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Autore: bontina    16/07/2009    1 recensioni
La mia espressione si tramuta in una faccia da pesce lesso, ormai sono andata, partita. Terra chiama Alice! Torna immediatamente qui da noi. Tanto lo so che non mi serve una memoria da vampira per non dimenticare tutti gli istanti passati con Jasper, quelli sono ricordi indelebili.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indelible memories

Corro velocemente sul divano, prima che qualcuno possa fregarmi il posto. Oggi c’è il sole, ciò vuol dire che ci toccherà restare a casa ad annoiarci, non che la scuola sia particolarmente stimolante. Arriva anche Emmett e subito prende posto al mio fianco. Accendiamo la play-station e ci facciamo una partita ad uno stupido gioco di macchine che corrono peggio di noi per le strade di una qualche città americana. Sta vincendo lui, anzi, diciamo che mi sta stracciando! Decido di adeguarmi alla situazione.
“Sai Emmy, ieri ho visto che Rose stasera uscirà con quel vampiro che tempo fa le chiese di sposarla!”, trillo cercando di sembrare sincera. Il viso di mio fratello diventa ancora più bianco cadaverico del solito ed il suo corpo s’immobilizza completamente. Ne approfitto per raggiungerlo e superarlo.
“Yuppi, e vince la straordinaria Alice!”, annuncio con voce squillante. Mi alzo e mi dirigo verso il giardino.
“Ah Emmett”, dico prima di uscire. Lui è ancora fermo ed ha lo sguardo perso nel vuoto.  
”Comunque stasera Rose ha organizzato qualcosa... con te!”. Sorrido beffarda. Sento l’orso mandarmi qualche maledizione, mi ha sempre voluta bene! Mi stendo sull’erba, sotto la luce dei raggi solari. Alcuni ricordi si fanno spazio nella mia mente.

 Camminavo lentamente su e giù per la costa, senza una meta, lasciandomi guidare del cristallino rumore delle acque che si infrangevano furiose sulle rocce e sulla sabbia bagnata. Gocce di pioggia scorrevano sul mio viso, i  miei indumenti erano ormai stracolmi d’acqua. Ripensai con amarezza alla camicia che avevo addosso. L’ultima collezione di un noto stilista di quel secolo. Corsi fino a raggiungere il punto più alto della scogliera, dove le onde si trasformavano in schiuma bianca. Ad un tratto tutto diventò nero. Mi immobilizzai: stavo avendo una visione. Scrutai un angelo con i capelli biondi e gli occhi rossi. Era uno di noi. Mi sorrideva dolcemente e mi porgeva la sua mano. Io l’accettavo senza esitazione, senza paura. Tra altri dati lessi su una medaglietta che aveva al collo il suo nome: Jasper.

 Quella fu la prima volta che lo vidi. Inutile dire che feci non poche ricerche per cercare di capire chi fosse e soprattutto dove fosse, poi non avendo trovato niente, decisi di lasciar perdere. E naturalmente il girono dopo lo incontrai.

 Mi fermai all’istante avendo riconosciuto l’angelo della visione. Come previsto aveva una medaglietta al collo, solo sembrava un po’ più magro e muscoloso.
“Ciao Jasper!”, dissi semplicemente: non volevo che mi prendesse per una pazza veggente.
Assunse un’aria confusa, probabilmente cercava di ricordare chi io fossi senza ottenere risultati.
“Sono Alice”, dissi per aiutarlo a capire meglio.
“Noi non ci conosciamo, ma presto diventeremo grandi amici”, mentii non potevo certo dirgli che sarei stata l’amore della sua esistenza se non avesse più cambiato le sue scelte!
Non feci caso alla sua espressione disorientata ed incerta, cercava di mantenere alta la guardia. 
I miei buoni propositi erano andati a farsi benedire insieme al tacco degli stivali che avevo appena rotto per l’agitazione. 
“Scusami, che maleducata! Non te l’ho neppure chiesto: vuoi essere mio amico?”.

Lui ancora non aveva aperto bocca, evidentemente era rimasto spiazzato dai miei pochi giri di parole.
Alzò lo sguardo, incatenandolo con il mio. In quel momento avrei giurato di aver sentito i nostri cuori battere all’unisono.
“Si, lo voglio!”.
Sorrisi, tirando un sospiro di sollievo.
“Sai, so anche che noi due non ci nutriremo più di sangue umano. Ti va di cambiare?”.
Chinò la testa, stava riflettendo sulla mia proposta.
Ghignò come per ridere di sé stesso, poi puntò nuovamente ai miei occhi.

“Si, voglio anche questo!”

 Una settimana dopo partimmo alla ricerca di Carlise e della sua famiglia, convinti anche noi a voler cambiare il nostro stile di vita. Loro ci accolsero immediatamente come fossimo loro figli ed iniziammo una nuova vita. Sorrisi al pensiero. Ne era passato di tempo!
Un ciocca di capelli cade sul mio viso. La scosto via incurante, ho altro per la testa.
Con Jasper si era creato un rapporto particolare: non eravamo amici, ma neppure fidanzati.
Il mio pantalone si impiglia in un rametto. Sbuffo, adesso mi toccherà ricomprarlo… magari potrei cogliere l’occasione per fare un po’ di sano shopping.  

 “Dobbiamo assolutamente entrare in quel negozio!”, dissi, spingendolo verso l’ingresso.
“E perché mai?”
“Perché hanno dei pantaloni fantastici, e per di più sono in saldo!”
“Ma noi li abbiamo già comprati!”
La sua sembrava quasi una supplica, non voleva entrare nel centocinquantatreesimo locale commerciale.
“Tanto l’ho visto che ci andrò, e ho visto che con me ci sarai anche tu!”, soffiai ad una spanna dal suo viso. Sbuffò sonoramente come segno di resa alla mia volontà. Sorrisi, soddisfatta di averlo convinto.
“Grazie Jasper!”
“Ti voglio bene, Alice!”

 Diciamo che è sempre stato pronto ad assecondare ogni mio desiderio, e di certo non sempre questo è stato un punto a suo favore. All’inizio non sapevo molto di Jasper, e lui continuava a non raccontarmi nulla. Solo adesso so che lui esitava per paura che io potessi cambiare idea sul suo conto. Beh, non sa quanto si sbagliava!

 “Dove andiamo?”, chiesi per la prima volta veramente curiosa.
Jasper non faceva altro che cambiare idea ad ogni secondo da esattamente due giorni, 
ed io ero stufa di avere ogni volta una visione diversa, 
perché tanto l’idea di non controllare più il suo futuro non mi aveva neppure sfiorata.

“È una sorpresa!”, mi rispose a pochi centimetri dal mio orecchio.
Entrammo in un casolare isolato di campagna, immerso tra i campi di grano. 
La struttura era trascurata e polverosa, segno che era rimasta disabitata da molto tempo. Ma nonostante ciò aveva un fascino particolarmente unico. Giungemmo in quella che una volta era la camera da letto di un ragazzo. Su uno scaffale c’erano ancora dei libri sulla guerra. Ne presi uno e lo sfogliai, sull’ultima pagina c’era una firma, una calligrafia nera faceva bella mostra di sé sulla pagina bianca: Jasper. 
Lo guardai con sguardo interrogativo, solo allora si decise a parlare.  

“Era la mia casa, e questa la mia camera!”, mormorò con tono tranquillo.
Gli saltai addosso, abbracciandolo.
“Sono contenta che tu l’abbia voluta condividere con me!”.
Lui diminuì la presa, allontanandosi leggermente.
“Non è solo questo che voglio condividere con te!”.
Si portò le mani al collo, sciogliendo la catenina.
“Sai, quando ero umano combattevo nell’esercito”, iniziò a spiegare.
Non avevo capito dove volesse arrivare.
“Per questo mi avevano dato una medaglietta da portare sempre con me, per potermi identificare in caso di morte”, la sua voce divenne più triste. Prese la medaglietta e iniziò a giocarci nervosamente, poi me la porse.
“Una me l’hanno tolta quando ho perso la vita, l’altra vorrei che la tenessi tu!”

Sposto la mano sul collo, porto ancora quella catenina, a dirla tutta non l'ho mai tolta. Stringo forte tra le dita la medaglietta, stando attenta a non rovinarla o romperla. Straordinario quanto magnificamente bene possa farmi sentire questo oggetto. Straordinario anche quanto certi ricordi possano farmi ancora un brutto effetto.

“Smettila di riempirmi di bugie!”, urlai furibonda.
Se avessi potuto piangere l’avrei fatto.
“Ma non sono bugie!”, disse cercando di avvicinarsi a me.
Lo allontanai in modo violento, spingendolo dall’altro lato della sala, dove sbatté contro uno specchio frantumandolo in mille pezzi. Cadde a terra, ma si rimise subito in piedi. Non contraccambiò l’attacco. 
Fece qualche passo nella mia direzione, poi riprese a parlare.

“Ascoltami almeno! Fammi spiegare!”, la sua voce era tormentata.
“L’ho visto con chiarezza, tu lo farai, hai già deciso! Non voglio sentire altro!”, tuonai.
Il silenzio s’impadronì della casa. Io ero accasciata sul pavimento in un angolo della stanza, stingevo le ginocchia contro il petto, singhiozzando in modo frenetico. Lui aveva un’aria sofferente, come se stesse subendo una qualche tortura. Di scatto la visione cambiò.
“Alice, ti prego non stare male! Le tue emozioni mi stanno uccidendo, perché a provarle sei tu!”

Quello fu il nostro primo vero litigio. Avevo visto che lui sarebbe scappato via, lontano da me, per sempre. Non ho mai saputo il motivo che lo spinse a prendere quella scelta, ma non l'ha più fatto: alla fine mi è sempre rimasto vicino.
La mia espressione adesso è triste, ma non ci bado molto. Scavo ancora nella memoria e trovo altri episodi i cui protagonisti siamo sempre e solo noi. Rido sola soletta per la troppa felicità che questi rievocano in me. Lo so, non sono propriamente il tipo di ragazza che si definisce normale, ma in fondo io non sono normale.

Ancora una volta Jasper cercava di nascondermi qualcosa cambiando idea di continuo.
“Ehi Jasper, cosa diavolo ti spinge a voler buttare dalla finestra tutta la mia nuova collezione di Prada?”, chiesi ingenuamente, per fargli e farmi passare della mente quella perversa visione.
Lui corrugò la fronte, si stava preparando a dire qualcosa d’importante.
“Ecco vedi, non volevo che vedessi un momento prima di viverlo!” sussurrò cercando di reprimere l’eccitazione che si faceva spazio nei suoi occhi. 
Si avvicinò maggiormente al mio viso, ormai ci separavano solo pochi centimetri.

“Quale momento?”, mormorai eccitata a mia volta per lo sviluppo che stava prendendo la conversazione.
“Questo!”, bisbigliò sulle mie labbra, prima di annullare del tutto le distanze.

Mi tocca ammettere che fu il mio primo bacio. E ammetto anche che fu fantastico. Ridacchio ancora una volta. Non sono capace di contenere i miei sentimenti. i miei occhi brillano di gioia, insieme alla mia pelle, ma quella luccica per un altro motivo. L'ennesimo ricordo s’impadronisce della mia mente.

  Uscimmo dal salone, dirigendoci verso la terrazza. 
Le stelle brillavano in cielo, facendo compagnia alla luna piena. Era uno spettacolo fantastico.

“Allora nana, mi concedi questo ballo?”, mi chiese prendendomi per mano e facendo segno con la mano di assecondarlo.
“Certo empatico da quattro soldi!”
Sorrisi ironica, appoggiando la testa sul suo petto. Iniziammo a danzare su una melodia bassa proveniente da una sala poco distante. Mi strinsi di più al suo corpo, lasciandomi cullare dalla dolcezza della musica.
“Non dovresti provocarmi, sai veggente?!”, marcò l’ultima parola come a sottolineare l’ovvietà che essa implicava.
“Perché altrimenti che succede?”, bisbigliai.
Si avvicinò pericolosamente alle mie labbra, sfiorandole per poi trasformare quel semplice bacio in qualcosa di più serio.  Si staccò poco dopo, restando ad una distanza che dovrebbero dichiarare illegale.
“L’hai voluto tu!”, mormorò quasi per giustificare la sua prossima azione.
“A cosa ti riferisci?”, domandai sottovoce.
“Al fatto che ti amo!”
“In fondo l’ho sempre saputo!”, ridacchiai beffarda.
“Ah Jasper, se t’interessa ti amo anche io!”, trillai allegra.
Lui sorrise dolcemente.
“M’interessa ora e per sempre!”

La mia espressione si tramuta in una faccia da pesce lesso, ormai sono andata, partita. 
Terra chiama Alice! Torna immediatamente qui da noi! 
Tanto lo so che non mi serve una memoria da vampira per non dimenticare tutti gli istanti passati con Jasper, quelli sono ricordi indelebili. 

Non mi accorgo neppure del suo arrivo, fino a quando non mi abbraccia da dietro.
“Ehi folletto, ma che fine avevi fatto?”, mi chiede teneramente.
“Vuoi davvero saperlo?”, mormoro. Lui non risponde, e quel silenzio lo prendo per un si.
“Sto diventando romantica!”
Lui sorride sghembo, aumentando la stretta sui miei fianchi.
“Cosa stai cercando di dire?”, bisbiglia confuso appoggiando la sua testa sull’incavo del mio collo.
Storco il naso, insicura su come andare avanti.
“Jasper, mi vuoi sposare?”, butto fuori tutto d’un fiato.
Lui rimane sorpreso, positivamente sorpreso. Poi piega le labbra in un sorriso.
“Sai quali sono state le prime parole che ti ho detto?”, sussurra a poca distanza dal mio viso.
“Quali?”, chiedo ingenuamente, anche se so benissimo a cosa si riferisce.
“Si, lo voglio!”

Angolo autrice

Ciao a tutti! :D
Ieri ho riletto Twilght (prima di andare al cinema a vedere Harry Potter! XD) e ho ricopiato alcuni dei momenti più carini tra Edward e Bella. ^_^

Così mi sono detta: quali potrebbero essere quelli tra Alice e Jasper?
Dico tutto ciò per dare una spiegazione plausibile alla one-shot che ho scritto.
Spero vi piaccia, o che almeno sia decente, però fatemi sapere cosa ne pensate, perché avevo in mente di fare una cosa del genere anche per Rosalie ed Emmett! ;-)
Comunque, per quanto riguarda le medagliette... beh, è stato un mio amico a farmi venire l'idea. Praticamente lui mi ha raccontato che si usavano per identificare le persone decedute: una veniva presa per il conteggio e l'altra rimaneva al collo... ma non ne sono sicura! XD 
E poi detto tra noi, lui ne ha due sempre addosso... ma a che gli serviranno? :P

Ringrazio tutti coloro che leggeranno, chi ha già aggiunto le mie fic tra i preferiti e chi le ha commentate.
Che altro dire? Lasciate tante tante recensioni!!!!!! 1baci8...
                                                                                                 ...bontina...


  
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