Capitolo secondo
Antonio
tornò a Palazzo Medici euforico e felice e si trovò in mezzo a tanta allegria:
Lorenzo e la sua famiglia festeggiavano per l’approvazione del trattato con
Milano.
“Antonio,
vieni a festeggiare con noi!” lo invitò Giuliano.
Il
ragazzo si avvicinò tutto sorridente agli amici che lo abbracciarono e gli
batterono pacche affettuose sulle spalle.
“Ci
hai portato fortuna al Consiglio dei Priori” gli disse Lorenzo. “D’ora in poi
ti inviteremo sempre ad assistere alle riunioni!”
“Ma
dove ti eri cacciato? Ti abbiamo cercato dappertutto, pensavamo ti fossi perso!
Dove sei stato?” gli domandò Giuliano.
“Oh,
no, scusatemi, mi dispiace che vi siate preoccupati per me, che sciocco, avrei
dovuto avvisarvi” rispose Antonio, rammaricato. “Sono andato a parlare con
Messer Pazzi e…”
“Che
cosa hai fatto?” trasecolò Lorenzo.
“Era
l’occasione che aspettavo per fare la sua conoscenza” spiegò candidamente il
giovane.
“E
l’hai preso proprio nel suo momento migliore, immagino” commentò Giuliano,
ironico. “Ma perché volevi proprio parlare con lui?”
“Dovevo
spiegargli che l’approvazione del trattato è una buona cosa per tutti e poi
anche insistere perché partecipasse al matrimonio di Guglielmo e Bianca” disse
Antonio, molto fiero di sé.
“Ma…
perché?” chiese Giuliano, sconvolto.
Evidentemente per lui l’eventuale assenza di Jacopo Pazzi alla festa per le
nozze della sorella non era qualcosa che gli toglieva il sonno…
“E
immagino che ti sia stato a sentire…” fece Lorenzo, ridacchiando. “E’ già molto
che tu sia tornato tutto intero. Ma che ti è passato per la testa? E poi… beh,
alla fine credo che tu abbia fatto la cosa giusta, ma spiegami un po’, è tua
abitudine invitare la gente a casa d’altri?”
Antonio
rimase di sasso, arrossì, poi cercò di rispondere, confuso, tra le risate dei
due fratelli.
“Io…
no, mi dispiace, non volevo passarti avanti, Lorenzo, però ho pensato che
sarebbe stato meglio… che sarebbe stata un’opportunità per…”
“Ma
dai, sto scherzando, non te la prendere così. Adesso anche tu fai parte della
famiglia e questa è anche casa tua” lo rassicurò il giovane Medici. “Però
adesso sono davvero curioso: cosa ti ha risposto Jacopo quando lo hai invitato
al matrimonio?”
“Ha
detto che forse verrà” ribatté
Antonio, tranquillizzato. “Sì, me l’ha fatta un po’ pesare… ma credo che alla
fine l’invito gli abbia fatto piacere. Sono sicuro che si senta solo e che sia
molto dispiaciuto che i suoi nipoti non gli parlino…”
“Oh,
poverino, mi viene da piangere!” fece Giuliano, sarcastico.
“Ha
detto davvero che verrà al matrimonio?” ripeté invece Lorenzo, il ritratto
stesso della sorpresa. Se Antonio gli avesse raccontato di aver camminato sulle
acque dell’Arno sarebbe rimasto meno sbalordito…
“Ma
sì, cioè, in realtà ha detto forse,
ma credo che volesse dire sì” ribadì convinto il giovane. “Penso che avesse
davvero bisogno di parlare con qualcuno che lo stesse ad ascoltare. All’inizio
era arrabbiato, però poi, quando me ne sono andato, sembrava più sereno. Il
matrimonio sarà un’occasione per spiegarvi e per riconciliarvi, festeggiando
tutti insieme.”
E come no?, pensò Lorenzo.
“E’
questo che hai detto a lui?” chiese
invece Giuliano, incredulo. Lui e il fratello si scambiarono una serie di
sguardi allibiti.
“Sì,
è questo che gli ho detto e penso che lo abbia capito, visto che ha deciso di
presenziare alla festa di nozze” affermò Antonio, trionfante.
“Se
sarà davvero così, penserò che sei in grado di fare miracoli, Antonio!” scherzò
Lorenzo, ancora molto scettico. Non voleva infrangere le grandi speranze
dell’amico, ma riteneva piuttosto che, se Jacopo Pazzi aveva deciso così, era
perché intendeva trarne qualche vantaggio personale.
Tuttavia
preferì non dire altro e la cosa, per il momento, finì lì.
Il
giorno delle nozze di Guglielmo e Bianca, però, Jacopo Pazzi non si fece vivo…
almeno non subito.
Mentre
gli sposi si scambiavano le promesse nuziali e poi, durante il grande e festoso
banchetto, Antonio continuava a guardarsi intorno, al contempo speranzoso e
deluso.
Com’era
che la cosa aveva iniziato a farsi tanto personale?
“Ehi,
Antonio, sei sulle nuvole, oggi? Siamo a un matrimonio, non a un funerale!” lo
prese bonariamente in giro Giuliano.
“Giuliano,
lascialo in pace, dovresti cercare di coinvolgerlo nella festa invece di
burlarti di lui” intervenne Lorenzo. “E tu, Antonio, non prendertela così
tanto, in fondo lo sapevi che Jacopo Pazzi non sarebbe venuto, mi sbaglio per
caso?”
A
Lorenzo dispiaceva vedere l’amico così malinconico, ma pensava anche che
dovesse imparare per esperienza personale che tipo fosse veramente Jacopo Pazzi.
Antonio era un ottimista, voleva vedere il buono in tutti, voleva che ci
fossero pace e amicizia intorno a lui, che diritto aveva di disilluderlo? Era
una ricchezza essere tanto sensibili, anche se poi si stava male… D’altra
parte, certe persone erano davvero una causa persa e Antonio avrebbe dovuto
impararlo da sé. Prima o poi lo avrebbe capito.
“Aveva
detto forse” rispose il giovane, a
bassa voce, “e poi Francesco è venuto, no?”
“Perché
probabilmente Francesco è ancora recuperabile” replicò Giuliano, con molto
pragmatismo. “Dai, adesso vieni con noi, non vorrai perderti il ballo.”
“Magari
tra poco” disse Antonio, sforzandosi di sorridere.
Lorenzo
e Giuliano si scambiarono uno sguardo e decisero di lasciarlo in pace. Lorenzo,
in particolare, aveva visto proprio Francesco e pensava di approfittare di quel
momento per una chiacchierata a quattr’occhi: evidentemente la propensione di
Antonio a coinvolgere i Pazzi aveva contagiato anche lui!
Antonio,
invece, si allontanò dai saloni più rumorosi e affollati per starsene un po’ da
solo a pensare. Si sentiva più triste di quanto sarebbe stato logico aspettarsi
e non capiva perché. Certo, aveva sperato che il matrimonio di Guglielmo e
Bianca fosse l’occasione migliore per riunire le due famiglie, per dimenticare
i vecchi rancori e, in effetti, sembrava che almeno Francesco ne avesse
approfittato. Sarebbe dovuto essere… soddisfatto a metà, ecco. E invece perché
si sentiva così strano?
Mentre
passeggiava nell’atrio di Palazzo Medici, chiedendosi per quale inspiegabile
motivo si sentisse così vuoto e triste, venne raggiunto dalla sorella Clarice.
“Antonio,
cosa ci fai qui da solo?”
Cosa
poteva rispondere? Che era sceso nell’atrio sperando di vedere arrivare Jacopo
Pazzi? Clarice non avrebbe capito e, a dirla tutta, non si capiva più nemmeno
lui.
“Potrei
chiedere lo stesso a te, sorellina. Perché non stai danzando con tuo marito?”
le chiese, tanto per cambiare argomento.
Clarice
strinse le labbra, rattristata e innervosita.
Forse perché mio
marito al momento sta danzando con la sua amante, pensò, ma non
volle dirlo ad Antonio che sembrava già abbastanza in crisi per conto suo.
“In
realtà volevo parlarti di una cosa che mi è venuta in mente, magari puoi dirmi
se ti sembra sensata o se è un’assurdità” iniziò a dire Clarice. “Mi è capitato
di vedere Francesco Pazzi che parlava con Novella Foscari
e mi è sembrato che fossero piuttosto presi l’uno dall’altra.”
La
notizia fece molto piacere ad Antonio, che per qualche momento mise da parte i
propri tormenti interiori non meglio chiariti.
“Pensi
a un matrimonio tra loro? Questo legherebbe anche Francesco alla famiglia
Medici, favorendo l’alleanza con Venezia!” esclamò, molto compiaciuto.
“Allora
sei d’accordo con me? Potrebbe essere un matrimonio d’amore e, allo stesso tempo,
porterebbe vantaggi a entrambe le famiglie, unendole ancora di più” spiegò la
giovane. Doveva essere una caratteristica dei giovani Orsini quella di puntare
sulla pace e l’armonia tra Medici e Pazzi…
Antonio,
entusiasta, strinse le mani della sorella nelle sue.
“Hai
avuto un’ottima idea, Clarice, sono fiero di te!” disse. “Pensi di dirlo subito
a Lorenzo o…”
“Non
ancora. Credo che Lorenzo speri che sia suo fratello Giuliano a sposare
Novella, ma lui non sembra affatto interessato. Magari gliene parlerò in
seguito. Bene, sono veramente felice che tu approvi la mia idea, adesso penso
che dovrò tornare alla festa. Vieni con me?”
Antonio
si guardò intorno, perplesso.
“Io…
credo che aspetterò ancora qualche minuto. Vai pure avanti, io arrivo tra poco”
rispose. Non voleva deludere Clarice, ma proprio non aveva voglia di tornare in
mezzo a balli e festeggiamenti, non era nello stato d’animo adatto.
Fratello
e sorella si salutarono, quindi Clarice ritornò nel salone delle feste… e
Antonio rimase nell’atrio del palazzo, a camminare su e giù continuando a
chiedersi perché mai se la prendesse tanto per l’assenza di Jacopo Pazzi. L’idea
di Clarice era stata meravigliosa, anche Francesco si sarebbe legato alla
famiglia Medici, due su tre poteva essere un buon risultato, non doveva essere
troppo insoddisfatto, la riuscita della missione di unire Medici e Pazzi pareva
sempre più vicina…
E
allora perché si sentiva così malinconico?
Poi,
improvvisamente, una voce lo riscosse, facendolo sobbalzare.
“Giovane
Orsini, dev’essere davvero noioso il matrimonio a cui mi hai invitato, se
nemmeno tu partecipi ai festeggiamenti” disse Jacopo Pazzi, che, a quanto
pareva, aveva un talento innato per le entrate a sensazione.
Ogni
tristezza svanì dal cuore di Antonio, che si illuminò tutto.
“Benvenuto,
Messer Pazzi!” lo salutò, felice. “Credevo che non sareste più arrivato, ormai.
Non avete assistito alla cerimonia nuziale e non avete presenziato al
banchetto, ma credo che i festeggiamenti si protrarranno fino a notte
inoltrata, per cui, se volete seguirmi…”
“Pensavi
che non sarei venuto, però eri qui nell’atrio del palazzo ad aspettare il mio
arrivo” insinuò l’uomo, con un sorrisetto.
Con
suo immenso stupore, Antonio si rese conto che era esattamente quello che aveva
fatto: non era sceso nell’atrio per caso, se avesse voluto restare solo si
sarebbe potuto rifugiare in una qualsiasi delle tante stanze di Palazzo Medici.
Invece era andato proprio lì, sperando contro ogni speranza che Jacopo Pazzi si
degnasse di presenziare al matrimonio… e non aveva avuto pace finché non era giunto
per davvero!
Piuttosto
confuso e turbato sotto lo sguardo divertito di Jacopo, il ragazzo non trovò di
meglio che ripetere la sua offerta di accompagnarlo nel salone dei
festeggiamenti.
“Avevate
detto forse, Messer Pazzi, così io vi
ho atteso” replicò, senza rendersi conto di mettersi in una situazione ancor
più imbarazzante. “Sono sicuro che i vostri nipoti saranno lieti di vedervi, e
anche Lorenzo vi accoglierà molto volentieri.”
“Le
tue certezze sono ammirevoli, giovane Orsini, sebbene assolutamente campate in
aria. Sai bene che i miei nipoti non mi parlano e che i Medici mi disprezzano e
mi calunniano” rispose Jacopo Pazzi, seguendo tuttavia quel ragazzo che trovava
sempre il modo di spiazzarlo.
“I
vecchi rancori con la famiglia Medici sono storia passata, da oggi cambierà
tutto e sarete un’unica, grande famiglia” annunciò il giovane con una
travolgente convinzione. “E per quanto riguarda i vostri nipoti… beh, siete
stato voi a dire che Guglielmo non era più un vostro familiare. Basterà che
andiate a congratularvi con lui per le sue nozze e vi riconcilierete
immediatamente!”
Jacopo
scrollò il capo, ma era più divertito che irritato.
“Il
mondo come lo vedi tu è molto semplice, giovane Orsini, peccato che la vita
vera non lo sia altrettanto” ribatté.
“Oh,
adesso lo diventerà” rispose Antonio in tono rassicurante. “Pensate, questo
matrimonio ha unito le vostre famiglie e, quindi, voi non avete più soltanto
due nipoti, ma anche una nipote acquisita. E, chissà, magari presto nasceranno
degli altri nipotini!”
“Dei
Medici!” sottolineò Jacopo Pazzi.
“Davvero?
Non so come funziona a Firenze, ma a Roma è il padre a dare il nome ai figli”
disse Antonio, sorpreso dalle parole dell’uomo. “Certo, avranno anche il
privilegio di essere per metà Medici, ma il nome sarà quello della vostra
famiglia.”
“Hai
dimenticato che Guglielmo non è più un Pazzi, ragazzino?”
“Con
tutto il rispetto, questo è ciò che avete detto voi” rilevò il ragazzo, con un
invidiabile sangue freddo. “Potete anche disconoscere vostro nipote,
diseredarlo e cacciarlo dal vostro palazzo, ma non potete togliergli il nome
che porta. Per cui, sono lieto di annunciarvi che, comunque la vogliate
pensare, il nome della vostra famiglia è destinato a durare per molto, molto
tempo.”
Antonio
aveva un modo tutto suo di mettere le cose sotto la loro luce migliore…
Fu
così che il giovane fece il suo ingresso nel salone dei festeggiamenti al
fianco di Jacopo Pazzi… causando un momentaneo sbigottimento tra i molteplici
invitati. Per un lungo istante ci fu un silenzio di tomba e sguardi allibiti
tra i presenti, poi per fortuna Lorenzo ebbe l’illuminazione di appoggiare l’iniziativa
di Antonio, fingendo allegramente di essere stato lui in persona a insistere
affinché l’uomo intervenisse al matrimonio.
“Messer
Pazzi, sono davvero felice di vedervi qui in questa lieta occasione” esclamò,
andandogli incontro con calore. Se fossero esistiti già allora, Lorenzo Medici
avrebbe senza dubbio vinto il premio Oscar come miglior attore… “Prego,
accomodatevi e festeggiate con noi. O volete prima salutare i vostri nipoti?”
E
così, con molta buona volontà e tanto disagio serpeggiante, i festeggiamenti
per le nozze di Guglielmo e Bianca ripresero e continuarono per tutta la notte.
L’unico
a divertirsi davvero, da quel momento in poi, fu proprio Antonio; Giuliano, di
tanto in tanto, lo guardava e poi si rivolgeva a chiunque avesse intorno in
quel momento.
“Se
non lo vedessi con i miei occhi non ci crederei ma, a quanto pare, Antonio ci è
riuscito davvero” diceva.
Con
quella serata, le cose parvero prendere una piega un tantino diversa e,
comunque, Lorenzo ne fu davvero contento, perché, pur non arrivando alle vette
di ottimismo dell’amico e cognato Antonio, era anche lui convinto che una
tregua tra Medici e Pazzi avrebbe contribuito al bene di Firenze.
Forse
la situazione si poteva ancora aggiustare e tutti ne avrebbero ricavato
vantaggi.
Fine secondo
capitolo