Autore: Gaara92
Titolo: “Il Risveglio”
Avvertimenti: FlashFic,
Malinconico, Dark, Introspettivo
Rating: Verde
Il Risveglio
Guai a sognare: il momento di coscienza
che accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta.
Primo Levi
“Adesso tocca
a Gaara contare!”
“Si è vero
noi l’abbiamo fatto tutti!”
“Fino a
quanto devo contare?” chiese timidamente il bambino dai capelli rossicci
sfregandosi nervosamente le mani. Non conosceva bene questo gioco..
“Mmh..” il gruppetto di bambini
sembrò soppesare con cura la risposta: non potevano rendergli la cosa troppo
semplice! Altrimenti non avrebbero avuto tempo sufficiente per nascondersi!
“Fino a
venti!”
Il bambino
ammutolì: non gli avevano mai insegnato a contare fino a venti.. e ora?
“E non barare! Perché noi ce ne accorgiamo!” La bambina lo sfidò
con aria maliziosa e arrogante: il gioco era il loro e lui sarebbe dovuto stare alle loro regole, meglio metterlo subito in chiaro.
“Va bene
allora, giochiamo!” con un sorriso disegnato sulle labbra sottili Gaara si
voltò, dissimulando il suo timore.
Udì
distintamente i bambini correre in mezzo ai cespugli del parco: lo scalpicciare
eccitato dei piedi contro la ghiaia del selciato e l’odore dei fiori calpestati
era inconfondibile.
Si coprì
gli occhi con le mani, tirò un bel sospirò, inebriandosi del profumo della
corteccia della grande quercia – designata come loro “tana” -, e con decisione
iniziò a contare.
“1…2…3…”
Il vento
gli scompigliò con forza
i capelli, facendolo lievemente barcollare.
Non doveva
togliersi le mani dagli occhi per nessun motivo, perché Loro se ne sarebbero
accorti!
“10…11…12…”
Si bloccò
improvvisamente, allarmato: cosa veniva dopo il dodici?
Le mani
incominciarono a sudare nervosamente: se non avesse subito detto il numero
successivo non avrebbe più potuto giocare.
[Tanto non lo sai cosa viene dopo…]
“Non è vero… NON E’ VERO!” il bambino urlò
rabbioso, scosso dai singhiozzi: era venuto a tormentarlo ancora.
Lo sentì
ridere di gusto, costantemente in agguato nell’oscurità.
[Vattene, prima che ti caccino loro!]
In
risposta Gaara strinse i pugni convulsamente: non voleva che si
avvicinasse ancora.
“NO!” Le
lacrime incominciarono a rigare il viso roseo del bambino, ormai accucciato su
se stesso.
[Ah no? E’ inutile che ti metti le mani sulle orecchie...
Tanto lo sai che mi ascolterai lo stesso.]
Il bambino
scosse la testa mantenendo saldamente le mani sulle orecchie, come a voler
raccogliere le proprie forze per scacciare quelle parole, per opporsi ad
esse.
[LO SAI!]
Un grido
lo fece sussultare nel profondo: la sua difesa si sgretolò dinanzi ad esso…
E a quel
punto lo vide…
Lui ci
aveva provato con tutte le sue forze, si era sforzato di immaginarlo..
Yashamaru
gli aveva più di una volta raccontato come spesso anche lui e la sua mamma si
destreggiavano in “guerre a palle di neve” immaginarie
o in emozionanti gare di corsa in
fantastici prati verdi.
Ma tutto questo non era servito a
nulla, se non a generare altro dolore, altre ferite nel cuore a cui non si
poteva più porre rimedio.
Non c’era
più niente: gli alberi, i fiori, i
prati sterminati, i bambini, le altalene..
Niente.
Un’espressione
incredula si fece largo sul suo volto, perdendosi nel paesaggio arido che si
stagliava ora ai suoi occhi.
Una risata
cupa riecheggiò nella sua testa, trascinandolo giù, sempre più giù,
sottraendolo violentemente
alla vista
del suo parco.
[529
parole]
Note: Il parco di Gaara non è un parco
come tutti gli altri. Il suo è un
parco speciale: un parco che rappresenta i suoi sogni e - al contempo - le sue paure,
preannunciate da questa solitudine creata dal vuoto dei coetanei e poi
incarnate ancora una volta dallo Shukaku.
Ci tenevo
a precisare che la frase “[…]E a quel
punto lo vide…[…]” si riferisce al fatto che in
quel preciso istante Gaara riacquisisce coscienza e a quel punto l’immagine del
parco (inizialmente positiva) svanisce, sostituita da quella arida e brulla del
Villaggio della Sabbia.
Mi sono servita del grassetto e della
sottolineatura per enfatizzare maggiormente le parole da me e rendere così
ancor più vivo il quadro da me disegnato.
Come Hotaru volevo fare i complimenti a tutte le partecipanti e
alle altre podiste^^: mi affretterò a leggere e commentare le vostre storie! ;)
Una flash fiction molto intensa, il
parallelismo tra il “parco sognato” e il “parco reale” è, nella sua semplicità,
molto adatto per un personaggio come Gaara, soprattutto se preso nella sua
infanzia. L’uso di frasi brevi e gli scambi veloci di “dialogo” tra lui e lo Shukaku enfatizzano l’ansia, già nata dalle frasi
perentorie dei bambini sul loro gioco con le loro regole e ben conoscendo il
carattere del protagonista. L’esplosione del “risveglio” è assordante (ed è
comprensibile anche senza leggere le precisazioni finali ^^).
L’uso sfaccettato dell’elemento “parco”, sia con accezione fisica che
psicologica, mi è particolarmente piaciuto; nonostante la brevità, credo sia
stata la storia che ha meglio riassunto alcuni tra gli aspetti principali che
possono essere racchiusi in un “parco”.
Grammatica:
10 punti
Stile: 9 punti
Importanza
del "parco": 10 punti
Originalità:
9 punti
Giudizio
Personale: 5 punti
Bonus
immagine: -
Punteggio:
43
Questa storia ha inoltre vinto il “Premio
sfaccettature” e il “Premio metaforico” per l'approfondimento tematico del
"parco".