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Autore: _Joanna_    10/12/2018    0 recensioni
Mentre si avvicinava, la luce delle candele danzava tra le pieghe del suo mantello, risalendo l'alta, snella figura del Signore Oscuro, finché non illuminò il volto più orrendo che Megan avesse mai visto.
Più simile a un teschio animalesco che a un viso umano, con la pelle bianca e sottile, quasi trasparente, Voldemort era il ritratto della Morte.
-
Qualcosa di scuro e denso, un liquido, scintillava alla luce della luna.
Era sangue.
«È giusto questo?» chiese di nuovo l'uomo, afferrando uno dei cadaveri che giaceva per terra.
Megan lo riconobbe, era Ron Weasley, pallido e inequivocabilmente morto.
«E questo? E questo?» continuò, ripetendo lo stesso gesto ancora e ancora.
Erano tutti morti.
No, non morti, erano stati uccisi.
Tutti quanti.
L'aria ora era ammorbata da un tanfo insopportabile, putrido.
Era l'odore della morte.
«Hai visto che cosa hai fatto?».
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Pansy, Harry/Pansy, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
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5.5

Capitolo IV

Sintomi









Nelle settimane che seguirono, Megan si ritrovò a pensare sempre più spesso che accettare di far parte dell'Esercito di Silente fosse stata una perdita di tempo.
Durante gli incontri, infatti, Harry si limitava a farli esercitare con alcuni, banali incantesimi, come la Fattura Impediente o l'Expelliarmus, tutte cose che si potevano trovare benissimo su qualunque manuale di Difesa del secondo o del terzo anno.
C'era da dire, tuttavia, che il livello generale della “classe” era decisamente infimo, fatta eccezione per pochi di loro.
Una sera, al termine dell'incontro, Megan aveva avvicinato Harry e aveva provato a suggerire l'idea di tenere delle altre lezioni, per quelli più bravi, di modo che potessero migliorare senza essere rallentati da quelli che avevano più difficoltà, o intralciati da coloro che dovevano presenziare ai sempre più numerosi allenamenti delle varie squadre di Quidditch.
Harry le aveva promesso che ci avrebbe pensato, ma nei giorni seguenti aveva evitato accuratamente l'argomento,  tanto che fu solo dopo molte insistenze che le disse chiaro e tondo che aveva deciso di scartare l'idea.
In realtà, comunque, la cosa che più la infastidiva era quella sensazione di immobilità: fondare un gruppo segreto, imparare a combattere, infrangere le regole imposte dalla Umbridge, nessuna di queste cose si era rivelata neanche lontanamente eccitante come aveva pensato, e quella sensazione di non stare facendo nulla di concreto non l'abbandonava mai.
Inoltre, da quando faceva parte dell'ES, Megan si era un po' allontanata dai suoi amici, come se credesse di averli, in qualche modo, traditi.
Passava molto più tempo con William ora e, stranamente, con Hermione.
Non potevano dirsi amiche, ma Megan doveva ammettere che la sua compagnia non era affatto snervante come aveva sempre pensato.
Ad ogni modo, stare con i Grifondoro la faceva sentire fuori posto, e cominciava a mancarle la complicità che aveva con i suoi amici di sempre; certo, negli ultimi tempi si era fatta, per così dire, un esame di coscienza, e aveva dovuto ammettere che il loro comportamento era stato spesso ingiusto e, anzi, ripensandoci, si era sentita nauseata dai suoi stessi commenti acidi e talvolta crudeli. Ma, si chiedeva, non si era sempre divertita con loro? Non era sempre stata al loro gioco, non aveva riso anche lei per quelle battute cattive, non era sempre stata zitta davanti al quelle provocazioni esasperate?
La verità era che Megan si sentiva confusa, stordita, come quel giorno, quando Voldemort aveva provato a convincerla a unirsi a lui, instillando in lei il seme del sospetto e della paura.
“Il tuo potere è immenso, loro avranno paura di te” le aveva detto.
Davvero Harry e gli altri l'avrebbero temuta se avessero saputo la verità?
Lei lo stava dimostrando, era molto più capace degli altri nei duelli, ma solo perché aveva passato tutta l'estate a studiare Incantesimi e Fatture di livello decisamente avanzato.
Aveva sempre avuto una naturale inclinazione per quel tipo di magia, ma dipendeva davvero dal fatto che Voldemort era suo padre?
E poi, c'era il suo gemello.
Megan non aveva mai avuto segreti per lui, e ora gli stava nascondendo una verità enorme, scomoda e pericolosa.
Si era ripetuta più volte che non dire niente fosse la decisione più saggia: in fondo, perché turbare suo fratello con qualcosa che non lo riguardava?
Voldemort, infatti, lo aveva messo in chiaro fin da subito: William non gli interessava.
Tutti questi pensieri la tormentavano ogni giorno e Megan era convinta che, prima o poi, sarebbe esplosa.
In effetti, una cosa del genere era già successa.

   Era un normale sabato pomeriggio; verso le quattro, Megan era uscita dai sotterranei, dopo un'altra giornata passata al chiuso a studiare. Doveva mancare ancora qualche minuto al tramonto e aveva sperato di riuscire a rubare qualche attimo di assoluto relax nel parco, assaporando gli ultimi raggi del sole.
Aveva appena imboccato il corridoio che conduceva alle scale, quando aveva notato alcuni ragazzini di Grifondoro.
Non potevano essere più grandi del secondo anno e avevano un'aria guardinga, decisamente sospetta.
Megan si era avvicinata e aveva chiesto loro spiegazioni: quei tre non avrebbero dovuto trovarsi lì, nei passaggi sotterranei, quando non c'era lezione.
I tre ragazzini, tra cui c'era, come aveva riconosciuto poco dopo, il più giovane dei fratelli Canon, erano ammutoliti e avevano cercato di nascondere qualcosa dietro le loro piccole schiene.
«Allora, che state combinando?» aveva domandato di nuovo lei, in tono minaccioso.
«Niente, ora torniamo nella nostra Sala Comune» aveva risposto l'unica ragazzina del gruppo, una bambina minuta, con una gran massa di capelli scuri e ricci.
Forse era stata la tensione di quei giorni, o forse il desiderio di fare qualcosa di concreto, fosse anche solo infliggere una misera punizione. O forse l'incredibile somiglianza che quei tre avevano con il più celebre trio Grifondoro; qualunque fosse stata la ragione, Megan aveva insistito perché le consegnassero quello che stavano cercando di nascondere.
Al loro ennesimo rifiuto, Megan aveva estratto la bacchetta e, senza quasi accorgersene, aveva lanciato una Fattura Rictusempra, scagliando Canon a cinque metri di distanza; gli altri due, terrorizzati, avevano lasciato cadere a terra quelli che le erano sembrati essere dolci e si erano precipitati a soccorrere l'amico.
Megan aveva compreso immediatamente che quel gesto impulsivo le sarebbe costato caro e, infatti, una volta salite le scale e raggiunto l'ingresso, ormai invaso dalle ombre, non era rimasta sorpresa di trovare Gazza, il custode, che, con un ghigno malevolo, le aveva detto che era stata convocata d'urgenza nell'ufficio della Umbridge, alla presenza di Piton e della McGranitt.
Non si sarebbe mai aspettata, però, quello che era accaduto dopo.
«A quanto pare, lei ha deliberatamente aggredito un altro studente, signorina Parker, come vorrebbe giustificare un simile, deplorevole comportamento?» aveva chiesto la Umbridge, in tono orrendamente lezioso, dopo aver ascoltato il resoconto della McGranitt.
In quel momento, Megan aveva avuto un'illuminazione.
«Stavo solo assolvendo ai miei doveri di Prefetto. Ho chiesto a quei tre che cosa stessero facendo nei sotterranei e che cosa cercassero di nascondere, ma loro, anziché rispondermi, hanno estratto le bacchette» aveva mentito «Mi sono semplicemente difesa».
«Difendersi da tre ragazzini del secondo e del primo anno?» aveva esclamato la McGranitt, incredula e sarcastica allo stesso tempo «Non potevi semplicemente disarmarli? Sono certa che conosci quell'incantesimo».
«Che cosa nascondevano, cara?» aveva chiesto la Umbridge, ignorando il commento della collega.
«Non saprei» aveva risposto Megan «Probabilmente, qualcosa di illegale. Qualunque cosa fosse, deve trovarsi ancora sul pavimento dei sotterranei, sempre che non l'abbiamo ripreso prima di andare in infermeria».
«Dirò al signor Gazza di controllare immediatamente» aveva affermato la Umbridge, gongolante.
«Ma insomma, si è forse dimenticata che la signorina Parker ha scagliato una Fattura contro tre studenti più piccoli?» aveva protestato la McGranitt.
«Affatto, Minerva cara» era intervenuta di nuovo la Umbridge, con voce affettata «Ma credo sia piuttosto chiaro che siano stati i suoi studenti a commettere una grave infrazione» aveva dichiarato; Megan non aveva creduto alle proprie orecchie, ma aveva fatto del suo meglio per non mostrarsi sorpresa «Hanno deliberatamente sfidato l'autorità di un Prefetto, minacciando persino di attaccarlo» aveva continuato poi la Umbridge «Per questo, direi proprio che un castigo sia d'obbligo e, vediamo, direi anche di sottrarre a Grifondoro trenta punti … A testa» aveva precisato, facendo comparire un'espressione sconvolta sul volto severo della McGranitt.
«Una volta recuperata la refurtiva poi,» aveva continuato «l'esaminerò con cura e, se dovessi appurare che si tratta di oggetti pericolosi, introdotti a scuola senza autorizzazione, sarò costretta a prendere ulteriori provvedimenti» aveva concluso, con un sorrisetto di malvagio trionfo.
«Ma… » aveva provato a ribattere la McGranitt, ma la Umbridge aveva ripreso, rivolgendosi a Megan con un sorriso condiscendente «Quanto a lei, mia cara, deve riconoscere che la sua reazione è stata un po' esagerata, per quanto nobile fosse il suo intento. Penso che cinque punti in meno l'aiuteranno a riflettere sulle sue azioni» aveva decretato, congedandola.
Piton, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, si era lasciato sfuggire un ghigno di vittoria.
Ad ogni modo, dire che le fosse andata bene era, senza alcun dubbio, riduttivo.
Harry e gli altri Grifondoro, una volta venuti a conoscenza dell'accaduto, erano stati piuttosto freddi con lei; naturalmente, William aveva provato a difenderla, ma senza ottenere grandi risultati.
A peggiorare la situazione poi, era intervenuto l'ennesimo decreto della Umbridge, comparso il giorno dopo sulle bacheche delle quattro Case: i Prodotti Weasley, i dolci che i tre Grifondoro si erano rifiutati di consegnarle, erano stati messi al bando.
In compenso però, Megan aveva trovato indulgenza presso i suoi amici Serpeverde che, a dire il vero, si erano complimentati con lei, in particolare Draco che, da quando era stato nominato Prefetto, era sempre alla ricerca di una buona scusa per prendersela con i Grifondoro, Harry nello specifico.
Tuttavia, la prossima riunione dell'ES si avvicinava e, come se gli animi non fossero già abbastanza accesi, anche la prima partita del Campionato, Serpeverde contro Grifondoro, era ormai imminente.

*

«Ti fa ancora tanto male?» stava chiedendo Pansy, preoccupata, mentre sedeva acciambellata accanto a Draco, che esibiva fiero i segni dell'aggressione subita dopo l'incontro.
Quella mattina, infatti, si era tenuta la partita contro i Grifondoro; i Serpeverde avevano perso, ma, evidentemente, la vittoria sul campo non era sembrata sufficiente a Harry e ai suoi: i Grifondoro non dovevano aver gradito la beffa, un po' crudele, che Draco aveva orchestrato ai danni del loro Portiere.
Quando la partita era cominciata, era stato subito chiaro che il nuovo Portiere dei Grifondoro non era affatto adatto al ruolo, o al Quidditch in generale, e che la spilla che aveva ideato Draco, null'altro che un'innocua coccarda, con su scritto “WEASLEY È IL NOSTRO RE”, in campo rosso e oro, fosse decisamente adeguata.
Ron Weasley non ne prendeva una e, infatti, dopo appena dieci minuti di gioco, i Serpeverde si erano ritrovati in vantaggio per 60 a 10.
Certo, il coro che Pansy aveva diretto con entusiasmo, non l'aveva aiutato per niente; le strofe, anch'esse inventate da Draco, erano piuttosto insultanti, ma, dopotutto, una canzone non poteva fare alcun male; se Ron faceva pena, non era di certo per colpa loro.
I Serpeverde avevano continuato a macinare punti, fin quando Harry e Draco non si erano lanciarti in picchiata, all'inseguimento il Boccino.
In un attimo, tutto era finito.
Harry aveva agguantato il Boccino, decretando la fine dell'incontro e la vittoria dei Grifondoro.
Improvvisamente, però, con la stessa rapidità con cui il gioco si era concluso, la situazione era precipitata.
Draco, infatti, arrabbiato per la sconfitta appena subita, si era avvicinato ai Grifondoro.
Dagli spalti, Megan non era riuscita a sentire quello che diceva, ma, qualunque cosa fosse, non poteva certo giustificare quello che era accaduto dopo: Harry e i gemelli Weasley erano scattati in avanti come un sol uomo, scagliandosi contro Draco e cominciando a colpirlo con raffiche di pugni.
Molti ragazzi, sulle tribune, erano ammutoliti, sorpresi; alcuni Grifondoro avevano preso a incitare i loro giocatori, come se la partita fosse ancora in corso, mentre i Serpeverde avevano ululato indignati. A gridare più forte di tutti era stata Pansy, che si era messa a strillare terrorizzata, con le lacrime agli occhi.
Alla fine, Madama Bumb era riuscita a fermare i Grifondoro e Megan aveva visto Draco, chiaramente dolorante, trascinarsi lontano; anche da quella distanza, si poteva intuire che il labbro del ragazzo era tagliato e che la guancia sotto l'occhio destro aveva cominciato a gonfiarsi, assumendo una brutta tonalità violacea.
Adesso, grazie alle cure di Madama Chips, il gonfiore era sparito, ma rimanevano inequivocabili i segni di quel vile attacco.
Megan non sapeva ancora che cosa fosse successo a Harry e agli altri due, ma era certa che la Umbridge non si sarebbe fatta sfuggire quell'occasione per punire duramente il Grifondoro.
Per la prima volta, dunque, il castigo di Harry sarebbe stato ben meritato e, soprattutto, nessuno avrebbe più potuto accusare lei di essersi comportata incivilmente.

*

Per quasi due settimane, l'ES non venne più convocato.
Megan aveva cominciato a pensare che Harry avesse deciso di non informarla delle riunioni, non ritenendola più degna di far parte di quell'esclusivo club di dilettanti.
Tuttavia, pensava anche, William non l'avrebbe mai tenuta all'oscuro di tutto in quel modo, perciò Megan finiva per convincersi che semplicemente gli incontri erano stati rimandati a data da destinarsi.
Finalmente, un pomeriggio, dopo pranzo, Megan sentì il galeone stregato bruciare e sulla moneta comparvero la data e l'ora della riunione, che si sarebbe tenuta quella sera alle otto.
Per il resto della giornata, Megan rifletté a lungo se fosse il caso o meno di andare, ma alla fine, alle otto meno dieci, uscì dai sotterranei per recarsi al settimo piano.

   «Ottime notizie!» l'accolse suo fratello, non appena Megan ebbe varcato la soglia della Stanza delle Necessità, dove si tenevano gli incontri dell'ES.
«Sono in squadra» spiegò, abbracciandola.
Megan gli rivolse un sorriso sincero.
Dopo la zuffa, o meglio l'aggressione sul campo di Quidditch, Harry e i gemelli Weasley erano stati squalificati dalla squadra e questo aveva reso vacanti tre posizioni; Will, che era un ottimo Battitore, doveva essere stato la scelta più ovvia come sostituto.
«Bene, ora che ci siamo tutti, direi di cominciare» esordì Harry, passando in rapida rassegna i presenti; quando il suo sguardo stava per posarsi su Megan, lui lo distolse in fretta, come se temesse che guardarla potesse portare a una qualche tremenda conseguenza.
Megan lo ignorò e si dispose in coppia con Will, per esercitarsi di nuovo con la Fattura Impediente.
Ben presto, tuttavia, decise di prendersi una pausa e, un po' in disparte, prese ad osservare lo strazio attorno a lei.
Tutti stavano mostrando timidi segni di miglioramento, ma non c'era alcun dubbio sul fatto che, se i Mangiamorte avessero attaccato, quei ragazzini non avrebbero avuto alcuna speranza contro i servi di Lord Voldemort.
Stava ancora esaminando le scadenti prestazioni dei suoi compagni, quando, d'un tratto, vide Neville Paciock, concentratissimo e madido di sudore, gridare «Impedimenta!»
La Fattura non colpì il suo bersaglio e Megan si accorse di trovarsi sulla traiettoria dell'incantesimo.
Di riflesso, sollevò la sua bacchetta e ordinò «Protego!»
Lo scudo magico si materializzò all'istante, ma la Fattura era decisamente ben piazzata, per quanto imprecisa, e Megan fu costretta ad arretrare, sospinta dalla forza del contraccolpo.
«Stai bene?» chiese Will, precipitandosi verso di lei.
Tutti avevano smesso di duellare e anche Harry non poté fare a meno di guardare nella sua direzione.
«Certo» rispose Megan, brusca, lanciando un'occhiata torva a Paciock che mormorò, avvilito «Mi dispiace, cercavo di colpire Hermione».
«E invece hai colpito me, sai che significa questo in un vero combattimento?» lo rimbrottò lei.
«I-io, ci provo… » balbettò Neville, invocando aiuto.
«Ti ha chiesto scusa e non ti sei fatta niente» disse a un tratto Harry, che nel frattempo li aveva raggiunti.
«Naturalmente, perché io, a differenza di tutti voi, sono capace di difendermi» ribatté Megan.
«Bé, se sei così brava perché non provi tu a tenere le lezioni» disse un ragazzo di Corvonero e, di nuovo, quella sensazione di rabbia e frustrazione esplose dentro di lei.
«Queste tu le chiami lezioni?» sbottò, quindi tornò a guardare Harry «A me sembrano solo delle patetiche pagliacciate, dove questi idioti non fanno altro che sventolare a caso la bacchetta credendosi dei temibili guerrieri».
«Non lo pensi sul serio…» si intromise William, ma Megan lo ignorò e proseguì, implacabile «Lo avete dimostrato anche alla partita, no? Oh, siete bravi a combattere alla Babbana, questo è certo, ma sono piuttosto sicura che i Mangiamorte sappiano difendersi da un branco di ragazzini capaci solo di sferrare qualche pugno a tradimento».
«A tradimento?», «Quel piccolo…» dissero Fred e George, indignati, sentendosi chiamare in causa, ma di nuovo Megan continuò, ostinata.
«Che cosa? Vi ha insultati?» chiese divertita «O ha chiamato la tua sporca amica “Sanguemarcio”?» aggiunse, fissando Harry negli occhi.
«Meg, adesso basta» esclamò Will, prendendola per un braccio e tentando di trascinarla via dal gruppo; qualcuno era ancora ammutolito, ma la maggior parte sembrava furiosa.
Megan si divincolò con forza; erano una contro venti, ma li avrebbe Schiantati tutti senza problemi, stava solo aspettando il pretesto.
«Allora?» chiese, rivolta a nessuno in particolare «Il vostro prezioso Potter non ha saputo insegnarvi altro?»
«Harry è un ottimo insegnante» dichiarò a un tratto Cho Chang.
«Se non ti sta bene puoi anche andartene» aggiunse un altro, forse Macmillan.
«Naturalmente, il grande Harry Potter, così bravo, così coraggioso…» sospirò Megan, sprezzante «Perché non racconti a tutti la verità?» lo incalzò «Perché non dici a tutti come sono andate davvero le cose? Racconta, Harry, di' loro come sei scappato a nasconderti, mentre Cedric veniva ucciso. Tu dovevi morire quella notte, non Cedric! Voldemort voleva te! Spiegaci, dunque, come hai fatto a scappare, mentre Cedric, che valeva cento volte te, è morto?»
In molti tentarono di protestare, ma Megan andava avanti, impietosa «Quanto deve essere eccitante vedere i migliori Auror del Ministero pronti a proteggerti, saperli disposti perfino a morire per te?»
A quelle parole, Hermione e Ginny sbiancarono, e anche William e il resto dei Weasley si allarmarono.
Harry, invece, rimaneva zitto.
«Volete il grande eroe a insegnarvi, bene, tenetevelo!» concluse Megan «Io ho intenzione di restare viva e non perderò di certo altro tempo con voi incapaci» dichiarò, avviandosi verso l'uscita.
Will tentò di richiamarla, ma era l'unico del gruppo; gli altri si limitarono a osservarla, borbottando tra loro, fin quando la voce di Weasley non giunse chiara e netta alle sue orecchie «Meglio così, non ci si può fidare di una dannata Serpeverde» dichiarò, scatenando mormorii di approvazione.
Megan, che aveva già una mano appoggiata alla maniglia della porta, la ritrasse e si voltò di scatto.
«Come prego?» chiese e, senza aspettare una risposta, estrasse la bacchetta e la puntò contro Weasley.
William scattò in avanti «Meg lascia perdere» provò a dire, ma Megan lo ignorò e avanzò.
Harry tentò di frapporsi, ma Ron glielo impedì e puntò a sua volta la bacchetta contro di lei.
«Ridicolo» mormorò Megan, quindi scagliò uno Stupeficium non verbale.
Weasley non ebbe nemmeno il tempo di difendersi; in un attimo venne sbalzato all'indietro a cadde a terra, svenuto.
Megan sogghignò soddisfatta, quindi lasciò la Stanza indisturbata, mentre il resto del gruppo accorreva in soccorso del ragazzo.

*

Il mattino seguente, Megan si svegliò stranamente serena.
L'incidente nella Stanza delle Necessità non sarebbe stato né dimenticato, né perdonato con molta facilità, ma Megan decise che non se ne sarebbe preoccupata più di tanto. In fondo, non aveva detto nulla che non avesse sempre pensato o che non fosse vero; se questo significava troncare ogni rapporto con Harry e i suoi amici, se ne sarebbe fatta una ragione.
Anche Pansy si accorse del suo inconsueto buonumore, ma, ad eccezione di un sorrisetto malizioso, non fece domande.
Da quel fine-settimana a Hogsmeade, infatti, Pansy si era convinta che ci fosse un misterioso ragazzo con cui Megan si incontrava ogni settimana.
In verità, non c'era nessun ragazzo, ma Megan aveva deciso di lasciar credere all'amica che esistesse, per giustificare così le sue uscite serali, quando, in realtà, si recava alle riunioni dell'ES.
Certo, ora che aveva lasciato il gruppo, Pansy si sarebbe insospettita ancora di più, ma Megan confidava di trovare una scusa convincente.
Dopo colazione, si recò, come ogni giovedì, alla lezione di Antiche Rune. La Granger frequentava il corso con lei e fu quindi il primo membro dell'ES che incontrò.
A parte un unico incrocio di sguardi, Hermione si limitò a ignorarla per tutta la lezione e, al termine dell'ora, si avviò in fretta nei sotterranei per Pozioni.
Laggiù, anche Harry e gli altri Grifondoro presenti si comportarono come sempre, anche se Megan poteva giurare di aver visto Dean Thomas lanciarle un'occhiata di puro disprezzo quando era entrata nell'aula. Quanto a Weasley, sembrò fare di tutto per non incrociare mai il suo sguardo e Megan decise che questo fosse dovuto al fatto che, finalmente, quell'idiota cominciava a capire di che pasta era fatta.
Tuttavia, se gli altri riuscirono a mostrare un'ostentata indifferenza, lo stesso non si poteva dire di suo fratello.
Will, infatti, aveva un'espressione strana quel giorno, smarrita, come se non sapesse bene come comportarsi.
Fu distratto per tutta la lezione, tanto che sbagliò la sua Soluzione Singhiozzante, una miscela piuttosto semplice, che gli valse il duro rimprovero di Piton.
Quando poi, dopo la lezione, i ragazzi cominciarono a uscire dall'aula, William la rincorse e la bloccò nei corridoi del sotterraneo.
«Dobbiamo parlare» le disse sottovoce, mentre gli altri passavano loro accanto, diretti alla Sala Grande per il pranzo.
Megan fece per protestare, ma lui la prese per un braccio e la trascinò fino all'imbocco di un passaggio segreto; Megan, controvoglia, non oppose resistenza e seguì il gemello.
«Meg,» cominciò Will, quando fu sicuro che fossero soli.
«Se stai per dirmi che devo scusarmi, perdi il tuo tempo» lo anticipò lei.
«Ascoltami» insistette lui «Quello che hai fatto è-»
«Che cosa, grave?» lo interruppe lei, ironica «Certo, immagino che saranno subito corsi a lamentarsi. Dopotutto, io ho aggredito selvaggiamente uno studente durante un incontro segreto di un gruppo clandestino che non ha alcuna autorizzazione per riunirsi».
«Il fatto che non possano denunciarti non significa che la cosa non avrà conseguenze» l'ammonì Will, serio.
«È una minaccia, per caso?» chiese Megan, per nulla impressionata.
«No, certo che no!» rispose lui in fretta «Ma ecco…» si interruppe.
Megan rimase ad osservarlo in silenzio.
«Bé ecco» riprese «Alcuni temono che tu voglia raccontare tutto alla Umbridge».
«Oh, se è questa la loro unica preoccupazione» disse lei, sbuffando «possono stare tranquilli, non ne ho la minima intenzione. E poi, ci vorranno decenni prima che possano rappresentare un pericolo!»
«Ma si può sapere che ti è preso?» chiese Will, ignorando il suo ultimo commento «Harry è tuo amico» affermò, ma il suo tono ora era incerto.
«No che non lo è, non lo è mai stato!» ribatté Megan «È tuo amico, non mio» precisò.
«Ma comunque non puoi pensare davvero quello che hai detto» insistette lui.
«Certo che lo penso!» esclamò Megan, risoluta.
«Meg non puoi dire certe cose!» l'ammonì, scuotendo la testa.
«Perché no?» chiese lei, in tono innocente.
«Perché … Meg» cominciò suo fratello, a disagio «Non puoi dare a tutti dell'incapace, non puoi attaccare qualcuno in quel modo, e non puoi dire a Harry che…»
«Che avrei preferito che fosse morto lui al posto di Cedric?» completò Megan, calma «Bé, mi spiace, ma è così. Se fosse dipeso da me, se avessi potuto salvare uno dei due, avrei scelto Cedric, è ovvio».
«No che non è ovvio!» provò a controbattere Will.
Megan scoppiò a ridere. «Andiamo, Will» disse poi «Chiunque, se ne avesse l'opportunità, salverebbe la persona che ama».
«Ma non augurandosi la morte degli altri!» esclamò lui.
Di nuovo, Megan sentì l'impulso di ridere. «Non mi sono augurata la morte di Harry, ho semplicemente detto che avrei preferito veder tornare vivo Cedric. A parti invertite, gli amici di Harry avrebbero pensato la stessa cosa. Tutti l'avrebbero pensato».
«No, non tutti!» ribatté suo fratello, con forza «Non è così che ragiona la gente normale».
«Ah, quindi ora non sono normale?!» esclamò Megan, irritata.
«Non ho detto questo» ribatté lui, calmo.
«Invece sì, è esattamente questo quello che hai detto» disse e aggiunse, corrugando la fronte, ricordando le parole di Weasley «Come è stato precisato, io sono la cattiva Serpeverde, la perfida Megan, e ora sono anche pazza».
«Guarda che nessuno pensa che tu sia cattiva o pazza» obiettò William «E questa storia dell'“io sono diversa, sono una Serpeverde” eccetera, è solo una tua paranoia, sei tu che ti autoescludi».
«Ma davvero?» ribatté lei, in tono falsamente perplesso.
«Perché credi ti abbia chiesto di venire a Grimmauld Place questa estate?» chiese suo fratello che, senza darle il tempo di rispondere, continuò «Perché vedessi quanto Harry e gli altri tengono a te. Harry è tuo amico» disse di nuovo.
«Per l'ultima volta, Harry e io non siamo mai stati amici, nessuno di loro lo è mai stato. Quelli sono i tuoi amici» ribatté Megan, con enfasi.
«D'accordo, ma…» provò a insistere lui.
«Io li ho sopportati, anche se non si può dire lo stesso di loro» continuò Megan.
«Ma non è vero! Sai perfettamente che non è così, stai solo facendo la vittima» esclamò Will, esasperato.
«La vittima?» ripeté lei, accigliata «Sul serio? Ti sei forse dimenticato quanti rospi ho dovuto ingoiare per colpa loro?» chiese, e continuò «Tu dici che è una mia paranoia, ma dimmi una sola volta in cui il mio essere Serpeverde non mi abbia ostacolata» affermò e riprese, contando sulle dita «Te lo ricordi, al secondo anno? Chi ha aiutato Harry a trovare l'ingresso della Camera dei Segreti e a salvare il collo della Weasley? Qualcuno mi ha ringraziata per caso? E due anni fa, quando Black è stato catturato, chi ha scritto subito a nostro padre chiedendogli di intercedere per lui con il Ministro? Ci sarebbe anche riuscito, se Sirius non fosse evaso in un qualche rocambolesco modo, e si sono mai presi il disturbo di spiegarmi come ha fatto?»
«Non l'hanno raccontato neanche a me» obiettò William.
«Certo, perché sapevano che me l'avresti detto!» ribatté lei, aspra «E sempre al secondo anno, quando Harry, davanti all'intera scuola, ha parlato Serpentese. I suoi perfetti amici lo difendevano, naturalmente “Oh Harry, c'è sicuramente una spiegazione”» disse, imitando il tono solenne e altero della Granger «“È un dono raro e particolare, ma non tutti i rettilofoni sono cattivi”. E poi cosa è successo quando tu, per aiutare il tuo amico a sentirsi meglio, sei andato a dirgli che anche io parlo Serpentese? Ti sei forse dimenticato le occhiate che mi lanciavano? O le accuse che mi hanno rivolto? Harry è un Grifondoro, ha distrutto Voldemort in chissà quale oscuro modo, ma Megan è una Serpeverde, quindi deve essere lei quella cattiva!»
«Nessuno ha mai pensato una cosa del genere» provò a controbattere suo fratello, con poca convinzione.
«Davvero? Will, sii sincero, con te stesso almeno. Ogni volta che succede qualcosa di brutto, tutti sospettano dei Serpeverde. Nessuno dei tuoi amici si è mai davvero fidato di me, nessuno in questa scuola ha mai preso le difese della mia Casa. Noi siamo quelli subdoli e arrivisti, e non c'è modo di cambiarlo» disse Megan, in tono di sfida «Quindi, per questo non mi scuserò» concluse, dopo una pausa; poi, senza aspettare una replica, si allontanò in fretta dai sotterranei.

*

I giorni che seguirono trascorsero nella completa, ordinaria tranquillità.
Nessuno dei Grifondoro diede cenno di voler parlare dell'incidente nella Stanza delle Necessità, e William non tentò più di sollevare la questione.
In realtà, dalla discussione nei sotterranei, Megan non aveva avuto più occasione di parlare con suo fratello da sola; era sempre circondato dai suoi maledetti amici e così lei aveva deciso di fare altrettanto.
Inoltre, poi, adesso che aveva chiuso del tutto con i Grifondoro, Megan si sentiva incredibilmente serena, come non lo era da mesi.
Voldemort non era più un pensiero fisso e anche il dolore per la morte di Cedric si era affievolito.
In realtà Megan non ne andava molto fiera, ma, dopotutto, la vita doveva pur andare avanti in qualche modo.

   Stava riflettendo su queste cose, seduta sul suo letto, rigirandosi tra le dita la collana che Cedric le aveva regalato lo scorso Natale, quando Pansy entrò nel dormitorio.
Era trafelata, come se avesse appena fatto le scale di corsa, e aveva un'espressione tra il disgustato e il furioso.
Megan le rivolse uno sguardo interrogativo.
«Quella scema di Daphne» borbottò Pansy, cominciando a misurare la stanza a grandi passi.
Daphne Greengrass era una Serpeverde del quinto anno che condivideva il dormitorio con loro. Evidentemente, però, Pansy o non si curava di essere sentita o sapeva che la ragazza non sarebbe salita in camera molto presto.
«Io la ammazzo» continuò poi, pestando i piedi sul pavimento.
Megan cominciò a intuire il motivo di tanta, improvvisa animosità.
«Che cosa ha fatto?» la incalzò, visto che l'amica continuava a marciare per la stanza, borbottando insulti incomprensibili.
«Cosa non ha fatto!» sbottò Pansy alla fine, stringendo i pugni; si fermò, quindi si sedette sul letto di Megan, accanto a lei.
Per un po' rimase in silenzio, poi finalmente si decise a spiegare «Lo sai che cosa l'ho appena beccata a fare, quella smorfiosa?»
«No, che cosa?» chiese Megan, indulgente.
«Se ne stava là, sul divano, avvinghiata a Draco!»
«Capisco» commentò Megan, per nulla sorpresa.
«No invece!» esclamò Pansy, alzandosi in piedi «Era peggio di una Pianta Tentaculum!» continuò, esibendosi poi nella perfetta imitazione di Daphne «”Oh, davvero Draco?”, “Quanto sei divertente Draco”, “Hai proprio ragione Draco”. È insopportabile!» dichiarò «Con quella risata da oca isterica e con quella voce da gallina strozzata! Cosa pensa di ottenere?»
«Lo stesso che vuoi tu, immagino» rispose Megan, con semplicità.
«Già, e quell'idiota ci sta cascando!»
«Non credo» commentò Megan.
«Ma no, infatti» concordò Pansy, rimettendosi a sedere «È così irritante, chi la vuole una così!» sbuffò, la voce che tradiva ancora una certa insicurezza.
«Guarda che tu fai esattamente come lei» osservò Megan, senza riflettere.
«Non è vero!» esclamò Pansy, indignata, scattando di nuovo in piedi.
Megan le rivolse uno sguardo sardonico; «Tranquilla, a te viene molto meglio» disse alla fine.
Pansy si lasciò sfuggire un mezzo sorriso e tornò a sedersi accanto all'amica.
«Non hai nulla da temere da quella» la rassicurò Megan, abbracciandola «Davvero, credimi» aggiunse, notando l'espressione scettica dell'amica «Draco adora essere adulato, e non perde di certo la testa per la prima che gli fa un complimento».
«Ma è così carina» mugolò Pansy.
«Mai quanto te» le disse Megan, aggiungendo poi, a mo' di bonaria predica «Certo, se però continui a uscire con chiunque ti capiti a tiro…»
«Ma è una tattica!» esclamò Pansy « E poi non voglio sembrare disperata come quella là».
«Bé, direi che non sta funzionando» commentò Megan «Perché non vieni anche tu da Draco a Natale? Sai i regali… l'atmosfera giusta… il vischio…» insinuò.
«Ah già, voi due siete sempre insieme…» borbottò Pansy avvilita.
«Non sarai gelosa di me, adesso?»
«No, di te mi fido» dichiarò l'amica «Abbastanza» aggiunse poi.
Megan roteò gli occhi; «D'accordo, facciamo così» risolse «Sonderò il terreno durante le vacanze».
Pansy emise un trillo di gioia.
«Ma promettimi che non farai come con gli ultimi ragazzi che hai avuto» continuò Megan, seria «Siete i miei migliori amici e sarebbe davvero imbarazzante essere costretta a scegliere tra voi due».
«Ma tu sceglieresti me, lo so».
«Non saprei… » rispose Megan, suscitando l'espressione offesa dell'amica. «Draco non mi ruba le magliette, le collane, quell'abito nero di velluto» continuò, contando sulle dita.
Le due ragazze scoppiarono a ridere e, ancora una volta, Megan si ritrovò a constatare che, senza la sua amica, le sue giornate a Hogwarts sarebbero state incredibilmente deprimenti.

*

Le successive settimane trascorsero tranquille e monotone.
Dicembre arrivò, carico di neve e di freddo.
Megan non aveva più tempo per pensare a Harry o all'ES; la mole di compiti, infatti, era ormai diventata ingestibile e i suoi doveri di Prefetto le sottraevano anche quei pochi momenti di relax.
Per di più, la Umbridge aveva assegnato ai Prefetti alcuni turni notturni, probabilmente per evitare altre fughe: qualche notte prima della fine del trimestre, infatti, Harry e tutti i Weasley avevano lasciato il castello in fretta e furia. Il mattino seguente, la Umbridge si era presentata a lezione livida di rabbia, e soltanto molte ore dopo Megan era riuscita a farsi raccontare da suo fratello quello che era successo: Harry si era svegliato nel cuore della notte, urlando di terrore e dicendo che il padre di Ron era stato attaccato da un serpente enorme; era poi stato portato dal Preside e da lì, insieme ai Weasley, si era volatilizzato dal castello.
In effetti, come aveva saputo più tardi, il signor Weasley era stato davvero attaccato da qualcosa, e ora si trovava ricoverato al San Mungo.
Tuttavia, Megan non aveva avuto modo, né desiderio, di approfondire ulteriormente la questione.
Pochi giorni dopo, infatti, sarebbe arrivato il momento di tornare a casa.
Quel giorno, Megan, come gran parte degli studenti, lasciò Hogwarts la mattina presto.
Il parco davanti al castello era coperto da un soffice, umido drappo bianco, punteggiato qua e là dai pupazzi di neve fatti dagli studenti e dalle vestigia delle barricate dell'ultima battaglia a palle di neve dell'anno.
Era un trionfo di bianco e di verde, brillante alla luce chiara e pulita del sole invernale; una vera e propria visione di pace, tanto che Megan si ritrovò a sorridere come non era più riuscita a fare da mesi.
Con i suoi amici, prese l'Espresso che li avrebbe riportati tutti a Londra, dove si sarebbero goduti un po' di riposo e tranquillità, tra familiari e amici.
Come ogni anno, Megan, insieme alla sua famiglia, avrebbe trascorso qualche giorno a Villa Malfoy, quindi sarebbe ritornata a casa per Natale, per festeggiare insieme a zia Elizabeth, la sorella di sua madre.  
Sua zia era una strega alquanto bizzarra: amante della natura e degli animali, era sempre all'estero, nei posti più esotici, a trarre ispirazione per i suoi romanzi e, al ritorno dai suoi viaggi, portava sempre ai nipoti splendidi regali; curava anche una rubrica sulla Gazzetta del Profeta, intitolata “La Magia della Villeggiatura”, che da anni riscuoteva il favore unanime dei lettori.
Sì, non c'era dubbio, zia Elizabeth avrebbe saputo riempire di gioia anche a un Dissennatore.
Sarebbe stato un Natale felice e tranquillo, come ogni anno, e Megan era sicura che, almeno per un po', sarebbe riuscita a rimanere lontana dalle sue preoccupazioni.

   Ma, naturalmente, ciò non accadde.


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