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Autore: Anonima Italiana    18/12/2018    5 recensioni
La mia versione della storia di Ade e Persefone, una storia dark con molti momenti di luce.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Demetra, Persefone, Zeus
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Appena risvegliatasi, Persefone si accorse subito di essere ritornata nella sua vecchia stanza, nella casa di sua madre. La quale, felice, l’accudiva amorevolmente giorno e notte, e che abbracciò felice di rivedere: nonostante tutto le era mancata molto. In poco tempo Persefone si ristabilì, e Demetra  a questo punto non perse tempo per porre alla figlia domande sulle preoccupazioni che più le stavano a cuore.

- Figlia mia, non riesco nemmeno a immaginare cosa tu abbia passato negli Inferi in balìa di quel mostro spietato di Ade…-

- No madre, vi sbagliate! Non è un mostro, anzi! E’ stato gentilissimo e molto buono con me- lo difese Persefone, raccontando la sua esperienza nell’Averno.
Demetra capì che la figlia era sicnera, e che quindi Ade non aveva attentato alla sua purezza, come essa temeva. E, visto che aveva ottenuto la cosa che desiderava di più, ovvero che la sua Persefone tornasse a casa sana e salva, era disposta a soprassedere a quanto accaduto senza mettere in mezzo Zeus. Aveva anche notato l’anello donatole da Ade, e avrebbe voluto vederlo sparire alla sua vista, ma dato che Persefone l’aveva pregata di lasciarglielo portare perché – diceva lei- non aveva mai avuto un gioiello prezioso in tutta la sua vita, era perfino disposta a concedere a sua figlia questo piccolo capriccio, visto che era una cosa che sembrava desiderare molto. In fondo la sua adorata piccola dea ne aveva passate talmente tante in così poco tempo che…che male poteva farle un anello?

- Non difenderlo figlia mia, sei troppo buona. Ade merita solo disprezzo da chiunque, ma dato che ha avuto il buonsenso di riportati da me, per stavolta ti accontenterò e lascerò perdere qualunque rivendicazione. L’importante è che tu sia di nuovo qui con tua madre- disse stringendola forte al cuore.

Una volta ristabilitasi, Persefone ritornò a condurre la vita di sempre: curava la natura, gli animali, i mortali, quasi sempre assieme a sua madre, la quale dopo quanto era successo aveva triplicato la sorveglianza affiancando alla figlia ninfe, satiri e centauri di sua assoluta fiducia. In questo modo, Persefone si ritrovò a non essere mai sola e a essere sorvegliata ogni minuto della sua vita.
Per fortuna, sua madre non poteva controllare i suoi pensieri…perché avrebbe visto che a Persefone, per quanto se ne stupisse lei stessa, mancava l’Averno. Le mancava la libertà di movimento di cui aveva goduto, accompagnata al massimo (e non sempre, visto che poteva congedarle quando voleva) dalle sue tre ancelle, le mancava la libertà di iniziativa di cui aveva goduto nel momento in cui Ade le aveva dato carta bianca lasciandole prendere le sue decisioni, e non solo per il Giardino dei Frutti degli Inferi, ma anche per gli altri piccoli cambiamenti che aveva apportato qua e là; soprattutto le mancava lui, Ade.
La sua compagnia, la fiducia che aveva sempre riposto in lei (in fondo chi gli diceva che lei non avrebbe tentato la fuga?), le sue attenzioni…e quegli sguardi intensi, quelle carezze accennate, quel bacio mozzafiato…in cuor suo, Persefone desiderava incontrarlo di nuovo, almeno una volta, e quando usciva stava sempre attenta a scorgere un’eventuale figura scura e misteriosa nascosta a osservarla; ma non accadde mai nulla di tutto ciò. Fu perfino tentata di usare il famoso anello per chiamarlo, ma dato che le era stato detto di farlo solo in caso si trovasse in pericolo, rinunciò al suo proposito, convinta che  forse Ade si sarebbe arrabbiato se lei  gli avesse fatto perdere tempo. In fondo era ben consapevole di quanto fossero pressanti le sue giornate come Dio degli Inferi.

Un giorno Persefone uscì diretta ad un frutteto per raccogliere delle pesche, accompagnata dal centauro Nesso. Il quale, a dispetto della fiducia concessagli da Demetra, da tempo aveva messo gli occhi sulla sua bella figlia aspettando l’occasione per farsi avanti, nonostante Persefone non avesse mai manifestato alcun tipo di interesse per lui che non fosse amichevole, come faceva con tutti.
Mentre la giovane era intenta a raccogliere frutti, il centauro le si avvicinò da dietro allungando le mani sul suo corpo fiorente, con carezze impossibili da equivocare; ma al contrario di quanto accaduto con Ade, Persefone reagì male a quel tocco, per cui ebbe subito una reazione di fastidio e disgusto. Quando intimò a Nesso di smetterla, altrimenti avrebbe riferito tutto a sua madre, quello reagì con violenza: ma come si permetteva quella insignificante ragazzina, che chissà quanto aveva concesso al potente signore degli Inferi, di rifiutare lui?  
Per tutta risposta l’afferrò per la vita sollevandola e cercando di mettersela in groppa per portarla dove avrebbe avuto agio migliore per fare tutto ciò che desiderava. Persefone urlò spaventata, si divincolò, lo aggredì con pugni, graffi e calci finchè riuscì a divincolarsi cadendo a terra. Riuscì a rialzarsi e si mise a correre il più velocemente possibile cercando una qualunque via di fuga, mentre Nesso l’inseguiva minacciandola. Persefone correndo si addentrò nel bosco: correva, correva, i piedi nudi feriti da sassi, ramoscelli e altro, ignorando dolore e terrore, mentre sentiva l’altro avvicinarsi comunque.
Continuava a correre nonostante cominciasse a mancarle il respiro, nonostante la paura cominciasse a prendere il sopravvento;  improvvisamente, inciampò nella grossa radice di un albero che sbucava dal terreno e cadde rovinosamente. Ferita ovunque, non riuscì a rialzarsi, sopraffatta dalla debolezza e dalla disperazione, strinse l’anello che portava al dito mormorando “Ade…aiutami…” prima di perdere completamente i sensi.

(fine nona parte)

 
N.B: Nella mitologia greca, il centauro Nesso appartiene al mito di Ercole. Dato che mi serviva un personaggio viscido di quel tipo, l'ho trasferito in questo mito.
 
   
 
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