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Autore: miss Gold_394    07/12/2018    2 recensioni
"Alayne Stone piangerebbe per te, perché io dovrei farlo?"
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Abbandoni la gelida Sala Grande per prima. Lo spettacolo ormai è finito, le tende del sipario sono calate come sudari sul tetro palco della tua vita.
Volgi le spalle a tutti gli uomini e i Lord presenti. Volgi le spalle a tua sorella e a tuo fratello, vuoi essere lasciata da sola. Tu che ormai lo sei da  troppo tempo. 
Sollevi quel poco che basta le tue ampie e  austere vesti nere per non intralciare i tuoi passi, il cui eco ti rimbomba nelle orecchie, nonostante i tuoi movimenti siano leggeri come quelli della neve quando si possa sul suolo.
Senti anche strisciare, come un serpente malefico, il tuo mantello sui pavimenti gelati di Winterfell o almeno di quello che ne rimane, non riconosci più questo posto come il luogo dove sei nata e cresciuta. È solo lo scheletro di un morto quello che vedi intorno a te. 
Ne porti il lutto e ti domandi  se la bambina che credi di essere stata una volta sia veramente esistita o sia stato solo  un bel sogno da cui ti sei svegliata urlando. 
È esistita mai Sansa Stark? Eppure deve essere vissuta, forse in un mondo parallelo a questo. Dove gli dei sono più clementi con gli uomini.
Non si può sentire la mancanza di qualcosa che non è mai stato creato. 
Tu vivi, odi il rumore  dei tuoi passi veloci. Un morto, un fantasma, non può fare rumore. Un' illusione non sposta l'aria. 
Però senti il suo di fantasma, che grava sulla tua schiena e senti il suo respiro dentro le  orecchie. 
Senti un battito, senti un grido. Senti il rumore di singhiozzi. Senti il suono che producono le labbra quando si tendono  per formare un sogghigno sul viso. 
Questi suoni vengono accompagnati da un forte odore di menta. 
Questo potrebbe smentire le tue ipotesi, allora. 
Raggiungi finalmente il luogo dove sei diretta, la porta è davanti ai tuoi occhi nella penombra del corridoio di pietra. Sembra che ti guardi colpevole. 
Posi la mano sulla maniglia e, con grande sforzo perché non possiedi il coraggio, la giri. Per quella semplice azione hai impiegato tutte le tue forze come se avessi dovuto spostare una montagna, fortunatamente  ciò non è stato vano. È aperta. 
Entri e ti barrichi dentro. 
È tutto esattamente come ieri notte, prima che l'esistenza intera crollasse di nuovo.
Le lacrime scorrono veloci sul tuo bel viso d'alabastro ma non copiose come vorresti. 
Sai che è un lusso che non puoi permetterti,  inoltre  fa talmente freddo che si cristallizzerebbero  formando piccoli diamanti di ghiaccio sulla tua pelle serica.
Anche se la temperatura fuori le mura del castello è perfino calda rispetto a quella del tuo cuore. 
Continui a ripeterti come un mantra, una ninna nanna lugubre, che lui davvero non merita la tua pena. La tua pietà.  
Alayne avrebbe pianto per la morte del padre, ma Sansa Stark perché dovrebbe farlo?
Ti ha mai amata? Lo credi, in un modo orribile ma l'ha fatto. 
Non vuoi pensare che tutte le parole che ti ha detto siano menzogne. 
Un uomo non può mentire per sempre.
Hai ceduto  alle sue lusinghe, alle sue premure, hai creduto alle canzoni di un tordo sbeffeggiatore. 
Ma ora l'uccellino è morto sotto le zampe di un lupo. 
Ne rimarrà solo cenere. Che fine triste per egli che aspirava alla gloria, all'eternità. 
La sua vita è scivolata via dal suo corpo nello stesso modo in cui è scivolata via la tua innocenza in questi anni. 
Hai scelto te stessa, la tua libertà e la tua famiglia. Hai fatto la cosa giusta. 
E anche questa è una bugia a cui vuoi credere. 
Una parte di te, quella più buia, quella più egoista o forse la più realista, ti dice che hai fatto male. 
Avresti potuto risparmiarlo, avresti potuto infliggergli una pena meno dura. Avresti potuto fare tante cose. 
Non sei crudele, non hai goduto della sua morte come per quella del bastardo dei Bolton. Hai svolto solo il tuo compito, ciò che appunto era giusto. 
Ti aveva ferita e sei stanca di soffrire. Ti ha mentito per l'ultima volta. I suoi piani li si sono ritorti contro. La scala gli è crollata addosso. 
Ma hai pianto mentre pronunciavi la sua sentenza di condanna. Alcune lacrime, sorelle di queste che stai versando ora, sono scese sulla tua faccia prima che  potessi pensare di  fermarle. 
Molti avranno pensato che piangessi per le sevizie subite. Vero, ma non è tutta la verità. 
Chi pronuncia la sentenza deve essere  colui che cala la spada . Questo diceva tuo padre, ma l'hai lasciato fare ad Arya. 
Ucciderlo con le tue mani sarebbe stato troppo. La daga ti avrebbe tremato. 
C'è stato un tempo però in cui avresti voluto ammazzarlo, le tue mani allora, forse, non avrebbero ceduto e si sarebbero chiuse sulla sua gola. 
Forse. O forse no. 
Ma è davvero inutile pensarci. La storia non si costruisce con i sè e i ma. Con i dubbi e i rimpianti.
Ti avvicini al letto sfatto, le lenzuola sono in disordine e si piegano dal lato contrario in cui ti trovi ora. 
Non l'ha risistemato, come non ha chiuso a chiave la porta della sua stanza come faceva abitualmente. Evidentemente credeva che non avesse più bisogno di nascondere nulla, di essere protetto, al sicuro. 
Prendi uno dei lembi sgualciti e senti l'odore del sapone con cui è stata lavato. Da bambina amavi quel profumo tanto da avvolgerti le coperte intorno, strette al tuo corpicino di allora. 
Su quello stesso letto che hai davanti. Sullo stesso letto dove dormiva Lord Baelish. Sullo stesso letto della tua vecchia stanza. 
Sullo stesso letto dove ti sei concessa a Petyr per la prima e ultima volta.



È notte fonda, l'aria è nera e densa come catrame. 
C'è un silenzio sottile che si tende sugli abitanti di Grande Inverno, che si tende sull'uomo che sta dormendo. 
Il suo sonno è interrotto da un rumore. Flebile, ma egli lo sente distintamente. Ha sempre avuto il sonno leggero e ha imparato ad avere sempre i sensi in allerta, anche quando dorme. 
Si alza e si dirige alla porta. È sicuro che qualcuno abbia bussato, ma non sa chi l'ha fatto. 
Gira la chiave e apre quel tanto che gli basta per guardare. 
Il buio circonda ogni cosa rendendo difficoltoso il lavoro dei suoi occhi ma quella figura la riconoscerebbe da cieco e fra mille anni ancora.
-Sansa- sussurra  Petyr con aria stupita ma anche con quel leggero tono adorato che rivolgeva solo a lei. 
-Posso entrare?- 
Senza rispondere, l'uomo la lascia entrare e richiude la porta alle sue spalle. Non è in veste da camera come lui ma porta una pesante pelliccia  che le arriva ai piedi. 
-Sei un sogno? Perché vorrei non svegliarmi- dice mellifluo, cercando di nascondere il suo stupore. Il ghigno sarcastico è sempre lì ma non ha la stessa intensità. Non riesce a impressionarla come di solito e quel sorriso finalmente raggiunge i suoi occhi grigio-verdi.
-No. Sono davvero io, sperando di non deluderti, Petyr- 
Il Lord vorrebbe dirle che non potrebbe mai farlo, che il suo nome è così bello pronunciato dalla sua bocca di rosa ma riesce solo a porle un' unica domanda.
-Perché sei qui? È successo qualcosa?- 
La Lady non risponde, ma invece slaccia i bottoni della sua pelliccia che scivola elegantemente a terra. 
È nuda, la sua pelle chiara risplende come la luna. 
Poi si avvicina e lo bacia, incredibilmente. Di solito è sempre Baelish a fare la prima mossa nella scacchiera. 
Ma risponde a quel bacio e la stringe a sé. È ancora più bella di quanto lo sia mai stata nel giorno e nelle sue fantasie. 
È così magnifico, anche troppo.
-Morirò domani?- domanda il Lord. La sua voce è piatta, lo sguardo deciso e penetrante. Pare una statua di carne se non fosse che il corpo è scosso da tremiti di desiderio. 
Sansa non risponde ma si lascia cadere sul letto insieme  a lui.  
E ogni parola cessa di essere pronunciata.






Note autore: non credo che Sansa abbia veramente lasciato a Baelish la sua vecchia stanza, ma mi piaceva pensarlo. Prendetela come una piccola licenza poetica, come un segno del piccolo affetto che nonostante tutto continuava a provare per Petyr. 
D'altronde siamo sempre in What if. 
Volevo anche segnare la differenza palese tra l'uccisione di R.Bolton e quella di Ditocorto. 
Un ultima cosa: il cambio dalla seconda alla terza persona è voluto, non è un  errore di distrazione mio.


 
  
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