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Autore: Indaco_    21/12/2018    2 recensioni
Il cuore di Amy saltò un battito capendo bene che quel devastante e incredibile dettaglio non era affatto dovuto ad una semplice coincidenza.
I puri e grandi occhi del piccolo erano di un accecante verde magnetico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dance'
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Arrivata alla scuola di danza, Amy, stando ben attenta a non disturbare, entrò nel corridoio vuoto della palestra facendo tintinnare allegramente il campanello appeso al soffitto. L’aria fresca del condizionatore la colpì in pieno, portandole un po’ di sollievo sulla pelle. La giornata era iniziata da poco e la temperatura era già al limite del sopportabile, poche persone avevano il coraggio di avventurarsi nelle strade d’asfalto bollente. Difatti, lungo il suo tragitto la rosa non aveva trovato assolutamente nessuno, la città sembrava morta, soffocata sotto lo strato di calore.
Dalla sala principale una musica rilassante si diffondeva nell’aria e la voce calma e calcolata di Dylan, cullava le persone al loro interno invitandole a concentrarsi e a sciogliere la muscolatura. La rosa nonostante la curiosità, non osò entrare nella sala per timore di disturbare la lezione. Bensì, salì in fretta le scale che portavano all’appartamento della coppia, eccitatissima all’idea di ritrovarsi tra sole donne come anni fa. L’adrenalina gli scorreva nelle vene a secchiate, tanto da farle tremare le mani, le erano mancate così tanto quei ritrovi tra amiche pieni di pettegolezzi, consigli, confessioni e quant’altro! 
A Gout City  aveva avuto qualche amica nei primi tempi, una vicina di casa e una mamma di un amichetto di Justin, entrambe erano un po’ più grandi di lei ma si erano sempre trovate alla perfezione. Amy era felicissima di aver incontrato le due nuove ragazze, la loro esperienza in fatto di bambini e la conoscenza della piccola cittadina l’avevano aiutata non poco! Ma quello svago settimanale era finito 4 mesi dopo, quando le ragazze avevano conosciuto Jason in uno dei suoi giorni peggiori.
Prima che le tornasse alla memoria quel pomeriggio drammatico, la rosa si concentrò sul presente, bussando delicatamente alla porta. Il familiare chiacchiericcio e le risatine le fecero capire che tutte le ragazze erano ormai arrivate, felice come una pasqua si sistemò velocemente i capelli, quando la porta si spalancò.
Al posto della riccia grigia, comparve la formosa pipistrella bianca con un sorriso malizioso.
< Ben arrivata Amy! Ginevra è andata a prendere altre bustine ma tornerà tra poco. Non c’è Justin? > Esclamò scambiandole i soliti bacini sulle guancie,
< ciao Rouge, no, non c’è Justin, ha preferito rimanere a casa, sei sola anche a tu? > Domandò incuriosita, seguendo la ragazza in salotto. La casa profumava di incenso e qualcos’altro di orientale, i bacchettini fumanti erano sparsi per tutta la casa così come le lampade di sale rosato.
La ragazza annuì con un sorriso prima di arrivare davanti alla tavolata di amiche, tutte impegnate chi a scrivere, chi a imbustare i cartoncini, chi a chiudere le buste e chi a stilare una lista dei restanti invitati. Appena la videro, con un gran trambusto tra urletti ed esclamazioni, si alzarono tutte quante andando ad abbracciarla calorosamente. La rosa con il cuore a mille si lasciò stritolare dalle amiche più volentieri del previsto. Quel legame così forte, nato quando era ancora una ragazzina, col passare degli anni era diventato indivisibile. Le sue amiche erano state la sua prima famiglia, ancor prima di Sonic e di tutto il resto, e quella che sicuramente ci sarebbe stata in qualsiasi eventuale evenienza. Le abbracciò e le baciò a sua volta una per una, felice di essere tornata in quel cerchio di donne, dove i problemi venivano condivisi e molto spesso risolti.
Quelle sorelle acquisite che tanto adorava,  erano uno dei doni più belli che la vita le aveva concesso. Concluso il giro di abbracci e baci, Ginevra spuntò dal corridoio con una scatola piena di bustine di carta bianca tra le mani e uno sguardo carico d’ansia, probabilmente i preparativi del matrimonio la stavano letteralmente uccidendo.
< Amy! Ben arrivata! Grazie di essere venuta! Non c’è Justin con te? > Esclamò la riccia dal pelo color grigio perla sorridendo cordiale.
< No, ha preferito rimanere a casa > rispose la rosa un po’ dispiaciuta prendendo posto accanto a Cosmo. Effettivamente la fidanzata di Dylan non aveva ancora conosciuto il suo piccolo nonostante fossero passate settimane dal suo arrivo e dentro di se si stava rimproverando severamente per la mancanza.
< Oh, non fa niente, non preoccuparti. Adesso ti spiegherò cosa devi fare confettino > rispose con un mezzo sorriso ed un profondo sospiro la grigia. Amy si accomodò sulla sedia e portò lo sguardo sulla ragazza in attesa di istruzioni per il confezionamento degli inviti.
Ginevra però, non sembrava in gran forma, si era appoggiata al tavolo e lentamente si stava massaggiando le tempie con movimenti circolari. La testa le stava per scoppiare e lo stomaco aveva nuovamente iniziato a ribellarsi al suo controllo, tutto questo e aveva ancora un sacco di lavori da fare. Obbligandosi a mantenere i nervi saldi, portò le mani ai fianchi e respirò profondamente per calmarsi un po’.
< Tutto bene Gin? > Esclamò la rosa alzandosi in piedi di scatto temendo che potesse svenire da un momento all’altro.
< In effetti non hai una bella cera, sei piuttosto pallida o meglio, verdogn… > Tikal non riuscì a concludere la frase. Ginevra impallidì di colpo e corse al bagno, riuscendo a vomitare dentro al water per puro miracolo. La nausea la privava di qualsiasi energia, abbracciò la fredda ceramica e con un altro conato rigettò completamente la colazione.
In cucina le ragazze avevano deposto le carte sul tavolo indecise su come comportarsi, forse era meglio chiamare Dylan?
< E’ la terza volta che vomita questa mattina, non si sarà presa l’influenza? > Mormorò preoccupata Cosmo, lanciando un’occhiata al corridoio sperando che emergesse la sua figura. Blaze sospirò
< potrebbe essere! Per mettere le pantofole deve stare assai male > esclamò perplessa concludendo un nuovo invito. Era vero, Amy non se n’era subito accorta, ma effettivamente la riccia aveva le ciabatte ai piedi e non le solite scarpe da ginnastica. E questo per lei era indice di malattia. Rouge spezzò il suo silenzio accavallando le gambe e sbuffando maliziosa, una piccola risata allegra fece capolino dalle sue labbra,
< credo che sia qualcosa più lunga di un’influenza > mormorò lanciando occhiate languide alle compagne. Le ragazze si guardarono per un attimo spaesate a bocca aperta, cercando di credere per un solo attimo alle parole della pipistrella.
< No Rouge. E’ una ballerina di altissimo livello e oltretutto si sposa tra tre mesi. Non può essere > esclamò la rosa alzandosi in piedi inquieta, capendo benissimo a cosa si stava riferendo.
< Anche tu sei una ballerina, eppure è successo anche a te > contraccambiò Rouge lanciandole un’occhiata furbetta.  Amy raggelò per l’involontaria frecciata da parte della bianca e si zittì. Tutte le ragazze, non stando più in se dall’ansia, si alzarono e si avvicinarono al bagno.
< Tutto bene? > Esclamò Wave bussando delicatamente alla porta attendendo una risposta dall’interno. La porta si spalancò e la riccia grigia, verde in volto, uscì barcollando e premendosi lo stomaco. No, non stava affatto  bene e contemporaneamente, tutte le mamme ricordarono malvolentieri quei primi mesi delle loro gravidanze dove vomitare ogni mattina era diventata un’abitudine.
La rosa e la rondine la presero sotto braccio e con un sospiro comprensivo la portarono in salotto, dove la fecero accomodare sul divano e le fecero togliere le pantofole.
< Vado a preparare limonata e zenzero > propose Blaze fiondandosi in cucina di corsa,
< limonata con zenzero? > Mormorò Ginevra portandosi una mano alla fronte schifata,
< diventerà la tua migliore amica > rise Cosmo accarezzando gli aculei della ragazza con dolcezza.
< Devi dirci qualcosa Gin? > La interrogò con malizia Rouge, incrociando le braccia e scrutandola con un sorriso malizioso. Forse poteva ingannare le altre, ma la pipistrella era troppo arguta per poterle nascondere qualcosa.
La grigia sorrise mestamente e appoggiò la testa al cuscino con fare stanco,
< volevo dirvelo tra qualche giorno a dir la verità >  rispose piatta portandosi una mano sul ventre e accarezzandolo con dolcezza.
Le ragazze iniziarono ad urlacchiare e a battere le mani felici, congratulandosi in continuazione con la futura mamma.
< Dylan lo sa? > Domandò Blaze sorridendo, di ritorno con un grosso bicchiere di limonata.
< Non ancora, a dir la verità volevo dirglielo stasera, ho invitato i suoi genitori a cena per annunciare il lieto evento. Cena a cui spererei partecipasse anche Sonic >  e pronunciando queste parole rivolse ad Amy tutta la sua attenzione. La rosa che dopo un asciutto “congratulazioni” era rimasta ad ascoltare le chiacchiere delle sue amiche pensierosa, alla richiesta sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta.
Per chiarezza, Sonic e i genitori di Dylan provavano un odio profondo l’uno verso l’altro. Ricordava ancora l’unica volta che gli aveva visti, era stato più o meno 6 anni fa quando Sonic, fresco della maggiore età, aveva esageratamente litigato con loro. Decidere di fare una cena con tutti e 3 era un autentico suicidio, soprattutto nelle sue condizioni. E poi cosa centrava lei?
< Stai scherzando spero. Come … è impossibile Ginevra! > Esclamò sincera tentando di capire se fosse seria o meno. L’insegnante di danza bevve la limonata già più serena e appoggiò il bicchiere al tavolo
< ovviamente sei invitata anche tu e anche il tuo piccolo, è una notizia importante e ci tengo ci sia tutta la famiglia. Dylan è molto legato a Sonic e desidero che sia presente. E’ per questo che lo dico a te, tu saprai certamente convincerlo. > Amy rimase impalata e completamente stordita, constatò che, come temeva, loro non avevano capito.
< Ginevra, mi chiedi veramente l’impossibile. Diversamente da come pensate, non ho più presa su di lui, siamo estranei, amici a dirla lunga. Parliamo di cazzate e a fatica anche! Non riuscirò mai a convincerlo! > Esclamò sincera iniziando ad aver caldo e una gran voglia di tornare a casa. Ginevra si rabbuiò e sospirò realmente dispiaciuta per la situazione ingestibile, prendendo già in considerazione una cena aggiuntiva per annunciare la notizia a Sonic.
I sensi di colpa di Amy però, iniziarono a martellarle la coscienza di fronte alla figura affranta seduta sul divano, tentò invano di soffocarli ma dopo qualche secondo si ritrovò seduta al fianco della grigia a stringergli la mano.
< D’accordo Gin, ci proverò, ma non ti assicuro niente, anzi, inizia già a mettere nell’ottica che non verrà > sospirò con un aria abbattuta. Dopo un’intensa mattinata a incollare, scrivere, sostenere gli aculei di Ginevra durante le vomitate, imbustare e spedire buste, finalmente conclusero l’intenso lavoro.

Al ritorno verso casa, essendo mezzogiorno inoltrato, Amy si fermò a comprare il pranzo nella rosticceria di fronte alla palestra, tornò poi velocemente a casa dove i suoi blu la stavano aspettando. Non si era ancora avvicinata alle mura, quando sentì gli acutissimi gridolini divertiti del suo piccolo, accompagnato da un sonoro “splash” che proveniva sicuramente dalla piscina.
Stupita dallo strano orario utilizzato per il bagno, dopo essersi sistemata un minimo i vestiti e i capelli, entrò dal cancello cercando di mostrarsi calma e rilassata. Sonic e Justin erano in acqua, impegnati in una specie di lotta talmente ridicola da scatenare la risata di cuore della rosa.
< Mamma! > Gridò entusiasta il piccolo, accorgendosi solo in quel frangente del suo arrivo. L’adulto si girò di scatto e le sorrise, spingendo con delicatezza Justin al bordo della vasca, per poi aiutarlo ad uscire. Il riccetto appena fuori dall’acqua, corse a piena velocità tra le sue braccia bagnato fradicio, inzaccherandola da cima a fondo.
< Ciao tesoro mio! > Esclamò la rosa tentando inutilmente di non bagnarsi troppo, il piccolo la baciò forte sulla guancia e si strinse a lei con adorazione. La riccia a sua volta, ricambiò l’abbraccio e i baci, notando con entusiasmo il sorriso enorme e gli occhi sprizzanti di gioia. Ma non fu l’unica cosa che notò, il suo sguardo venne avidamente catturato dal riccio adulto, rigorosamente in costume che si avvicinava a loro, probabilmente attirato dal profumo delle crocchette di patate. Doveva ammetterlo, forse a causa della prolungata lontananza, ora lo trovava ancor più bello di come lo ricordava.  
< Finalmente sei arrivata, cos’è questo profumo assolutamente delizioso? > Esclamò Sonic spiando dentro al sacchetto di carta con famelica curiosità. Amy si riprese velocemente e fingendo più disinteresse possibile, gli rispose fissandolo bene negli occhi
< è il pranzo, non avevo molta voglia di cucinare a dir la verità > esclamò chiedendosi mentalmente se i capelli fossero a posto o no.
< Meglio così, a differenza del tuo cibo questi hanno un aspetto molto più invitante > mormorò con un sorrisino di sfida guardandola a sua volta. Justin scoppiò a ridere, prendendo per mano entrambi i ricci
< dai! Andiamo! > Mormorò affamato tirandoli verso la casa con esigua forza. I due adulti lanciandosi innocue frecciatine entrarono in casa. Fu verso la metà del pranzo che la rosa ricordò improvvisamente dell’invito serale e quasi si strozzò con il pollo arrosto al pensiero di dover riuscire  tutti costi a convincerlo.
Con estrema riluttanza iniziò a cercare dei validi motivi per obbligarlo ad andare, odiava, odiava con tutto il suo cuore quel compito. In primo luogo perché non sapeva come svolgerlo, in secondo perché sapeva di aver ben poche speranze. Era così presa dall’imminente confessione, che involontariamente iniziò a giocherellare con pezzo di crocchetta, facendola rotolare per tutto il piatto in un curioso cerchio.
< Mi dispiace Amy, ma l’invenzione della ruota è già stata fatta parecchio tempo fa. Perciò fai prima a dirci cosa ti angustia o dedicati ad altre invenzioni > Esclamò Sonic dopo qualche minuto di rotolii. Con uno scatto fulmineo imprigionò la crocchetta nella forchetta e la divorò dopo che Justin l’ebbe rifiutata. Amy di fronte alla scena si rilassò e incrociò le braccia sul tavolo, in attesa che le due fotocopie finissero di pranzare.
< Allora? > Insistette il blu, aspettando ancora una risposta dalla precedente richiesta. La rosa sorrise forzata e scostò le briciole dal tovagliolo prima di aprire la bocca, se voleva riuscire nel suo intento doveva motivarsi di ottime scuse e soprattutto doveva dimostrarsi determinata. Lo fissò negli occhi e il suo sguardo venne prontamente ricambiato.
< Siamo invitati a cena > esclamò la rosa con un sorriso furbetto, il blu nascose bene la sorpresa e aggrottò le sopracciglia
< siamo? Justin compreso? > Amy annuì 
< chi ci invita? > Continuò il ragazzo già sulle spine, i metodi misteriosi della ragazza lo stavano agitando, soprattutto perché quel “siamo” sembrava più intimo di quel che erano in realtà. La rosa notando l’espressione tesa del riccio si addolcì un po’ e sorrise di nuovo forzatamente,
< Dylan e Ginevra. Ci hanno invitato a casa loro per una … cena formale. Dobbiamo darle la conferma entro le tre … confermo no? > Gli chiese con ovvietà, sperando di risolvere il problema. Sonic era li per li per annuire, ma poi notò inconsciamente i movimenti della rosa nello sparecchiare: tesi e frettolosi. Un campanello d’allarme nel suo sub-inconscio lo esortò ad indagare.
< E … chi c’è oltre a noi? > Continuò fissando la rosa con estrema attenzione, pronto a cogliere qualsiasi debole segnale. Notò subito che la riccia si irrigidì e iniziò a torturarsi il solito aculeo, più e più volte,
< ecco … diciamo che non siamo soli > mormorò la ragazza sentendosi morire, doveva, doveva dirglielo e non sapeva come fare. Non voleva rovinargli l’umore e soprattutto non voleva rovinargli la giornata, lanciò una frettolosa occhiata verso la sua direzione, sentendo i due pugnali verdi trapassarle la schiena.
< Taglia. Chi c’è Amy? > La rimproverò brusco, iniziando già a sospettare chi ci fosse. Con un sospiro rassegnato e coraggioso, la riccia si sedette al suo posto con apparente tranquillità non riuscendo a staccare le dita sul povero aculeo
< ci sono i genitori di Dylan > mormorò a bassissima voce, spostando lo sguardo dall’adulto.
Sonic in un primo momento pensò di non aver capito bene, ma vedendo che lo sguardo mortificato della ragazza non accennava a scomparire, realizzò che non si trattava affatto di un errore e un fastidioso odio iniziò a salirgli al cervello.

Spazio autrice: so di essere in enorme ritardo ma il wifi a casa non prendeva! Come sempre vi chiedo la cortesia di segnalare qualsiasi tipo di errore. Consigli e critiche sono sempre ben accette. Colgo inoltre l'occasione per augurarvi buone feste e un felice anno nuovo! All'anno prossimo! Baci.
  
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