Buon
pomeriggio!
Eccomi!
Posto subito il primo capitolo, perché non volevo essere troppo cattivella e
lasciarvi solo il prologo. Spero che lo apprezzerete.
Inoltre,
un supermegagalattico abbraccio a little lamb in love95, la mia beta … grazie ciccina!!!
Baci
Scimmietta
@helis_dancer:
sono contenta che ti interessi … ecco qui il nuovo capitolo …
@Cullenuzza: grazie mille! Spero ti sia piaciuto anche questo
capitolo …
Mia madre mi chiama. È in cucina, a mettere tutto a posto.
Io invece sono in camera. Sdraiata sul letto.
Ho scelto una nuova vita da vivere.
Lontano da questa città con milioni di ricordi.
Ricordi che ogni giorno mi straziano l’anima.
“Piccola è ora. Perdi l’aereo altrimenti”
Vado a Forks. Vado da Charlie, mio padre.
Sulla soglia della porta di casa mamma mi abbraccia.
Mi mancherà tantissimo, ma è l’unico modo per cercare di dimenticare.
“Ti chiamo ogni sera. Sempre!”
Mi stringe forte. La mia dolce e svampita mamma.
Delle due l’adulta sono sempre stata io.
Io, la bambina che appena nata aveva già trentacinque anni.
Le do un bacio sulla guancia ed esco fuori.
Il vento fresco, raro persino in inverno, mi sfiora le
guancie.
Un sorriso minaccia di riaffiorare sulle mie labbra.
Lo reprimo. Mi sentirei in colpa subito dopo.
Phil, il mio patrigno, mi aspetta in auto.
Apro la portiera e prendo posto.
Lui accende la radio … pensa che la musica possa servirmi.
È inutile. Nulla riuscirebbe anche minimamente a lenire il
mio dolore.
Il viaggio verso l’aeroporto, tutto sommato è tranquillo.
Quando atterro a Seattle, fuori, dove ci sono i taxi, c’è
la volante della polizia ad aspettarmi.
Charlie è appoggiato al cofano, con le braccia incrociate.
Lo chiamo e si avvicina, con le braccia aperte.
Mi attira a sé, stringendomi in un abbraccio.
“Anche tu tesoro. Sono contento di averti qui con me”
Faccio una smorfia, che dovrebbe assomigliare ad un
sorriso.
Forks è lo stato più piovoso d’America.
Dappertutto c’è il verde. Un verde spettrale.
Quasi fa male agli occhi vederlo.
Ci sono si è no tremiladuecentoventi abitanti.
Questo è il posto dove sono nata.
Il posto dov’è nato e finito l’amore tra mia madre e mio
padre.
Charlie mi riscuote dai miei pensieri.
Non mi sono accorta che ci siamo fermati.
La casa di mio padre è sempre quella.
Una villetta a due piani, bianca, non molto grande.
Quando ero piccola sognavo di abitare sempre in quella
casa, con i miei genitori.
Però il destino mi è stato contro.
“Vieni, ti mostro la tua camera!”
Sorride, speranzoso e poi mi fa segno di salire le scale.
La mia camera, quella di qui, è piccola.
Su una parete ci sono i disegni che facevo da piccola.
Sotto di loro c’è la scrivania.
Il letto è al centro della camera.
Le coperte viola lo rendono un po’ lugubre.
Involontariamente le lacrime prendono la via dell’uscita.
So che pensarci mi fa sempre male, ma sono masochista. Lo
so.
Mi siedo sul letto e sento gli occhi farsi pesanti.
Crollo sul cuscino, con le immagini di quel momento ancora
impresse nella mente.