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Autore: Rei Murai    18/12/2018    0 recensioni
Dall’apparizione di Racoon Man e Beaver Man, i primi supereroi che hanno portato ordine e pulizia nelle strade di Leaf city, altre due eroine hanno deciso di ereditare il testimone e continuare la tradizione di vigilanti notturni, facendo da sostegno alla polizia e occupandosi del crimine organizzato che dilaga per le nostre strade. Wasabi e Habanero sono i nomi di queste due fanciulle; supereroine in rosa, che – combattendo contro la differenza di genere – hanno dimostrato che anche le donne possono essere in grado di rendere il mondo un posto migliore.
Genere: Azione, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hashirama Senju, Kushina Uzumaki, Madara Uchiha, Mikoto Uchiha
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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N.D.A: Ben tornati nello spazio autore.
Questa storia è il secondo capitolo di “The friendly neighborhood pets” fanfic che scrissi qualche mese fa per il compleanno di Happy_Pumpking.
Dopo il “Grande successo” della prima storia, ho deciso di scrivere quattro Oneshot, slegate tra di loro, ma con lo stesso filo conduttore.
Spero che lettura sia piacevole e scorrevole e che possa strapparvi anche qualche risata.
Se volete leggere il primo capitolo lo trovate al seguente Link:
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3789771&i=1
 
Buona lettura,
Rei.
 
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Quando calano le tenebre
E lo sconforto prende piede nel cuore degli uomini
È allora che si innalza il baluardo della giustizia
E i supereroi fanno il loro ingresso in scena.
 
«Cosa vorresti dire con “Siamo troppo vecchi?”» sbraito osservo quel coglione del mio migliore amico trattenendo a stento un ringhio basso. «Ho 40 anni, non sono certo un cazzo di handicappato pronto a pisciarsi nel pannolone!».
Hashirama sorride a disagio e io sento l’impulso di sbattergli la bottiglia contro il naso.
«Voglio dire che, ormai, abbiamo superato l’età per andare in giro travestiti da Racoon e Beaver Man e che dovremmo pensare a mettere su famiglia e – magari – trovare dei validi sostituti per le nostre missioni».
Lo sussurra la serpe.
Sa che se dicesse certe cose a voce alta sarebbe la volta buona che la mia rinomata pazienza prenda il volo e che non ci sarebbe nessun: Ti prego Madara, metti giù il coltello a salvarlo.
Mi umetto le labbra con feroce calma e lascio intravedere solo per un’istante l’ennesimo impulso omicida che mi illumina gli occhi.
Voglio vedere dove va a parare con questo suo assurdo discorso e voglio davvero assicurarmi di aver ben compreso le sue parole prima di lasciar cadere un fiore nella sua bara.
«Mettere su famiglia? – gli faccio il verso stringendo il collo della bottiglia – trovare dei sostituti?» aggiungo, forse con un’intonazione funerea dato che il roditore con la maschera sbagliata si fa piccolo e insignificante di fronte ai miei occhi.
Doveva vagliare l’idea di un costume da Topo, certamente sarebbe stato più azzeccato.
«Sto solo dicendo – ritenta pure il coglione – che credo sia arrivato il momento di andare in pen-» non lo lascio finire.
La sola parola mi da l’orticaria e comunque, non voglio certo sentirmelo dire a da lui.
Se solo la schiena non mi facesse così male dopo aver passato 3 ore ad inseguire un branco di delinquenti dell’età di mia nipote, giuro che al momento lo appenderei al muro.
Tuttavia mi limito ad alzarmi con pazienza dal mio posto e sollevare una mano in sua direzione, avviandomi verso la mia camera da letto.
«Certe cazzate non voglio proprio sentirle. Vattene a casa Senju, domani ci vediamo alla stessa fottuta ora».
 
 
Pensione, puah.
Certe volte si perde in stronzate veramente fantasiose.
 
 
 
 
The UNfriendly neighborhood pets
 
 
 
Habanero
 
La pattuglia serale sta andando come al solito.
Non c’è un cane in questa squallido quartiere di periferia e, mentre attendo che Beaver mi raggiunga sulla cima del Exodus Hotel, mi fumo una sigaretta in silenzio.
La notte, senza nessuna stella in cielo, è ottima per confondersi tra le ombre e nascondersi agli occhi dei rincoglioniti che camminano per strada in cerca di un riparo per una sana scopata.
Sarebbe meglio se piovesse, almeno avrei una scusa per spostarmi e potrei lavorare da solo senza dovermi poi subire, forzatamente, le cazzate del Senju.
Sarà l’età ma sento che questo lavoro, ormai, sta diventando pensante.
«Ma tu sei Racoon Man!»
L’urlo squarcia il silenzio e mi ci vuole qualche istante per sturarmi l’orecchio e accertarmi di non essere divenuto improvvisamente sordo.
Il fischio, però, resta in sottofondo e la figura prosperosa, fasciata dalla striminzita tutina di un rosso fin troppo accecante, non sembra essere una brutta allucinazione.
                                   
Io la scruto da sotto la frangia scura, lei ricambia e il tempo sembra fermarsi: poi, con un balzo, si accuccia davanti a me e la sua giovane età e gli occhi troppo verdi e troppo grandi mi fanno trasalire.
«Non mi sono sbagliata, allora! Tu sei sul serio Racoon Man! Oddio! È in assoluto il più bel momento della mia vita! Sono così lieta di poterti conoscere e parlarle e io-».
La zittisco con il teaser e osservo il suo corpo esamine cadere dal lato sbagliato del tetto.
Sbagliato perché non vola giù per quindici piani andandosi a schiantare al suolo, mica per altro.
Mi assicurerei che stia bene ma, dopo pochi istanti, questa si rialza in piedi scompigliandosi i lunghi capelli rossi e si guarda attorno come se nulla fosse.
«Sai, avevo appuntamento qui con la mia collega di pattuglia; siamo le prime super-eroine in città. Per la prima volta anche le donne combattono il crimine!» si volta con un sorriso soddisfatto e io voglio spararmi.
Non solo è vagina munita ma non sta zitta nemmeno un secondo.
Deve essere la mia dannazione.
«Comunque io sono Habanero: il peperoncino del quartiere!».
Allunga una mano in mia direzione.
La studio.
La schifo.
Me ne vado.
Prima di atterrare in un porto sicuro e decidere di tornarmene a casa penso che no, davvero, posso accettare la pensione ma un super eroe donna non si può proprio sentire.
 
 
 
Quotidianità.
 
«Quel coglione di tuo padre ancora non ha tirato le cuoia?».
Prendo posto sul piccolo divano sfondato che compone il misero mobilio dell’appartamento universitario in cui si è ritirata la mia unica parente degna di attenzione.
Mia nipote sbuffa, poggiando il caffè sul basso tavolino pericolante e incrocia le braccia al petto.
«Zio, la tua acidità è comparabile solo al quantitativo di yogurt che mangi la mattina oppure hai un oscuro segreto cui mi vuoi rendere partecipe? Perché, ti giuro, non vedo l’ora di arrivare alla tua età e provare la sensazione della gastrite che mi stringe lo stomaco» sorride e si accomoda sulla poltrona libera.
La adoro.
Non potrei fare altrimenti, dopotutto ha – modestamente – preso sia il mio bell’aspetto che il mio cervello.
«Questa casa fa schifo – le rispondo afferrando la tazzina – e il caffè sa di piscio di gatto. Hai vent’anni e ancora non sai fare quello per cui una donna dovrebbe essere nata!».
Non si scompone e io sorrido interiormente. Lo sa che i miei sono complimenti, solo che nessuno dei due e così coglione da dirli ad alta voce.
«Spero che tu possa strozzarti con la tua stessa saliva»
Mi augura angelica.
Mikoto è proprio tale quale a me.
 
 
 
Problemi di schiena
 
«Ancora con questa storia? Ti ho detto che non voglio sentire pronunciare certe stronzate».
Sono bloccato.
E come ogni volta che mi ritrovo con la schiena bloccata sono nervoso.
E quando sono nervoso la prima persona con cui me la prendo è anche la prima che si permette di venirmi a dire cosa dovrei fare quando mi si blocca la schiena.
Sono bloccato; sono nervoso e non sono per nulla particolarmente amichevole al momento.
Non che lo sia mai stato.
Hashirama sospira, mi aiuta a sedermi e prende posto davanti a me.
«Ti rendi conto che hai 40 anni e il tuo fisico risente delle problematiche di un sessantenne? Se non ci fermiamo adesso potremmo avere problemi ben peggiori di un blocco alla schiena seguito da dolori persistenti ai muscoli per tre giorni di fila, Madara. Dobbiamo essere obbiettivi, dobbiamo lasciare il lavoro a persone più-».
«Se stai per dire Giovani Senju, giuro che da domani sarai costretto a mangiare solo e unicamente minestrina».
Questa volta Beaver non si scompone, anzi mi regala un sorriso rassegnato.
«È esattamente quello che stavo per dire, Madra. Giovani. Dobbiamo lasciare spazio ai Giovani, perché noi siamo Vecchi e incapaci di continuare questo lavoro».
Sostiene il mio sguardo, fiero di quanto è riuscito a dire.
Il sorriso smagliante mi acceca, posso quasi vederlo gongolare anche se si tiene immobile per ovvi motivi.
Conto fino a dieci e attendo che la rabbia scemi.
Forse, ma dico forse potrebbe esserci una sensatezza nelle sue parole.
Io la ignoro, giusto per ostinazione e la schiena mi manda una fitta; solo un consiglio da parte del corpo che continuerò a sottovalutare.
«Però la minestrina non è una brutta idea, con questo freddo»
«Fottiti, Senju»
 
 
 
Crimini
 
Se c’è una cosa che odio più Hashirama sono i criminali dell’ultimo minuto.
La feccia fresca e maleodorante che si crede al di sopra della legge per reati di poco conto e che pensa anche che vantarsene con tutto il vicinato faccia di loro degli eroi, degli esempi da seguire.
Sono quelli che ci mettiamo anche meno tempo a catturare.
Prendete, ad esempio, il vostro vicino di casa; quell’adorabile padre di famiglia con la leccata di vacca sulla testa e la colonia scadente del super market che vende tutto a 80 centesimi.
Ecco, quella sottospecie di essere umano – più simile ad una scimmia che ad una reale persona – che tutte le mattine si alza presto, prende il giornale mentre beve il caffè (magari con solo addosso la vestaglia nella più stupida e sensazione parodia di un americano con villino e cocker al seguito), che quando prende la macchina per andare al lavoro saluta sempre e magari vi viene a chiedere anche lo zucchero alle 10 di sera perché si è scordato di mandare la moglie a comprarlo e ha avuto la brillante idea di prepararsi una bevanda calda prima di andare a dormire.
Quell’infallibile scarto umano, una sera, decide che il mondo è troppo difficile da affrontare.
Che, se vuole continuare a vivere, deve mettere su una rapina in quattro e quattr’otto.
Come nella più abusata copia di un film sulle truffe, decide di attaccarsi al culo di una vecchietta e inizia a fottergli i soldi, centesimo per centesimo, fino a spolparla come un caco troppo maturo.
E allora vedete che, per prima cosa, porta fuori a cena moglie e figli.
Magari gli hanno dato un aumento pensate ingenuamente; poi la dolce consorte si presenta da voi con un collier di diamanti. E, ancora, questo un giorno prima ha un catorcio come macchina – una di quelle vecchie punto usate con i sedili scassati e la gomma sgonfia da sei anni circa – che, improvvisamente, sfreccia per il vialetto con una sportiva rosso fiammeggiante a 100kmh nel quartiere residenziale di turno.
E allora vi viene da chiederlo, piccole serpi invidiose:
«Ma hai vinto alla lotteria?»
«No, ti dico un segreto ma che resti tra me e te, ok? – ammicca pure, il deficiente – stiamo campando con la pensione della vecchia in fondo al viale. Le faccio un paio di lavoretti in casa, due o tre tubi che continuano a perdere perché sono un decerebrato incapace e quando si gira “Zack!” via i gioielli di famiglia. “Zack!” mi rivendo la statua del cane che tiene stipata nel salotto da vent’anni e c’ha lo strato di polvere dalla seconda guerra mondiale. E sai la cosa divertente? Mi ha consigliato a tutte le amiche nel raggio di 10 km. Non sarà onesto, ma uno deve pur campare e a loro non servono più».
Ammetto di non avere una grande simpatia per le incartapecorite stronze che vivono in fondo al quartiere. Ammetto pure che, fosse per me, le tirerei tutte sotto con la macchina.
Però, provo un sadico piacere nel prendere a calci nei coglioni i “Criminali del venerdì sera”.
Un gusto sadico che non ha eguali.
 
 
 
 
Girl power
 
Ha colpito di nuovo.
Sono solo poche parole quelle che Senju mi manda come messaggio sul cellulare, ma bastano per mettere in allarme i miei sensi.
Accendo il televisore sintonizzandomi sul primo telegiornale e resto in attesa degli avvenimenti mentre l’aitante giovane che presenta il notiziario non la smette di blaterale.
«… Ed è a questo modo che il criminale, conosciuto dalla polizia locale come “Scraper”, è riuscito ad eludere la sicurezza dell’Hotel Habal, dove quest’oggi si teneva l’importante incontro tra il nostro presidente e il rappresentante del gruppo Aikoa per i diritti umani. In questo momento, all’interno della grande sala delle riunioni sono tenute in ostaggio una ventina di persone».
Alzo il cellulare, pronto a chiamare Hashirama quando le riprese alla televisione attirano la mia attenzione.
«Siamo collegati in questo momento con l’Hotel Hasao. C’è stata una forte esplosione all’ultimo piano e il fumo ci ha coperto la visuale, quindi possiamo darvi ben pochi aggiornamenti. Pare che, mentre la polizia studiava un modo per intrufolarsi all’interno e liberare i prigionieri, qualcuno si sia introdotto all’interno della struttura evacuata da poco e abbia cercato di neutralizzare il criminale! Ma aspetta! Qualcuno sta raggiungendo le prime macchine della polizia, gli ostaggi stanno uscendo! Li vediamo!» mi giro verso il televisore speranzoso; magari quel cretino si è mosso da solo ed è andato a fare qualcosa di utile! Magari, per una volta, potrò complimentarmi sinceramente con lui per il lavoro svolto. Magari… ma la speranza (che in questo caso è la prima a morire) svanisce non appena intravedo lo schermo: capelli rossi, tutina striminzita, tacco troppo alto per non permetterle di rompersi una caviglia alla prima storta. Davanti a lei c’è ammanettato un ragazzo giovane, la pelle chiara e i capelli neri; cammina ricurvo e si lascia spingere sgraziatamente. Dietro di lei un’altra donna; anche lei fasciata in una tuta che non lascia nulla all’immaginazione di un verde acido particolarmente fastidioso.
Si fermano entrambe davanti alle telecamere, la seconda donna colpisce il criminale alle gambe e questo cade carponi battendo la faccia contro il pavimento.
Sembrano avere entrambe un temperamento acceso e questo non fa che aumentare la mia rabbia.
«Io sono Habanero e questa è la mia collega Wasabi – la voce stridula colpisce amplificata dalle casse del 24 pollici – Da oggi in poi, assieme, proteggeremo questa città».
E qui mi sale il crimine, cazzo.
Che vadano a fare le super-eroine ciclate a casa loro.
 
 
 
Racoon Man
 
«Questa mattina la città si è svegliata ancora più al sicuro; dall’apparizione di Racoon Man e Beaver Man, i primi supereroi che hanno portato ordine e pulizie nelle strade di Leaf city, altre due eroine hanno deciso di ereditare il testimone e continuare la tradizione di vigilanti notturni, facendo da sostegno alla polizia e occupandosi del crimine organizzato che dilaga per le nostre strade. Wasabi e Habanero sono i nomi di queste due fanciulle; supereroine in rosa, che – combattendo contro la differenza di genere – hanno dimostrato che anche le donne possono essere in grado di rendere il mondo un posto migliore. Ma allora ci chiediamo: come hanno appreso questa notizia i due vigilanti che da vent’anni girano con il favore delle tenebre consegnando i malviventi alle forze dell’ordine? È forse calato il sipario sulla storia di Beaver man e Racoon Man lasciando spazio, a malincuore, ad una nuova generazione di supereroi? L’esperto di Criminologia Jiraya sarà nei nostri studi dopo la pubblicità per affrontare assieme questa era di cambiamento. Restate collegati».
Supereroine in rosa? Continuare la tradizione di vigilanti notturni? Per poco non mi va di traverso il Bourbon mentre mia nipote apparecchia la tavola per la nostra cena settimanale. Agguanto il telecomando, pronto a cambiare canale, quando Mikoto mi afferra la mano con un sorriso affabilmente falso.
«Mi sembra un programma interessante, non lo trovi anche tu zio?».
«Una marea di stronzate. È risaputo che nessuno può prendere il posto di vigilante, in questa città, fino a che Racoon Man è ancora in vita».
Mikoto storce la bocca e mi toglie l’aggeggio dalle mani, tornando con passo calmo fino alla tavola.
«Io trovo che queste due nuove eroine… Wasabi e Habanero, sappiano il fatto loro. Oramai Racoon Man è acqua passata, i suoi metodi sono demodé. C’è bisogno di un ricambio generazionale anche in una professione come quella dei vigilanti; sai che risate si farebbero i media se gli si bloccasse la schiena durante una cattura? I giovani sono il progresso».
«I giovani non sanno nemmeno dove mettere il cazzo per fare i figli. Men che meno le donne; cosa vuoi che ne capisca una fissata con lustrini e merletti di armi da fuoco e inseguimenti? Al primo criminale veramente pericoloso verranno entrambe stuprate e gettate al macero come carne di vacca».
«Sei ingiustamente sessista e misogino» mi trapassa con lo sguardo pieno di indignazione e io lo ricambio con ostilità. Segue una breve pausa, dove ognuno aspetta che l’altro torni a parlare ma è la televisione ad attirare la nostra attenzione.
«…vede, io non credo che Racoon Man e Beaver Man siano passati di moda – l’uomo che parla è alto e sembra che abbia infilato le dita in una presa elettrica – Al contrario sostengo che queste due nuove eroine non siano altro che il frutto del loro duro lavoro. Due giovani menti, così piene di entusiasmo, pronte a mettersi in gioco per la sicurezza nazionale. Apprendiste, oserei dire. Che siano state formate dagli stessi Supereroi che ci hanno protetto fino ad oggi o che abbiano assimilato i loro concetti e li abbiano messi in pratica, credo che senza Racoon Man e Beaver Man non avremmo avuto una generazione di paladini pronti a difendere la nostra città; è soprattutto grazie a loro se possiamo dormire in sicurezza».
 
 
 
 
Ospedale
 
«A tutte le unità, ripeto; a tutte le unità: l’obbiettivo si trova al terzo piano della struttura ospedaliera, nel reparto d’Infanzia. Procedere con cautela, senza spaventare i civili. Si tratta di una bomba al plastico, particolarmente sensibile alla pressione. Il minimo urto potrebbe far esplodere il congegno. Tutti gli artificieri diretti al piano terra si spostino al terzo piano, ogni unità di polizia si occupi di sgombrare la zona e porti i pazienti il più lontano possibile dalla struttura assieme al personale medico. Sarà un’operazione delicata, ma sono sicuro che riusciremo a portarla a termine».
 
«Beaver Man, togli i tuoi piedi dalla mia faccia!».
«Vorrei farlo, ma questo cunicolo è troppo stretto per muoversi agevolmente, abbi un attimo di pazienza».
La ricetrasmittente gracchia gli ordini dell’unità speciale che ha accerchiato l’ospedale.
Scraper, ancora una volta, ha colpito laddove non ce lo aspettavamo e ormai sarà arrivato lontano dalla zona di interesse.
Questa mattina ho preso solo due caffè e ancora non mi sento del tutto sveglio, grazie al cielo Hashirama è riuscito a decifrare il messaggio in codice che quello psicopatico ci ha spedito e siamo corsi sul luogo il prima possibile.
Mentre il mio collega scivola nella stanza semi-buia del quinto piano dell’ospedale, io attendo che afferri la cassetta degli attrezzi e si renda utile; l’odore di menta piperita mi stordisce e quando scendo mi ritrovo ad osservare un corpo fresco e nel pieno della sua fioritura, fasciato in una tutina in latex verde acido.
«Vedo che ci sono già ospiti qui» la bambina – perché cazzo, non avrà più dell’età di mia nipote – mi sorride e tiene tra le mani il piccolo ordigno che eravamo venuti a scollegare.
«A quanto pare Scraper non ha avvisato solo noi – Hashirama sorride affabile e si assicura che non ci siano altre bombe nella stanza – bene, siamo certi che abbiate fatto un ottimo lavoro, sicuramente siete state molto veloci».
«OhmmiodiosonodinuovodavantiaRacoonMan!» la tizia con i capelli rossi si aggrappa al braccio dell’amica e per poco non fa cadere la bomba a terra. Ringhio sommessamente, mentre questa tiene stretto l’oggetto di interesse comune sospirando in maniera impercettibile.
«Datti una calmata Habanero».
«Già, datti una calmata mocciosa» le faccio il coro, provando una forte voglia di vomitare.
«Ben venuti, supereroi! – la voce di Scraper mi fa saltare in aria e mi guardo attorno cercando i capelli bianchi che sono il segno distintivo di quello psicopatico senza cervello. Non trovo nulla a parte una videocamera puntata su di noi e un piccolo registratore in un angolo. – Sono contento di avervi riuniti tutti assieme, sono certo che anche voi apprezziate il mio gesto; ma quest’oggi proprio non mi sono potuto trattenere ulteriormente. Racoon Man, piuttosto, ho pensato che per te fosse più divertente avere a che fare con due acerbe fanciulle che con un matusalemme come me. Dopotutto la feccia che sostiene e protegge la società, dovrebbe essere cancellata tutta assieme per il bene superiore della razza pura. Fate conoscenza con calma, la prossima volta vi eliminerò tutti assieme».
La registrazione si interrompe e la bomba esplode nelle mani di Wasabi mostrando un buffo clown che pende di lato in maniera oscenamente inquietante.
 
 
 
 
Invito
 
Da anni continuo a ripetermi che se non posso ammazzare Hashirama, quanto meno dovrei smettere di girare con lui. Sono consapevole che sarebbe la miglior soluzione per il mio mal di testa e per il mio umore sempre nero, ma da che mi ha salvato la vita contro il nostro arcinemico Scraper – più di quindici anni fa – non ho più detto in tono serio certe parole.
Non fino ad oggi.
«Dovremmo incontrarle, Madara – mi sta chiamando per nome, è mortalmente serio – dovremmo incontrarle e congratularci con loro per lo splendido lavoro che stanno svolgendo. Da che sono apparse anche la nostra mole di lavoro è diminuita in maniera drastica».
Lo ascolto ancora per un minuto, uno solo: se riesce a convincermi non gli infilo la testa nel cesso.
«Almeno andiamo a vedere che faccia hanno queste due ragazzine! Se dovesse succedergli qualcosa mentre ci aspettano, temo che non potrei mai perdonarmelo!».
Sessista.
Le parole di Mikoto mi sfondano il cranio come una palla da demolizione; se non altro potrei dirgli in faccia quello che penso della loro bravata.
Mettersi così allo scoperto, rischiare la propria vita.
Ma cosa diavolo hanno in mente i giovani d’oggi?!
«Va bene – sbuffo in fine passandomi una mano tra i capelli – Ma sarà la prima e ultima volta. E poi voglio sapere come hanno avuto il nostro indirizzo; una lettera sotto lo zerbino del nostro studio segreto non è certo cosa da tutti i giorni».
 
 
 
Wasabi
 
L’attesa si sta facendo snervante; l’orario dell’appuntamento è passato da più di 40 minuti e mentre il Senju prende il caffè e armeggia con il cellulare io sto iniziando a spazientirmi.
Gioco con la tazzina trattenendo l’istinto di lanciarla contro il muro, osservo i passanti in cerca di una chioma rossa e penso che, dopotutto, è una vera e proprio perdita di tempo questo incontro.
«Nervoso?» la voce alle mie spalle mi fa trasalire e quando mi volto, intravedo una ciocca di capelli neri e un lembo di gonna rossa – troppo corta – svolazzare e posarsi sul posto dietro il mio.
«Un po’; l’idea di conoscere la tua migliore amica mi mette ansia. Me l’hai sempre descritta come una persona … particolarmente violenta».
Il pollo che si siede accanto a lei sembra avere una paresi facciale per quanto è serio.
Resto immobile, spalle a palle con la ragazza che si è seduta dietro di me, la sua risata cristallina mi stordisce.
«Mai quanto i miei parenti, comunque. Se superi il test con lei, forse hai qualche possibilità con gli altri».
Non ho il coraggio di voltarmi; impietrito attendo. È una voce che conosco molto bene.
O comunque fin troppo simile.
«Mpf – sembrava più che stesse per sputarsi un polmone. Se doveva essere un gesto spavaldo gli è proprio uscito male – tu mi sottovaluti» pigola di nuovo e non posso fare a meno di sorridere sadico.
«Mikoto!» la mia schiena si blocca e mi parte una mezza bestemmia. Davanti a me corre una bimbetta con i capelli rossi, il fisico tonico e un sorriso spavaldo. Dietro di lei un ragazzo dai capelli biondi cammina con passo svogliato.
«Kushina!» da dietro di me la ragazza calca sul nome. La sua schiena struscia contro la mia e un brivido mi corre lungo la spina dorsale.
Capelli rossi, fisico atletico e una parlantina spedita. Inconfondibile.
Habanero si ferma a pochi passi da me, Senju sorride e io mi alzo furioso, allontanandomi di corsa.
 
 
 
Verità
 
Uccido qualcuno.
Oggi lo faccio.
Sento le mani che mi prudono, la testa sta per esplodere e mi tremano le gambe.
Seduta davanti a me, Mikoto Uchiha sorride affabile bevendo il suo tea.
Alle sue spalle Hashirama si protegge dietro la sua esile figura mentre Kushina Uzumaki spulcia tra le nostre cose senza alcun pudore.
«Apprendiste» il sibilo esce minaccioso e Senju rabbrividisce.
Mi hanno preso in giro; dal primo momento, da quando ho incontrato la prima volta Habanero, mi hanno solo preso in giro.
«Si, apprendiste – Mikoto annuisce, poggia la tazzina e indica con il pollice l’uomo in piedi dietro di lei – le sue apprendiste. È ora che Racoon Man e Beaver Man vadano in pensione, zio. Non sei più in grado di fare questo lavoro e quindi, a breve, subentreremo noi al tuo posto. In fondo te lo meriti, non credi?».
Non devo picchiare mia nipote.
«Da quanto tempo va avanti questa storia?» chiedo stizzito spostando la tazzina con una manata. Kushina salta in aria, pigolando e Hashirama si fa piccolo piccolo dietro il divano.
Mikoto immobile a braccia conserte si permette un mezzo sorriso.
«Tre anni – e qui mi parte la bestemmia. – Ho iniziato a lavorare con Hashirama quasi per gioco. Quando ci siamo resi conto del mio enorme potenziale ha iniziato a darmi una serie di piccole missioni. Assieme abbiamo istruito Kushina per questo momento; abbiamo, tuttavia, una proposta da farti in modo che la pensione forzata non ti risulti pesante. Aprirai una scuola per supereroi e ti occuperai di istruire i giovani apprendisti che si presenteranno. A questo modo il vostro lavoro non morirà con la nostra scomparsa. Mi sembra un buon compromesso, non credi?».
Kushina batte le mani sul tavolo, esaltata e si porta con il viso a pochi centimetri dal mio.
«Per te dovrebbe andare bene, no vecchio?! Diventerebbe il lavoro di famiglia! Nessuno potrà contrastare la nostra ascesa al potere!».
Se non si sposta la appendo al muro.
Mikoto sorride, Hashirama tiene tra le mani il progetto della scuola e la mia vena rischia di esplodere.
Mi hanno imbrogliato per tutto questo tempo; costantemente preso per il culo.
«La scuola potete infilarvela dove non vi batte il sole! Io vado a lavorare con Scraper!».
Detto questo mi alzo ed esco sbattendo la porta.
L’ultima cosa che sento è la voce di Beaver Man;
«Dategli tempo: un giorno o l’altro lo accetterà».
 
 
Quando calano le tenebre, la notte scende inesorabile
E lo sconforto prende piede nel cuore degli uomini.
È allora che si innalza il baluardo della giustizia
E i supereroi fanno il loro ingresso in scena:

Il mio nome è Racoon Man e non andrò mai in pensione.
   
 
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