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Autore: b r i c i o l a    16/07/2009    6 recensioni
Isabella Swan ha diciassette anni, ma nella sua vita ha già sofferto molto. Edward Cullen è diciassettenne da un secolo, ed è solo. Il trasferimento di lei, li avvicinerà e forse, finalmente, l'amore busserà alle porte dei loro cuori.
"Una giovane stringe la mano di Bella.
È piccolina, molto bella è aggraziata.
La guarda con occhi amorevoli, ma anche tristi.
Sente, o meglio, sa, tutto ciò che la ragazza dinanzi a lei ha passato.
E vuole aiutarla, aiutarla a ritornare a vivere."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio!

Eccomi! Posto subito il primo capitolo, perché non volevo essere troppo cattivella e lasciarvi solo il prologo. Spero che lo apprezzerete.

Inoltre, un supermegagalattico abbraccio a little lamb in love95, la mia beta … grazie ciccina!!!

Baci

Scimmietta

@helis_dancer: sono contenta che ti interessi … ecco qui il nuovo capitolo …

@serve

: tesoro! Che bello che sei venuta a leggere … mi servono anche i tuoi giudizi .. chi è morto non te lo dico, altrimenti ti tolgo tutta la sorpresa … spero ti sia piaciuto questo chappy …

@little lamb in love95: tesoro mio!! Ti faccio una statua … appena arriva il materiale … non sai quanto sono contenta che mi aiuti … bacioniiiii

@Cullenuzza: grazie mille! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo …

 

Arrivo.

“Bella? È ora!”

Mia madre mi chiama. È in cucina, a mettere tutto a posto.

Io invece sono in camera. Sdraiata sul letto.

Ho scelto una nuova vita da vivere.

Lontano da questa città con milioni di ricordi.

Ricordi che ogni giorno mi straziano l’anima.

Bussano alla porta.

“Avanti”

“Piccola è ora. Perdi l’aereo altrimenti”

Annuisco e mi alzo.

Vado a Forks. Vado da Charlie, mio padre.

Sulla soglia della porta di casa mamma mi abbraccia.

Mi mancherà tantissimo, ma è l’unico modo per cercare di dimenticare.

“Ti chiamo ogni sera. Sempre!”

Mi stringe forte. La mia dolce e svampita mamma.

Delle due l’adulta sono sempre stata io.

Io, la bambina che appena nata aveva già trentacinque anni.

“Certo mamma. Sta tranquilla”

Le do un bacio sulla guancia ed esco fuori.

Il vento fresco, raro persino in inverno, mi sfiora le guancie.

Mi fa tornare un po’ viva.

Un sorriso minaccia di riaffiorare sulle mie labbra.

Lo reprimo. Mi sentirei in colpa subito dopo.

Phil, il mio patrigno, mi aspetta in auto.

Apro la portiera e prendo posto.

Lui accende la radio … pensa che la musica possa servirmi.

È inutile. Nulla riuscirebbe anche minimamente a lenire il mio dolore.

Il viaggio verso l’aeroporto, tutto sommato è tranquillo.

E così anche quello in aereo.

Quando atterro a Seattle, fuori, dove ci sono i taxi, c’è la volante della polizia ad aspettarmi.

Charlie è appoggiato al cofano, con le braccia incrociate.

Mi sta aspettando.

“Papà”

Lo chiamo e si avvicina, con le braccia aperte.

“Bells … piccola di papà!”

Mi attira a sé, stringendomi in un abbraccio.

“Mi sei mancato papà”

“Anche tu tesoro. Sono contento di averti qui con me”

Faccio una smorfia, che dovrebbe assomigliare ad un sorriso.

Saliamo in auto e partiamo.

Forks è lo stato più piovoso d’America.

Dappertutto c’è il verde. Un verde spettrale.

Quasi fa male agli occhi vederlo.

Ci sono si è no tremiladuecentoventi abitanti.

Più uno, dopo il mio arrivo.

Questo è il posto dove sono nata.

Il posto dov’è nato e finito l’amore tra mia madre e mio padre.

“Tesoro siamo arrivati”

Charlie mi riscuote dai miei pensieri.

Non mi sono accorta che ci siamo fermati.

La casa di mio padre è sempre quella.

Una villetta a due piani, bianca, non molto grande.

La guardo un po’.

Quando ero piccola sognavo di abitare sempre in quella casa, con i miei genitori.

Però il destino mi è stato contro.

“Vieni, ti mostro la tua camera!”

“Me la ricordo papà!”

“Certo certo!”

Sorride, speranzoso e poi mi fa segno di salire le scale.

La mia camera, quella di qui, è piccola.

Su una parete ci sono i disegni che facevo da piccola.

Sotto di loro c’è la scrivania.

Il letto è al centro della camera.

Le coperte viola lo rendono un po’ lugubre.

Involontariamente le lacrime prendono la via dell’uscita.

So che pensarci mi fa sempre male, ma sono masochista. Lo so.

Mi siedo sul letto e sento gli occhi farsi pesanti.

Crollo sul cuscino, con le immagini di quel momento ancora impresse nella mente.

 

 

 

   
 
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