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Autore: AlekHiwatari14    17/12/2018    0 recensioni
Sequel di Iris Harlock - una storia perduta nel tempo…
Margaret, avendo cambiato il corso dei tempi e impedito ai diavoli di impossessarsi del suo mondo, continua il suo ruolo da eroe mascherato, ma stavolta sotto un altro nome e con un aiuto in più.
Una nuova avventura l'attende e nuove sfide con nuove e vecchie conoscenze, oltre ad una novità in più.
Il suo cuore ormai è stato preso da qualcuno.
Non è più la Margaret di prima. È cresciuta e innamorata, ma quell'amore è destinato a non reggere per molto.
Il risveglio del Signore degli inferi fa tremare cielo e terra e la nostra Iris Nube deve mettersi all'opera per cessare l'inferno del suo mondo.
[La storia contiene: Gender Bender/ Tematiche delicate come il bullismo e il razzismo/ Possibile FemSplash e/o Splash]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate
Capitoli:
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Morgan.


Eccomi qui, sul motorino ad aspettare che il mio amore esca da un momento all'altro.
Chi l'avrebbe mai detto?
Io e il mio ragazzo stiamo insieme da anni e oggi festeggiamo il nostro anniversario. Ci amiamo immensamente.
Eppure, se avessi visto questo mio futuro, questo Morgan qui, non ci avrei mai creduto. Avrei pensato che fosse solo uno scherzo di cattivo gusto.
Se quel giorno non mi avesse aperto gli occhi quella che considero mia sorella, adesso sarei solo e infelice.
Ricordo ancora l'anima ribelle che ero. Ricordo ancora il giorno in cui scoprii la mia omosessualità.


 
***

A quei tempi, avevo solo tredici anni quando scoprii la mia omosessualità, ma per raccontarvelo dovrei andare un attimino più in dietro. A quando ne avevo dieci.
Come già sapete, io e Margaret siamo cresciuti insieme. Amavo passare le giornate con lei e non c'era un solo istante che non mi appoggiassi a lei. Insomma, facevamo di tutto insieme, combinavamo guai come imbrattare i muri, disegnare e colorare insieme o a divertirci in altre maniere.
Non sono mai stato il tipo che amava le macchinine, ma non mi piacevano nemmeno le bambole. Quindi non avevo alcun sintomo di quella che si considera malattia e di cui sono affetto, quella che viene chiamata omosessualità. Non mi piaceva giocare con giocattoli o cose del genere. Semplicemente mi piaceva giocare con Margaret, perché lei era esattamente ciò che volevo essere io. Amava i videogames e adorava arrampicarsi sugli alberi proprio come me. Spesso giocavamo al parco insieme. L'ho sempre vista come un'eroina, fiera e forte. Non ha mai avuto paura di nulla, almeno apparentemente, ed io l'ho sempre ammirata per questo.
Vi svelerò un segreto. A quell'età, pensavo di essermi innamorato di lei.
Non sapevo cos'era l'amore e più volte ho provato a baciarla, fallendo miseramente.
Fu proprio quando ebbi i miei dieci anni che cominciai ad essere confuso.
Lei diventava sempre più bella ed io crescevo pensando di amarla, quando incrociai lo sguardo di un tipo più grande di me. Era nella classe affianco alla mia. Era alto, silenzioso, serio...
Aveva i capelli neri e gli occhi verdi. Non ricordo molto bene la sua fisionomia, ma il suo nome si.
Si chiamava Edgar e presto cominciai ad essere attratto da lui, dal suo modo di fare, ma... non ne capivo il motivo.
Pensavo fosse il suo abbigliamento, magari il suo modo di parlare che mi affascinava. Ancora non saprei dirlo con certezza, ma spesso e volentieri mi ritrovavo a confidarmi con lui riguardo Margaret.
Lo vedevo come il fratello maggiore che non avevo.
«Devi farglielo capire che ti piace. Se fai l'amichetto, è normale che poi lei non ti prendi sul serio.» Mi consigliò, ma io non sapevo nemmeno come comportarmi con lei.
Volevo seguire il consiglio, ma... era difficile.
Lei mi piaceva. Più passava il tempo e più mi rendevo conto che lei era importante per me, ma c'era qualcosa che non andava. Avevo sempre l'impressione che qualcosa era sbagliato in me.
Lei mi piaceva, mi sarebbe piaciuto averla accanto per tutta la vita, ma... in qualche modo non ne ero attratto.
Mi spiego meglio.
Con lei stavo bene. Il tempo passava velocemente e il mio cuore si calmava trovando pace o agitazione, ma non riuscivo ad immaginarmi con lei nonostante nutrivo dei sentimenti.
Lo so che è assurdo, ma con Margaret è sempre stato così. Riuscivo a vedermela accanto, ma se dovevo pensare di baciarla, nonostante il desiderio e i tentativi, mi sembrava sbagliato.
Presto scoprii il perché proprio durante una delle mie feste di compleanno. Avevo appena compiuto undici anni e i miei amici vollero giocare al gioco della bottiglia.
Volevamo sentirci grandi e rischiare, ma Margaret non voleva affatto giocare.
Incrociò le braccia e fece un broncio di disaccordo, affermando: «Mi rifiuto!»
«Avanti, Margaret, non fare la bambina.» 
«Non voglio sprecare così il mio primo bacio. È assurdo!» Mi urlò contro facendo i capricci.
Tentai in tutti i modi di rassicurarla.
In fondo eravamo bambini ancora mentalmente e non credevo che quei bastardi dei miei compagni avrebbero insistito per farla baciare qualcuno che non voleva.
Così le dissi ingenuamente: «Non è detto che ti faranno baciare qualcuno.»
«Invece si! Conosco i tuoi amici. Sono delle carogne. Mi rifiuto.»
Quando Margaret decide qualcosa è sempre difficile riuscire a presuaderla. Non so quanto tempo rimasi lì a convincerla, ma dopo svariati tentativi ci riuscii, ma solo scendendo a patto che le avrei regalato la nuova Playstation 4 quando sarebbe uscita. Margaret ha sempre saputo come patteggiare, mentre io sono sempre stato l'imbranato che si fa abbindolare dalle sue contrattazioni.
Peccato che presto mi pentii di averla fatta partecipare, proprio come mi pentii di aver giocato anche io.
La bottiglia girò e la sorte volle che finisse proprio tra me e lei. Il pegno fu che dovevamo baciarci.
Inutile dire che lei si alzò come una pazza correndo avanti e indietro per la stanza per non farsi beccare, mentre io rimasi impietrito con il rossore in volto solo a pensare che avremo dovuto baciarci.
«Non mi prenderete mai!» Urlò, standosene chiusa in bagno.
Non so come, ma i ragazzi riuscirono a farla uscire di lì, prendendola con la forza e continuando: «Avanti! Di cos'hai paura? È solo un bacio.»
«Mi sa che ha paura.»
«Vuoi dire che è una fifona?»
Probabilmente furono quelle parole di sfida a spingerla ad uscire e a sedersi di fronte a me.
Mi guardò minacciosamente, per poi dire: «Provaci e non avrai più una vita da vivere.»
Ok, quando Margaret è arrabbiata mi fa sempre paura. È sempre meglio lasciarla da sola a sfogarsi. Anche perché quel giorno scoprii il suo lato malvagio. Sinceramente, da allora non voglio più vedere quella parte nascosta della ragazza.
Ho il terrore...
Quella volta continuava a guardarmi minacciosamente, mentre tutti sbattevano le mani e incitavano: «Bacio! Bacio!»
Deglutii, sentendomi oppresso da quelle voci. Feci ciò che non dovevo fare. Fu il mio primo e ultimo bacio con una ragazza. Con Margaret.
Inutile dire che, quando si trovò baciata da me, cominciarono a volare schiaffi e pugni.
Iniziò a sbraitare come una pazza: «Tu! Lurido bastardo! Perché l'hai fatto?! Perché hai preso la mia innocenza?! Io mi fidavo di te!»
Di certo nessuno di noi due si sarebbe aspettato che il nostro primo bacio fosse stato dato alla persona che considerava amica.
I giorni seguenti dovetti impiegarli a scusarmi. Lei cominciò ad evitarmi come la peste. Passarono circa tre mesi prima che decise di perdonarmi, a patto che quell'evento non sarebbe mai stato menzionato.
Insomma... eravamo dei ragazzini. Ci facevamo mille problemi.
Lei cominciò a fare delle parti allucinanti come: «Tu non capisci! Queste è una vera tragedia! Potrei essere incinta!»
«Stai esagerando.» Pensai a voce alta, guardandola scontrosamente, mentre lei spiegava la situazione: «No, ne sono sicura! Mia madre mi ha parlato del ciclo della donna che viene ogni mese e se non viene allora ci sono problemi oppure si aspetta un bambino.»
Ok, premettendo che Margaret ancora doveva avere lo sviluppo e il ciclo stesso ed io non lo sapevo, ragionavo in modo razionale.
Cioè, non è che un bacio fecondi le ovaie di una ragazza, così la guardai contrariato e titubante, per poi affermare: «Era solo un bacio. Sai come si fanno i bambini o sbaglio?»
Forse era meglio che mi stavo zitto, perché subito contrabbatté con: «E che ne so io se la tua bocca non era sporca di spermatozoi che sono entrati nella mia e hanno attraversato tutto lo stomaco fino ad arrivare alle ovaie?»
La guardavo sempre più incredulo. Si stava facendo troppi film mentali che Matrix levati.
Mi ricordo che rimasi a fissarla per un po'. Non sapevo che risponderle, ma alla fine mi decisi a dirle ciò che pensavo: «Fattelo dire. Guardi troppa televisione.»      
Avevo ragione. Con un bacio non si è mai sentito che una persona esce incinta, ma lei continuava a fare peso sulla questione.
Decisi di prendermi le mie responsabilità nel caso fosse successo, ma non era successo niente perché, come dicevo, non avevamo fatto nulla e dopo un mese le venne il ciclo, ringraziando non so quale Dio. Altrimenti mi avrebbe martorizzato a vita se non le fosse venuto.
Passò qualche anno e arrivarono i miei tredici anni. Tutto si svolgeva alla meglio e l'amicizia tra me e Margaret si andava a fortificare, fino a quel giorno in cui scoprii la realtà su di me.
Successe tutto troppo in fretta. Non mi accorsi nemmeno di ciò che stava accadendo.
L'evento del bacio mio e di Margaret, nonostante avevamo concordato di dimenticarlo e fingere che non fosse mai successo, uscì fuori da uno dei partecipanti alla festa. Cominciò a dire in giro che stavo con lei ed Edgar, colui che mi aveva consigliato fino a quel momento, cambiò totalmente atteggiamento con me. Iniziò a prendermi  in giro.
«Ehi, ma allora è vero che lei ti piaceva.»
Finsi di non ascoltarlo. Misi le cuffie nelle orecchie e mi allontanai, ma lui mi seguì, prendendomi per il braccio e strappandomele dalle orecchie chiamandomi: «Ehi, femminuccia! Sto parlando con te!»
La situazione era insostenibile e nel giro di pochi istanti reagii. Finii per prendermi a botte, ma non sono mai stato bravo a battermi.
Le presi di santa ragione, finché non intervennì un ragazzo biondo e riccio con gli occhi azzurri. Era bello, fisico nella norma ed era alto quanto me. Leo era il suo nome.
«Ehi, tutto bene?» Chiese, venendomi vicino e tendendomi la mano.
L'afferrai e mi aiutò ad alzarmi.
Ero messo proprio male.
Avevo il labbro rotto e vari lividi sulle gambe, per non parlare dell'occhio che si gonfiò.
Lui mi diede dei fazzoletti per cercare di tamponare il sangue che mi usciva. Quel giorno Margaret vide la scena e venne verso di me solo dopo l'aggressione, altrimenti penso che quel bastardo non mi avrebbe mai aggredito se avessi avuto lei accanto. Lei è più brava di me a fare a botte. Due contro uno, cioè... non credo che sarebbe stato così cretino da buttarsi come una bestia su di me, se Margaret fosse stata al mio fianco. Purtroppo era rimasta bloccata in classe a causa della professoressa di matematica che cercava di capire come mai non ci capisse nulla della sua materia.
«Morgan!» Urlò, venendo da me e cercando di capire cosa fosse successo.
«Tranquilla. Il tuo amico sta bene. È solo stato preso di mira da uno, ma adesso se n'è andato.» Tranquillizzò Leo, ma Margaret non voleva fargliela passare liscia.
Lo prese per la maglia urlandogli: «Chi era? Dimmi chi era!»
«Edgar...» Pronunciai con voce rauca.
L'impulsività di Margaret si fece sentire. Cominciò a girare per tutto il cortile per trovarlo, ma era già andato via.
Leo rimase lì con me. Mi sentii in qualche modo amato da qualcuno. Mi accorsi che il sentimento che provavo per Edgar si stava riversando su Leo.
Ero stato deluso da lui. Mi sentivo male e non ne capivo il motivo.
Io ero ancora convinto di avere una cotta per Margaret, ma non avevo capito che lei ne sapeva più di me.
Qualche giorno più tardi, mentre giocavamo al parco, cercai di confessare i miei sentimenti per lei.
Non mi aspettavo che mi avrebbe fatto aprire gli occhi ad una realtà a me sconosciuta.
«Senti, Margaret, devo dirti una cosa.» Gli dissi, standomene seduto sull'altalena a dondolare.
Presi l'attenzione del suo sguardo e continuai: «Vedi... a me... insomma... è un po' difficile da dirlo, ma... mi piace una persona.»
Lei scattò, ritrovandosi in piedi. Si arrampicò sull'altalena, rimanendo pienamente in equilibrio mentre si dondolava, per poi affermare con decisione: «Lo sapevo che lo avresti detto.»
«Cosa?!» Borbottai sorpreso, voltandomi verso di lei.
«Mi stavo chiedendo quando ti saresti deciso a dirmelo.»
Arrossii di colpo, sentendomi terribilmente a disagio. Abbassai il volto e rimasi in silenzio. Il suo sguardo si posò su di me, mentre continuava: «Avanti, non fare l'imbranato. Chi è questa persona? La conosco? È qualcuno della classe?»
Quelle parole furono una pugnalata al cuore. Non solo non aveva capito che mi riferivo a lei, ma voleva anche sapere chi fosse.
Non sono mai stato bravo con le parole. Non sono bravo ad esprimere i miei sentimenti, soprattutto se provo qualcosa per qualcuno e devo dirglielo in faccia.
«È... complicato...» Farfugliai, tenendo la testa bassa. Lei sospirò.
«Ho capito. Ti piace il tipo che l'altro giorno ti ha aiutato, non è così?»
Quella frase, per un attimo, accellerò il battito del mio cuore. Mi sentii scoperto, ma allo stesso tempo non capivo il motivo.
Pensavo fosse una cosa sbagliata innamorarsi di uno del mio stesso sesso. Insomma... i miei non avrebbero nemmeno acconsentito alla cosa così negai: «Che? Ma sei impazzita? Come ti vengono in mente queste cose?!»
«Guarda che non c'è nulla da vergognarti. L'amore è amore e se ti piace qualcuno dovresti coltivarlo e non chiuderlo in te. Un giorno potresti pentirti di non averlo fatto.» Consigliò.
Abbassai lo sguardo ancora una volta.
Mi sentii perso e confuso. Non ne capivo il motivo.
Così mi ritrovai a mormorare: «Guarda che non mi vergogno...»
Lei fermò l'altalena, scendendo e venendo dinanzi a me.
Si appoggiò a quelle catene che reggevano il mio peso, per poi dirmi: «Morgan, ti conosco bene. Ho visto come guardavi quel tipo. Inutile mentirmi. Lui ti piace e non poco.»
«Anche se fosse... è una cosa innaturale.»
«Lo so. Me lo dice anche Tenebra che è innaturale, ma... penso che si sbagli. Insomma... finché c'è amore c'è speranza. E poi i maschi possono fare ciò che vogliono. Il problema risiede nelle femmine perché sono loro a concepire e procreare la razza. Almeno è quello che dice sempre lui.» Rivelò, facendomi alzare gli occhi verso di lei.
Fu la prima volta che lei svelò quel segreto che si portava indietro da anni.
Incredulo e colmo di curiosità, chiesi: «Tenebra? Chi è Tenebra?»
Sussultò, per poi abbassare lo sguardo.
Quel giorno scoprii i suoi desideri più profondi, le cose che non mi aveva mai raccontato e altri eventi che non credevo minimamente.
Fu proprio in quel giorno che ci siamo dati il nome di fratello e sorella. Noi ci sentivamo così, eravamo sempre insieme.
Insomma, eravamo cresciuti come tali, dandoci sostegno a vicenda e non vedevamo cosa ci fosse di sbagliato a chiamarci e sentirci così vicini.
Qualche mese dopo, cominciai a frequentarmi con Leo. Era un ragazzo dolcissimo.
Mi resi conto pian piano che quello che provavo era amore. Mi ero innamorato di lui.
Il nostro primo bacio fu completamente diverso da quello che diedi a Margaret. Con lui mi sentivo me stesso e il cuore mi batteva a mille.
Stavo bene e non sentivo più quella sensazione che c'era qualcosa che non andava.
Peccato però che i miei mi scoprirono e mi chiusero in casa.
Non volevano che il loro figlio fosse gay, ma era la mia natura. Rimasi chiuso in casa per un mese, nonostante cercassi di far capire ai miei che fosse sbagliato. Fu il mese più duro della mia vita. Cioè, non è il massimo quando i tuoi ti vengono a prendere e portare anche a scuola, facendoti evitare ogni contatto.
Devo ringraziare Margaret se è stato solo un mese e non di più. Lei riuscii a farmi uscire da quella situazione, inventandosi che quel Leo fosse il suo ragazzo e lei aveva dubbi che ci provasse con me. Finse che mi aveva spinto lei, prendendosi tutte le colpe. Stranamente la sua tattica funzionò, ritrovandosi in punizione lei. Non uscì di casa per almeno un anno ed io, per sdebitarmi ancora una volta, dovetti comprargli l'ultimo Final Fantasy e la collezione di Kingdom Hearts che lei voleva tanto.
Quando tornai a vedermi con Leo gli raccontai la cosa, ma lui non volle darmi ascolto.
Ci lasciammo, ma in compenso avevo capito chi ero.
Ero gay. I miei non volevano e non mi avrebbero mai accettato, cosa che invece Margaret faceva. Questo mi univa sempre di più e fortificava il legame con lei. Mi sentivo sempre più vicino e appoggiato da quella che consideravo una vera sorella.
L'amavo immensamente e la amo ancor oggi per questo.

 
***

Così, da quel giorno, ho scoperto di essere omosessuale, ma anche la natura di Margaret.
Si, perché per me Margaret è come una sorella.
C'è sempre stata e c'è ancora tutt'oggi.
Da quel giorno, ogni volta che esco con il mio ragazzo Yuri, mi copre le spalle.
I miei non sanno ancora la verità su di me, ma spero di potergliela dire presto.
Non mi piace tenermi tutto dentro, ma questa è la mia natura.
«Morgan!» Chiama il mio ragazzo, agitando la mano, mentre esce di casa.
Agito anch'io la mano per fargli segno che sono qui.
Scusate cari lettori, ma adesso devo andare.
Il mio amore mi aspetta e non posso farlo attendere ancora.
Vi mando un bacio e un saluto.
A presto dal vostro Morgan.
   
 
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