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Autore: Nitrotori    20/12/2018    2 recensioni
La Thinker Bell, organizzazione segreta formata da hacker quindicenni, si ritrova a dover risolvere un misterioso enigma, apparso nei forum del Deep Web. Incuriositi e preoccupati di possibili attività illecite, Nitrotori: la punta di diamante del gruppo, nonché geniale e prodigioso hacker, inizia ad avvicinarsi sempre di più al mistero che si cela dietro Cicada 3301.
Genere: Mistero, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ore 19:31

Appartamento Agathe

 

Quella sera Agathe non riuscì a concentrarsi.

Aveva provato le combinazioni per risolvere gli enigmi in modo diverso, ma non portò a nulla.

La ragazza sospirò, lasciò la matita sul tavolo e ripensò a Hugo.   

“Ho esagerato con lui?”.

Lo sguardo triste del ragazzo aveva turbato Agathe. Lei era inesperta in quel campo e non avrebbe mai e poi mai chiesto consigli alla Thinker Bell. Pan si sarebbe come minimo ingelosito. In realtà, lui era geloso un po’ di tutti, era il classico leader che nonostante forzasse più volte la mano, dimostrando di essere solo un ragazzino capriccioso, ci teneva a mantenere il gruppo in un certo equilibrio.

Il solo pensiero che la grande Nitrotori fosse corteggiata, sarebbe stato oggetto di preoccupazioni per la Thinker Bell. Dopotutto, era risaputo che l’amore giocava brutti scherzi e poteva turbare quell’equilibrio.

  “Parla lui, che è corteggiato da un centinaio di ragazze” Sospirò Agathe, facendo allusione alla sua ipocrisia.

  “Forse mi toccherà parlarci” Agathe mordicchiò la matita. “Mi chiedo se peggiorerò le cose così”.

La ragazza fece un grosso sospirò e iniziò a dondolarsi con la sedia.

  “Che pasticcio. Ma tu guarda se la mitica, pimpante Nitrotori deve consolare un suo spasimante”.

Agathe sdammatizzò, come se per lei fosse normale avere spasimanti. In realtà il suo cuore batteva un po’ troppo forte, proprio perché era la prima volta.

Non sapeva se era felice o triste, però l’idea di essere apprezzata da un ragazzo in carne ed ossa, era decisamente piacevole, inoltre Hugo era molto carino.

  “Molto carino...” Agathe arrossì, ricordando il suo sguardo triste. “Infatti era molto tenero”.

Quando però si rese conto di ciò che stava pensando, trasalì e piegò la sedia un po’ troppo all'indietro, perdendo l’equilibrio.

  “Waah!” *CRASH!”*

Cadde per terra e restò a gambe sollevate.

  “Ahio, che male...” si rialzò accarezzandosi il capo. “Non posso crederci di aver avuto pensieri del genere, avanti Agathe riprenditi!” Si tirò due schiaffetti, poi preparò la cena.

Infine passò la serata a guardare anime, mentre senza nemmeno rendersene conto, continuava a pensare a quella dichiarazione.

Poi si addormentò e fece sogni strani e confusi.

--

La mattina seguente

 

Agathe arrivò a scuola in anticipo stavolta.

Restò in attesa nei piani inferiori, mentre mangiava una brioche.

Il motivo per cui si era appostata lì, era perché aveva bisogno di parlare con Hugo. Voleva scusarsi, ed evitare di avere la coscienza sporca, ma una parte di lei si chiedeva se davvero sarebbe stata una buona idea. E intanto montava l’agitazione, quel fastidioso dolore allo stomaco e alla pancia, che lentamente la torturava.

  “Ma tu guarda se devo sentirmi così di prima mattina! Ah... eccolo”.

Con grande sorpresa, era in anticipo anche lui. Si riscaldò le mani strofinandosele, visto il gelo e le continue nevicate. Poi il suo sguardo si paralizzò davanti ad Agathe. Al povero ragazzo quasi venne un colpo e sentì il cuore sprofondare nello stomaco.

  “Ehi ciao...” Le disse lei.

  “C-ciao, anche tu qui?” Il ragazzo sorrise nervosamente.

  “Fuori fa troppo freddo e sono venuta in anticipo”.

  “Oh, capisco”.

  “Senti Hugo, il fatto è che...”.

  “Non preoccuparti dai” Interrompè lui “Ieri sono stato troppo precipitoso, ti chiedo scusa”.

  “No, non è quello. Forse sono stata troppo sgarbata ecco”.

  “Ma no, tranquilla” Sorrise lui grattandosi il capo.

Agathe diventò un pelo rossa. “È la prima volta che qualcuno si dichiara a me così. Onestamente non sapevo cosa rispondere”.

  “Ci hai ripensato?” Hugo spalancò gli occhi.

  “Ah... ecco” Agathe fece un sorrisetto nervoso. “Non partire subito in quinta, per prima cosa volevo scusarmi e l’ho fatto. Poi... che ne dici se prima diventiamo amici? Un passo alla volta”.

Hugo era al settimo cielo. A malapena riuscì a contenere la gioia.

  “Grazie!” Le afferrò le mani improvvisamente, “Mi hai veramente dato una bellissima notizia!”.

  “O-Oh, ecco... mi fa piacere”.

  “Come ti chiami?” Domandò poi Hugo.

  “Agathe”.

  “Allora, spero che andremo d’accordo Agathe”.

Il sorriso radioso di Hugo in qualche modo la rassenerò. In fin dei conti era stata una buona idea parlare con lui. Ma la sua allegria travolgente la metteva pesantemente a disagio.

...

Quando poi le lezioni terminarono, Hugo la aspettò all’uscita.

  “Agathe! Eccoti ti stavo aspettando”.

  “Che succede?”.

  “Ti volevo chiedere, ti va di uscire oggi? Magari possiamo conoscerci meglio no?”.

Agathe non aveva alcun impegno, o meglio lo aveva: risolvere il dannato enigma di 3301, ma decise di marinare i suoi compiti e uscire con il ragazzo, solo per saziare la sua curiosità.

  “D’accordo”.

Ancora una volta Hugo sembrò felicissimo, così i due si incamminarono insieme verso il centro commerciale, che si trovava da quelle parti.

L’intero luogo era completamente illuminato dalle luci natalizie. C’era un’atmosfera meravigliosa, degna dell’allegria che trasmetteva il Natale.

  “Non credi che il Natale sia favoloso?” Chiese Hugo.

  “Favoloso dici? Non ci ho mai dato troppo peso in realtà. Però sì... questa atmosfera è molto bella”.

  “Vieni, conosco un posticino niente male da queste parti. Offro io”.

Agathe venne trascinata come un uragano dalla vivacità e allegria di Hugo, tanto che non riuscì a dirgli neppure di no.

Era come un bambinone troppo cresciuto, nonostante Agathe fosse di due anni più piccola, dimostrava una maturità maggiore del ragazzo che aveva di fronte.

La giovane hacker si guardò attorno. Non gli capitava quasi mai di visitare centri commerciali così grandi, senza contare che viveva una vita da semi-hikikomori, quindi il contatto sociale non era proprio il suo forte.

  “Eccoci qui!”.

Alla fine Hugo portò la ragazza ad un normale fast food. Niente di eccezionale, ma non si lamentò visto che aveva fame.

I due presero posto e ordinarono da mangiare e da bere.

Poi però ci furono momenti di imbarazzo. Agathe non aveva mai mangiato in compagnia di qualcuno e lui era decisamente nervoso, seppur felice.

  “D-dunque Agathe, cosa ti piace fare durante la giornata?” Hugo prese l’iniziativa.

  “Uhm, di solito vedo Anime, gioco ai videogames, sto al computer, e poi quando mi stufo torno a guardare Anime”.

  “Hai una vita impegnata vedo” Si grattò il capo confuso.

  “Tu non hai la più pallida idea di cosa sia un Anime, vero?”.

  “Ne ho sentito parlare, ma se devo essere sincero non li conosco”.

Agathe sospirò.

  “Ti perdi metà delle cose belle di questa vita. Gli Anime sono cartoni animati giapponesi e sono meravigliosi, appassionanti e possono insegnarti tante cose”.

  “Oh! Capisco” Annuì Hugo “Non ne ho mai visto uno. Scommetto che se lo facessi, verrei sicuramente rimproverato”.

  “Perché mai?” La ragazza inarcò un sopracciglio.

  “La mia famiglia è molto complicata” Sorrise lui sereno. “Mio fratello maggiore è un detective della polizia, e mio padre è il capo dei pubblici ministeri della procura. Ti lascio immaginare quanto siano severi e ligi al dovere”.

  “Cavolo, non deve essere facile”.

  “Ci sono abituato. A volte è molto pesante avere a che fare con loro, ma ahimè è così. Passo la maggior parte del mio tempo a studiare, leggere libri di legge, e ascoltare le costanti ramanzine di mio fratello e mio padre. Oggi per fortuna è l’ultimo giorno di scuola, almeno posso respirare un po’, tu invece? Come sono i tuoi genitori?”.

  “...” Agathe chiuse gli occhi. “I miei genitori sono morti. Io vivo da sola”.

  “Oh...” Hugo si sentì terribilmente in colpa per aver fatto quella domanda “Mi dispiace”.

  “Non ti preoccupare. Vivere da soli ha il suo privilegio”.

  “E come fai a procurarti il denaro per sopravvivere?”.

  “Ah… ecco è una lunga storia, lasciamo stare”.

Agathe cercò di evitare ogni argomento che la riguardasse da vicino. La sua vita da hacker era ben segreta. Rivelarla così al primo sconosciuto, non era affatto un’idea saggia, soprattutto ad una famiglia di sbirri.

  “Sentì, volevo farti una domanda, visto che hai menzionato la tua famiglia”.

  “Di che si tratta?” Domandò Hugo curioso.

  “Visto che tuo padre e tuo fratello sono in contatto con la polizia, mi chiedevo se hai mai sentito parlare di incidenti particolari, che avvengono il giorno prima della vigilia di Natale?”.

  “Incidenti? Non saprei, papà e Nicholas non mi dicono mai nulla del loro lavoro. Però ho notato che mio fratello è molto teso di questi giorni, molto più del previsto a dire il vero. Inoltre mio padre non è ancora mai tornato a casa, nemmeno una volta. Di solito quando succede così, c’è qualcosa di grosso sotto”.

  “Qualcosa di grosso?”.

  “Beh, loro due lavorano insieme, quindi di solito quando non tornano a casa o sono più silenziosi del solito, c’è di mezzo il lavoro. Forse sono alle prese con un caso particolarmente difficile” Gesticolò Hugo, come per segnalarle che è una cosa che avviene periodicamente.

  “Capisco, quindi sta succedendo qualcosa eh?”.

  “Mmm è molto probabile. Ma come mai me lo chiedi?”.

Agathe tirò fuori il suo smartphone e gli mostrò l’enigma di 3301.

  “Che cos’è?” Hugo osservò da vicino.

  “Hai mai sentito parlare di 3301, o di una misteriosa cicala che compare su alcuni popolari forum nel periodo natalizio? Apparentemente, ogni qual volta che questo enigma compare sul web, una settimana dopo, nel giorno prima della vigilia di Natale, sempre alla solita ora, avviene puntualmente lo stesso identico incidente”.

  “Incidente di che tipo?” Domandò Hugo serio.

  “Tutti gli incidenti registrati sono omicidi, che finisce poi con il suicidio del colpevole. I motivi sono sconosciuti”.

Hugo si portò una mano sul mento. Sembrava immerso in una intensa riflessione.

  “Capisco. Io purtroppo non so nulla. Però sono curioso di sapere perché te ne interessi così tanto” Sorrise lui.

  “Oh uhm...” Agathe si scostò una ciocca di capelli “Diciamo che sono una fanatica del mistero. Mi piacciono queste cose”.

  “Fammi indovinare, vuoi risolvere questo enigma vero?” Hugo ammiccò in modo simpatico.

  “S-sì, in realtà mi piacerebbe”.

Il ragazzo sospirò e poggiò la schiena sul sedile.

  “Purtroppo sono una schiappa con gli indovinelli. Però è interessante, hai detto che non è la prima volta che questi enigmi compaiono sul web dico bene? La vera domanda è: se sono loro i responsabili dell’incidente, allora vuol dire che tutti gli enigmi sono parte dello stesso modus operandi. Ergo della stessa persona. Questo spiegherebbe la precisione degli incidenti”.

  “Sì, credo di sì, anche se non c’è modo di confermarlo con certezza” Affermò Agathe “Alcuni degli enigmi passati non hanno la cicala”.

  “Però se ci fosse un modo per identificare se i file sono simili tra loro. Non so, una firma digitale nascosta, o qualcos’altro, potresti appurare con assoluta certezza che si tratta della stessa 3301 del passato”.

Agathe fu presa contropiede da quella affermazione.

  “Una firma digitale dici? Ma certo, se l’immagine ha una firma PGP identica alle altre allora...”.

  “Uhm... di cosa stai parlando?” Hugo fece un sorriso nervoso.

  “Ah niente! Dimentica tutto, te l’ho detto no? Sono solo una fanatica di queste cose. Però grazie a te ho capito una cosa importante”.

  “Sono felice di averti aiutato allora!”.

Agathe riconobbe di aver tralasciato quel dettaglio. Hugo era stato molto acuto a notarlo e onestamente non se l’aspettava. Nonostante fosse evidente il disagio negli occhi di Hugo nel parlare della sua famiglia, era palese che lo stesso sangue da detective scorreva anche nelle sue vene.

  “Forse questo ragazzo potrebbe esserci utile” Pensò Agathe, ma aveva bisogno di altri test.

--

Il resto del pomeriggio lo passarono tra negozi, mostre natalizie e una sala giochi dove Hugo dimostrò di essere una totale schiappa.

In fin dei conti, quello fu per Agathe un pomeriggio sereno, nonostante spesso l’eccessiva allegria di Hugo la metteva a disagio.

La giovane Hacker sorrideva poco, ma non perché la sua vita è stata difficile o altro, semplicemente era il suo carattere burbero e riservato, che prendeva quasi sempre il sopravvento.

Negli ultimi periodi, soprattutto durante la sua vita scolastica, aveva imparato a sorridere di più, ma tra lei e Hugo c’era un divario abissale.

Agathe si chiese il perché. Da come l’aveva descritto, Hugo non aveva una vita semplice, allora perché sorrideva così?

  “A cosa pensi?” Hugo interruppe il flusso di pensiero della ragazza.

  “Niente, sto pensando a come fai ad essere sempre così allegro e esuberante”.

  “Beh, perché sono in tua compagnia. Fino all’altro giorno mi sembrava una cosa impossibile e invece eccoci qua”.

  “Oh... capisco”.

  “Ti stai annoiando?” Chiese preoccupato lui.

  “Oh no è che mi sorprende che sei sempre così allegro. Non hai una vita semplice, eppure...”.

  “Beh, non posso stare depresso tutta la vita no?” Si portò le mani sulla nuca. “Se mi lascio abbandonare all’apatia, allora tutto è finito. Ho deciso di vivere la mia vita al massimo, anche se ho parecchi limiti, ma voglio comunque sorridere il più possibile”.

  “Sorridere il più possibile eh?”.

  “Dovresti provarci anche tu! Hai sempre quell’espressione seriosa”.

  “Seriosa mmm”.

Hugo si fermò e alzò un dito. “Su forza, fammi un bel sorriso”.

  “Ti pare il momento? Qui davanti a tutti?” Agathe si imbarazzò.

  “Suvvia! Un sorriso può illuminare una giornata buia! Su forza, sorridi”.

Agathe sospirò. Si preparò psicologicamente, poi abbozzò un sorrisone falso.

  “Cheeese!” Ma si sentì immediatamente una scema.

  “Ngk...Ahahahaah!” Hugo scoppiò a ridere a lacrime.

  “Che diavolo hai da ridere!” Esclamò Agathe offesa.

  “Scusami ahahah, è che sei troppo buffa ahahah”.

Agathe si portò una mano sul viso e scosse il capo. “Questo è tutto scemo...”.

--

Sera

Covo

 

Ora che finalmente erano iniziate le vacanze di Natale, Agathe poteva passare molto più tempo con la Thinker Bell.

Agathe di tanto in tanto riceveva qualche messaggio da Hugo, visto che i due si erano scambiati il numero.

La ragazza sospirò, visto che era molto loquace, anzi... quasi fin troppo. Però aveva notato del potenziale, forse poteva davvero essere utile per la Thinker Bell.

  “Che pizza...” Sospirò Pan dondolandosi con la sedia. “Wendy, davvero non hai trovato altre soluzioni?”.

  “No, ho controllato la firma PGP e ho scoperto che tutte le immagini degli enigmi passati corrispondono esattamente a l’ultimo enigma di 3301. Ma non ho trovato una soluzione alternativa al puzzle”.

  “Quindi abbiamo a che fare con la 3301 autentica?” Chiese Cubby.

  “Sì, la firma PGP non mente mai” Rispose Agathe.

  “Ehi è questa che roba è?” Improvvisamente Sly si alzò dalla sedia. “Venite a vedere!”.

Tutti si radunarono davanti al suo pc.

  “Wendy, questa è la pagina del forum vero?”.

  “Sì, ma quel post?” Indicò la ragazza.

  “L’hanno messo poco fa. La 3301 ha fatto la sua mossa!”.

Immediatamente l’atmosfera si fece più tesa. Agathe ci aveva visto giusto? Aveva risolto l’enigma e adesso era stata ammessa alla fase successiva?

Che cosa li aspettava ora? Quali erano i misteri che si celavano dietro quegli enigmi?

 
   
 
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