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Autore: Yellow Daffodil    11/12/2018    1 recensioni
Lui, lei, loro.
Lui: guerriero per scelta, idiota per nascita. Un cuore dietro all'armatura? Magari, dato che la principessa lo sta aspettando da anni!
Lei: cioè io, sopracitata principessa, rinchiusa nel castello del disagio e sorvegliata dal drago del trauma. Aspetto che un guerriero valoroso sovverta la maledizione che mi ha fatto innamorare di un idiota. Ma mi sa che è un circolo vizioso, vero?
Loro: un branco di brutte persone, ex compagni di classe, ma ancor meglio di vita, tutti talmente incasinati che, se inizierete questa storia, di sicuro incasineranno anche voi.
Pensate che non sia possibile? Solo due capitoli, e poi ne riparliamo.
***
Dall'origine del male, "Io e te è grammaticalmente scorretto", giungiamo al termine dell'evoluzione darwiniana di questa allucinante storia. Dopo "Io e te non è completamente sbagliato", arriva il seguito, nonché gran finale della trilogia: "Io e te è semplicemente complicato"!
Nulla è meglio di un ossimoro per descrivere ciò che avrete letto e leggerete. Con affetto e sarcasmo,
Yellow Daffodil
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Io e te'
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Buongiollo, miei amati :)

Ritorno dopo brevissimo tempo con questo capitolo, perché, ahimè, mi sono imposta delle scadenze e le voglio rispettare. Ma non solo, mi sono accorta che, come era capitato l'anno scorso, quando arrivo agli sgoccioli di una storia, sono spinta da un'ossessione che non mi fa chiudere occhio e mi porta a impiegare tutte le energie fino a scrivere l'ultima parola.

Quindi, eccomi.

Prima che ve lo chiediate, no, questo non è l'ultimo capitolo e, sì, siamo finalmente giunti alla rivelazione del maledetto prologo.

Per ogni delucidazione e informazione, ci vediamo nell'angolo autore finale, per il momento sappiate solo che:
- questo capitolo non contiene troppi contenuti multimediali, quali disegni e/o momenti social, a causa del breve periodo di tempo in cui è stato scritto e quindi in cui non c'è stato tempo di crearne, ma anche a causa della sua natura intensa e già di per sé ricca.
- è comunque un capitolo leggermente più corto del solito, intervallato da quattro break. Non sembrano troppi, ma basteranno, fidatevi.


Riassunto della puntata precedente: Dopo il litigio che ha lasciato nell'aria un non so che di definitivo, tutta villa Magna sembra essersi congelata. Fede immersa nei suoi rimpianti, Lorenzo costretto a lasciare anticipatamente Cecina per problemi di salute e Mattia scomparso nel nulla. E' proprio la mattina della partenza di Lori che Nelli se ne rende conto: Mattia se n'è andato e, apparentemente, non ha lasciato tracce. Così l'ultimo giorno a villa Magna inizia nel peggiore dei modi: non solo Lorenzo saluta i compagni dicendo loro che se ne starà in ospedale, a Venezia, ad attendere che un miracolo gli faccia avere il fegato del donatore ancora in coma, ma altre spiacevoli notizie attendono la nostra Marinella. Quando si reca presso la riserva vinicola di Benigni, scopre che tutto il sipario del colloquio lavorativo era cosa nota e che è stato merito di Mattia se comunque il benevolo direttore ha deciso di darle una chance. Nelli non sa più che pensare: Mattia ha scelto di allontanarsi per sempre, nonostante abbia fatto tutto questo per lei? Dopo un 'ti amo' di pancia, lui nemmeno si è voltato a guardarla? Ai Zu sembra essere l'unica risposta: dopo una curiosa meditazione sull'essere solamente umani, l'ipotesi a cui Nelli decide di aggrapparsi è che Mattia, semplicemente, non abbia sentito il suo 'ti amo'. Ma l'ultima notte in villa è terribile; dopo incubi spaventosi e un risveglio fatto di consigli sayidiani, i ragazzi della classe partono verso Venezia, dove si fermeranno ancora qualche giorno prima di tornare ai loro impegni. Ed è proprio in quella circostanza, durante il viaggio verso casa, che Nelli non ce la fa più a stare con il dubbio: presa dalla follia, contatta mezza Modena e scopre che, forse, c'è ancora un barlume di speranza di fermare Mattia e urlargli in faccia quei benedetti sentimenti. Allora il taxi accosta in piazzale Roma, Nelli parte di corsa sul ponte di Calatrava, raggiunge la stazione, compra due andate per Modena e...
Una chiamata blocca improvvisamente la sua idea.
Il mittente le ha detto qualcosa che non avrebbe mai voluto sentire, ma che in fondo si aspettava.
E non ha mai detto a Mattia che lo ama.
E ora è troppo tardi... perché qualcuno è morto.






"Io e te" è semplicemente complicato 

.

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Amore Immortale

.

"Vuoti di memoria, non c'è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia

Piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria

Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo taglia bene l'aquilone

Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace

Libero com'ero stato ieri ho dei centimetri di cielo sotto ai piedi

Adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori

Come Mastroianni anni fa, sono una nuvola, fra poco pioverà

E non c'è niente che mi sposta o vento che mi sposterà

Potrei ma non voglio fidarmi di te

Io non ti conosco e in fondo non c'è

In quello che dici qualcosa che pensi

Sei solo la copia di mille riassunti

Leggera, leggera si bagna la fiamma

Rimane la cera e non ci sei più

E non ci sei più

E non ci sei" 


- Samuele Bersani, Giudizi universali

.

.

.

Chi è morto, giusto.

Molto probabilmente lo vorrete sapere anche voi.

Beh, io l'ho saputo da Tommaso; era lui al telefono.

E mi ha detto che è morto il ragazzo che deve donare il fegato a Lorenzo.

Fin qui tutto bene, forse anche un sollievo per alcuni. 

Solo che c'è un problema, ovviamente. Non posso mai ricevere notizie senza che ci sia un problema.

E il problema è che il donatore è morto poco più di ventiquattr'ore fa, mentre noi dormivamo beatamente in seguito al matrimonio di Gloria e Magno, alle tre della mattina successiva, mattina in cui Lorenzo è partito e in cui, per l'occasione, non ha avvisato nessuno.

È partito sapendo che appena sarebbe arrivato, avrebbe affrontato immediatamente il trapianto e che né io, né nessun altro della classe, sarebbe stato al suo fianco. L'ha saputo prima di partire, maledizione! Avrebbe avuto il tempo per dircelo, e invece ha semplicemente finto che fosse tutto ancora in stallo!

L'ha fatto perché non voleva ostacolare qualsiasi cosa avessi deciso di fare per finire insieme a Mattia. L'ha fatto perché, in realtà, non voleva veramente coinvolgerci in questa sofferenza; voleva essere l'unico ad aver paura.

Che deficiente!

Pensava di farci un piacere, e invece ha ottenuto l'effetto contrario, dato che il trapianto non è andato esattamente alla grande e ora è messo malissimo. Già... il suo fisichino da mezza cartuccia sta rigettando il fegato nuovo e adesso, cioè proprio adesso, dopo un primo tentativo risalente a quindici ore fa, quello stupido incosciente sta per affrontare un'altra invasiva operazione, da cui potrebbe uscire al cinquanta per cento vivo e al cinquanta per cento morto!

Quanto può essere crudele il destino?!

Insomma, uno aspetta per mesi un fegato buono. Arriva nel corpo di un ragazzo che si trova in coma a seguito di un incidente, ma che secondo i suoi genitori non donerà finché non sarà dichiarato deceduto. Tu non puoi sperare che uno sconosciuto, magari brava persona, muoia, ma segretamente lo fai, perché vedi il tuo amico peggiorare a vista d'occhio.

E lui peggiora e il ragazzo non muore.

Poi, alla fine, succede. Ma nel momento in cui il fegato è pronto, nessuno te lo dice e intanto il fisico del tuo amico non è più abbastanza in forma per riceverlo. Quindi subisce segretamente un trapianto lungo ore, non avvisa i suoi amici per non farli penare, e quando apre gli occhi non ha nemmeno il tempo di godersi la sensazione di essere ancora vivo che un nuovo problema si palesa.

I medici l'avevano detto: le condizioni di Lori erano troppo precarie perché si potesse affrontare l'operazione in sicurezza. E infatti, rieccoci di nuovo punto e a capo. Il fegato è stato rigettato e ora faranno un secondo tentativo. Ma è davvero un'ultima spiaggia, a cui Lori può approdare mettendoci tutte le sue energie, oppure che non toccherà mai, annegando durante la traversata.

Ovviamente tutto questo avrebbe ancora dovuto essere un segreto.

Difatti, non lo so grazie a lui...oh no, Lorenzo è davvero una cacca vivente, se fosse per lui, l'avrei saputo solo a giochi fatti. Cioè anche potenzialmente al suo funerale.

Invece lo so perché questa mattina Tommaso, primo fra tutti a raggiungere il suo amato, ha fatto incursione all'ospedale e si è fatto raccontare la verità e, Dio lo benedica, ha deciso di avvisarci. Al telefono mi ha detto che sta venendo a prendermi in stazione e che se siamo veloci, saremo in ospedale entro mezz'ora, in tempo per beccare Lorenzo prima che entri in sala operatoria.

Per dirgli esattamente cosa non lo so, ma va bene anche un ultimo disperato saluto, oppure un calcio nei denti per averci tenuto all'oscuro, lasciando che pensassimo che il nostro migliore amico se ne stava su un lettino di ospedale ad attendere un aggiornamento sul da farsi e nel frattempo si sparava, beato, una serie di Netflix dopo l'altra.

Invece sta morendo, quell'ingrato.

E siamo venuti a saperlo per caso.

E ci restano trenta minuti per rimediare.

Giuro che lo riempirò di pugni.

"Perché l'ha tenuto segreto?" domanda mio fratello, che è ancora più sconvolto di me. "Non è umanamente possibile che uno abbia una tale abnegazione!"

Lo so, l'ansia lo fa diventare più colto.

"Non l'ha detto perché sapeva che mi avrebbe vincolato al suo capezzale. Deficiente!" lo apostrofo, come se fosse qui con noi, mentre ripercorro il Calatrava a ritroso. "Se l'avessi saputo, sarei partita con lui ieri mattina, invece voleva che rimanessi, voleva che pensassi alla mia situazione con Mattia senza preoccuparmi per lui. Che imbecille!"

"Se fosse morto ieri durante il trapianto, sarebbe stato orribile."

"Esatto e se per caso dovesse morire oggi, ti giuro che lo ri-uccido personalmente. Mentre se non muore, lo uccido lo stesso!" dichiaro, fermandomi nel piazzale e sfoderando il mio minaccioso indice.

Davide mi guarda, triste: "Mi dispiace."

"Anche a me." sbotto, sentendo già la mia voce perdere fermezza. "Di avere degli amici stupidi e di tenere più a loro che a me stessa."

Mi riferisco all'occasione che ho appena perso.

Perso, o per essere più precisi, lasciato andare.

Sapete... quella di correre a Modena, fermare Mattia e possibilmente gettarmi al suo cospetto per convincerlo ad essere eternamente mio. 

Ecco, stavo per farlo, ma ho rinunciato.

Perché? Perché non posso pensare a me, adesso, né a quell'altro idiota di Mattia.

C'è un nostro amico in pericolo di morte; se gli importa qualcosa, si farà vivo, altrimenti a mai più rivederci. Io non posso davvero lasciare Lorenzo qui da solo a Venezia, non in questo momento, non con il rischio che sia l'ultima volta. Anche se è ciò che lui vorrebbe e ciò che potrebbe salvare la mia relazione, non posso.

Sto preferendo l'amicizia all'amore, è questo che intendo?

No. Il tempo per prendere le scelte giuste io e il microcefalo l'abbiamo abbondantemente avuto; avremmo dovuto pensarci prima, molto prima. Ci sono state miriadi di occasioni che ci siamo fatti scappare dalle mani; ed è colpa nostra.

Ora il tempo per rimediare agli errori è scaduto; è invece ripartito il conto alla rovescia per correre da Lorenzo e obbligarlo a sopravvivere a questo maledetto trapianto, pena il rogo di tutte le sue cravatte di Pull&Bear, anche quelle in edizione limitata acquistate tramite ordini cumulativi illegali dalla Siberia.

Lui di tempo ne ha avuto molto meno di noi e... non ha nemmeno avuto voce in capitolo nello schifo che gli è capitato. Ma nonostante tutto, ha sfruttato tutte le occasioni che gli sono capitate fino all'ultimo, per vedere felici le persone che ama.

Questo è ciò che merita tutte le mie energie, ora: andare da lui ed assicurarmi che sappia quanto gli sono grata.

Dopotutto, gliel'avevo promesso.

"Marinella! Davide!" Tommaso ci fa segno dalla parte opposta del piazzale. Ci sta aspettando vicino alla fermata del vaporetto, quello che si prende per raggiungere l'ospedale.

"Pidocchio..." mi riservo giusto un secondo per rivolgermi privatamente a Davide, prima che ci ritroviamo assieme ad altre persone. "Non sei obbligato a venire con me. Penso tu abbia sopportato già abbastanza della mia incasinatissima vita e, seriamente, penso sarebbe meglio se ora tornassi a casa e pensassi alla tua."

Davide mi fissa con quegli occhioni grandi, uguali ai miei: "Lo dici da Nelli scema o da Nelli sorella maggiore?"

"Da sorella maggiore."

"Quindi Nelli scema mi vorrebbe comunque al suo fianco?"

Apro la bocca per ribattere, indecisa.

Lui mi precede, aggiungendo: "Anche se non sono affari miei, ed è moralmente sbagliatissimo e in nessun modo educativo, nonché inadatto per la mia età, nonché poco rispettoso della promessa fatta a mamma e papà, secondo cui saremmo tornati a casa per pranzo?"

Ed è qui che mi convince: "Sì. Sì, ti vorrei comunque."

Davide sorride, animato da quella scintilla avventurosa, qualsiasi cosa stia per fare, sempre: "Andiamo."

Mi prende per il braccio e insieme raggiungiamo il povero Tommaso, che attualmente si annovera tra i record mondiali di persona più pallida e più preoccupata per il suo ex fidanzato a cui ha passato l'epatite c, che potrebbe stare per ucciderlo. Difficile come record da battere, poco ma sicuro.

"Tommaso! Grazie per avermi avvisato!" gli dico, mentre non perdiamo un secondo nemmeno per i saluti. "Gli altri lo sanno?"

Ma il telefono mi suona di nuovo e leggendo il nome di Federica in chiamata, intuisco già la risposta.

"L'ho detto solo agli amici più stretti; già essendo in pochi intimi, non credo che saremo per nulla bene accolti."

"Perché?" domando, mentre acquistiamo i biglietti dal baldacchino più vicino.

"Perché non hai visto sua sorella." mi informa, prendendo il resto e facendoci cenno di salire sul vaporetto, per non perdere la partenza più prossima. "È appostata all'imboccatura del corridoio; non vuole far entrare nessuno. Men che meno me."

"E quindi come hai fatto a...?"

"Meglio che tu non lo sappia." taglia corto, mostrando negli occhi neri come la pece un non so che di criminale, che l'ha sempre un po' contraddistinto.

Temo che possa aver preso la sorella di Lorenzo di peso e averla levata di mezzo con la forza, pur di farsi dare qualche informazione circa che diavolo stava succedendo.

"Avresti potuto chiamarmi dall'ospedale, anziché tornare indietro a prendermi." mi agito, vedendo la strada anche troppo lunga, con troppe fermate e troppi turisti che rallenteranno il nostro arrivo. "Sarei corsa comunque più velocemente possibile e qualcuno sarebbe rimasto con Lori."

Tommaso scuote la testa: "Mi hanno cacciato."

"Cosa?" si indigna mio fratello.

"La sorella di Lorenzo e i suoi non vogliono nemmeno vedermi; hanno detto che avrebbero avvertito i medici se non fossi scomparso dalla loro visuale. Quindi tanto valeva che andassi a prendere qualcuno che avrebbero lasciato entrare."

La cosa mi commuove e mi rattrista, e anima particolarmente Davide: "Perché non ti lasciano entrare? È una crudeltà! Non sanno che lo ami?"

Guardo male Davide; troppo diretto!

"Sì, lo amo, ma sono anche la causa per cui si trova su quel letto di ospedale." risponde freddamente, ma cortesemente Tommaso. "È naturale che mi vedano come il diavolo in terra. Senza contare che il primo a non volermi vedere è proprio Lorenzo."

Davide era al corrente di tutto ciò; eppure è come sempre ingaggiato nella lotta contro le ingiustizie. È così combattivo e preso dalla rivendicazione degli esclusi che potrebbe essere un ottimo consulente politico, un domani. O anche solo un consulente.

Potrebbe impegnarsi sul serio e vincere le cause di chi non ha più mezzi per credere in se stesso. Davide ha se non altro un gran cuore. Come la sottoscritta, dopotutto. 

Buon sangue non mente.

Finché non raggiungiamo l'ospedale, mi accordo con Federica, Gloria e Cris. Il primo di noi che arriva deve assolutamente iniziare a pregare i Castelli affinché ci facciano parlare con il nostro amico, prima che finisca sotto ai ferri.

Quando ho avvisato tutte le persone che servono per quest'impresa, provo per l'ultima volta a chiamare Mattia, usando il telefono di Tommaso, ma anche in quest'occasione, come in tutte quelle passate, suona completamente staccato.

Chissà se è sparito prima o dopo la notizia del fegato, chissà se lo sa e ha comunque lasciato perdere, oppure l'ha saputo ed è in qualche modo riuscito a rimanere...

No.

Basta, Nelli.

Indipendentemente dal suo telefono staccato, sono sicura che Lorenzo non abbia voluto dire nulla nemmeno a lui e che quindi sia semplicemente andato per la sua strada, ignaro di tutto.

Figuriamoci se Lori avrebbe mai potuto farlo; in tal modo l'avrebbe costretto a rimanere. Se io non sono stata in grado di rappresentare una ragione sufficientemente valida per rinunciare alla Siria, la vita di Lorenzo in pericolo lo sarebbe stata sicuramente, e Mattia sarebbe rimasto, e non avrebbe fatto una scelta spontanea.

Invece Lorenzo ha pensato proprio a tutto: ha lasciato che sia io che il microcefalo agissimo senza influenze esterne, cosicché il nostro futuro risultasse scritto dalla nostra volontà, e non dagli eventi.

Peccato sia andata così di merda lo stesso... quando Lori lo saprà, ne rimarrà sicuramente deluso.

E credo che anche Mattia se la prenderà esattamente come me, quando, viceversa, scoprirà che Lorenzo gli aveva tenuto nascosto dell'intervento. Non so se a quel punto ne sarà uscito vittorioso o sconfitto, se potremmo ancora parlare di lui al presente, ma di sicuro, anche Mattia avrebbe volentieri rinunciato all'occasione della sua vita, per dire anche solo un ultimo ciao al nostro grande amico dalle mille crisi d'identità, ma da un unico, inimitabile, cuore.

"Oh mio Dio, Tommaso, ho una paura tremenda!" faccio, voltandomi di scatto verso di lui.

Il mio compagno mi guarda, gli occhi che luccicano e sospira: "Anch'io."

***

PRIMO BREAK

Ecco qui, dopo più di un anno di infinite sofferenze, finalmente abbiamo capito chi diavolo è a morire nel prologo.

Applausi!

Non sono felice di aver dovuto far morire un ragazzo a caso per poter donare il fegato a Lorenzo e ci tengo anche a specificare che ogni volta in cui nella storia leggete commenti sollevati a riguardo, beh... non sono affatto rivolti alla morte di questo John Doe, ma piuttosto a ciò che ha reso possibile. Spero capiate che non si tratta di insensibilità, ma di una situazione complessa dove è difficile essere del tutto morali.

Detto questo, devo fare i miei enormi complimenti alla persona (sinceramente ne ho letta solo una, fra tutte) che ha indovinato la corretta interpretazione del prologo.

Dal primo giorno in cui l'ho pubblicato fino allo scorso capitolo ho letto tantissime teorie, tutte più o meno verosimili e tragiche, ma quasi nessuno era riuscito a cavare il ragno dal buco, complici anche le mie mille apposite deviazioni.

Onestamente, quando ho scritto quel prologo, non avevo la minima idea che sarebbe stato così criptico, lo giuro. Anzi, mi aspettavo che avreste tutti più o meno capito, a un certo punto. Invece si sono venuti a sovrapporre talmente tanti filoni narrativi che è diventato quasi impossibile capire quale avesse sfociato nel dramma più totale.

Bravo chi ha indovinato e bravi tutti quelli che, comunque, ci hanno provato, dandomi spunti malvagi e bellissimi per future, frustranti, pubblicazioni. 

Buon proseguimento, la storia potrebbe ancora riservare risvolti tragici :)


***

Non siamo i primi ad arrivare, ma è come se lo fossimo.

Né Federica né Eva sono riuscite a convincere Chiara Castelli a farci parlare con suo fratello: quella ragazza è irremovibile. Si vede che le facciamo pena, certo, ma i medici le hanno detto che non bisogna alterare le condizioni di Lorenzo per nessun motivo al mondo e lei, comprensibilmente, non vuole rischiare.

Che poi...

Eva? 

Che ci fa qui Eva?

Tommaso si è fermato giù nella hall ad aspettarci, perché teme di essere mandato via. Si è affidato completamente a noi, raccomandandosi di dire a Lori che...

Ah, lasciamo stare.

Il vostro cuore non reggerebbe queste cose.

Quanto a me, ho provato per un po' ad unirmi alle altre in protesta, ma è stato inutile. Così ci siamo appostate fuori dal corridoio, vedendolo mano a mano riempirsi di persone che neanche lontanamente mi sarei aspettata di vedere.

Vacca, Giorgia, Amerigo, Francesco, Marianna,...

"Alessandra, ma tu che ci fai qui?" mi stupisco palesemente, alla comparsa della rossa.

Se finora avevo tenuto per me la curiosità, adesso, con la Gruccia davanti, non posso davvero più trattenermi.

Lei, icona malvagia che solo qualche tempo fa trovava qualsiasi scusa buona per rinfacciare a Lorenzo quanto fosse frocio, ora è qui che arrossisce e abbassa lo sguardo, biascicando un: "Ero in pensiero, ok?"

Risuonino in terra i canti degli apostoli.

Questa è veramente Alessandra Gruccia?

La notizia dell'operazione avrebbe dovuto riguardare, come precisato da Tommaso, pochi intimi. Ma poi è successo che Cris l'ha detto a Diego e Diego l'ha detto a Pierpaolo e Pierpaolo, pensando di fare cosa gradita, l'ha scritto nel gruppo.

Neanche mezz'ora dopo, l'ospedale è pieno di membri della 10^A, quasi al completo.

E dico quasi, perché manca sempre quel diavolo di microcefalo.

Però... sono così fiera di noi.

Lorenzo sarebbe così fiero.

"Nelli?" una voce maschile mi chiama alle spalle e io mi blocco sul posto.

Rimango per un attimo congelata, temendo di averla solo immaginata appartenere proprio al componente mancante della classe.

Sento le voci, ora sento pure le voci.

O magari è vero?

Mi giro a rilento, cauta.

Spero con tutto il cuore di non essermelo solamente inventato.

Spero che sia davvero Mattia e che sia venuto qui per unirsi a noi e che abbia pensato le mie stesse cose riguardo all'amarsi follemente e...

Eeeee invece no, non è Mattia.

Era ovvissimo, perché sono pazza e sento le voci. La sua, in particolare.

Ed era anche ovvissimo che non potesse essere Mattia, perché se lo fosse stato, sarebbe stata una scena troppo romantica e io sarei morta dalla forza evocatrice di tutto quel pathos. A volte sono davvero troppo romantica. Vi avevo mai detto che mi ritengo una persona romantica?

"Sayid!" sorrido, andando verso di lui. "Credevo fossi partito."

"Anch'io credevo che tu fossi partita." ribatte, alludendo alle sue parole di ieri, chiaramente esortative.

Quindi abbasso lo sguardo, imbarazzata: "Stavo per, ma poi..." indico dietro e lui capisce senza bisogno di ulteriori spiegazioni.

"Anch'io." si aggrega, dunque. "Alla fine non ho niente di troppo importante che mi attende a New York. Quando Silvia mi ha avvertito di Lorenzo, ho pensato che sarei venuto per un po' di sostegno."

"Silvia?" alzo un sopracciglio, lasciandomi sfuggire un sorrisetto malizioso di fronte alle sue guance rosse.

"Ah, ci eravamo sentiti per una cosa sul concerto di..." si rende conto di star parlando un po' a vanvera, quindi tossicchia ricomponendosi. "Ci stiamo sentendo. Come amici, ovviamente."

"Certo, Sayid..." sorrido, stavolta davvero divertita. 

Ma vedendo il suo ulteriore disagio, decido di smorzare l'allusività con un sorriso incoraggiante: "Beh, comunque è una bella notizia. Se non altro, è una brava amica." 

Un momento: io che dico di Succhia Trepalle che è una brava amica? Il mondo deve essersi messo a girare al contrario, ultimamente!

In fin dei conti, devo ammettere che, ahimè, questo complimento mi è partito dal cuore. Silvia è, sotto sotto, una brava ragazza, e il libanese qui non ci starebbe nemmeno male assieme! Certo è che non dev'essere il suo vero desiderio ora come ora; anzi, sarebbe addirittura presuntuoso pensarlo. Il modo in cui mi guarda è ancora molto ferito e non posso sperare che dall'oggi al domani lo scompenso che io ho causato nella sua vita si vada a rimarginare.

Tuttavia, nel mio miserabile cuore so che non sarei stata la persona giusta per lui.

Ora lui non lo capisce e vede tutto nero, ma anche questa sarà una fase temporanea. Ben presto si renderà conto che sono stata solo un capitolo della sua vita. La speranza è che io non sia stata uno di quelli riempitivi, ma uno fondamentale per lo svolgimento della storia e, possibilmente, per il raggiungimento di un finale coi fiocchi.

Ecco, sì... mi piace pensare che, magari, io e Sayid ci siamo conosciuti perché Sayid doveva in qualche modo incontrare Silvia Trepalme.

Che, tra le altre cose, ha un ossessione per i ragazzi che hanno a che fare con me. Cosa che ancora un po' mi fa venire voglia di strozzarla.

Accidenti a te, Succhia Trepalle!

"Comunque anche lei e Lionel stanno per arrivare."

"Sul serio?" mi stupisco.

"Sì, l'hanno saputo da Eva."

"Beh, ovvio, chi se non Eva?"

Sayid si guarda intorno, ammirato: "C'è davvero un sacco di gente. Lorenzo dovrebbe proprio poter vedere questo fenomeno..."

"Lo so." gli do adito, mordendomi il labbro, e spostando lo sguardo sull'incorrompibile Chiara, che se ne sta all'entrata del corridoio a fare costantemente da vedetta, come se da un momento all'altro qualcuno potesse sgusciare loscamente ai suoi lati.

Quindi ritorno con l'attenzione sui miei compagni. 

Poi di nuovo su Chiara. 

E su i miei compagni.

E Dio, ho una mente davvero malata.

"Cris!" esclamo lasciando Sayid impalato e tirando in parte la mia amica. "Cris, mi è venuta un'idea geniale! Mi devi assolutamente fare un favore! E tu, Eva, vieni anche tu, stai a sentire..."

In quattro e quattr'otto, senza dar a vedere il nostro fare complottista, istruisco tutta la marmaglia presente, compreso Tommaso al piano inferiore, riguardo al piano che mi è balzato alla testa. Non è complicato, per niente, ma è caotico in pieno stile marinelliano, e dunque proprio quello che potrebbe farci sorpassare questo muro.

Incredibilmente raccolgo il consenso di tutti e allora, rapidi e scattanti, ci mettiamo in posizione. Non ci credo che lo stiamo per fare, ma è così. In pochi secondi, ci scambiamo un collettivo sguardo complice e poi, al mio segnale, scateniamo l'inferno.

Ho sempre sognato di dirlo.

Come concordato, Cristiana inizia ad aggirarsi in modo affannoso, poi prende a respirare a fatica, si avvicina a Chiara e finge di avere un mancamento, lasciandosi cadere goffamente addosso a lei. Fase uno.

A questo punto, Diego si catapulta a soccorrerla gridando ripetutamente che è incinta. La sorregge assieme alla povera Chiara e le spiega che non devono fare alcun movimento brusco, onde evitare di danneggiare il pancione e, soprattutto, ciò che è contenuto al suo interno e che potrebbe essere in serio pericolo. Fase due - un po' esagerata, ma comunque, è Diego. Ci sta pienamente con il personaggio.

Con Cris tra le braccia di Chiara e Diego impanicato all'ennesima potenza, scatta la fase tre, in cui tutti circondano la scena urlando come scimmie. 

"Oh mio Dio!" 

"È svenuta!" 

"È morta!"

"Sta partorendo!"

Io avevo solamente detto ai miei compagni di creare un po' di scompiglio, ma vedo che si sono presi la licenza artistica di ampliare il concetto. Bene; i miei allievi stanno finalmente imparando.

Nel frattempo, io e Tommaso, corso di sopra durante la fase due, ci accertiamo che nessuno stia più controllando il corridoio. Una volta confermato il via libera, sgattaioliamo al suo interno, come nemmeno le più degne spie russe.

Vedova Nera, mi hai insegnato così tanto. Sei definitivamente la mia Avenger preferita.

Per assicurarsi che il trambusto duri ancora un po', Gloria invoca l'intervento di un medico, innescando la quarta e ultima fase del piano, alla fine del quale nessuno si sarà accorto dell'intrusione. 

Visto? Un gioco da ragazzi.

Ho una mente piuttosto brillante, lo so, ma devo anche ammettere che da sola non avrei combinato un tubo. Se Cristiana non fosse stata disposta a scherzare con la sua gravidanza, non avremmo avuto un'esca credibile. E se non ci fossero state tutte quelle persone, non avremmo avuto abbastanza casino per distrarre Chiara e non farle notare l'assenza di un paio di noi.

Ora Cris verrà visitata inutilmente, a Diego verranno fatte mille domande, tutti gli altri potrebbero essere rimproverati, se non addirittura cacciati.

Ma nessuno si è tirato indietro.

Lorenzo dev'essere davvero grato di avere degli amici degeneri del genere.

Il problema ora, comunque, è come bypassare la guardia di mamma e papà Castelli.

Tommaso e io ci nascondiamo all'interno di un ripostiglio pieno di utensili  e grembiuli, osservando la coppia che parla sommessamente di fronte alla porta della sala operatoria. Se ne stanno lì, in pena, a gravitare tristemente intorno al nulla e sembrerebbe dunque impossibile entrare passando inosservati; il corridoio è piuttosto corto e pare che non abbiano la minima intenzione di schiodarsi.

Tuttavia, a un certo punto, accade quello che potrebbe fare al caso nostro.

Un medico esce della stanza e si approccia ai signori. Chiede loro di allontanarsi verso un angolo del corridoio e dal punto in cui sono, ostacolati nella visuale da alcune aste porta flebo e dal medico stesso, sarebbe perfetto farla franca.

Un lampo, un volo di rondine.

Un'iniziativa che farebbe fiero Orazio con il suo carpe diem

"Dai, andiamo!" sussurro con eccitazione a Tommaso, passandogli uno dei grembiuli blu che ci sono nei vari scaffali alle nostre spalle.

"Che fai?" mi chiede, allucinato.

"Ci travestiamo da dottori." rispondo, con ovvietà. 

"Perché?"

"Perché amiamo il Carnevale." lo prendo in giro, sarcastica. "Per correre meno rischi di essere notati, intelligente! Per quale motivo pensi che i più validi personaggi dei film lo facciano ogni volta?"

Tommaso mi fissa con le sopracciglia calate in disapprovazione. Brusco, mi leva uno dei due grembiuli dalle mani e lo ripone.

"Smettila con le cazzate."

I miei occhi diventano fessure: "E va bene, Fiore. Ma sappi che se ti sgamano, io sono l'infermiera Argenti e tu l'intruso. Non ti coprirò le spalle."

Lui nemmeno mi risponde; sospira e basta.

"Ok." faccio, sporgendomi e iniziando a sentire quel misto di ansia e adrenalina che solitamente precede le mie minchiate. "Al mio tre, scattiamo. Sei pronto? Uno... due... tr-"

"Aspetta!"

Tommaso mi stringe per il braccio e rovina del tutto la mia partenza con Mission Impossible in sottofondo. 

"Che c'è?" mi lamento, fremente per il tempo che stiamo perdendo.

"Vacci tu. Io non posso venire."

"Che cosa? Tu devi venire!"

"No..." scuote la testa, e mi sembra oltremodo impaurito.

"Coraggio, quelli stanno parlando, non ci noteranno nemmeno!"

"No, non è per i Castelli." sospira, sempre a mezza voce, ma con timbro alterato. "Nelli, questa è pura follia. Lorenzo mi odia, sono l'ultima persona che vorrebbe vedere prima di morire."

Ripenso al 'non ti voglio mai più rivedere' di Mattia e mi sale una rabbia incredibile.

"Non è vero."

"Sì che lo è." rilancia, addolorato. "Me l'ha detto lui stesso, sono state le sue esatte parole. L'unica cosa che vuole da me è vedermi morire prima di lui. E se non sopravviverà a tutto questo, beh... non avrò esaudito nemmeno quel desiderio."

Fisso gli occhi colmi di lacrime di Tommaso con altrettanta tristezza.

Ed è solo perché c'è così poco tempo che decido semplicemente di mandarlo a quel paese e poi correre, da sola, dal mio migliore amico.

***

SECONDO BREAK


Anche qui, devo ammetterlo, mi sono divertita a burlarmi di voi. Recentemente avevo messo uno spoiler su Facebook dove c'era la parte di Diego che si dispera per Cris e non avendo ancora risolto il mistero del prologo, qualcuno di voi aveva creduto che fosse capitato qualcosa ai poveri gemellini Vallicroce.

Ma tranquilli, era solo una crudeltà come un'altra, per farvi star male.

Come vedete, non c'è niente di veramente drammatico, se non i piani folli di Marinella Argenti.

E scusate l'idiozia, ma ho voluto disegnarla perché conciata così, merita quanto meno un posto d'onore al Louvre (o a Lourdes, magari è meglio)

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***

Mi chiudo la porta alle spalle con talmente tanta ansia che persino i muscoli delle mie chiappe sono contratti, non so se rendo l'idea. Poi mi giro e deduco che è la stanza giusta, perché c'è solo Lorenzo disteso sul lettino al centro.

Finalmente i miei glutei tornano a riprendere la loro forma rilassata da portaerei.

Il malato alza gli occhi su di me e poi li allarga a mo' di gufo, senza risparmiarsi la crisi isterica: "Nelli?? Che diavolo ci fai qui? E perché sei vestita da medico?"

Fortunatamente è troppo debole per usare un tono di voce alto. Anzi, solo l'essersi sforzato di esternare queste tre semplici domande gli ha causato una dolorosa fitta all'addome che si sarebbe volentieri risparmiato.

"Non farmi iniziare sull'argomento, stronzo." lo indico con i miei bellissimi guanti in lattice ad uso professionale, facendomi strada verso il letto. "Ora abbiamo pochissimo tempo, quindi fai quello che ti dico. A ogni mia frase, rispondi 'è vero' e, soprattutto, non farti sentire fuori. Ok?"

Annuisce.

"Sei una merda."

"È vero."

"Fai schifo come amico e meriteresti come minimo un calcio nel culo."

"È vero."

"Tutte queste parolacce ti stanno dando fastidio, ma in fondo le accetti, perché ho tutto il diritto di dirle."

"È vero."

"Ti devi vergognare per aver nascosto la verità ai tuoi amici."

"È vero."

"Oggi non morirai."

Lorenzo mi guarda e non risponde.

Così mi avvicino, incurante del pericolo di toccare cavi o strumenti che non dovrei: "Forse non hai sentito. Ho detto che oggi tu non morirai."

Lui mi compatisce con quelle iridi chiare, messe in rilievo dagli occhi arrossati e dalle mezzelune viola sul viso quasi trasparente, e decide di darmela vinta, giusto perché io faccio più pena a lui di quanto lui ne faccia a me: "È vero."

E qui, gente, la mia attitudine da ragazza che ha tutto sotto controllo va definitivamente a farsi benedire.

"Cos'è, pensavi che ce l'avresti fatta sotto al naso?" lo aggredisco, faticando a contenere il mio tono e odiando di vederlo così sfiduciato. "Che avresti affrontato tutto senza disturbare gli altri, da bravo eroe che si sacrifica per la patria?"

"No, io..."

"Avresti dovuto dirmelo, Lorenzo!" lo sgrido, rossa in viso. "Non avresti dovuto pensare che sarei stata meglio senza poterti stare vicino!"

Lori abbassa lo sguardo e si lascia scappare una lacrima salata.

"Scusa, Nelli."

Dio, guardate com'è ridotto, guardate come sta male... è così magro e pallido e fiacco che io...

Mi asciugo le lacrime, anche troppo composta per i miei standard. Vorrei dirgli un sacco di frasi dolci, ma non posso. Distruggerebbero sia me che lui, in questo momento, e poi ci sono altre informazioni che tengo a divulgare.

"Senti. Prima che ti operino, volevo solo dirti che spero che tu viva per poter essere io ad ucciderti dopo. E che ti voglio un bene dell'anima." 

"Anch'io, Nel..."

"E che qui fuori c'è Tommaso che si sta disperando per vederti, ma ha troppa paura che tu non voglia."

"Sul serio? Tommaso è qui?"

La maniglia della porta si abbassa e Lorenzo mi indica frettolosamente la porta alle sue spalle, dove si trova nient'altro che un bagno, nonché il mio nuovo, imbarazzantissimo nascondiglio.

Quando pensavate di avermi visto toccare il fondo nei capitoli precedenti, beh... no. Dovevate ancora leggere questo.

Il medico rientra assieme a un'infermiera e annuncia a Lorenzo che è ora di cominciare. Gli dice un sacco di brutte parole tecniche, che a malapena riesco a distinguere attraverso questa porta, ma che mi suonano altamente minacciose. Infine, torna a parlare italiano e lo sento chiaramente sospirare: "Sei un ragazzo coraggioso; devi lottare con tutte le tue forze, ok? Non sarà facile, ma è la nostra unica alternativa."

A quel punto, ordina all'infermiera di iniziare con l'anestesia, e poi si allontanano di nuovo per prendere qualche non so che bisturi nell'altra stanza.

Quindi esco dal bagno, sperando che Lorenzo non abbia già chiuso gli occhi.

"Nelli..." beh, non del tutto, ma lo vedo già drasticamente meno lucido, con la mascherina impegnata a fargli inalare il resto del suo dolce abbandono. "Portalo qui, per favore..."

Capisco subito che si riferisce a Tommaso.

Ok, ma... è pazzo??

Vuole che io porti lui qui? Adesso? In quanti secondi prima che piombi in un profondissimo sonno indotto?

No, ok, ok, Nelli. Sii fredda. Sii reattiva.

Questo è il tuo momento, Nelli.

Se c'è un'occasione giusta per essere la scema che sei, beh, è decisamente questa.

È il tipo di casino che potresti sottoscrivere senza problemi.

Quindi fallo, per l'amor del cielo.

Così, non curante di uscire da una sala operatoria vestita da medico, di fronte al vero medico e ai genitori distrutti del paziente in pericolo di vita, mi fiondo nel corridoio come una freccia. Mentre i presenti si stupiscono (la mamma di Lori rasente lo svenimento), io, atletica come una cozza, vado a stanare Tommaso, tirandolo per il braccio.

"Nelli, sei pazza?"

"No, vieni con me! Veloce!"

Lui si lamenta, ma io dimostro una forza bruta degna del più forte dei combattenti (sono sicura che l'effetto collaterale di tutta quest'adrenalina sarà splendidamente doloroso, dopo) e lo porto con me, finché non raggiungiamo, finalmente, la sala dove ci aspetta Lorenzo.

Testardo contro il suo stesso fisico, lui non ha ancora ceduto all'anestesia e si volta appena verso di noi, troppo debole per dire anche solo una parola.

Tommaso si blocca sulla porta rimasta aperta, sconcertato dalla visione e impedito dalle minacce dei Castelli ad avanzare anche solo di un altro passo.

"Se devi dirgli che lo ami, diglielo adesso." suggerisco accoratamente a Tommaso, prima che il dottore accorra sul posto, o Lorenzo sparisca tra le nuvole dell'anestesia.

Così, Tommaso decide per la prima volta nella storia di ascoltarmi e in un moto di coraggio, guardando solo Lorenzo, senza che nessun altro lo senta, nella più commovente delle dichiarazioni, gli comunica un "ti amo" muovendo solo le labbra.

Lorenzo sorride, poi chiude gli occhi e abbandona la testa di lato.

"Che cosa pensate di fare, voi due?" 

La porta della sala operatoria ci viene sbattuta in faccia e dal grado di incazzatura del medico, intuiamo che è ora di darsela a gambe, e anche velocemente.

Provvediamo subito, con gran paura delle conseguenze che ci spettano fuori dal corridoio, ma comunque, soddisfatti.

Se anche Lorenzo morirà, almeno saprà di essere amato, e Tommaso non rimpiangerà di non averglielo detto.

Ora, ci serve solamente un miracolo.

***

TERZO BREAK

Questa era una parte romantica su cui sospiravo da un po'.

Lascerò a voi il compito di giudicare se vi ha fatto emozionare, oppure per niente, fatto sta che come storia d'amore, questa, mi ha sempre un po' fatto venire i brividi. Positivi, naturalmente.

Per contestualizzare meglio il lungo paragrafo che andrete a leggere successivamente a questo break, ho deciso di postare una semplicissima e banalissima foto di Google Maps. Lo so, oggi l'arte si spreca, ma ho pensato che non essendo mai stati a Venezia, molti di voi avrebbero potuto faticare ad immaginarsi lo scenario.

Ci troviamo in Campo Santi Giovanni e Paolo (San Zanipolo, per chi è del posto XD), una piazzetta di discrete dimensioni che non vedete per intero, ma che è abbellita da un monumento equestre e dagli edifici rinascimentali che la delimitano. Nella foto, centrale, vedete la Scuola Grande di San Marco che costituisce l'entrata stessa dell'ospedale SS Giovanni e Paolo, quello del nostro capitolo. A sinistra, invece, c'è un canale che la foto ha rinsecchito, ma che nella realtà risulta piuttosto largo e vivace. Il cerchio arancione che la mia perfezione giottiana ha disegnato sta ad indicare il punto preciso dove ora si svolgerà la scena del paragrafo.

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Avrei potuto usare un po' di abilità descrittiva e farvelo capire da brava scrittrice, è vero, ma non sono una scrittrice così brava da riuscire a descrivere Venezia. Venezia non si descrive; si vive.

E ora, speriamo in quel miracolo!


***

Beh, gli impiegati ospedalieri di Venezia non sono affatto comprensivi.

Hanno fatto partire un ordine di restrizione per me e Tommaso, che ci impedisce anche solo di entrare dalla porta principale del Santi Giovanni e Paolo. Vi sembra giusto? Io ho salvato la relazione d'amore tra il mio migliore amico e il suo ex fidanzato, prima che potessero non avere mai più l'occasione di rivelarsi i loro sentimenti, e quei geni con il camice che fanno?! Mi cacciano!

O io mi sono illusa sui dottori guardando Scrubs, o sono i dottori che non si guardano abbastanza commedie romantiche sui dottori.

Provate anche solo Grey's Anatomy... provatelo. E poi ditemi se sono l'unica a correre per i corridoi di un ospedale per dire al mio migliore amico che gli voglio bene!

Mannaggia a 'sti medici; li dipingono molto più simpatici di quanto siano in realtà.

Fortunatamente, gli altri nostri compagni hanno ancora il diritto di andare e venire a piacimento dai vari reparti, quindi sono loro che a turno salgono da Chiara ad informarsi e poi ci portano aggiornamenti.

L'ultimo che abbiamo ricevuto, dieci minuti fa, era di Diego: "Niente di nuovo, a parte che il cazzo di dottorino del cazzo che ha visitato Cris ha osato chiederle se ero davvero io il padre. È ovvio che io sia il padre! Ho la faccia da uno che non dovrebbe essere padre?"

Diego ci guarda e forse dal nostro silenzio capisce molte cose.

Ma in realtà, siamo tutti troppo tesi per comportarci come faremmo in genere. L'uscita di Diego è più inopportuna del normale, il nostro silenzio di fronte all'occasione di prenderlo in giro è altrettanto insolito e tutto accade, ovviamente, perché è impossibile non farsi prendere dall'ansia.

Anche se gli unici due a essere stati cacciati siamo Tommaso e io, il resto della ciurma ha comunque voluto farci compagnia e ora siamo fuori dall'entrata dell'ospedale, accanto al ponte gigantesco di cui il piazzale è provvisto, in un misto tra protesta e barbonaggio.

Così ci vedono da fuori; in realtà, siamo solo disagiati riuniti nella preghiera che vada tutto liscio.

Tommaso rimane nei paraggi, ma mai assieme al gruppo.

È troppo nervoso; da quando ci hanno mandato fuori, non ha fatto altro che camminare a caso e e respirare pesantemente come un toro. Non ha proferito una singola parola dal suo 'ti amo' a Lorenzo, nemmeno un 'grazie' o una misera considerazione.

Ma va bene così.

In fondo, lo capisco, e credo che al suo posto mi comporterei ancora più nervosamente. 

Che poi, diciamocelo, mi sto comportando nervosamente. Perché anche nella mia disastrosa relazione c'è uno dei due che potrebbe potenzialmente morire. E io manco 'ti amo' gli ho detto.

O almeno... è questa la versione a cui ho deciso di credere, giusto?

In questi ultimi minuti, mi sono occupata di distrarre il gruppo e me stessa con il racconto di quanto accaduto. Come anticipato, tutta quella corsa travestita da medico ha generato in me un eccesso di adrenalina che si è inizialmente tradotto in una logorrea preoccupante. Se i veri professionisti non ne sembravano entusiasti, i miei compagni si sono assolutamente mostrati dalla mia parte in merito alle eroiche gesta compiute per Lorenzo. Ai loro occhi, siamo stati i protagonisti di un atto grandioso, che per qualche istante li ha fatti sognare e che ha spinto Davide ed Eva a filmarmi con gli smartphone per poi caricare in rete un vlog/intervista su di me.

Quindi ho dato spettacolo per un po', poi tutti ci siamo seduti per terra, tra le cacche di piccione, e lì siamo rimasti ad osservare il nulla.

I minuti passano, poi le ore. L'agitazione diventa preoccupazione, poi ansia, poi terrore. Il sole da che si poteva vedere allo zenit, pronto a riscaldarci, ora sta scendendo verso ovest e le ombre dei palazzi della serenissima si allungano fino a coprire le nostre teste. 

Ad un certo punto, passa pure una scolaresca per di qui.

Sono del Sud Italia, capitati in gita assieme a un'insegnante che piuttosto di dover fare la guida turistica si butterebbe in canale. Però, ehi, sembrano felici, spensierati.

Già... ricordo come lo fossi anche io, quando avevo sedici anni come loro.

Cioè, beh, non diciamo cavolate.

Non sono mia stata spensierata, perché la mia vita è tutto un unico, inarrestabile pensiero, però, ecco... erano bei tempi. Eravamo brufolosi e rincoglioniti; temevamo solo i cinque in pagella e non venire mai baciati da qualcuno.

Poi boh, si cresce e ci si trova di punto in bianco a sperare che uno di noi non muoia, ma ok, ci sta, è la vita. Solo... quanto vorrei poter tornare indietro!

Tra il gruppo di ragazzi, scorgo qualche volto che potrei benissimo associare ai miei, di compagni. C'è una fighettina che si sta facendo selfie insieme alle più carine della classe, il giubbetto di finta pelliccia rosa che grida a squarciagola Vacca e le amichette nettamente più smorfiose che invece mi ricordano tremendamente Giorgia e Alessandra.

Chissà se anche loro si scambieranno il Marco di turno, per poi averci un figlio.

In prima fila, alla mercè della prof, si trova una ragazza occhialuta, macchina per appunti, da cui il più carino dei ragazzi, sento dire ad alta voce, si farà passare ogni foglio in vista della relazione finale. Voi sapete come, garantisce ai suoi amici passandosi una mano tra i capelli di seta e guardando la secchiona con quel misto di spavalderia e innamoramento che poi... chissà, li porterà fino all'altare, forse?

Prevedibilmente è sempre lì, in quell'associazione di testosterone e scemenza, che riconosco pure un Diego in miniatura, intento a fissare le chiappe delle compagne di classe per poi mimarci una strizzatina, ancora troppo disinibito per farlo sul serio.

Oh, ma lo farà... eeeh, se lo farà!

E, wow, osservando bene ci sono anche la Patrizia e l'Amerigo del nuovo millennio, senza rivoltino nei jeans e con le facce da emarginati. Forse anche loro si rincorreranno per sempre senza mai riuscire ad apprezzare la loro non conformità alla massa?

Che dire, poi, dell'intellettuale ma non troppo, alias Pierpaolo Scilla, che si preoccupa di stringere rapporti di alleanza con il prossimo, e la perbenista del gruppo, Federica Di Mario, che si lascia ammaliare dai suoi modi, e la leader, Cristina Romanin, che approva tutto ciò mentre ancora il Diego del caso finge di avere rapporti sessuali con lei alle sue spalle?

Nel frattempo uno di loro sta vloggando incessantemente ogni piccione che si depenna il culo per i suoi follower su YouTube ed è qui che tutti noi pensiamo: oh, c'è anche Eva Cantarella, che gioia!

Però, proprio mentre sto per richiamare la vera Eva e convincerla a scappare via con quel suo simile, mi blocco.

Mi blocco perché... la vedo.

È lei.

Cioè... sono io.

Una ragazza all'interno del gruppo, piccoletta, tremendamente normale, con i capelli arruffati e le guance rosse a forza di ponti che non è affatto allenata a superare.

Sta ridendo assieme ai compagni, dicendo stronzate, inciampando sui suoi stessi piedi, ma mai e dico mai... senza distogliere lo sguardo da un ragazzo qualche fila più indietro.

Si tratta del più alto della classe e, ad occhio, anche il più rimbambito. Non è né troppo carino né troppo simpatico, ma è normale, niente di che, proprio come lei. Attualmente sta mimando l'ultimo goal di Messi, cosa che lo fa sembrare l'essere più orgoglioso della terra, dato che a una certa si mette pure a ballare la Papu Dance. 

Capite perché quella ragazza sono io?

In questo momento vorrei correre da lei e dirle: Ferma, ripensaci, non sai in che guaio enorme ti stai cacciando! Non vedi che è un idiota???

E davvero, lo farei, se ciò non mi rendesse una pazza molestatrice di minorenni. Già ho sulla testa una condanna come agitatrice pubblica dei servizi ospedalieri; sarebbe meglio che non aggiungessi danni alla mia fedina penale.

E comunque, non credo che funzionerebbe. Se una pazza molestatrice fosse venuta da me, in terza superiore e mi avesse detto: Ehi, che fai, non vedi che è un idiota?

Beh... sì, le avrei risposto. Lo vedo benissimo che è un idiota, però che cosa ci posso fare, se mi sono innamorata?

Oh mio Dio, essere noi Marinelle Argenti è così difficile!

A un certo punto, però, l'idiota di quella classe si gira e richiama la sua compagna... sì, così a caso, alla fine della sua Papu Dance, come se in realtà anche lui non avesse fatto altro che pensare a lei tutto il tempo, inconsciamente.

"Ehi, Ginny, lo stai segnando quello che dice la prof? No, perché poi mi serve una mano con la relazione!"

Lo ha chiesto proprio a lei... perché non alla secchiona del gruppo, come tutti gli altri?

Lei sbuffa: "Prima bisogna che ti insegno a scrivere, De Marinis, il che richiederà molto più tempo di quanto ci possa mettere il tuo indice a premere il tasto registra sul telefono."

Il ragazzo fa gli occhi da cucciolo: "Ma mi serve per guardare la partita in streaming, il telefono."

"Ah, e va bene!" cede immediatamente lei, mostrando da distante il quadernino con più disegni che appunti, con fare nervoso, e frustrato, e incazzoso, e irritato, ma anche no, tutto sommato.

Lui si guarda intorno e poi le riserva un sorriso studiato unicamente per lei: "Grazie. Sei speciale."

A questo punto, lui torna a scherzare con gli altri ragazzi come se niente fosse, lei arrossisce e il suo amico gay parte alla carica facendole notare quanto sia irrimediabilmente cotta di quel De Marinis.

Suona familiare la cosa?

Voglio annegarmi nel gelato.

Giuro che quando sarà tutto finito, mi comprerò una piscina di gelato e ci annegherò dentro il mio enorme didietro.

Assieme a tutta questa fottutissima nostalgia del passato, naturalmente.

Ma intanto si sono fatte le tre e a questo punto, alcuni di noi hanno dovuto per forza andare via: hanno chiesto di essere aggiornati tempestivamente, ma non hanno potuto rimanere di più. Gente come Sayid, Silvia e Lionel, dopotutto, non se l'è sentita di annullare impegni, spostare voli e cancellare appuntamenti. Ed è totalmente comprensibile.

Ma noi della 10^A siamo ancora qui, disposti a tutto pur di sapere per primi quale destino è in serbo per Lori... anche se l'attesa sembra infinita. Quanto dovremo aspettare ancora, per avere una buona notizia?

Non so che diavolo stiano combinando i medici lì dentro, fatto sta che ogni quarto d'ora qualcuno dei nostri sale per scendere poi con l'ennesimo: "Niente di nuovo."

Niente di nuovo... e io non posso che starmene qui con le mani in mano a pensare.

Pensare, sì, esatto.

Ditelo che siete stanchi di leggere i miei pensieri, su, coraggio. Ditelo che ho ubriacato di cazzate pure voi. Non me la prendo, ormai è un dogma universale.

E vi dirò che con tutto lo sconforto delle ultime ore, ero quasi arrivata a silenziare la mia testa, ma adesso è tutto ciò che mi è rimasto e, come sempre, mi ci sento a mio agio dentro.

In particolare, sto pensando a quei ragazzi di poco fa, alla loro storia ancora tutta da scrivere e poi alla mia, di storia.

Ripenso a quello che stavo per fare, prima della telefonata di Tommi, in stazione... al perché lo stavo per fare...

Sono stata davvero una scema a convincermi di quella sciocchezza. 

Coraggio, dai, è ora di ammetterlo: non è vero che non ho mai detto a Mattia che lo amo.

Gliel'ho urlato.

E se anche per caso non dovesse aver sentito, non è comunque un concetto a lui sconosciuto. Quella sarebbe solo una scusa verso me stessa per giustificare la sua partenza.

Ma la realtà è che gliel'ho detto mille volte e in mille modi diversi.

Gliel'ho detto quando ho accettato la sua richiesta di dargli ripetizioni, gliel'ho detto quando l'ho baciato per la prima volta fuori dalla palestra di Ai, gliel'ho detto tra ogni sospiro mentre facevamo l'amore. Gliel'ho detto quando ho rinunciato a uscire con Lionel Sanchez, quando sono corsa in ospedale per l'incidente di sua sorella, quando abbiamo guardato gli alianti sfrecciare nel cielo della Grecia. Gliel'ho detto quando mi sono arrabbiata perché non capiva i sillogismi e quando ha ballato con me alla festa di Vacca. Gliel'ho detto quando l'ho baciato alla festa dell'anima gemella, quando l'ho trovato ai mulini dopo la sua fuga, quando ho asciugato le sue lacrime per il divorzio dei genitori. Gliel'ho detto quando ha trasformato un orecchino in anello sulla spiaggia, quando abbiamo inscenato la morte di Ai e quando non volevo assolutamente che partisse per l'accademia.

Gliel'ho detto ogni volta che invece di andarmene, io sono rimasta. Gliel'ho detto piangendo di fronte alle sue cicatrici di guerra, ma lasciando che se ne andasse a procurare di nuove. Gliel'ho detto quando mi sono innamorata di lui per la milionesima volta, in una piscina, tra le lenzuola, davanti a una folla di invitati ad un matrimonio.

Gliel'ho detto in ogni singola cazzata che ho combinato, in ogni singolo sbaglio fatto solo per lui, in ogni singolo 'idiota' pronunciato con un sorriso.

Se anche quel giorno non mi avesse sentito, Mattia sa benissimo che lo amo.

E quindi doveva semplicemente rimanere.

Per una volta... doveva rimanere.

"Ehi, Nel..." Federica mi ha chiamato a bassa voce.

È seduta a fianco a me e mi sta guardando.

Io le sorrido.

Lei non sa che dire.

Fissa la mia mano per qualche secondo, poi inspira e decide di stringerla.

Mi fa piacere questo gesto. È inaspettato da parte sua, ma mi serve tanto. La stringo più forte che posso, mentre i miei occhi se ne vanno alla ricerca di qualcuno tra la folla che non vedrò mai.

Vi chiedete se in me esista ancora un piccolo, pazzo, moribondo, barlume di speranza di vedermi capitare qui Mattia, in nome del nostro amore, o anche solo dell'amicizia con Lorenzo?

Sì.

Sì, un po' ci spero.

Ma è tipo il mio sogno disperato, un non plus ultra della mia stessa fantasia, che fa partire questo viaggione, dove ora Ilenia scende, dice che Lorenzo sta bene, noi ci alziamo per festeggiare e in quel momento, al di là dello stormo di piccioni alzatisi in volo per lo scompiglio, compare lui.

Lui, bello, ancora vestito da soldato, ma ormai in ritardo per il suo volo per la Siria.

Lui che ci vede esultare e sorride, poi con lo sguardo cerca e me e quando mi trova, si lascia scendere una lacrima sul viso.

Io, allora, corro verso di lui e appena lo raggiungo, la folla ormai radunata attorno alla scena, mi getto tra le sue braccia e lo stringo fortissimo, a più non posso, piangendo: "Mattia, sei tornato!"

E a quel punto...

"Nelli, mi stai facendo male."

Che?

"Nelli!" Federica ritrae la sua povera mano, massaggiandosi le dita. "Mi volevi rompere le falangi, per caso?"

Cacchio.

Che palle questa stupida fantasia!

Gemo, chiudendomi le gambe tra le braccia.

"Mi spiace, ragazzi." annuncia Ilenia, tornando a sedersi vicino a Shy, nel suo posticino qui sul cemento. "I dottori non sono ancora usciti dalla sala e l'unica cosa che Chiara è riuscita a farsi dire è che sembra essere un'operazione più difficile del previsto."

Bene, tutto questo apporta nuova disperazione alla nostra anima. Gioiamo insieme.

"Sentite, gente." se ne esce Eva, bloccando lo schermo del tablet che stava consultando fino a un secondo fa. "Tutto questo mi sta facendo riflettere su una cosa importantissima."

Ha catturato la nostra attenzione; la stiamo fissando tutti.

"Che la vita è troppo breve e fragile per darla così per scontata."

"Cosa intendi?" domanda Francesco.

Eva si mette un po' più comoda, facendo in modo di vedere tutti per bene: "Che non dovremmo lasciare cose in sospeso, che dovremmo cercare di vivere dando un senso ad ogni nostro respiro, prima che ci ritroviamo improvvisamente in queste brutte situazioni. Voi due, per esempio." prende spunto direttamente dal rosso, e lo indica includendo anche Alessandra. "E ditelo che vi piacete da anni e che state praticamente insieme!"

Alessandra si scandalizza: "Io sono fidanzata con Johannes!"

Eva si dipinge in faccia un sorrisetto provocatorio: "E dov'è, adesso?"

La rossa tace, Francesco la guarda come se le parole di Eva fossero le stesse che anche lui stava pensando.

Eva si alza in piedi: "Fanculo Johannes. Stai con Francesco, se ti piace Francesco."

Lui ride e lei arrossisce, ma tutto sommato, si guardano e sembrano concordi con l'ultima affermazione.

"Ilenia." Eva si volta di scatto per intercettare la nostra amica con i codini. Lei si sente chiamata in causa e fa una smorfia.

Questa cosa inizia a farmi paura... sembra una sorta di gioco malato, come quelli che ogni tanto si fanno tra di noi. Tuttavia, il fatto che la gestione sia nelle mani di Eva e che si sia deciso di giocare proprio ora mi mette ancora più ansia del solito.

"Sei una ragazza con le palle. Ti sei arrangiata da sola e hai sempre portato avanti la tua passione. Diventerai un'attrice pazzesca e non grazie ai miei articoli di giornale, ma perché hai talento e coraggio da vendere."

Ilenia si lascia intenerire con un 'aww' gongolante.

"Sei anche lesbica; ammettilo una buona volta, così almeno Shy potrà finire ciò che ha iniziato quella sera, a casa di Magno."

Tutti ragazzi presenti saltano sull'attenti, e parte un coro di 'Che hanno fatto Ilenia e Shy quella sera a casa di Magno?'.

Ma queste sono informazioni confidenziali tra donne.

Difatti Shymée reagisce con la sua tipica diplomazia, riportando ai maschi i singoli fatti, che raccontati in questo modo, fanno sembrare la vicenda decisamente meno epica. Alla fine del suo spoglio resoconto, comunque, mentre i gli uomini si dichiarano delusi, lei ed Ile si fanno un fugace occhiolino che riporta tutto a quell'atmosfera infuocata da trauma ovarico certo. Giuro che farò un bambino solo per darlo in adozione a loro due.

"E invece tu, Pierpaolo." prosegue Eva, senza placare il suo giudizio universale. "Tu sei ossessionato dall'essere un uomo rinascimentale che tutto conosce e tutto ha tra le mani. Ma stai seriamente inseguendo la strada giusta?"

Pierpaolo guarda in basso, senza rispondere, e allora mi preoccupo di tenere d'occhio Fede, approfittandone per restituirle la stretta di poco prima.

"Cristiana, Diego." i due si scambiano uno sguardo, incerti su quale potrebbe essere la loro dose di rimprovero. "Sposatevi."

"Oh no, un altro matrimonio?" si lamenta Alessandra.

"So che avete invidiato Gloria e Magno per tutto il tempo. E allora, fatelo anche voi. Che vi costa?"

"Potenzialmente migliaia di euro." fa notare Magno.

"Non per forza." lo corregge Eva. "Potete farlo anche nel retro di una bottega, se è per questo. L'importante è che lo facciate ora, finché vi amate." e quindi si volta verso Giorgia: "Non perdete d'occhio la famiglia. Quella è sacra."

"E tu che pensi di fare per dare senso alla tua vita?" ribatte quindi lei, un po' infastidita.

"Beh, quanto a me, basta restare sempre e solo in superficie. Voglio andare più a fondo... di me, della mia vita. Iniziare un progetto mio e basta." lancia uno sguardo a mio fratello, stupendomi con il grado di confidenza che gli riserva, come fossero grandi amici: "Ognuno dovrebbe puntare su quello in cui è forte... è l'unico modo che abbiamo di convivere con il mondo, senza doverlo odiare per forza."

"Eva, devo ammettere che oggi sei proprio ispirata." cinguetta Vacca. "Grazie a te, penso che da ora in poi, spenderò meno soldi in quello schifo di nuova linea di profumi di Cartier. È stata una vera delusione."

Tutti ci prendiamo un attimo di riflessione sulla pochezza di quest'intervento, poi Eva torna alla carica: "Patrizia..."

Ecco, lei era una di quelle che temeva palesemente questo momento.

"Patrizia, so che mi odierai per quello che sto per dire, ma..." e ora si rivolge gravemente ad Amerigo. "È lei la tua Cleopatra, furbone. È vero, ti abbiamo sempre voluto confondere a riguardo, ma la verità è che le piaci e, secondo me, sareste la perfetta coppia di sfigati, quindi... offrile una cena, Marcantonio, e la prossima volta, mio Dio, dai una scossa al tuo cervello di roditore quando ti ritrovi miracolosamente davanti all'unica donna al mondo che ti vuole, va bene?"

I due sono esterrefatti. Credo progetteranno un modo per cambiare veramente le loro identità.

"Quanto a te, Marinella, forse tutti sanno già che cosa ti vorrei dire e forse tu non l'hai ancora realizzato, ma..."

"Ragazzi!"

Ecco, per fortuna.

Proprio quando c'è la grande rivelazione sulla mia inadempienza alla vita, qualcosa mi salva. Un richiamo, che viene dall'entrata dell'ospedale e che fa deviare l'attenzione di tutti dalla sottoscritta.

Meglio così. Non avrei sopportato l'ennesima coltellata nella piaga, non adesso.

Eva mi avrebbe detto che in quanto alla questione Mattia Zingaretti, sono io ad aver sbagliato sin dal principio e che mi sono creata da sola la mia stessa sfortuna: grande verità! A quel punto mi sarei messa a piangere a dirotto e tutta questa scena motivazionale sarebbe degenerata.

Però, sinceramente, forse sarebbe stato meglio una mia crisi che questo.

Chiara, la sorella di Lorenzo, è appena uscita nel piazzale e corsa verso di noi con una faccia sconvolta: "Ragazzi..." ci guarda con i lacrimoni e respirando a fatica.

Se è scesa fin qui in questo stato, ci possono essere solo due motivi: o Lorenzo è uscito da quella sala vivo, oppure il contrario.

E ti prego... ti prego, oh entità suprema che tutto governi e tutto equilibri, fa che sia la prima. Ti prego, fa che sia la prima.

"Stanno cercando di rianimarlo, ma..." la sorella scuote la testa e, povera anima, si regge la fronte come se stesse per svenire.

Non che noi reagiamo in modo molto più stabile.

Ma comunque, è inutile anche solo pensare di fare casino, in questo contesto: Gloria fa automaticamente un passo avanti.

"Vado io."

Lasciamo che sia così, senza lamentele e indugi. Facciamo salire un'unica persona, onde evitare rimproveri, e ci fidiamo di quella più adatta al ruolo. D'altra parte, lei si è offerta perché sapeva che, in ogni caso, sarebbe stata la nostra prima scelta.

Le due ragazze si dirigono nuovamente all'interno, a passo svelto, Gloria che controlla sia l'orologio che le precarie condizioni di Chiara e che, sono sicura, sta ripassando mentalmente tutte le nozioni mediche che sa, perché sarebbe anche capace di intervenire personalmente, se servisse a salvare Lorenzo in extremis.

Per questo è salita lei. E sarà anche lei ad avere il ruolo di ambasciatore della notizia definitiva, che ora come ora si prospetta proprio la peggiore che potremmo ricevere.

Lo stanno rianimando...

Quando le ragazze scompaiono, cala sulle nostre teste un silenzio tombale.

Lo stanno rianimando, oh mio Dio.

Rimaniamo immobili, come statue, temendo che anche solo un gesto possa influenzare la situazione. In questi istanti, in questi precisi istanti, si stanno decidendo le sorti non di una sola sola vita, ma di almeno altre venti ad essa correlate.

Tommaso è così affranto che potrebbe a sua volta lasciare questa terra, se a farlo prima fosse Lorenzo.

Ma ti prego, ti prego, fa che sopravviva. 

Non voglio che il mio migliore amico muoia, ti prego!

Darei in cambio qualsiasi cosa, perché continui a vivere.

Qualsiasi.

Dopo un interminabile quarto d'ora, il suono di una notifica si ripete su tutti i nostri cellulari, creando grande agitazione. Quindi controlliamo senza indugi, temendo si possa trattare di Gloria e del responso che stiamo attendendo febbrilmente.

Certo, beh... io lo faccio anche con una speranza in più.

Quella suicida per cui Mattia possa aver riacceso il maledetto telefono ed essere venuto a conoscenza di ciò che succede qui, nel mondo dei suoi affetti. Esatto, sapete com'è... io, ridicola fino alla fine, ho sempre una recondita, flebile fiammella accesa che mi spinge a credere che se ne accorgerà, e allora si precipiterà qui da noi... da Lori... da me.

Invece non è Mattia. 

E nemmeno Gloria.

Accidenti... è ancora peggio dei due messi insieme.

Si tratta di un altro tipo di messaggio e non ho ancora finito di leggerlo che già si levano cori di commenti dai miei compagni. 

Sono per lo più increduli, ma poi si fanno arrabbiati e infine disperati.

Io non dico nulla.

Fisso le parole di quel messaggio e non dico nulla.

Alla fine, dopo mezz'ora da quando è salita, Gloria ritorna finalmente in mezzo a noi e la vediamo uscire dalle porte dell'ospedale con tutta l'aria di chi sta per dare la notizia più importante, più sconvolgente, più scioccante di tutta la nostra esistenza.

Ecco, fra un secondo finalmente sapremo.

"Ce l'ha fatta!" afferma, sciogliendo la tensione in un enorme, luminoso sorriso. "Lorenzo è vivo!"

"Grazie a Dio!" esclama Tommaso, abbandonandosi in ginocchio e coprendosi il volto con entrambe le mani.

"No, Tommi." lo corregge Gloria. "Grazie alla scienza."

No, penso invece io... grazie a qualcun altro.

Gloria passa in rassegna tutti i nostri volti e si esibisce in un'espressione perplessa: "Beh? Cosa sono queste facce? Non siete contenti? Ragazzi, Lorenzo è vivo, sta bene! Ha superato l'intervento, i suoi valori sono ritornati stabili e il fegato, per ora, sembra voler restare finalmente dove l'hanno messo! È incredibile, sembra quasi..." 

Un miracolo, Glo?

"Ragazzi... che vi prende?"

Per quanto ciò ci abbia reso felici, non stiamo festeggiando come invece ci si sarebbe aspettato.

E siamo davvero, davvero felici, lo giuro. 

Ma quello che Gloria ancora non sa è il testo del messaggio che è da poco arrivato e che sicuramente non ha avuto il tempo di leggere.

Era da parte di Sanjay, il nipote di Ai Zu, e recitava così:

Cari ragazzi,

non avete idea di quanto mi dispiaccia dovervi scrivere questo messaggio, ma sapevo che prima o poi sarebbe stato mio compito, quindi... eccomi qua. Vi scrivo per comunicarvi ufficialmente che proprio in questi ultimi istanti, mio zio Ai Zu, nonché il vostro amato insegnante, ci ha lasciato per sempre. Se n'è andato senza soffrire, nel letto di casa nostra, in Giappone, durante quello che aveva chiamato 'un pisolino ristoratore dopo l'abbuffata di sushi'. Non voglio fare della macabra ironia; è solo il modo in cui voglio che lo ricordiate... così, saggio e positivo, come lo è sempre stato, fino alla fine. Sul suo comodino c'era un biglietto con scritto che mi voleva bene e che se non avessi avvisato anche voi della sua morte, mi avrebbe perseguitato dall'oltretomba. Ha scritto anche che si aspetta di ricevere una grande festa in onore della sua dipartita e che spera sia Marinella ad addobbare la palestra per l'occasione. È per questo che tornerò a Venezia fra una decina di giorni, e mi auguro di potervi vedere tutti all'evento, per dare l'ultimo saluto a mio zio, come lui stesso avrebbe voluto.

Nel frattempo, ragazzi, grazie di tutto. 

E da parte di Ai: addio.

Sanjay

E per quanto vorrei che fosse davvero solo della macabra ironia, nel mio cuore so che stavolta non lo è affatto. 

Alzo gli occhi su Tommaso, che piange di gioia fra le mani per la riuscita dell'intervento, e sono al cento per cento sicura che Ai non sia semplicemente morto. Ai ha scelto di morire, adesso.

Chiamatemi folle, chiamatemi visionaria...

Io sono sicura che oggi sia stata data una vita per una vita. 

So che il mio migliore amico vivrà, e so che, in parte, con un pizzico di romanticismo alla Marinella Argenti e una buona dose di viaggioni mentali, è merito di Ai Zu.

Se ci pensate, è proprio da lui.

È il tipo di addio che mi sarei aspettata. È il suo modo di essere immortale, pur essendo solo un uomo.

E ora, miei cari, si aprano i rubinetti.

***

QUARTO BREAK


Sono pronta a ricevere il vostro odio. Prontissima.

Mi dispiace tanto tanto tanto e davvero, da vostra amica, vi chiedo scusa.

Sono la prima che non avrebbe MAI voluto scrivere una cosa del genere, ma, ehi... questa non è la mia storia e non posso costringerla nei limiti di quello che io vorrei. Un po' come la realtà, purtroppo.

E la realtà è che, comunque, Ai Zu è un personaggio che ha reso unico "Io e te", ma che data anche la sua età e i suoi problemi di salute, prima o poi avremmo dovuto salutare per sempre. Quando ad alcuni di voi avevo mandato lo spoiler del secolo dicendo che ci sarebbe veramente stata una morte tra i personaggi di "Io e te", mi riferivo a questa.

Ora capisco che qualcuno forse si arrabbierà o non vorrà più proseguire o non lo so.

Io confido comunque nella vostra infinita comprensione e, per coloro che resteranno sintonizzati ancora per l'ultimo paragrafo, voglio inserire un piccolo disegnino scemo che spero faccia tornare un minimo di sorriso. 

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Ecco, questi due sono anche i protagonisti del banner con il titolo e potrebbero essere intesi come Ginny e De Marinis, di cui avete letto poco fa, ma anche come un flashback di Nelli e Mattia, o chi sa di voi stessi e il/la vostro/a compagno/a di classe che vi ha rovinato la vita XD

Quanto al perché io abbia scelto di rappresentare proprio loro come simbolo del capitolo, beh, mi sembra chiaro che siano davvero troppo evocativi e ricchi di richiami. Quanto al perché io abbia scelto questi nomi, lo vedrete dopo nelle note d'autore, e quanto al se e quando ci sarà la possibilità di leggere qualcosa a riguardo, non escludo nessuna ipotesi :)

***

Ormai è sera, tarda sera, e tutti sono tornati a casa.

Le condizioni di Lorenzo si sono definitivamente stabilizzate e quindi gli spettano ore e ore di pacifico sonno. Non lo sveglieranno almeno fino a domani; ha bisogno di tanto tempo per riprendersi, ma comunque... ce l'ha fatta.

Nessuno di noi è potuto entrare nella stanza dove lo stanno monitorando, nemmeno la famiglia, ma confido che presto ne avremo modo e sarà allora che finirò la mia lista di insulti. Ne mancano ancora un bel po' prima che mi possa ritenere soddisfatta della mia spedizione punitiva: anche se tutto, alla fine, si è risolto, non mi è comunque ancora andata giù la sua decisione di affrontare quest'ostacolo completamente da solo.

Lorenzo è proprio una primadonna, non c'è che dire, e con oggi ha messo fin troppo a dura prova la nostra benevolenza. Se si aspetta che non lo picchierò solo perché è allettato, si sbaglia di grosso. Anzi, a dire il vero, sono ancora mezza convinta di volerlo uccidere con le mie mani. Gli auguro che la notte mi porti consiglio, anche se non ci spererei troppo.

Accartoccio il pacchetto di cracker che ho appena finito di mangiare e ficco la carta nella tasca dei jeans. Poi, accusando il freddo di queste folate di vento serale, mi racchiudo nelle braccia, continuando a fissare il canale.

A quest'ora ci passano le barche a motore; pescatori che tornano a casa dopo la giornata di lavoro, o gruppi di turisti delle isolette, il cui tempo per la bella vita è terminato. 

Così le acque risultano molto più mosse che di giorno e, con il sole che ormai sta per sparire dietro all'orizzonte, regalano questi ultimi luccichii rosati che sembrano agitarsi come in una palla da discoteca.

"Tieni." 

Sulle mie spalle si posa qualcosa di estremamente caldo, dandomi un'inaspettata quanto piacevole sensazione di sollievo.

Non volevo che si notasse troppo, ma essendo stata fuori tutto il giorno e con le chiappe appiccicate al lastricato veneziano, stavo ormai letteralmente andando in ipotermia.

Alzo gli occhi sul mio salvatore e gli sorrido per avermi coperto con la sua giacca: "Grazie."

Anche se non ha il minimo senso, Tommaso e io siamo gli unici che hanno insistito per rimanere.

Già un'ora fa gli altri hanno deciso di tornare finalmente dalle loro famiglie, poiché i medici ci hanno detto che potevamo andarcene a cuor leggero. Ma noi due avevamo delle ragioni per accamparci qui... o comunque, per non tornare.

Quanto a Tommi, sono certa che non si sia lasciato convincere al cento per cento da quel 'a cuor leggero'. Dopotutto, sono passate solo poche ore e nonostante le rassicurazioni, vuole rimanere a fare la sentinella del Santi Giovanni e Paolo, nel caso insorgesse qualche problema dell'ultimo minuto. I genitori di Lori passeranno la notte qui, ma Tommi non si fida davvero di nessuno.

Quanto a me, invece, sono stata implorata da tutti di tornare a casa e riposarmi. In primis da Davide, ma poi anche da Fede e Marco, che mi ci avrebbero portato addirittura di peso. Alla fine, però, si sono accorti che non ne avevo la minima intenzione, quindi hanno lasciato perdere e, mestamente, hanno capito che avevo bisogno di fare quel cavolo che mi pareva, da sola, sebbene stupido e potenzialmente pericoloso.

Certo, restare seduta a guardare il mare fuori da un ospedale non è pericoloso, ma restare sola con i miei pensieri e la mia angoscia, beh... quello sì. Capisco possa preoccupare chi mi conosce molto bene.

Tranquilli, comunque.

Dopo oggi, non farei certamente alcun tipo di gesto estremo.

Posso anche essere un po' melodrammatica, a volte, ma fino a un certo punto. Sono d'accordo con ciò che Eva ha ricordato poco fa e, soprattutto, so che è arrivato il momento di arrendersi una volta per tutte.

Basta tentativi.

Sono troppo distrutta anche solo per alzarmi da qui, figuriamoci per un ennesimo, folle, colpo di testa. E poi, in ogni caso, sono le sette. Qualsiasi autobus, treno o aereo volessi fermare, ormai è partito per sempre.

Mi volto verso Tommaso, che si è seduto al mio fianco sull'argine del canale.

Non ha ancora detto nulla.

I suoi occhi, come i miei, sono contornati di rosso e iniettati di sangue, e vagabondano da un po' senza trovare un posto in cui fermarsi.

Abbiamo pianto molto, oggi, e gli astri di Paolo Fox prevedono che continuerà ad essere così anche nelle prossime settimane. Prima ho scaricato la sua app; dato che Ai è morto, ho disperatamente bisogno di trovare un nuovo spirito guida, tipo... subito.

Paolo Fox mi è sempre stato simpatico.

"Come stai?" domando stupidamente al mio collega. Mi sento un po' a disagio nell'averlo così vicino; dopotutto è Tommaso Fiore, potrebbe accidentalmente spingermi in mare da un momento all'altro.

E beh, non sarebbe così male, in effetti. Potrebbe terminare le mie sofferenze lasciandomi comunque la possibilità di morire da brava persona.

Già vedo il titolo sulle testate di giornale: Fedele amica riunisce due ex fidanzati per poi essere crudamente assassinata da uno di essi. I funerali domani, con proclamazione di santità presso il cimitero monumentale del Verano, a Roma. Verrà tumulata accanto alla tomba di Giuseppe Ungaretti e quella della famiglia Garibaldi.

Troppo presuntuoso? Troppo presuntuoso, decisamente.

"Oggi è stata una delle giornate più assurde della mia vita." prorompe allora Tommaso, con un tono della voce sommesso, quasi impercettibile a causa dello sciabordio delle onde, i motori delle barche e l'ininterrotto vociare dei turisti.

"Pensa, io ne ho a migliaia così." ribatto, vetusta nell'anima.

Lui pondera per un po' l'affermazione, poi lancia un'ipotesi: "Dev'essere qualcosa che attiri." 

Inutile dire che la cosa mi offende profondamente.

Lo so benissimo che attiro i disastri, ok, Fiore? Non serve che me lo ricordi tu, alla fine del giorno in cui è vissuto il mio migliore amico, ma è morto il mio migliore insegnante e ho perso l'amore della mia vita.

"In ogni caso, penso che abbiamo storie molto simili, tu e io." aggiunge, tirando su con il naso. "Quando Lorenzo mi ha lasciato per seguire la sua strada e trasferirsi a Modena, non potevo accettarlo. Ho passato cinque anni chiuso nel passato da cui non riuscivo a staccarmi. Poi, quando ho avuto l'occasione di riavvicinarmi a lui, ho scoperto che stava accadendo solo per aver modo di soffrire ancora di più. Per accorgermi di quanto male gli avevo fatto, pur avendolo sempre e solo amato da pazzi."

Si gira verso di me e mi guarda: "Ti ritrovi?"

"Mi ritrovo." ammetto, stringendomi nella sua giacca di pelle come se potesse diventare il mio nuovo guscio e io mi trasformassi in una tartaruga che mai più uscirà all'aperto di questo mondo crudele.

"Oggi ero matematicamente certo che Lorenzo sarebbe morto." prosegue. "Per quello che avevamo vissuto insieme, per tutte le occasioni che ci eravamo fatti scappare e per quell'assurda incapacità di gestire i sentimenti. Ecco, per questo, ero convinto che sarebbe morto. L'amore è qualcosa di talmente potente che non si può spiegare; quando arrivi a convincerti che non l'hai capito e che, quindi, non fa parte di te, si trasforma in tutto ciò che di peggio possa esistere."

"Dici che il problema, quindi, è che non capisco l'amore?"

Tommaso annuisce: "Nessuno lo capisce. E allora prendiamo paura, ci impanichiamo, facciamo grandissime cazzate. Come ogni volta che alla verifica, pur avendo studiato, non sappiamo come rispondere alla domanda e scazziamo di brutto."

"Dove vuole arrivare il tuo ragionamento?"

"A dire che non è colpa nostra se non capiamo l'amore." risponde. "Ma colpa dell'amore in sé, se è così complicato."

Annuisco lentamente, sorridendo alle luci che vengono dall'acqua e ricordando le parole mezze inventate e mezze copiate di Mattia.

L'amore è semplicemente complicato.

"Sono d'accordo. Ma non mi fa sentire affatto meglio."

"Lo so." sospira lui. "Spero solo che le nostre due storie continuino ad essere simili fino alla fine."

"È uno 'speriamo che Mattia non muoia, come non è morto Lorenzo?'"

Tommaso si mette antipaticamente a ridere: "No, è uno 'speriamo che l'amore non muoia'. Perché è quello che, al di là di tutto, ci fa sentire davvero vivi."

Detto questo, si mette una mano nella tasca ed estrae il suo pacchetto di cracker. Ce li ha portati Chiara poco fa, sono quelli schifosi senza sale delle macchinette dell'ospedale.

"Grazie per prima." butta lì, addentando la sua scarna cena.

"Grazie per la giacca." ribatto, un po' allucinata.

"Me l'hai già detto." annuisce, senza sprecare altra preziosissima e limitatissima bontà.

E quindi torno ad osservare il paesaggio, stanca e leggermente perplessa da questa conversazione, che anziché portare luce su qualche aspetto della mia inetta esistenza, ha reso ancora più buio il criptico personaggio di Tommaso e l'assurdo tema dell'amore.

È ovvio che il mio amore non morirà mai. 

Potrà anche morire il microcefalo, se vuole, ma il mio amore per lui vivrà oltre ogni avvenimento.

La sua morte, la mia morte, la morte di chiunque.

Perché l'amore, beh, questo amore, è immortale. 

Che cosa crede, Tommaso, di avermi raccontato qualcosa di nuovo?

Scuoto la testa, studiando le increspature che disturbano le alghe ancorate al cemento.

L'ho pensato anche di Ai, che in realtà è un po' immortale. Perché, dai, è la verità, è un tipo così trascendentale che il suo spirito non scomparirà mai.

E le sue parole... i suoi principi... chi li dimentica?

Se mi concentro, lo sento ancora enunciarli in palestra, con un eco fastidioso, una puzza immonda di calzini, ma, soprattutto, con un amore indescrivibile. Amore verso il karate, verso la vita, verso i suoi studenti.

Se fosse qui, Ai direbbe che i nostri corpi sono destinati a durare per poco, ma quello che viviamo attraverso di essi può rimanere per sempre. 

Quello che impariamo, quello che insegniamo, quello che riceviamo e che diamo. Il nostro amore verso gli altri, o anche solo verso noi stessi va oltre qualsiasi limite fisico, o temporale. L'amore verso i fratelli, i genitori, gli amici, il proprio corpo, la propria anima, uno studente, un nemico, una persona speciale.

Se l'amore è vero, le persone lo ricordano, lo celebrano, lo tramandano.

Lo scrivono.

Sorrido.

Ok, quindi non è vivere che conta, ma farlo con amore?

Beh, in questo caso allora sono tranquilla. In questo caso, sono immortale pure io.

Mi volto di nuovo verso Tommaso e i suoi secchissimi cracker. 

Forse era proprio questo che intendeva dire.

Che, indipendentemente da dove saremo, da quanto avremo sbagliato, dal rischio di non vedersi mai più, comunque il nostro amore c'è e ci sarà per sempre.

Ovvio che non mi auguro che uno di noi muoia, ma il punto è che... se anche dovesse succedere, di fatto non moriremo mai.

Perché abbiamo amato e finché non smetteremo di farlo, noi saremo immortali.

Poso una mano sulla spalla di Tommaso e mi aiuto con una spinta per rialzarmi in piedi. Mentre mi osserva, mi tolgo la sua giacca e gliela rendo con un sorriso: "Torno a casa."

"Va bene."

"Sicuro che resti qui da solo? Vuoi passare da me per qualcosa di più buono di questi cracker ipocalorici?"

Lui scuote educatamente la testa: "No, preferirei restare qui, ma grazie lo stesso."

"D'accordo." faccio, sgranchendomi le braccia e le gambe. "Ci vediamo alla festa di Ai."

"Alla festa per Ai."

Io mi chiudo nella spalle, come a dire: è indifferente. 

Gli faccio un cenno in saluto e poi mi incammino verso casa con un sorriso abbozzato sulle labbra.

Magari è solo quella fase del lutto in cui ti sembra di aver raggiunto delle grandi consapevolezze, eppure... eppure quando ho pensato di essere immortale, ho immaginato il viso rugoso di Ai che mi faceva l'occhiolino.

Sì, credo proprio di sì.

Credo che, anche se oggi ho perso due grandi affetti su tre e da domani sarà tutto diverso, più brutto, più difficile e più doloroso, in fondo devo essere felice di non aver perso quello in cui credo e in cui ho sempre creduto.

L'amore.

E... beh, me.

Una magra consolazione, ma almeno adesso torno a casa, dove c'è ad aspettarmi il cuscino che accoglierà tutto il mio dispiacere, come lo ha accolto fin da quando ero solo una bambina che si attaccava al letto i principi del supplente di ginnastica e, rileggendoli dopo la lezione, non ci capiva ancora assolutamente nulla.

***


ANGOLO AUTRICE

Triste, non c'è che dire.

E' stato un capitolo triste. Ma quale non lo è stato finora?, osserverete voi. E non posso darvi torto.

Non penso ci siano cose che io potrei dire che potrebbero farvi accettare quanto accaduto fino a questo punto, però spero che sia stata comunque una bella avventura.

Ora devo dirvi una cosa e vi prego di mantenere assoluta e imperturbabile calma.

Il prossimo sarà l'ultimo capitolo.

Non c'era un modo per comunicarvelo girandoci attorno. E' meglio così: si strappa il cerotto velocemente, ché fa meno male. Avevo detto che per evitare speculazioni non vi avrei rivelato quanto mancasse alla fine, ma, in realtà, le speculazioni che volevo evitare erano riguardo questo capitolo. Ora che l'avete letto, posso tranquillamente dirvi che seguiranno due pubblicazioni: il capitolo finale e l'epilogo di "Io e te è grammaticalmente scorretto".

Panico.

Quindi sì, i capitoli totali di questa storia saranno 22, inclusi il numero 1 (prologo) e il numero 22 (epilogo) e considerato che siamo al numero 20, mi aspetto che facciate tonnellate di speculazioni. Ma non importa.

Il finale che andrete a leggere è stato deciso ormai secoli e secoli fa; potrebbe essere di qualsiasi tipo e intensità, con qualsiasi colpo di scena o bastosta finale. Non aspettatevi nulla, consiglio, oppure aspettatevi di tutto. In fondo... che cosa potrebbe mai succedere, adesso?

#daffyalimentalodioneisuoistessiconfronti #daffyalimentalespeculazioni #daffyèunacacca

Per capitoli e capitoli mi sono sentita dire: sei una stronza, non puoi lasciarci così! E mi rendo perfettamente conto che avete ragione. Ma ormai siamo arrivati davvero alla fine e quindi non c'è ragione di non sopportarmi ancora per un po'. Poi, prometto, leverò il disturbo e potrete liberamente denunciarmi per i traumi psicologici che vi ho causato.

In quanto al quando di tutta la faccenda, purtroppo ancora una volta non ho date precise per le mani. E' un periodo indaffarato, ma comunque sapete che non voglio protrarre la cosa oltre il 2018, quindi aspettatevi la pubblicazione nei prossimi giorni. Ovviamente farò in modo di avvisare il più possibile, così da non provocare infarti dell'ultimo minuto. Vi terrò aggiornati su Telegram, Facebook, Instagram, Wattpad e tramite notiziari speciali su canale 5. Rimanete sintonizzati, mi raccomando.

E ora, prima di salutarci in modo lacrimoso, vorrei solamente ritagliare uno spazietto per un pugno di personcine speciali.

Vedete, da quando lo sclero ha invaso Telegram con il gruppo Grammaticalmente Scorrette (che a storia conclusa, io rinominerei Psicologicamente Danneggiate) si sono venute a creare delle bellissime storie di minacce e amicizia. Qualche giorno fa, mentre mi stavo dedicando alla scrittura di quest'ultimo rovinoso paragrafo, su tale gruppo è arrivato un regalo per me, che io avevo indirettamente richiesto e che le ragazze del gruppo mi hanno prontamente preparato.

Si tratta di una OS, non una qualsiasi, ma una che contiene 10 utilissime, indispensabili regole affinché se anche voi siete Marinelle Argenti come me, dovete seguire per evitare tutto questo. E intendo proprio tutto, dal capitolo uno di "Io e te 1" all'ultimo capitolo di "Io e te 3". I protagonisti della storia sono infatti una Nelli e un Mattia qualsiasi, di cui, guarda caso, avevo scritto proprio in questo capitolo, dando loro nomi a caso ché tanto, non importa come si chiama, una rosa avrà sempre il profumo di una rosa, come Nelli e Mattia hanno l'idiozia di Nelli e Mattia. Dunque se questa Ginevra e questo De Marinis (Nicola) vi hanno incuriositi, andate a controllare la raccolta di OS nei prossimi giorni e potrete scoprire anche voi come innamorarsi di un idiota in 10 semplici mosse.

Vi voglio bene, gruppo pazzo. E voglio bene anche a tutti i miei lettori che non si palesano, ma che comunque, mi hanno sopportato con pazienza fino a qui.

Non vi deluderò,

Daffy


***


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