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Autore: Spensieratezza    20/12/2018    1 recensioni
Elijah ha un pessimo rapporto con i suoi fratelli e un unico rimpianto. Un unico fratello, che non ha mai conosciuto. Klaus. Forse se lo trovasse, se si conoscessero, Elijah può ancora scoprire cosa significa essere un fratello maggiore, può ancora scoprire l'affetto fraterno, può ancora riscattarsi per gli sbagli commessi e perdonarsi per non esser riuscito a essere un bravo fratello.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Famiglia di vampiri'
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Elijah era in una discoteca e si stava discretamente annoiando, ma ci stava comunque, in cerca di uno svago, un’emozione, forse di qualcosa che lo distraesse da quello che era venuto a fare a New Orleans.

Cercare suo fratello.
La musica rimbombava nella sua testa, cercando di anelare a raggiungere il sollievo che tanto bramava, ma non raggiungeva il suo cuore.

Da bravo psicanalista, Elijah sapeva che, gli uomini possono attingere a numerose cose per sentirsi meglio, riuscendo a estirpare in qualche modo, l’oscurità che sentono dentro, a volte l’attingono dalla lettura, a volte dalla musica, a volte dagli abbracci.
Ma il problema era complesso come capire se era nato prima l’uovo o la gallina.

Erano gli uomini che cercavano nella musica un modo per sentirsi meglio, erano LORO che chiedevano conforto e amore nella musica, chiedendo di essere coccolati dalle dolci melodie, o era la MUSICA, madre eterna consolatrice, che piena di compassione cercava di consolare gli animi tormentati degli uomini?
Forse avrebbe potuto essere una madre anche migliore di Esther, chissà.

Le lacrime stavano per fuoriuscirgli dagli occhi ma fece il possibile per far sì che non accadesse, non voleva farsi vedere piangere, avrebbero pensato che piangeva per una donna, è quello che pensano sempre tutti, quando vedono un uomo piangere. Mai pensa la gente che un uomo può avere l’animo spezzato per tanti motivi, non per forza per una donna.
E poi, come avrebbe potuto spiegare, che piangeva in realtà per un UOMO? Per una persona che forse era a un passo dall’incontrare finalmente?

La musica suonava senza sosta ma non riusciva a raggiungere il suo cuore.
Sentì quasi il bisogno, la necessità di chiedergli scusa…
 


“Ciao straniero. Cosa ci fa un ragazzo carino come te, tutto solo?”
Si destò come se fino a quel momento fosse stato immerso in una coltre di nebbia.
E vide una ragazza dai corti capell castani e sbarazzini e un sorriso malizioso ma non cattivo.
“Ciao anche a te, bella straniera, e tu che ci fai con tutta questa gente?”

La ragazza parve sorpresa e compiaciuta del sarcasmo del giovane.

“Questi sono i miei amici. Vedo che sei un falso timido. Il mio tipo preferito.” Disse avvicinandosi.

Elijah vide la bocca della ragazza contorcersi in un sorriso, forse sincero, ma titubante. Elijah sapeva che se qualcun altro avrebbe avuto l’ardire di parlare dei suoi “amici” avrebbe risposto in maniera sgradevole, probabilmente dicendo lui che non doveva permettersi di parlare dei suoi amici, ma lui era uno sconosciuto, e lei voleva essere gentile e non discutere, era una persona che non la conosceva e quando solitamente ti trovi davanti a persone che non conosci, vuoi mostrare il meglio di te, far vedere che non puntualizzi cose o non te la prendi per cose banali, errore comune tra la gente. Le classiche debolezze, ma gli fece tenerezza.
Sorrise, Elijah.

“Brindo ai tuoi amici.” Disse alzando il bicchiere di vino rosso, la ragazza aprì di più il suo sorriso, un sorriso sincero e si sedette vicino a lui a fianco alla sedia della discoteca. Il gruppetto che l’accompagnava, schiamazzava e di tanto in tanto lo guardava.
Elijah intercettò lo sguardo di un biondino, alto, con gli occhi chiari che lo fissava.

Si avvicinò di sfuggita.
“Il tipo ti importuna, Mary?” chiese sedendosi vicino a lei.
“Qui l’unico che mi importuna sempre, sei tu, Nick.” Disse lei ma gli elargì un sorriso carico di affetto.
Nick sorrise.

“Sei un tipo raffinato. Il vino rosso, davvero?” chiese lui.
Elijah lo guardò stranito e con la bocca semi aperta. Non sapeva bene cosa dire.
“Mi piace esserlo.”
Nick buffò ma gli rivolse uno sguardo che sembrò scrutargli l’animo.


“Beh, visto che ci ha già pensato Nick a presentarmi, lo faccio. Piacere, Mary.” disse lei tentando di intromettersi.
“Sono Elijah.” Disse lui ma continuando a guardare il biondino che manteneva un sorrisino sfacciato.
“Come strascichi bene questo nome. Sei francese?” chiese il biondino.
 
 
 


*

Il tempo passò molto in fretta in quella discoteca, Mary continuava ad andare avanti e indietro, ma poi tornava da Elijah con la scusa di una chiacchierata.
“Hai intenzione di invitarmi a ballare?” gli chiese poi ridendo.
“Certo! Scusami!” disse lui e ballarono sulla pista.
Da lontano, c’era Klaus che li guardava, con aria di finta indifferenza.

“Credo che il tuo amico ti stia spiando. Forse è il tuo ragazzo?”
Mary parve imbarazzata. “Ma scherzi? Che persona pensi che io sia?”
“Chiedo scusa, non volevo..”
Ma lei rise.

“Scherzavo! Che ti importa di lui..” disse intrecciando le mani al suo collo.

“Non sono abituato a essere fissato mentre ballo con una bella donna. Magari è un amico innamorato di te? Forse dovresti parlargli.”
Mary rise.
“Klaus? Il giorno che si innamorerà di una donna, si estingueranno i ghiacciai. Lui non si innamora, lui scopa e basta, perdona la volgarità.”
Elijah sembrava ancor più stranito.

“So cosa stai pensando, è vero, non fingerò che non ci fissa, ma Klaus non ragiona in questo modo e dubito fortemente che gli piaci tu. Si sente solo molto solo e ha sempre paura che lo abbandoniamo o cose del genere..”
“Lo?”
“Noi, i suoi amici.” Disse scrollando le spalle.
A Elijah sembrò quasi una specie di branco ma scelse di non dire niente.
“La solitudine è una brutta bestia, io ne so qualcosa.”
“Eppure non ti basta a farti piacere me.”
“Come?? Cosa..”

“Non mi tocchi nemmeno. Stai tranquillo, riesco a capire quando non piaccio a qualcuno..”
“Non è come credi..è che io..non sono fatto così..non ci provo..in questo modo..in discoteca..”

“Oh, sei un gentiluomo d’alti tempi? Di ristorante, fiori e cioccolatini, vero?”
Elijah restò in silenzio.

“Sì, immagino di si,ma anche se fosse così, io non sarei comunque il tuo tipo.” Sorrise. “Ma stai tranquillo, non voglio provarci con te, mi piaceva solo la tua compagnia..”

“Che è oggigiorno il miglior complimento che puoi fare a una persona..non esser dura con te stessa, vali più di quanto pensi..” disse Elijah prendendogli la mano e facendogli un baciamano.

Era buio ma gli sembrò che la ragazza arrossisse.
“Devo andare adesso. I miei amici mi aspettano.”
Elijah sapeva che non l’avrebbe rivista più, anche se aveva lasciato su di lei una bella impressione, ma gli umani non ragionavano così. Tantissime persone che lasciano un segno su di te, semplicemente lasci che scompaiono dalla tua vita.
 
 
 



*

“Ciao. Hai visto Mary?” fu la domanda inopportuna del biondino, arrivato ad un certo punto a sedersi vicino a Elijah al tavolino

“Credevo non la perdessi di vista. Non sei tipo il suo stalking o qualcosa del genere?” gli chiese Elijah, senza poter evitare un tono irritato.
Klaus sorrise. “Di cosa stai parlando? Ti ha detto qualcosa lei?”
“No, semplicemente ho notato che non ci hai perso di vista un secondo, può essere difficile conoscere una donna, sotto il tuo sguardo..”
Klaus ridacchiò. “Quindi l’hai persa e stai dando la colpa a me?”

“Non sto dando la colpa a nessuno! Tu mi hai chiesto dov’è la tua amica e io sono solo sorpreso che non lo sai, vista la tenacia con cui non l’hai persa d’occhio fino adesso.”
Klaus sembrava sia innervosito che incuriosito insieme.
“Se pensi che sia innamorato di lei, stai prendendo un granchio, è solo che mi preoccupo delle mie amiche..ma d’altrocanto tu hai dimostrato di essere diverso dagli altri..”
“In che senso?” gli chiese Elijah.

“Non hai fatto come tanti depravati che hanno cercato di portarsela a letto. Perché?”
Elijah lo fissò confuso e indignato.
“Non a tutti interessano le avventure di una notte.”

“Oh, capisco. Allora sei un romantico. Credevo si fossero estinti.”
 
Elijah lo fissò, quel ragazzo lo irritava ma lo incuriosiva anche.
“Sembri molto interessato alla mia persona, qualcuno potrebbe farsi strane idee..”
Klaus rise, una risata bella, genuina.
“Di solito a chi stalkero, chiedo almeno il nome..”
“Ti facilito il compito, mi chiamo Elijah”

“Klaus. Nicklaus!”

Qualcosa sprofondò nel suo cuore. Ma no, di sicuro c’erano molti altri Klaus nel mondo. Non era l’unico lui.
 



Rimasero per diverso tempo  a chiacchierare e Klaus gli raccontò un po' della sua solitudine, che cercava di arginare solo in parte grazie alla pittura, a quella sensazione di meraviglia che gli donava, restare li a guardare paesaggi meravigliosi non ancora toccati e contaminati dall’uomo.

“Una volta ho pensato di dipingere un cuore..” disse e fu la frase più bella che Elijah avesse mai sentito.

Tutto a un tratto fu grato a Mary, per avergli fatto conoscere Klaus e seppe con certezza quello che in fondo sappiamo sempre. I meccanismi del destino. Di solito le persone importanti si conoscono sempre grazie alle comparse, a qualcuno che compare nella tua vita  e magari non vedrai più ma che è di fondamentale importanza per farti conoscere qualcuno di molto importane per te. Le persone definiscono insignificanti le comparse, nei film muoiono subito, bruciano come stelle cadenti, una volta che hanno svolto il loro compito, scompaiono semplicemente e tutti si dimenticano di loro, senza mai sapere quanto sono stati importanti per il cosmo.

Era così ingiusto..

“Perché hai cambiato idea?” sussurò elijah.
“Temevo che venisse contaminato anche quello, una volta che fosse venuto reale sulla tela..” disse Klaus.

Elijah sapeva che Klaus parlava cosi perché soggiogato dall’alcool e che l’indomani non avrebbe ricordato o forse avrebbe ricordato e avrebbe rinnegato quelle parole , quei pensieri, ma Elijah gli fu comunque grato di avergli donato quel regalo, quelle parole erano il regalo. Anche se non si sarebbero più rivisti.
 
E lui continuava a bere dalla bottiglia di vino rosso che Elijah aveva con sé.

“Hai intenzione di finirla tutta?”
“Devo aiutarti a farlo. E poi la solitudine va condivisa.”
“Come sai che mi sento solo?”
“Non hai nessuno con te.”

“Puoi essere solo anche in mezzo alla gente.”
Klaus alzò la bottiglia e bevve direttamente dal collo.
“Brindo al romanticismo smielato.”
 
 
 
 
*

Qualche ora dopo, Elijah ormai solo, si aggirava nella discoteca, avvinto dalla tristezza e dalla compassione, vinto e soffocato dall’empatia.
Quel ragazzo gli aveva parlato dei suoi “amici” a dire la verità lui li chiamava “Ibridi.” Era più un club, un gruppo, Klaus adorava circondarsi di persone che definiva “branco” per sentirsi meno solo, per sentirsi parte di qualcosa.

Ma tutti finivano sempre per abbandonarlo e lui sentiva l’esigenza di aggiungere sempre nuovi componenti, e di tenere sotto controllo, quelli che già c’erano, per timore di restare senza.

Mary era davvero solo un’amica per lui,forse all'inizio lei aveva anche pensato a qualcos’altro, forse ci aveva addirittura sperato, forse era infastidita, forse a breve lo avrebbe lasciato, quando avrebbe trovato di meglio.

Elijah si sentiva disperato e triste per la sorte di un ragazzo talmente tanto solo da circondarsi di ragazzi che non erano davvero amici e che alla fine era sicuro, lo avrebbero lasciato. Era bravo a riconoscere le persone e l’esperienza di psicanalista , gli aveva fatto capire che più tenti di tenere incollato a te le persone più loro finiranno sempre per abbandonarti.

Altra cosa in cui gli esseri umani sono bravissimi, è il successo con cui riecono sempre a circondarsi di persone che finiranno sempre per abbandonarli. Una sorta di masochismo, quello delle persone, a cercare di farsi accettare e amare da persone egocentriche e narcisistiche che finiranno sempre per farli soffrire.
Elijah aveva sempre cercato di rimanere distaccato da tutte queste emozioni e di non farsi coinvolgere, per non impazzire, ma quell’uomo lo aveva destabilizzato.
Si sentiva disperato per la sua solitudine e l’aria era diventata stretta, d’un tratto irrespirabile, il locale troppo chiuso.

Sapeva che non l’avrebbe mai più rivisto ma gli dispiaceva comunque.
 
 
*

Ore dopo, qualcuno venne coinvolto in una rissa, Elijah ci mise un po' a capire chi era il responsabile, poi individuò il biondino, Klaus.
Le guardie del corpo lo avevano buttato fuori senza tante cerimonie.
Elijah si precipitò fuori da lui.

“Nicklaus!” gridò e subito avvertì un’emozione potente in lui. La prima volta che aveva chiamato il nome dello sconosciuto, a gran voce.
Elijah?”

La voce era sorpresa, ma stanca. Lui era accasciato su uno dei gradini.

“Sei ubriaco? Ti sei fatto buttare fuori..” non era una domanda.
“Sarà tutto quel vino..o tutto quel romanticismo scrosciante..” rise.
“Trovi divertente come ti sei ridotto? Devi aver bevuto più di quello che pensavo.”

“La tua preoccupazione mi fa ridere.  Ai miei cosiddetti amici non importa come sto, se ne sono andati tutti, dopo un litigio banale, alla rissa neanche c’erano..eppure TU..uno sconosciuto..dovresti preoccuparti? Scusa se trovo la cosa esil…”
Non potè continuare perché vomitò sull'asfalto.
 
Elijah lo guardò con uno sguardo misto a pietà, poi tirò fuori un fazzoletto e glielo porse.
“Ecco,tieni, asciugati.”

Klaus guardò il fazzoletto con meraviglia.
“Oh,ma allora avevo ragione che sei un piccolo Lord!” disse sorridendo,accettando l’invito.

“Mia madre diceva sempre che non importava come fosse la tua anima,se le tue mani erano pulite, potevi far pensare agli altri che anche la tua anima lo fosse.. forse l’unica cosa che gli ho dato ragione..” disse con una sfumatura triste.

“Adesso ho capito da chi hai preso la vena x le metafore..” disse Klaus.
Non sai quanto ti sbagli..

“Mi dispiace per il comportamento dei tuoi amici..” disse Eljah.

“Perché preoccuparmi di loro,quando ho TE?” chiese Klaus sarcastico ma qualcosa tuffò nel cuore di Elijah.
Subito dopo,crollò tra le sue braccia. Elijah dovette sostenerlo.

“Klaus? Tirati su. Klaus! Svegliati!” lo richiamò Elijah.                                          
 
In quel momento, Elijah prese la decisione che gli avrebbe cambiato la vita.

Lo portò a casa sua.
 Si chiese, distrattamente, quale fosse la prima emozione, il primo suono dell'uomo.
   
 
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