Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    13/12/2018    0 recensioni
SPIN OFF "The dragon, son of ice".
Tutto ciò che ci rende ciò che siamo è la convinzione ... e quando tutti ci fanno credere che siamo in un modo e ci trattano da tali ... sta a noi riconoscerci, ritrovare la nostra identità e smentirli. Perché noi non siamo né folli draghi, né diffidenti lupi, né delicate rose ... noi siamo noi, siamo chi decidiamo di essere, cosa scegliamo di costruire e nient'altro importa. Non ascoltare le voci ... guarda solo i miei occhi e torna con me. Torniamo a casa."
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Margaery Tyrell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Incoronazione
 
Era trascorso un mese dalla partenza di Sam, un mese da quando aveva iniziato ad esercitare il suo potere di mutaforma a distanza, sugli uomini che avrebbero fatto in modo di far proseguire la loro opera di preparazione all’imminente guerra, un mese da quando un uomo ignaro della sua identità le aveva detto che avrebbe preferito venir torturato e ucciso dall’attuale peggiore dei mali dei Sette Regni, piuttosto che trovarsi dinnanzi a lei.
La fanciulla poggiò le mani nude sulla neve fredda, attirando a sé quanta più energia possibile dalla terra sottostante.
Il vento violento indice di una tempesta di neve imminente, le tolse il cappuccio lasciandole i capelli in balia dell’aria e dei fiocchi di neve.
Ella si rialzò in piedi e fece qualche passo in avanti, posizionandosi sotto l’Albero Diga. Si sdraiò a terra, con il volto rivolto verso la chioma di foglie cremisi sopra di lei, come se quella visione potesse infonderle il coraggio di fare ciò che stava per fare.
- Non ho la forza e la saggezza che avevi tu, Aris. Non l’avrò mai. Per questo ho bisogno di risposte. Senza di te, devo trovarle altrove – sussurrò alzando il braccio fasciato dal tessuto nero perlato, rivolgendolo verso l’alto, come se potesse toccare le foglie.
- Ti amo ancora – disse infine.
Dopo di che, avendo finalmente trovato il coraggio necessario, si rialzò in piedi e raggiunse una foce in cima ad un’altura, un luogo idilliaco che lei e i suoi cugini si divertivano a visitare da piccoli.
Avevano sempre sognato di farsi il bagno in quella meravigliosa acqua zampillante, ma era sempre troppo freddo per riuscire ad entrarvi.
La giovane rosa, raggiunta l’altura, formò come una bolla invisibile e insonorizzata intorno a sé, per non essere vista e disturbata.
In seguito, sui palmi delle sue mani apparvero due sorgenti di calore rosse, prodotte autonomamente dalla sua magia. Immerse i palmi a pelo d’acqua e, nel giro di qualche secondo, quest’ultima divenne calda, fumante.
A ciò, la ragazza si spogliò dei suoi abiti, prima del vestito, poi del mantello e per ultimi degli stivali che la circondavano sin sopra il ginocchio.
Rimasta completamente nuda, infilò un piede dentro l’acqua, poi l’altro, fin quando il suo intero corpo sinuoso non venne totalmente inglobato da quel liquido trasparente caldo e dolce, che sembrava cullarla amorevolmente come solo un amante esperto avrebbe saputo fare.
Tirò fuori dalla sua sacca abbandonata sul bordo innevato, una delle ampolle che aveva portato con sé, contenente una polvere color salmone.
Aprì la boccetta e sparse la polvere nell’acqua intorno a sé.
- Ali Khait Ali Khait Mater Suspiriorum De Profundis Maleficarum – pronunciò concentrandosi  sulle sue parole e sprigionando il suo potere nel liquido impregnato della polvere, il quale cominciò a produrre delle grosse bolle sotto il suo tocco.
- Ali Khait Ali Khait Mater Lacrimarum De Profundis Maleficarum – continuò alzando la voce, percependo il suo corpo contorcersi in acqua.
- Ali Khait Ali Khait Mater … ! – urlò, fermandosi un attimo prima di pronunciare l’ultimo nome.
Quell’ultimo nome la stava frenando. D’altronde, i libri di magia che aveva letto erano chiari. Chiamare l’ultima di loro, avrebbe significato non tornare più indietro. Ma, oramai aveva cominciato, e le altre due stavano attendendo la fine del rituale, perciò, faticosamente ma con decisione, proseguì, terminando il richiamo. - … Mater Tenebrarum … De Profundis … Maleficarum.
Il suo corpo si contorse ancor di più, mentre l’acqua cominciò a muoversi con furore, fino a formare delle onde sulla superficie.
Finalmente, dopo degli istanti che le parvero senza tempo, comparvero.
All’inizio le sembrarono più essenze che corpi materiali, fatte di nebbia nera e di cenere. Poi, dopo un po’, si eressero sopra la superficie dell’acqua, volteggianti, ma con dei corpi che, ad occhio, erano della stessa consistenza di quelli umani.
La prima, la più matura, indossava uno scialle sottile e lunghissimo, che le faceva da strascico, il suo volto era serafico come una maschera di cera, gli occhi imperscrutabili. Il suo sguardo trasmetteva solo angoscia e rassegnazione.
La seconda, la mezzana, era eccezionalmente bella, molto più delle altre due, e le gemme spente incastonate nei suoi occhi, erano costantemente lucide, iridi colme di acqua che faticava ad uscire, rendendole ancor più intense e surreali. Il suo viso era la personificazione della tristezza.
E poi c’era l’ultima, la più terribile, la più giovane.  I capelli come ragnatele color pece, i lineamenti taglienti, l’espressione di pura crudeltà era visibile in ogni elemento che componeva le sue membra. Sarebbe riuscita a descriverla solo in un modo: terribilmente affamata di odio e di orrore.
- Perché ci hai evocate, figliola? – chiese la voce grave e risonante della Mater Suspiriorum.
- Lei vuole conoscere che cosa le riserverà la sua natura in evoluzione, Suspiria – le rispose la Mater Lacrimarum, osservando la giovane rosa con l’afflizione disarmante incarnata nel suo bel volto, la voce flebile come il brusio di una ninfa.
- Prendi già le sue difese, Lacrima. Questa mortale non è degna di un briciolo del nostro tempo – esordì il tono crudo e secco della Mater Tenebrarum.
- Aspettate! Lasciatemi spiegare, Madri del Dolore – trovò la forza di parlare Eveline, facendo un passo in avanti, smuovendo lievemente l’acqua.
- Per riuscire ad evocarci, una strega deve essere in possesso di un potere e di un animo che si allontanano da quelli mortali, avvicinandosi pericolosamente a quelli divini. Dunque, ti ascoltiamo – rispose la maggiore.
- Aris. Aris mi ha detto che vi ha evocate una volta, nel corso della sua esistenza. Ho pensato di provarci anche io. Siete … siete a conoscenza della profezia che coinvolge me e il Principe dello Strazio, Madri del Dolore?
Una risata truce e gutturale si innalzò dalla più giovane. – Aris era l’eccezione per eccellenza, uno dei più potenti prodigi di questa terra. E tu, tu, misera, ti sei sentita fomentata dall’idea di evocarci, perché lui lo ha fatto prima di te?? Non voglio continuare ad udire una sola parola.
- Acquieta gli spiriti, Tenebra – la esortò calma la mezzana.
- Sì, siamo a conoscenza della profezia che coinvolge te e il Principe dello Strazio, Aradia – rispose la Mater Suspiriorum alla domanda che Eveline aveva rivolto loro poco prima. – Qual è la tua richiesta?
- Voglio solo sapere da voi se è possibile che la profezia non si avveri. Voglio sapere se posso ancora cambiarla.
- Buffo che tu chieda alle tre cause e fautrici del dolore e del male nel mondo, di dirti se è possibile che tale nefasta profezia non si adempia – commentò la più giovane e tremenda, nuovamente.
- In nome di Lilith, madre suprema di noi tutte, io, Mater Suspiriorum, garantisco a te, Aradia, che qualcosa della profezia succitata, è stato già cambiato da te; e chiedo a te, sorella mia, di parlare con saggezza e discernimento dinnanzi ad una mortale – disse la maggiore, rivolgendosi prima ad Eveline, e poi alla Mater Tenebrarum.
- Ho già cambiato qualcosa … - sussurrò la fanciulla basita, guardando un punto nel vuoto, quasi più a se stessa, che alle tre.
- Ma non illuderti, Figlia del Male – l’ammonì la più bella, con l’abituale voce flebile e rotta, e il viso dolorosamente avvilito. – Non sarà facile per te scorgere quel piccolo dettaglio che hai deviato. Tutto il resto accadrà esattamente come è detto e scritto. Un mutamento simile è come una singola lettera differente all’interno di uno scritto di mille pagine: può sconvolgere il senso del libro intero, o può semplicemente lasciare tutto invariato.
- Vi ringrazio per il vostro tempo e la sapienza che avete scelto di dispensarmi, Madri – disse infine Eveline rispettosamente, rivolgendo loro un breve inchino.
Ma prima che rialzasse lo sguardo, la peggiore dei mali dell’umanità se ne era già andata, lasciando sole le altre due.
- Ora che ti sei messa in contatto con noi, nostra sorella andrà a dirglielo – commentò la Mater Lacrimarum.
- Dirlo a chi? – domandò la giovane rosa confusa.
- Non devi mai abbassare la guardia, Aradia – si raccomandò la mezzana avvicinandosi a lei.
- Dobbiamo andare, Lacrima – l’ammonì la maggiore.
- Va’ prima di me, sorella mia. Ti raggiungerò subito dopo – la spronò, sentendola svanire dietro di sé.
A ciò, la Mater Lacrimarum alzò ancora le sue gemme spente e lucide per guardare la mortale, accennando un sorriso straziato. – Magma.
- Cosa?
- Quando il fuoco brucia la terra, la roccia, questa si trasforma in magma. Nero – le disse prendendole una mano, versandole dentro della polvere nera e richiudendogliela. – Abbi fiducia.
- Perché … perché sembra che tu sia dalla mia parte, Mater Lacrimarum? Insomma … voi tre siete le Madri del Dolore. Non dovreste desiderare che prevalgano loro? Quelli che vorrebbero che la funesta profezia si adempisse e che ne seguisse il caos? – le chiese la giovane Targaryen, timorosa di udire la risposta.
Un altro sorriso amaro e distrutto apparve sul volto etereo della Mater. – Ci sono forme e forme di male, Aradia. Tenebra ne predilige una alla quale sono insofferente.
Tu sei la forma di male che io preferisco – concluse dissolvendosi esattamente come le altre due prima di lei, lasciando Eveline sola in mezzo alla foce.
 
 
La qarthiana raggiunse le segrete della Fortezza Rossa, tenendo in mano la torcia che avrebbe usato per accendere anche le altre.
Non appena terminò di illuminare il luogo, la Mater di ogni più atroce dolore al mondo, si materializzò dinnanzi ai suoi occhi.
A ciò, Hoxana si prostrò dinnanzi a lei. – Mater Tenebrarum, la tua devota servitrice ti ascolta.
- “Devota servitrice”? – ripeté la Mater sorridendo. – Oh, tu sei molto più di questo, sorella – le disse poggiandole le mani sulle spalle e facendola alzare, riservandole un’intimità che gli altri mortali non potevano neanche lontanamente immaginare.
Hoxana la guardò sorpresa non appena udì l’appellativo che le aveva riservato.
- Collaboriamo insieme da anni, e tu, Hoxana Aemchaar, hai superato ogni mia più utopica aspettativa – le disse fiera, con la sua voce aspramente imponente. – Perciò meriti di essere considerata mia sorella, più di quanto lo meritino quelle vere.
- Ciò che dici mi riempie il cuore come nulla al mondo sarebbe in grado di fare.
- Non vi è alcun bisogno che tu menta, sorella – rispose sorridendo ancora, con quel cipiglio che avrebbe potuto racchiudere ogni crudeltà del mondo terreno e ultraterreno. – Non c’è nulla che riempia più il tuo cuore della tua rigogliosa opera d’arte. Lo so bene.
Ad ogni modo, sono venuta a farti visita per informarti di qualcosa che ritengo debba essere posto alla tua attenzione, per far in modo che i nostri piani si realizzino senza alcun intoppo.
- Ti ascolto con attenzione, sorella.
- La oramai famosa Aradia è riuscita ad evocarci questa mattina.
- Cosa?? – alzò la voce la qarthiana furiosa e sconvolta.
- Hai sentito bene.
- Il suo potere arriva a tal punto?? Fino ad ora ho sottovalutato la figura di questa “Devastatrice” che oramai è sulla bocca di tutti??
- Il tuo errore è stato proprio considerarla solo una figura. Oggi ho preso coscienza che il suo potere ha raggiunto vette alte e concrete.
Per questo, ritengo di doverti anche informare di qualcosa che prima non ritenevo così degno di menzione: ella è Eveline della casa Targaryen. La figlia del vero erede al trono scomparso.
La seconda notizia lasciò Hoxana ancora più scioccata della prima. – Mi stai dicendo … che la potentissima strega di cui parlano tutti è la fanciulla che David brama di catturare più di qualsiasi altro al mondo?
- Esatto – confermò Tenebra sorridendo ancora. – Questo dovrebbe aiutarti parecchio.
- Già. Ti ringrazio per avermene informata, sorella – rifletté la qarthiana.
- Non ringraziarmi. Era mio dovere rendertene partecipe se vogliamo che i nostri intenti divengano realtà al più presto.
Il caos deve sorgere su queste terre in questo modo, mentre su altre, sorgerà in altri modi, sempre e solo stabiliti da me.
- Devo affrontare ed eliminare quella donna. Se il suo potere arriva a tanto, ad ogni costo, la ridurrò in poltiglia per gli uccelli.
- Per questo motivo mi piaci, sorella – disse la Mater avvicinandosi. – Perché nonostante tu sia lontana da tutto ciò che riguarda la magia, riesci comunque ad eguagliare ogni risultato che questa domina, anzi, ad eclissarlo. Tu sconvolgi, plasmi, distruggi e crei la natura e la materia a tuo piacimento, senza il bisogno di poteri esterni ai tuoi. Tu sei il futuro di questo mondo, Hoxana.
- Tutto quello che sto facendo, sorella, è dovuto a questo. Ho sempre saputo che ci spettasse qualcosa di più di mulini a vento, carri trainati da bestie, torce e candele, latte di papavero e troni di spade, sin da bambina. Ma ne ho avuto la conferma totale solo quando tu sei apparsa a me. Quello è stato il primo istante, in tutta la mia vita, in cui ho capito di non essere sola, di non star sbagliando, di star perseguendo la strada giusta. È stato quando mi hai rivelato il futuro dell’umanità nei secoli avvenire, e mi hai detto che, un giorno, le città saranno dominate dal ferro; che sorgeranno marchingegni tanto prodigiosi, da sostituire l’azione dell’uomo in tutto e per tutto, nei trasporti, nel commercio, nella vita di tutti i giorni, grazie a degli ingranaggi che ora vanno oltre ogni nostra comprensione, e a qualcosa di tanto semplice come il vapore; che saremo in grado di comunicare a distanza senza l’aiuto dei corvi, di mezzi fisici, ma tramite delle forze invisibili all’occhio umano; che scopriremo l’origine delle cose e la supereremo sostituendo ogni elemento naturale con il nostro artificio; che creeremo una luce ancor più forte di quella del sole, anzi, diversi tipi di luci che sorgeranno da ampolle di vetro; e persino che saremo in grado di visitare i cieli e di scoprire che tutto ciò che conosciamo riguardo l’universo, è sbagliato. Io voglio arrivare a vederlo con i miei occhi. Voglio toccarlo con mano, voglio essere io a creare tutto ciò, spazzando via ogni stralcio di questa società primitiva in cui mi ritrovo a vivere. Per tale motivo farò in modo che nessuno arrivi anche solo ad essere in grado di mettermi i bastoni tra le ruote.
- Oh, mia brillante collaboratrice – le rispose Tenebra accarezzandole una guancia con un tocco che avrebbe potuto sterminare un’intera razza se solo avesse voluto. – Tu sei nata nell’epoca sbagliata. E ciò, mi rattrista davvero molto.
Tu sei la precorritrice di coloro che, un giorno, metteranno insieme pezzi di cadaveri formando un uomo, e gli doneranno il respiro vitale, o di quelli che creeranno dal nulla la mente umana dentro un corpo fatto di ferro; anzi, li hai già raggiunti.
Ma la tua azione, il tuo contributo alla mia causa, non serve per permetterti di assistere a un tale divino e portentoso cambiamento. Tu sei solo un mezzo e una causa. Il più potente dei mezzi e delle cause insieme. Perciò rallegrati di questo, sorella. È più di quanto qualsiasi mortale possa mai sperare – disse voltandole le spalle.
- Ma se tu mi donerai la vita eterna, sorella … io potrò vederlo … potrò esserne partecipe in prima persona … se io ti farò ottenere ciò che vuoi … se io farò precipitare questi sette regni nel caos che meritano – controbatté la qarthiana speranzosa, richiamandola a sé.
A ciò, la Mater si voltò nuovamente a guardarla, riavvicinandosi.
Ella le afferrò il mento con le dita lunghe, magre e le unghie appuntite. – Io ho fatto eruttare vulcani sterminando popolazioni millenarie. Io ho smosso l’oceano immergendo continenti interi. Io ho fatto tremare il centro della terra, inghiottendo tutto ciò che vi era stato edificato sopra da voi mortali. Io ho agitato i cieli, il vento, facendogli prendere la forma di un vortice letale e mortale per ogni essenza materiale. Io ho ucciso divinità col solo pretesto di zittirle e acquietare le mie orecchie. Io non ho passato, non ho presente e non ho futuro. E tu, tu, donna nata e cresciuta, composta di carne, sangue e ossa … mi stai chiedendo di donarti ciò che a nessuno ho mai donato.
Hoxana non si ritrasse da quel tocco mortifero, ma non poté neanche fare a meno di provare dei violenti brividi freddi che le invasero tutte le membra, come non le era mai accaduto. Non rispose, attendendo che la peggiore delle Mater proseguisse.
- Sarò io a decidere, alla fine, quando ciò che voglio sarà compiuto, cosa donarti o no – concluse.
Nello stesso momento, le due si accorsero di una terza presenza, ferma a metà delle scalinate, intenta ad osservarle.
Tenebra si voltò a guardare il nuovo arrivato e gli sorrise. – Hayden – lo salutò.
- Mater – ricambiò il saluto lui neutro.
Dopo ciò, la Mater Tenebrarum si dissolse, e Hoxana afferrò un foglio di pergamena e una delle torce in fretta e furia, dirigendosi verso le scalinate.
- Questa attesa alla guerra si sta dilungando troppo. Faciliterò un po’ le cose ai tuoi familiari – disse la qarthiana al giovane fermo nelle scalinate, superandolo.
 
 
Sam superò le porte della capitale, sorpassando le vie più malfamate della popolazione, fino ad arrivare alla Fortezza Rossa.
Durante i giorni di viaggio, il piano dell’alternanza tra la tecnica dei Senza volto e la magia dei mutaforma mantenuta da Eveline, sembrava non aver dato alcun tipo di problema, perciò era tranquillo a riguardo.
Gli unici fattori che lo preoccupavano concernevano la “recitazione” degli uomini nei ruoli che avrebbero dovuto interpretare, ma a quello avrebbe pensato Kylan, una volta rincontrato.
Nutriva un’immensa fiducia nel suo amico, ed era certo che, mentre era via, aveva fatto un ottimo lavoro, mantenendo anche la promessa di occuparsi della sua Christine. Non vedeva l’ora di rivedere anche lei. Quella giovane che era stata in grado di rubargli il cuore in poche settimane e di donargli un figlio che non sapeva ancora se fosse nato o no. Purtroppo non aveva avuto modo di mettersi in contatto con loro mentre era a Nord, per cercare di non destare alcun sospetto, perciò era ignaro di tutto ciò che era accaduto mentre era stato assente, così come non aveva avuto modo di informare Kylan che lui e Bridgette fossero dalla stessa parte. Sperava che non fosse troppo tardi per riferirglielo.
L’ultimo fattore che stava creando in lui una sorta di timorosa aspettativa, era la cerimonia d’incoronazione di Bridgette che sarebbe avvenuta il giorno stesso. Sperava che tutto sarebbe proceduto senza intoppi, trattandosi di una cerimonia pubblica.
Scese dal suo cavallo, dirigendosi verso le porte della Fortezza, seguito dai suoi uomini.
- Fahraq Uzvet, tesoriere della corona – si annunciò agli uomini di guardia alle porte.
Questi diedero un’occhiata svelta a lui e alla scorta dietro di esso, poi risposero. – Bentornato nella capitale, Fahraq. Il Primo Cavaliere vi attende nella sala dei ricevimenti.
- Grazie.
A ciò, il giovane Tarly entrò nella Fortezza e si diresse verso la sala indicata, gli uomini dietro di lui cercarono di rimanere impassibili nonostante non avessero mai visto la capitale, né tanto meno fossero mai entrati nella Fortezza Rossa.
Non appena entrò, Sam non poté fare a meno di sorridere, ma prima si guardò intorno cauto.
- Non temere, la sala è vuota e non entrerà nessuno se non sotto mio ordine –lo rassicurò da lontano il Primo Cavaliere.
- Sembra passata un’eternità, amico mio – gli disse Sam senza attendere un minuto di più per abbracciarlo calorosamente.
- Già – rispose Kylan accennando un sorriso mentre ricambiava. – Ti sei perso parecchie cose, straniero. Sono felice che tu sia di nuovo qui.
- Strano a dirsi, ma anche io.
- Com’è andata a Nord, con la tua famiglia? – gli chiese poi il giovane Marbrand staccandosi dall’abbraccio.
- Anche io ho parecchio di cui informarti, Kylan – rispose Sam sorridendo al ricordo.
- Avremo modo di dirci tutto, dopo l’incoronazione di questo pomeriggio – aggiunse il biondo posandogli una mano sulla spalla, per poi alzare lo sguardo oltre l’amico e osservare i cinquanta uomini che apparivano esattamente come quelli che conosceva e che aveva appositamente mandato a Nord a tale scopo.
Li squadrò uno per uno, rivolgendosi poi a Sam. – Dunque sono loro.
- Sì, ma il piano iniziale è un po’ mutato, a causa di alcune conoscenze che ancora non possedevamo quando lo abbiamo ideato: per non uccidere i tuoi uomini, dobbiamo necessariamente alternare la tecnica replicata dei Senza Volto con un incantesimo di  mutaforma esercitato a distanza da Eveline – confermò l’altro.
A ciò, Kylan si voltò a guardarlo sorpreso. – Tua cugina è tornata a casa??
- Sì. Tutti i miei cugini. Eccetto colui che oggi diverrà ufficialmente futuro re dei sette regni, naturalmente – rispose il Tarly accennando un sorriso tra il felice e l’amaro. – Ma avremo modo di parlarne meglio.
- D’accordo – riprese Kylan tornando a guardare gli uomini. – So che ciò che vi trovate a fare è inusuale. Io non vi conosco e voi non conoscete me, ma combattiamo per la stessa causa, e siete tenuti ad interpretare la parte di coloro che mi conoscono da anni, di coloro che io conosco da anni. Vi aiuterò in questo, non temete. Come avrete già dedotto, io sono Kylan della casata Marbrand, Primo Cavaliere del re. Per far funzionare la cosa, dovrete essere molto cauti e mostrare sempre, necessariamente, la massima attenzione, in ogni mossa che farete, specialmente nella vostra posizione. Approdo de re è diverso da qualsiasi luogo voi siate abituati a conoscere. Siete in un covo di serpi velenose, scaltre e affamate. Ognuno qui è un possibile bersaglio da abbattere, eccetto coloro dei quali avete la certezza di potervi fidare. Occhi aperti. Sempre.
Gli uomini annuirono cercando di mostrare una certa sicurezza.
- Passeremo del tempo insieme appena mi sarà possibile, del tempo in cui io vi istruirò sulle personalità che state interpretando. Il re non conosce bene i cavalieri che combattono per lui, eccetto coloro che gli sono a stretto contatto, ma gli stessi cavalieri, invece, conoscono bene i loro compagni d’arme. È da loro che dovete guardarvi. Nel frattempo, cercate di mantenere un profilo basso e di evitare di avere contatti con gli altri cavalieri, sempre con la massima discrezione.
Intanto, ne approfitto per darvi alcune informazioni generali e infarinature che farete bene a tenere bene a mente: il re non ama che posiate anche solo gli occhi su qualcosa di sua proprietà, in questo caso, dovrete evitare di avere contatti troppo diretti con la futura regina, dato che, al momento, lei sembra essere l’unica che catalizzi tutta la sua attenzione e che lo spinga a non procurarsi delle concubine nel tempo libero. Lady Bridgette Greyjoy non ama che il re sia troppo geloso nei suoi confronti, è stata in grado di fargli allentare un po’ la corda, ma voi fareste comunque meglio a non rischiare in ogni caso. Ad ogni evento formale, informale, privato o pubblico come l’incoronazione che si terrà questo pomeriggio, dovrete mostrare il massimo distacco ed trattenere qualsiasi reazione esplicita dinnanzi a ciò che vi troverete dinnanzi: preparatevi a vedere cose che vi svuoteranno completamente e che vi faranno seccare il sangue.
Ultime indicazioni di prima importanza: per nessun motivo date modo ad Hoxana Aemchaar di avvicinarsi a voi o anche solo di spostare la sua attenzione su di voi, specialmente se in relazione al principe Hayden e al suo drago.
Riguardo questi ultimi due, potrebbe venirvi chiesto di scortare anche il principe, tra tutti, considerando che siete tra i migliori cavalieri dell’esercito della corona. Oltre a dover far valere la vostra abilità ed efficienza, quando vi trovate in compagnia del principe, non osate assolutamente nulla. Non guardatelo troppo, non toccatelo se non è assolutamente necessario, non rivoltegli parola se non siete costretti a farlo, così come con il drago. Né Hayden, né Haylor dovranno attirare troppo il vostro interesse, intesi?
- Intesi – risposero all’unisono.
- Bene – concluse, per poi spostare lo sguardo su Sam. – Prima dell’incoronazione, voglio mostrarti qualcosa. Prendi il tuo mantello e seguimi – lo esortò.
Poco dopo, Sam si ritrovò in direzione di Fondo delle Pulci, diretti verso un luogo che il ragazzo non stava riconoscendo.
Non appena Kylan bussò alla porta di una delle piccole abitazioni semifatiscenti del luogo, questa si aprì rivelando la figura di un giovane uomo dai capelli scuri e gli occhi grigi.
Il giovane guardò prima Kylan, poi spostò lo sguardo su di lui, realizzando qualcosa e facendoli entrare.
- Sembri davvero uno di quei qarthiani – affermò quello che sembrava essere il padrone di casa osservandolo una volta che furono dentro, mentre Kylan si toglieva tranquillamente cappuccio e mantello. – Mi chiamo Alain – aggiunse poi lo sconosciuto, porgendogli la mano.
Sam spostò lo sguardo confuso su Kylan.
- Tranquillo, qui siamo al sicuro – lo rassicurò il cavaliere.
A ciò, Sam si spogliò del mantello a sua volta e strinse la mano. – Sam. Sam Tarly.
- Io sono Erin – si presentò all’improvviso una ragazza, piombando nella stanza e porgendogli la mano anch’ella.
- Alain ed Erin sono due fidati informatori.
- Informatori di chi, esattamente? – chiese il ragazzo, ma Kylan non fece in tempo a rispondere, che qualcun altro fece il suo ingresso nella stanza, da una delle altre stanzette.
- Insomma, la sto cullando da un’ora e venti minuti almeno, ma la fagottina sembra non volerne sapere di appisolarsi se non intravede le sue amate ciocche bionde da stringere. Ho provato di tutto, anche a cantare. Insomma, io che canto, non so se rendo l’idea, ragazzi. Mi manca da tentare solo una danza del ventre e poi le avrò provate tutte – esordì il nuovo arrivato, cullando una neonata vispa, in salute, con la pelle mulatta, i capelli scuri e metà del visino semideformato, tra le braccia. La bambina rideva di gusto e sembrava non volerne sapere di dormire senza le braccia familiari con le quali ormai era abituata.
Non appena l’uomo alzò la testa dalla piccola, si rese conto di essere fissato dai quattro, individuò Kylan tra le nuove presenze, e osservò con circospezione l’altro. – Da quanto tempo sei arrivato, Marbrand? Potevi venire in camera a farla addormentare invece di farmi dannare. Il giovanotto dalla pelle cadaverica e gli orecchini in posti improbabili sarebbe chi penso io … ?
- Voi siete … ser Bronn, per caso?? – chiese Sam incredulo, ricordando vagamente quel viso da mascalzone intravisto una o due volte quando era bambino, nelle rare occasioni in cui Meera e altri amici di famiglia venivano a visitare Grande Inverno.
- In carne ed ossa. E tu dovresti essere il giovane Sam Tarly travestito da demonio di Qarth. Sei cresciuto, per gli dèi! – rispose il mercenario.
- Lascia, dalla a me – intervenne Kylan avvicinandosi all’uomo e prendendole la piccola dalle braccia, la quale si accucciò subito sul suo petto non appena entrò in contatto con lui.
Non appena vide la scena, a Sam salì un presentimento. – Chi è questa bambina …?
A ciò, tutti i presenti si guardarono tra loro, prima che Kylan rispondesse alla domanda accennando un sorriso. – Il suo nome è Agnes.
- Come tua madre.
- L’ho fatta nascere io. Lei è tua figlia, Sam – gli confermò il giovane Marbrand.
- È tua figlia ed è un miracolo vivente – aggiunse Erin.
- Non ci posso credere … - sibilò il ragazzo incredulo, con gli occhi lucidi  e fissi sul volto semi sformato della piccolina, il quale passava in secondo piano al suo sguardo vivace e ai suoi occhioni enormi.
Ella lo guardò con diffidenza, aggrappandosi con le manine ai vestiti di Kylan, il quale la porse all’amico.
Ma la neonata cominciò a piangere non appena le braccia sconosciute di Sam la inglobarono, così la riprese il cavaliere. – Vedrai che andrà meglio – lo rassicurò quest’ultimo. – Ha solo bisogno di abituarsi. Non ha mai visto suo padre, non ti conosce.
- Sì, ha solo bisogno di abituarsi, non temere: magari quando compirà vent’anni vorrà stare tra le tue braccia – commentò Bronn con il suo solito sgradito umorismo.
- Taci, Bronn – lo zittì Kylan.
- Che c’è? Volevo solo dire che la pulzella sa’ già da ora cosa vuole e come lo vuole. Sarà una tosta da grande.
- Mi spiegate per quale accidenti di motivo ho ritrovato la mia stessa figlia tra le braccia di questo imbecille appena sono entrato in questa casa? – chiese Sam lievemente frustrato. – Ma soprattutto che ci fa lui qui ad Approdo, e dove sono Christine e Xavier?
- Sono parte attiva della cospirazione contro la corona nel ruolo di mercenario del Maestro dei Sussurri del re, nonché quel palle mosce di Podrick – rispose Bronn.
- Podrick? Intendi dire Podrick Payne? Ho solo udito parlare di lui. Nessuno ha avuto sue notizie da parecchi anni.
- Ma appena sei partito è ricomparso, in compagnia di Bronn, dimostrando di essere un ottimo alleato e un eccellente Maestro dei Sussurri, secondo solo a al famoso Ragno Tessitore – spiegò Kylan.
- Avevi ragione, mi sono perso molto, a quanto vedo – sussurrò Sam cercando di metabolizzare.
- Xavier e Pod sono alla Fortezza Rossa – aggiunse il cavaliere.
- Mentre Christine arriverà a momenti. Non appena ha saputo del tuo arrivo oggi, è andata in visibilio – lo informò Erin.
Qualche istante dopo, qualcuno bussò con vigore alla porta della casa.
Alain non fece neanche in tempo ad aprire, che Christine piombò dentro con il fiatone. – Dov’è?! – esclamò riprendendosi dalla corsa.
Quando alzò lo sguardo e vide il suo amato dinnanzi a lei, che la guardava con quegli occhi scuri che tanto amava, lucidi e più grandi del solito, gli saltò tra le braccia, baciandolo con passione e gioia mal contenuta. – Sei qui … sei davvero tornato da me … - sussurrò staccandosi e prendendogli il viso tra le mani, facendo toccare i loro nasi.
- Sì, mia dolce compagna … sono tornato da te – le confermò non stancandosi mai di guardarla, stringendole i fianchi e baciandola di nuovo.
- L’hai vista? Hai visto quanto è bella? Ti somiglia ... – gli disse la giovane donna, posando lo sguardo su sua figlia in braccio al cavaliere.
- Somiglia di più a te … e non potrei esserne più felice – aggiunse Sam guardando la sua amata prendere la piccola tra le sue braccia e avvicinarsi a lui, cullandogliela in mezzo al suo abbraccio.
- Ciao, Agnes. Il tuo papà è qui – sussurrò lui baciandole la fronte.
Mentre osservava fiero il suo amico ricongiungersi alla sua famiglia, Kylan fece segno a Bronn di andare.
- Ve ne andate già? – chiese all’improvviso Sam vedendoli rinfilarsi il mantello.
- Tu puoi restare ancora un po’, ma io io devo ultimare gli ultimi preparativi per l’incoronazione. Sarà tra poche ore. Ci vediamo più tardi alla Fortezza – lo salutò, facendo poi un cenno anche agli altri e uscendo dalla casa, seguito da Bronn.
 
 
 
Bridgette udì qualcuno bussare alla porta delle sue stanze mentre si pettinava la chioma fluente dinnanzi allo specchio.
- Avanti, entra pure, Therese – disse continuando a pettinarsi.
- Forse manco di un pizzico di femminilità per essere lei – rispose una voce maschile che ella conosceva bene e di cui non attendeva la visita.
Si voltò sorpresa verso il re e gli sorrise. – Oh sei tu! Ero convinta fosse una delle mie ancelle. Doveva venire per acconciarmi per l’incoronazione – spiegò alzandosi in piedi e avvicinandosi a lui.
- Avresti preferito fosse lei? – le chiese l’uomo con del timore sincero ad adombrargli il volto barbuto.
- Assolutamente no. Anzi, ti sono grata per la piacevole sorpresa – lo rassicurò poggiandogli le mani sulle guance, avvicinandolo a sé e donandogli un bacio lento.
Egli le posò le mani rudi all’altezza del costato coperto dal tessuto di seta sottile, con la massima delicatezza, e quando si staccarono, la osservò facendo scorrere gli  occhi dal naso, alle guance, agli occhi, al mento, fino ad arrivare alla chioma folta, setosa e di un colore più bello dell’ambra stessa poiché illuminato dai raggi del sole fuori dalla finestra.
- Non ti serve acconciarti: sei perfetta così – sussurrò adorante.
 Ella sorrise. – I tuoi occhi sono accecati dall’amore, caro.
- La mia vista non è mai stata così accurata, credimi – le disse accarezzandole alcune ciocche. – Non ho mai toccato, guardato o trattato una donna come tocco, guardo e tratto te. Non ho mai conosciuto una donna come te e mai avrei mai sperato che esistesse una creatura simile. Vivevo nell’ombra prima di conoscerti, e solo dopo questi ultimi mesi, sento che la mia vita è davvero completa – disse con un tono debole, sussurrato, calmo, molto differente da quello autorevole che utilizzava solitamente.
Ella lo scrutò in silenzio mentre egli continuava ad accarezzarle i fili d’ambra.
– Non potrei esserne più felice e appagata, mio amore.
Tuttavia, percepisco il tuo animo turbato. C’è qualcosa che vuoi dirmi?
- No, non sono turbato, anzi … sono solo immensamente felice che, tra poche ore, tu sarai ufficialmente la mia regina – le disse inginocchiandosi e appoggiandole la testa sul ventre, circondandole morbidamente la vita con le braccia.
A ciò, ella prese ad accarezzargli i capelli. – Anche io lo sono. Specialmente perché è una tappa più vicina alle nostre nozze. Quando ci sposeremo, sarò tua completamente, corpo e anima.
- Non potrei venerare il tuo corpo più di quanto io già non faccia, ma, nonostante ciò, venero di più ciò che vi si cela all’interno. Non mi era mai capitato: non bramo il giorno del nostro matrimonio per possedere il tuo corpo, ma solo perché voglio che tutto il mondo sappia quale meraviglia ho la fortuna di avere al mio fianco.
- David … mi stai lusingando sin troppo.
- Non è mai troppo.
Sai, ultimamente,  sto riflettendo su molte decisioni che ho preso finora – cominciò rialzandosi e sedendosi sul maestoso letto a baldacchino della sua futura sposa. Ella lo raggiunse e gli si accomodò accanto.
- Credo che il motivo principale che mi abbia spinto a farlo, è stato il tuo arrivo. Poi, c’è stato il risveglio di Hayden, che ha contribuito anch’esso. Così una serie di eventi avvenire.
Quando ero solo un bambino, mio padre non faceva che ripetermi che la forza di un uomo si misurasse dal timore che gli altri nutrissero nei suoi confronti. “I favori, la gloria, il potere, si ottengono con nulla di diverso dalla lama di una spada”. Egli forgiava i suoi uomini su questo criterio sconfiggendo i suoi nemici uno ad uno con una ferocia e un ardore senza pari. Quando morì avevo diciotto anni. Mi fece promettere che avrei smosso mari e monti per ristabilire il vecchio regime. Sette regni diversi non potevano governarsi da soli. Necessitavano di un’influente e intrepida personalità  che non nutrisse alcun timore di governare con la spietatezza che un popolo tanto turbolento meritava.
Egli era un grande comandante. Come io non lo sarò mai – continuò nostalgico. – Quando ero con lui, mi sembrava sempre di essere troppo debole, buono, inadatto.
Invece, da qualche tempo, sento di aver ecceduto nell’altro verso, nonostante, per tutta la mia vita, io abbia creduto che non esistesse un limite da oltrepassare nel divenire grandi uomini.
- Tuo padre non ti ha mai insegnato a distinguere la differenza tra un “uomo grande” e un “uomo potente”.
E non hai neanche avuto una madre che ti aiutasse ad affinare il tuo giudizio nella visione delle cose, che ti insegnasse a distinguere anche il grigio, oltre al bianco e al nero.
Io non ho mai voluto essere una grande donna. La mia seconda madre diceva sempre a me e alle mie sorelle che, un giorno, saremmo diventate donne potenti, ma mai grandi. La grandezza è un’aspirazione troppo lontana, qualcosa che non possiamo permetterci.
Lei lo diceva a noi, ma nella sua voce riuscivo chiaramente ad intendere una brama repressa da anni, un desiderio incallito e marcio di diventare qualcosa che non sarebbe mai potuta essere. Per colmare quell’insoddisfazione, disilludeva noi. Tipico.
Ma l’ambizione non è mai stata nei miei, di desideri.
Tu vuoi essere potente perché credi che voglia dire essere grande, gli uomini bramano la ricchezza perché vogliono ottenere la fama, le donne desiderano la bellezza e la giovinezza perché credono che in tal modo verranno amate.
Tutto porta a qualcosa, ogni causa è mascherata da effetto, ed io sono sempre stata immune a simili tipi di inganni.
Volevo solo una cosa e quando l’ho avuta, l’ho distrutta.
L’unica brama alla quale io abbia mai ceduto, mi ha lasciato vuota, avvelenata, senza vita.
Questo è stato il più grande errore che io abbia mai compiuto.
Dovresti smettere di alimentare i tuoi desideri, perché, alla fine, ti ritroverai svuotato anche tu – gli disse accarezzandogli la guancia rasposa.
Egli la prese e gliela baciò con lentezza. – Cosa farei senza di te? Sento che se tu dovessi abbandonarmi un domani, la mia vita finirebbe.
In questo momento mi sento fragile come non mi sono mai sentito.
Sto cominciando a chiedermi se la mia corte, se i miei uomini mi siano davvero fedeli, se, in realtà, non siano tutti traditori che vorrebbero solamente vedermi morto e che farebbero bene a volerlo. Proprio come è accaduto al Re Folle.
Io cosa ho fatto per loro fino ad ora? Cosa ho fatto per spingerli a combattere per me?
- Ti riferisci a qualcuno in particolare?
- Le persone di cui mi fido di più a questo mondo e alle quali affiderei la mia vita senza neanche pensarci, siete tu e ser Kylan.
Lui è al mio fianco da anni, mi assiste in ogni istante della mia vita con lealtà e grande diligenza, mi ha sempre consigliato saggiamente e ha combattuto e rischiato la vita per me in battaglia, sotto mio ordine.
Io, fino ad ora, non ho fatto altro che torturarlo mentalmente, prima trattando suo padre come uno straccio per pulirmi i piedi, poi piegando la sua volontà al mio, di volere, con degli ordini dissacranti, e, infine, testando la sua resistenza e fedeltà tramite il dolore e la perdita dei suoi affetti.
È questo che dovrebbe fare un re con un uomo tanto valoroso?
- Sono certa che egli sa quel che fa e se ha deciso di rimanerti profondamente fedele fino ad ora, ha sicuramente visto qualcosa in te che lo spinge a restare al tuo fianco.
- Ha quasi l’età per essere mio figlio, ma è sempre dieci passi avanti a me, perciò lo vedo come un fratello. Come accadrebbe con te, sento che, se lui dovesse voltarmi le spalle, ciò mi ucciderebbe.
- Non succederà. Non temere, caro.
- Sai, fin dall’inizio del mio regno, desideravo un figlio acquisito, un giovane Targaryen, sangue della stirpe prediletta e spirito di un re nato per esserlo, che rispecchiasse totalmente il mio ideale.
Ma ora che l’ho avuto, che Hoxana lo ha creato per me, sento di aver rubato qualcosa di prezioso a qualcuno. Quando lo guardo, provo soddisfazione, ma, al contempo, sento anche un immenso senso di colpa montarmi dentro. Sono arrivato al punto di desiderare che lui ritorni com’era un tempo, prima che Hoxana facesse ciò che gli ha fatto sotto mio comando. Mi illudo che lui sia normale – La guardò come se cercasse una sorta di consolazione da parte sua. – Mi sono reso conto che c’è qualcosa che non va. Ho sbagliato.
- Non ritornerà più il ragazzo che hai fatto rapire, David. Sì, hai sbagliato – gli disse accennando un sorriso amaro.
- Le tue parole dure … stanno guarendo le mie ferite in qualche modo – sussurrò baciandola. – Non ho mai mostrato la mia debolezza a nessuno.
- Potrai mostrarmi la tua debolezza tutte le volte che vuoi e io saprò accoglierla. Gli uomini che hanno l’audacia di piangere dinnanzi alla loro fragilità, sono degni di tutto l’amore e la dedizione di una donna.
- Oh, mia sposa, ti giuro che cambierò. Migliorerò, lo farò per te e per i miei fedeli, facendomi guidare dal tuo immenso giudizio – la supplicò come ad una madre, con voce instabile e appoggiando nuovamente la testa sul suo ventre.
Di fronte a tanta cieca e sofferente devozione, Bridgette rimase perplessa, riuscendo anche a provare un briciolo di compassione per quel bambino cresciuto senza la rassicurante presenza di una figura materna, oppresso da una natura vile e da un padre della più bassa specie di uomo.
- Perdona la mia stoltezza e inadeguatezza, mia eccelsa, ed io farò in modo che tu avrai tutto ciò che tu possa desiderare, finché morte non ci separi.
- E le tue brame nei confronti di Eveline Targaryen? Che mi dici di lei? – gli sussurrò ella tirandolo su.
- Mi sono dimenticato di lei nell’istante in cui tu mi hai rivolto la parola, mia regina – rispose senza alcuna ombra di dubbio.
- Bene. Se è così, dunque, ritira l’ordine di cattura nei suoi confronti – colse la palla al balzo la Greyjoy.
- Mia sposa, l’ordine di cattura serve più per evitare che ella possa aspirare a riprendere il trono che le spetta …
- È risaputo che ella non ha mai voluto regnare. Non ti ruberà il tuo trono, né il popolo la spingerà a volerlo. I suoi diritti di regnare si riducono a quelli di suo padre: Walter non ha mai sfiorato questo trono, di conseguenza, a lei non spetta nulla. Se la vuoi ancora nonostante le premesse, ciò vuol dire che la tua fissazione nei suoi confronti brucia ancora in te, viva come non mai, al contrario di ciò che affermi.
- Ritirerò l’ordine di cattura, se ciò servirà a dimostrarti che dico il vero e che quella ragazza non suscita più alcun tipo di interesse in me – affermò deciso.
- Bene – disse lei sorridendo e ripagandolo con un altro bacio. – Ora è quasi giunto il momento, mio amato: attendimi seduto su quel trono, e mi vedrai arrivare per raggiungere il tuo fianco.
 
 
Quando il momento finalmente giunse, osservò da dietro le quinte l’immensa platea composta dalle più prestigiose famiglie che alloggiavano nella capitale, sugli spalti, in sua attesa.
La decisione di far svolgere la cerimonia nell’arena edificata nel luogo in cui un tempo ergeva il maestoso Tempio di Baelor poi distrutto da Cersei Lannister, era stata condivisa di comune accordo.
Riusciva a scorgere alcuni visi da lì sotto, tutti con l’attenzione catapultata verso il centro dell’arena che avrebbe ospitato la sua incoronazione ufficiale.
Rifletté sugli eventi delle ultime ore, degli ultimi mesi, ma, in particolare sulla conversazione che aveva intrattenuto con i Superni, associata a quella dello stesso pomeriggio con David.
I fatti che avrebbero dovuto seguire, erano chiari, limpidi dinnanzi ai suoi occhi specchio del mare in tempesta.
Era sola in quello spazio di pochi metri, all’ombra dal sole cocente e dagli sguardi di tutti, in attesa del cavaliere che avrebbe dovuto scortarla oltre l’entrata dell’arena.
Dopo qualche altro minuto, venne affiancata dal giovane Marbrand.
- Sarete voi a scortarmi? – gli chiese continuando a guardare fissa dinnanzi a sé.
- Mi è stato richiesto personalmente dal re, milady.
- I palchi sono colmi anche di nobili provenienti da lontano, giunti qui appositamente per questo evento. Non mi aspettavo un affollamento simile.
- I più vecchi dicono che non si vedeva tanta gente tutta insieme dal Torneo di Harrenhal – confermò Kylan.
- Non ne riesco a comprendere il motivo, per quanto mi sforzi.
- Non hanno avuto una regina dei Sette Regni dalla morte di Cersei Lannister vent’anni fa. I sudditi vogliono conoscere quella che sarà la loro regnante d’ora in avanti.
Ella si voltò a guardarlo e lui fece lo stesso.
- Siete pronta? – le chiese porgendole il braccio.
La giovane donna rispose poggiandovi la mano e aggrappandovisi come era consuetudine.
Cominciarono a camminare in avanti, verso l’ingresso dell’arena.
- Loro hanno un piano ben preciso in mente. Mi hanno detto tutto – gli comunicò ella.
- “Loro”?
- Immagino che il vostro amico non abbia avuto ancora il tempo di dirvi nulla. Combattiamo per la stessa fazione, perciò sarà meglio che la smettiamo di scuoiarci a vicenda. Credo di aver ricevuto la conferma definitiva alle loro parole quando il mio futuro sposo mi ha rivelato cosa vi ha fatto, ser Kylan.
- I Superni non sono propriamente nostri alleati. Lo sono solo quando sono invischiati interessi finanziari.
- Credo vi convenga tenerveli stretti ugualmente. GreyShade ha bisogno di loro. Noi tutti, abbiamo bisogno di loro.
Se io, voi e gli altri seguiremo le loro indicazioni, Hoxana non costituirà più una piaga per questo mondo.
- Hoxana non è il tassello più in alto. Lei è un problema secondario.
- Una predisposizione ottima quella di puntare all’apice. Ma non vi affaticate in questo, poiché non avete nulla a cui puntare. Lo avete già raggiunto.
I due si fermarono a qualche centimetro dall’ingresso. Un altro passo, e i raggi accecanti che illuminavano l’arena li avrebbero invasi.
- Abbattere l’apice sarà più facile di quanto avessi mai sperato – continuò la Greyjoy prima di avanzare. – Io e te siamo i suoi talloni d’Achille. Noi due siamo gli unici a possedere il potere di distruggerlo. E credimi, dopo averlo scoperto, dopo ciò che ho udito da lui, in un altro universo, mi addolorerebbe esserlo.
Tieni in mente il potere che abbiamo, perché non potrebbe farlo nessun altro all’infuori di noi. Né GreyShade, né Hoxana, né Hayden, né Samwell, né i Superni, né Eveline Targaryen, né gli altri ribelli. Nessun altro – concluse guardandolo dritto negli occhi e varcando la soglia che l’avrebbe resa esposta a centinaia di persone esultanti.
Camminò da sola, in mezzo a quel deserto di terra dura e arida, guardando solamente fissa dinnanzi a sé: David, seduto sul gradito più alto della platea, un trono fatto su misura per lui, le sorrideva più raggiante che mai; alla sua destra il principe Hayden era seduto accostato dal maestoso drago dal manto avorio; gli altri componenti del consiglio disposti ai lati, innalzati rispetto al restante della folla: Sam, Xavier, Podrick, Bronn. Una sola grande figura tra loro era assente con costernante evidenza, lasciando il fianco di Hayden vuoto della slanciata presenza dalla chioma vermiglia e le iridi di titanio.
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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