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Autore: Ksyl    12/12/2018    3 recensioni
Seguito di Crossroads, qualche mese dopo
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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"Pronta per partire, signora Castle?", domandò pomposamente, fingendo di aggiustarsi il polsino della camicia, che, inutile dirlo, era già perfettamente in ordine. Come tutto il resto. Si era preparato con estrema cura, anche se era stato un po' impacciato a causa di un miscuglio esplosivo di eccitazione, frenesia e oscuri timori, che l'aveva tenuto sveglio gran parte della notte a ricontrollare mentalmente ogni dettaglio, finché non si era addormentato sfinito all'alba.

Era consapevole di aver ammantato quel viaggio di un significato simbolico che superava la nuda concretezza dell'atto, quasi stessero fuggendo a gambe levate da una quotidianità povera di colori, prima di esserne braccati. Ma era esattamente così che si sentiva, come se fossero in procinto di iniziare una nuova – sperava meno travagliata - fase della loro notoriamente imprevedibile vita insieme. Meritavano di stare bene. Entrambi. Erano in credito con l'Universo, le fate, gli unicorni e chiunque fosse adibito alla realizzazione dei desideri degli esseri umani. Nella lista di chi doveva ricevere numerosi regali di Natale in arretrato, loro figuravano sicuramente tra i primi.
Continuare a ripeterselo lo faceva apparire esattamente per quello che era: un tentativo fiacco e improduttivo di convincersi che niente di brutto sarebbe accaduto, che non riusciva a mettere a tacere l'onnipresente tarlo interiore che gli gridava nelle orecchie che doveva stare attento. Non doveva abbassare la guardia per nessun motivo, e, soprattutto, non provasse a credere che fossero al riparo da possibili ritorsioni della sorte, solo perché lui aveva deciso che era arrivato il momento di tornare a essere felici, o almeno provarci. Non era così che funzionava, non l'aveva imparato a caro prezzo?

Si stavano avventurando in una zona sconosciuta, fuori dalla spessa corazza che si erano costruiti intorno e che aveva funzionato, li aveva preservati sani e salvi tutti e tre. Non un esito su cui fosse stato consigliabile scommettere solo qualche mese prima.
La vita era bella. O, almeno, era potenzialmente ancora una vita piena di senso e bellezza, e non una voragine oscura dove, per scelta cieca del destino, uno di loro sarebbe potuto precipitare e rimanere sepolto per sempre, privo della presenza dell'altro. Da solo a dannarsi per l'eternità. Un'ipotesi che aveva ancora il potere di fargli girare la testa e rendere affannoso il respiro.
Basta con questi pensieri morbosi. Qualche volta gli sembrava di essere diventato una versione così cupa di se stesso da non riconoscersi più.
Un conto era la perdita dell'innocenza, della spensieratezza, della sensazione che fossero invincibili. Erano stati forse troppo superficiali, ma avevano imparato a maneggiare con più prudenza le loro vite. Era stato un colpo durissimo, che li aveva fatti diventare più saggi.
Un conto era invece aspettarsi il peggio e andarsene in giro come se d'improvviso potesse aprirsi la Terra sotto ai loro piedi e inghiottirli. Forza, Rick. Non sei così. Puoi farcela.
Chissà se intrattenersi in un dialogo interiore assillante e non trovarsi particolarmente convincente fosse un sintomo di salute mentale. Meglio non dirlo a nessuno.

Erano riusciti a organizzarsi più in fretta del previsto, mossi dal comune, estremo bisogno di andarsene. Non avevano ancora idea di quanto sarebbero stati lontani e lui per primo non aveva voluto fornire una data di rientro precisa ad amici e familiari che si erano informati in modo pressante riguardo le loro vaghe intenzioni, pur incoraggiando la scelta di prendersi qualche giorno tutto per loro. Dalla mole di messaggi da cui erano stati subissati nelle ultime ore, con grande sfoggio di consigli e suggerimenti non richiesti, gli era parso di doversi intrattenere verbalmente con l'intero Stato di New York e quelli limitrofi. Ne aveva abbastanza anche di quello. Non era ingrato, aveva solo esaurito le energie. Pensava sinceramente che avere intorno tante persone interessate al loro benessere, anche se piuttosto chiassose e con l'assoluta incapacità di tenere per sé la minima opinione su cose strettamente personali, fosse positivo, gratificante, perfino rassicurante.
Significava affetto, vicinanza. Era come se la loro bambina fosse un patrimonio condiviso in grado di renderli tutti felici ed era lieto che, una volta nata, potesse fare affidamento su una famiglia allargata pronta a prenderla sotto le sue ali. Ma ogni tanto tutta quella combriccola ansiosa di dire la propria era un carico non indifferente da gestire, soprattutto in scarsità di risorse interiori.
Kate, invece, nonostante di solito rappresentasse la parte più selvatica della coppia, quella che preferiva battere brughiere desolate e ghiacciate piuttosto che farsi avvicinare da altri esseri umani, chiunque essi fossero, con la sola strabiliante eccezione di suo marito, cosa di cui non aveva mai smesso di stupirsi, o vantarsi, apprezzava senza battere ciglio ogni tipo di coinvolgimento da parte di chiunque, anche del loro portiere. Anche quando esageravano. Quegli ormoni erano da studiare più approfonditamente, erano in grado di produrre modifiche bizzarre in donne che prima erano state assolutamente normali. E più riservate dei segreti del Vaticano.

Ogni ostacolo, reale o solo temuto, che avrebbe potuto mettere in discussione la riuscita dei loro progetti si era dissolto senza troppa fatica lasciando spazio a un timido, crescente entusiasmo, e alla sensazione sempre più concreta che quello che avevano in mente si sarebbe avverato sul serio. Banale dirlo a quel punto, ma non aveva avuto idea di quanto entrambi avessero avuto disperatamente bisogno di una pausa, finché qualcuno non aveva portato alla luce la questione con franchezza.
I preparativi erano stati molto rapidi. Avevano naturalmente messo al corrente dei loro progetti anche qualche medico, e Allison, sebbene lei venisse considerata alla stregua di un'amica. Si erano raccomandati semplicemente di non spostarsi in zone remote, ma non avevano posto altri divieti. Avevano preparato pochi bagagli, la voluminosa cartelletta clinica era stata seppellita sul fondo di una delle borse, pregando che non servisse, avevano numeri di telefono registrati e pronti all'uso e nient'altro. Esposito era stato designato come vice-capitano, con sorpresa di tutti, soprattutto di Esposito stesso. Kate non aveva risposto alle sue teatrali alzate di sopracciglia quando glielo aveva annunciato e così non aveva idea del motivo per cui tale onore – è anche un onere, Castle – fosse spettato all'amico.
A dire il vero non si era ancora fatto vivo, il che lo induceva a credere che al distretto stesse filando tutto liscio. Sperò che il silenzio delle comunicazioni proseguisse ancora a lungo. Non sarebbe stato male se la città stessa si fosse presa una pausa dagli omicidi, ma forse non era realistico pensarlo.

La osservò, in ossequioso silenzio, mentre prendeva posto in auto accanto a lui e gli parve già meno tesa, più luminosa. Non era possibile, sapeva perfettamente che si trattava solo di una proiezione dei suoi desideri. Se non fosse stata tesa e stressata non ci sarebbe stato bisogno di quel viaggio, tanto per cominciare. Ma, senza ombra di dubbio, i lineamenti che conosceva molto bene erano più rilassati e il suo corpo era meno contratto, meno ripiegato su se stesso.
"Adesso farai partire la nostra canzone? L'ultima volta che mi hai chiamato così era il giorno del nostro matrimonio, e mi hai invitato a ballare", gli ricordò lei con la chiara intenzione di prendersi gioco del suo fare ampolloso, anche se il ricordo addolcì il tono sarcastico, mentre chiudeva la portiera.

Lo sorprese che citasse le loro nozze così di punto in bianco e nelle attuali circostanze anche se, subito dopo, si ricordò, con un certo sgomento per la propria inusuale smemoratezza, che il loro secondo anniversario sarebbe caduto solo qualche giorno più tardi. Certo che lei stava pensando a quel giorno, era il loro giorno. E lui se ne era dimenticato del tutto.
Gli prese un moto di ansia. Era il sintomo di una grave malattia? Magari qualcosa di degenerativo a livello cerebrale? Che razza di uomo era diventato?
Aveva passato secoli a sognare di sposarla, il loro sospirato matrimonio era stato celebrato alcuni mesi dopo eventi che definire avversi sarebbe stato perfino ottimistico e solo l'anno prima aveva dovuto strapparle la promessa di una pausa nella pausa, oltre ai vestiti, spinto dal desiderio insopprimibile di averla di nuovo nel loro letto. E ora se ne dimenticava?

Era quello il problema di vivere alla giornata, concentrati a scongiurare il peggio. Si rischiava di perdersi il futuro e la capacità di guardare avanti con fiducia. Ma quel viaggio avrebbe rimesso le cose al loro posto. Sarebbe diventato lo spartiacque che li avrebbe traghettati verso una versione più solare delle loro esistenze. Sarebbero tornati quelli di una volta, senza gli oscuri presagi a tormentarlo. Se lo promise solennemente. Non ce la faceva più a vivere in quel modo, era innaturale per chiunque, lui soprattutto. Lui credeva nella magia. Era il momento di tirar fuori la sua fede un po' ammaccata e tornare immaginare incantesimi.

Ricambiò il sorriso, scacciando le ombre che si erano insinuate così presto nella serenità recentemente riconquistata e sfoderò quel che restava del buonumore mattutino, nonostante fosse un po' incrinato dalla gravità delle sue manchevolezze, a lei fortunatamente ignote.
"Per tua informazione, la nostra canzone è memorizzata sul mio cellulare, ed è sempre disponibile. E non è l'unica volta in cui ho usato quell'appellativo". Era però di certo la prima, e la più importante. Tornò con la mente a quei momenti, organizzati in gran fretta, ma non per quello meno speciali, vissuti con la consapevolezza di quello che avrebbero potuto perdere e del dono che era stato loro fatto dalla sorte. Esattamente come in questo caso. Chissà sa sarebbero mai riusciti a pianificare qualche evento importante della loro vita con un po' più di lungimiranza. Forse sì, una volta che fossero diventati anziani. O magari si sarebbero annoiati da morire anche allora. Per quanto spiacevole fosse quella prospettiva – non era una persona capace di gestire i tempi morti in modo sano - non avrebbe disdegnato un po' di monotonia, giusto il tempo di riprendersi dalle montagne russe degli ultimi tempi.

Mentre si immetteva nel traffico cittadino provò a guardarsi da fuori e quel che vide gli piacque moltissimo. Davano l'idea di essere una coppia normalissima – lui era quello più sovreccitato, mentre lei era sempre più composta – felice di trascorrere qualche giorno lontana dai doveri e le solite incombenze.
Erano due futuri genitori, in trepidante attesa come tutti, che potevano finalmente concedersi il lusso di pregustare quel che sarebbe accaduto di lì a breve, invece che temere che il sogno si infrangesse, trascinando con sé tutto il resto. Non ci sarebbero stati i giorni bui e di rimpianto che aveva previsto nella sua mente, nel tentativo di addomesticare una potenziale sofferenza che gli incuteva un timore inenarrabile.

Potevano finalmente decidere il nome della nascitura, realizzò sorpreso, sentendosi rimescolare al solo pensiero. Fino a quel punto della gravidanza non avevano compilato nessuna lista e lui, contrariamente alle aspettative generali, non aveva riempito il loft di tutine, giocattoli, orsi giganti o spade laser. Non aveva setacciato i migliori negozi per infanti della città. Non aveva ripulito i magazzini di Amazon. Se ne era tenuto lontano, terrorizzato dalla sua stessa scaramanzia fuori controllo.
Non avevano potuto permetterselo, avevano vissuto a lungo in apnea, sopraffatti dalle acque tumultuose in cui si era trasformata la loro vita, da cui era stato concesso loro di riemergere solo per qualche breve respiro che doveva bastare fino alla volta successiva.

Finalmente afferrò pienamente, con un'esplosione di inebriante felicità, il significato e gli effetti concreti di quello che i medici avevano cercato di comunicare loro durante l'ultima visita. Non c'erano più pericoli. Sul serio. L'avevano scampata. La bambina sarebbe potuta nascere già a quel punto della gestazione – sperando comunque che non accadesse – e sarebbe sopravvissuta. Era un traguardo importantissimo che, si rendeva conto solo adesso, avevano accolto con tiepida esultanza, lasciando i medici confusi, come se le loro coscienze fossero refrattarie a una buona notizia, che non sapevano come gestire.
Erano stati troppo abituati a rimanere in posizione difensiva e le abitudini costruite in lunghi mesi di attese e scongiuri erano difficili da trasformare di colpo.

Ma si rese conto che dentro di lui stavano già accadendo delle microscopiche trasformazioni. Stava facendo capolino qualcosa di più corposo della minuta speranza che si era concesso, intessuta solo di piccoli desideri che aveva tenuto per sé, per non creare turbamento nell'equilibrio precario in cui avevano dimorato. Una gratitudine gioiosa, con le sue tipiche sfumature calde e avvolgenti che da tempo non provava, dilagò in lui. Le prese una mano e se la portò alle labbra. Era felice. Non euforico, non semplicemente eccitato per quello che c'era in serbo per loro. Autenticamente felice, come raramente aveva sperimentato nella vita.

A giudicare dall'occhiata amorevole che gli rivolse, anche lei doveva vivere le stesse emozioni, tutte positive, per la prima volta da tanto tempo. Erano insieme. Non solo fisicamente vicini, erano tornati a essere quella monade che si era a lungo attratta, prima di fondersi armoniosamente. Non si erano mai allontanati, come la tristezza gli aveva fatto temere, mandandolo fuori strada, glielo leggeva negli occhi. Si sentì immensamente fortunato e pronto a dimostrarglielo in ogni modo.

   
 
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