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Autore: satakyoya    16/12/2018    1 recensioni
Una ragazza che vive a Tokyo e nei giorni nostri, trascorre le giornate tranquille insieme alla sua famiglia e ai suoi nonni.
Ma suo nonno, prima della sua morte, gli raccontava una storia ambientata in un periodo storico giapponese non ben definito. Tutto quello che conosciamo adesso però in quel periodo non esistevano, le città erano villaggi e le case di legno che componevano i villaggi erano governate da qualcuno al di sopra degli abitanti.
La protagonista è una povera cameriera del castello della città di Wake, in Giappone, ma quella povera cameriera vivrà un'esperienza che nemmeno si aspettava e proverà emozioni che non ha mai provato prima.
Se siete curiosi leggete la storia e lasciatemi una recensione. Spero che vi piaccia!
[In questa storia sono presenti alcuni personaggi della Mitologia Giapponese]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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[Alle prime luci dell’alba sei carrozze di legno trainate da due cavalli ciascuno stavano percorrendo la strada che portava al castello del mio villaggio. La stessa strada che io percorrevo prima di partire per questa avventura. Isao, che indossava uno yukata tutto bianco, ordinò ad Emma e Aiko di portare un tavolo basso e sei cuscinetti per terra per potersi sedere nella sala in cui vi erano i troni e così loro fecero e dalle carrozze uscirono sei persone, uno per ogni carrozza. Ognuno di quelle persone indossava uno yukata che era lungo dalle spalle ai piedi e iniziarono a camminare l’uno dietro l’altro. Vennero accompagnati da Sara al piano terra e attraversando tutto il corridoio entrarono nella stanza che si trovava alla loro destra. Dentro la stanza li stava aspettando Isao girato di spalle.
“Benvenuti, prego accomodatevi.” Disse lui girandosi e sorridendo. Fece poi un segnale a Sara che significava di andare via chiudendo la porta.
Le sei persone erano tutti uomini, tre anziani e tre di mezza età. Avevano un’espressione un tantino seria e stressata.
“Isao, cosa significa questa lettera urgente che abbiamo tutti ricevuto ieri? Che cos’è che vuoi dirci, eh?” disse un uomo anziano.
“Si calmi consigliere, si calmi. Vi ho convocati per comunicarvi una cosa importante.” Disse Isao.
“E allora dillo. Stiamo aspettando.” Disse un altro uomo più pacato.
“Come tutti sapete due giorni fa abbiamo tenuto una festa qui dentro, ma quella stessa notte mio padre è morto. Qualcuno lo ha ucciso.” Disse Isao con una finta espressione finta. Questa notizia iniziò a scombussolare la cosa e tutti iniziarono a sussurrare tra di loro qualcosa che non sempre era facile capire.
“Ma com’è possibile? Chi è stato a fare una cosa come questa?” chiese un uomo di mezza età.
“Questo non lo so. Ma purtroppo non è tutto.” Disse Isao con espressione molto triste. Ovviamente anche lì lui stava fingendo.
“Che cosa?” disse un uomo anziano.
“Sfortunatamente mio fratello Inari è sparito dal castello e dal villaggio una volta che la festa finì, quindi non ho idea se sia vivo oppure no, ma spero che lo sia. Jun invece è gravemente malato.” Disse Isao.
“Cosa? Ma non è possibile, insomma lui è sempre stato in ottima salute.” Disse un consigliere anziano. Tutti in quel momento stavano bisbigliando tra di loro e sembravano sbalorditi da questa notizia.
“Ma che cos’ha il signorino Jun? Possiamo vederlo per fargli i nostri auguri i guarigione?” chiese un consigliere.
“Non sappiamo che malattia abbia e nessuno ancora è riuscito a capirlo, ma per sicurezza sarebbe meglio che non vi avviciniate. Nel caso in cui la malattia sia infettiva.” Disse Isao con un finto sorriso.
“Oh, che peccato. Ma in questo modo chi può salire al trono? Chi può garantire pace e benessere per il futuro per le terre controllate da questo villaggio?” chiese un consigliere.
“Mio padre voleva che il suo successore fosse Jun, ma dato che si è ammalato e con il rischio che la malattia possa portarlo alla morte, consiglierei di affidare a me quel compito.” Disse Isao.
I consiglieri si guardarono tra di loro e sembravano perplessi.
“Secondo una norma stabilita da Hiroshi un erede al trono deve essere innamorato o fidanzato con una persona, ma per quel che mi risulta voi non avete nessuno. O mi sto sbagliando?” chiese un consigliere.
“è vero, non ho qualcuno al mio fianco. Però io penso di essere una persona più che adatta per questo ruolo, a meno che voi non abbiate qualcun altro da suggerire.” Disse Isao con sguardo serio. In quell’istante cadde il silenzio per qualche secondo tra di loro, nessuno aprì bocca e nessuno alzò lo sguardo dal tavolo. Ci stavano tutti pensando.
“Nessuno di noi sembra avere qualcuno da consigliare. Da adesso avrete la possibilità di governare, ma per poter esserlo veramente dovrete aspettare il giorno dell’incoronazione. Siete tutti d’accordo su questa scelta?” disse un consigliere anziano. Tutti dissero di sì, l’uno dopo l’altro.
“Bene, allora è deciso. Tra alcuni giorni torneremo e celebreremo la tua incoronazione.” Disse il consigliere più anziano tra tutti i presenti.
“Mi fa piacere. Intanto vi ringrazio per essere venuti e per la decisione che avete preso, signori del consiglio. Una cameriera qui vi accompagnerà alle carrozze.” Disse Isao sorridendo.
Poi tutti i consiglieri si alzarono in piedi e uscirono dalla porta. In fondo al corridoio ad aspettarli c’era Sara che li fece uscire dalla porta principale e li accompagnò alle carrozze. Una volta saliti tutti fecero ripartire i cavalli e attraversarono la strada di fronte al castello.
Da una delle finestre della sala c’era Isao che li aveva visti andare via. Lui stava sorridendo, come enormemente soddisfatto del risultato che aveva appena ottenuto.
“Fantastico, ci hanno creduto. Sono davvero dei sempliciotti a credere a tutto ciò che ho inventato. Il che significa da domani avrò il potere su tutto il territorio e la libertà di fare tutto ciò che voglio.” Disse Isao sorridendo.
Lui si girò, mise le mani sotto le maniche dello yukata che indossava, uscì dalla sala e dal castello e andò da dei soldati (che erano lì vicino) dove gli si avvicinò subito una persona incappucciata. Quella persona si inchinò a terra davanti a Isao e mise una mano a terra.
“I vostri ordini signore.” Disse l’essere incappucciato. Aveva una voce forte e maschile e sentendola sembrava essere molto giovane, ma non saprei definire quanto giovane.
“Voglio che tu prepari un esercito e che lo tieni pronto per ogni occasione.” Disse Isao.
“Dovete fare una spedizione mio signore? In quel caso li farò partire subito.” disse l’essere incappucciato.
“No. Tienili fermi qui e pronti nel caso avessi bisogno. Domani ci sarà la mia incoronazione e dovrai mettere alcuni uomini a sorvegliare il castello e controllate che fatemi da guardie del corpo a distanza. Restate di guardia fino al mio prossimo ordine. E mandate alcuni uomini a cercare mio fratello Inari. Appena saprete qualcosa venite a comunicarmelo all’istante.” Disse Isao con sguardo molto freddo e serio.
“Certo. Ora vado a fare ciò che mi avete chiesto.” Disse la persona sotto il cappuccio.
Subito dopo la persona si girò e corse via più veloce che poteva. Isao invece tornò nel castello, ordinò a Sara di comunicare a tutte le cameriere che dovevano preparare la stanza per domani mattina con cibo, bere e ornare la stanza con tutto ciò che serve per renderla una perfetta cerimonia. Loro si misero subito al lavoro e, dato che io non c’ero, Sara aveva lavorato al posto mio, mentre Isao passò l’intera giornata a progettare la giornata seguente.]
Alle luci dell’alba io mi svegliai e notai che non si era ancora svegliato nessuno. Nemmeno Sachi e Sawako si erano svegliate. Così rimasi ferma a guardare il sole che tramontava per un’ora o un’ora e mezza, poi arrivò Sawako che mi salutò.
“Buongiorno Iris. Cosa ci fai qui?” disse Sawako.
“Buongiorno Sawako. Beh ecco, ieri sera ero venuta per prendere una boccata d’aria fresca e senza accorgermene mi sono addormentata qui. Stranamente ho fatto un sogno strano.” Dissi io.
“Oh capisco… che genere di sogno? Ti va di parlarmene?” mi chiese lei sedendosi vicino a me.
“Certo. Nel mio sogno io ero nel mio villaggio e stavo correndo verso casa mia. Quando entrai vidi mio padre in ottima salute, mi salutò e mi diede un bacio poi se ne andò a lavorare nella miniera. Uscii poco dopo anche io dalla porta e vidi Aki vestito come un principe davanti a casa mia che mi diede la mano e mi portò via.” Dissi io.
“Non capisco che cosa ci sia di strano.” Disse lei.
“La cosa strana è che mio padre è ferito a casa che l’ho medicato prima di andare via, quindi non può essere in salute come nel mio sogno. Invece Aki nel mio sogno era un principe ma nella realtà lui è un ragazzo semplice e povero come me. Per questo non capisco che cosa significa il mio sogno.” dissi io.
“Potrebbe essere una previsione futura, una cosa che avverrà nel futuro e che è legata a ciò che tu hai di più caro, come tuo padre.”
“tu dici?” chiesi io.
“Certo, basta credere nel tuo sogno. Ora, se vuoi scusarmi devo andare a preparare la colazione per tutti.” Disse lei alzandosi in piedi.
In quell’istante arrivarono sia Sachi sia Aki solo che lui si fermo da me, lei ci passò davanti ed entrò in una stanza.
“Buongiorno Iris. Dormito bene?” disse lui
“Si bene. e tu?” dissi io.
“Anch’io. Ma che ci fai qui?” disse lui.
“Niente di che, stavo guardando il sole sorgere mentre pensavo ad alcune cose.” dissi io guardando il cielo.
“Oh capisco… io invece ho dormito benissimo ed erano da alcuni giorni che non dormivo così bene. Che ne dici se ripartiamo per il nostro viaggio?” Disse lui sorridendo.
“Va bene, ma prima vorrei poter mangiare qualcosa insieme a loro. Solo per mettere  qualcosa nello stomaco.” Dissi io.
“Ottimo! Già non vedo l’ora di ripartire!” Disse lui tutto contento.
In quel momento una porta si aprì e da lì uscì Sachi dicendoci che era pronto da mangiare. Lui mi aiutò ad alzarmi ed entrambi ci dirigemmo nella stanza in cui avevamo mangiato ieri. Quella con la pentola sul fuoco e i cuscinetti su cui sedersi intorno ad essa. Sawako era già seduta che stava riempiendo le ciotole con la zuppa, la stessa zuppa di ieri sera, Aki andò a sedersi vicino a lei mentre io e Sachi ci spostammo solo di alcuni passi e capii dal suo sguardo che lei mi voleva parlare di questa notte.
“Iris, prima di andare di là a mangiare vorrei sapere se stanotte sei riuscita a vedere e a parlare con Chiriku.” Mi disse lei.
“Sì, l’ho visto e gli ho parlato.” Dissi io.
“Ti va di dirmi cos’è accaduto?” chiese lei.
“Lui era uscito da questa porta, si era guardato intorno e successe una cosa strana. in poco tempo si trasformò in un fuoco fatuo e dopo un lungo mio discorso parlò lui.” dissi io.
“Che ti ha detto?” disse lei incuriosita.
“Mi ha detto che sono una ragazza dal cuore puro. Che resterà qui per mantenere la pace e per proteggere questo posto.” Dissi io.
“Oh capisco… ti ringrazio per ciò che hai fatto.” Disse lei.
“Di nulla, figurati. Io credo che lui sia una persona che non comunica con voi attraverso la voce, ma comunica e mostra il suo affetto nel proteggere voi e questo posto.” Dissi io.
“Grazie mille.” Disse lei commuovendosi.
Dopo ciò andammo entrambe nella stanza in cui si trovavano Aki e Sawako. Lei ci allungò le ciotole che aveva preparato e dentro c’era la stessa buonissima zuppa di ieri sera. Era così buona che anche quella volta Aki chiese una seconda porzione.
“Diteci, quando intendete ripartire?” chiese Sawako.
“Vorremmo partire non appena abbiamo finito di mangiare.” Dissi io.
“Oh, ma allora è prestissimo. È un vero peccato.” Disse Sachi.
“Già… ” dissi io.
In pochi minuti Finimmo tutti di mangiare e nel completo silenzio. Una volta finito io aiutai Sawako a portare tutto ciò che avevamo utilizzato e poco dopo Sachi venne da noi e mi disse che Aki era pronto per partire. Io lo raggiunsi nella stanza da letto che avevamo usato la notte e lo trovai parecchio contento ed eccitato.
“Iris, sei pronta a partire? Io non vedo l’ora!” disse Aki con le mani vicino al petto.
“Sì certo, però volevo aiutare Sawako prima di partire.” Dissi io.
“Oh, lascia stare lei. Andiamo.” Disse lui.
“Va bene…” dissi io.
Entrambi ci incamminammo verso l’entrata del tempio e quando eravamo lì entrambe le ragazze ci fermarono chiamandoci.
“Aki, Iris, aspettate!” disse Sachi.
“Noi vorremmo darvi questo. È una piccola borsa che puoi tenere su una spalla. Dentro ci ho messo due futon per voi, così da ora in poi potrete riposare comodi.” Disse Sawako. Aki prese la borsa e se la mise sulla spalla.
“Grazie mille.” Dissi io.
“Bene, ora si parte!” disse Aki girandosi e iniziando a camminare.
Io rimasi ferma ancora per un po’ e notai che da lontano, dietro a Sachi e Sawako, vi era Chiriku-sama che mi fissava. Lui era inespressivo eppure se ne stava fermo a guardarmi con il corpo rivolto da un lato e lo sguardo fisso su di me. poco dopo anche Sachi e Sawako si girarono e lo videro, così tutte e tre ci inchinammo in avanti per un paio di secondi e poi raddrizzammo la schiena.
“Iris, che stai facendo? Andiamo!” disse Aki dietro di me.
“Sì, arrivo. Grazie mille ancora per tutto ciò che avete fatto per noi.” Dissi io.
Mi girai e andai a fianco ad Aki dove riprendemmo a camminare.
“Ehi Iris, a che cosa stavi pensando stamattina?” chiese Aki. Io però non lo stavo ascoltando perché ero immersa nei miei pensieri.
“Iris!” disse Aki.
“Eh?” chiesi io.
“Che cos’hai?” mi disse lui.
“Oh niente. Che mi stavi dicendo?” dissi io.
“Ti ho chiesto a cosa stavi pensando stamattina.”
“Oh, a varie cose.”
“Quali sono queste cose? eddai, voglio sapere di che si tratta.” disse lui venendomi davanti e camminando all’indietro.
“Ehi, attento che camminando così rischi di farti male.” Dissi io ridendo.
“Ma che dici, io sono forte e robusto. Stai…” disse lui.
Si fermò di parlare quando con la schiena prese contro un albero. Io mi misi a ridere mentre lui si lamentava del dolore alla schiena.
“E tu che dicevi di essere in grado di non farti nulla.”
“Okay, forse ho un pochino esagerato. Però voglio sapere a cosa stavi pensando stamattina.”
“Va bene, te lo dirò.”
“Evvai!! Dimmi pure che ti ascolto.” Disse lui tutto contento.
Riprendemmo a camminare normalmente mentre io avevo un’espressione seria e preoccupata nello stesso tempo.
“Beh, stamattina pensavo a due cose: mio padre che è a casa da solo e ferito e di cui non ho notizie, e un sogno che non riesco bene a capire ma dove anche tu ne sei coinvolto.” Dissi io.
Gli raccontai tutto ciò che avevo detto a Sawako sul mio sogno e la sua espressione diventò sbalordita. Anche lui, come aveva fatto Sawako, cercò di tranquillizzarmi, ma la mia mente era sempre più preoccupata per mio padre. Per la salute e per le cure che lui non aveva.
“Stai tranquilla, vedrai che non gli è successo niente.”
“Se lo dici tu… comunque io pensavo anche a quali avventure e quante persone incontreremo da qui in avanti. Chissà se saranno tante o poche e chissà chi saranno quelli che faranno parte del nostro gruppo.” Dissi io.
“Questo non lo so nemmeno io, ma mi piacerebbe davvero tanto scoprirlo. Per scoprirlo dobbiamo andare avanti nel nostro viaggio.” Disse Aki, seguito da un paio di secondi di silenzio.
“Anche io stanotte ho fatto un sogno.” Disse di nuovo lui.
“Ah sì? Di che cosa parla questo sogno?” chiesi io.
“Veramente non è un sogno granché bello dato che riguardava noi due e dei soggetti incappucciati dell’Organizzazione Hana. Le stesse persone che mi stanno cercando perché sono sopravvissuto al massacro del mio villaggio e della mia famiglia. Ma tristemente non lo ricordo molto bene.” dissi io.
“Oh… capisco. Peccato perché mi sarebbe piaciuto sapere di cosa parlava.” Dissi io guardandolo negli occhi.
Rimasi a guardarlo ancora per un po’ di tempo e quando si sentì osservato, si girò verso di me e co fissammo negli occhi. Entrambi diventammo rossi sulle guance e spostammo lo sguardo dritto davanti a noi. Il mio cuore batteva molto forte e vicino a lui mi sentivo bene, ero tranquilla. Guardando davanti a me e vidi delle case in legno a una ventina di metri lontano da noi. Subito non ci diedi importanza perché pensai che erano delle famiglie che vivevano lontano da tutto ma poi notai che le case erano più di due. Anzi più di sei.
“Hey, quello non è il villaggio di cui parlavano Sachi e Sawako?” chiesi io.
“Non lo so. Proviamo a chiedere a qualcuno.” Disse Aki.
Arrivammo in poco tempo davanti alle prime case e camminando notammo che la strada era piuttosto affollata con molta gente che camminava a fianco a noi. Io ne rimasi stupita per il fatto che tutti coloro che ci passavano attorno non mi guardavano con espressione disgustata e non parlavano male di me. Iniziai però ad a provare un po’ di paura, strinsi le mie mani attorno ai vestiti di Aki e mentre camminai mi avvicinai ancora di più a lui.
“Iris, che succede? Perché mi stai tenendo la maglia?” chiese lui.
Ma io non gli risposi perché ero troppo concentrata a guardarmi intorno. proprio mentre avevamo passato tre case in entrambi i lati sbattei contro la schiena di Aki. Senza che me ne accorsi lui si era fermato e si era girato verso di me.
“Iris dimmi, che succede? Perché hai quello sguardo spaventato negli occhi? Ehi Iris, rispondimi. Che cos’hai?” mi disse Aki preoccupato.
“La gente…” dissi io.
“Che c’è? Hai paura delle persone? Se è per questo non devi avere paura. Nessuno potrà farti nulla finché ci sarò io quindi stai tranquilla.” Mi disse lui abbracciandomi forte.
Quello che mi spaventava erano dei ricordi che mi venivano in mente. Ricordi di quando ero al mio villaggio, tutti parlavano male di me e mi guardavano male. Alcuni mi fissavano con espressioni indignate o di odio nei miei confronti pur sapendo che io non avevo mai fatto nulla a loro che potesse ferirli. Ricordando i loro volti io mi spaventai e, temendo di vedere qualcuno di quelle persone, io  irrigidii il mio corpo.
Mi ci volle qualche minuto prima che io potessi lasciare la maglia di Aki e riuscire a tornare come prima. In tutto quel tempo lui mi continuava a ripetere la parola “tranquilla”  e nel momento in cui gli lasciai la maglia lui staccò il corpo da me.
“Iris stai tranquilla, non devi aver paura di nulla. Va tutto bene. Non c’è nessuno del tuo villaggio qui. Ti terrò la mano mentre camminiamo per il villaggio così potrai stare tranquilla. Va bene per te?” mi disse lui unendo la sua mano sinistra con la mia mano destra e iniziando a camminare. In questo modo lui era alla mia destra e riprendemmo a camminare. Riuscii a rilassare il mio corpo e di tornare a camminare tranquillamente.
A pochi passi da dove ci trovavamo noi, alla destra di Aki, vi era una signora di mezza età che stava spazzando davanti a casa sua. Noi ci fermammo da lei e chiedemmo informazioni, ma sembrava un tantino arrabbiata così riprendemmo a camminare. Dopo una quindicina di passi entrambi notammo una ragazzina di 10-12 anni correre dietro al suo cagnolino.
“Scusa ragazzina, possiamo chiederti se questo è il villaggio Dowai?” chiese Aki.
“Sì esatto, questo è il villaggio Dowai.” Disse la ragazzina.
“Grazie mille.” Dissi io.
Riprendemmo a camminare e tutto intorno a noi sembrava tranquillo. Le persone camminavano senza guardarci  e senza darci molta importanza. Tutto sembrava molto bello e tranquillo quando, a poca distanza da noi, vidi un uomo con la testa coperta e una borsa in mano scappare velocemente via da una casa e un attimo dopo vidi uscire una signora che urlava.
“Aiuto! Per favore, aiutatemi! Vi prego, qualcuno mi aiuti!” disse la signora.
Corremmo subito dalla signora e decidemmo subito di aiutarla.
“Signora, mi dica, che succede?” chiesi io.
“Per favore aiutatemi,  una persona ha preso degli oggetti dal mio negozio ed è scappato.” disse la donna con tono disperato.
“Stia tranquilla signora, la aiuterò io. Iris, resta qui che io torno subito.” Disse Aki.
“Eh? Ma che stai dicendo? Dove vai?” chiesi io tenendogli la mano.
“Che domande, vado a prendere l’uomo che ha rubato le cose a questa signora.” Disse Aki.
“Ma se non conosci questo villaggio, come fai?” dissi io.
“Non lo so, ma anche se mi ci volesse tanto tempo e anche se dovessi girare per tutto il villaggio, io troverò questa persona e riporterò qui ciò che appartiene alla signora. Tu resta qui e aspettami. Vedrai che tornerò presto.” Disse lui.
Poi lui lasciò la mia mano e iniziò a correre per la strada allontanandosi sempre di più. io invece rimasi ferma vicino alla signora che gentilmente mi fece entrare e facemmo entrambi una lunga chiacchierata. Il suo negozio era grande, semplice, pulito e composto da oggetti per la casa. Oggetti come piatti, bicchieri, vassoi e altri piccoli strumenti che si potevano mettere sui mobili. Io mi sedetti su una sedia di legno quasi al centro di una stanza e lei si mise davanti a me, a una trentina di centimetri di distanza.
“Voi due non siete di questo posto, vero?” chiese la signora.
“Sì esatto, ma come ha fatto a capirlo?” dissi io.
“Beh, non vi ho mai visto qui intorno e poi, secondo il discorso che avete fatto poco fa, non conoscete questo villaggio.” Disse lei.
“questo è vero… noi siamo delle persone che viaggiano per scoprire ciò che c’è all’esterno dei nostri villaggi.” Dissi io.
“Oh capisco… Scusa se te lo chiedo ma tu e quel ragazzo di prima state insieme?” chiese la signora un po’incuriosita.
“Eh? che cosa intende?” chiesi io.
“Voglio dire, voi due siete innamorati e vivete insieme?” chiese lei.
“No no, noi siamo dei semplici viaggiatori.” Dissi io sorridendo.
“capisco. Però lui ti piace?” mi chiese la signora. Io per un paio di secondi non dissi nulla e mantenni lo sguardo in basso.
“Io questo non lo saprei dire. Quando sono con lui mi sento bene, mentre quando lui non c’è mi sento diversa.” Dissi io.
“Ma sembra che a lui piaci.” Disse la signora.
Io la guardai e ne rimasi sorpresa di ciò che aveva detto. io non credetti a ciò che lei aveva detto perché non poteva essere possibile. Rimasi convinta dell’idea che lui era una persona semplice e non era innamorato di me.
“Mi dispiace, ma credo che questo non sia vero. è vero che lui mi ha baciato una volta, ma non credo che lui sia innamorato di me.” dissi io. lei rimase in silenzio e non disse nulla per alcuni secondi.
“Posso chiederle una cosa?” continuai io.
“Sì certo.” Rispose lei.
“E’ vero che in questo villaggio sono morte molte persone e ogni giorno i loro corpi vengono gettati nel fiume qui vicino?” chiesi io.
“Cosa? No, qui sono diversi giorni che non muore qualcuno. L’ultima persona morta era un’anziana dieci giorni fa, ma da quel giorno in poi più nulla.” disse lei.
Fuori dal negozio vidi sei giovani ragazzini che stavano correndo da sinistra a destra. Uno di loro, quello davanti a tutti, si era fermato davanti alla porta del negozio e si era girato verso gli altri. Era un bambino di cinque o sei anni.
“Ehi voi, andiamo a giocare al parco! Vediamo chi tra di noi arriva per primo.” Disse il bambino con un braccio alzato.
Gli altri urlarono e lo seguirono correndo verso destra. il fatto di aver sentito parlare di un parco mi incuriosiva, così decisi di chiedere alla signora delle informazioni su questo parco.
“Scusi se lo chiedo, ma qui vicino vi è un parco?” chiesi io.
“Sì esatto. per la precisione in questo villaggio ce ne sono tre, uno al centro, uno qui vicino e uno dalla parte opposta del villaggio rispetto a qui.” disse lei.
“Come ci si arriva al parco più vicino?”
“Oh questo è semplice. Quando esci dal negozio devi tenere la strada che hai alla tua destra, cammini fino a passare davanti a quattro case, dopo la quarta casa prendi la strada alla tua destra  e avanti una decina di metri ti troverai il parco di cui ti ho parlato. Non so quanto ti convenga andare là visto che ci sono solo giochi per bambini e poi quel ragazzo di prima avea detto che dovevi aspettarlo qui. Che intendi fare?” chiese lei dopo la sua spiegazione.
“Vorrei andare là. Se viene qui a cercarmi digli che sono a quel parco e che una volta finito lo aspetterò là. La ringrazio di tutto ciò che a fatto e che mi ha detto ma ora vado.” Dissi io.
Poi mi alzai in piedi, uscii dal negozio e seguii esattamente le indicazioni che lei mi aveva dato. Bastarono solo un paio di minuti e io mi trovai proprio davanti al parco che aveva detto lei dove vi erano dei giochi per bambini. Alcuni di loro giocavano con dei pezzi di legno, altri giocavano con la terra e altri ancora giocavano con le mani o a rincorrersi. Tra di loro vi erano gli stessi bambini che avevo visto prima correre davanti al negozio della signora.
Io entrai nel parco e mi sedetti su un seggiolino appeso a due funi su un bastone di legno. Rimasi seduta per molto tempo a pensare e nello stesso tempo oscillai avanti e indietro. Pensai a mio padre a cui non avevo notizie e che speravo di sentirne al più presto, pensai anche a quello che mi aveva detto prima la signora del negozio riguardo ad Aki. Cercai di capire se ciò che aveva detto avesse un minimo di verità, ma non riuscivo a trovarla. Continuavo a farmi diverse domande come: perché Aki dovrebbe essere innamorato di me? Che cos’è che gli potrebbe piacere di me? Quand’è che io avrei iniziato a piacergli? E a me lui piace? A queste domande io non riuscivo a trovare una risposta.
Il tempo passò così in fretta che non mi accorsi che era ormai arrivata sera. Tutti i bambini se ne stavano andando via con i loro genitori e io vidi venire verso di me Aki.
“IRIS!” urlò lui mentre si avvicinava. Corse così veloce che in poco tempo mi raggiunse nonostante avesse il fiatone.
“Aki, ci hai messo molto tempo. ma hai ricevuto il messaggio che ho chiesto di darti dalla signora?” dissi io.
“Messaggio? … Di che messaggio stai parlando? … Io non ne ho ricevuto nessuno.” Disse lui.
“Che strano… io avevo chiesto di dartelo il messaggio. Però dimmi, sei riuscito a riportare gli oggetti che sono stati rubati alla signora?”
“Oh sì, certo. Due strani uomini con un cappuccio e un mantello nero sulle spalle hanno preso l’uomo e lo hanno portato fuori dal villaggio. Non hanno detto nemmeno una parola e ho idea di cosa gli vogliano fare. Ma lei mi ha ringraziato e mi ha detto che possiamo dormire da lei per stanotte.” Disse lui con il fiatone.
“Incappucciati come quelli dell’organizzazione Hana? E come fai a dire che sono uomini?” chiesi io cercando di capire.
“Adesso che ci penso sì. Entrambi avevano delle mani grandi e forti quindi credo che fossero maschili. Ma perché tu sei venuta qui?” Disse lui prima pensando e poi guardandosi intorno.
“Volevo pensare un po’ ad alcune cose.” dissi io.
Seguii un attimo di silenzio tra noi due. Io lo guardai negli occhi e mi sembrava quello di una persona felice. Non mi stava dicendo nulla che i potesse aiutarmi a rispondere alle mie domande.
“Capisco… guarda, sta scendendo il sole.” Disse lui.
“Lo vedo. È bellissima.” Dissi io spostando lo sguardo verso il cielo.
“Dici che è ora di andare dalla signora che ci ospita per la notte?” mi chiese lui.
“Certo, vengo con te.” Risposi io.
Ci incamminammo per la strada e insieme percorremmo la stessa strada che io avevo fatto per andare nel parco. Non dicemmo praticamente nulla durante tutta la strada, circondati dal rumore delle persone che camminavano e che chiacchieravano. Stranamente non ebbi più alcuna paura  di tutto ciò che mi circondava, soprattutto degli adulti. Nessuno mi stava guardando, nessuno mi conosceva e nessuno mi aveva mai visto prima di oggi. Io ero molto contenta e rilassata, per questo io e lui non ci tenevamo le mani e non gli tenevo neanche la maglia.
Una volta arrivata davanti al negozio vidi che a destra di essi c’era una piccola stradina. Proprio davanti alla stradina vi era la signora che avevamo aiutato.
“Venite da questa parte. Seguitemi.” Disse lei muovendo le mani davanti a sé.
Noi due ci guardammo per un attimo e poi decidemmo di seguirla. Dopo essere entrati nella strada che affianca il negozio percorremmo solo una decina di metri e dopo aver fatto delle scale entrammo in casa della signora. La stanza che ci trovammo davanti era grande, aveva un tavolo basso al centro e un mobiletto alto solo qualche centimetro appoggiato a una parete. Sopra di esso c’era un rotolo di carta lungo la parete e messo in verticale con la scritta ‘speranza’ e c’era anche una piccola statuetta buddista. Mi soffermai per un po’ di tempo lo sguardo su quel mobiletto e il fatto che ci fosse quella scritta mi incuriosiva molto.
“Come mai vi è quella scritta?” chiesi io.
“Oh, quella ce l’ho messa alcuni anni fa, quando ho aperto il negozio e l’ho lasciata da quando mio marito non c’è più.” disse lei. tutti e tre in quel momento ci sedemmo sui cuscinetti che c’erano per terra.
“Che vuol dire non c’è più?” chiesi io.
“Mio marito è morto alcuni anni fa e io per alcune settimane sono stata male. Poi con molto coraggio decisi di aprire il negozio che ho qui sotto e da allora diverse persone mi rubarono dentro. Era stato ucciso proprio da quell’uomo che mi aveva rubato oggi pomeriggio e di questo sono in debito con voi.” Disse lei.
“Si figuri non è nulla.” Disse Aki sorridendo.
“Mi dispiace per suo marito, deve essere stato bruttissimo.” Dissi io.
“Sì, ma per fortuna sono riuscita a riprendermi presto.”
“Vorrei chiederti se è questo il villaggio in cui…” disse Aki. Ma io lo fermai perché capii che voleva fare la stessa domanda che avevo fatto io tempo fa alla signora.
“Aki gliel’ho già chiesto. Non è questo il villaggio con tutti quei morti.” Dissi io.
“Esatto, è il villaggio Bakin, ma si trova molto lontano da qui. Verso est e vicino al monte Terataniyama. Ma quel monte è a molti giorni da qui. c’è però un altro villaggio che ha una situazione simile a quella di Bakin ed è poco lontano. Quel villaggio si chiama Konan.” Disse la signora.
“Bene! Domani mattina partiremo e andremo ad esplorare quel villaggio!” disse Aki saltando in piedi e tutto eccitato.
Noi due rimanemmo in silenzio per un attimo e quando lui si accorse che io lo guardavo in modo strano tornò a sedersi.
“Permettetemi di offrirvi un posto in cui riposare stanotte e di offrirvi qualcosa da mangiare e bere per stasera.” Disse la signora.
“Oh sì, grazie. Sarebbe veramente una bella cosa dato che non abbiamo mangiato da stamattina.” Dissi io.
“Allora vado subito. Ci impiegherò poco.” Disse la signora alzandosi in piedi e spostandosi verso un’altra stanza.
“Aki, che cos’era quell’affermazione che hai fatto poco fa?” dissi io.
“Beh, sono contento di aver capito qual è il villaggio con tutti quei morti e sono felice di essere riuscito ad aiutarla.” Disse lui
“Ah sì? Eppure mi sembravi troppo felice.” Esclamai io pensierosa.
“Sono felice perché domani avremo la possibilità di partire per un nuovo villaggio in cui faremo un’altra avventura.” Disse lui.
“Sì, anch’io non vedo l’ora.” Risposi io.
“Scusate l’attesa, sono tornata.” Disse la signora venendo verso di noi.
In una mano aveva una borraccia di acqua e nell’altra un grosso vassoio dove sopra  cerano tre ciotole piene di riso e tre ciotole con una zuppa molto dolce e guardandola sembrava fatta con pochi ingredienti. Era completamente diversa da quella che io avevo mangiato ieri con Sachi e Sawako perché era composto da pasta, brodo e salsa di soia. Appoggiò prima le ginocchia e la borraccia a terra e poi diede ad entrambi il cibo che aveva portato. Ci augurammo buon appetito prima di iniziare e poi provai a mangiare ciò che c’era nella zuppa con le bacchette che ci aveva messo a disposizione.
Era veramente deliziosa. La pasta era semplice e un pochino spessa, ma molto buona, come lo era il brodo. Il riso lo assaggiai e sentii subito che era cotto molto bene e che era ben preparato. Io capii sin da subito che lei aveva fatto quel cibo da molto tempo e molte volte. Probabilmente lo aveva fatto anche per suo marito in passato...
Quando finii spostai lo sguardo verso Aki vidi che lui aveva finito molto prima di me di mangiare e aveva la schiena spostata all’indietro e appoggiata a un braccio che aveva messo dietro di lui. Mise una mano sulla pancia e picchiettandola appena un pochino disse: “ah, sono pieno. Però vorrei farle i complimenti perché è veramente molto buona.”
“Anche io vorrei complimentarmi perché è delizioso.” Dissi io.
“Sono contenta che vi piaccia. Se volete potete averne dell’altro.” Disse lei.
“Oh no, sono pieno.” Disse Aki raddrizzando la schiena.
“Anch’io, ma grazie comunque.” Dissi io.
“Come volete. Dato che fuori c’è ormai buio, vi lascio soli e vi auguro buonanotte. Porto via queste cose.” disse la signora alzandosi in piedi e portando via tutto ciò che abbiamo usato.
“Certo.” Dissi io.
Aki in quel momento stava aprendo la borsa che Sachi ci aveva dato e tirò fuori i sacchi a pelo. Notai che sulla parete di una stanza c’era una finestra. Mi avvicinai e in cielo potevo vedere la luna circondata da tantissime stelle, alcune più visibili di altre. Il cielo mi sembrava bellissimo anche se non era limpido a causa di alcune nuvole che in certi momenti coprivano la luna. Rimasi solo un paio di minuti a fissarle a poi io venni chiamata da Aki.
“Iris, che stai facendo?” chiese lui.
“Nulla, guardavo la luna.” Dissi io.
“La luna? E perché?” chiese lui.
“non lo so. Però mi piace e guardandola riesco a rilassarmi.” Dissi io.
“Va bene. però adesso vieni qui che ho preparato i sacchi a pelo.” Disse lui.
Infatti dietro di lui c’erano i sacchi a pelo stesi per terra e attaccati l’uno all’altro. Vedendoli così vicini mi venne da arrossire. Arrossii così tanto che le mie guance diventarono rossissime.
“Hey, che ti prende?” mi disse Aki avvicinandosi e baciandomi sulla fronte. non solo le guance ma anche tutta la faccia diventò completamente rossa.
“Non hai la febbre, eppure sei diventata più rossa di prima.” Disse lui.
“N - non è nulla, stai tranquillo. Forza, andiamo a dormire. Ho davvero sonno.” Dissi io.
Mi avvicinai a un sacco a pelo e lo spostai dall’altro di alcuni centimetri. Mi infilai sotto e chiusi gli occhi cercando di addormentarmi. Sentii però dietro di me Aki avvicinare il suo sacco a pelo, coricarsi e addormentarsi subito dopo.
Era la prima volta nella mia vita che mi coricavo vicino a un maschio che non era mio padre, ma stranamente stare con lui mi faceva stare bene. Persino in quel momento riuscivo a rilassarmi e non pensare a nulla. Chiusi gli occhi e cercai di godermi quella bellissima sensazione, ma senza accorgermene mi addormentai.
   
 
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