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Autore: Helly_    13/12/2018    0 recensioni
“Ho lavorato come agente di collegamento tra LAPD e NCIS e la nostra collaborazione è durata tre anni.”
“E poi? LAPD sentiva la tua mancanza?", Talia ride, senza immaginare quello in cui potrebbe andare a invischiarsi.
“Poi…poi per me è stato meglio tornare in LAPD…diciamo che non c’era più la condizione adatta alla collaborazione…”
A queste parole Kensi sente un morso allo stomaco. (Tratto dal cap.IV)
Cosa sarebbe successo se Deeks e Kensi, dopo la notte passata insieme, avessero avuto un litigio talmente pesante da comportare un allontanamento apparentemente definitivo del detective?
Full of Densi moments, piano piano...non vi resta che scoprirlo.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G Callen, Kensi Blye, Marty Deeks, Sam Hanna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo lungo lungo! Finalmente iniziamo a vedere come reagisce Deeks alla presenza di Kensi e come lei si sente nei suoi confronti.

Spero la storia vi stia piacendo, fatemi sapere. A presto, Helly.



 


“Kensi, Grace è mia figlia?”, non balbetta più ora. 

Lei sapeva che non ci sarebbe voluto molto perché lui lo capisse, ma sperava di avere ancora un pò di tempo; forse sperava che questo caso si concludesse più in fretta e lui tornasse da dove era venuto; o forse, segretamente, sperava di avere questa conversazione, sperava sarebbe giunto questo momento. Non sa darsi una risposta sincera, ma sicuramente ne deve una a lui.  

Non riesce a guardarlo negli occhi, distoglie lo sguardo e si osserva le mani cercando di fermare il tremolio. Non è mai stata una che si agita facilmente, l’unica persona che l’ha mai fatta sentire viva…e umana…e debole…beh ce l’ha davanti in questo momento. Annuisce impercettibilmente alla sua domanda. 

“Guardami negli occhi e rispondimi, Kensi. Avanti, ho bisogno che tu me lo dica.”

“Sì Deeks”, Kensi alza lo sguardo dopo aver fatto un respiro profondo, “lei è tua figlia. In tante, tantissime cose lo è…è sempre stato così evidente…” 

Lui sapeva già quale sarebbe stata la sua risposta, ma comunque Kensi lo vede barcollare, alzare gli occhi verso il soffitto e respirare profondamente. Non sa bene cosa gli stia passando per la mente…in realtà non sa nemmeno cosa sta passando nella sua, di mente. 

Sta per dire qualcosa quando vengono interrotti dall’arrivo di Callen e Sam, che si bloccano non appena vedono la scena che si palesa ai loro occhi. 

Deeks si alza velocemente dalla sedia e si sposta a disagio verso la scrivania di Sam, mentre gli altri due si avvicinano a Kensi chiedendole come sta. Nel momento in cui prova a spostarsi si ricorda del motivo per cui era stesa: vista annebbiata e costole incrinate. 

“Ragazzi, avete trovato qualcosa? A noi non è andata troppo bene”, riprende il suo solito controllo mordendosi un labbro per il dolore. 

“Solamente della droga, dannazione! Abbiamo trovato quattro trafficanti ma della famiglia di Sullivan nessuna traccia!”, Callen si siede alla scrivania passandosi le mani nei capelli.

“Gli uomini di Carlos ci hanno mentito. Li ammazzo quei bastardi, giuro che lo faccio!”

“Sam, rimani concentrato, forza.”

“Hanno rapito una bambina, G. Non possiamo stare qui senza fare nulla!”

“Signori miei, vi prego di calmarvi.”, interviene Hetty, “è stata una giornata stressante e io ho bisogno di avervi al massimo delle vostre capacità. Quindi ora signorina Blye vada a casa, riposi un pò e se non si sente bene, le consiglio vivamente di andare all’ospedale.”

“Ma Hetty, per favore, posso rimanere qui!”, ribatte Kensi, l’idea di allontanarsi dal lavoro per riposare non l’ha nemmeno sfiorata.

“Dai Kens, dovresti veramente riposare. Ce ne occupiamo noi!”, ribatte l’ex Navy Seal.

“A questo proposito propongo che anche il signor Callen vada a riposare, così domani mattina avremo due agenti con una bella notte di sonno alle spalle. Sempre che non sia un problema rimanere tutta la notte, Mr Deeks.”

“No, ovviamente nessun problema Hetty”, finalmente Deeks parla. Ha assistito alla conversazione  precedente in silenzio, ancora scosso dalla rivelazione di poco prima.

“Perfetto! Quindi voi due andate a dormire e per voi due invece…vi aspetto in sala operativa!”, detto ciò Hetty raggiunge Eric e Nell al piano di sopra, non prima di girarsi in cima alle scale, “Ah un’ultima cosa: ho parlato con i medici dell’Agente Cornell; a causa della ferita durante la sparatoria dell’altra notte, Mr Cornell ha subito una lesione permanente al ginocchio. Dal momento in cui sarà pronto a tornare al lavoro, gli sarà affidato solo lavoro d’ufficio, probabilmente non qui, perché purtroppo non potrà più fare lavoro sul campo. A questo proposito, Mr Deeks, è un piacere riaverla tra di noi. Bentornato.”

Il detective sorride a Hetty imbarazzato, poi abbassa lo sguardo grattandosi la nuca. Callen gli dà una pacca sulla spalla passandogli davanti, “Bentornato Deeks.”

Kensi si rialza con calma, stringendo i denti per il dolore che le martella le costole, “Bene ragazzi, a questo punto io mi vado a fare la doccia e credo non mi muoverò dal letto fino a domani mattina!”, sospira immaginando già la doccia calda che farà appena arrivata a casa. 

“Non dovresti andare all’ospedale, Kens?”, dice Sam aiutandola ad alzarsi.

“Sto bene, davvero. Nulla di cui preoccuparsi. Non vedo solo l’ora di riposarmi un pò.”

“E come pensi di resistere a tua figlia? Non ti vede praticamente da due giorni! Non sarà solo iper attiva, sarà letteralmente elettrizzata di fare un altro pigiama party con la sua mamma!”, sghignazza Callen raccogliendo le sue cose sulla scrivania. 

“A questo proposito G…stavo pensando…”

“No, non ci provare nemmeno, Kensi!”

“Oh andiamo! Sono certa sarà contentissima di fare un pigiama party con lo Zio G.! La vado a prendere da mia madre, facciamo il bagno, le spiego che la mamma ha tantissime cose su cui lavorare, la preparo e te la porto! Ti preeeeego Zio G.! Ti prometto che riuscirai a riposarti anche te!”

“Menti a tua figlia!”, il collega la guarda con occhi spalancati.

“Solo per una buona causa. Con queste costole non riuscirei a starle dietro, lo sai…”, Kensi lo guarda con sguardo supplichevole, sguardo che ha imparato da Grace.  

“Sei veramente disposta a mentire a tua figlia! Sam dille qualcosa!”, cerca di salvarsi l’uomo dagli occhi azzurri. 

Sam alza le mani in segno di resa, “Non guardare me partner, stamattina saresti stato disposto a sacrificare me se ci avesse voluto uccidere, e in più, hai voluto essere lo zio preferito? Questo ha delle conseguenze… Buonanotte babysitter.”

“Uhm, va bene. Allora vado a fare la spesa per sfamare la tua dolce bambina. Dici che mi devo comprare anche i tappi per le orecchie?”

“Compra Callen, compra!”, Kensi non riesce a trattenersi dal ridere salutando il suo collega e amico. In realtà ha un disperato bisogno di stare un pò con Grace, coccolarla e addormentarsi con lei nel suo letto, ma ha altrettanto bisogno di riposare. Quindi l’idea di lasciarla a Callen le è sembrata la cosa migliore. Conoscendola si sarebbe messa a piangere e le si sarebbe attaccata al collo non appena avesse capito che Kensi stava male, e lei proprio non poteva farcela stasera. Dopo queste due giornate ha veramente bisogno di silenzio e di una bella notte di sonno. 


La giovane donna raggruppa le sue cose e con passo lento si avvia alla macchina. Sta tirando fuori le chiavi, quando sente dei passi dietro di lei. Rapidamente mette una mano sulla pistola che si trova dietro la sua schiena, ma non appena l’ombra si avvicina capisce subito chi è. 

“Non volevo spaventarti, ma…sono qui solo per dirti che se hai bisogno di qualcosa per la bambina basta che me lo dici. Non ho intenzione di spingerti a farle passare del tempo con me.”

“Bisogno di qualcosa?”, Kensi lo osserva con sguardo confuso.

“Sì, soldi per esempio. È pur sempre anche mia figlia. Non pretendo tu voglia lasciarmela conoscere…d’altronde l’ultima volta che ci siamo visti sei stata abbastanza chiara riguardo a ciò che pensi di me…”

Dio, non ci può credere. Doveva aspettarselo, lo sapeva. Ma sentirlo dire dalle sue labbra, le sue labbra assurdamente perfette, ha tutto un altro effetto, “No Deeks guarda, non intendevo quello che ho detto…”

“Sì sì immagino”, dice l’uomo sogghignando amaramente, "Comunque se può farti stare tranquilla, per la durata di questa operazione sarò professionale, non preoccuparti”, i suoi occhi rimangono freddi e puntati dietro la sua testa. 

Kensi barcolla e fissa il terreno; non ha la forza di alzare gli occhi. Il detective ha sempre rappresentato contemporaneamente la sua più grande forza e la sua più grande debolezza. Lui ha sempre creduto di valere poco e lei, tra tutti, lo ha spezzato urlandogli contro le peggiori accuse che una persona con quel passato avrebbe voluto sentirsi dire… Si vergogna di se stessa e si merita tutto il suo disprezzo. Ma nonostante tutto, Marty Deeks si dimostra sempre al di sopra di tutti: è disposto ad aiutarla per una bambina che fino a mezz’ora prima non sapeva nemmeno di avere, aiutare una donna che fondamentalmente gli ha detto che non vale nulla. Ed è anche disposto a lavorare con lei durante questo caso. Probabilmente chiunque altro se ne sarebbe già andato. Kensi si chiede come una persona con un cuore del genere possa esistere veramente. 

“No, veramente Deeks! Io…io ho sbagliato… Suppongo di doverti delle scuse. Le avresti meritate molto tempo fa, ma sono stata troppo codarda ed orgogliosa per farlo…e poi mi vergognavo di me stessa…non meritavi quello che ti ho detto…”

“COSA NON MERITAVO, KENSI? COSA NON INTENDEVI VERAMENTE?”, esplode Deeks urlando e stringendo i pugni lungo i fianchi. Non avrebbe mai pensato di perdere il controllo. Quando l’ha vista il giorno prima sapeva immediatamente l’effetto che la sua presenza aveva avuto su di lui, ma erano passati quattro anni ed era riuscito a perdonarla. Come poteva odiare una donna che è sempre stata terrorizzata dalle relazioni? Una donna che lo conosceva meglio di tutti gli altri e gli aveva detto chiaramente che persona era? Alla fine dei conti lei era stata sincera, brutale certo, ma sincera. Ma…sapere di aver avuto una bambina, con la donna che più ha amato al mondo…Dio, un piccolo assassino ninja mutante, metà Kensi e metà Deeks…era più di quello che avrebbe mai immaginato e pensato di meritare. E andava bene così, l’avrebbe aiutata se ne avesse avuto bisogno, lo avrebbe fatto davvero. Ma queste scuse…non credeva nemmeno per un secondo a quello che lei stava dicendo.

Cerca di riprendere il controllo facendo un un respiro profondo, poi continua con voce più bassa, “Che ero solo un buffone? O che non sarei mai stato capace di prendermi cura di qualcuno perché nessuno me l’aveva mai insegnato? O ancora, che ero troppo stupido e infantile per lavorare con te? Per stare con te! Dimmi Kensi, visto che tu hai tirato fuori l’argomento, che cosa non intendevi veramente?”

La giovane donna sente un pugnale dritto nel cuore. Sapeva che questo momento sarebbe arrivato, ma non pensava avrebbe fatto così male…ma ora, in fondo, sente di meritarlo. Deeks è sempre stato un uomo generoso e forte, disponibile oltre ogni comprensione, ma soprattutto avrebbe fatto di tutto per lei. Se qualcuno meritava veramente di essere trattato in quel modo, non era di certo lui, piuttosto lei. 

Si riscuote quando sente due lacrime solcarle le guance, rialza il viso e fissa gli occhi nei suoi. E Dio, quel blu oceano la stordisce sempre. Ricorda come fosse ieri la prima volta che ha visto il colore degli occhi di Grace, in quel momento ha avuto l’assoluto terrore di non potercela fare. Blu oceano, Grace aveva i suoi occhi. 

“Va bene, perfetto. Addio Kensi.”

“Deeks! Deeks aspetta!”, si sporge verso di lui incespicando nei suoi stessi piedi. Non sa se è a causa della botta alla testa o delle lacrime che non riesce a rallentare ma sente le gambe malferme.

“O mi parli oppure abbiamo finito qui! Non rimarrò ancora a farmi prendere in giro, ok? Sono sempre stato il buffone della squadra e mi è sempre andato bene perché pensavo di aver trovato un posto a cui appartenessi. Mascheravo tutto dietro l’ironia, ma sono stanco. In quattro anni mi sono rassegnato a stare solo e va bene così. Ma sono qui ora e se continui a trattenermi per poi non parlare…beh Kensi, sinceramente? Sinceramente sono stanco di apparire come il coglione di turno e nascondermi dietro a qualche battuta, sono stanco di farlo, soprattutto con te!”

E lei non ce la fa, crolla sulle sue ginocchia senza forza, in mezzo a un parcheggio, in una sera d’estate. E piange. Piange come non piangeva da anni, non dalla sera della loro ultima litigata, non dalla loro ultima sera insieme. Singhiozza senza controllo stringendosi lo sterno, “Non so cosa dirti, Marty… Non mi crederesti mai…non so davvero da dove cominciare…”

Sente Deeks che le prende le spalle, inginocchiato davanti a lei, “Hai detto che non lo intendevi, allora perché l’hai detto?”

La guarda con occhi sinceri, il suo tono di voce la spinge ad essere sincera, perché alla fine dei conti lui è inginocchiato sull’asfalto con lei. Di nuovo, è disposto a mettere da parte il risentimento che dovrebbe giustamente covare nei suoi confronti, per darle la possibilità di spiegare. 

“Io…immagino avessi paura…”

“Di me?!”, lui spalanca gli occhi drizzando la schiena. Quel blu la invade e la lascia tramortita per un secondo.

“Di noi…e della nostra cosa…sarebbe potuta diventare reale…e…avevo paura…”, balbetta tra le lacrime. Si odia per mostrarsi così, ma, diavolo, è Deeks!

“Kensi, non me ne sarei mai andato; pensavo ti avertelo fatto capire. Se…se tu mi avessi dato una possibilità…io non ti avrei mai lasciato. Dio, ti ho amato così tanto!”, esclama esasperato. Saranno passati anche quattro anni, ma Kensi ha sempre rappresentato il suo tallone d’Achille. Non avrebbe più potuto amare qualcuno come ha amato lei. 

“Tu…mi amavi?”

“L’ho capito dopo, ma a quel tempo avrei dato comunque volentieri una possibilità alla nostra…cosa.”, le accarezza le spalle involontariamente, “Va meglio?”

“Mi sento uno schifo. E mi dispiace così tanto. Non avrei voluto accadesse nulla di tutto ciò…”

“Kensi, ho bisogno di chiederti un’altra cosa.”

La donna lo guarda aspettando la domanda, ormai pensa di essere pronta a tutto. Sente le sue mani allontanarsi dalle sue spalle e rimpiange la mancanza di quel contatto. Dopo tutti quegli anni, nonostante la pessima situazione, poter sentire il suo tocco le sembrava il paradiso.

“Quando…quando abbiamo discusso…tu sapevi già di essere incinta?”

“Tu hai pensato che…NO! Oddio no! Hai pensato che io avessi sbottato perché credevo saresti stato un pessimo padre?!”

“Beh…”, lui si interrompe guardandosi intorno, “facendo due più due, sì…era l’opzione più logica.”

“No, l’ho scoperto dopo…ma a quel punto non potevo venire lì e ‘oh ciao Deeks sai sono incinta di tuo figlio’, cioè non potevo farlo! Quindi ho lasciato che le cose mi scorressero davanti. Ma alla fine di tutto, Grace si è dimostrata la cosa migliore che potesse capitarmi. In tutto quel casino…beh, è stata la mia luce.”

“Perchè Grace?”, vedendo lo sguardo confuso della ragazza, chiarisce la sua domanda, “Perchè l’hai chiamata così, se posso saperlo…”

“Oh, lei si chiama Grace Meryl Blye. Grace come dono di Dio e Meryl significa mare splendente”, Kensi arrossisce mentre si rende conto che , dopo quattro anni in cui ha cercato in ogni modo di nascondere questo desiderio, sta finalmente dicendo al padre di sua figlia che lei esiste. 

“Mare splendente?”

“Quando ero incinta ed ero agitata…o quando lei si agitava troppo, ad esempio dopo una brutta giornata…andavo in spiaggia, mi sedevo sulla sabbia, accarezzavo la pancia e le parlavo di te…e lì si rilassava sempre. A parte l’aspetto, le hai lasciato molto altro di tuo. Te l’ho detto Deeks, è tua figlia in tantissime cose…”. 

Deeks si alza in piedi spazzolandosi le ginocchia, le tende una mano per aiutarla ad alzarsi e sembra triste quando parla di nuovo, “Non voglio mentirti, Kensi. Ci sono rimasto male per tutto quello che hai detto. Ci sono stato male per tanto tempo, mi ha logorato e annientato. E non sono qui per dirti che va tutto bene e passerà. Ma…ora sono qui, e ho conosciuto mia figlia…e..Dio, sono padre…”, si infila nervosamente le mani nelle tasche dei suoi jeans. Kensi lo conosce sufficientemente bene da sapere quanto è agitato dalla situazione. Soprattutto perché durante tutto il discorso che hanno avuto, non ha usato ironia, cosa che succede solo quando parla con il cuore in mano. E la ragazza sa perfettamente quanto questo lo agiti. 

“Se vuoi…hmm, se vuoi, posso parlarti di lei, farti vedere qualche foto. Quello che ti sei perso… Cioè, quello che ti ho fatto perdere… E magari…beh puoi parlarci ancora, se vuoi…”, una luce si accende negli occhi del detective. E Kensi potrebbe immediatamente ricominciare a piangere, non riesce a capacitarsi di quanto gli sia mancato.

“Dammi solo un giorno per riprendermi…sono stati giorni un pò difficili e la mia testa ancora mi sta uccidendo…porta pazienza ancora qualche ora, ti chiedo solo questo…”

“Sì, penso di potertelo concedere.”, lui sorride con quel sorriso storto che gli è sempre appartenuto, gli occhi ancora un pò annebbiati e privi dello scintillio che li rendeva così perfettamente unici, per Kensi, “Buonanotte Kensi.”

Quando le da le spalle incamminandosi per rientrare nell’edificio, Kensi deve mordersi la lingua dal richiamarlo e chiedergli di andare a casa con lei. Gli avrebbe raccontato tutto di Grace quella notte stessa. Ma entrambi hanno bisogno di tempo per capire cosa è successo. Vorrebbe abbracciarlo e carezzargli i capelli, stringersi a lui e fingere che quel litigio non sia mai esistito. Vorrebbe così tanto sentire di nuovo il calore del suo corpo per credere veramente che è di nuovo lì con lei e non è solo un suo sogno. 

Si fa coraggio e sale in macchina. Dopo quattro anni, lui le ha salvato di nuovo la vita sul campo. Ha premuto quel grilletto che quella maledetta mattina di quattro anni prima non aveva premuto. Si è riscattato salvandole la vita nel primo scontro a fuoco che hanno avuto da quando si sono rincontrati. È a questo punto che Kensi realizza la cosa più importante: lui avrà sempre le sue spalle; non importa cosa succede, lui è disposto a salvarle la vita. 

 
  
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