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Autore: Soniabruni    18/12/2018    3 recensioni
Il primo capitolo inizia al porto di New York, siamo nel 1920. In un bar Albert e Terence sorseggiano un caffè in attesa di qualcuno che sta rientrando dall’Europa… qualcuno cui entrambi tengono molto.
Chi è questa persona è cosa ci è andata a fare oltreoceano magari quando la guerra la faceva da padrone in quei territori?
Credo non sia difficile rispondere, più complicato sarà accettare il motivo di quella scelta.
Susanna Marlowe è morta da un anno ma… ma Terence non è solo!!! nooooo!!!! Terence, che hai fatto!!!!!
La situazione appare molto complicata sin dall’inizio e man mano che si cercherà di fare chiarezza parrà diventarlo ancora di più, ma questa persona così vicina a Terence sarà la chiave per Candy per far pace con presente e passato. Quindi non mi giudicate troppo in fretta! Abbiate pazienza perché riusciremo a scoprire ciò che lega completamene il terzo nuovo soggetto ai nostri beniamini solo nell’ultimo capitolo dello scritto.
I primi tre capitoli servono ad inquadrare la situazione, la storia comincia a svilupparsi dal quarto e poi correrà via veloce con un inaspettato risvolto...
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA BAMBOLA DI PEZZA

New York 22 Dicembre 1920

Candy era sempre più nervosa, la cuoca la incalzava col menu della festa di fine anno, visto che doveva essere anche l’occasione in cui si sarebbe dato l’annuncio del suo fidanzamento.
La torta, il vestito… non riusciva davvero a concentrarsi. Alexander era meraviglioso, premuroso e paziente con lei.

Come al solito quel mese la rendeva insofferente, la neve era arrivata da un pezzo e lei odiava quella coltre bianca che soffocava tutto.
Prima di partire per la Francia era solita passare la notte di Natale alla casa di Pony. Là tutto sembrava avere ancora un senso, per lo meno poteva cibarsi degli sguardi disincantati dei bambini di fronte all’albero illuminato e delle loro speranze.
Quanto aveva atteso quella festa da bambina, e quanto si era ruzzolata sulla neve con Annie!
Quei ricordi le strapparono una lacrima.
Inutile nascondersi dietro un dito, da quando si era separata da Terence quella notte fredda e terribile aveva cominciato ad odiare tutto ciò che la ricordava e le feste natalizie e di fine anno le risultavano in assoluto le più tristi dell’universo.
Avrebbe voluto condividerle con chi amava di più ma mancava sempre la persona più importante, purtroppo questo era il punto fisso della sua esistenza.

Continuava a pensare a come si era lasciata un paio di settimane prima con Terry.
“Candy… lascia che ti spieghi tutto, lascia che ti racconti in quali circostanze è nata Charlotte e poi potrai giudicarmi davvero… te ne prego!
Io… io ti amo amore mio…
Sono pronto a fare qualsiasi cosa per dimostrartelo…”

Quei meravigliosi occhi blu supplichevoli, sembravano così innocenti, così sinceri… l’avevano sempre disarmata, sarebbero stati in grado di farsi perdonare qualsiasi cosa ma quello faceva davvero troppo male.


“Sai che ti dico? Se vuoi davvero dimostrarmi che c’è stato almeno un momento in cui hai davvero tenuto a me… ho una cosa da chiederti:
amami abbastanza da lasciarmi vivere la mia vita lontano da te. Ti chiedo solo questo!”

Poi era accaduto tutto così velocemente…
Il bacio di Alexander a cui lei aveva risposto solo nel vano tentativo di cancellare l’impronta indelebile di quello di Terence, e tutto il resto come una ruota inarrestabile…
Si sentiva come se fosse rimasta imbrigliata negli ingranaggi di un meccanismo infernale che la stava fagocitando giorno dopo giorno.

 


Avrebbe tanto voluto fermare quella giostra ma, come non bastasse tutto il resto, era pure molto preoccupata per il suo quasi fidanzato. L’aveva visto spaesato in sala operatoria l’ultima volta, aveva dovuto essere sostituito.
Ne aveva parlato con il dottor Bobson, testimone della scena, che si era detto sicuro avesse problemi di vista. L’attacco chimico subito in guerra era stato superato ma era rimasta una lesione al nervo ottico sulla quale non era stato possibile intervenire, e che probabilmente stava minando in maniera irreversibile la sua capacità visiva all’occhio destro.
Difficile continuare con gli interventi chirurgici con un solo occhio buono! Avrebbe dovuto rinunciare almeno a quella parte del suo lavoro, e Candy sapeva bene quanto gli sarebbe costato.

Per tutta una serie di motivi quindi non era riuscita a dare una svolta a quegli eventi e si era davvero convinta che la cosa migliore per tutti fosse quella di stare vicino al giovane medico in maniera devota per tutta la vita.

E poi quella bambola…. quella bambola! come aveva potuto Terence? Come aveva potuto dare a quel giocattolo quel nome che significava così tanto per loro, o meglio per lei?
Davvero lei era stata solo un gioco infantile, solo questo!

Continuava a ripensarci e ad avvelenarsi l’anima quando all’improvviso un ricordo della sua infanzia si fece spazio tra le nuvole buie dei suoi pensieri.

Una bambolina cucita a mano….
Una bambolina cucita a mano era stata ritrovata anche accanto a lei dalle buone donne che l’avevano allevata.

Rammentò che quando aveva all’incirca quattro anni la moglie del medico di La Porte aveva partorito e lei era andata con Miss Pony a farle visita.
Era rimasta molto scossa nel vedere quella madre commossa tenere tra le braccia la sua creatura quasi fosse un miracolo e quella stessa sera, con gli occhi colmi di lacrime, aveva chiesto alla buona donna perché la signora che l’aveva messa al mondo non la amava allo stesso modo.
Con molto tatto Miss Pony l’aveva stretta al suo petto e le aveva spiegato che la sua mamma doveva aver avuto un motivo molto grave per abbandonarla, che si era premurata di lasciarla in un posto dove si sarebbero presi cura di lei e che nella sua cesta aveva messo una bambolina cucita a mano, con ogni probabilità da lei stessa. Quindi l’amava, l’amava di sicuro, anche se non aveva potuto tenerla con sè.

Erano passati molti anni ma ora sentiva il bisogno di guardare con attenzione quell’oggetto di cui si era momentaneamente dimenticata e che sino ad allora aveva preferito rimanesse custodito dalla direttrice dell’istituto in cui era cresciuta.
Quel pensiero le stava procurando uno strano concentrato di emozioni contrastanti e non riusciva più ad aspettare.

 

Preparò un bagaglio leggero e informò Albert che avrebbe passato qualche giorno con Miss Pony e Suor Maria; l’aria era diventata irrespirabile, i preparativi per la veglia di fine anno erano asfissianti e aveva bisogno di ritrovare un po’ di pace.

Lasciò detto a Annie e alla cuoca di fare di testa loro, le sarebbe andato tutto sicuramente bene e sparì.

***

Da quando era rientrata non aveva ancora avuto modo di passare di là e le sue mamme furono felici di accogliere tra le loro braccia quella figlia tanto amata.
Innanzi tutto si sarebbe occupata dell’allestimento dell’albero, prima di partire aveva fatto incetta di decori e dolci nei negozi più carini di New York.

A Miss Pony non era sfuggita l’aria a dir poco smarrita di Candy, era informata del suo imminente fidanzamento e aveva sperato fino all’ultimo di vedere quei meravigliosi occhi verdi sorridere finalmente e riempirsi di stelle scintillanti come una volta, invece non era cambiato nulla.
“Piccola mia! Fatti vedere, sei bellissima lo sai? Fatti abbracciare, non hai idea di quanto mi sia mancata. Credevo non riuscissi a venire per via del tuo fidanzamento…
Invece sei rimasta la stessa di sempre! Spero tu non abbia discusso con il tuo futuro sposo per questa piccola evasione nel bel mezzo dei preparativi per la vostra festa”.

Candy si accorse subito dove la buona donna voleva andare a parare, cercava la conferma che la sua bambina fosse davvero felice e convinta della sua scelta e stava avendo tutte le sue risposte semplicemente guardandola; esattamente come solo una vera madre poteva aver imparato a fare.

Quando la ragazza entrò nell’ufficio della direttrice si accorse che questa si stava premurando di nascondere una lettera che teneva in bella vista sopra la scrivania, essendosi poi accorta dello sguardo indagatore di Candy aveva cercato di accontentarla con un:
“E’ la riposta alla mia lettera del nostro Babbo Natale”

“Andiamo Miss Pony… non sono più una bambina, so perfettamente che Babbo Natale non esiste. Se quella era una lettera di Albert comunque non ha motivo di nascondermela, so quanto è sempre stato generoso con questa istituzione”.

“Sei quasi maritata, figurati se non so che sei una donna ormai! eppure la lettera non è del signor Andrew ma di un altro benefattore che noi chiamiamo proprio Babbo Natale.
Arriva ogni anno la notte santa con un sacco di regali per i bambini, li mette sotto l’albero mentre dormono, passa qualche giorno da noi fingendosi lui stesso sorpreso di tutti quei doni e poi riparte”.

“E chi è questo signore?” chiese incuriosita Candy.

“Beh piccola mia, se ti fermi qui lo scoprirai da sola, non credi? Chissà che porti un regalo anche per te!”

La ragazza sorrise; quella cosa, per quanto strana, la incuriosiva o almeno non la faceva pensare troppo alle sue pene.
In realtà si sentiva quasi sollevata come se si trovasse in una dimensione parallela a quella abituale e questo le permetteva stare bene come non le accadeva da tempo.

“Solo una cosa”, continuò la buona donna, “non sapevamo della tua venuta quindi ti devi accontentare di dividere la camerata con le bambine, la stanza degli ospiti in questo periodo è riservata a Santa Claus da più di tre anni a questa parte, esattamente da quando sei partita per l’Europa”.

“Mi sta facendo morire di curiosità… non vedo l’ora che arrivi la notte di Natale!” erano anni che non diceva una cosa del genere e si sorprese ella stessa del suo sentire; poi un po’ esitante continuò.
“Potrei… potrei avere quella bambolina che ha trovato tanti anni fa nella mia cesta per cortesia? Ho bisogno di guardarla con attenzione”.

“Tesoro… ho sempre saputo che prima o poi me l’avresti chiesta, l’ho conservata con molto piacere. E’ un dono dei tuoi genitori e può farti solo bene averla con te” rispose Miss Pony, mentre le porgeva quell’oggetto che lei aveva avuto modo di osservare in molte occasioni e che era certa fosse stato cucito con tutto l’amore del mondo.

La bionda ragazza si emozionò tantissimo appena lo ebbe tra le mani. La prima volta che ne aveva avuto l’opportunità tanti anni prima aveva provato una sensazione strana, di rifiuto… un giocattolo può sostituire la carezza o il sorriso di una madre? I suoi occhi di adulta erano in grado di osservarlo molto diversamente da quelli che aveva usato allora; erano stati utilizzati materiali di recupero, scampoli di diverso tessuto e colore ma quelle mani avevano confezionato tutto con grande armonia e cura nei particolari.
Il vestitino ricamato, i nastri a raccogliere i lunghi codini biondi di lana, gli occhi verdi e le lentiggini disegnate con precisione sul naso. Quella bambolina era identica a quella di Charlotte… e a lei…

Fu molto turbata nel riscontrare tutto questo, più ci pensava e meno capiva…
Non era riuscita a collegare subito perché la sua mente aveva rimosso tutti i dettagli riguardanti quel pupazzo e la sua rabbia nei confronti di Terence l’aveva sopraffatta…

   
 
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