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Autore: Emmastory    20/12/2018    6 recensioni
Un anno è trascorso alla foresta delle fate. Ormai è inverno e non più primavera, e con il tempo che scorre e la neve che cade, la giovane Kaleia non sa cosa pensare. Il tempo si è mosso lesto dopo il volo delle pixie, con l'inizio di un viaggio per una piccola amica e il prosieguo di uno proprio per lei. Che accadrà ora? Nessuno ne è certo oltre al tempo e al destino, mentre molteplici vite continuano in un villaggio e una foresta incantata. (Seguito di: Luce e ombra: Il bosco delle fate)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Capitolo XXXIV

Le mosse del proprio destino

Insieme. Finalmente, di nuovo insieme. Così eravamo io e Christopher, stretti e persi l’uno fra le braccia dell’altra, a guardarci negli occhi come ragazzini alla prima cotta. A poco più di vent’anni, eravamo ormai adulti, ma allo stesso tempo era come se non fossero mai cresciuti, restando giovani e ingenui per sempre. Una parte di me lo considerava stupido, sciocco e addirittura infantile, ma in quel momento, nient’altro importava. Non il dolore che ancora mi torturava i muscoli delle gambe, non il fatto che non riuscissi a respirare e facessi una fatica immane, non gli sguardi di Sky e Major fissi su di noi, e neanche la dolorosa quiete della foresta parzialmente bruciata attorno a noi, niente. Una lite e una sua improvvisa sparizione ci avevano allontanati, ma ora che la nostra era tornata ad essere una coppia stabile, ero sicura che non sarebbe più successo. Nel tempo avremmo avuto i nostri screzi, ma con tenacia e pazienza ne saremmo sempre usciti fuori, proprio com’era appena accaduto. Completamente distesa e felice, mi godevo la permanenza fra le sue braccia, respirando piano, com’ero stata abituata a fare nei miei tempi di pixie e ancora prima, quando la luce mi faceva da crisalide e una lanterna del colore del mio elemento agiva da nido contro ogni male del mondo esterno e a me ancora sconosciuto. Il solo pensiero a volte mi straniva, eppure erano quelle le emozioni che provavo al suo fianco. Le probabilità che il mio cuore parlasse a sé stesso oltre che a me erano alte, ma scuotendo la testa, mi guardavo ogni mattina allo specchio sapendo che ogni parola corrispondeva alla pura verità. Christopher non era bellissimo solo ai miei occhi, ma anche a quelli di chi gli stava intorno, ed era in grado di farmi sentire amata, unica e speciale, come pochi al mondo potevano. Riaprendo lentamente gli occhi, mi persi nelle sue iridi smeraldine, sentendo il cuore perdere immediatamente più d’un battito. “Chris…” chiamai, a voce bassa. “Kaleia, tesoro, dimmi. Dimmi quello che vuoi, sono qui.” Rispose lui, con lo stesso tono e gli occhi che brillavano per la gioia di rivedermi. “Io ti amo. Ti amo, mio custode, e non voglio perderti. Non ci separeremo ancora, vero?” dissi, azzardando poi quella domanda con la stessa ingenuità di un bimbo ancora in fasce, unicamente capace di guardare negli occhi i propri genitori e addormentarsi nella sua piccola culla, allietato dal suo moto come io lo ero dal battito del cuore del mio amato. Nel silenzio del tempo che scorreva, riusciva a sentirlo chiaramente, e quando ci separammo, lui sorrise, poi mi offrì la mano. “No, non più. In nessun caso, amore mio. Andiamo a casa, ti va?” chiese poi, tranquillo. “Certamente, custode, andiamo.” Risposi, imitandolo in quel sorriso e afferrando con sicurezza la mano che mi tendeva. Limitandosi ad annuire, Christopher mi strinse a sé, e durante il viaggio verso casa, Major e Sky camminarono fianco a fianco, ma le loro dita non si sfiorarono. Più di una volta l’avevo vista sorridere e arrossire di fronte alle sue parole, ma a quanto pareva, ora era riuscita a rendersi conto di star ferendo Noah. Proprio come e Christopher, non si vedevano da giorni, e dopo ore, finalmente a casa, io e il mio amato protettore ci addormentammo sul divano, non prima di accendere un fuoco che ci tenne caldi, come la fiamma del nostro mai morente amore. Calma ma lieta di rivederci, Willow si unì a noi prendendo posto su uno dei cuscini del divano e cadendo preda del sonno nel bel mezzo delle sue stesse fusa, che sembravano farle vibrare il pelo. Attimi prima di dormire, sorrisi al suo indirizzo, e l’ultima cosa che vidi fu uno dei libri sul ligneo scaffale del salotto, sospirando infine calma ed estasiata. Era buio, certo, ma il bianco della sua copertina vinceva contro il nero del primo tomo che avessi letto sulle mie origini, e uno dei lucchetti era illuminato dalla debole luce della luna, che brillava poco sopra le nostre teste e oltre il vetro della finestra. A fine giornata, spossata ma calmata dalla presenza di Christopher al mio fianco, mi ripromisi di leggere quelle fortunate pagine di liete novelle. Sognando, immaginai il mio avvenire come una scacchiera, divisa fra bianco e nero ma certa che nessuno potesse mai sottrarsi agli eventi, così come alterare nessuna delle mosse del proprio destino.

 
   
 
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