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Autore: Effe_ttoseta    10/12/2018    0 recensioni
Come una quiete prima della tempesta, tutt'intorno l'aria si fa improvvisamente silenziosa e densa, preludio dell'imminente catastrofe.
Tina corre verso di me, mi prende la mano e punta la sua bacchetta contro Grindelwald, pronta all'attacco.
***
Mi trovo a pensare che è bellissima.
E come attratto da una forza magnetica avvicino molto lentamente il mio viso al suo.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gellert Grindelwald, Jacob Kowalski, Newt Scamandro
Note: Lime, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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 Battito di ciglia
 


Parigi, 1927
 
 

Cimitero di Père-Lachaise

<< Signor Scamander…Pensa che Silente vestirà il lutto per lei? >>
Lo sguardo folle di Grindelwald si posa su di me come una maledizione, carico di odio e di vendetta.
Con un rapido movimento di bacchetta scaglia le fiamme blu, che lo attorniano, verso di me.
Di rimando creo un sortilegio scudo che mi difende dall'attacco, ma solo per pochi secondi: vedo avanzare una nuova ondata di fuoco, più potente e letale di prima. Comincio quindi a sferzare l'aria con movimenti di bacchetta sempre più dinamici e coordinati per permettermi di rispondere alle attenzioni di Grindelwald, che sembra infastidirsi ogni secondo che passa.
Dopo parecchi tentativi di gettarmi a terra, vedo le sue narici vibrare e un'espressione di disgusto misto ad impazienza comparirgli sul volto: stende le braccia coi palmi rivolti verso di me e, con molta concentrazione, comincia ad avvicinarsi le mani al petto.
 
Come una quiete prima della tempesta, tutt'intorno l'aria si fa improvvisamente silenziosa e densa, preludio dell'imminente catastrofe.
Tina corre verso di me, mi prende la mano e punta la sua bacchetta contro Grindelwald, pronta all'attacco.
Un vento brusco e repentino viene sprigionato dalle mani di Grindelwald, che accelera nella mia direzione le fiammate cobalto: sento arrivare sul viso un'aria greve e soffocante un istante prima che mi travolga e mi impedisca qualsiasi movimento. Incapace di reagire a tale impeto e pensando di essere spacciato, faccio la cosa più istintiva e naturale: mi stringo forte a Tina.
 
***
 
Nel momento in cui tutto sembra terminare, uno spazio nel tempo (o nel cuore) crea l'occasione: un boato riempie la cripta e un lampo di luce bianca irrompe dalla bacchetta tesa di Tina. Scudi di protezione madreperlacei cominciano a generarsi e ad avanzare verso il nostro nemico.
Nell'istante di un battito, Grindelwald si ritrova investito dalla potenza dell'incantesimo; colto alla sprovvista e tramortito, si dilegua smaterializzandosi, lasciandoci esausti ma vivi.
 



Casa di Nicolas Flamel
 
Dopo il combattimento a Père-Lachaise abbiamo passato il resto della notte a casa del Signor Flamel cercando di  riposare.
Ne avevamo bisogno, più per lo sconcerto che per la stanchezza a dire la verità.
 
Ora è mattina e la prima cosa che mi ritrovo a pensare appena sveglio è che se ora sono vivo, al caldo, in un letto comodo, è solo grazie a Lei, a Tina, grazie  al suo coraggio e alla sua risolutezza.
“La devo ringraziare” penso.
E subito scosto le coperte, mi alzo in punta di piedi ed esco dalla camera che condivido con Jacob.
La cerco in tutte le stanze ad uso comune dell'appartamento, ma non la trovo.
“Probabilmente starà ancora dormendo, sarà sfinita” mentre rifletto sorrido appena pensando al suo bel viso quieto e rilassato, avvolto da un sonno profondo.
Nell'attesa che si svegli, decido quindi di rifugiarmi nella mia valigia per rifocillare le mie creature: la apro e scendo la scaletta che mi porta nel mio laboratorio, nel mio mondo.
Poggio i piedi sul pavimento in legno e mi volto.
 
***
 
Tina è seduta sul bancone delle pozioni, sorregge una cornice appoggiata sulle sue cosce e mi guarda sorridendo.
Io rimango fermo nella stessa posizione in cui ero quando mi sono accorto di lei, una mano lungo il fianco e l'altra ancora stretta attorno alla scala, sguardo sorpreso e fisso su di lei.
<< Ciao Newt >> mi saluta.
Sfoggia un'espressione divertita mentre rimette la mia foto a posto sulla mensola.
Effettivamente devo apparire un po' ridicolo restando lì così, impalato a fissarla.
<< Ciao Tina >> rispondo un po' impacciato dopo qualche istante, giusto il tempo di riprendermi dalla sorpresa di trovarmela davanti.
<< Prima di scendere qui ti ho cercata. Volevo ringraziarti per ieri. >>
Finalmente la mia mano lascia la presa sulla scaletta di legno e mi avvicino a lei, mantenendo una certa distanza di sicurezza.
<< Non essere sciocco Newt, ho fatto quello che avrebbe fatto qualunque altro Auror. >>
Mentre mi parla, il suo sguardo si sposta sul pavimento, incapace di reggere il mio.
<< Sei stata magnifica. Sei un'Auror straordinaria, non so chi altro sarebbe stato in grado di fare quello che hai fatto tu. >>
Istintivamente torna a guardarmi negli occhi, mentre sulle sue guance compare una sfumatura rosata.
<< Non so nemmeno io come ho fatto. Pensavo anche io che non avremmo avuto scampo. Ma poi mi hai abbracciata e... e ho sentito un calore improvviso convogliare verso la mia mano. Un istante dopo l'aria è esplosa e il sortilegio scudo è balzato fuori dalla mia bacchetta. È tutto ciò che ho fatto, niente di più, niente di meno. >>
<< Io ti ho abbracciato e la tua bacchetta ha scatenato quell'incantesimo? >> domando, stupido ed incredulo.
Il suo sguardo si concentra di nuovo verso terra e lentamente annuisce.
<< Non me la stai raccontando giusta. Per quale motivo la tua bacchetta avrebbe dovuto reagire così? >> le chiedo mentre mi accosto a lei e, con un coraggio che non so da dove prendo, le alzo il viso con la mano, accarezzandole la guancia.
Mi guarda negli occhi e mi sembra di scorgere un misto di compassione e irritazione.
Poi sbuffa e mi dice: << Ha reagito così perché ho avuto una paura matta di perderti, Newt. Quando mi hai abbracciata ho avuto paura che potesse essere l'ultimo abbraccio, ho avuto paura che portasse via anche te. E ha reagito d'istinto, mi ha protetta dalle mie paure. E ci ha salvati. >>.
La guardo rapito: ha gli occhi leggermente umidi e sorride appena, come se mi stesse giustificando della mia mancanza di empatia mentre mi dice una cosa che per lei è ovvia, ma per me non era per nulla scontata.

Mi trovo a pensare che è bellissima.
E come attratto da una forza magnetica avvicino molto lentamente il mio viso al suo.
Voglio cercare di ingannare lo scorrere del tempo.
Ogni cosa si muove al rallentatore: i suoi occhi mi fissano ipnotizzati, io mi perdo nei suoi.
La distanza fra di noi si fa sempre più piccola, più insignificante, come del resto ogni cosa intorno a noi.
 
Finché accade.
 
Le mie labbra incontrano le sue, chiudo gli occhi e la bacio. Bacio le sue labbra morbide, mentre con un movimento inconscio e naturale le prendo il viso fra le mani.
Dopo qualche bacio lento e dolce, mi lascio andare e le pizzico le labbra con un po' troppa foga.
Lei reagisce: porta una mano fra i miei capelli, costringendomi a ruotare leggermente la testa, e mi schiude la bocca.
La sua lingua cerca la mia, impaziente e vogliosa. Una scarica di energia mi attraversa e rapido sposto le mani: con una le cingo la vita e la spingo verso di me, costringendola a divaricare le gambe per annullare completamente la distanza fra i nostri corpi; l'altra le accarezza il collo e i capelli.
 
Oblio.
 
Mi travolge un vortice di emozioni che fatico sempre più a controllare.
Fino a qualche minuto prima mi mancava il coraggio di avvicinarmi a lei senza avvampare e ora ci stiamo beando delle nostre reciproche attenzioni per nulla caste.
<< Meno male che ha reagito d’istinto… Sarebbe stato un peccato perdersi un momento così. >> le sussurro a fior di labbra.
Sul volto le si dipinge un sorriso complice.
 << Già, un vero peccato. >>
E un attimo dopo si impossessa nuovamente della mia bocca: ridisegna il contorno delle mie labbra con la lingua in modo talmente sensuale da lasciarmi imbambolato, incredulo di ricevere certe attenzioni (Per la barba di Merlino!) proprio da lei. Il bacio viene approfondito, le nostre lingue si incontrano e giocano, mentre con una mano mi spettina il ciuffo ribelle e rabbrividisce mentre le carezzo la schiena.
Vorrei dirle che potremmo andare avanti per ore, che potrei continuare a baciarla e toccarla senza desiderare altro. Ma non ho voglia di parlare e interrompere questa magia. E non credo che apprezzerebbe nemmeno lei: sta accelerando il ritmo.
Il respiro comincia a farsi meno regolare mentre le nostre bocce si cercano sempre più avidamente e le nostre mani si muovono alla ricerca di qualcosa che aiuti a soddisfare la fame che i baci non fanno che accrescere.
Sento le sue gambe cingermi la vita, vuole tenermi ancora più vicino a lei di quanto non sia già: se continua così ho paura di arrivare a un punto di non ritorno, ho timore di perdere totalmente quel briciolo di autocontrollo che mi rimane. E non siamo nelle condizioni adatte per permettercelo.
 
***
 
<< Ehm… Oh-oh. >>
Una smorfia alle nostre spalle ci riporta rovinosamente alla realtà.
Ci stacchiamo all’istante, ma i nostri corpi mantengono la stessa posizione equivoca di qualche istante prima.
Entrambe ci voltiamo: a metà della scala di legno, che permette l’ingresso nella mia valigia, c’è Jacob. Evidentemente colto alla sprovvista dalla situazione in cui ci ha trovati, stava già facendo dietrofront.
<< Tutto a posto, Jacob? >> con voce ansimante gli butto lì la prima cosa che mi passa per la testa. Mi conviene richiamarlo indietro, tanto ormai l’interruzione c’è stata.
Lui si volta e ci osserva. Un po’ imbarazzato e un po’ divertito risponde:
<< Mai quanto te, amico. >>
La tensione viene spezzata ed entrambe ci lasciamo andare ad un sorriso liberatorio.
Sento la prese delle gambe di Tina sciogliersi; un attimo dopo mi abbraccia e  nasconde il viso dietro la mia schiena, probabilmente a disagio.
Jacob si accorge dei suoi movimenti.
<< Ehi Tina, non ci provare nemmeno per scherzo a fare la timida, non con me.
Non sono queste le cose per cui ci si deve vergognare. Queste sono notizie bellissime, che danno speranza, che riempiono il cuore. Anche quelli distrutti come il mio. >>
 
Una pausa che pesa come piombo, che mi fa trattenere il respiro.
 
Mi volto involontariamente verso Tina: un’ondata di tristezza le ricopre improvvisamente il volto, le si inumidiscono gli occhi e le braccia cominciano a tremare.
Scende dal bancone, si avvicina a Jacob e lo abbraccia.
Non si parlano, restano in silenzio, ma sento che in questo momento si stanno dicendo più cose di quanto potrebbero dirsene a parole. Condividono lo stesso dolore, lo stesso smarrimento.
 
Dopo qualche minuto sento Jacob inspirare profondamente, con gentilezza si scioglie dall’abbraccio di Tina e le sorride.
<< Sono davvero contento per te. Ma lo sono ancora di più per Newt. >>
Mi rivolge un’occhiata confidente e furba, un’occhiata in perfetto stile Jacob.
Allo sguardo interrogativo di Tina, che si sposta da me a lui per trovare un senso alla sua ultima frase, prosegue: << Almeno ora la smetterà di tormentarmi con le sue paranoie.“ Cosa dovrei dirle Jacob?”; “Secondo te come reagirà Jacob?”; “Non trovi che sia bellissima Jacob?”. Nossignore. Ora basta, può rivolgersi alla diretta interessata. >>
Jacob mi rivolge un’espressione entusiasta e mi fa l’occhiolino.
Tina si volta verso di me, lo sguardo stupito e sorpreso. Poi un nuovo, radioso sorriso le si dipinge sul viso e torna verso di me, regalandomi un bacio a fior di labbra.
 
Per la prima volta dopo tanto tempo sono in compagnia di persone con cui posso sentirmi a casa, comunque e dovunque.
   
 
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