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Autore: Aladidragocchiodiluce    21/12/2018    2 recensioni
Sono passati due mesi da quando i cybertroiani hanno lasciato la Terra, in particolare dalla separazione fra Starscream e Blue.
Ma non c'è tempo per i rimpianti!
La M.E.C.H. è tornata in azione più pericolosa che mai!
Nuovi nemici, vecchie conoscenze e nuovi alleati si uniranno a quest'avventura
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
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Blue si guardò attorno ancora confusa.

Perché mai Jack li aveva portati ad un Luna Park?

Intercettando il suo sguardo interrogativo, il ragazzo spiegò:

-Hai bisogno di distrarti e non ti sei mai concessa un giorno di divertimento.-

-E io che credevo non fossi un amante del divertimento!

Cavoli, perché non è venuto in mente a me?-Esclamò Miko, entusiasta.

Blue si guardò in giro.

Le sue corna erano coperte dai suoi fiocchi, così come quelle di Eleven, nascoste da dei nastrini azzurri.

Ma c'era troppa gente, troppa confusione, così simile a...

Jack le strinse la mano e Miko fece lo stesso al lato opposto.

La blu guardò entrambi, oltre a Raf e Eleven davanti a sé.

-Siamo con te.-Lo rassicurò il ragazzino.

Per qualche motivo, al contrario di prima, quel contatto la tranquillizzò.


 

Se qualcuno glielo avesse chiesto, non avrebbe avuto problemi ad ammettere che si stava divertendo.

Era la prima volta dopo tanto tempo che si sentiva così.

Era sempre così tesa, con i sensi all'erta come se fosse perennemente sotto attacco.

Per la prima volta dopo anni, si stava rilassando.

Si divertì un mondo a salire sulle montagne russe, riuscì a vincere un pupazzetto in una sfida in cui bisognava buttare giù dei barattoli senza usare i vettori, si godette il panorama sulla ruota panoramica, si gustò dello zucchero filato...

Riuscì, anche se per poco, a sentirsi normale.

Quando fu ora di tornare a casa, le sembrò che fosse persino troppo presto.

-Divertita?-Chiese Jack mentre dietro di lui, Eleven decideva se scambiare o meno il suo pupazzo di un alieno verde con quello di un leone rosa di Miko, vinti in un banchetto.

La blu annuì con un sorriso, giocherellando con un piccolo peluche dall'aspetto di una tigre.

-So che non è la soluzione ai tuoi problemi, ma ho pensato che potesse aiutare.-

-E l'ha fatto.-Ammise.

-Mi sento decisamente meglio.-

Forse era questo ciò di cui aveva realmente bisogno: qualcosa che mostrasse che non era solo un arma, ma una persona e come tale di provare emozioni.

Senza preavviso, Eleven l'abbracciò da dietro e in un attimo anche gli altri si unirono all'abbraccio.

Stavolta non lo rifiutò, anzi, tentò di ricambiarlo come poteva.

-Siamo sempre pronti ad ascoltarti.-Le dissi Miko quando si staccarono, dandogli un amichevole pacca sulla spalla.

Per tutto il tempo, la slipter non smise di sorridere e annuì alle parole della nipponica.

Si chiese nuovamente come abbia fatto a non accorgersene prima. Starscream non era l'unico che poteva considerare “famiglia”.

Il gruppetto avanzò per il rientro a casa, chiacchierando e scherzando su vari argomenti.

Per l'intero tragitto, la ragazza si sentì accettata.

Finalmente, riuscì ad intravedere un piccolo spiraglio di positività nella propria vita.

Non è detto che cambi i sui modi di fare, per quello c'era tempo per sistemarli, e carattere; ma in quel momento ciò che contava di più era godersi l'attimo.

Era già un passo in avanti.

Il buonumore della ragazza aumentò quando, ritornati a casa, June li informò che Rachet l'aveva chiamata, comunicandole che quella sera i ragazzi avrebbero potuto parlare con i loro amici.

Blue era elettrizzata quando prese il telefono, non vedeva l'ora di parlare con Starscream.


 

Jane osservò gli uomini della M.E.C.H. che lavoravano ai loro computer dal condotto di areazione.

Aveva faticato a localizzare quella base ma quella mattina uno dei suoi contatti aveva risposto all'appello, rivelandole la posizione di quel laboratorio nella quale, sempre secondo la sua fonte, Silas sarebbe andata a supervisionare i progressi.

Stavolta avrebbe agito con più prudenza.

Aveva precedentemente studiato il posto, individuandone l'ufficio nella quale il suo obbiettivo si sarebbe fermato e una volta fatta fuori ne avrebbe approfittato per trafugare ogni dato dell'organizzazione e, forse, avrebbe comunicato ai federali la posizione del laboratorio per poi sparire.

Non si sentiva minimamente in colpa per non aver chiamato Blue.

Aveva scoperto quasi per caso che la slipter aveva passato la maggior parte della sua vita in uno dei Centri gestiti dalla M.E.C.H. e per questo ne capiva la sete di vendetta e la volta precedente aveva scelto di portarla con sé.

Odiava ammetterlo, ma le piaceva quella ragazzina dai capelli blu ed era consapevole che le parole dell'altra sera l'avevano ferita.

Ma le avrebbe ripetute fino alla nausea se ciò le avrebbe fatto capire che anche la propria vita aveva un valore e non doveva sprecarla.

Piano piano, avanzò nel condotto, arrivando nella stanza adiacente all'ufficio momentaneamente in fase di riparazione.

Dato che il condotto terminava lì, la mercenaria si assicurò che la stanza fosse vuota e uscì, preparando le pistole.

Dopo l'incontro con l'ibrido della scorsa volta non era di certo venuta impreparata: stavolta le sue fedeli Whalter erano cariche con dei calibro 50, voleva vedere come avrebbe fatto a deviarli.

Assicuratasi che non ci fosse nessuno, aprì la porta e scivolò nell'ufficio con le spalle ad essa e le pistole davanti a sé nel caso si fosse ritrovata qualcuno.

Ma così non fu.

La stanza assomigliava ad un normale ufficio con tanto di scrivania con un paio di computer e armadietti contenenti sei documenti chiusi a chiave.

Per non essere scoperta, la mercenaria evitò di accendere la luce e limitandosi a sfruttare la visione notturna della propria tuta, si sedette alla postazione e, pur tenendo sempre una pistola pronta, accese i terminali.

“Codice d'accesso?

Non mi sarei aspettata nulla di diverso.” Pensò, collegando una chiavetta, contenente un programma di accesso, all'hardware.

In un attimo, ebbe accesso a tutti i file.

-Jeez!

Quanta roba, meglio fare una copia di tutto.

Chissà quanto mi pagheranno per queste.

Aspetta! Questo cos'è?-Mormorò a bassa voce, scaricando i dati più importanti pur tenendo sott'occhio la porta.

Appena cliccò sulla finestra interessata i suoi occhi si spalancarono e si alzò di scatto, facendo quasi cadere la sedia.

-Devo avvertirla!-Esclamò, estraendo la chiavetta per metterla nella tasca della tuta.

Accadde in un attimo.

Prima che se ne rendesse conto, era disarmata e bloccata a terra da delle mani invisibili.

La porta si aprì e Silas, accompagnata dall'ibrido, fecero il loro ingresso.

-Pensavi davvero che fosse così facile?-Chiese beffarda mentre l'altro rimuoveva la tuta.

L'ultimo ricordo di Jane, fu un forte colpo alla nuca e poi buio.

   
 
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