto ciò, mi riempii il petto di un calore strano ed altro senso di colpa tornò a bussare alla mia porta, ma questa volta c'era qualcosa di diverso.

Un lontano spiraglio di luce mi indicava un'ipotetica strada da percorrere e, dopo così tanto tempo, mi sentii come sollevato.

La rabbia era sparita e sentii come se la gabbia intorno a me fosse crollata definitivamente.

Una strana sensazione di pace mi invase completamente e riuscii ad ammettere a me stesso quello che provavo.

La amavo da impazzire da quando eravamo bambini ed il bacio inaspettato che mi aveva dato durante il nostro combattimento era stata la cosa più bella che mi era accaduta negli ultimi anni.

 

Presi il mio bicchiere e mi portai la cannuccia alle labbra iniziando a bere sotto lo sguardo interrogativo di Kirishima.

"Ehm...Comunque dovrai scegliere in fretta tra tutte le agenzie che ti hanno scritto, ce ne sarà certamente una che..." sorrise il ragazzo.

"Secondo te..." lo interruppi tenendo gli occhi fissi sul tavolo. "T/N mi odia?"

"EH? Stai scherzando spero? Si vede lontano un chilometro che quella ragazza è innamorata di te!"

"Ma le ho dette solo cose orrende da quando è tornata."

"E quindi? Domani sarà un'ottima occasione per rimettere le cose a posto!"

 

Cadde uno strano silenzio tra di noi e Kirishima piegò la testa sorridendo.

"So bene che anche tu sei innamorato di lei, Bakugo. Domani cerca di farla sentire a suo agio e vedrai che le cose si sistemeranno da sole."

Conclusi la mia spremuta e poggiai il bicchiere sul tavolo.

Sapevo già quanto sarebbe stato difficile per me fare qualcosa del genere, ma ero intenzionato a farmi perdonare da lei.

T/N aveva cercato in tutti i modi di riallacciare i rapporti con me dal suo arrivo ed ora era il mio turno di impegnarmi per evitare che non se ne andasse definitivamente dalla mia vita.

Non volevo più vederla andare via.

 

 

T/N POV

 

Quando mi svegliai la mattina successiva, mi sorsero mille domande sugli avvenimenti del giorno precedente.
 

Kacchan mi avrebbe accompagnato a casa e non comprendevo il motivo del suo cambio di opinione.

Forse si sentiva in colpa per qualcosa e voleva solo pulirsi la coscienza? Oppure ci teneva davvero?

 

Erano domande a cui non potevo avere risposta in quel momento e mi accompagnarono per tutta la giornata.

 

La signora anziana, mia compagna di letto, era stata spostata in un altra stanza per problemi avuti durante l' operazione e la cosa mi stringeva il cuore. Mi aveva rallegrato parecchio durante i giorni passati in quell'ospedale e speravo con tutta me stessa che si riprendesse. 

 

Giunse l' ora del pranzo ed un inserviente mi portò il vassoio con il pasto.
Iniziai a mangiare, quando qualcuno bussò alla porta. Mi chiedevo chi potesse essere, probabilmente qualche parente della signora che non era stato avvisato del cambio di stanza.

 

"Avanti!" dissi.

 

La porta si aprì lentamente e mi stupii nel vedere Shinso varcare l' ingresso sorridendomi dolcemente.

 

"Shinso! Cosa ci fai qui?" chiesi felice di vederlo.
"Non ho il tuo numero e volevo vedere come stavi." mormorò.
"Sto bene, grazie! Tu invece?"
"Non c'è male."
"Vieni, siediti qui!"

 

Si sedette accanto a me e mi tenne compagnia per tutta la durata del pranzo.

 

Mi chiese delucidazioni riguardo al mio secondo quirk e cercai di rimanere vaga sull' argomento. Non si doveva sapere assolutamente che esistessero Unicità trasmissibili o sarebbe stato un bel problema. Mi fidavo di Hitoshi, ma dovevo comunque mantenere il segreto.

 

Vedevo Shinso molto più sereno rispetto a quella giornata del festival e ne fui sollevata.

 

Rinnovai il mio pensiero di sentirmi davvero a mio agio quando ero in sua compagnia e non mi accorsi del passare delle ore.

 

Parlammo di parecchie cose fino a che non mi accorsi che era quasi giunta l' ora della mia dimissione.

 


"Sono...sono davvero più rilassato nel vedere che stai così bene." mormorò Shinso sorridendo. "Mi chiedevo...ti andrebbe se ti accompagnassi a casa più tardi?"

 

Il ragazzo arrossii leggermente abbassando la testa.

 

Lo guardai con aria interrogativa non capendo il perché di quell'imbarazzo e mi dispiaceva dover rifiutare di fronte a tutta quella dolcezza.

 

"Mi dispiace, Shinso. Ma..."

 

La porta si spalancò ed entrambi ci voltammo.

 

Il medico che mi aveva seguito dal mio ingresso in ospedale comparve sulla porta e squadrò Hitoshi.

 

"Le chiederei cortesemente di uscire in modo che possa visitare la ragazza." disse con un sorriso.

 

"Certo." rispose Shinso alzandosi ed iniziando a camminare verso la porta."Ti aspetto qui fuori." concluse donandomi un leggero sorriso.

 

Quando il ragazzo uscì, il dottore si avvicinò e, dopo avermi controllato i parametri per l' ultima volta, mi diede i fogli delle dimissioni con un sorriso.

 

Controllai l' orario e scoprii che ero cinque minuti in ritardo rispetto all'ora che avevo riferito a Katsuki e lo immaginai già furioso all' ingresso dell'ospedale.

 

Raccolsi la mia roba in uno zaino e mi infilai le scarpe, dopo di che mi avviai alla porta. 

 

Una volta nel corridoio, mi voltai e, con mio enorme stupore, scoprii Kacchan con un grosso borsone sulla spalla in preda alla rabbia intento a trattenere Shinso per il colletto della divisa dopo averlo placcato al muro. Lo scrutava con occhi furiosi mentre Hitoshi mormorava qualcosa a bassa voce osservandolo con aria seria.

 

"Come cazzo ti permetti?!" disse forte Kacchan ad un certo punto.
"È forse un così grosso problema per te? A me non sembra dal tuo atteggiamento." rispose l' altro ragazzo che subito dopo mi notò e poggiò gli occhi su di me.
"Devi farti i cazzi tuoi, hai..."

 

Katsuki seguì lo sguardo di Hitoshi e mi scoprii ad osservarli con aria preoccupata.
Lasciò Shinso di scatto facendogli sbattere leggermente la schiena contro il muro e si avvicinò a me con passo pesante.

Mi afferrò il polso ed iniziò a trascinarmi dal lato opposto di Hitoshi.

 

"B-Bakugo, le scale sono dall' altra parte!" dissi.
"Chissene. Di qua c'è l' ascensore." concluse furioso.

 

Capendo che non avevo opzioni, mi voltai verso Shinso ed accennai un sorriso imbarazzato sventolando la mano libera.

"Perdonami, Shinso! Ci vediamo a scuola!"

"Certo." mormorò serio prima che Katsuki mi tirò svoltando l' angolo.

 

 

"Che è successo?" chiesi.

"Niente." rispose furioso tenendo lo sguardo dritto.


Mi rassegnai all' idea che probabilmente non avrei avuto una risposta e una volta nell' ascensore, Kacchan mi lasciò il polso.

 

Le porte si chiusero e lo guardai gonfiando le guance.


"Cosa hai detto a Shinso?"

 

"NON SONO CAZZI CHE TI RIGUARDANO, È CHIARO?!"


"Si, si, va bene. Stai calmo però." dissi sventolando le mani.

 

 

Uscimmo dall' ospedale e Katsuki si fermò a pochi passi da me.


"Dove abiti ora?"
"Non molto lontano da qui. Si arriva a piedi in una ventina di minuti."
"Ok." mormorò.

Gli indicai il mio indirizzo e, dopo aver messo le mani in tasca riprese a camminare.

 

Seguendolo in un silenzio imbarazzante, mi accorsi che in un certo senso avrei preferito la compagnia serena di Hitoshi dopo quella settimana pesante. Stavo iniziando a non sopportare quel lato rabbioso di Katsuki che metteva a dura prova la mia pazienza e detestavo il fatto che, anche se in minima parte, mi faceva pentire della mia insistenza nei suoi confronti.

 

Ad un certo punto, il ragazzo si fermò e mi tese la mano senza voltare gli occhi verso di me.

 

"Dammi lo zaino. Lo porto io."
"S-Sicuro? Hai anche quel borsone e non vorrei che..."
"Si, prima che cambi idea."

 

Gli passai lo zaino e se lo portò sulle spalle riprendendo a camminare.

 

Passarono altri minuti di silenzio mentre ogni tanto portavo velocemente gli occhi su di lui scoprendolo a fissare l' asfalto con un' espressione corrucciata.

 

"Come stai?" chiese ad un certo punto.

 

Parve che quelle parole fecero una fatica immensa ad uscire dalle sue labbra, ma approfittai di quella rara gentilezza.

 

"Direi bene. Tu invece?"

 

Non rispose e piegai la testa nella sua direzione.
"Kacchan?"

 

"Sto bene! Sto bene!" disse arrabbiato con un leggero rossore sulle guance.

 

L'occhio mi cadde nuovamente sul borsone che portava sulla spalla. Non sembrava molto pesante e mi chiedevo cosa contenesse.

 

"Cos'hai lì?" chiesi indicandolo.
"Roba mia." rispose stizzito.
 

Non mi sentivo per niente a mio agio ed iniziavo a non poterne più: il mio inconscio ormai era pieno della rabbia che mi trasmetteva Katsuki mentre io avevo l'unico desiderio di starmene un po' di pace.

Stavo raggiungendo il limite ed una delle mie tante domande riguardo a quella strana sensazione forzò ad uscire.
Mi fermai sul posto ed abbassai lo sguardo.

 

"Kacchan...posso chiederti perché hai voluto accompagnarmi?"

 

Anche lui si bloccò, ma non accennò a voltarsi.
"Perché lo vuoi sapere?"

"Perché non ti vedo per nulla convinto della cosa. Se ti dà così fastidio posso anche andare da sola."

 

Non disse nulla e dopo un po' riprese a camminare come se nulla fosse.

"Andiamo." mormorò.

Lo osservai stranita: quella situazione non mi piaceva per nulla. In un certo senso era il solito Kacchan, ma c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi.

 

 

Finalmente, arrivammo davanti al mio condominio e mi seguì fino al mio piano.
Stavo covando una forte rabbia dentro di me da quando eravamo usciti dall' ospedale per quel suo atteggiamento strano e mi stavo veramente stufando di quella situazione.

Nella mia mente ripassarono tutti gli atteggiamenti stizziti degli ultimi minuti e mi fecero infuriare sempre di più. Non avevo più intenzione di soffrire per lui: se non voleva starmi accanto non ne valeva la pena.

Davanti alla mia porta, mi voltai verso Katsuki e tesi la mano.
"Posso riavere il mio zaino?" chiesi con tono serio.


Mi osservò con aria dubbiosa non capendo la mia espressione e mi porse lo zaino in silenzio.

Mi voltai ed iniziai a sferruzzare con le chiavi per poi aprire la porta.


"Ci vediamo." dissi entrando e chiedendola alle mie spalle.

 

"HEY!" gridò Kacchan scattando in avanti e bloccando la porta con una mano.


Mi voltai di scatto e mi trovai i suoi occhi furiosi a pochi centimetri dal mio viso.


"CAZZO FAI? NEMMENO RINGRAZI?!" urlò furioso.


Inspirai cercando di calmarmi, ma fallii miseramente.


"RINGRAZIARTI?! MA TI SEI VISTO? MI PARLI A MALAPENA E QUALUNQUE COSA IO TI CHIEDA NON SONO MAI CAZZI MIEI! PER COSA DOVREI RINGRAZIARTI DI PRECISO?"

 

 

La sua espressione rabbiosa si spense lasciandomi davanti agli occhi un Kacchan stranamente silenzioso.

 

"HO FATTO DI TUTTO PER AVERE MODO DI PARLARE CON TE PER SAPERE IL MOTIVO PER CUI MI ODI COSÌ TANTO, MA OK, SE È COSÌ IMPORTANTE PER TE NON DIRMELO! MI SONO STUFATA DI SOFFRIRE PER QUESTO, BAKUGO, SUL SERIO! SE SONO COSÌ PESANTE PER TE ALLORA VA BENE. TI SEI PULITO LA COSCIENZA ACCOMPAGNANDOMI A CASA, ORA PUOI ANDARE!"

 

Mi voltai verso la porta e mi mossi per entrare in casa quando la sua mano mi afferrò il polso.

"PERDONAMI."
 

Tornai ad osservare Kacchan mentre, con un profondo inchino, mi porgeva le sue scuse.

 

"Perdonami sul serio. Dimentica quello che è successo nell' ultima mezz'ora."

 

(-EH?!-)

 

"B-Bakugo...cosa stai..."


Alzò la testa lasciandomi il braccio e si tolse il borsone dalla spalla.
"Pensavo...anzi, voglio prepararti la cena."

 

Sentii un brivido trapassarmi la schiena e mi convinsi definitivamente che qualcosa non tornava.

 

"T-Tu chi saresti? C-Cosa ne hai fatto di Bakugo?" mormorai.

 

"EH?! DECIDITI PERÒ! TI MANDO A FANCULO E NON VA BENE, TI PARLO E NON VA BENE! SCEGLI, CAZZO!"

 

"Ragazzi, perdonatemi."
Ci voltammo entrambi e scoprimmo il mio vicino fare capolino dalla sua porta.
"Potete smettere di urlare per cortesia? In questo condominio ci vivono altre persone."

 

"C-Certo, mi scusi!" dissi imbarazzata inchinandomi velocemente per poi afferrare Kacchan per un braccio e trascinarlo dentro casa.

 

Dopo che chiusi la porta, notai il ragazzo osservarmi con un' espressione strana.
Confusione, malinconia e dubbio gli segnavano fortemente quel volto praticamente perfetto. Quel piccolo rimprovero aveva abbassato completamente i miei livelli di adrenalina dovuta alla rabbia e mi sentii in colpa per quello che gli avevo detto.

 

"Allora? La vuoi la cena si o no?" chiese.
"Se...Se per te va bene..."
"Se non mi andasse non avrei portato la roba, non pensi?"
"Certo..."

 

Si sfilò le scarpe e si avviò nel corridoio per cercare la cucina.

 

Rimasi a testa bassa nell' ingresso non sapendo come interpretare quel suo gesto gentile.

 

"Ho portato una cosa particolare per cena e..." disse voltandosi.
Si bloccò sul posto vedendomi immobile davanti alla porta.

 

"Perdonami...Per le parole di prima, intendo." mormorai.

 

Cadde uno strano silenzio e poi lo sentii sospirare.

 

"Va...Va tutto bene, me lo meritavo."

 

Alzai lo sguardo e lo osservai stupita.
 

Se lo meritava? Non avrei mai pensato di sentirgli dire una cosa del genere.

Non sentivo delle parole rassicuranti uscire dalle sue labbra da così tanto tempo che mi commossi senza volerlo.

Sentii gli occhi gonfiarsi, ma riuscii a trattenere le lacrime leggere che richiedevano la mia attenzione.

 

"Smetti subito di piangere." disse serio.


"N-Non sto piangendo."


"E quegli occhi cosa sono?"


"Nulla." dissi tirandomi uno schiaffetto sulle guance.


Mi squadrò per qualche secondo con aria seria e poi lo vidi sospirare.

"Tks, come vuoi." concluse voltandosi e riprendendo a camminare verso la cucina.

 

 

Poco dopo lo seguii e lo scoprii intento a togliere gli ingredienti dal borsone per poi appoggiarli sul tavolo.

 

Quando varcai la porta, alzò lo sguardo e rimase a fissarmi per qualche secondo.
"Ti vanno bene dei classici gnocchi di riso? Era il tuo piatto preferito quando eravamo piccoli, ma non so se ti piacciono ancora."

 

"C-Certo, andranno benissimo. Lascia che ti dia una mano almeno..."

 

"Scordatelo. Tanto non ci vuole niente ed è già praticamente tutto tagliato."

 

Detto questo si voltò ed iniziò a frugare tra le pentole nelle pensiline. Quando trovò il wok, lo mise sul fuoco versandoci dell' olio di semi di sesamo. Si girò nuovamente verso il tavolo per prendere lo zenzero e mi scoprii ancora sulla porta ad osservarlo.

 

"Che cazzo fai? Siediti che mi fai ansia." sbottò.
"C-Certo..."

 

Eseguii l' ordine e mi ritrovai ad osservarlo avvolto in quella tshirt nera che segnava nel dettaglio quei muscoli perfetti frutto di tanti anni di allenamenti.

 

Era davvero bellissimo.

 

Il mio cuore si riempì nuovamente di tutto quello che provavo per lui mentre i suoi capelli spigolosi si muovevano seguendo perfettamente i suoi movimenti e poggiai il mento nel palmo della mano per poter godermi appieno quella visione.

 

Quando lo zenzero iniziò a sfrigolare nella padella, il forte aroma che ne evaporò mi riportò con la mente a tanti anni prima. La madre di Katsuki me lo preparava spesso quel piatto, praticamente ogni volta che mi fermavo a mangiare a casa loro.

 

"È stata un' idea di Mitsuki?" chiesi.
"No. Ma è stata proprio la vecchia a darmi la roba e la ricetta per cucinarlo." rispose senza voltarsi.
"Capisco..." sorrisi dolcemente.
 

 

Quando si concluse la preparazione, apparecchiai la tavola ed io e Kacchan ci sedemmo uno di fronte all' altro.

 

"Spero sia venuto bene. È la prima volta che lo cucino." disse porgendomi il piatto. L' aspetto era stupendo e l' aroma che emanava non era da meno.

 

"Sarà buono di sicuro." dissi con un sorriso.
"Non dire cazzate. Assaggialo prima." sbottò impugnando le bacchette ed iniziando a mangiare.

 

Misi sulla lingua il primo boccone e la mia mente venne catapultata definitivamente alla mia infanzia.

 

"È perfetto..." mormorai malinconica.
"Bene."

 

Mangiammo il resto del pasto in silenzio e quando poggiai le bacchette sul tavolo alzai lo sguardo su di lui.
"Grazie infinite, Kacchan."

"Non ringraziarmi. Piuttosto, devo dirti una cosa."

"Cioè?" dissi scrutandolo con aria interrogativa.

 

"Stanotte dormo qui."
 

   
 
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