Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Believer98    18/12/2018    1 recensioni
Ditocorto arriva a Grande Inverno e decide di indagare. Risultato? Westeros scoprirà chi è Jon Snow. Robert Baratheon si infurierà e gli darà la caccia. Intanto Lord Stark sarà costretto a restare fermo e a guardare.
Jon scapperà per salvarsi e, intanto, cercherà di mettere insieme i pezzi della storia dei suoi genitori e della sua famiglia. Attorno a lui una compagnia di amici e di fedeli ai Targaryen.
La ruota continua a girare con nuovi giochi e nuovi nemici. Tutto per il Trono.
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Per questioni di trama ho cambiato i pairing che già esistevano:
Jon/Sansa
Robb/Margaery, Arya/Gendry, Jaime/Brienne
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Ultimo capitolo pubblicato: Dracarys
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Eddard Stark, Jon Snow, Robert Baratheon, Sansa Stark
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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Eccomi tornata, spero non troppo tardi.
Mi sono dimenticata un avvertimento: L'OOC. Noterete infatti come alcuni personaggi siano diversi dai libri e dalla serie.
Un esempio è quello di Viserys: non è un pazzo e vuole bene a sua sorella. Anche Dani è più sicura di sé.
Ringrazio chi segue e chi preferisce.
Grazie mille a chi recensisce e a chi recensirà. Ho bisogno delle vostre opinioni, di sapere se vado bene.
Spero che questo capitolo vi piaccia.

 



Essos, Doppio Matrimonio Dothraki

In una prateria sconfinata si era radunata un’orda di Dothraki. L’evento era non uno ma ben due matrimoni. Quelli fra Drogo e Daenerys e quello fra Viserys e Jules Mara.
I due Targaryen erano seduti accanto ai loro sposi. Viserys fissava sua moglie di sottecchi. In effetti Jules Mara non era brutta, ma i suoi denti neri avrebbero messo in soggezione anche il più coraggioso dei dorniani.
« Sei pronto per una meravigliosa notte di nozze? » chiese Dani a mezza voce, accostandosi a suo fratello. Sulla sua faccia un sorrisino divertito. Viserys non sapeva se ridere o piangere.
« Se sei pronta tu » mormorò di scherno, e Dani smise di sorridere. In effetti erano insieme in quella situazione scomoda, fratello e sorella. Come ogni rispettoso matrimonio Dothraki morirono una decina di uomini e altri fecero sesso davanti ai loro occhi.
« Cosa abbiamo combinato? »
Daenerys sorrise sotto i baffi. « Non è stata una mia idea caro fratello, ma tua. Non vuoi più i Sette Regni? »
« Voglio ritornare a casa » affermò Viserys pazientemente, « per smettere di scappare. »
Dani gli appoggiò una mano sulla spalla. « Lo voglio anche io. »
Trascorsero il resto della giornata accanto ai propri compagni, fingendosi aderenti alle tradizioni dei Dothraki. Improvvisamente furono distratti da un uomo di una certa età che si avvicinava con una pila di libri.
« Un piccolo dono per i Targaryen e soprattutto per Daenerys che è diventata una khaleesi » disse, porgendole i libri, in quella che era chiaramente una lingua di Westeros. Dani ne sembrò affascinata.
« Grazie Ser. Vieni dalle mie terre? »
« Io sono Ser Jorah Mormont. Ho servito vostro padre per molti anni e, con l’aiuto degli Dei, spero di servire ancora il legittimo Re » aggiunse prima di voltarsi dalla parte di Viserys.
« Benvenuto Ser Jorah, ogni aiuto è ben accolto » replicò il giovane Targaryen. Khal Drogo e Jules Mara sembrarono disinteressati a quella conversazione, che forse neanche riuscivano a capire bene.
« Tocca a me » intervenne Illyrio Mopatis facendosi avanti con uno scrigno. Lo appoggiò ai piedi dei Targaryen e ne aprì il coperchio, rivelando due uova di grandi dimensioni. Dani si portò una mano alla bocca mentre Viserys ne afferrò subito uno, quello giallo.
« Uova di Drago, che il passare delle ere ha trasformato in pietra, ma sono sempre meravigliosi » esclamò Yllirio.
« Grazie mille Maestro » rispose Daenerys per entrambi. Prese una delle due uova, quella nera, e iniziò a studiarla da vicino. Non sembrava pietra, anzi assomigliava a un meraviglioso nucleo sano e integro. Non che avesse mai visto uova di drago, o draghi, ma era proprio come aveva immaginato che fossero.
« Questo giallo è mio » ci tenne a specificare Viserys.
« Non avevo alcun dubbio » osservò Dani divertita. « Il mio invece è questo nero. »
« Avevo anche un terzo uovo ma mi è stato rubato » aggiunse Illyrio. « Era il più bello, brillava di verde con macchie color bronzo. Purtroppo non sono ancora riuscito a individuare il ladro. »
Più tardi i festeggiamenti si conclusero e si avvicinò il momento per Daenerys e Viserys di andare in tenda per trascorrere una memorabile notte con i rispettivi coniugi. Nessuno dei due sembrava allettato dalla cosa.
« Questo viene in tenda con me » disse Viserys con il dono in mano, « magari mi porterà fortuna. »
« O ci darà il coraggio necessario. »
Viserys sospirò. « Fallo impazzire sorellina. »
« Tu fai un buon lavoro con Jules Mara » scherzò lei. Il fratello roteò gli occhi e se ne andò.

 

Fortezza Rossa, Approdo del Re

« La troie Dothraki e Targaryen sono entrambe incinte » sbottò il Re e diede un pugno sopra il tavolo. Il Concilio Ristretto si era radunato e, stavolta, aveva partecipato persino il sovrano, nonostante spesso fosse disinteressato e assente alle decisioni di stato. Eddard era appena entrato nella Sala quando il Re aveva fatto quella declamazione.
« Ma cosa dici? » domandò confuso Lord Stark.
« Jules Mara, sorella di Khal Drogo, quella che ha sposato il cretino di Viserys Targaryen e Daenerys Targaryen sono incinte dei loro mariti. »  Dicendo questo assestò un altro pugno alla tavola e il bicchiere di Varys schizzò via. Il Maestro dei Sussurri sembrò leggermente seccato, ma si piegò per raccogliere il calice.  
« Quindi? Dove sta il problema? »
Robert guardò Ned come se fosse impazzito. « Sei serio? Nasceranno altri due Targaryen dannazione! E io che pensavo di essermene quasi liberato. »
« Nasceranno altri due Targaryen è vero, ma al di là del Mare Stretto. »
« Parliamo di Khal Drogo e di sua sorella. Il maledetto possiede un’orda di dieci mila Dothraki. »
« Orda che non potrà attraversare il Mare Stretto. »
« Sciocco, folle, tu e il tuo onore » sbottò il Re. « Io ti avevo avvertito sui rischi dei due matrimoni, e tu non mi hai dato retta! »
Lord Stark sospirò costernato. Riusciva a sentire il puzzo di vino a metri di distanza. « Vorresti ammazzare due ragazzine? »
« Certamente. Voglio quella stupida bambina morta, insieme alla selvaggia. Con i figli in pancia. E voglio morto anche quel troglodita di Viserys. Li voglio tutti morti. »
Ned storse il muso, disgustato e sconcertato. Si chiese come avrebbe reagito il suo vecchio amico alla notizia che esisteva un altro Targaryen, per di più il figlio di Rhaegar Targaryen, e che alloggiava nei Sette Regni da diciassette anni. « Dov’è finito il tuo onore? » chiese.
« Il mio onore è morto anni fa » bofonchiò il Re. « Ho già visto i cadaveri di due bambini, due Targaryen, e non mi fermerò adesso. Non finché non saranno tutti morti. »
« Se parli così non sei molto diverso da Aerys il Folle » affermò Eddard con chiarezza.
Robert sbiancò e poi divenne tutto paonazzo, sintomo che stava per arrabbiarsi. « Non osare » sibilò.
« Forse non è un gene malato quello dei Targaryen, forse è il Trono che instupidisce chi non ha abbastanza umiltà da reggerne il peso » ragionò il Lord di Grande Inverno. Il suo pensiero di nuovo su Jon.
« Ancora una parola e, amicizia o no, ti infilzerò su una picca. Fuori da qui prima che io non risponda più delle mie azioni. »
Eddard arretrò e fece per andarsene quando si accorse di essere seguito. Varys gli stava attaccato dietro. « Cosa vuoi adesso? » domandò bruscamente.
« Da che parte stai mio Lord? » chiese il Maestro dei Sussurri. Parlava a bassa voce, come per accostare quella questione a un grande segreto. Ned lo fissò confuso, senza capire dove volesse andare a parare e con che intenzioni.
« Da che parte stai tu, Varys. »
Non aveva notato gli occhi di Ditocorto, che indugiavano su di lui come quelli di un rapace indagatore. Lord Baelish era rimasto tutto il tempo in silenzio, a riflettere: era molto vicino alla scoperta di un grosso segreto e, una volta aperto il nascondiglio, tutto ciò che sarebbe fuoriuscito da esso avrebbe avuto delle conseguenze irreversibili.

Eddard Stark tornò nei propri appartamenti più agitato che mai. Robert stava diventando sempre più incontenibile, arrabbiato e intollerante. Non avrebbe dovuto portare Arya e Sansa in quei luoghi.
« Ragazze, preparate i bagagli che ce ne andiamo via. »
« Dove andiamo? » domandò Sansa bruscamente. Le piaceva Approdo del Re, il clima nelle Terre della Corona e soprattutto la Fortezza Rossa. Non voleva andare via, voleva restare e sposare il Principe.
« Torniamo a Casa, a Grande Inverno. Gli Stark non fanno una bella fine qui. »
« Io devo sposare Joffrey. »
« Le mie lezioni di danza? » Arya non apprezzava molto quei luoghi ma amava esplorare e quella Fortezza nascondeva tanti passaggi, segreti e intrighi. Poi aveva delle lezioni importanti da portare a termine. « Oggi Syrio mi insegnerà a combattere da bendata, sono migliorata tantissimo. »
« Combattere? » domandò Sansa confusa.
« Forse non avete capito cosa ho detto » protestò il padre. « Qui non è più sicuro per noi. »
« Ma il Re è tuo amico e io ormai sono promessa in sposa a Joffrey. »
« Non ci si può fidare più neanche degli amici. Troveremo un marito migliore per te Sansa, credimi. »
« No, io voglio Joffrey » insistette lei.
Arya saltò in piedi e si aggrappò alle vesti di Lord Stark. « E io voglio restare. Per favore padre, restiamo. » Per una volta lei e Sansa erano dalla stessa parte. Avrebbe potuto quasi abituarsi.
Prima che il padre delle ragazze potesse replicare, Septa Mordane entrò nella stanza.
« Mio Signore, qui c’è un certo Clegane che chiede di entrare. »
Ned perse qualche battito. Improvvisamente i corpi di Aegon e Rhaenys Targaryen gli tornarono in mente come un fulmine a ciel sereno. Immaginò Arya e Sansa in quelle condizioni. « Quale dei due Clegane? »
« Ovviamente quello con il viso sfigurato » si affrettò a precisare Septa Mordane.
Lo Stark tirò un sospiro di sollievo alla notizia, e Arya si chiese perché suo padre fosse tanto agitato. « Lasciatelo entrare » disse infine. Dopo un minuto di attesa il Mastino fece il suo ingresso nella dimora dei lupi. Sansa fissò il suo viso sfigurato e, come sempre, fu scossa da un brivido.
« Lord Eddard, Sua Altezza Cersei Lannister chiede di vedere Lady Sansa e Lady Arya. »
« Il mio nome è Arya e basta » replicò la più piccola delle ragazze.
« Arya » rimproverò il Lord di Grande Inverno, prima di rivolgersi a Sandor Clegane. « Cosa vorrebbe Cersei Lannister dalle mie figlie? »
« Pranzare. »
« Io non voglio pranzare con lei » protestò Arya. Il Mastino non riuscì a trattenere un sorrisino divertito, che ovviamente Sansa non mancò di notare.
« Arya, ti prego » mormorò suo padre.
« Lasciaci andare padre » disse Sansa invece. « Forse vuole parlarmi di Joffrey e delle nostre nozze. »
Lord Stark si fermò a riflettere. Non si fidava di Cersei Lannister e non immaginava cosa potesse avere in serbo per Sansa ma, di certo, Arya sarebbe stata abbastanza sveglia da proteggere entrambe. Era identica a Lyanna: una ribelle e una combattente.
« Andate pure, ma stasera discuteremo di quello che dicevo. E non fatene parola con nessuno. »
Sansa ne fu felicissima e fu ancora più contenta quando il Mastino scortò lei e sua sorella verso gli appartamenti della Regina. Avrebbe imparato tante cose da Cersei e un giorno non molto lontano sarebbe diventata Regina come lei. Arya sembrava molto meno entusiasta ma, tutto sommato, si incuriosì alla lesione sulla faccia di Sandor Clegane.
« Come ti sei fatto quella cosa sulla faccia? »
« Arya, non fare domande sciocche » sbottò Sansa.
« Mio fratello mi ha schiacciato contro il fuoco come una costoletta » affermò il Mastino, senza peli sulla lingua.
« Se tu fossi nato Targaryen non ti sarebbe successo niente. »
« Se io fossi nato Targaryen mi avrebbero massacrato tempo orsono, Little Lady » precisò Sandor. L’appellativo ‘Lady’ fu usato appositamente per infastidire Arya e questo fece ridere Sansa. « Non hanno fatto una bella fine i draghi. »
Arya ignorò il nomignolo e pure sua sorella. Era più interessata alla storia che poteva raccontare il Mastino. « Tu c’eri? »
« Io ero già a servizio dei Lannister in effetti. Ero con i leoni quando conquistarono i Sette Regni per Robert Baratheon. »
« Anche quando fecero martoriare i figli di Rhaegar Targaryen? »
Sandor Clegane si fermò un attimo, poi riprese a camminare come se niente fosse.
« Quello fu mio fratello » ribatté con un grugnito rozzo. « Basta domande mocciosa. »
Arya ignorò bellamente l’ordine. « So cosa hanno subito gli Stark, ma i bambini Targaryen non meritavano quella fine e Re Robert fu spietato » continuò a ragionare. « Insomma mi riferisco a mio zio e a mio nonno, uccisi da Aerys il Folle. Mia zia Lyanna invece è stata rapita e stuprata da Rhaegar Targaryen. »
« Non tutti i Principi e i cavalieri sono nobili. » E facendo questa constatazione il Mastino si voltò verso Sansa. La rossa si sentì strana, come se Sandor Clegane cercasse di comunicarle qualcosa di importante. Non tutti i Principi sono nobili.
« Nostro padre non parla spesso di lei » bisbigliò, desiderosa di cambiare argomento. « Conosciamo zia Lyanna grazie ai racconti degli altri. Dicono tutti che assomigliasse molto a mia sorella. » Arya rimase a bocca aperta: non avrebbe mai immaginato di sentire quelle parole proprio da Sansa.
Il Mastino sghignazzò e disse: « Allora doveva essere una grande impicciona. »
Sansa e Arya ridacchiarono. Entrambe pensarono che fosse una bella giornata e che non avevano mai avuto momenti di simile sintonia prima di allora.
« Non sei poi così male Mastino » osservò Arya.
Fece per aumentare il passo quando Clegane afferrò sia lei che Sansa, trascinandole dietro una colonna. Le due sorelle si guardarono confuse, poi fissarono il Mastino e, infine, scoprirono il motivo della sua agitazione. Jaime Lannister era appena uscito dalla stanze di sua sorella senza armatura. Stava infilando il bordo della propria camicia nei pantaloni. I tre rimasero nascosti e in silenzio fino a quando il Lannister non sparì dalla vista.
« Cosa ci faceva in quelle condizioni nella camera da letto della Regina? » domandò Arya quando riuscì finalmente a parlare.
Il Mastino sospirò e scosse il capo. « Basta domande, o ti chiuderò nelle stanze di Cersei Lannister per il resto dei tuoi giorni. »
Accompagnò Arya e sua sorella alla porta e bussò. La Regina li aprì e fece segno alle ragazzine di entrare. Sansa fissò Sandor senza dire niente mentre Arya gli sorrise. Il Mastino guardò entrambe, soffermandosi di più sulla maggiore, e infine se ne andò.
« Ragazze » salutò Cersei. « Come siete carine. Venite a sedervi. »
Sia Sansa che Arya si avvicinarono alla tavola imbandita riluttati. Erano ancora dubbiose a causa della scena di poco prima e a causa delle parole di Lord Stark. Il padre aveva detto che non era un luogo sicuro e che gli Stark non facevano una bella fine alla Fortezza Rossa.
« Assaggiate questa zuppa, c’è un ingrediente segreto che viene da Dorne. » Sansa e Arya si accomodarono davanti alla Regina, che sorrideva costantemente con quella che sembrava più una smorfia forzata. Persino Sansa non era completamente a suo agio. In ogni caso, iniziarono a mangiare e lei fece subito i complimenti per il cibo.
« Dentro alla zuppa ci sono limoni di Dorne » intuì Arya invece.
« Come sai queste cose? Dubito che a Grande Inverno crescano dei limoni » disse Cersei con tono di scherno.
« Da noi li importano » replicò prontamente Arya. « Non siamo barbari come molti di voi pensano, anche a Grande Inverno conosciamo i limoni. » Con molti di voi, faceva riferimento a Cersei e basta. Aveva notato i suoi occhi disgustati mentre girovagava nella terra degli Stark. Era semplicemente una donna viziata e arrogante.
Cersei alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere. « Sei una ragazzina sfacciata, ci credo che assomigli molto a tua zia. »
Sansa pensò che Cersei non sopportasse Lyanna e che quella similitudine con sua sorella poteva sembrarle una minaccia. « Arya non pensa a quello che dice mia Regina, mi scuso per il suo temperamento. »
« Non fa niente mia cara, tua sorella è ancora una ragazzina e avrà tempo per imparare a comportarsi come una nobildonna. Quanti anni hai Arya? »
« Ho tredici anni, due in meno di Sansa. »
« Non è una grande differenza » constatò Cersei, poi riprese a mangiare indisturbata e Sansa e Arya imitarono il suo esempio. Però non si sentivano per niente tranquille accanto a quella donna. Improvvisamente la Regina si fermò e posò il cucchiaio. « Le nostre Casate sono amiche, giusto? Eppure oggi vostro padre ha litigato pesantemente con mio marito. »
« Sono certa che faranno pace » si affrettò a precisare Sansa. « Perché hanno litigato? » indagò.
« Per via dei Targaryen. I nostri cari uomini hanno visioni contrastanti. »
« Cosa importa? » sbottò Arya. « Sì insomma, non possono attraversare il Mare Stretto. »
Cersei storse il muso. « Ragioni come tuo padre » disse quella cosa come se fosse un difetto, e Arya si irritò.
« Nostro padre è un uomo nobile e rispettoso. »
« Lui è un uomo d’onore » aggiunse Sansa, sentendosi in dovere di difendere il genitore.
« L’onore non porta da nessuna parte mie dolci fanciulle. Finché vivrete qui imparerete quanto io abbia ragione. » Il tono della Regina si era fatto più aspro e duro, come il tono di una donna che non ammetteva repliche. « In ogni caso spero che a vostro padre non vengano in mente strane idee e, infatti, ho una brillante proposta. Legheremo Stark e Baratheon ancora di più. Sansa sposerà Joffrey e tu, Arya, sposerai mio figlio Tommen. »
La maggiore per poco non si strozzò con il liquido della zuppa, mentre Arya impallidì. « Il principe Tommen è un bambino, e poi io non voglio sposarmi. »
« Crescerà, e in ogni caso non era una richiesta. Io sono Cersei Lannister, figlia di Tywin Lannister e Regina dei Sette Regni. Ciò che voglio è ciò che avverrà. Inoltre, spero che tornate da vostro padre gli ricorderete i suoi doveri da Primo Cavaliere » intimò Cersei, il tono sempre più alto e minaccioso e il viso contratto dalla tensione. Sansa iniziò a tremare e, improvvisamente, i tratti di Cersei si addolcirono. La Regina sorrise falsamente e con una voce mascherata aggiunse: « Ora finite il vostro pasto mie care. »

Tornata a casa Arya si recò immediatamente nella propria camera, senza rivolgersi a nessuno e lasciando suo padre e sua sorella nella stanza principale. Si gettò sulla cattedra e prese carta e inchiostro. I suoi occhi lacrimavano dalla rabbia e, con la vista annebbiata, scrisse una lettera a Jon.
Soltanto lui poteva capire cosa provava in quella tremenda situazione. Sperò intensamente in una risposta.
Non avremmo mai dovuto lasciare Grande Inverno, scrisse. Mi manchi più di ogni cosa.
Lascia i Guardiani e vieni a prendermi. Qui mi sento in trappola.

 

 

Ingresso della Fortezza Rossa

Tyrion Lannister raggiunse i cancelli della Fortezza Rossa. Suo padre, il grande e potente Tywin Lannister, sarebbe arrivato a breve in città. La stessa città che aveva conquistato per Re Robert tanti anni fa.
Tyrion doveva contribuire alla fase politica della famiglia, dato che Jaime aveva deciso di diventare una Guardia Reale e mantenere il celibato. Il nano conosceva il motivo di quella decisione, sapeva che Jaime e Cersei avevano una relazione incestuosa e sapeva persino che tutti i figli di Cersei erano di suo fratello. Tuttavia non poteva dirlo a nessuno, doveva tacere per proteggere i propri familiari e la resilienza della Casata Lannister.
Intanto, mentre rifletteva, Ditocorto gli sfrecciò accanto. Ecco un altro soggetto che Tyrion non sopportava. L’unica cosa che apprezzava di lui erano i suoi bordelli.
« Dove corri Baelish? »
Petyr sorrise sardonico e replicò: « Non sono affari tuoi nano. Sappi solo che ho in mano un grande segreto. Aspetto che mi diano una conferma dalla Cittadella, li ho pagati per fare alcune ricerche. Quando dirò a Re Robert cosa ho scoperto otterrò una posizione talmente privilegiata da farvi impallidire tutti quanti. » Detto questo si voltò e se ne andò di corsa. La sua tunica svolazzò avanti e indietro, mentre lui spariva dentro il proprio bordello.
« Per fortuna aveva detto che non erano affari miei » borbottò il nano. « Che soggetto. »
Rimase lì, fermo e impalato, in attesa di suo padre. Con lui c’erano soltanto Bronn, suo amico e mercenario che aveva incontrato durante il viaggio di ritorno, e il suo scudiero Podrick. Aveva incontrato anche una donna, una prostituta di nome Shae, che si era unita a lui e lavorava nella Fortezza Rossa.
« Cosa sibilava il serpente Baelish? »
Tyrion non si era accorto invece della presenza silenziosa di Varys. L’uomo era capace di spuntare sempre e ovunque senza farsi notare.
« Dice di aver scoperto un importante segreto. Sinceramente poco mi interessa. » Varys rimase in silenzio. « Non sarai mica preoccupato amico mio. »
« Sono il Maestro dei Sussurri, eppure non ho idea di cosa trami quella vipera » osservò Varys. « Purtroppo ha un vantaggio sui miei uccelletti, è più furbo e discreto di chiunque altro. »
« Se io fossi in te non mi preoccuperei » intervenne Bronn.  
« Sono tre mesi che è in fermento, io mi preoccupo e anche tanto. »
« Tre mesi? » domandò Tyrion confuso. « Tre mesi fa è stato a Grande Inverno. »
Prima che Varys potesse replicare, un fitto rumore di zoccoli fece vibrare il terreno. Tyrion guardò in lontananza e vide Tywin Lannister, con una schiera di soldati Lannister, che cavalcava nella sua direzione. Il Capo della Casata più temuta dei Sette Regni era giunto in città.
« Padre » salutò Tyrion.
« Tyrion. » Ovviamente Tywin non avrebbe mai usato il termine ‘figlio’ per lui e questo fece sorridere malinconicamente il nano. « Prima di entrare a salutare i miei figli e il Re, ti affido un compito nella speranza che tu parta il più in fretta possibile. »
« Di cosa si tratta? »
« Ci sono degli insorti nelle Terre della Tempesta, ancora una volta. Faremo un favore a Re Robert e manderemo i nostri soldati a placare i ribelli. »
« E cosa dovrei fare io? » chiese Tyrion. Non capiva cosa pretendesse suo padre: era appena tornato dalla Barriera, meritava un poco di riposo.
« Tuo zio è a capo della spedizione, mentre tu presenzierai e combatterai in mio nome. Ovviamente è un ordine, quindi non accetto repliche. »
Il nano era rimasto allibito, senza parole. « Già che ci sei mettimi in avanguardia, così avrò maggiori probabilità di morire e di togliermi dai piedi. »
« Ci vedremo al tuo ritorno » disse Tywin e riprese il tragitto verso il castello, con i suoi uomini dietro.
« Ancora ribelli. » Il sussurro di Varys fu basso ma abbastanza forte da essere sentito.
« Certo pensiamo ai ribelli » borbottò Tyrion, « e non pensiamo alla felicità di mio padre di liberarsi di me. »
« Non sono ribelli qualsiasi, mio Lord. Sono ribelli delle Terre della Tempesta. Avvertono ancora il sangue di drago, non si spaventeranno davanti a un ruggito di leone. »
Tyrion era rimasto in ascolto affascinato. « Parli dei Targaryen? »
Varys annuì. « Fra battaglie e conquiste i confini dei Sette Regni hanno continuato a cambiare fino alla Ribellione di Robert. Per secoli i Targaryen hanno posseduto gran parte delle Terre della Tempesta e, anni fa, Rhaegar Targaryen ci passò giornate intere, cantando come un semplice menestrello in mezzo alla gente. Il popolo delle Terre della Tempesta amava Rhaegar e amava i Targaryen, sin dalla prima volta che misero piede a Westeros. Non si può motivare sai, il senso di appartenenza e di lealtà non ha una spiegazione precisa. Fatto sta che Robert cercò di radunare i vessilli e metà dei nobili delle Terre della Tempesta si opposero a lui, rifiutandosi di scendere in campo contro i Targaryen. Anche alla Valle non tutti seguirono Jon Arryn in battaglia, ma è un discorso diverso. Nelle Terre della Tempesta ci sono ancora dei fedeli ai draghi e, ora più che mai, sono aumentati perché non sopportano il nuovo Re ubriacone e indifferente alla plebe. Secondo te perché Renly Baratheon che ora è Lord di Capo Tempesta non vive nelle Terre della Tempesta? »
« Perché i Baratheon se ne fregano di quella gente, dei poveri e di tutto ciò che dici tu. Perché li ci sono ribellioni e insurrezioni, e guerrieri forti e coraggiosi pronti a darne quattro. Perché sono i sovrani dei Sette Regni e si accontentano di vivere nella bambagia » disse. « Viserys e Daenerys saranno anche dei draghi ma non riusciranno mai a crearsi un seguito decente per conquistare Westeros. Non hanno abbastanza carisma e, oggi come oggi, sono considerati i figli di Aerys il Folle. »
« Persino sotto Aerys il Folle il popolo prosperava. Non c’era pace certo, quella non ci sarà mai, ma si pativa meno di quanto si patisce oggi. » Varys parlava con una passione e con una convinzione da far tremare i polsi. « Tuttavia hai ragione, ci vorrebbe un Re diverso da Viserys Targaryen. »
« Sembra quasi che tu stia aspettando un Re simile. »
« Non piacerebbe anche a te? Non piacerebbe ai bambini che pregano di poter vivere un altro giorno senza morire di fame? »
Tyrion deglutì e non replicò. Neanche lui conosceva una risposta degna della conversazione, o della speranza di Varys.

  
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