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Autore: Stephaniee    19/12/2018    1 recensioni
Seguito di Primo ed Ultimo.
"Siamo stati qualcosa.
Siamo stati tante cose, a dire il vero. Siamo stati qualcosa quando non parlavamo ma ci guadavamo e capivamo comunque.
Siamo stati qualcosa quando ancora non sapevamo che stavamo per cambiarci le vite, almeno un po’. Siamo stati qualcosa di misterioso quando noi per primi non sapevamo cosa fossimo, chi fossimo. Siamo stati la sicurezza quando invece eravamo certi che nonostante tutto, come ci brillavano gli occhi quando eravamo insieme, non avrebbero brillato con nessun’altra.
Siamo stati un amore mancato"
(grazie #caratempesta per la citazione.)
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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- Questa storia fa parte della serie 'Primo ed ultimo la Trilogia'
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Chapter ninenteen
Trust the journey

 

“Quando sei nel dubbio, mettiti in moto”
D.H.Lawrence

 

 

15 luglio 2017

 

Quella notte sarebbe stata difficile da scordare. Dall’alto delle mie presunzioni, dove credevo di averlo dimenticato e accantonato per sempre, ero precipitata schiantandomi contro la realtà dei fatti.

Pensavo che per entrambi avesse contato qualcosa la notte passata insieme, il ragazzo che conoscevo io non avrebbe mai fatto una cosa del genere alla sua fidanzata.

Evidentemente mi sbagliavo su tutto.

La scena vissuta era stata una sorta di deja-vu, mi era già successo innumerevoli volte di vederli insieme e di non poter fare nulla se non maledire me stessa per i miei sentimenti.

Ed eccomi lì, tre anni dopo, esattamente sulla stessa barca che credevo di aver finalmente lasciato.

Questa volta però, non potevo fare altro che incolpare me stessa, se quella sera fossi scappata come al solito, non sarei trovata in questa situazione. Sarebbe bastato continuare a limitarsi, come avevo sempre fatto durante i nostri incontri, certo, a volte era scappato un bacio, ma avevo decisamente superato il limite. Non sapevo cosa mi fosse passato per la testa, ero delusa da me stessa perché ero convinta davvero di averla superata.

Fu quella mattina che presi coscienza di una cosa importante: era giunto il momento di non sentirlo più.

Quella sarebbe stata la fine di questa cosa, qualsiasi cosa fosse. Mi incolpavo di tutto. Mi davo la colpa di avergli dato questo immenso potere su di me, mi incolpavo dei miei sentimenti, mi incolpavo di non riuscire a dimenticare questa storia una volta per tutte e mi incolpavo di amare una persona che non mi dava niente.

Questo sentimento andava contro tutti i miei principi, alla persona che ero, ai miei ideali di donna emancipata, andava contro di me.

Così decisi. Decisi che era la fine, avrei messo un punto su tutto questo e sarei partita senza pensieri per la Croazia, doveva essere la volta buona.

 

 

 

 

Scrissi alle ragazze che quel pomeriggio non sarei stata disponibile. Mi dispiaceva molto per Francy, ma sapevo che non sarebbe stata sola.

Per distrarmi da quel tumulto emotivo, organizzai lo studio e gli esami che fino a quel momento avevo rimandato.

Non mancava molto alla nostra vacanza, avevo due settimane di tempo per preparare un piccolo esame da sei crediti, perfetto per riprendere piano piano la vita universitaria.

Tra l’altro l’argomento dell’esame mi interessava: Tecniche di traduzione letteraria.

Reduce dal mio viaggio, quello era senza dubbio un argomento alla mia portata. Passai il pomeriggio a scaricare la bibliografia, che spaziava da autori russi ad inglesi per arrivare agli scrittori spagnoli, dovetti dunque organizzare gli argomenti spalmandoli sulle sole due settimane che avevo, il 28 luglio era la data dell’esame, due giorni dopo alle 3 del pomeriggio io e la mia amica avevamo un aereo da prendere.

 

Due settimane e sarei stata di nuovo lontana da casa, spalmata al sole su spiagge selvagge e mare cristallino.

Due ore dopo ero ancora persa tra autori di varia origine e sulle loro tecniche, quando il mio telefono cominciò a vibrare come un matto.

 

Chiamata in entrata da Luke.

 

Il mio cuore non perse solo un battito, andai in arresto cardiaco per un qualche secondo. Pensai a tutte le volte che avevo fissato il telefono in attesa di un suo ripensamento, un messaggio di scuse, tipo “Hey sono stato un idiota a chiudere con te”, tutte cose che non erano mai accadute, perché lui sapeva solo prendere da me ed io ero ancora peggio perché glielo permettevo.

Eppure, Luke Piterson aveva la capacità di mettere il mondo in pausa.

Ma accadde qualcosa di strano, mi scattò dentro un senso di amor proprio che non credevo di avere, a fronte di tutto il discorso che mi ero fatta in precedenza, l’istinto fu quello di non rispondere, indugiai davanti al telefono che continuava ignaro di tutti i miei pensieri a vibrare seguendo sempre lo stessa alternanza vibrazione, silenzio, vibrazione...

Ero consapevole che se non avessi risposto mi sarei chiesta per sempre cosa avesse da dirmi, ma la parte razionale di me voleva aggredire la speranza e ucciderla definitivamente, ritenendo che non fosse importante sapere il perché. Ed era così, non era più importante, non era più affare mio.

Non era più roba mia ed io non ero più roba sua.

Dunque non risposi.

La linea cadde e la chiamata in entrata diventò chiamata persa.

 

Esattamente come aveva perso me.

 

*Spazio per Steph*
E' molto tempo che non vi lascio un mio messaggio sotto ad un capitolo, ma
devo farlo assolutamente per questo capitolo, breve ma fondamentale per Kat.
Vi invito a farmi sapere cosa ne pensate di questa storia, se vi piace il seguito i Primo ed Ultimo e se avete qualche suggerimento sono qui apposta.
Anche se non commneto ogni capitolo, sentitevi liberi e libere di tartassarmi di messaggi se vi sembra una schifezza o noioso o altro. (Si spera anche che possa piacere)

A presto
Steph.
   
 
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