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Autore: Mangakarjiuana    17/12/2018    2 recensioni
|Dal testo|
Tre ore.
Erano passate tre ore.
Gli sembrava di aver visto l'intera vita passargli davanti, e si rese orribilmente conto che in ogni singolo istante era presente Iwaizumi: (...) Come si viveva, senza Hajime?
Temette di non saperlo e che non sarebbe riuscito ad imparare a farlo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Don't turn off your light for me'
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Attenzione: anche se questa storia fa parte di una serie, può essere letta da sola, ve n'è una direttamente collegata a questa che però è successiva.

Sì, lo so: dovrei scrivere i vari os in ordine. . . ma non l'ho fatto e probabilmente non lo farò mai *risata malefica in sottofondo*.
Quindi, ecco a voi una bella storiella che è abbastanza distante dal primo one shot di questa serie, quindi ve ne saranno altri più leggeri che verranno 'prima'.
Sono brava ad incasinarmi la vita.
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Iwaizumi borbottò un commento non propriamente carino mentre Oikawa lo trascinava di corsa per la prefettura, tenendolo per il polso ed urlandogli di sbrigarsi e di non far cadere l'ombrello.

Ma partiamo con calma.

I membri dell'Aoba Johsai volevano festeggiare l'ultima volta insieme come squadra prima che i ragazzi del terzo anno se ne andassero, ed ovviamente Hajime e Tooru sarebbero andati insieme al locale. Peccato che Oikawa avesse deciso di far perder loro venti minuti per cercare il proprio impermeabile, poichè diceva di dover salvaguardare i suoi meravigliosi abiti dalla pioggia e non bastava l'ombrello giallo di Iwaizumi, perciò adesso erano in ritardo, e dovevano correre sotto la pioggia.

"Forza, Iwa-chan, sei troppo lento! E' tardi!"
Avrebbe voluto urlargli un 'è colpa tua, coglione', ma quando il ragazzo svoltò di colpo non ebbe modo di farlo in quanto dovette evitare di finire faccia a terra.
Gli lanciò un'occhiataccia di prim'ordine per poi rendersi conto che era di spalle e non poteva vederlo,  e quindi sbuffare.
Ad un certo punto, gli occhi di Tooru si illuminarono.
"Iwa-chan! Vedo l'insegna del locale!"
Detto ciò, lasciò andare la presa dal suo polso ed uscì da sotto l'ombrello -per quanto potesse coprirlo mentre correva- per attraversare in fretta e furia.

Se dapprima Hajime tirò un sospiro di sollievo per il polso indolenzito, dopo si rese conto di aver perso di vista l'altro ed andò nel panico quando lo vide in mezzo alla strada, senza nulla che permettesse alle auto di poterlo vedere con la pioggia battente.
Non sapendo che fare, in un riflesso quasi naturale, si gettò anche lui per strada, afferrando l'impermeabile che il ragazzo tanto aveva cercato, gridandogli qualcosa che doveva suonare come un 'deficiente'.

Ma che Tooru non riuscì mai a sentir completare quell'insulto.
L'unico suono che riuscì ad udire chiaramente era uno stridio di freni contro la strada ed un urlo strozzato.

Abbassò il viso e rimase fermo, con gli occhi sbarrati e le labbra socchiuse.

Dall'auto nera che aveva appena frenato, i cui fari gli sfioravano appena il fianco sinistro, scese un uomo preso dal panico, cosa che accadde anche per altre due o tre automobili, così come qualche passante, che si avvicinò.

L'unico a rimanere immobile era Oikawa.

I suoi sensi si offuscarono, e non sentì più lo schiamazzo preoccupato della piccola folla che si era creata intorno a loro.
Non sentì più le gocce che gli bagnavano i capelli senza l'ombrello di Iwaizumi a coprirlo.
Non sentì l'uomo che lo scuoteva per le spalle, chiedendogli se stesse bene e se conoscesse il ragazzo.

Sentì semplicemente le dita di Hajime che lasciavano lentamente la presa dal tessuto in plastica del suo impermeabile, che aveva stretto invano per tirarselo indietro, e poi le vide cadere per in terra in una pozza rossastra, facendo alzare qualche goccia che stazionava al suolo.

Gli parve che il tempo stesse rallentando, perchè per quanto vi fosse un temporale in corso che non permetteva nemmeno di vedere le gocce di pioggia che cadevano, lui quelle gocce le vedeva scendere a rallentatore e percorrere una breve strada che partiva dalla tempia cremisi del suo ragazzo, inerme a terra, scorrere lungo la guance, bagnare le lebbra ed infine aggiungersi alle sorelle che mano a mano stavano allargando e schiarendo la chiazza purpurea in cui il viso di Hajime giaceva.

Sentì le gambe cedergli, e cadde in ginocchio, con ancora gli occhi spalancati e la bocca aperta, nel vano tentativo di dire qualcosa.

Le mani andarono istintivamente a cercare quelle di Iwaizumi. . . ma le trovarono fredde.
Gli tremò il labbro e sentì gli occhi bagnati, riuscendo a realizzare -costringendosi a farlo- cosa stava succedendo.
Piegò il capo sul petto del proprio ragazzo, strinse avidamente il cappotto che indossava come se volesse tenere incatenata a se l'anima di 'Iwa-chan', ed urlo disperato si liberò dalle sue labbra.


Sentì un lontano suono cantilenante ed un paio di uomini lo scostarono in malo modo, prendendo il corpo del ragazzo e caricandolo su di una barella per poi farlo entrare nell'ambulanza che aveva da poco accostato.
Si risvegliò dal suo stato di trance e senza convenevoli entrò anch'egli nel veicolo, urlando con le lacrime agli occhi contro chiunque provasse a farlo uscire dicendogli che non era un parente.
Guardò nuovamente il viso deturpato di Hajime mentre gli iniziavano già a controllare il battito cardiaco ed il respiro, e per poco non dovettero trattenerlo con la forza per evitargli di avvinghiarsi a lui.
L'unica cosa che riuscì a fare, fu prendergli nuovamente una mano, mentre stringeva tra i denti la propria maglia per soffocare un grido e si artigliava il petto, volendo fermare il rumore assurdo che faceva il suo petto.


Vide passare i genitori di Hajime, gli altri ragazzi della squadra -che non sapeva da chi fossero stati avvisati- ed infine addirittura i propri genitori -d'altronde Hajime era come un secondo figlio per loro-, però non prestò attenzione a nessuno di loro, e non rispose ad alcuna domanda.
Rimase semplicemente con lo sguardo perso nel vuoto, mentre a separarlo da lui c'era solo una porta che gli era stato vietato varcare, serrando la mano con la quale aveva stretto quella dell'altro, volendone conservare la sensazione.


Tre ore.
Erano passate tre ore.
Gli sembrava di aver visto l'intera vita passargli davanti, e si rese orribilmente conto che in ogni singolo istante era presente Iwaizumi:

Aveva perso il primo dente a casa sua, mangiando una torta al cioccolato preparata da sua madre;

Aveva imparato ad andare in bicicletta con la sua bicicletta, mentre lui lo guidava da dietro, ridendo ogni tanto, quando cadeva, e porgendogli una mano per rialzarsi, mostrandosi preoccupato se iniziava a gemere;

Aveva imparato prima di tutto a scrivere il suo nome, facendolo arrossire davanti a tutta la classe e strappandogli un piccolo sorriso, mascherato da un 'idiota';

Aveva iniziato a giocare a pallavolo con lui, ricevendo anche qualche pallonata in testa di tanto in tanto;

Aveva dormito a casa sua quando i genitori erano dovuti andare via per lavoro per la prima volta -ed aveva continuato a farlo ogni volta-, ed Hajime gli stringeva la mano per farlo addormentare le prime sere -ed aveva continuato a farlo ogni volta-;

Aveva iniziato le medie con lui al proprio fianco, che l'aveva iniziato a chiamare 'Oikawa', costringendolo a chiamarlo 'Iwaizumi' ed ottenendo invece un 'Iwa-chan';

Aveva accettato di mettersi gli occhiali grazie a lui, che l'aveva accompagnato dall'ottico e gli aveva detto che era carino con quella montatura scura;

Aveva dato a lui il suo primo bacio;

Aveva dato a lui tutto se stesso.

Aveva vissuto una vita intera con lui, ed ora volevano strappargli tutto via?
Non ricordava nemmeno come fosse la sua vita prima dell'arrivo di quel piccolo bambino con il broncio che con gli anni era divenuto più marcato ed aveva reso i suoi sorrisi ancora più speciali.

Come si viveva, senza Hajime?
Temette di non saperlo e che non sarebbe riuscito ad imparare a farlo.


La porta che lo separava da Iwaizumi si spalancò, e ne uscì una ragazza sorridente.
"Potete parlargli: è sveglio"
Tooru alzò il capo e sgranò gli occhi.
I genitori del ragazzo si alzarono di scatto, pronti ad entrare, ma vennero fermati dalla giovane con una mano.
"Vuole vedere prima. . . 'Shittykawa'?"
Disse confusa, facendo inumidire gli occhi del castano, che rise trattenendo un singhiozzo e corse al suo seguito.


Quando vide gli occhi stanchi di Hajime sorridere verso la sua direzione, dovette mordersi con forza un labbro per evitare di scoppiare in lacrime nuovamente, mentre la ragazza usciva.
Si sedette esitante sulla sedia accanto a lui ed allungò esitante una mano, che fu subito afferrata dal moro.
"Ciao Shittykawa"
Mormorò debolmente, facendo così inumidire ancora di più gli occhi di Oikawa che subito dopo un singhiozzo, sorrise.
"Ciao Iwa-chan"

Detto ciò, non riuscì più a contenersi e scoppiò a piangere senza freno, allungandosi verso di lui e poggiando il capo -con i capelli ormai asciutti- alla base del suo collo, affondando il viso nell'incavo della spalla, facendo ridere dolcemente Hajime, che con una mano gli accarezzò la base del collo.
"Io-. . . Io credevo che. . ."
Ricevette un bacio tra i capelli castani.
"Tranquillo. Sono qui. Come sempre"
"Se solo io non-. . ."
Venne zittito da una lieve carezza, che lo fece voltare, ritrovandosi a fissare gli smeraldi del ragazzo, che aveva visto avvolti dal rosso acceso.
"Tooru. . . puoi farmi un solo favore?"
Lo guardò confuso -anche per il fatto che l'avesse chiamato per nome- annuendo infine e lasciandosi asciugare le lacrime.
"Stai zitto"
Disse, per poi baciargli con dolcezza la punta del naso, che venne sostituita da Oikawa stesso dalle proprie labbra.
"Ho avuto paura"
Confessò in un sussurro, avvicinando la sedia per sistemarsi meglio accanto al lettino.
"E di cosa?"
Ricevette un'occhiata risentita che gli fece subito rimangiare le parole: gli occhi castani erano venati di rosso e contornati da un alone altrettanto rosso, così come per il naso; la voce solitamente stridula era debole e gli mancava quasi; i capelli erano una matassa disordinata, come non erano nemmeno la mattina, appena sveglio; non si era cambiato e di conseguenza gli abiti zuppi gli si erano asciugati addosso.
Doveva essere davvero terrorizzato.

Sentendo il proprio cuore perdere un battito, Hajime strinse gli occhi, rivolgendogli un morbido sorriso.
"Non ti libererai di me così facilmente. Lo giuro"
Tooru sorrise piano a sua volta.
"Per quanti anni ti dovrò sopportare ancora?"
Iwaizumi alzò un sopracciglio.
"Tu sopportare me? Non ti pare di star invertendo i ruoli?"
Gli rivolse una finta espressione indispettita.
"Sei sempre così rude, Iwa-chan!"
Si sorrisero entrambi.

"Comunque, dovrai 'sopportarmi' almeno finchè non perderai tutti i denti e diventerai talmente brutto e raggrinzito che nessuna delle tue ammiratrici ti riconoscerà"
"Allora per sempre: è impossibile che io diventi brutto"
Iwaizumi sospirò in un sorriso.
"Va bene, ho capito, non c'è nemmeno bisogno che tu lo dica, tanto ti si legge in faccia: sono un idiota"
Disse lo stesso Oikawa, sbuffando.
"Il mio idiota"
Rispose, alzando gli angoli delle labbra.
"Il tuo idiot-"
Si fermò, realizzando ciò che aveva detto l'altro ed arrossendo di colpo, iniziando a dargli dei colpetti sul braccio, facendolo ridacchiare.


Fu quella sera -ormai notte- che Tooru capì quanto realmente tenesse a quel ragazzo, perchè solo nel momento in cui lo rivide sorridere tornò a respirare, rimasto fino a quel momento in un limbo che non gli consentiva di far altro se non aspettare.
Fu solo quando lo vide aprire gli occhi, che Tooru tornò a vivere.




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Angolo rjiuanoso:
Mh. . . seh. . . Non sono brava con i temi delicati, ho sempre paura di ricadere nel clichè (come appena accaduto) oppure di sminuire/ridicolizzare il tutto.
Bah.
Spero non sia tanto orripilante.
E detto ciò, saluti a tutti~
   
 
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