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Autore: Crystal Rose    08/12/2018    2 recensioni
La storia è ambientata dopo 20 anni da quella che tutti conosciamo. Ci saranno personaggi nuovi e personaggi che conosciamo bene e amiamo, con ovviamente 20 anni in più. Tutto si basa su di un semplice "e se": e se esistesse qualcuno che conoscesse l'ubicazione di tutti i frutti del diavolo esistenti?
"Ciao, mi chiamo William, ma voi potete chiamarmi Will, sono un ricercatore ed uno scrittore, uno tra i più brillanti della mia generazione e forse anche della mia intera epoca e volevo raccontarvi la mia storia... in realtà non è neanche la mia storia, è la storia di una ragazza che un giorno è piombata nella mia vita facendomela a pezzi. Ma cominciamo dall’inizio.
Sono nato durante la guerra dei vertici, un pessimo momento storico per venire al mondo! Nascere in un simile contesto non può non avere delle ripercussioni sulla tua vita, credetemi! Era ovvio che avessi dovuto fare della mia vita qualcosa di grandioso, il problema è che non ero proprio tagliato per la pirateria e per quanto riguarda la Marina, bhè non ero tagliato neanche per quello."
Genere: Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fu una settimana a dir poco infernale. Una delle peggiori settimane della mia vita! L’allenamento con Kora è stato uno degli eventi che ricordo come più traumatico, dopo aver scoperto chi fosse il nostro famigerato inseguitore, si intende. È stato terribile! Non potete neanche immaginare quanto possa essere crudele, sadica e spietata quella stramaledetta ragazza! Tanto bella quanto terrificante. Dovete credermi, quella non ha la più vaga idea del significato della parola pietà! Mi ha fatto a pezzi! Mi aspettava la mattina prima di colazione ed iniziava ad attaccarmi senza pietà, incurante di quanto male potesse farmi. In una settimana mi sono ritrovato un numero a dir poco impressionante di lividi, escoriazioni, tagli, bernoccoli. Una volta mi ha disarticolato una spalla e slogato un polso. È stato terrificante! Non ne ho mai prese tante come in quella settimana.
 
Facevamo lezioni di attacco e di difesa e duri allenamenti per migliorare la mia resistenza e la mia velocità. Dopo l’allenamento mi rimetteva in sesto e mi lasciava libero il resto del giorno in modo che mi rimettessi in forze ed aiutassi Ace nella ricerca del frutto dei suoi sogni. Lo so che lo faceva per me ma iniziavo ad avere la necessità di dare di stomaco al solo pensiero di dovermi allenare con lei. Non faceva altro che ripetermi che i miei nemici non avrebbero avuto pietà, che in battaglia avrei potuto perdere un occhio, un arto o finanche la vita. Non so cosa credesse di fare con me, ma il tempo che passava sembrava solo far aumentare il numero delle mie ferite e sottolineare la mia totale e completa incapacità.
 
Iniziavo ad essere frustrato per tutta quella situazione. Non ne potevo più di farmi pestare e mi sentivo un inetto, consapevole che in una vera battaglia non sarei stato capace di fare assolutamente niente. Ero solo uno scrittore incapace, la verità era questa, non ero affatto portato per questo genere di vita ed il non avere scelta non cambiava certo questa realtà. Visti gli scarsi risultati, il medico aveva deciso di raddoppiare gli allenamenti, al mattino lavoravamo su attacco e mira e la sera su difesa e resistenza, era estenuante. Non riuscivo a credere che loro avessero fatto questo per tutta la vita. Che razza di schifo di infanzia avevano avuto?!
 
Anche quella sera le presi, Kora non si era risparmiata e sebbene non avessi niente di rotto ero davvero parecchio ammaccato. Ero appena tornato alla mia amata libreria, mio rifugio e regno della tranquillità, desideroso solo di collassare sul letto ed addormentarmi quanto prima per non pensare a tutto quello che mi faceva male, quando, aperta la porta, trovai qualcuno nella mia stanza ad aspettarmi.
 
- Belle! – l’affascinante navigatrice mora, era sempre un piacere vederla. – Che ci fai qui? –
 
- Stai saltando la cena ultimamente, così ho pensato di portartela in camera. – un vero angelo.
 
- Ti ringrazio. In genere sono così stanco che non ce la faccio a trascinarmi in cucina. – mi avvicinai a lei ed alla luce sul tavolo che rischiarava la stanza e vidi la sua espressione allarmarsi.
 
- Will! Che ti è successo? – immaginavo di avere un aspetto orrendo. Mi sedetti con una smorfia, ero troppo stanco e dolorante per starmene in piedi. – È stata Kora a ridurti così? –
 
- Diciamo che non sono un buon allievo. –
 
- Ma cosa pretende da te? Crede di aver a che fare con Ace?! Guarda come ti ha ridotto! Ti ha spaccato il labbro. – tirò fuori un fazzoletto e lo bagnò con un po’ di acqua fresca per tamponarmi il taglio. – Domani gliene dirò quattro! Non può continuare a trattarti come un sacco da box! – le afferrai la mano con il fazzoletto.
 
- No. – la guardai negli occhi. – Non farlo. –
 
- Perché? – non riusciva a capire.
 
- Perché devo imparare a difendermi, devo diventare più forte. –
 
- Non è facendoti massacrare tutti i giorni che ci riuscirai. –
 
- Invece sì, solo sentendomi minacciato tirerò fuori le mie capacità. –
 
- Non c’è bisogno che diventi un superuomo. –
 
- Se non mi alleno non potrò proteggerti. – si bloccò per qualche attimo.
 
- Will… tu non devi pensare a queste cose… -
 
- Si che devo. Mi avete aiutato, ora siete in pericolo. –
 
- Siamo pirati, sappiamo di vivere una vita pericolosa. Tu sei solo uno scrittore, non c’entri con questo mondo, ci sei finito in mezzo ma non è necessario che ti lasci corrompere da esso. Prima o poi la bufera passerà e potrai tornare alla tua vita, riprendere da dove avevi lasciato. –
 
- Ma nel frattempo sono un uomo ricercato che viaggia su di una nave pirata. Che mi piaccia oppure no verrò considerato da tutti un pirata. –
 
- Si può essere pirati anche senza farsi massacrare tutti i giorni. –
 
- Non si può essere un pirata da 500,000,000 di Berry e non sapersi difendere. –
 
- Ti difenderemo noi. –
 
- Non voglio che mi difendiate voi! Sono un uomo! Voglio essere in grado di badare a me stesso e alle persone che mi circondano, io… voglio essere in grado di fare la mia parte… -
 
Ammetto di non essere mai stato un tipo molto coraggioso, ho sempre evitato i guai e le risse come la peste, preferivo condurre una vita tranquilla però le cose erano cambiate ormai, che lo accettassi oppure no mi sarei presto ritrovato in qualche pasticcio. Non pretendevo certo di falciare i nemici come aveva fatto Kora a casa mia, ma neanche potevo restarmene fermo imbambolato a lasciarmi difendere dagli altri, era assolutamente inconcepibile pensare che qualcuno come Belle avesse dovuto frapporsi tra me ed il nemico, non lo avrei permesso. Ero un codardo si, ma non sono mai stato il genere di uomo che si nasconde dietro una donna o che lascia che altri si sacrifichino al suo posto e non lo sarò mai.
 
- Oh, Will… - mi sollevò il mento, oltre che dolorante ero anche piuttosto sconfortato. – Sei un uomo migliore di quanto pensi, però… promettimi di non esagerare, fermala se supera il limite. – non credo lo avrebbe fatto, quella donna era estremamente fredda e calcolatrice, non era certo tenera con me ma sapeva sempre quando fermarsi.
 
- Te lo prometto. – Chiusi gli occhi e strofinai il viso sulla sua mano, la sua presenza aveva sempre il potere di calmarmi e tranquillizzarmi, mi dava la sensazione che alla fine sarebbe andato tutto bene.
 
- Mangia qualcosa e poi riposati mi raccomando. – non c’era bisogno neanche di dirlo, ero talmente stanco da non aver neanche voglia di farle offerte sconce. Ero un pirata da appena un paio di settimane e già non mi riconoscevo più, non osavo immaginare cosa sarebbe stato di me alla fine del viaggio.
 
- Obbedisco. – Feci per alzarmi ma una fitta al fianco mi fece piegare, accidenti a Kora!
 
- Che cos’hai? – mi sollevò la maglia per mettere a nudo una bella chiazza viola. La sfiorò con le dita, era decisamente contrariata ma non disse niente. Lasciò la maglia e si avviò verso la porta con un umore più nero della notte. Siccome non ero uno stupido avevo capito perfettamente che stava per andare a fare una sfuriata sia con Ace che con Kora quindi mi affrettai ad afferrarla per un braccio. Dopo una giornata simile non avrei sopportato anche di fare la figura del ragazzino picchiato dagli amichetti e difeso dalla madre.
 
- Belle… -
 
- Lasciami. – il tono era freddo anche se avvertivo chiaramente la nota di nervosismo.
 
- Cosa hai intenzione di fare? –
 
- Non sono affari tuoi! – ora ci si metteva anche lei con le risposte alla Kora, fantastico! Strattonò il polso riuscendo a liberarsi, ero un po’ ammaccato per fare resistenza ma non mi persi d’animo e la afferrai di nuovo, non le avrei permesso di andare a dar spettacolo per colpa mia.
 
- Domani le parlerò, te lo prometto, ma adesso sono stanco, voglio solo riposare un po’. –
 
- E allora lasciami e vattene a riposare. –
 
- Resta con me. – Non so perché glielo dissi, forse perché non volevo sul serio che mi umiliasse davanti a tutta la nave o forse perché apprezzavo davvero la sua compagnia, ma non fu una bugia, né tantomeno una scusa, volevo davvero che restasse. Forse era la stanchezza o il fatto che mi facesse male da per tutto ma desideravo solo la sua compagnia, nient’altro e questo per me era davvero strano, ve lo assicuro, visto che in genere dalle donne volevo ben altro.
 
Lei si voltò a guardarmi, ero stato sincero, anche lei lo aveva percepito e credo gli facessi pena combinato in quello stato.
 
- Resterò solo per aiutarti a metterti a letto e poi andrò via, visto come sei ridotto dubito che tu possa farcela da solo. – ottimo, magari nel frattempo avrebbe sbollito la rabbia.
 
- Ti ringrazio. – la lasciai e lei si diresse immediatamente a recuperare il mio pigiama, voleva liquidarmi in fretta per andare da capitano e medico di bordo.
 
Dovette darmi una mano con la maglietta, il fianco mi dava fastidio, però avevo notato che ultimamente le mie ferite guarissero più rapidamente, sembrava che più Kora mi colpisse più il mio corpo iniziasse a reagire. Con molta probabilità il mio fianco sarebbe stato molto meglio già dal giorno successivo. Mi tolsi la maglietta e la poggiai sulla sedia. Belle si incantava sempre per qualche attimo, anche prima di essere pestato dal medico di bordo. Le prime volte mi chiesi quanti uomini avesse visto oltre me ma di certo non ero il primo. Suo fratello aveva un fisico pazzesco, scolpito praticamente nell’agalmatolite e girava spesso a torso nudo, gli stessi Tom e Kilian non erano affatto male. Io ero decisamente un gran figo e sebbene non fossi al livello del capitano mi difendevo bene, lo sapevo, ero piuttosto abituato a complimenti sul mio aspetto e a donne che mi sbavavano letteralmente dietro, ma non credevo potesse essere il caso di Belle.
 
Stavolta comunque la sua attenzione fu attratta più da lividi e tatuaggio che da pettorali e addominali. Quest’ultimo in particolare le fece cambiare espressione, da quando lo avevo fatto non avevo ancora avuto occasione di mostrarglielo. Si avvicinò e lo sfiorò con le dita, per sincerarsi che fosse davvero parte integrante della mia pelle. Belle e Keiley non si facevano mai scrupoli a toccarmi, per Lena il contatto fisico era indifferente, mentre per Kora e Kendra era un qualcosa da evitare in maniera categorica, mantenevano sempre le distanze da tutti.
 
- Non ho avuto il tempo di mostrartelo… ti piace? – se non le piaceva era tutta matta, era fighissimo!
 
- È bellissimo… quando lo hai fatto? –
 
- Una settimana fa più o meno. – ero davvero soddisfatto del mio tatuaggio.
 
- Non credevo che avresti dato corda ad Ace. –
 
- Non l’ho fatto, ho deciso da solo. –
 
- Quindi non siete andati insieme? –
 
- No. Perché anche lui si è tatuato? –
 
- Si, si è fatto tatuare il Jolly Roger dietro la schiena. – alzai un sopracciglio.
 
- Non gli sembra di esagerare con l’imitazione? –
 
- Gliel’ho detto anche io. Mi ha risposto che doveva essere in un posto ben visibile ai nemici, soprattutto a quelli codardi. –
 
- Sempre il solito! – Mi battei il palmo sulla fronte, era tutto molto ridicolo a pensarci, il tipo per cui mio padre era morto era uno degli idoli del mio capitano.
 
- Lui crede di riuscire a farsi valere per ciò che è, non importa chi abbia avuto quel nome prima di lui o chi avesse un tatuaggio dietro alle spalle. Li stima, ma si sente diverso da loro e vuole fare le sue scelte senza lasciarsi condizionare. – aveva una grande fiducia in sé stesso, questo era poco ma sicuro.
 
- Non è certo l’unico al mondo ad avere un tatuaggio dietro alla schiena. – il confronto sarebbe stato inevitabile, ma in effetti aveva ragione, non poteva lasciare condizionare le proprie scelte per paura del paragone. E forse questo doveva valere anche per me, dovevo smetterla di temere il confronto con mio padre, io non ero lui, io ero solo me, non dovevo vivere nel terrore di somigliargli.
 
- Va tutto bene Will? – dovevo aver cambiato espressione pensando a lui, senza rendermene conto.
 
- Si, certo, pensavo a mio padre. –
 
- Il signor Harter? –
 
- Harter è il cognome di mia madre. Non ho idea di chi sia mio padre. –
 
- Scusami, non lo sapevo. –
 
- Non devi scusarti, non mi importa di lui però a volte non posso fare a meno di chiedermi se le scelte che faccio siano mie o in qualche modo siano colpa sua, del suo sangue che mi scorre nelle vene. – non mi stava seguendo. – Mio padre era un pirata. – Le spiegai. – Non so come si chiamasse o di che ciurma facesse parte, è morto il giorno in cui sono nato, nella guerra dei vertici. Lo so che sono qui solo per sfortuna, però… alle volte mi chiedo se non sia per colpa sua, se in qualche modo l’essere figlio di un pirata non mi abbia portato qui. –
 
- Non sei un pirata solo perché sei figlio di uno di loro. –
 
- Davvero? Perchè ultimamente su questa nave pirata mi sembra di vedere solo figli di pirati e poi la spadaccina è figlia di uno spadaccino e per il cuoco vale lo stesso discorso. –
 
- Non metto in dubbio che l’educazione e l’ambiente in cui siamo cresciuti abbiano giocato un ruolo importante, ma questo non vuol dire niente. Cappello di Paglia era nipote di un vice ammiraglio e figlio di un rivoluzionario eppure è diventato un pirata. Non possiamo negare chi siamo, a prescindere da chi siano i nostri genitori. Spesso somigliamo molto a loro, ma non siamo loro. Non sei qui per tuo padre, sei qui solo per… “sfortuna”… -
 
- Belle non volevo dire questo. –
 
- Va tutto bene, non è il tuo posto questo, lo hai sempre messo in chiaro, non devi giustificarti. –
 
- Questa vita non fa per me, lo sai… ma sono felice di avervi incontrati. – volevo che capisse che lei era quanto c’era di positivo in tutta quella follia, che il mio problema era il costante pericolo e non l’averla incontrata.
 
- Lo so Will. – Mi porse la maglia, non l’avevo convinta, paradossale per uno scrittore essere così pessimo con le parole, solo che le donne che frequentavo di solito non erano così complicate! Scommetto che con una frase simile avrei solo peggiorato la situazione quindi mi risolsi ad accettare la maglia e tenere la bocca chiusa. – Buonanotte. – si avviò verso la porta. Volevo fermarla, non volevo che andasse via così però… mi balenò un pensiero per la testa. Volevo andarmene da quella nave, per ora non potevo farlo ma presto o tardi sarei andato via di sicuro, se si fosse affezionata a me ne avrebbe sofferto di sicuro.
 
Che buffo… non avevo mai pensato ad una cosa simile prima nella mia vita, non me ne era mai importato niente di cosa potesse provare una donna. Insomma era semplice, le incontravo, crollavano ai miei piedi, mi ci divertivo ed il giorno dopo le dimenticavo, era semplice. Che diavolo mi stava succedendo su quella dannata nave?! Forse Kora mi stava prendendo a calci troppo forte perché questo non era affatto da me. Il vero me, il me precedente a tutta questa buffonata l’avrebbe afferrata, attirata a sé, le avrebbe dato il miglior bacio della sua vita e le avrebbe fatto passare una notte che difficilmente avrebbe dimenticato ed invece me ne stavo lì, fermo con la maglietta tra le mani, senza dire niente, con lo sguardo basso e la paura di ferirla. Che cazzo mi stava succedendo?!
 
Belle andò via ed io lasciai cadere la maglietta lì a terra e me ne andai a letto, per un attimo sperai che lei tornasse indietro per qualche motivo ma non lo fece. Spensi la luce e mi addormentai.
 
La mattina seguente ricominciò la stessa tortura, lo stramaledetto appuntamento sul ponte con il medico di bordo prima di colazione. I primi giorni avevamo avuto il pubblico, il cuoco si era fatto delle grasse risate, poi avevano iniziato ad andare via prima o a venire più tardi. Da qualche giorno non veniva più nessuno ad assistere, erano tutti stufi di vedermi fallire, persino il cuoco. Ero già in posizione, anche questa mattina avrei dovuto provare a bloccarla ed anche questa mattina avrei fatto la solita figura da due Berry.
 
- Togliti la maglia. – l’aria era piuttosto fresca, non capivo perché questa richiesta ma avevo smesso di chiedermi il perché di tante cose su quella nave.
 
Obbedì e lei mi squadrò da capo a piedi con quegli occhi glaciali, così diversi da quelli caldi e scuri di Belle. Non disse niente, e quando mai! Quanto mi infastidiva questo suo modo di fare!
 
- Niente di tuo gradimento biondina? – mi avrebbe fatto passare un brutto quarto d’ora a prescindere, tanto meglio meritarsi i calci.
 
- Il tuo fianco sta molto meglio. – in effetti avevo appena un alone, niente a che vedere con la paurosa chiazza viola del giorno precedente, dormire e mangiare mi avevano rimesso al mondo. – Il tuo processo di guarigione si sta velocizzando. – speravo non significasse che dovesse farmi più male. – Possiamo iniziare. Prova a fermarmi se ci riesci. – ad essere onesti non ne avevo la minima speranza ma mi impegnai lo stesso, era l’unica cosa che potevo fare.
 
Era dannatamente veloce, non provava a rallentarsi o a rendersi prevedibile, ce la metteva tutta e quando riusciva ad avvicinarsi a sufficienza mi colpiva, un calcio, un pugno, una ginocchiata, sempre colpi diversi, sempre in punti diversi, sempre da una direzione diversa. Per quanto facessi non riuscivo a parare né a contrattaccare.
 
- Sei troppo lento. – spariva e riappariva di continuo. – Cerca di impegnarti! –
 
- Lo so facendo! – certo che mi stavo impegnando.
 
- Smettila di usare la testa per fermarmi. Usa i tuoi sensi per anticipare le mie mosse. Non permettermi di colpirti. – aria sprecata, continuavo ad incassare. – Cosa farai quando saremo nel bel mezzo di una battaglia? Ti metterai lì impalato ad aspettare che ti uccidano? Che uccidano degli innocenti? Delle persone a cui tieni? – No. Non potevo permetterlo!
 
Chiusi gli occhi e respirai calmo e stavolta, sebbene avessi gli occhi chiusi, vidi arrivare il pugno di Kora, dopo quasi dieci giorni il tempo aveva rallentato nuovamente la sua corsa dandomi tutto il tempo di afferrarle il polso e sbatterla contro l’albero maestro. Ce l’avevo fatta! Non mi illudevo certo, era un risultato misero, parare un solo colpo era assolutamente inutile ed illudersi di averla sconfitta sarebbe stato da folli, se non ero ancora volato in mare era solo perché non era quello lo scopo. Il mio respiro era affannoso per lo sforzo fatto, continuavo a tenerle il polso inchiodato all’albero maestro e mi ritrovai a fissare quegli occhi di ghiaccio. Di nuovo ebbi la sensazione di vedere l’angolo delle sue labbra sollevarsi in un accenno di sorriso soddisfatto.
 
- Ben fatto autore. Ma non cantare vittoria, questo è solo l’inizio. – Si rifiutava di usare il mio nome, lo aveva pronunciato solo una volta, a casa mia, da quel momento in poi per lei ero sempre stato l’autore. Non le risposi, continuai a fissarla, ero così vicino dannazione e la tenevo ferma, occasioni simili non capitavano spesso. Spostai lo sguardo sulle sue labbra prima di sentirmi il suo pugnale alla gola e gli occhi ridotti ad una fessura. – Non hai che da provarci… autore. –
 
- Mi taglieresti davvero la gola? – stavo diventando un impavido.
 
- Non ti piacerebbe scoprirlo. –
 
- Potrebbe valerne la pena. – Feci per avvicinarmi e presi la ginocchiata più portentosa della mia vita. In quel momento capì che durante gli allenamenti si era contenuta. Me lo aveva sfracellato di certo, Dio che male! Maledetta strega sadica! Poteva anche dire di no, non c’era bisogno di farmi diventare una voce bianca. Se trattava così anche Ace allora era sicuro che quel ragazzo ce le avesse di agalmatolite o non si spiegava. Mi lasciò lì a terra piegato e se ne andò nel suo studio a fare gli affari suoi, stronza fino al midollo! Ma semmai fossi riuscito ad alzarmi da terra stavolta l’avrei uccisa! Fino ad ora non mi ero mai lamentato per il suo trattamento, ma a due cose tenevo troppo: la mia faccia ed i miei gioielli di famiglia! Era stato un colpo basso, in tutti i sensi!
 
Riuscì a strisciare nel mio covo e rimasi lì a contorcermi per un bel pezzo. Avrei volentieri chiamato Belle in soccorso ma semmai mi avesse visto un giorno senza biancheria avrei evitato volentieri che mi associasse ad una poltiglia. Anche se, a giudicare dal dolore, iniziavo a pensare che fosse rimasta sul serio una poltiglia e che non avrei potuto mostrare mai più il contenuto dei miei pantaloni a qualsivoglia anima viva.
 
Dopo un tempo infinito il dolore iniziò a sparire e quando finalmente mi decisi a controllare che fosse tutto al proprio posto mi stupì di vederlo ancora intero e funzionante. È stato il momento più commovente della mia vita, ero ancora un uomo, credo mi misi a piangere ringraziando la mia nuova capacità rigenerativa. Quando finalmente ebbi il coraggio di portare il naso fuori dalla mia cabina venni a sapere che eravamo in vista di un’isola, dovevamo approdare per fare rifornimenti, avrei dovuto rimandare il momento di strangolare Kora.
 
- Fantastico! – la piccola Keiley si stava calando da una fune. – Non vedo l’ora di scendere! – la piccola nella sua vita aveva visto praticamente solo la sua isola e quella nave, non stava nella pelle all’idea di visitare nuovi posti. Avvistato il capitano gli saltò al collo. – Ace dimmi che posso venire con voi. –
 
- Certo che puoi venire. – Le scombinò i capelli e poi la sollevò in spalla come un sacco, sorridendo, mentre si avviava alla passerella.
 
- Belle verrò con voi, sarà fantastico! – si sbracciava verso la navigatrice. – Gireremo quest’isola da cima a fondo! –
 
- Vacci piano Keiley! – mi stava evitando, non ero stupido. – Resteremo il tempo necessario a registrare il magnetismo dell’isola e a fare rifornimenti. –
 
- Non preoccuparti, sarà sufficiente per divertirci. – il capitano le fece l’occhiolino.
 
- Ace non cominciare, ti prego! – si stava avvicinando minacciosa a lui. – Promettimi che non ti metterai nei guai e manterrai un profilo basso. –
 
- Non cominciare a fare la guastafeste! –
 
- Ace non sto scherzando! Promettimi che non ti comporterai da incosciente! –
 
- Come se ne fosse capace. – ecco la biondina con la solita faccia da poker. Mi passò accanto completamente incurante di come stessi dopo quello che mi aveva fatto.
 
 - Se vuoi puoi venire con me e tenermi d’occhio. –
 
- E da quando questo basta a fermarti?! – lui le rispose allargando uno spaventoso sorriso. – Piuttosto, c’è niente di utile su questa isoletta? –
 
- Niente di mio gradimento. –
 
- Quindi non è necessario attardarci sull’isola. Faremo come ha suggerito Belle: faremo rifornimenti, registreremo la posizione e andremo via. –
 
- Voi due dimenticate troppo spesso che qui il capitano sono io e gli ordini li dà il capitano. –
 
Belle ce l’aveva con Kora, lo sapevo bene, però fu davvero brava a nascondere tutto e a comportarsi come se niente fosse, aveva un alto senso del dovere e riusciva a riconoscere le priorità. Ero sicuro che prima o poi le avrebbe parlato, ma sapeva che non fosse quello il momento.
 
- Capitano! –
 
- Sbarchiamo anche noi! –
 
- Abbiamo urgente bisogno… -
 
- … di fare rifornimenti. –
 
I gemelli, davvero simpatici quei due.
 
- Ma certo ragazzi, scendete pure. –
 
- Ehi, voi due! – Belle si era avvicinata a loro a passo di carica ed ora si teneva le mani sui fianchi, aveva un’aria molto autoritaria. – Promettetemi che vi limiterete solo ai rifornimenti. –
 
- Ma certo! –
 
- Per chi ci hai presi? –
 
- Come puoi pensar male di noi? –
 
- Penso male perché vi conosco! Niente furti! Non voglio vedere la Marina inseguirci per due cianfrusaglie! –
 
- Ehi, così ci offendi! –
 
- Non sono cianfrusaglie! –
 
- E noi non rubiamo! – si giustificarono i due.
 
- NIENTE PRESTITI A LUNGO TERMINE! – li stava ammonendo con un dito.
 
- Devo far rifornimento di frecce e proiettili e magari farmi un giro nei negozi di armi, chissà che non si trovi qualcosa di interessante. BELLE!!! Mi presti qualche Berry? – Ace mise giù il ragnetto che si diresse di filato dalla navigatrice, era lei a gestire le casse della nave ed era moooolto attenta alle spese, a differenza del resto di loro. In effetti anche io avevo bisogno di vestiti, ero terribilmente a corto e non potevo continuare ad attingere al guardaroba del capitano ma dopo quello che era successo la sera prima non avevo il coraggio di andarle a chiedere un prestito. Dovevo farmi venire un’idea per mettere da parte qualche soldo.
 
Mi voltai verso la passerella piuttosto sconfortato e vidi che il medico mi stava fissando. Mi augurai che i sensi di colpa la stessero logorando per quello che mi aveva fatto. Il capitano mi si avvicinò e mi diede una delle sue solite poderose pacche sulla schiena.
 
- E tu che intenzioni hai amico? Scendi con noi? – questa era una bella domanda.
 
- No. – Rispose la biondina al mio posto.
 
- Perché? – il capitano non capiva.
 
- Perché ha una taglia da 500.000.000 di Berry e la sua faccia sarà ovunque. – si, in effetti questa era una motivazione piuttosto valida, in effetti mi aveva quasi convinto.
 
- E quindi? Non ti va di vedere l’isola? – lui il problema non lo vedeva proprio.
 
- Ecco… veramente… - non lo sapevo neanche io, volevo scendere e capire come procurarmi dei vestiti, ma non volevo finire a Impel Down.
 
- Ace non fare l’idiota! Lui non può venire con noi. –
 
- Sciocchezze! – la guardò continuando a sorridere. – Lo stai allenando tutti i giorni, non c’è bisogno che resti a bordo. –
 
- Resterà sulla nave! E non c’è altro su cui discutere! –
 
- Scendo con voi! – volevo farle un dispetto, lo so è un po’ infantile come cosa ma in quel momento mi sarei lanciato anche nelle fauci di un re del mare se questo avrebbe significato farla arrabbiare. – Ho bisogno di vestiti. –
 
- Te li porteremo noi. –
 
- Non lo hai sentito? Ha detto che scende. – le sorrise e poi mi portò con sé verso la passerella tenendomi un braccio sulle spalle.
 
- Ace! –
 
- Non preoccuparti! Sono sicuro che se la caverà. –
 
Alla fine scendemmo tutti. I gemelli se ne andarono per fatti loro a recuperare provviste e refurtiva, il cuoco riuscì a convincere la spadaccina a farsi accompagnare a fare la spesa e noi 5 rimasti ce ne andammo a zonzo per la città a fare compere. Kora aveva bisogno di rimpinguare la sua scorta di bende, disinfettante e medicine, recuperò anche alcuni libri. Keiley si rifornì di frecce, proiettili, munizioni, elastici per la fionda e corde per l’arco e dovemmo trascinarla via con la forza quando mise gli occhi su una balestra, Ace dovette trascinarla via proprio di peso! Belle ne approfittò per rimpinguare il suo guardaroba ed anche io riuscì a fare compere. La navigatrice però non mi rivolgeva la parola, ce l’aveva con me per la sera prima. Dovevo assolutamente parlarle, non sopportavo quella situazione.
 
Lo so, la parte interessante della storia è quella che riguarda me, sono sicuro che morite dalla voglia di sapere cosa ho fatto e se sono riuscito a riacquistare punti con la mora, non posso darvi torto, ma credo che vi terrò un po’ sulle spine raccontandovi quello che hanno fatto i mei compagni, lascerò il racconto di come ce la siamo data a gambe dall’isola per ultimo.
 
Cominciamo dai gemelli, non vi ammorberò con la descrizione di tutti i chiodi e bulloni che hanno recuperato per la nave, un po’ perché non ne capisco niente e un po’ perché è davvero noioso. Il fatto è che quei due hanno le mani un po’ lunghe. Non giudicateli troppo duramente. La verità è che la ciurma era in piedi da poco e non erano tipi da scorribande per cui le loro finanze non erano certo molto sostanziose e quel poco che avevano lo destinavano a beni di prima necessità, quindi quei due avevano dovuto ingegnarsi per procurarsi il resto. Ad essere onesto tutti i loro furti si riducevano solo a libri e affini, tanto più se mettevano gli occhi su qualche pezzo raro.
 
Erano due bei ragazzi, un po’ sfrontati a dire il vero, ma nel complesso molto simpatici e determinati anche se un pelino sensibili. Non si facevano certo scrupoli a raggirare la gente per sgraffignare quello che volevano. In quel momento in particolare Lena faceva da esca abbindolando il povero mercante e Tom eseguiva il furto. Quando me lo hanno raccontato mi sono fatto un sacco di risate, ve lo giuro.
 
Immaginate una bella ragazza dai capelli azzurri più lunghi su un lato e dall’altro portati dietro all’orecchio con due orecchini ben in mostra e non solo quelli! Un pantaloncino a vita bassissima e molto, molto corto con sopra un cinturone degli attrezzi (ci nascondeva anche le armi li dentro, sia ben inteso), una maglietta molto corta che le lasciava scoperta buona parte della pancia e con una bella scollatura. A completare il tutto un paio di scarponi tipo anfibi, ma vi assicuro che mi sono accorto delle scarpe solo parecchio tempo dopo.
 
Come sa prendere in giro gli uomini Lena non sa farlo nessuno. Una volta lo fece anche con me per darmi una dimostrazione, è davvero difficile non crederle. In genere lei è un po’ un maschiaccio, ti ride in faccia, ti da pacche sulla schiena o sul sedere, ha la femminilità sotto le scarpe, proprio l’opposto di Kora, però quando finge cambia completamente, diventa una maga della seduzione. Suo fratello è della stessa risma, riescono a cambiare personalità a comando.
 
- Mi sa che stavolta tocca a te sorellina. – il malcapitato era un tipo grassoccio con i baffi.
 
- Lascia fare a me fratellino. – strizzò l’occhio al fratello, slacciò uno dei bottoni della maglietta e diede inizio alla farsa. Attraversò il mercato ondeggiando i fianchi e lanciando occhiate alle varie bancarelle, prendendo talvolta qualcosa tra le mani con fare seducente. Riusciva ad attirare l’attenzione, senza dubbio alcuno. Quando arrivò dal mercante di libri ormai lo aveva totalmente stregato.
 
- Quanti libri! – si fingeva stupida e sciocca ma non lo era affatto. – Non sapevo ne esistessero così tanti. – in realtà considerava parecchio stupido il malcapitato.
 
- Ma salve bella signorina. – il tipo era cotto. – Ti piacciono i libri? –
 
- Non lo so, non ci ho mai pensato. – si sporse a guardarli mettendo in mostra la scollatura. – Mi piacciono quelli colorati e pieni di figure. – bugiarda, le piacevano i manoscritti vecchi di almeno un secolo, ma doveva attirare l’attenzione del tipo dal lato giusto del banco in modo da consentire al fratello di rubare quelli davvero interessanti. – Lei può consigliarmi qualcosa che possa piacermi? –
 
- Ma certo. Potrebbe interessarle una bella storia di amore e passione? – certo come no! Lena leggeva di tutto tranne quel genere, credo che con un libro simile avrebbe riso fino a piangere.
 
- Si… potrebbe essere proprio quello che fa per me… - non staccava gli occhi verde-azzurro da quelli dell’uomo fino a quando un tipo incappucciato non la urtò facendole cadere alcuni libri. – Oh sono mortificata! –
 
- Non è stata colpa sua, è stato quel maleducato! –
 
- La gente non sa proprio come comportarsi. –
 
- Allora dove eravamo rimasti? –
 
- Ci ho ripensato, i libri non fanno per me. Addio. – gli strizzò l’occhio ed andò via così come era arrivata. Ad un certo punto il tipo incappucciato la trascinò in un vicolo, era quel pazzo di Tom.
 
- Ma che brava, sorellina, per un attimo ci ho creduto anche io. –
 
- Falla finita! Allora hai preso i libri? –
 
- Missione compiuta! – Li nascondeva sotto il mantello.
 
- Complimenti fratellino. Adesso svigniamocela prima che quel babbeo si accorga di quello che manca. –
 
- Non potrei essere più d’accordo. – fantastici e tremendi quei due.
 
E poi c’era quell’insopportabile cuoco cascamorto che chissà come era riuscito a farsi accompagnare dalla spadaccina. In effetti ero stato piuttosto occupato ultimamente per rendermene conto ma quei due passavano parecchio tempo insieme, sebbene il più delle volte fosse lui ad inseguirla e lei a respingerlo. Qualche volta l’avevo intravista sul ponte di prima mattina allenarsi con la tecnica delle tre spade, era davvero brava. Vabbè lo ammetto, dal mio punta di vista erano tutti fenomenali, io ero un inetto.
 
Ricordavo quando ero stato sulla nave di Cappello di Paglia per l’intervista ai membri fruttati della sua ciurma, erano stati tutti così gentili con me, ero appena un ragazzo. In quell’occasione conobbi il padre di Kilian, un tipo davvero simpatico e gentile e cucinava divinamente. Il nostro cuoco di bordo non è al suo livello ma devo ammettere che non se la cava male, si vede che buon sangue non mente. Conobbi anche il padre di Kendra, carattere distaccato come quello della figlia anche se lei deve aver preso molto anche dalla madre, non che la conosca, ma c’è qualcosa di diverso dal Cacciatore di Pirati. Quello che ricordo chiaramente è che cuoco e spadaccino presero a litigare ed insultarsi, tipo come facciamo io e Kilian. Credo che al grande Roronoa Zoro verrebbe un colpo nel vedere il figlio di Gamba Nera fare la corte a sua figlia. Per sua fortuna alla ragazza sembrava far piuttosto schifo il biondino.
 
- Quante volte devo ripeterti di starmi alla larga? – lunghissimi capelli verde-blu legati in un codino alto. Frangia e ciocche ribelli, occhi neri come la notte, bellissima ed elegante, nonché armata, non si separava mai dalle sue spade.
 
- È più forte di me. Non riesco a starti lontano. – le stava offrendo dei fiori e lei lo guardava nauseata.
 
- La prossima volta ci vieni da solo a fare la spesa! Credevo ti servisse aiuto a trasportarla non che avessi dovuto sorbirmi tutto il giorno le tue sciocchezze! – Lo scansò avviandosi verso il centro del mercato.
 
- Sono fatto così, mi è stato insegnato ad essere gentile con le donne. –
 
- Bhè io non lo sopporto, quindi smettila! –
 
- Anche se me lo chiedi non posso cambiare ciò che sono, sebbene per te sarei disposto a fare qualunque cosa. –
 
- Allora sparisci! –
 
- Perché mi tratti così? Non ti ho fatto niente. – Non si stava lamentando, era semplicemente curioso e non smetteva di essere gentile.
 
- E me lo chiedi anche? – lo guardò furiosa e poi se ne andò spazientita.
 
- Che cosa ho fatto? – non la capiva. Non è semplice capire le donne, anche io avevo serie difficoltà, soprattutto di recente.
 
- Smettila di trattarmi come… come… - era furiosa.
 
- Come cosa? –
 
- Come una donna! – ora si che era perplesso.
 
- Cosa sto facendo di sbagliato, non capisco. -
 
- Senti, io ho un obiettivo da realizzare e non sono assolutamente, nella maniera più categorica, interessata a queste sciocchezze. Non mi interessano gli uomini che non posso affrontare e sconfiggere. –
 
- Aspetta, che vuoi dire? –
 
- Che voglio diventare la migliore spadaccina al mondo e non tollero nella maniera più assoluta di essere trattata diversamente solo perché sono una donna, mi hai capito bene? Non mi interessano tutte le sciocchezze che vai blaterando e non intendo avere a che fare con gli uomini se non per sfidarli e sconfiggerli! Sono stata abbastanza chiara adesso? – di sicuro questo discorso avrebbe fatto felice il padre, un po’ meno il cuoco, ma tranquilli ragazzi, non era intenzionato a demordere, non ancora per lo meno, non si arrendeva certo per così poco.
 
- Sei stata molto chiara, ma non ho intenzione di assecondarti e smettere di essere gentile con te. Cambierai idea, ne sono certo. Tutte le donne hanno bisogno di amore e gentilezza nella loro vita. Di qualcuno che le faccia sentire apprezzate e protette. –
 
- Io no. Ho bisogno solo delle mie spade e fintanto che potrò contare su di loro non avrò nessun bisogno di un cascamorto come te! –
 
- Guarda che questo non è mica un no. – lei alzò gli occhi al cielo, il biondino dalle sopracciglia a ricciolo aveva la testa dura. – E per la cronaca, non sono gentile con te solo perché sei una donna. Sono stato cresciuto da Zeff per alcuni anni ma sono pur sempre un Vinsmoke ed ho vissuto abbastanza con loro da non essere la copia di mio padre. Rispetto le donne, ma il mio comportamento nei loro riguardi dipende da loro e non dal loro sesso. Non sono il tipo di uomo che alza le mani su di una donna ma non sono neanche il tipo di uomo che resta lì a prenderle solo perché dinanzi ha una donna. Le rispetto e per questo non le considero inferiori ma mie pari. Sono gentile con te perché sei tu, non solo perché sei una donna. – stavolta fu lui ad avviarsi verso il banco della frutta per far rifornimenti, lasciandola indietro.
 
Kilian non era come suo padre in tutto e per tutto, ma non era neanche un vero e proprio Vinsmoke, era un ibrido, un qualcosa di diverso, aveva preso qualcosa da entrambi e lo aveva fatto suo, un po’ come tutti noi credo anche se, vi confesso che a volte mi chiedo cosa io abbia preso da mio padre. Bhè probabilmente non lo sapremo mai e dopotutto a chi importa? Io sono io e tanto basta. Ma ora torniamo a me ed ai miei compagni, dopo tutto quel girovagare ci fermammo ad una locanda. Lo stomaco del capitano era un pozzo senza fondo e reclamava cibo ad una frequenza allarmante.
 
- Se mangi così, finiremo le scorte prima di raggiungere la prossima isola. – gli dissi sconvolto da quanto riuscisse ad ingurgitare.
 
- Sono uno che consuma molte energie. –
 
- Di questo passo resteremo senza un Berry! – Belle controllava preoccupata il portamonete.
 
Il medico era seduta al bancone, stava bevendo qualcosa e recuperando qualche informazione utile. Dannazione se era bella! Ad un certo punto alcuni brutti ceffi le si avvicinarono, ci stavano provando spudoratamente.
 
- Ace. – se la cosa dava fastidio a me non osavo immaginare a lui. – Kora ha compagnia. – Si voltò un attimo a guardarla poi tornò tranquillo a mangiare. – Non hai intenzione di intervenire? –
 
- Chi io? Perché dovrei? –
 
- È in difficoltà. –
 
- Kora? – si voltò di nuovo a guardare. – Non credo proprio. – quei tipi diventavano insistenti, uno di loro aveva battuto i pugni sul tavolo. Quella ragazza faceva perdere le staffe anche ai santi, figurarsi a dei brutti ceffi armati e malintenzionati. Il medico rovesciò il contenuto del suo bicchiere in faccia ad uno di loro e lui non apprezzò affatto tant’è che sguainò la spada.
 
- Ma quei tipi sono armati. – provai ad obiettare.
 
- Credimi, quelli in pericolo sono loro. –
 
Belle spostava lo sguardo dal fratello a Kora.
 
- Ace… se li fa a pezzi attireremo l’attenzione. – aveva uno sguardo molto eloquente. Il capitano sbuffò e si decise a posare le posate. Svoltò la testa all’indietro verso la biondina.
 
- Ehi Kora, tutto bene? Ti serve una mano? –
 
- Fatti gli affari tuoi ragazzino! –
 
- Già, stanne fuori, la faccenda non ti riguarda! –
 
Il capitano li stava ignorando.
 
- Insegneremo a questa bambolina come si tratta un vero uomo. Non sa con chi ha a che fare. – erano loro a non avere idea di chi fossero quei ragazzi. La biondina rivolse ad Ace un’occhiata molto eloquente, non aveva certo bisogno del suo aiuto. – Sono disposto a chiudere un occhio sul tuo comportamento dolcezza se farai la brava e verrai con me, sono sicuro che ci divertiremo molto. –
 
Lei sorrise, il suo sorriso era pericolosissimo, un solo attimo e lo colpì allo stomaco facendolo piegare, poi inchiodò quegli occhi glaciali sul suo compare.
 
- Te lo avevo detto che se la sarebbe cavata da sola. – Ace riprese a mangiare tranquillo.
 
- Stupida mocciosa! – disse l’uomo colpito, tra i colpi di tosse. – Non sai contro chi ti sei messa… Non sai a quale ciurma appartengo. – Lei si alzò e andò ad affiancarsi a lui per sussurrargli all’orecchio.
 
- Non mi interessa. – Poi lo colpì ancora sbattendolo fuori dal locale prima di tornarsene al bancone e chiedere un nuovo bicchiere. Terrificante! Davvero terrificante!
 
- Ci vuole ben altro per metterla in difficoltà. – disse il capitano tra un boccone e l’altro.
 
- Si ma non dovremmo dare nell’occhio in questo modo. –
 
- Credimi sorellina, meglio che se la sia sbrigata lei, uno come me avrebbe solo dato il via ad una rissa, lei ha più classe di me. –
 
- Questo è poco ma sicuro. – ci aveva raggiunti al tavolo. – Tu sei solo uno scimmione. – si era portata dietro il bicchiere. – Ho recuperato qualche informazione utile. Sembra che questo sputo di terra sia parecchio trafficato da gente poco raccomandabile. –
 
- Stai parlando di noi? – chiese il capitano finalmente sazio.
 
- Ovviamente no. Intendo la ciurma del Pirata Folle. –
 
- Ah. –
 
- Si trova sull’isola e direi che non è il caso di farci riconoscere. Ma c’è di positivo che la sua popolarità eclissa quella dell’autore. –
 
- Chi è il Pirata Folle? –
 
- Hai presente il detto “l’erba cattiva non muore mai”? Lui ne è un chiaro esempio. – almeno la mora mi rivolgeva la parola sebbene sapessi che le cose tra noi non erano affatto risolte. – Suo padre era un pazzo e lui sembra essere peggio. Ha ucciso il suo stesso genitore per prenderne il frutto. –
 
Cavolo! Avevo capito chi era e si, era pazzo sul serio. Già il suo Jolly Roger dava i brividi, l’impiccato al rovescio e sul sacco a coprirgli la testa un teschio. Un uomo sadico e rinomato per i suoi crimini efferati. È passato alla storia per aver fatto irruzione ad Impel Down solo per strappare il cuore dal petto del padre. Uscito dalla prigione lo aveva mangiato in diretta mondiale senza smettere di ghignare. Da brivido quel ragazzo!
 
- È su quest’isola?! – non mi andava di incontrarlo per niente. Già quando avevo dovuto raccogliere informazioni su di lui avevo rischiato l’esaurimento, non mi andava affatto di ripetere l’esperienza. Quell’uomo era rinomato per il non uccidere le sue vittime, sebbene avesse dato più volte dimostrazione che la cosa non gli creasse il benché minimo problema. Lui le torturava fino a renderle folli, era la pazzia la sua firma. Orribile.
 
- A quanto pare si. – la biondina era calma come al solito. – Conoscendolo, non credo che verrà a sporcarsi le mani in una taverna ma se dovesse sapere che siamo qui le cose potrebbero cambiare. –
 
- Non mi dite che avete fatto arrabbiare anche lui. –
 
- Non proprio. – fu il capitano a rispondere. – Ma quell’uomo non è tanto sano di mente, non si può mai dire cosa gli passi per la testa. –
 
- E non dimenticare che l’autore potrebbe fargli gola. -
 
- Cavolo! – il ragnetto aveva un’aria preoccupata. – Ricordo quando la notizia arrivò sulla mia isola, c’era anche mio padre quella volta, iniziò a tremare tutto, dalla punta dei piedi fino a quella del naso. Era la prima volta che si sentiva parlare del Pirata Folle, fece una grande scena per il suo ingresso nel mondo della pirateria. –
 
- Stiamogli alla larga e andrà tutto bene. – le ultime parole famose. Nella locanda fece irruzione una marmaglia guidata dal tipo che Kora aveva preso a calci.
 
- Eccola, è lei! – indicava verso di noi ma né capitano, né medico si scomposero, né si voltarono a guardare.
 
- Vuoi dire che sei stato pestato da una ragazzina? -  un grosso omone, doveva essere il capo di quella combriccola. – Se il capitano lo venisse a sapere ti farebbe fare un bel giro di chiglia. –
 
- Quella non è una ragazzina qualunque! –
 
- Credo stiano parlando di voi. – bisbigliai l’ovvio, ma mi sembravano davvero troppo calmi.
 
- Diamole una bella lezione! –
 
- Posso divertirmi anche io o vuoi fare tutto da sola? – le chiese il capitano.
 
- Accomodati pure, mi hanno stufata. – il capitano non se lo fece ripetere due volte. Fece scrocchiare le dita e poi tirò un bel pugno in faccia ad uno dei tipi che si erano avvicinati facendo rovesciare la sedia all’indietro. Anche Kora si alzò e sguainò i suoi pugnali.
 
- Lo sapevo! Con quei due finisce sempre così! – La navigatrice si affrettò ad alzarsi da tavola. – Keiley coprigli le spalle. –
 
- Ricevuto! – la piccola non vedeva l’ora di provare le sue nuove armi. Ragazzi che velocità! E che mira! Non ne uccise nessuno ed in realtà non ferì nessuno, si limitava a bloccarli al muro con le sue frecce. Però quella ciurma sembrava infinita e sebbene Ace e Kora stessero praticamente sfasciando la locanda quei tipi iniziavano ad avvicinarsi a noi. E fu a questo punto che avvenne una cosa che davvero non mi aspettavo: Belle tirò fuori dal retro dei pantaloni un piccolo bastoncino che riuscì a far allungare con un colpo e non se la cavava affatto male.
 
- Non sapevo sapessi combattere! –
 
- Me la cavo, ma non mi piace farlo. –
 
Keiley e Belle mi stavano tenendo al sicuro, ma non mi piaceva essere difeso da loro e tra l’altro quei tipi erano davvero tanti, stavano accerchiando la navigatrice. La mora faceva ruotare il bastone e colpiva i nemici, ma uno di loro fu più veloce della marmaglia e schivò. Caricò un colpo verso di lei e di nuovo tutto rallentò. Il mio corpo reagì da solo, mi portai davanti a lei ed alzai il braccio bloccando con la mano sinistra il pugno del tipo, mentre con la destra gliene restituì uno in pieno viso. Poi tutto tornò a muoversi alla solita velocità.
 
Mi voltai verso la mora.
 
- Stai bene? – mi stava guardando con gli occhi sgranati ma non c’era tempo per questo, c’erano altri uomini che stavano tornando alla carica. Mi lanciai nella mischia al fianco della mora e devo dire che non me la cavai male. Certo non ero Ace, ma non me la cavavo affatto male, gli allenamenti con il medico stavano dando i loro frutti. In realtà quei tipi erano delle mezze calzette, contro nemici seri probabilmente non me la sarei cavata, però ero già molto soddisfatto del mio miglioramento, almeno adesso sapevo di non averle prese a vuoto.
 
- Ma si può sapere chi diavolo siete voi? – all’omone ormai mancava qualche dente, scontrarsi contro il pugno del capitano non era una bella esperienza, soprattutto se si era un comune essere umano.
 
Il moro si sfiorò la punta del naso con il pollice.
 
- Mi chiamo Ace e sono il capitano dei Pirati Hell, ricorda bene questo nome perché diventerò il prossimo re dei pirati. – Belle gli diede un pugno in testa.
 
- RAZZA DI IDIOTA! TI SEMBRA IL CASO DI SBANDIERARLO IN GIRO COME SE NIENTE FOSSE?! –
 
Stessa cosa dicasi per Kora.
 
- Sei per caso impazzito?! Avevamo detto di mantenere un profilo basso! –
 
- Cosa ho fatto di male? Mi sono solo presentato. –
 
Keiley stava sghignazzando ed io mi stavo stropicciando la faccia con la mano, era proprio un incosciente patentato. Gli uomini che avevamo sconfitto ci guardavano perplessi, credo non potessero credere di essere stati pestati da dei ragazzini.
 
- Chiunque tu sia ragazzo hai firmato la tua condanna. – l’omone si riscosse ed Ace lo guardò con un sopracciglio alzato. – Noi navighiamo sotto il vessillo del Pirata Folle, appena verrà a sapere di come ci hai trattati la tua ora sarà giunta. Hai firmato la tua condanna moccioso! –
 
Il capitano si abbassò per avere il tipo di fronte. Sorrideva. – Digli pure che non ho paura di lui, che semmai lo incontrerò lo sconfiggerò. – Belle gli assestò un altro pugno facendogli piegare la testa in avanti.
 
- LA SMETTI DI SFIDARLI?! -
 
Il capitano si portò una mano alla testa e quei loschi figuri ne approfittarono per darsela a gambe.
 
- Ci rivedremo moccioso, non dubitarne! –
 
- Ehi voi! Guardate come avete ridotto la mia locanda! Adesso chi mi ripagherà i danni? – la navigatrice iniziò a sudar freddo, non era difficile immaginare che non potessimo pagare.
 
- Ehi amico. – cercai di mediare io. – Hai perfettamente ragione. Questa è la tua fonte di sostentamento e noi te l’abbiamo distrutta, ma ripagheremo tutto. – Belle mi guardò perplessa, non avevo potuto pagare neanche i miei abiti, di sicuro non potevo ripagare la locanda.
 
- Dici davvero? –
 
- Ma certo! Noi ovviamente non giriamo con il bottino dietro, non sarebbe prudente, ma il tempo di recuperarlo e ti ripagheremo. –
 
- Credi che io sia nato ieri ragazzino! – lui sollevò i pugni ed io le mani. Nonostante avesse visto che tipi fossimo sembrava non avere paura.
 
- Noi non abbiamo soldi. – Ace, onesto da far schifo.
 
- Ed io dovrei pagare i danni che voi avete fatto? –
 
- Se avessimo avuto soldi te l’avremmo riparata ma non ne abbiamo. – era sincero da far tenerezza ma il locandiere non si fece commuovere.
 
- Allora lo spiegherete a quelli della Marina! – Marina era una gran brutta parola per dei pirati ricercati.
 
- Un momento buon uomo, deve esserci un modo per accordarci, no? – l’ultima cosa che volevo era farmi acciuffare dalle forze dell’ordine.
 
- Ehi, ma su quei tizi non c’è una taglia? – eccoci, eravamo alle solite.
 
- Si, consegniamoli e ricostruiamo la locanda con le loro taglie! – Così non andava, non andava affatto.
 
- Miei cari signori, vi state sbagliando, siamo solo dei semplici turisti. – continuavo a mantenere le mani in alto nella speranza di non risultare minaccioso.
 
- Quello è di sicuro l’autore. –
 
- Già! Vale 500.000.000 di Berry! –
 
- Ma se ha una taglia così alta allora è pericoloso. – Dio benedica quella ragazza che aveva fatto quell’osservazione.
 
- Andiamocene. – alla biondina non piacevano questi teatrini.
 
- Non andrete da nessuna parte! –
 
- E sarete voi a fermarci? – che sguardo gelido e affascinante.
 
- A me sembra di aver già visto questi ragazzini… mi sembra abbiano una taglia anche loro. –
 
- Ancora una parola e non vedrai l’alba di domani! –
 
- Arriva la Marina! – qualcuno aveva dato l’allarme.
 
- Kora dobbiamo andare. – la biondina non dava segno di voler abbassare le armi. – Kora! –
 
- Sa chi siamo. – glielo leggeva sul viso.
 
- Kora ti prego! Ace! –
 
- Se vuole che prendiamo a pugni anche quelli della Marina io non mi tiro affatto indietro. – evidentemente il medico considerava peggio doversela vedere con le forze dell’ordine perché abbassò il pugnale e si avviò all’uscita.
 
- Scappate coniglietti! Non siete al livello del nome che portate! – Aveva esagerato. Kora si voltò e gli assestò un bel pugno da far invidia al capitano. Il tipo sputò denti e sangue e poi perse i sensi. La biondina uscì dalla locanda senza dire una parola. Ma questa scena dava da riflettere, era la seconda volta che qualcuno sembrava riconoscerli e che lei reagisse così male. Chi diavolo erano questi ragazzi? Perché temevano così tanto che il loro nome venisse pronunciato ad alta voce?
 
La piccola Keiley, che li aveva tenuti sotto mira per tutto il tempo fu la penultima ad uscire. Chiuse la fila il capitano che si scusò di nuovo con l’oste per il casino prima di correre via al nostro seguito. Da quanto avevo capito era necessario lasciare in fretta l’isola visto che a breve la Marina ci avrebbe inseguito. Tanto meglio, ne avevo avuto abbastanza di emozioni per quel giorno. Tornati alla nave erano già tutti a bordo. I gemelli, sebbene avessero palesemente sgraffignato alcune cosette erano stati decisamente più prudenti di noi e neanche cuoco e spadaccina erano stati capaci di scatenare il putiferio che avevamo generato noi.
 
- Si può sapere che sta succedendo? Sembra che abbiate il diavolo alle calcagna? – il cuoco era affacciato al parapetto insieme a Kendra, stavano chiacchierando. Dovevamo sembrare davvero molto buffi mentre correvamo in quel modo verso la nave.
 
- Preparate la nave! – stava urlando Belle. – Abbiamo la Marina ed il Pirata Folle alle calcagna! –
 
- Cosa? – i ragazzi sulla nave ci guardarono come se stessimo scherzando ma vedendoci correre il quel modo disperato iniziarono a pensare che facessimo sul serio e si diedero da fare per preparare la Adventure alla partenza immediata.
 
Ce la stavamo filando quando comparve una nave della Marina, non so dirvi se fosse meglio o peggio del Pirata Folle.
 
- Pirati! Fermi dove siete! – riconoscevo quella voce, l’avevo già sentita. – Qui è il vice-ammiraglio Kobi della Marina che vi parla. Arrendetevi senza opporre resistenza. – il tipo del Baratie. Era un vice-ammiraglio! Eravamo nei guai, grossi guai.
 
- Salve Vice- Ammiraglio! – Ace! Che qualcuno tappasse la bocca a quel ragazzo prima che ci cacciasse nei guai! – Spero voglia scusarci ma andiamo di fretta. –
 
- Se non vi arrendete affonderò la vostra nave. – Non bene, non bene per niente!
 
- Ace… - ero preoccupato.
 
- Non ti preoccupare Will, non ci arrenderemo! – Era proprio questo il problema. Quell’idiota sorrideva, non aveva capito che lì c’ea un ufficiale della Marina pronto ad affondarci?! - Non ho nessuna intenzione di arrendermi. –
 
- Tale e quale a suo padre, non c’è che dire. D’accordo, gli abbiamo dato una possibilità. Affondateli. – anche il vice-ammiraglio era piuttosto calmo e immaginai che dicesse queste cose. Ovviamente noi non sentimmo una parola, avvertimmo solo il fischio delle palle di cannone che ci piovevano addosso.
 
- Che cosa facciamo adesso? – chiesi spaventato dalle palle di cannone sempre più vicine a noi.
 
. Belle portaci al riparo! Keiley, dà fuoco alle polveri! – il capitano era calmissimo. – Tu mettiti comodo autore, alle cannonate pensiamo noi. – mi strizzò l’occhio e fece scrocchiare le dita. A lui si affiancarono Kendra, Kilian e Kora mentre i gemelli stavano correndo in sala macchine.
 
Nessuna palla di cannone riuscì a colpirci, Ace le respingeva al mittente a suon di pugni e Kilian usando i calci, mentre le due ragazze affettavano tutto ciò che si avvicinava. Straordinari come sempre ed io inutile come sempre. Nonostante gli allenamenti non ero certo in grado di respingere le palle di cannone ma neanche volevo restarmene lì con le mani in mano, così andai da Belle per vedere se potessi esserle d’aiuto.
 
- Belle. Voglio dare una mano! – cercavo di sovrastare la confusione.
 
- Allora occupati delle vele ce n’è una che si è slacciata non mi consente di governare bene la nave. –
 
- Conta su di me. – più facile a dirsi che a farsi. Dovevo arrampicarmi per assicurare alcuni nodi che si erano disfatti tra le cannonate che mi sibilavano affianco. Ci avete mai fatto caso a come cose del genere capitino sempre nei momenti meno adatti? Deve essere come la questione del pane con il burro, non importa come lo facciate cadere finirà sempre con il lato imburrato a terra. Stessa cosa. Non importa quante volte controlliate le vele o facciate tutto a dovere, le cose smetteranno di funzionare ed i nodi inizieranno a sciogliersi quando sarete sotto attacco di una nave da guerra della Marina. È matematico!
 
Ace o Keiley lo avrebbero fatto in pochi secondi, io invece ero proprio patetico, appeso al pennone alla meno peggio, sempre sull’orlo di un volo in mare e chiedendomi quando una palla di cannone mi avrebbe staccato la testa. Per fortuna i ragazzi erano fantastici nel non far avvicinare niente alla nave e riuscì alla meno peggio a fare ciò che dovevo.
 
I gemelli erano pronti per attivare la propulsione. Un suono di campanella si diffuse in tutta la nave a segnale che stavamo per ricevere una bella spinta, era il momento di tenersi forte. Scesi appena in tempo e mi aggrappai all’albero maestro. La spinta arrivò e non fu semplice per nessuno non finire in mare, soprattutto per Belle che aveva tentato di raddrizzare la rotta fino all’ultimo secondo prima di bloccare il timone. Lei perse l’appiglio ed iniziò a scivolare lungo il ponte. Sarebbe finita di sicuro in mare.
 
Non ci pensai molto, mi ero assicurato all’albero con una corda, sapete per evitare di precipitare nel vuoto, lasciai la presa e presi la rincorsa per scivolare sul ponte. Afferrai la navigatrice e la strinsi tra le braccia appena prima di impattare con la schiena contro la balaustra e spaccarla. Strinsi i denti e Belle, la fune ci stava impedendo di cadere e i propulsori ci stavano facendo allontanare in fretta dall’isola e dai suoi guai. La ragazza si aggrappò forte a me.
 
- Belle stai bene? –
 
- Si… sto bene. –
 
- Reggiti forte a me. – non che dovessi chiederlo. Cercai di afferrare la corda e tornare vicino all’albero, starsene sul ciglio della nave non era una buona idea.
 
Quando la nave atterrò sull’acqua, alla fine della propulsione venimmo sbalzati in avanti e finimmo a terra un po’ tutti.
 
- Che razza di scherzo è? – Kora si stava rialzando, sembrava non essere a conoscenza di questa funzionalità della nave.
 
- È stato fortissimo! – i gemelli erano appena sbucati dalla botola.
 
- I motori hanno funzionato alla perfezione! –
 
- È stato troppo divertente! Rifacciamolo! – Keiley era entusiasta, si può dire che non conoscesse la paura, proprio come il capitano, che tiratosi su sorrideva divertito.
 
- Kendra stai bene? – il primo pensiero del cuoco.
 
- So alzarmi benissimo da sola! – rifiutò la mano del biondino e si rimise in piedi.
 
- Siamo tutti interi? – il medico stava facendo mentalmente l’appello e concluso che non mancava nessuno prese in mano la situazione. – Belle portaci via di qui, li abbiamo distanziati ma non siamo ancora al sicuro. –
 
- È stato divertente ammettilo. – il capitano le diede una spallata.
 
- Tu hai un concetto deviato di divertimento. –
 
- Che cosa è successo alla balaustra? – i gemelli avevano notato i danni che avevo procurato.
 
- È stata colpa mia! – alzai la mano colpevole. – Ci sono sbattuto contro durante la propulsione. –
 
- Stai bene? – mi chiese il medico. Carino da parte sua preoccuparsi adesso. Non ha mai fatto una piega durante gli allenamenti né quando mi aveva quasi castrato e si preoccupava ora, per una spallata.
 
- Sto bene. – ce l’avevo ancora con lei, non l’avrei perdonata così facilmente, poteva rompermi tutto, ma, mi sconvolge dirlo, doveva tenere giù le mani dai miei gioielli di famiglia!
 
Belle mi mise una mano sul braccio, stava tentando di ringraziarmi, ma i ringraziamenti dovevano aspettare, adesso dovevamo allontanarci dall’isola. Mi rivolse un’occhiata piena di gratitudine ed un sorriso che ricambiai volentieri e corse al timone ad impartire ordini. Mi aveva perdonato.
   
 
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