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Autore: Anonima Italiana    14/12/2018    5 recensioni
La mia versione della storia di Ade e Persefone, una storia dark con molti momenti di luce.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Demetra, Persefone, Zeus
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Camminando fianco a fianco, Ade e Persefone tornarono alla reggia che si ergeva imponente al centro del Regno degli Inferi. Ai due lati della Reggia si trovavano due cipressi dove zampillavano due fontane: quella delle Memoria (di cui bevendo le sue acque si potevano ricordare le cose amate) e dell’Oblio (di cui al contrario, bevendo da essa si cancellava qualunque memoria di qualunque cosa accaduta durante la propria vita mortale). I confini del Regno erano delimitati dal fiume Stige, le cui acque permettevano di vedere cosa accadeva sulla Terra.
Una volta rientrati, mentre percorrevano il lungo corridoio principale, si sentì improvvisamente un brontolìo ben poco divino proveniente dallo stomaco della giovane, la quale piena di vergogna arrossì mettendosi una mano sulla pancia nel tentativo di fare come se nulla fosse successo.
Ade scoppiò a ridere, con grande stupore di Persefone che non avrebbe mai immaginato che il dio degli Inferi sapesse farlo; oltretutto doveva ammettere che aveva una bella risata calda, gradevole, che faceva piacere sentire e strappava un sorriso a chi gli stava vicino. Come stava accadendo in quello stesso momento a lei, ad esempio.
 
- Mi spiace, ma…è da stamattina che non ho mangiato nulla…- spiegò mortificata.

Ade le accarezzò una guancia.
 
- Perdonami Persefone, sono talmente abituato a regolarmi esclusivamente su me stesso che non ho pensato anche a te. Non  accadrà mai più, te lo prometto. Se mi dai un po’ di tempo e potrò invitarti a cena. –

Così si separarono, la giovane dea diretta verso la sua stanza. Qui passò il suo tempo riposandosi dalla lunga passeggiata negli Inferi e dalle varie emozioni che sentiva agitarsi dentro di sé e che riguardavano la sua nuova situazione, il posto in cui si trovava, gli incontri che aveva fatto e naturalmente Ade, che stava prendendo sempre più spazio nei suoi pensieri,  oltre ovviamente a espletare le abluzioni in preparazione della cena.

Non dovette attendere molto per sentire bussare alla porta della stanza; era Ade che, porgendole il braccio, la guidò nel salone della reggia, dove entrambi sedettero a un tavolo già apparecchiato con cibi di vario tipo, in particolare pane, carne e dolci.

Mentre Persefone mangiava affamata, dovette ammettere con sé stessa che la cena non era affatto male, e che Ade, che conversava con lei raccontandole particolari del suo Regno, era una piacevole compagnia. Mentre chiacchieravano, lo osservava con attenzione: aveva sempre sentito descrizioni terribili su di lui, sua madre stessa glielo aveva sempre descritto come un mostro sia nel carattere che nell’aspetto, ma a lei non sembrava affatto così. Fisicamente, anzi, le sembrava piuttosto attraente: certo il colore della sua pelle era molto pallido, ma era alto, fisicamente ben proporzionato e ben fatto, aveva capelli neri e ricci che gli arrivavano quasi fino alle spalle, soprattutto aveva gli occhi neri che a Persefone, suo malgrado, piacevano sempre di più.
 
- Prima hai accennato a un giardino che avevi visto, che ti era piaciuto…qual’è?- chiese Ade

- Oh, sì! E’ un giardino molto vasto, con molti alberi e cespugli, ma quasi completamente invaso dalle erbacce...- 

- Deve essere il Giardino dei Frutti degli Inferi. Vedi, quando ottenni il mio Regno chiesi anche che mi fosse concesso di avere un giardino dove potessero crescere frutti come sulla Terra, nonostante l’ambiente inospitale. Apollo mi mise a disposizione alcune sfere che potevano rimandare la luce del sole, dato che senza di essa non crescerebbe nulla. I risultati non sono però stati quelli sperati: i frutti crescono, ma lentamente e in modo stentato. Ci vorrebbe qualcuno con l’abilità e la passione necessaria per curarlo….- 

Subito Persefone, sentendosi “nel suo elemento”, non perse l’occasione per proporsi.
 
- Potrei pensarci io, che ne dite? L’ho sempre fatto, è la mia abilità da tempo, adoro occuparmi della natura e di tutto ciò che la riguarda!-

Notando deliziato  il colore diffuso sulle sue guance e la scintilla nei suoi occhi, Ade acconsentì con piacere.

- E va bene, mia Regina, dimmi solo ciò che ti occorre e in men che non si dica avrai tutto a tua disposizione. Ti darò carta bianca, in fondo chi meglio della Dea della primavera per occuparsi di queste cose?-

La cena si concluse con Persefone che illustrava con entusiasmo i cambiamenti che avrebbe apportato al Giardino dei Frutti degli Inferi, e Ade che l’ascoltava contento di vedere che si era stabilito un punto di contatto positivo fra loro. Soprattutto, era contento di vedere che Persefone non aveva più paura di lui e che accettava la sua compagnia.
Mentre uscivano a braccetto dal salone, qualcosa attirò l’attenzione della fanciulla: incastonato nella cintura dell'abito vi era  qualcosa che sembrava un fiore brillante. Che strano, pensò Persefone avvicinandosi e guardandolo bene.

- Ma…questo…è il fiore che vi ho regalato quando ci siano visti la prima volta!- esclamò stupefatta.

- Sì mia cara. E’ proprio quello. Il più bel regalo che abbia mai ricevuto. Non avrei potuto conservarlo a lungo una volta tornato qui, così l’ho fatto trasformare in un fiore-gioiello, in modo che potrò averlo sempre con me-

- E’ diventato un oggetto prezioso- disse Persefone osservandolo ammirata.

- Per me lo è sempre stato, a maggior ragione perché viene da te- rispose Ade guardandola intensamente.Persefone arrossì distogliendo lo sguardo senza rispondere, ma di nuovo sentì la piacevole sensazione di calore e piacere che già aveva provato, e dovette prendere atto che anche il suo corpo reagiva ad essa in modo strano, che lei non aveva mai provato…..
 
 


Quando aveva visto che sua figlia non rientrava, Demetra preoccupata aveva cominciato a cercarla nei luoghi preferiti della giovane, invano. Passando le ore e non ottenendo alcun risultato dalle sue ricerche, aveva cominciato a percorrere la Terra in lungo e in largo, cercandola perfino tra i mortali, chiamandola a gran voce, ma nulla. Di Persefone, nessuna traccia.
Demetra era disperata: cosa poteva essere successo? Dov’era sua figlia? La sua ingenua e indifesa Persefone, che lei aveva sempre protetto al massimo delle sue possibilità, dato che ben conosceva i pericoli e i vizi del mondo esterno. Per preservare la sua purezza e mantenerla incontaminata l’aveva cresciuta quasi isolata, fatta eccezione per le ninfe o i mortali che comunque incontrava nel suo lavoro e solo quando affiancava la madre. Aveva certamente notato il carattere fiducioso della figlia e la sua voglia di esplorare nuovi orizzonti, come ogni giovane, ma proprio per questo la marcatura era stata più stretta.
Qualche sera dopo la sparizione di Persefone, Demetra se ne stava depressa e piangente nella stanza della figlia, quando sentì bussare alla porta. Corse immediatamente ad aprire gridando: “Persefone!”, ma sussultò per la delusione trovandosi di fronte Ecate, la misteriosa dea che divideva la sua esistenza tra l’aldilà e il mondo dei mortali trovandosi perfettamente a suo agio in entrambi i mondi.

- Buonasera, Demetra- esordì Ecate con fredda affabilità.

- Buonasera a te, Ecate. Entra pure nella mia umile casa, e perdonami se non ho nulla da offrirti per riverire la tua visita; ma in questi giorni è capitata una cosa terribile.Ecate entrò, accomodandosi. – Ti ringrazio per la tua ospitalità Demetra. Che con mio grande piacere posso ricambiare con qualcosa a te molto gradito. Vengo a portarti notizie di tua figlia.-

- Persefone…dov’è? Come sta?- si agitò subito Demetra.

- Stai tranquilla, cara Demetra: Persefone sta bene e non corre alcun pericolo. Ade l’ha portata con sé nel suo Regno, deciso a farne la sua sposa, e come tale già la sta trattando, circonandola di ogni lusso e di ogni attenzione. Tua figlia sarà Regina! -

L’urlo di disperazione della povera Demetra risuonò per la Terra: tra tutti i destini che poteva immaginare  per sua figlia, era capitato propri il peggiore…sposa del Dio degli Inferi! Quel mostro orribile che viveva circondato dalla morte e dall’oscurità, aveva posato le sue luride pupille proprio sulla sua dolce e pura figlia?!

Ecate, che non si era certo aspettata salti di gioia e che aveva cercato di “indorare la pillola”, intervenne di nuovo.

- Demetra, Ade non è così malvagio come tutti credono! Persefone non mi è ancora stata presentata di persona, ma da quanto ho potuto osservare con le mie arti veggenti, sarebbe una splendida Regina e soprattutto  sa tenergli testa e sa il fatto suo, al punto che…beh, non è proprio così scontato che ci resti, negli Inferi. Da quanto ho potuto vedere lei è ben decisa a tornare qui.-

Ma ovviamente non c’era verso di calmare Demetra.

- Domani stesso mi recherò sull’Olimpo a parlare con Zeus, e se Persefone non mi verrà restituita…-

Ecate la invitò di nuovo alla calma.

- Te l’ho detto, lei non dà alcun segno di voler rimanere lì. Aspetta qualche settimana, potrebbe tornare da sola….- 

Alla fine Demetra si convinse: avrebbe aspettato qualche tempo, non molto, si fidava di Ecate e sicuramente se essa le diceva che Persefone stava bene e non aveva avuto alcun danno era vero.
Ma se entro qualche settimana sua figlia non fosse ritornata a casa allora, che gli Dei cominciassero pure a preoccuparsi…

(fine settima parte)
 
 
N.B: nella mitologia greca, qualunque cibo consumato nell’Oltretomba obbligava chi l’aveva mangiato a rimanervi a vita. Dato che però in questa storia Persefone deve rimanere negli Inferi per un certo periodo di tempo, era impossibile per me fare a meno di farla mangiare del tutto. Ho così modificato il mito mettendo, come cibo “costrittivo” solo i frutti cresciuti nel citato Giardino.

 

 
 
 
 
   
 
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