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Autore: Wilson Walcott    08/12/2018    1 recensioni
Partita di scacchi. Discorso sul diverso, la paura e la natura umana.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’alfiere camposcuro aveva conquistato una delle grandi diagonali. Tagliava la scacchiera da un estremo all'altro come la lama di un coltello. Controllava il centro da lontano, come è consono nelle aperture più moderne, pronto a scagliarsi contro i pezzi avversari nel momento più opportuno. Pezzo attaccante e al contempo difensore prezioso. Similmente alla posizione del pezzo bianco era Patrick; si preparava ad attaccare con parole taglienti per difendere le sue tesi. L’altro sembrava subire e a tratti temerlo, indietreggiava a livello mentale come la compagine dei suoi pezzi. Il re nero era in un angolo, schiacciato.
“L’uomo è un animale sociale che agisce per convenienza. Ogni tipo di rapporto, che sia d’amore o d’amicizia, si basa su un criterio di opportunità. Si ama quello che si crede sia ciò che si vuole in quel momento. Si ama per utilità. L'amore tra due persone estranee è un sentimento egoista. Fin quando stiamo bene con l'altra persona e ci dà quello che vogliamo continuiamo a starci insieme altrimenti la abbandoniamo perché non ricopre più quel ruolo che le avevamo conferito o che si era ritagliata. Poi c'è l'amore incondizionato come quello degli animali verso i "padroni" o di una madre, di una nonna, di una sorella o di un padre verso un figlio che va oltre ogni sorta di ragionamento calcolatore conscio od inconscio. Esistono dunque forme e gradi diversi di amore. Siamo noi ad attribuirglieli.”


 “Lasciatelo dire, il tuo ragionamento pecca un po’ di presunzione. Non ha una concezione reale dei fatti. Tu fai un discorso generale come se l’intero genere umano potesse essere racchiuso in un solo prototipo. In una sola fattispecie” rispose l’altro con fare borioso mentre spostava la torre.
“Hai ragione, almeno in parte. Se ci pensi gli uomini tendono ad organizzarsi, a vivere in gruppi sociali stabili. Giusto? Ciò che chiamiamo società. E la società non è altro che l’insieme delle persone che interagiscono, si aiutano a vicenda, condividono esperienze e beni della vita. Tutto questo nasce per ricevere benefici e per sopravvivere e/o vivere meglio. Infatti sta lì la difformità, quando si presenta un singolo che non si adegua, che non si unisce, che non vive il sociale, ma che vive al di fuori della comunità. Il gruppo lo guarderà prima con sospetto e poi comincerà a domandarsi il perché. Sono proprio quelle domande che non fanno bene all’agglomerato perché minacciano il tutto. La collettività si sentirà intimorita, nei beni che vorrà conservare, nella propria identità e in quello che è sempre stato prima che sopraggiungesse la novità che, appunto, intima di disgregare e cancellarla. Per questo il diverso causa timore. La maggior parte penserà che è meglio qualcosa di vecchio ma conosciuto, rispetto a qualcosa di nuovo ma impercettibile. Chi vive confinato in questo modo di pensare non evolverà mai e di conseguenza finirà per morire perché il mondo cambia e bisogna adeguarsi al cambiamento per sopravvivere. Del resto la paura non è altro che l'incapacità di agire. Quello stato che ti blocca in una convinzione mentale e non ti fa affrontare il reale perché lo vedi come qualcosa di ignoto. La società moderna ha come obiettivo l’abolizione delle differenze tra gli uomini. Ma non a livello sociale, razziale o culturale, quelle è bene che continuino ad esserci per i padroni, ma rispetto a ciò che viene imposto, palesemente o tacitamente. Per raggiungere tale scopo perseguita tutti coloro che non si arrendono al pensiero unico dominante.”
   
 
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