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Autore: Mahlerlucia    17/12/2018    6 recensioni
{Sequel di "Autumn leaves" || Questa mini-long partecipa alla challenge "I’m dreaming of a white Christmas" indetta dal gruppo Facebook “Boys Love – Fanfic & Fanart's World”}
Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti assieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
(Dino Buzzati)
[Asahi x Kisumi]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hayato Shigino, Shigino Kisumi, Shiina Asahi
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '4 seasons'
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Questa mini-long partecipa alla challenge "I'm dreaming of a white Christmas" del gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World



 

Prompt utilizzati: Dicembre, Montagna, Viaggio
Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi: Asahi Shiina, Kisumi Shigino, Hayato Shigino
Coppia: AsaKisu
Tipo di coppia: Yaoi




 

Come fly with me

 


Once I get you up there
Where the air is rarefied
We'll just glide
Starry-eyed
Once I get you up there
I'll be holding you so near
You might hear
All the angels cheer because we're together...


 

Narita, dicembre 2017

Invii il primo messaggio della giornata durante il tragitto da casa a Narita. Tuo cognato Kon si è offerto di accompagnarti, nonostante tu abbia più volte fatto presente che avresti preferito muoverti da solo utilizzando i mezzi pubblici. Hai ceduto solamente perché ti sei alzato dal letto più tardi del previsto. Tipico.
Cerchi di nascondere il tuo incontenibile entusiasmo per quel viaggio che sognavi da settimane e che finalmente vedi concretizzarsi. Ma sembra essere un'impresa ardua, se non impossibile. Non stai più nella pelle.
Kon ti bombarda di domande perché ancora non gli sono ben chiare le motivazioni legate ad una partenza tanto inaspettata; e per di più in direzione di una città tanto lontana come Niseko.

“Non sto di certo andando a New York o a Roma. E starò via solo una settimana, purtroppo per me.”

“Beh, stai comunque andando ad oltre mille chilometri dalla tua famiglia, pur restando entro i confini nazionali. Fa bene tua sorella a preoccuparsi e a metterti in guardia.”

Sbuffi vistosamente girandoti verso il finestrino. Almeno il traffico sembra essere dalla tua parte con la sua febbrile scorrevolezza.
Ripensi alle discussioni senza fine avute con Akane nei giorni passati, alle sue parole pungenti e cariche di una tediosa invidia per quell'idea che – secondo il suo modesto parere – tu avevi preso senza prima consultarla a dovere.

 

“Perché partirai solo con Kisumi? Cos'avevano di tanto importante da fare gli altri amici tuoi?”

“Haru è impegnato con gli allenamenti di nuoto e Makoto senza di lui non va da nessuna parte.”

“Come sempre! Haruka s'impegna, a differenza tua!”

 

Non sapevi più a quale appiglio aggrapparti per giustificare il vostro viaggio di 'coppia'. Qualsiasi cosa poteva andare bene all'infuori della vostra personale verità.
Avevi preferito farti dare ancora una volta dello 'scansafatiche', con l'ordinaria noncuranza di una sorella che rodeva al solo pensiero di dover restare chiusa nel suo locale a lavorare mentre tu te la saresti spassata in montagna tra neve, sci e spazi termali. E con un bambino di pochi mesi a cui badare costantemente.
Sospiri, pensando a quanto in realtà ti dispiacesse per lei e per la vita a cui era andata incontro per essersi sposata così giovane. Difatti, non si era più allontanata da Tokyo da quando aveva scoperto di essere incinta di Tsukushi.

“Mettermi in guardia da cosa? Non capisco...”

“Hai diciannove anni, sei ancora minorenne. Esattamente come il tuo amico Kisumi. Un viaggio del genere è una responsabilità molto grossa per entrambi!”

Disse colui che sposò mia sorella quando lei aveva solo ventidue anni, portandole via gran parte della sua libertà.
Consideri pesante quanto un macigno tutta quella ridicola questione sull'età che ti viene sollevata ogniqualvolta tu decida di muoverti di tua spontanea volontà. Ormai l'infanzia e la pubertà le avevi superate da un pezzo ed un pizzico di fiducia in più nei tuoi confronti avrebbero potuto pure dimostrartela. Ma non è così semplice quando si ha a che fare con la famiglia Shiina.
Ti volti verso Kon inarcando un sopracciglio e scuotendo la testa. In una situazione meno gioiosa gli avresti sicuramente risposto a dovere, ma non ci tieni affatto a farti guastare la tanto agognata partenza dalle raccomandazioni di chi, pur avendo solo qualche anno in più di te, si sente già un uomo vissuto.
Un trillo proveniente dal tuo smartphone cattura la tua attenzione: Kisumi ha finalmente risposto. Trovi strano, però, che ci abbia messo tutto quel tempo. Non è proprio da lui.

Buongiorno Asahi! Sto arrivando. Fra dieci minuti al massimo dovrei essere lì! A dopo.

Dieci minuti e vi vedrete. Un sorriso luminoso si allarga sul tuo viso raggiante, mentre alzi lo sguardo e constati di essere arrivato a destinazione.
L'enorme scritta scura 'Terminal 3' si fa largo su quello sfondo bianco, asettico; i tuoi occhi rispondono a cotanta visione aprendosi a dismisura e brillando come non mai.
L'entusiasmo che ti attanaglia l'anima è talmente evidente da indurti a portare entrambe le mani sul finestrino dell'auto. Rendi perfettamente l'idea di un bambino appena capitato di fronte alla vetrina di un nuovo negozi di giocattoli in pieno centro.

“Siamo arrivati. Cazzo! Siamo arrivati!”

“Ok, però dammi il tempo di trovare parcheggio.”

“No! Per me possiamo anche salutarci qua. Così riuscirai ad andare a casa prima del previsto per dare una mano ad Akane, visto che oggi non lavori! Ti faccio anche risparmiare soldi! Vedi... sono un ragazzo molto responsabile, io.”

Pronunciando quest'ultima frase metti in mostra un occhiolino empatico, sperando che tuo cognato possa comprendere la tua richiesta dai numerosi lati impliciti, ma non troppo.
Ho diciannove anni ma non sono un idiota. Questo è il primo viaggio della mia vita senza genitori o sorella maggiore al seguito... comprendetemi, lasciatemi vivere. Non vi sto chiedendo altro!

“Ma...”

“Niente ma! Oggi è sabato e non hai scuse! Tsukushi ha bisogno di suo padre! Kisumi sarà qui tra poco e me la posso cavare benissimo da solo. Grazie per avermi gentilmente accompagnato, brother in law!”

Apri lo sportello dell'auto e ti immergi nel freddo dicembrino senza nemmeno curarti di sistemare la sciarpa attorno al collo. Ti precipiti a recuperare i bagagli nel retro della vettura; non sono poi molti: un trolley rigido e un vecchio zaino da trekking. Lo stretto necessario per qualche giorno di svago.
Corri verso l'entrata dell'aeroscalo ma ti arresti una volta raggiunto l'ultimo marciapiede utile prima di sparire tra la folla. Ti volti e lanci un ultimo sguardo a Kurimiya. Alzi un braccio e lo saluti da lontano.
Aspetti un suo accenno di rimando che in realtà arriva a gran voce. In fondo, col passare del tempo, ti sei affezionato a lui. Sai bene che tua sorella ha sposato davvero un bravo ragazzo.

 

***

 

L'enorme sala d'attesa interna è gremita di persone provenienti da svariate nazioni. Le loro voci s'intrecciano e si sovrastano tra loro, conferendo una discreta atmosfera poliglotta a quel luogo di passaggio tra diverse culture.
Tutto ciò ti fa inevitabilmente sentire come un pesce fuor d'acqua: ti basta solo ripensare alle fatiche che hai dovuto affrontare per poter superare il test di lingua inglese per cadere vittima di un drastico calo d'autostima.
Una signora sudamericana ti domanda dove si trovi il bagno, o almeno ti sembra d'intuire questo tipo di richiesta dal suono delle parole cuarto de baño. Lo indichi gesticolando e aggiungendo un '¿claro?' come unica modalità che ti sovviene in quel momento per evitare una completa scena muta. Non hai mai detto una parola di spagnolo in vita tua e forse è giunto il momento d'iniziare a farlo.

Salutata la donna, trovi posto su uno dei confortevoli divanetti verdi posizionati di fronte alla gigantesca vetrata che si affaccia sulla pista di decollo e atterraggio dei velivoli. Una comitiva di turisti – apparentemente nord-europei – sta scendendo in maniera ordinata dalla scaletta per raggiungere il bus di servizio che li avrebbe poi condotti all'interno dell'aeroporto.
Decidi di controllare ancora una volta il display del telefono, ma tutto tace. La cosa comincia ad insospettirti.
Signor Shigino, non è da te non mandarmi i soliti diecimila messaggi consecutivi in una giornata del genere!

Apri il registro delle ultime chiamate effettuate e recuperi con estrema facilità il suo numero tra i primi tre presenti in elenco. Batti due volte il pollice su quel nome: vuoi sapere quanto ancora gli manca per poter essere lì, assieme a te.
Ma proprio in quel momento una voce distoglie la tua attenzione. O meglio, una vocina a te piuttosto familiare.

“Asahi! Siamo qui, siamo arrivati!”

Chiudi immediatamente la chiamata, sorpreso di trovarti davanti gli enormi occhi sgranati del piccolo Hayato. Il minore dei fratelli Shigino ti corre incontro e ti abbraccia, come se fossi il suo migliore amico o un cugino più grande che non vedeva da tempo immemore.

“Ehi, Hayato! Come stai? Sei venuto ad accompagnare Kisumi?”

Il piccolo si discosta per un attimo da quella salda presa carica d'affetto e ti fissa con aria perplessa. Non sa bene cosa rispondere perché probabilmente non era la domanda che si aspettava da parte tua in quel contesto.
Noti solo in quell'istante la presenza di un piccolo zainetto rosso e rigonfio sulle sue spalle. Per un attimo la tua mente è attraversata da uno strano pensiero. Aggrotti la fronte mentre ti tocchi la punta del naso.
Cerchi di scacciare quella folle idea mettendo in mostra il più rassicurante dei sorrisi che ti puoi permettere.

“Ma dov'è tuo fratello? Si è perso per caso?”

Hayato solleva entrambe le braccia girando più volte la testa prima a destra e poi a sinistra. Infine si avvicina di nuovo a te stringendo un lembo della manica della tua felpa.

“Ehm... sono qui! Hayato, ti avevo detto di aspettare. Sai che ci vuole un po' di tempo per spiegare allo zio come tornare a casa prendendo l'autostrada.”

“Ma io avevo già visto Asahi da questo grande vetro!”

“Anch'io lo avevo visto. Ma dovevi comunque aspettarmi!”

“Va bene... scusa. Non lo faccio più!”

Vedi Kisumi poggiare una mano sulla testa di Hayato per confortarlo e fargli comprendere, nella maniera più dolce possibile, che in realtà è tutto a posto. Da buon fratello maggiore non riusciva a prendersela con quel bambino buono come il pane ed estremamente leale.
Non puoi fare a meno di notare che sta trascinando con sé ben due trolley e ti chiedi cosa diamine abbia deciso di portarsi dietro. E di nuovo vieni assalito da quell'assurdo dubbio che ti già era balenato per la testa poco prima.
Con chi tornerà a casa Hayato ora che suo zio Katsumi se n'era tornato a casa? Non mi vorrete mica far credere che... No, eh! No! Cazzo... no!

“Ciao Asahi! Scusami per il ritardo e per non aver risposto ai messaggi. Stavo guidando io perché mio zio non conosce molto bene la strada per arrivare qui. Nemmeno io a dire la verità ma... abbiamo usato il navigatore.”

Hayato si frappone tra voi due alzando di nuovo le braccia verso l'alto. Ma questa volta in maniera decisamente più energica e plateale. Aveva appena fatto una scoperta sensazionale per la sua tenera età e ci teneva a rendere partecipe anche l'ignaro amico.

“Sì! C'era una signora che dal computer della macchina ci diceva dove girare a tutti i semafori e a tutte le rotatorie e poi... e poi siamo arrivati qui! È stata davvero molto gentile,”

La vivida gioia presente negli occhi di quella creatura innocente ti appare inversamente proporzionale alla tensione che invece si sta facendo largo tra le tue emozioni. Cerchi di mantenere la calma solamente per rispetto nei confronti di quel bambino che di sicuro non aveva alcuna colpa.

“Sì, è stata molto gentile. Bene! Ora che ci siamo tutti possiamo andare a fare il check-in. Per caso tu lo hai già fatto, Asahi?”

Sollevi gli occhi da terra con una lentezza ed un piglio che mettono immediatamente in soggezione il tuo compagno. Tieni le tue iridi color rubino incastrate alle sue per un tempo indefinito; comunque troppo lungo per poter far finta di nulla da entrambe le parti. Quella domanda ti stava bruciando in gola, esattamente come tutte le altre parole che avresti voluto tirar fuori in quel momento. Comprese le imprecazioni.
Kisumi tenta di risollevare la situazione mostrandoti un flebile sorriso. Non può non tenere conto del fatto di essere lui – e solamente lui! – l'unico artefice di quel disguido. E senza la benché minima richiesta di approvazione.
Non ci posso credere. Potevi almeno chiedere il mio parere? O davvero non t'interessa quello che penso?

“No, non l'ho ancora fatto. Ti stavo aspettando.”

Proprio così. Ti stavo aspettando. Aspettavo te e solamente te.

“Bene, allora andiamo a farlo tutti insieme. Per quanto riguarda il biglietto di Hayato non ti preoccupare, ho tutto io.”

Il biglietto di Hayato. La conferma definitiva della rovina di quella che doveva essere la nostra prima vacanza insieme. Sei davvero un genio Kisumi Shigino. Un pezzo di Merda con la emme maiuscola!

Mostrate tutti i documenti necessari per l'imbarco al personale di terra e posizionate sul nastro scorrevole le valigie e gli zaini più ingombranti per mandarli nella stiva. Tenete a portata di mano solo una busta con dei viveri e lo zainetto del piccolo Shigino con i suoi giochi e la sua copertina di lana.
L'annuncio del volo vi invita a mettervi in fila per i controlli di sicurezza necessari prima di poter attraversare il gate e salire finalmente a bordo. Posizionate tutti gli oggetti posti in elenco nelle apposite vaschette e passate sotto il metal detector.
Ed è in quel momento che ti viene la malsana idea di fingere di dimenticare qualcosa in tasca per far suonare quella diavoleria elettronica. Basterebbe così poco per non farti salire a bordo... e in Hokkaidō ci andrebbero solo quei due, per punizione.
Ma desisti e in quella stupida vaschetta depositi anche il braccialetto in cuoio ed argento che ti aveva regalato tua madre il giorno della proclamazione del tuo diploma.
Sospiri chiudendo gli occhi, mentre un uomo della sicurezza ti restituisce ogni tuo avere.

“È tutto a posto. Può salire regolarmente sul suo volo. Buona permanenza in Hokkaidō.”

Già. Che magnifica presa per il culo.

 

***

 

Kisumi aveva fatto i salti mortali affinché il posto prenotato per Hayato risultasse essere esattamente di fianco al suo; o a quello di Asahi al massimo. Era riuscito ad ottenere il posto corridoio che, chiaramente, non piaceva per nulla al piccolino.

“Ma io voglio vedere il paesaggio. Alcuni miei compagni di classe mi hanno detto che arriveremo ancora più in altro delle nuvole e che ad un certo punto non si vedrà più la Terra. È vero, Nii-san?”

“Beh, sì è così. Ricordati che quando partiremo dovrai seguire le istruzioni che ci daranno il comandante e le hostess, mi raccomando!”

Hayato sorride mentre annuisce con convinzione. Trovata la fila corrispondete a quella segnata sui biglietti raggiunge il sedile più attiguo all'oblò e ci si piazza con decisione. Apre lo zainetto e tira fuori la sua copertina con gli orsetti. Con l'aiuto di Kisumi la srotola e ci si piazza sotto, comodo e al calduccio.

“Grazie per aver fatto scambio di posto con me, Asahi! Ti voglio tanto bene!”

Strabuzzi gli occhi mentre sei ancora intento a sistemare il bagaglio a mano sotto il sedile anteriore.
Ti siedi a quel posto che inizialmente non ti era stato riservato dalla Jetstar. Anche tu, alla tenera età di diciannove anni, hai il diritto di poter guardare fuori dal finestrino per capire quanto caspita sei arrivato in alto rispetto al mondo. E invece hai ceduto il tuo posto a quel piccoletto che ti sta guardando con quei supplichevoli occhi color del glicine. Lo stesso colore di quelli di suo fratello, il ragazzo con cui eri più incazzato in assoluto in quel momento.

“Fi-figurati, Hayato! Sei comodo?”

Osservi il bambino mentre ti guarda con la coperta tirata fin sopra il naso. Per un attimo ti ricorda la famosa scena del film Il sesto senso. Ma scrolli la testa e cerchi di non pensare alla terribile frase che pronuncia il piccolo protagonista proprio in quella sequenza cinematografica.
Hayato annuisce senza toglierti gli occhi di dosso e smorzando lentamente il suo tenero sorriso. Ha intuito che qualcosa non sta andando secondo i tuoi piani proprio perché non riesce a vederti sereno. Ti ha persino detto di volerti bene ma tu senti di essere ancora troppo deluso nei confronti di suo fratello per poter ricambiare quella frase così soave, innocente e generosa.

“Vado un secondo in bagno.”

Kisumi si volta nella tua direzione e annuisce mentre imposta il cellulare in modalità aereo. I suoi occhi ti seguono lungo il corridoio fino al momento in cui non è costretto ad alzarsi per continuare a controllare dove tu stia andando.
Chiedi gentilmente ad una hostess dove si trovi il bagno ma quest'ultima t'invita a tornare a sederti perché siete prossimi alla fase di decollo. Non puoi far altro che darle retta e a testa bassa, torni a sederti.

“Che velocità!”

“Ma se mi hai tenuto sotto i tuoi radar per tutto il tempo! Avrai notato che il bagno non l'ho visto nemmeno col binocolo, no?!”

“Ti scappa tanto?”

Ti volti e lo fissi con sguardo torvo. Inarchi un sopracciglio per invitarlo a smetterla di chiederti scempiaggini.
Che cazzo di domande mi fai, Shigino?
Cerca di scusarsi nell'immediato ponendo le mani in avanti come a volerti rassicurare.
Hayato nel frattempo sta osservando tutto quello che succede sulla pista di decollo attraverso il piccolo oblò.
Ti appoggi allo schienale del sedile con le braccia conserte e socchiudendo gli occhi. Ma sei costretto a riaprirli appena pochi istanti dopo a causa dell'invadenza del messaggio di benvenuto del comandante.

Signore e signori, buongiorno, è il comandante che vi dà il benvenuto a bordo dell'airbus GK109. Il volo è diretto dall'aeroporto internazionale di Tokyo-Narita all'aeroporto di Sapporo Shin-Chitose e durerà circa un'ora e quarantacinque minuti. L'arrivo è previsto per le ore dieci e trenta. Voleremo ad un'altitudine di circa dodicimila metri e a una velocità di circa ottocento chilometri orari. Vi preghiamo di posizionare il vostro bagaglio a mano negli scomparti posti sopra le vostre teste o sotto la poltrona anteriore e di prestare attenzione alle indicazioni del personale di bordo. Vi auguro un piacevole viaggio e vi ringrazio per aver scelto la nostra compagnia.”

Ah, non ringraziare me. L'ha scelta Matsuoka perché siete convenienti. Mica scemo.
Le hostess cominciano a mostrarvi tutti i dispositivi e le procedure d'emergenza. Prendi la mascherina e il sacchetto per il mal d'aereo e infine allacci la cintura di sicurezza. Quello che ti preme maggiormente in quel momento è la necessità di andare in bagno.
Non era poi passato molto tempo dall'ultima volta che eri salito su un aereo. Il lavoro di tuo padre ti aveva portato un po' ovunque, facendoti allontanare dalle amicizie che ti costruivi ogni volta che iniziavi a frequentare la scuola di una nuova città. Avevi perso il conto delle volte in cui avevi mandato implicitamente al diavolo Sohei per questo motivo.

Nii-san! Ci stiamo muovendo, guarda!”

L'aereo sta per prendere quota e ti viene spontaneo porgere una certa domanda a chi ti sta seduto a fianco. Specie dopo aver notato la pallida colorazione che sta assumendo il suo viso. Forse è davvero il caso di tenere a portata di mano il famoso sacchettino che il personale di bordo metteva a disposizione per ogni passeggero debole di stomaco.

“Kisumi, ma tu sei mai salito su un aereo? Sincero...”

Apre un solo occhio e cerca di guardarti mostrando un sorrisetto forzato. Non riesce a non essere gentile e cordiale nemmeno in momenti 'drammatici' come quello.
Ti risponde con un filo di voce che quasi fatichi a percepire a dovere.

“Shh! Per favore! Lui pensa che per me non sia la prima volta.”

Risponde indicando con un dito il piccolo di casa Shigino che, imperterrito, continua ad ammirare gli eventi che si susseguono attraverso quel finestrino ovale che avresti tanto voluto avere al tuo fianco.

“Doppiamente bugiardo!”

“Doppiamente... la prima volta in cui faccio qualcosa insieme a te!”

Perdete ogni contatto con la terraferma e vi alzate in volo. Rimanete reclinati sugli schienali delle vostre poltrone per qualche secondo che sembra non finire mai. Soprattutto per chi era ignaro dinnanzi ad una tale esperienza.

Nii-san, perché siamo storti?”

Kisumi si poggia un avambraccio sugli occhi provando a pensare di non essere su quell'aereo. Immagina di trovarsi comodamente seduto alla scrivania dell'agenzia immobiliare di suo zio in attesa di una decisione d'acquisto da parte della solita coppia indecisa. Ordinaria e noiosa routine.

“Hayato, hai sentito cosa ha detto prima il comandante? Dobbiamo arrivare a tantissimi metri di altitudine. E per arrivarci viaggeremo per qualche minuto un po' inclinati. È normale, fidati! Piuttosto... guarda come si sta divertendo quel grande esperto di tuo fratello...”

Il tuo compagno tenta di reagire colpendoti con un buffetto sul braccio. Tu riesci ad essere più lesto di lui e lo afferri per il polso. Lasci che lentamente la tua mano scivoli sulla sua e permetti alle vostre dita d'incastrarsi perfettamente. Lo stringi forte mentre inviti il fratellino a fare altrettanto dalla parte opposta.
Come si suol dire, l'unione fa la forza!

L'airbus torna finalmente in posizione orizzontale e mentre le nuvole bianche e soffici si trasformano nelle vostre nuove compagne di viaggio, le vostre mani rimangono unite, esattamente come i vostri cuori.
Gran parte del rancore che avvertivi fino a pochi minuti prima sembra essersi dissolto nell'aerea rarefatta di quell'inconsueta altitudine a cui vi trovate ora.
Realizzi di aver esagerato, di aver dato troppo peso a cose di poco conto e di essere stato un tantino egoista.
Pensi che in fondo anche Hayato abbia il diritto di divertirsi, come tutti i bambini della sua età. E probabilmente un'occasione del genere potrebbe non capitargli mai più nella vita.
Sospiri, positivamente rassegnato a quello che sarà.
Ci divertiremo comunque!

 

 

Weather-wise, it's such a groovy day
You just say that words and I'll beat the birds
Down to Acapulco Bay
It's perfect for a flying honeymoon, they do say
Come on fly with me, we'll fly, we'll fly
Pack up let's fly away...











 


 

Angolo dell'autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long dedicata alla stagione dell'inverno! :)

Con l'avvento di questa nuova storia 'stagionale' - i cui protagonisti saranno sempre Asahi e Kisumi - ho deciso di creare un'apposita serie dal titolo '4 seasons' (prossimamente avremo gli episodi primaverili ed estivi).
La storia è scritta interamente in seconda persona e al tempo presente.
Il punto di vista, questa volta, sarà quello più 'colorito' di Asahi (in Autumn leaves il pov, invece, era quello di Kisumi).

In questo secondo capitolo Asahi è al settimo cielo per la tanto agognata partenza per Niseko, in Hokkaidō. Tutto meraviglioso fino a quando non realizza che il piccolo Hayato, fratello minore di Kisumi, partirà con loro. Inizialmente è incredulo e non riesce ad accettarlo. Ma pian piano si scioglierà ed accetterà la cosa. Kisumi sembra tanto buono e caro, ma in realtà è un gran furbetto. Ma se ci pensate, le sue bugie sono tutte dette a fin di bene. Asahi ed Hayato sono le due persone a cui tiene di più al mondo e farebbe qualunque cosa per loro, pure soffrire palesemente il 'mal d'aereo' e fingere che sia tutto a posto!
E niente, la 'sorpresa' di questa seconda mini-long dedicata agli AsaKisu è proprio la presenza del piccolo Hayato. :D
Chiaramente lo ritroveremo anche nei prossimi due capitoli e ne vedremo delle belle!
P.S.: Non vi preoccupate, poi Asahi in bagno ci va davvero! XD

Piccole annotazioni:

  • La canzone di cui riporto la prima strofa e parte del ritornello, rispettivamente all'inizio e al termine del capitolo, è la celeberrima Come fly with me di Frank Sinatra.

  • Narita è la città (a circa 60 km dal centro della capitale niponica) in cui è situato il Narita Intenational Airport, uno dei tre principali scali aeroportuali che 'servono' la città di Tokyo. È l'aeroporto da cui partiranno Asahi, Kisumi ed Hayato.

  • Chitose è la città (a circa 5 km da Sapporo) in cui è situato il New Chitose Airport, uno degli aeroporti principali dell'Hokkaidō.

  • Niseko (in giapponese 'collina scoscesa') è una cittadina turistica situata nella prefettura di Shiribeshi, in Hokkaidō. Dista circa un centinaio di chilometri da Sapporo, la città più importante della grande isola giapponese. È famosa soprattutto per i suoi impianti sciistici costituiti dalla tipica neve 'polverosa' proveniente dalla Siberia e per gli impianti termali di cui dispone.

  • La Jetstar è una compagnia aerea anglo-giapponese low cost. Si 'occupa' sia di voli nazionali che internazionali.

  • La scena de 'Il sesto senso' a cui fa riferimento Asahi è quella in cui il bambino (Cole) dice: “Vedo la gente la morta!”

  • Shoei Shiina è il padre di Asahi. Mi sembra (ma non posso dare la certezza assoluta) che non si sia mai visto nell'anime originale.

  • Kon Kurimiya è il cognato di Asahi, marito di sua sorella maggiore Akane. I due hanno avuto un figlio, Tsukushi (di circa un anno).

  • Katsumi Shigino è lo zio di Kisumi e Hayato. Gestisce un'agenzia immobiliare a Tokyo.

     

Ringrazio di tutto cuore le mie compagne di avventura, senza le quali non avrei mai potuto partecipare a questa meravigliosa nuova challenge ideata sul nostro gruppo.
In particolar modo ringrazio _aivy_demi_ perché c'è sempre stata, nonostante tutto! Thank you girl! **

A presto,

Mahlerlucia

   
 
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