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Autore: Il cactus infelice    08/12/2018    0 recensioni
La guerra è finita, Harry Potter ha sconfitto il Signore Oscuro e ora tutti si apprestano a tornare alla normalità. Kingsley Shacklebolt è diventato il nuovo Ministro della magia, Hogwarts ha riaperto i battenti apprestandosi ad accogliere nuovamente gli studenti, linfa vitale del futuro della società magica. I morti per la giusta causa vengono ricordati con onore, i Mangiamorte che sono fuggiti vengono arrestati e chi ce l'ha fatta cerca di riprendersi la vita leccandosi le ferite e ricordando i cari persi.
Ci vuole tempo per guarire, per superare i traumi, c'è chi ci mette di più e chi un po' meno. Ma, in mezzo al dolore, tutto il Mondo Magico è felice per la sconfitta di Lord Voldemort. Tutti, eccetto Harry.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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DOLORE 

 

Harry per poco non svenne mentre entrava nell’aula di Trasfigurazione con Ron ed Hermione. Si dovette aggrappare allo stipite della porta e Ron lo sorresse per una spalla.
“Harry! Che succede?” chiese una Hermione spaventata.
“Credo di aver avuto un mancamento. Ho dormito poco”. 
“Vuoi andare in infermeria?” gli chiese l’amica. “Non ti preoccupare, spiegheremo noi al professore”.
“Sì, grazie”.
Senza aspettare troppo, Harry abbandonò i suoi amici e cominciò ad andare in direzione dell’infermeria. Ma lungo la strada quasi sbatté contro la teca che raccoglieva le coppe vinte a quidditch dalle varie case. Si fermò a guardare quella di Grifondoro, l’anno in cui suo padre, James Potter, aveva portato la casa rosso-oro a vincere il campionato. C’era persino una foto incorniciata che ritraeva suo padre con in mano il boccino, in mezzo agli altri membri della squadra. Identico a lui tranne nel fatto che James in quella foto sorrideva. Non c’erano foto in cui non lo avesse visto ridere.
Harry invece si era dimenticato come si ridesse. Non ricordava nemmeno quando era stata l’ultima volta che lo aveva fatto.
Guardando quella foto, quelle coppe, sentiva la mancanza del quidditch, l’ebbrezza del volo, il vento che gli spettinava i capelli, la velocità…
“Signor Potter!” La voce acida della professoressa McGranitt lo distrasse e quasi lo fece sobbalzare. “Lei non dovrebbe essere a lezione?”
“Stavo andando in infermeria”.
“Si sente poco bene?” Questa volta il tono della donna si addolcì e lo guardò quasi con preoccupazione.
“Ho solo bisogno di dormire un po’”.
“Allora vada, su, non perda tempo”. 
Harry lanciò un’ultima occhiata alla teca e se ne andò. Ma anziché scendere le scale per andare in infermeria, risalì fino al settimo piano e raggiunse la torre di Grifondoro. Non aveva mai avuto intenzione di andare da Madame Chips e non aveva nemmeno voglia di stare a lezione. 
Nella Torre, seduta su una poltrona, trovò Kiki intenta a leggere un libro. 
“Non dovresti essere a lezione?” le chiese. 
“Anche tu”. 
“Touché!” 
Passarono qualche momento in silenzio a guardarsi finché lei non lo interruppe. “Possiamo sempre riprendere da dove abbiamo lasciato l’altra volta”. 
“Sì, ma andiamo da un’altra parte”. 

 

“Quindi questa stanza può far apparire tutto quello che vuoi”.
“Esattamente”.
“Quindi se io volessi, ad esempio, un cielo stellato sopra la mia testa può farlo comparire?”
Detto fatto, sopra le loro teste comparve un cielo finto pieno di stelle.
Harry e Kiki erano abbracciati nudi sul letto a baldacchino della stanza delle necessità dopo aver appena finito di fare sesso.
“Ti va di fumare?” le chiese il ragazzo.
“Sempre”. 
Cominciarono a fumare in silenzio, sotto il calore delle lenzuola e le stelle che davano quel tocco di romanticismo eccessivo che li faceva sentire un po’ scomodi. Ma fecero finta di niente.
Harry chiuse gli occhi e si lasciò andare contro il cuscino mentre inspirava lentamente il fumo della sigaretta. 
“A cosa sta pensando il Salvatore del Mondo Magico?” chiese Kiki dopo un po’, appoggiandosi a un braccio per guardarlo meglio. 
“Che è un caso disperato”, le rispose ridacchiando. 
“Addirittura”. 
Harry si girò su un fianco e rimase a guardare il viso chiaro di Kiki, i suoi occhi castani, il seno perfettamente rotondo… Era davvero una bella ragazza e le si era già affezionato. Non l’avrebbe mai amata come amava Ginny - perché sì, amava Ginny anche se l’aveva lasciata andare - ma le voleva bene. Vedeva in lei le fragilità che sentiva dentro di sé, anche se in parte. 
“Ti andrebbe di fare una cosa che non solo contravviene le regole di Hogwarts ma che è pure illegale?” 
Kiki si aprì in un sorriso malizioso. “Sarebbe?” 
“Diventare Animagi”. 
“Wow! Mi porti sulla cattiva strada, Harry Potter”. 
“Solo se lo vuoi”. 
“Certo che lo voglio. Non sono mica una paurosa Tassorosso”. 

 

“Si può sapere dove sei stato, Harry?” chiese - quasi gridò - una Hermione piuttosto infervorata.
Harry e Kiki erano rientrati nella Sala Comune dei Grifondoro poco prima di cena e forse avevano speso più tempo di quello che credevano nella Stanza delle necessità.
“Ero in giro con Kiki”, rispose lui. “A proposito, Kiki, loro sono Hermione e Ron”.
“Piacere”, disse Hermione gentilmente alla ragazza per poi tornare a rivolgersi a Harry, inarcando le sopracciglia. “Ci hai fatto preoccupare. In infermeria non c’eri e Madame Chips ha detto di non averti visto”.
Il moro si morse il labbro. Questa volta mentire non sarebbe stato facile. 
“Be’, non ci sono andato alla fine. Non mi andava. Mi sono fatto una dormita e ora sto meglio”. 
“Dai, Hermione, lascialo stare. Non serve metterlo alla gogna”. 
Quelle parole parvero calmare la ragazza o comunque la fecero desistere dal dire qualsiasi altra cosa. 
“D’accordo, però vieni a cena”. 
“Certo, Hermione. Mi cambio e vi raggiungo”. 
Harry corse verso le scale del dormitorio, seguito con lo sguardo da una Kiki confusa. Non conosceva Harry così bene, non da vicino quantomeno, ma sapeva per certo che quel pomeriggio non lo aveva trascorso a dormire. Quello che però aveva imparato in quegli anni - osservandoli a distanza - era che quei tre erano molto uniti. Ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa che non erano abituati a mentirsi l’un l’altro. 
Non sono affari tuoi, si disse. Non ti conviene intervenire.

 

“Ma secondo te sta bene?” chiese Hermione mentre scendeva le scale insieme a Ron.
“Chi?”
“Harry! Chi altri?”
“Perché non dovrebbe stare bene?”
“Non lo so. Lo vedo assente e parla poco ultimamente”.
“Hermione, è adulto. Non dobbiamo sempre preoccuparci per lui”.
La ragazza non aggiunse altro ma storse la bocca con fare perplesso; non era del tutto convinta. Ma si disse solo che quella era un’abitudine, dopotutto avevano trascorso sette anni a preoccuparsi per l’amico. Una volta tanto doveva cercare di rilassarsi e basta. Harry, in fondo, non si era ancora cacciato in nessun guaio.  

 

Harry!”
Gli parve di udire la voce di Vince gridare il suo nome, mentre assorbiva un’altra Cruciatus. La seconda, forse?
Non riusciva nemmeno ad urlare. Sentiva il pavimento gelido sotto di lui, sotto i palmi delle mani e la schiena, e ciò lo aiutava a mantenere il contatto con la realtà. A dire il vero, ricordava le cruciatus peggiori di così, quando fu Voldemort a torturarlo in quel modo nel cimitero dopo il Torneo Tremaghi. 
Quelle non facevano così male. Sì, facevano male ma era un dolore fisico più sopportabile. Era solo dolore fisico. Il dolore fisico lo poteva sopportare. Era quasi un sollievo. 
Le torture smisero all’improvviso. 
Le mani calde di Vince sulla sua pelle bruciarono quasi come fuoco. 
“Merlino santissimo, Harry! Come ti senti?” 
Lo aiutò a mettersi seduto e il ragazzo vide con la coda dell’occhio il Mangiamorte steso e legato come un salame. 
“Sto bene, Vince, non ti preoccupare”. 
“Sei sicuro? Forse dovrei portarti in ospedale”. 
“No, niente ospedale… Sto bene”. 
“Ma ti ha torturato”. 
“Vince, mi riconoscerebbero e preferirei non attirare l’attenzione su quello che stiamo facendo”. 
Harry riuscì a rimettersi in piedi anche se stava leggermente tremando. Il suo allenatore non poté far altro che concordare con lui. 
“D’accordo, ma se senti anche un solo leggero malessere fatti vedere dall’infermiera”. 
“Certo!” 
“Torna ad Hogwarts. Ci penso io a portare lui ad Azkaban”. 
Il giovane Grifondoro gliene fu grato; si sentiva abbastanza stanco e quella sera non avrebbe fatto altre deviazioni. Vedeva già il suo letto nel dormitorio e qualcosa gli diceva che avrebbe dormito quella notte. 
Ma si sbagliava: gli incubi vennero a visitarlo anche quella notte, i volti di Sirius, di Remus, di Fred, Silente, dei suoi genitori, tutti quanti… sognò persino il piccolo Teddy. 

 

“Ronald, piuttosto ti aiuto a cercare le informazioni per il tema. E ti aiuto anche a scriverlo. Ma non te lo faccio copiare”, si sentì dire da una Hermione infervorata mentre si sedeva a tavola per la colazione. Il suo ragazzo la seguiva dietro.
“Ma è difficile”.
“Non è difficile. Non posso prepararti sempre tutto io”.
Solo in quel momento parvero accorgersi di Kiki ed Harry seduti di fronte a loro.
“Buongiorno, ragazzi”, salutò la ragazza.
“Harry! Non ti ho sentito alzarti questa mattina”.
“Mi sono alzato presto”.
“Voi ci andate alla festa questa sera?”
“Oh, è vero. È Halloween”.
I gufi entrarono dalla finestra quasi tutti insieme a consegnare la posta e i pacchi. Hermione ricevette la sua solita Gazzetta ed Harry si vide recapitare le solite lettere dei giornalisti. Non esitò un attimo ad appallottolarle.
“Pensi che andranno avanti ancora per molto?” gli chiese l’amico.
“Spero che, tempo un anno, l’interesse affievolisca”.
“Sono sicura che sarà così”. 

 

Alla fine anche Harry si era lasciato convincere ad andare alla festa. Dopotutto, si svolgeva nella Torre dei Grifondoro e restarsene a letto - anche se poteva silenziare la stanza - non sarebbe stato da perdenti, ma peggio. Nonostante tutto gli era rimasto un briciolo di orgoglio.
Non si era aspettato tutta quella gente però. La sala era stata ingrandita all’interno per poter far stare quanta più gente possibile perché non c’erano solo i Grifondoro ma anche diversi imbucati delle altre case, persino qualche Serpeverde. Quello che però non si sarebbe mai immaginato era la gran quantità di alcol, ce n’era quasi più del cibo. Harry si appuntò un promemoria mentale: chiedere a Steven dove e come si era procurato tutto quell’alcol. 
C’era anche della musica, ma non eccessivamente alta, per poter permettere alla gente di parlare.  Era facile supporre che avessero usato un incantesimo per insonorizzare la stanza altrimenti la McGranitt sarebbe già entrata dal ritratto della Signora Grassa come una furia
Il ragazzo si servì un bicchiere di qualcosa che gli parve vodka e si unì al suo gruppo di amici in un angolo. 
“Decisamente non sono fatta per questo tipo di feste”, disse Hermione guardandosi attorno, quasi spaesata. 
“Se vuoi andiamo via”, rispose Ron mettendole un braccio attorno alle spalle. 
“No dai, restiamo un po’. Ci vuole un po’ di svago”. 
Dopo quello che avevano passato nei mesi precedenti, la ragazza non aveva nemmeno tutti i torti. Ma Harry, dal canto suo, si sarebbe allontanato più che volentieri. Troppo caos, troppa gente, troppe ragazze che lo occhieggiavano, tutto troppo. Troppi i suoi pensieri, troppa la sua ansia. Non riusciva a rilassarsi, non ci riusciva per nulla e quindi decise che si sarebbe attaccato alla vodka. Quando quella finì passò alla birra e poi a qualcos’altro che la mattina dopo non sarebbe riuscito a ricordare.
Hermione e Ron ad un certo punto sparirono, Harry non avrebbe saputo dire dove, Neville parlava con Dean e Seamus di qualcosa che non gli interessava affatto e gli parve di scorgere da qualche parte Luna che ballava nel suo modo strano. In lontananza vide persino Cho con delle amiche e il piccolo Dennis Canon servirsi al buffet. Dennis Canon. L’immagine fugace del fratello Colin, morto durante la battaglia, gli passò per la mente insieme a tutte quelle volte che aveva cercato di immortalarlo con la sua stupida macchina fotografica. Gli aveva dato sui nervi a quel tempo. Ma ora avrebbe accettato volentieri anche di partecipare a un set fotografico pur di rivederlo scorrazzare in giro. Non era nemmeno maggiorenne quando era morto. 
Tracannò la sua birra. 
“Haaaaaaarry!” Qualcuno gridò il suo nome. Una lunga chioma scura gli cadde addosso solleticandogli la faccia. Kiki gli era saltata sulla schiena e ci si era aggrappata come un koala. “Guarda, c’è Malfoy!” Gli fece notare la ragazza puntando il dito verso una poltrona. Il Grifondoro la fece scendere e guardò i suoi occhi stralunati; aveva sicuramente esagerato con l’alcol anche lei. “Dai, andiamo a salutarlo!” 
L’amica lo prese per mano e lo trascinò letteralmente verso Malfoy. Harry si chiese vagamente che diavolo ci facesse Malfoy alla festa dei Grifondoro, ma era troppo ubriaco per indagare oltre e persino per opporre resistenza. 
I due ragazzi si sedettero sul divano accanto a lui, uno da una parte, uno dall’altra.
“Che diavolo ci fai tu qui, Sfregiato?” fece il Serpeverde stizzito. 
“Pensavamo volessi compagnia”, rispose Kiki. 
“Da voi? Due Grifondoro?” 
“Be’, sei nella Torre dei Grifondoro. Che ti aspetti?”, fece Harry. 
Draco non rispose, probabilmente ammettendo nella sua testa che il Grifondoro-rompicoglioni-ho-sconfitto-Voldemort aveva ragione. Non sapeva nemmeno lui perché fosse lì, lo aveva trascinato Astoria Greengrass e da un po’ di tempo aveva preso a fare un po’ troppo spesso quello che voleva lei. 
“E voi due quanto siete ubriachi? I vostri aliti sanno di distilleria” chiese Malfoy. 
“Quanto basta”, rispose Kiki. 
I due ragazzi continuarono a chiacchierare stupidamente, Kiki provocando Malfoy e lui tenendole testa stizzito. Se qualcuno gli avesse raccontato solo un anno fa che sarebbe successa una cosa del genere - cioè che si sarebbe seduto di sua spontanea volontà accanto a Malfoy e che avrebbe pure riso alle sue battute - gli avrebbe dato del visionario. 
Ma, ricordiamolo: Harry era troppo ubriaco. 
Poi però si dissociò completamente dai due. Vide Ginny pomiciare con un ragazzo, non sapeva chi fosse, e tutto gli parve immediatamente senza alcun senso. E sarà stato per quello, sarà stato l’alcol, l’atmosfera, la confusione del ragazzo, il suo masochismo, Harry decise di accontentare una delle ragazze che non hanno smesso di occhieggiarlo per tutta la sera.

 

***

 

NO, NON MI ERO DIMENTICATA DELL’AGGIORNAMENTO! È STATA SOLO UNA GIORNATA MOOOOOLTO IMPEGNATIVA, TRA LAVORO E RELAZIONI SENTIMENTALI. 

MAAA…. NON È ANCORA MEZZANOTTE PER CUI SONO PERFETTAMENTE IN TEMPO. 

 

Harry: Ma perché stai urlando? 

 

TACI!! DEVO FARMI SENTIRE.
COME AL SOLITO RINGRAZIO CHI MI STA SEGUENDO FINO AD ORA, CHI HA MESSO QUESTA STORIA TRA I PREFERITI, LE SEGUITE E LE RICORDATE E SOPRATTUTTO CHI RECENSISCE E MI LASCIA I SUOI COMMENTI. CONTINUATE A FARLO, MI RACCOMANDO : )

 

BUONANOTTE A TUTTI,

CACTUS.

 

   
 
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