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Autore: Montana    21/12/2018    0 recensioni
"Preoccuparsi significa soffrire due volte"
Newt è tornato da New York e per la prima volta dopo molti anni è felice.
La sfortuna però sembra avere un debole per il povero Hufflepuff, che viene trascinato in un'indagine trans-continentale. Tra segreti, bugie, nemici vecchi e nuovi, la strada che Newt deve percorrere si allunga per tutta l'Europa; riuscirà, con un po' di aiuto, ad arrivare sano e salvo alla fine?
[Seguito di "Cos'è successo a Newt Scamander"; non seguirà il canon degli eventi di "Animali Fantastici-I Crimini di Grindelwald"]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Gellert Grindelwald, Newt Scamandro, Nuovo personaggio | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Newt Scamander's Saga'
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VIII.
Dove Dumbledore disturba il capo degli Auror
 
7 Febbraio 1927
Quartiere latino, Parigi
Mattina
 
Leta aspettò che i passi dei suoi ultimi visitatori fossero ben lontani prima di accasciarsi, le gambe ridotte a gelatina, dietro al bancone.
Sei anni passati a cancellare ogni sua traccia, a cercare il nascondiglio perfetto e proprio adesso che era sicura di vivere la sua vita in pace ecco tre Auror alla sua porta. Perché erano Auror, li avrebbe riconosciuti lontano un miglio. C’era quello stupido francese che ancora non aveva capito che anche lei era una strega, ma gli altri due non li aveva mai visti. La donna era americana, a giudicare dall’accento, l’altro non aveva aperto bocca ma Leta scommetteva fosse tedesco, forse austriaco.
Si sforzò di riprendere la calma, di lasciare fuori la paura con un po’ di sana e vecchia Occlumanzia. Che fare ora? Abbandonare tutto e fuggire? Sarebbe stata la sua prima scelta, ma ovviamente non poteva: l’avevano vista lì, le avevano mostrato un identikit, si sarebbero ricordati di lei e se fosse scomparsa si sarebbero insospettiti. Magari avrebbero indagato un po’ e avrebbero scoperto il suo segreto, questo Leta non poteva accettarlo.
Doveva rimanere lì, anche perché lì la sapeva Grindelwald e lì avrebbe mandato qualcuno a prenderla. Sperando che il tedesco non si fosse dimenticato di lei…
“Datti un contegno, Leta, come ti sei ridotta? Seduta per terra? Che vergogna” disse improvvisamente la voce della sua coscienza, che suonava spaventosamente come quella di sua madre. Si riscosse e si alzò subito in piedi, con aria colpevole.
Tornò nel laboratorio, eliminò con un colpo di bacchetta la pozione che stava preparando ma che aveva bollito troppo mentre lei parlava con gli Auror e si mise a controllare i suoi ultimi esperimenti.
Una soluzione di veleno di Acromantula e mercurio riposava in una boccetta capovolta sotto la finestra; ancora pochi giorni e poi, con la luna piena, sarebbe stata pronta per lo show. Un Kappa mezzo rinsecchito lanciava lamenti agonizzanti in una vasca con poche dita d’acqua; Leta aveva provato a farci qualcosa ma non era riuscita nel suo intento, quindi aveva deciso di tenerlo lì finché non si fosse seccato del tutto per poi usarne la pelle.
Gabbie, alambicchi, calderoni e fuochi fatui servirono subito a calmarla un poco. Controllò anche lo stato della creatura che aveva scelto per il prossimo incontro con Grindelwald, uno Knarl piuttosto spaventato ma ancora ben in salute. Leta accarezzò le sbarre della gabbia con un sorriso «Mi raccomando, tieni duro. Vogliamo fare una bella figura, no?»
Presa visione di tutte le sue creature, magiche e non, tornò al calderone principale per ricominciare a preparare la pozione. Col passare degli anni, forse anche a causa della solitudine, aveva cominciato a deviare dal percorso tracciato negli anni ad Hogwarts integrando Pozioni e Alchimia e facendo una cosa che un tempo le sarebbe sembrata barbarie: improvvisando.
Cambiava dosi, sostituiva ingredienti, riduceva o aumentava i tempi di cottura, mescolava nel senso opposto, tute cose che a scuola e sarebbero costate una punizione e decine di punti in meno per la Casa. Certo, spesso il calderone esplodeva o la pozione si solidificava improvvisamente costringendola a nottate di Gratta e Netta, ma sapeva imparare dai suoi errori e dopo qualche tentativo riusciva sempre a creare qualcosa di funzionante che poi testava sulla prima creaturina che le capitava sotto mano. La soluzione che riposava sul davanzale era una delle sue creazioni meglio riuscite ed era certa che anche la pozione che stava preparando in quel momento le sarebbe stata utile.
«È bello che nessuno si accorga di me, sapete?» disse al suo pubblico di prigionieri tremanti «Potrei fare qualsiasi cosa. Potrei andare a casa di quell’Auror francese e ucciderlo in un batter d’occhio e nessuno sospetterebbe di me. Potrei iniettarvi delle cose e sguinzagliarvi al Ministero, di Auror ne morirebbero molti di più e ancora non sospetterebbero di me. Sono solo la pazza appassionata di voodoo, nessuno penserebbe a me. Forse quell’americana, si vedeva che non era convinta della mia farsa. Ma potrei uccidere anche lei senza problemi. Potrei fare qualsiasi cosa e se n’è reso conto soltanto uno psicopatico che ucciderà tutti con il mio aiuto e poi ucciderà anche me, sapete? Penso proprio che finirà così. Forse alla fine mi libererò del mio fardello, in questo modo» fece una pausa, per aggiungere dell’asfodelo al calderone «Ucciderò anche Newton, e finiranno i sensi di colpa» sussurrò.
 
 
12 Febbraio 1927
Appartamento di Amelia Prewett, Tottenham Court Road, Londra
Ora di pranzo
 
Un sabato al mese, quando capitava che fossero tutti all’interno degli stessi confini, i tre amici avevano l’abitudine di ritrovarsi a casa di Amy per un pranzo. A volte, se era di riposo, si univa a loro anche Collins.
Amy e Newt ne avevano parlato ed erano giunti alla conclusione che sospendere gli incontri per via delle indagini avrebbe solo fatto insospettire e preoccupare inutilmente Doug, quindi anche quel sabato lo stavano aspettando. E poi, avevano tutti bisogno di un attimo di pace.
Quando Doug bussò alla porta, Amy aveva appena finito di controllare il polpettone «Newt, è arrivato Doug!» gridò all’amico che stava sfamando le sue creature nella valigia, e andò ad aprire. Doug aveva in mano una bottiglia di idromele e sul viso un’espressione stranamente torva.
«Doug, sei in anticipo! Accomodati, devo ancora finire le ultime cose» gli disse facendogli strada.
Doug le mise distrattamente in mano la bottiglia «Sì, sono venuto prima perché devo parlare con Newt. È in valigia?»
Amy annuì perplessa. Doug andò nella stanza degli ospiti e scese con passo rapido le scale per entrare nell’ufficio di Newt.
La portata del mondo che l’amico era riuscito a creare lì dentro non finiva mai di stupirlo. Ogni volta doveva ripetersi mentalmente che era dentro una valigia, non nella vera tundra o tra i ghiacci del Polo. Dribblò lo Snaso e un paio di Asticelli poi finalmente trovò Newt intento a visitare un piccolo Occamy.
«Sono arrivato troppo tardi per sentirti dire che sei sua madre?» gli disse scherzosamente.
Newt rise «Solo perché me l’hai sentito dire un paio di volte non vuol dire che lo faccia sempre. Amy ti ha mandato a chiamarmi? Devo ancora passare dai Puffskein per evitare che si mangino la prima cosa che trovano»
«No, Amy sta ancora finendo di preparare. Volevo farti un po’ di compagnia e parlarti di una cosa»
L’amico lo guardò preoccupato mentre si avvicinava alle creature pelose con un secchio di ragni morti «Cosa succede?»
«Dumbledore mi ha parlato dell’indagine. Di tutti i dettagli, antefatto compreso. Ora, non esprimerò cosa penso della tua idea perché ci tengo alla nostra amicizia, ma proprio per questo motivo ho deciso di dare una mano. Penso fosse questo l’obiettivo primario di Dumbledore… non fare quella faccia, ovviamente non mi metterò a combattere. Ma ho una casa nel Sussex. Non è in un villaggio, è piuttosto isolata. Sarà il vostro rifugio sicuro, protetta col Fidelius. Devo ancora concordare i dettagli con Dumbledore e tuo fratello, ma presto avrete un rifugio sicuro»
Newt si morse il labbro in preda ai sensi di colpa «Mi dispiace Doug, non volevo che venissi messo in mezzo anche tu. È una cosa pericolosa, Grindelwald è…»
«Leggo i giornali, so cos’è» tagliò corto Doug «Proprio per questo penso che nel rifugio segreto dovresti starci tu, chiuso a chiave e magari immobilizzato per evitarti di fare idiozie. Ma ho promesso a Dumbledore che non ti avrei fatto una ramanzina quindi andiamo a vedere se Amy ha finito, prima che ti strozzi»
I due entrarono in cucina mentre Amy sistemava l’ultima cosa sulla tavola. Li guardò, sempre più preoccupata «Cosa succede?»
Doug lanciò un’occhiata a Newt e lui scosse la testa «Sa già tutto. Dumbledore ha raccontato a Doug dell’indagine e lui ci darà casa sua come rifugio segreto sotto Fidelius”
«Un momento, perché lei sapeva tutto e io no?!»
«Perché io ho un fratello Auror e perché Theseus non riesce a fermarsi dal raccontarmi ogni cosa» rispose Amy con un’occhiataccia piena di sottintesi che Doug recepì all’istante.
«Comunque non è giusto» aggiunse poi lei cominciando a servire il cibo agli amici «Ora siete tutti coinvolti nell’indagine tranne me»
«Tienitene fuori più che puoi» le consigliò Doug «O è nel sangue di tutti voi Hufflepuff il desiderio di affrontare un mago oscuro più potente di voi?»
I due ex compagni di Casa si guardarono stupiti «Ecco cos’è! Meno male che sei uno scienziato, Doug, chissà come faremmo senza di te» rispose Newt mentre Amy sghignazzava. Doug si limitò ad alzare gli occhi al cielo, per l’ennesima volta da quando conosceva quei due.
 
 
Ufficio di Theseus Scamander, Ministero della Magia, Londra magica
Nel frattempo
 
Theseus era sicuro che se avesse avuto la bacchetta in mano anziché nella tasca interna della giacca avrebbe sprizzato un mare di scintille rosse.
Gli servì uno sforzo immane per non mettersi ad urlare in faccia al suo ex professore, che sorridente come se nulla fosse successo se ne stava lì seduto davanti a lui.
«Quindi ha coinvolto un altro civile» constatò a denti stretti.
Dumbledore annuì «Il signor Boot è sempre stato un ottimo amico di tuo fratello, non mi sembrava giusto lasciarlo all’oscuro dei rischi che Newt sta correndo”
«Nemmeno i nostri genitori lo sanno, vuole avvertirli lei?» sbottò Theseus. Era chiaro come il sole che l’unico motivo per cui Dumbledore aveva reso Doug partecipe dell’indagine era per convincerlo a farsi dare casa sua come rifugio segreto.
«Quelli sono affari della vostra famiglia, Theseus, non mi permetterei mai di immischiarmi» rispose Albus quasi offeso, poi continuò «Come ti stavo dicendo, dopo che gli ho raccontato tutto il signor Boot si è detto disponibile a offrirci la sua casa come rifugio sicuro. La mia idea era quella di metterla sotto Fidelius, così l’informazione potrà essere divulgata solo dal Custode Segreto. Che dovresti essere tu, a mio parere. Hai familiarità con questo incantesimo?»
«Ce ne parlarono ad Hogwarts e in Accademia, so cosa devo fare. Dopo mi basterà comunicare l’indirizzo agli altri membri della squadra e loro sapranno tutto, giusto?»
Dumbledore annuì «Esatto. Credo che il signor Boot sia qui a Londra oggi, a pranzo con tuo fratello e la signorina Prewett. Se vuoi chiedergli di incontrarlo oggi, è all’indirizzo di lei che lo troverai. Bene, se non c’è altro che io possa fare per te penso che tornerò ad Hogwarts» concluse alzandosi.
Theseus lo imitò «Ha trovato qualcosa nel Reparto Proibito, signore?»
«Alcune idee, ma sono solo delle ipotesi. Non so davvero quale asso Gellert abbia nella manica, stavolta» rispose il professore con rammarico.
 
 
22 Febbraio 1927
Castello di Nurmengard, Austria
Pomeriggio
 
Proprio quando Leta stava per perdere la pazienza (e la testa, sempre che quella non l’avesse già perduta da un pezzo) finalmente un mago diverso da quello dell’altra volta si era presentato alla sua porta e le aveva detto che Grindelwald la stava aspettando.
Erano passati anni dall’ultima volta che aveva percorso smaterializzandosi una distanza così lunga e quando arrivò nel lungo salone del palazzo fu presa dalle vertigini, ma fece finta di niente.
Si guardò attorno, curiosa di sapere dove si trovava. Alte e spesse mura di pietra, arazzi e quadri alle pareti, era sicuramente un castello. Avrebbe potuto anche assomigliare ad Hogwarts, se solo non fosse stato così austero e inquietante.
Il mago che aveva incontrato con Grindelwald la prima volta fece il suo ingresso nella sala «Signorina Lestrange, finalmente si unisce a noi! Prego, mi segua»
I corridoi erano larghi e gelidi, Leta tremava nel suo maglione verde. L’uomo se ne accorse e la guardò con comprensione. La portò in una stanza più piccola e un po’ meno fredda, con un camino a legna in un angolo e una finestra dal vetro decorato. Davanti alla finestra, platealmente in posa, c’era Grindelwald.
«Signore, la signorina Lestrange è qui»
«La vedo, Von Meinster. Puoi andare, di’ a Jankowski di aspettarmi nel salone. Sarò da lui appena avrò finito qui»
Von Meinster abbozzò un inchino e scomparve. Improvvisamente tesa, Leta strinse la tracolla della borsa. Il suo gesto non sfuggì a Grindelwald, che sorrise sornione «Allora, Leta, cosa mi hai portato? Ti ho lasciato molto più tempo del previsto, spero non mi deluderai»
La strega si avvicinò al tavolo e vi posò sopra la borsa, da cui cominciò a estrarre boccette e gabbie. Grindelwald si mise all’altro capo del tavolo per dare un’occhiata «Cos’abbiamo qui? Ho già visto questa creatura, credo»
«È uno Knarl, signore, è molto probabile che l’abbia già visto. Sono animali piuttosto comuni e innocui»
«Innocuo? Cosa me ne faccio di un animale innocuo?» sbottò subito il tedesco.
«Animali pericolosi come le Acromantule o i Basilischi sono molto difficili da trovare, nonché quasi impossibili da addestrare. Per mettere sotto Imperius un’Acromantula servirebbero almeno dieci maghi esperti e forse non sarebbero comunque abbastanza. Inoltre, nel trovarsi davanti un animale del genere chiunque capirebbe subito di essere in pericolo. Il trucco è usare animali piccoli e tranquilli, così che nessuno si renda conto della trappola prima di esserci già finito dentro» spiegò Leta con tono paziente, togliendo lo Knarl dalla gabbietta e forzandogli in bocca l’estremità di una boccetta. Gli fece ingoiare qualche goccia del contenuto poi lo rimise sul tavolo. Per qualche secondo non successe nulla, poi la bestiola emise un verso furioso e si gettò verso Grindelwald.
«Immobilus!» disse Leta con estrema calma, fermandola a mezz’aria «Vede, lo si può lasciar libero di attaccare, lo si può mettere sotto Imperius perché attacchi chi vogliamo noi. Sto cercando un modo per renderlo velenoso, ma devo lavorarci ancora un po’» spiegò.
Suo malgrado Grindelwald non riuscì a nascondere l’ammirazione «Ottimo lavoro, Leta. A cosa può servirmi?»
L’ex Slytherin lo guardò negli occhi «Date a Newt Scamander una creatura da salvare e non si accorgerà di altro»
  
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