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Autore: Shade Owl    16/12/2018    3 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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Il capanno era una struttura in legno non particolarmente grande, con un piccolo porticato sulla parte anteriore, interamente fatto di assi di legno. Dentro Orlaith sapeva bene che c'era una vecchia griglia per il barbecue, insieme a un tavolo pieghevole e alcune sedie, ma non molto altro. Sicuramente un pallone da calcio vecchio e stinto, forse un mazzo di carte da gioco, probabilmente un libro o due, e qualche attrezzo. Lo stretto indispensabile per passare il tempo con gli amici in mezzo alla natura.
Non era tanto lontano dal sentiero principale, ed era stato edificato in uno spiazzo sterrato tra gli alberi. In un angolo c'era un mucchio di cenere frutto di mille e mille grigliate, raffreddata e poi scaricata lì, in mezzo all'erba alta. A ripensarci, Orlaith sentiva ancora l'odore della carne alla brace, lo sfrigolio del grasso che colava, e riusciva a vedere suo padre in piedi davanti alla griglia, intento a rigirare gli hamburger e gli hot dog mentre qualcuno gli passava una bella birra gelata.
Sapeva che suo padre voleva un maschio. Quando era piccola ricordava che più volte l'aveva coinvolta in partite di calcio o di freccette con i suoi amici, o si erano seduti a parlare di sport. A lei non interessava niente di tutto questo, ma lo aveva sempre assecondato perché voleva passare del tempo con lui.
Nonostante ciò, comunque, i loro rapporti non erano mai stati tesi o freddi. Molti dei suoi momenti migliori li aveva condivisi con Connor Alexander, l'uomo che l'aveva cresciuta e che le aveva voluto bene nonostante tutto, incluso il momento in cui si era dimostrata così assente quando era morta sua madre.
Per questo non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male.
Con la tastiera del violino stretta in una mano e l'archetto nell'altra, Orlaith fissava con tutta la rabbia che riusciva a ostentare la coppia di Homunculus davanti a lei, piantata sulle gambe, la schiena dritta, il capo lievemente chino.
Li aveva colti impreparati, e si vedeva. Non si aspettavano di vederla comparire, anche se non manifestavano emozioni particolarmente intense: erano seduti su due sedie pieghevoli estratte dal capanno, e stavano semplicemente passando il tempo.
Nio leggeva un libro pescato da un borsone accanto a lei, mentre Daley stava trafficando con un iPad, parlando al tempo stesso al cellulare. A giudicare dalla conversazione, si trattava di lavoro.
Entrambi interruppero le proprie attività vedendola, e per un momento non si mossero, limitandosi a restituirle sguardi solo vagamente sorpresi.
- Ti richiamo.- disse Daley, riagganciando.
Si alzarono entrambi in piedi, senza dire una parola. Nio era alta, meno di Daley ma più di lei, e molto magra. Aveva un fisico invidiabilissimo, sodo e asciutto, di chi fa fitness ogni giorno, frutto di costanti sacrifici e, forse, di qualche liposuzione (o magari di un'ottima lavorazione dell'argilla con cui Vaněk l'aveva creata). Orlaith sapeva che in Cina era un'attrice di film d'azione, e adesso che ce l'aveva davanti le sembrava di averla vista, una volta o due. Il suo viso appuntito, quegli occhi a mandorla scuri appena cerchiati dall'eyeliner, quei capelli neri legati in una treccia le rievocavano immagini di serate su un divano con i compagni di scuola, a bere qualche bibita e a fare battute sui momenti morti di una pellicola.
Daley era invece più massiccio di lei, pur non avendo un fisico esageratamente imponente. Anche lui sembrava godere di un'ottima forma fisica, sottolineata dal taglio della giacca gessata e dai pantaloni, che seguivano alla perfezione la linea dei fianchi e delle gambe. I corti capelli neri ostentavano un taglio molto preciso, di chi ricerca la cura in ogni cosa che fa.
- Orlaith Alexander.- disse Daley, giungendo le mani davanti all'addome - Il signor Vaněk ci ha parlato di te. Ha detto che saresti potuta venire a cercarci.-
- E non vi siete preparati?- chiese lei - Molto stupido.-
- Siamo due, e tu sei da sola.- osservò Nio - A meno che il tuo amico, il traditore Allwood, non sia qui nei dintorni.-
- E chi lo sa.- disse Orlaith - Potrebbe essere qui in giro, oppure potrei aver scoperto tutto quello che ha fatto e averlo lasciato a se stesso in città. Non importa, comunque. Sono disposta a lasciarvi andare, se voi mi direte dov'è mio padre.-
- Oh, il signor Alexander è qui con noi. È la dentro, sai?- disse tranquillamente Daley, accennando al capanno alle sue spalle - E ti posso assicurare che gode di ottima salute. Non gli abbiamo fatto nulla di male. È ammanettato e non può muoversi, ma sta bene. Ci è stato ordinato di trattarlo con ogni riguardo fino a nuove disposizioni.-
- Purtroppo, non potremo fare lo stesso con te.- disse Nio, scuotendo la testa - Il signor Vaněk vuole impedirti di continuare a danneggiarlo. Hai ucciso due di noi, fino ad ora, e per ogni Suggello che perde la vita il suo figlio traditore recupera un po' del suo antico potere. Non possiamo lasciare che avvenga.-
- Nemmeno io.- replicò Orlaith - Per questo sono disposta a lasciarvi andare. Non voglio voi. Voglio solo mio padre.-
- Mi dispiace. Siamo Homunculi.- disse Daley - E gli ordini sono ordini.-
I suoi vestiti presero rapidamente fuoco, ardendo a una velocità impressionante. La sua pelle venne attraversata da innumerevoli crepe arancioni, dando l'impressione che sotto ci fosse magma fuso, e le parti ancora integre divennero di un cupo rosso brunito.
Nio, a debita distanza, parve invece sbiadire: divenne improvvisamente eterea e impalpabile, come se fosse fatta di fili di fumo. Il suo corpo era quasi totalmente trasparente, e solo un alone vago ne indicava la presenza e la forma. Due grandi ali quasi altrettanto diafane, simili a quelle di una colomba, comparvero alle sue spalle, e i suoi piedi si separarono da terra.
Orlaith non cambiò espressione e, posato il mento sulla mentoniera, si preparò a suonare.
- Vi avevo dato una possibilità.- disse piano - Ora vi farò a pezzi.-

David aggirò con cautela i due Homunculus, mentre Orlaith entrava nella radura dal sentiero principale, attirando la loro attenzione e costringendoli a concentrarsi su di lei. Con cautela, sgusciò alle spalle di entrambi, facendo un cenno incoraggiante alla violinista mentre si avvicinava al capanno, facendo del proprio meglio per non fare rumore.
Lei non lo guardò neanche, continuando a fissare i propri avversari come se lui non esistesse. Doveva dargliene atto, sapeva come non rivelare le proprie carte.
Sì, ma io cosa ci faccio qui? Si chiese per la decima volta in tutta la mattinata. Sono un produttore discografico, non Indiana Jones... o chi per lui!
Si era lasciato trascinare fino a Tresckow, aveva accettato di aiutarla e adesso rischiava di essere... incenerito, o qualsiasi cosa potessero fare quei due... per salvare il padre della sua artista migliore.
Va bene essere amici, ma c'è un limite a tutto...
D'altra parte, quando l'aveva sentita al telefono due giorni prima non era riuscito a dirle di no: aveva un tono talmente abbattuto che avrebbe acconsentito anche a tagliarsi una gamba.
E poi, quello che gli aveva raccontato prima... sapeva che era nei guai, lo aveva capito da un pezzo. Ma non aveva immaginato nulla di simile.
Assurdo... è tutto assurdo!
Aprì cautamente la porta del capanno e s'infilò rapidamente dentro, chiudendola subito dopo. L'interno era piccolo, occupato da innumerevoli cianfrusaglie di poco conto, come giochi da tavolo, tavolini pieghevoli, sedie da giardino e una vecchia griglia da barbecue.
In un angolo in fondo vide un uomo, seduto sotto l'unica finestra e ammanettato a un grosso occhiello di ferro piantato nel pavimento. Probabilmente era stato messo lì da poco, a giudicare da quanto era lucido.
Era robusto, largo di spalle e dall'addome solo leggermente rotondo. Aveva i capelli grigi, ma David sapeva che in passato erano stati rossi come quelli della figlia, e aveva i suoi stessi zigomi alti. Indossava un vecchio berretto scolorito, che un tempo era stato blu scuro.
Lo conosceva, si erano già visti altre volte, anche se solo per poco tempo ed erano trascorsi anni dall'ultima volta: quell'uomo era Connor Alexander.
- Ehi...- lo salutò - Come va?-
Connor sgranò gli occhi.
- David?- esclamò - David Valdéz? Sei tu? Allora... la voce che sentivo è...?-
- Ehm... sì, è qui fuori. Tranquillo, eh? Ora ti porto via.-
Si guardò intorno, dubbioso: come poteva liberarlo?
- Ci sono delle vecchie tenaglie là dietro.- disse subito Connor, indicando con la mano libera - Lì, vicino ai tavoli... contro la parete! Sbrigati!-
Mentre David si faceva largo a fatica verso il fondo del capanno, alcuni rumori provenienti dall'esterno colpirono le sue orecchie: quei tre avevano cominciato.
- Cosa sta succedendo?- chiese allarmato Connor - David, c'è Orlaith là fuori? E quei due...?-
- Senti, ti spiegherò tutto dopo, ora dobbiamo fare in fretta!- esclamò lui, raddoppiando gli sforzi. Note musicali appena attutite dalle pareti di legno iniziarono a farsi sentire - Maledizione... e spostati!- imprecò contro un tavolino, spostandolo malamente.
Riuscì finalmente a trovare le tenaglie di cui aveva parlato Connor, abbandonate insieme ad alcuni attrezzi in una cassetta aperta. Le raccolse subito e corse da lui, spezzando la catena delle manette (non senza un minimo sforzo).
- Finalmente...- disse Connor, massaggiandosi il polso - David, mi spieghi che cosa succede? Chi era quella gente? Cosa volevano da me? E questi rumori...-
- Ecco... sai, è una bella domanda, questa.- ammise il produttore.
E ora che gli dico?
- Vieni con me.- disse dopo un istante di incertezza - Intanto usciamo da qui, poi...-
Quando aprì la porta e vide cosa stava succedendo fuori si ritrovò a bocca aperta.

Orlaith sta cominciando a combattere, stavolta con ben due avversari contemporaneamente...
Ringrazio 
John Spangler, Old Fashioned, Fan of The Doors, _Alexei_, Kira16, Fiore di Girasole, Sahara_2, Queen FalseHeart, Marz97, Aelfgifu, Roiben e Beauty Queen, che mi seguono. A presto!

   
 
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