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Autore: rora02L    21/12/2018    3 recensioni
Natale in vari anni con Gabriele e Clara:
giovane coppia del bellunese;
freschi sposi tra la neve
e genitori di una splendida bambina che adora il Natale, ma non sa cosa sia.
Partecipa alla Sfida di Natale a sorpresa 2018 di FB del gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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1. Jingle Bells

PACCHETTO 1

CANZONE: Jingle Bells

IMMAGINE: usata                                                                                                                                                                                                                                                               


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«Dashing through the snow On a one-horse open sleigh,

Over the fields we go,

Laughing all the way;

Bells on bob-tail ring,

Making spirits bright,

What fun it is to ride and sing

A sleighing song tonight

Jingle bells, jingle bells,

Jingle all the way!»                                                                                                                                                        

Jingle Bells (https://www.youtube.com/watch?v=LLiRxOpKWcg )

L’aereo arrivò all’aeroporto di Venezia Marco Polo in perfetto orario. Gabriele fece un respiro profondo e si impose di non correre a recuperare i suoi bagagli: erano tutti impazienti di tornare nelle proprie case, specie dopo tre mesi passati in Iraq. Dovevano solo resistere ancora qualche ora. Gabriele non ne poteva più di quel caldo afoso e soffocante che aveva perseguitato lui e tutti i suoi colleghi in quei mesi infernali, dove dovevano dormire in un letto di latta e correre nel bunker anti-razzo una notte sì ed una no. Sospirò, cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore, impaziente di toccare il suolo della sua amata Italia. Ma più di ogni altra cosa, impaziente di vedere lei.
Sorrise raggiante al pensiero della sua ragazza, ricordando quanto era bello sentire la sua risata, simile al tintinnare di mille campane argentate. Si ripromise di imparare a memoria quel suono, che non era uguale su Skype e nemmeno al telefono. Ed anche di stampare nella sua mente il dolce tocco di lei ed il profumo di miele e cannella dei suoi capelli. Finalmente riuscì a recuperare il bagaglio a mano e seguì gli altri soldati fuori dall’aereo. Ed ecco il settimo reggimento trasporti di Belluno che tornava a casa… o meglio, che aspettava impaziente di ricevere le proprie valige e correre a prendere la corriera militare per casa. Appena Gabriele mise piede dentro la corriera verde, sentì le prime risate da quando erano partiti per fare ritorno a casa. Sorrise anche lui, scherzando con i camerata accanto a lui e ascoltando i loro progetti per quel Natale in famiglia: erano stati loro i fortunati che erano potuti tornare a casa per quelle vacanze invernali. Certo, erano dispiaciuti per coloro che erano rimasti in quel dannato inferno caldissimo ed ostile, ma si sarebbero dati il cambio presto e a Pasqua sarebbero rimasti loro lì. Quindi cercavano di godersi il momento.
Sentì Matteo, il suo compagno di stanza, raccontare delle sue gemelle che lo aspettavano a casa: non aveva avuto modo di vederle crescere in quei loro primi mesi di nascita, già era stato fortunato a vederle nascere. Era il più impaziente di tutti, non vedeva l’ora di abbracciare sua moglie e passare il primo Natale con le sue bambine. Gabriele immaginò come doveva essere tornare a casa da una famiglia tutta sua e fu contento di aver preso quella importante decisione: aveva venticinque anni, ma non aveva paura di legarsi per sempre alla donna che amava. Ripensò al momento in cui, in Iraq, aveva cercato su internet una sera gli anelli di fidanzamento. Matteo lo aveva beccato, lanciandogli un sorriso malizioso: era fregato, l’intero reggimento lo avrebbe preso in giro per il resto della missione… ma almeno avrebbero avuto qualcosa di allegro a cui pensare tutti. L’amico lo aveva così aiutato nell’ardua scelta, per poi accompagnarlo direttamente a comprare il prezioso anello.

΅

La piccola cittadina di Moena, conosciuta per il suo formaggio puzzolente più che mai, era ormai piena di turisti e ricoperta di candida neve. La gente ancora accorreva per i tipici mercatini locali sparsi per le vie principali, alla ricerca di un regalo particolare o delle ultime decorazioni. Clara era bloccata dentro la sua bancarella nella piazza principale, che vendeva palle di natale di ogni colore, angioletti di vetro da appendere e campanelle argentate che, ad ogni soffio di vento, suonavano e attiravano i bambini gioiosi. La ragazza si sistemò la lunga treccia bionda: molte bimbe la scambiavano per Elsa di Frozen e si desse che l’anno dopo avrebbe potuto travestirsi come la regina delle nevi, magari avrebbe attirato di più l’attenzione. Ridacchiò tra se per quella idea. Alzò la manica della giacca color rame, per vedere l’orologio argentato e calcolare quanto tempo avrebbe dovuto ancora lavorare lì.
Il clima fortunatamente era stato clemente con loro e la neve generosa, ottima cosa per il loro paese, dove lo scii e gli sport invernali erano di casa. Le restavano ancora un paio di ore lì, poi sarebbe tornata a casa per preparare le ultime cose per la vigilia di Natale. Riprese a guardare i passanti: famiglie per la maggior parte, con bambini allegri e coperti da sciarpe, giacconi e cappellini di lana colorata. Il suo sguardo si imbatté in una decorazione natalizia, l’ultima rimasta di quel tipo: una ballerina di danza classica in vetro dal tutù in tulle rosa pastello. Lo prese tra le mani guantate e decise che quell’anno avrebbe portato quella decorazione a casa con sé: ogni anno ne prendeva una tra le ultime rimaste della bancarella, era una specie di tradizione. Notò che qualche fiocco di neve candido aveva ripreso a scendere dal cielo, facendo schiamazzare i bambini per la gioia: in breve tempo, gli sguardi di tutti si alzarono verso il cielo invernale. Clara sospirò, portandosi la ballerina al petto: stava pensando al suo ragazzo, che sarebbe tornato a breve a Belluno per passare il Natale con la sua famiglia. Sperò di avere il tempo ed i mezzi per andare a salutarlo, dopotutto erano mesi che non si vedevano e la lontananza aveva fatto soffrire entrambi.
Un pensiero terribile attraversò la mente della giovane, che si affrettò ad estrarre il cellulare argenteo dalla tasca della pesante giacca. Sospirò di sollievo quando lesse il messaggio del suo amato: “Atterrato in perfetto orario, tesoro. Anche se sarò stanco morto arrivato a Belluno, aspetterò lo scoccare della mezzanotte… ho una sorpresa per te. Non disturbarti a venire da me, verrò io da te. A presto, mio angelo.” Clara sentì le guance arrossarsi per quel messaggio dolce. Le dispiacque sapere che avrebbe dovuto aspettare un bel po’ prima di vedere Gabriele, ma si disse che per lui valeva la pena aspettare. Gongolante e curiosa per la sorpresa che il ragazzo le aveva promesso, ripose il telefonino nella tasca. Non immaginava di certo quello che quella sera sarebbe successo.

΅

A casa, l’albero di Clara era ormai decorato dal giorno dell’ Immacolata, come vuole la tradizione. La ragazza, dopo aver indossato un pigiama blu e bianco decorato con dei motivi a forma di fiocchi di neve, prese la ballerina dal tutù rosa e la mise su un ramo dell’albero ancora libero. Il profumo dell’abete e della legna che scoppiettava dentro il caminetto riempiva il salotto della loro casa, una tipica abitazione di montagna ormai addobbata tutta a festa, con stelle di Natale rosse e aghifoglio.
Clara fece un respiro profondo e si preparò ad andare ad aiutare i genitori e la sorella minore Rossana per la cena di Natale… dove tutto il resto della famiglia si sarebbe ritrovata, ogni anno a rotazione cambiavano casa: quell’anno toccava alla casa di Clara. Dopo aver apparecchiato la tavola con la tovaglia natalizia rossa e bianca, i bicchieri di cristallo affusolati e candele candide a illuminare la sala, Clara e sua sorella poterono salire nelle rispettive camere per vestirsi a festa.
Clara optò per una camicia dalle maniche a sbuffo bianca, una gonna sbarazzina bruna con del pizzo sui bordi e si sciolse i capelli, liberando la chioma bionda. Si guardò allo specchio, chiedendosi se era troppo o troppo poco: il suo ragazzo sarebbe arrivato da lei dopo mezzanotte per fare gli auguri a lei e alla famiglia di lei. Ma Clara aveva ben intuito che, quell’anno, Gabriele aveva architettato qualcosa per il suo ritorno e si domandò cosa potesse essere. Sicuramente era un modo per sentirsi meno in colpa per quei mesi di distanza, anche se non era certo andato via per una vacanza.
Ma la giovane conosceva bene il proprio ragazzo, ormai stavano insieme da circa quattro anni. Ricordò con un sorriso ed una piccola stretta al cuore il loro primo appuntamento: era una splendida giornata d’estate, si erano dati appuntamento per passeggiare nei boschi lì vicino. Gabriele l’aveva presa da casa, portandola in mezzo agli alberi e diretti ad una destinazione a lei sconosciuta. In mezzo alla boscaglia, si nascondeva un gazebo che si affacciava ad un dirupo: il sole del tramonto illuminava di un bagliore aranciato la zona, stagliandosi contro le montagne rocciose. E così si erano baciati, era un ricordo che la ragazza teneva nel cuore sempre. Si chiese cosa avrebbe escogitato questa volta Gabriele, ridacchiando tra sé mentre scendeva le scale. Controllò l’orologio in rovere che troneggiava nel soggiorno, intagliato a mano da un artigiano della zona: segnava le otto di sera. Si disse che avrebbe benissimo potuto resistere fino a mezzanotte, dopotutto presto sarebbero arrivati gli zii con i cugini ed anche i nonni. Sorrise convinta ed entrò nella sala da pranzo.

΅

Arrivò la mezzanotte e con lei il Natale. La casa di Clara si riempì di grida di giubilo, abbracci, baci e bambini strepitanti. Federico, il cugino più piccolo di Clara e il membro più giovane della famiglia, come da tradizione, ebbe il privilegio di mettere la statuina di Gesù bambino nella mangiatoia, nel mezzo di pecore e muschio selvatico. Il piccolo di quattro anni sorrise raggiante, ammirando il presepe al completo nel soggiorno. In quel momento, qualcuno bussò rumorosamente alla porta, probabilmente per farsi udire in mezzo al trambusto.
Clara si gettò come una scheggia verso la porta, aspettandosi di trovare il suo ragazzo. Ma quando aprì, la sua espressione divenne confusa. Un uomo panciuto e vestito da Babbo Natale, con tanto di barba bianca vera, la salutò gongolante: “Oh oh oh, mia cara!” Clara alzò un sopracciglio, circospetta e dubbiosa. Le venne in mente che forse qualche zio aveva ingaggiato un Babbo Natale per far felice i piccoli o che il signore avesse sbagliato indirizzo… anche se ci si doveva impegnare per sbagliare casa in un paese come il loro. La ragazza socchiuse la porta, guardinga: “Mi scusi, lei per chi…?”
Babbo Natale mise le mani sui fianchi ed esclamò: “Sono qua per portare un dono molto speciale! Per caso sei tu la fortunata e bellissima Clara di cui ho tanto sentito parlare?” Lei annuì, ancora confusa dalla situazione. L’altro riprese a ridere: “Oh oh oh! Allora ti consiglio di indossare delle scarpe pesanti e qualcosa che ti tenga in caldo: sono stato incaricato di portarti in un luogo segreto dove ti attende il tuo ragazzo… ed andremo a bordo della mia slitta! OH OH OH!”
Clara si sporse un po’ per vedere al di là di Babbo Natale e sgranò gli occhi incredula e meravigliata: c’era una slitta trainata da due splendide renne, dipinta di rosso e bianco e piena di campanelle scintillanti ai lati. Babbo Natale le porse un biglietto piegato a metà:

Cara Clara,

per questo Natale dovrai fidarti di me e di Babbo Natale: ti aspetto nel luogo stabilito.

Tuo impaziente, Gabriele                                                                                                                                                                                                                                                            

La giovane sospirò, non le restava altro che fidarsi di quello strano Babbo Natale. Fece come aveva detto lui: infilò ai piedi degli scarponcini marroni e prese al volo una sciarpa per coprirsi il collo. Era troppo emozionata per ricordarsi della giacca e sembrava che Babbo Natale avesse fretta di partire. Le renne agitavano il collo per scrollarsi il freddo di dosso, facendo tintinnare le campane poste sulle loro redini. Clara si fece aiutare da Babbo Natale e salì sulla slitta, sentendosi un po’ bambina ed un po’ in imbarazzo. Babbo Natale prese agilmente le redini della slitta e gridò entusiasta: “Si parte!”
Fece avanzare le renne a tutta velocità, sfrecciando sulla neve, tra le case addobbate a festa. Clara dovette tenersi ai bordi della slitta di legno: ovviamente non c’erano le cinture di sicurezza. Nonostante tutto però doveva ammettere che si stava divertendo su quella slitta così natalizia che sapeva di pino, quasi non sentiva il freddo che le sferzava il viso. Prese a ridere come una bambina, seguita dalla risata artificiosa di Babbo Natale.

΅

Gabriele continuava a guardare l’orologio al suo polso, nervoso. Si chiese più volte se non fosse stata una idea azzardata farla venire a prendere da un Babbo Natale con tanto di slitta. Aveva pensato che la cosa avrebbe sviato completamente la sua ragazza, ma ora si domandava se non l’avrebbe solo confusa o irritata maggiormente. Sospirò ed uno sbuffo di aria andò svanendo nel cielo. Infilò una mano nella tasca dei pantaloni, cercando la scatolina di velluto che teneva. La rigirò tra le dita qualche volta, sperando quasi che il gesto sarebbe riuscito almeno in parte a calmarlo. Ormai era passata la mezzanotte da circa quindici minuti e stava iniziando ad agitarsi. E se si fossero persi? Oppure se Clara non fosse voluta salire sulla slitta? Sarebbe stato un disastro per il suo piano, un fiasco totale.
Si tranquillizzò solo quando sentì il rumore di una decina di campanelle, zoccoli e lo sfrecciare nella neve di una slitta. Quasi saltò sul posto e si preparò come poteva all’ultimo atto: il momento stava per arrivare. Fece mente locale di quello che aveva programmato di dire alla sua ragazza, di cosa avrebbe potuto fare se avesse accettato… e persino se avesse rifiutato, cosa che si augurava non accadesse. Non poteva accadere, no. Scosse la testa per scacciare il pensiero e si ravvivò i capelli bruni. Prese un bel respiro, fissando la slitta di legno che si avvicinava a tutta velocità verso di lui. Sentì poi un suono nuovo: una risata a lui famigliare, che lo fece sorridere. Clara si stava reggendo forte alla slitta, guidata da un Babbo Natale piuttosto spericolato: forse dopo doveva andare a distribuire i regali nel resto del pianeta e voleva svolgere quella questione il più in fretta possibile.
Nonostante tutto, Clara si stava davvero divertendo. Con la mano libera cercava di tenere ferma la gonna e rideva spesso, chiedendo comunque a Babbo Natale di rallentare. Il suo desiderio fu esaudito nel mezzo della foresta, la ragazza capì che quindi dovevano essere quasi arrivati. Riconobbe la radura vicino al gazebo dove lei ed il suo ragazzo si erano dati il primo bacio e sorrise, sapendo dove doveva andare prima ancora che Babbo Natale le dicesse da che parte dirigersi.
La giovane scese con un balzo dalla slitta, affondando gli stivali nella neve candida e prese a correre a perdifiato verso il gazebo. Si fermò a pochi passi, ammirando lo spettacolo: il gazebo era illuminato da svariate lucette da esterno oro, che brillavano e rivelavano il viso sorridente del suo ragazzo. Appena i loro sguardi si incrociarono, Clara iniziò a correre verso di lui, che la attendeva a braccia aperte. Praticamente saltò nell’abbraccio di Gabriele, facendogli quasi perdere l’equilibrio ed entrambi risero, stringendosi tanto da sentire il battito dei rispettivi cuori attraverso i vestiti invernali. “Clara, avresti dovuto metterti una giacca… non puoi certo morirmi di freddo, non ancora” scherzò il ragazzo, sussurrandole questo all’orecchio.
Lei ridacchiò divertita, ricordando il sarcasmo del suo amore. “Avresti potuto venire a trovarmi a casa mia, invece di trascinarmi qui…” lo rimbeccò lei, sorridendogli. “
Non ti ho portata qui per caso, tesoro… è che qui è dove tutto è iniziato anni fa e… mi sembrava ci avesse portato bene” rispose lui, staccandosi lentamente da lei e fissandola negli occhi. Alla fine si staccò completamente da lei, ammirandola a pochi passi e sospirando. Rise poi nervoso, distogliendo per un secondo lo sguardo dal viso raggiante della sua amata: “Sai, mi ero preparato tanti discorsi… tante cose da dire e ora… mi sembra tutto così chiaro che non ci sono altre parole per dirtelo. Clara… - si inginocchiò, facendo sgranare gli azzurri occhi di lei- vuoi sposarmi?”
Gabriele aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni una scatoletta di velluto da gioielleria e l’aveva spalancata davanti a lei: un anello d’argento con un brillante a forma di fiocco di neve scintillava con le luci di Natale. Clara restò a bocca aperta, cercando di riscuotersi da quello che le sembrava un sogno da adolescenti, di quelli che sembrano troppo perfetti per poter essere realtà. Rimase ammutolita, facendo preoccupare il ragazzo: “Clara… dì qualcosa, tesoro… non ti piace l’anello? Pensi che siamo troppo giovani, che è troppo presto? Non lasciarmi senza risposte, dai…”
Gli occhi limpidi di lei ebbero un guizzo luminoso, poi si offuscarono di lacrime che allarmarono ulteriormente il ragazzo, finché le labbra di lei non tremolarono: “Sì. Sì… voglio stare con te per sempre.”
Un sospiro di sollievo rilassò il corpo del giovane, che prese l’anello in fretta e lo mise delicatamente al dito della sua ora promessa sposa. Lei sorrise mentre qualche lacrima di felicità sfuggiva dalle sue ciglia e scendeva lungo il viso niveo. Clara guardò incantata quell’anello che sembrava fatto apposta per lei, sentendosi al settimo cielo e quasi temendo di svegliarsi da un momento all’altro, ritrovarsi nel letto della sua camera e guardando il calendario scoprire che era solo Ottobre. Gabriele rispose al suo sorriso e la prese tra le braccia, facendola ruotare in mezzo al gazebo, con la gonna che svolazzava in tondo. Si fermò quando decise che poteva baciare la sua promessa sposa. La guardò negli occhi ed il loro bacio fu tenero e felice. Le asciugò alcune lacrime dal volto, deciso che da allora lo avrebbe fatto sempre: il viso della sua Clara era troppo bello per essere macchiato da delle lacrime. Le diede poi un bacio sulla mano, dove troneggiava l’anello di fidanzamento, che sembrava brillare ancora di più addosso alla ragazza.
“Allora, hai già in mente quando fare le nozze? Ti dico subito che voglio Babbo Natale come testimone!” esclamò Clara ridendo e contagiando anche il suo fidanzato. Gabriele rispose prontamente: “Perché no? Io direi… il prossimo anno alla vigilia di Natale… ti va bene come data, mia futura sposa?”rispose lui, avvicinando il viso a quello della bionda e facendo sfiorare i loro nasi. Clara si limitò ad annuire, senza riuscire a togliersi quel sorriso enorme dal viso. I due si abbracciarono e baciarono ancora, felici di quel dono di Natale che quell’anno avevano ricevuto… ed impazienti di scartare già quello che il Natale seguente avrebbe portato.



Note autrice:
Dopo un imbarazzante scomparsa da questo sito ed un delirio di scritto (che non ho ancora avuto il coraggio di pubblicare e non so quando sarà mai pronto), mi sono decisa a tornare alla ribalta con questa storia per il contest della mia amica Principe Dracula, che tornerà in vita anche lei (ovvio, è un vampiro…), quindi tenete d'occhio anche lei! Detto questo, ho scelto come località Moena perché qualche anno fa ci ho passato una estate e me ne sono innamorata: cittadina davvero particolare che consiglio a tutti. Ho scelto di rendere il protagonista maschile un soldato che torna dal fronte per ricordare quelli che invece sono lontani da casa, rischiando la vita ogni giorno per noi e per le persone che aiutano. Anche i nomi non sono stati scelti a caso.
L'immagine che mi è stata assegnata è molto romanticosa e ho cercato di preservare alcuni elementi presenti, ma come avete visto la descrizione dei personaggi è per certi versi diversa: anche perché altrimenti avrei dovuto cambiarli nuovamente per il capitolo seguente.
Ciò detto, spero che questo leggero racconto di Natale vi sia piaciuto!
A presto!
La vostra Rora
  
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