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Autore: Indaco_    16/01/2019    3 recensioni
Il cuore di Amy saltò un battito capendo bene che quel devastante e incredibile dettaglio non era affatto dovuto ad una semplice coincidenza.
I puri e grandi occhi del piccolo erano di un accecante verde magnetico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dance'
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Le ore trascorsero veloci, le tre arrivarono in un battibaleno e Amy non aveva ancora una risposta da comunicare a Ginevra. Sconsolata dal comportamento del blu, la rosa si accostò alla finestra della cucina e con discrezione femminile, lo spiò stando ben attenta a non farsi notare. Diversamente da come sperava, Sonic non si mosse nemmeno di un centimetro, standosene ben spaparanzato all'ombra dei due melograni a pensare chissà a cosa.
Dopo avergli comunicato l'invito, il ragazzo si era alzato da tavola deciso e le aveva detto chiaramente che non ci sarebbe andato manco morto a quella cena. Dopodiché, si era diretto nella scolorita amaca appesa al giardino e non si era più mosso. Justin, che fino a quel momento era rimasto con lei, aveva trascorso gran parte del tempo di fronte alla porta, indeciso se raggiungere l'adulto per giocare assieme o lasciarlo sbollire in pace. Amy sbuffò irritata davanti a quel comportamento, il tempo per pensare era concluso. Ora toccava a lei. Se lui avesse deciso di non andare, lei avrebbe dovuto convincerlo o almeno provarci.
Sonic dal canto suo, pensieroso come non mai, si sentiva diviso in tre pezzi. Da una parte odiava il fatto di incontrare nuovamente quei due tizi che lo avevano denigrato fin da quando era entrato in casa di Dylan. Pensare di trovarseli di nuovo di fronte e sentire nuovamente le loro sprezzanti opinioni su di lui … Dio! Quanto avrebbe pagato per starsene a casa con i suoi tesori.
Dall’altra parte, voleva con tutto se stesso compiacere sia la rosa, sia Ginevra, soprattutto la prima visto lo strano rapporto che condividevano. Tutto sommato loro non avevano nessuna colpa nella vicenda, si sarebbe sacrificato volentieri per le ragazze. E come ultima cosa, era arrabbiato nero con Dylan. Sapeva benissimo il putiferio che sarebbe scoppiato ancor prima di entrare in casa, ma, nonostante ciò, se n’era fregato e l’aveva invitato ugualmente.
Dimostrando la totale mancanza di buon senso. Stava appunto ricordando le lunghe litigate di un tempo, quando si materializzò al suo fianco il piccolo blu impaziente e la ragazza rosa con sguardo determinato. Il ragazzo si sollevò in fretta, cercando di acquisire maggior compostezza di fronte ai due. Capì bene che era ora di fare una dolorosa scelta.
< Allora? Che facciamo So’? > esclamò la riccia portando le mani ai fianchi decisa. Il riccio interpellato sospirò a fondo e si alzò in piedi non sopportando quella differenza di altezza, 
< io non vengo, so già come andrà a finire e intendo evitarlo > rispose sicuro di se, tentando di non incrociare gli occhi verdi della ragazza, fissi su di lui. Sapeva senza ombra di dubbio che se avesse iniziato a fissarla sarebbe crollato nel giro di trenta secondi, insomma, non poteva perdere la dignità senza aver tentato di lottare.
La rosa aspettandosi una risposta del genere era ben preparata e non tardò a rispondere
< andiamo, non fare così. E’ passato tanto di quel tempo! Le persone cambiano e … >
< no Amy, non verrò. Se volete, potete andarci voi due > sbuffò irritato contemplando finalmente le iridi della riccia di un verde pazzesco. Con una scrollata di spalle, la ragazza invitò dolcemente Justin a portarle il cellulare, il quale ubbidì ciecamente allontanandosi da loro e sparendo alla loro vista.
< Sonic, tu devi venire! Ginevra spera così tanto che tu ci sia! > insisté la riccia avvicinandosi ancor di più a lui supplicante. Il ragazzo scosse la testa nervoso iniziando a tamburellare il piede a terra
< se ci tenesse veramente, non mi avrebbe chiesto un simile sacrificio! > sbottò guardandola storto per un lungo istante, non gli piaceva essere così brusco ma in quel momento non riusciva a controllarsi, quell'invito lo stava letteralmente consumando dentro.
Amy non si ritrasse a quello sguardo e con voce tagliente, senza tentennare, continuò
< se non ci tenesse, non ti avrebbe invitato! Non hai pensato che forse vi ha convocati assieme per un motivo? > Esclamò scocciata dalla testardaggine del blu. Grazie al cielo, Justin si dimostrava ancora malleabile al momento. Il ragazzo, sorpreso dall’idea, rimase in silenzio per qualche secondo riflettendoci su. Che Ginevra volesse riappacificare la “family” in vista del matrimonio? Guardò la rosa con attenzione e in silenzio, aspettando approfondimenti che non arrivarono.
< Cosa ne sai tu? > la interrogò sbrigativo per capire quanto fosse urgente e importante quella faccenda.
Amy sospirò nervosa ma sforzandosi cambiò tono di voce,
< abbastanza da consigliarti vivamente di andarci. Ti prometto però, che se le cose si incrineranno, ce ne andremo subito a casa > esclamò con calma e dolcezza, cercando di convincerlo con le buone. Il blu riuscì a rilassarsi un po’ grazie ai modi garbati di lei. Non si sentiva affatto pronto per una tale rimpatriata, ma per non deludere Ginevra e soprattutto, per far bella figura sulla rosa, accettò lo sgradevole invito con un sospiro, capendo già di aver fatto la scelta sbagliata.


Intanto, nella cucina di noce di Ginevra e Dylan, la futura mamma stava giusto controllando il pasticcio di melanzane nella crisi più totale. Tra pentole, centrotavola e piatti, la grigia non si fermava un attimo, spostando prima una forchetta, poi un fiore, poi aggiungendo del sale alle patate. Era in preda al panico: come prima cosa era preoccupatissima per quello che sarebbe successo tra Sonic e i suoi suoceri. Era felice e relativamente soddisfatta della riuscita di Amy ma, in cuor suo, temeva di aver combinato una grossa cazzata e più il tempo passava, più si convinceva che fosse realmente così.
Dylan aveva concluso l’ultima lezione alle 6.30 e rientrando in casa si era trovato l'abitazione tirata a lucido e la sua futura moglie ai fornelli, intenta a preparare cibo per un esercito. Incuriosito dalla frenetica attività della ragazza aveva chiesto le dovute spieagazione per tutti quei preparativi e la risposta a ciò, l’aveva completamente ammutolito. Nel giro di trenta secondi, il panico più profondo si era impossessato di lui lasciandolo tremante e preoccupato di fronte alla riccia.
Come aveva potuto pensare di organizzare un simile disastro? E soprattutto perché? Sonic e suo padre! Le teste dure più dure di questo mondo, assieme! Le conseguenze sarebbero state catastrofiche! Ma non potendo annullare la serata all’ultimo, si preparò all’arrivo imminente degli ospiti, aiutando Ginevra più pallida del solito. Alle 7 e mezza in punto, il campanello trillò allegro e la coppia, sapendo già chi era arrivato, si lanciò un’occhiata speranzosa prima di scendere per accogliere gli ospiti.


< Toccati ancora quel colletto e ti taglio le dita > mormorò con ironia la rosa di fronte alla palestra di Dylan. Justin era in braccio suo, ben sveglio e vispo, mentre il blu, per la quarantesima volta, si contorceva il colletto della camicia in cerca di un qualsiasi antistress. Sonic, alla minaccia scansò le dita  e iniziò a smuovere gli aculei con la mano, preoccupato per l’imminente incontro. Per cosa avrebbero litigato stavolta? Uno scalpiccio veloce preannunciò l’arrivo di Dylan, che spalancò la porta di scatto. Nemmeno lui quella sera indossava la caratteristica tuta, rimpiazzata da una camicia nocciola e da un paio di pantaloni marroni. Salutò cordialmente Amy e il piccino con un bacio, per poi lanciare un’occhiata mortificata a Sonic, nervoso come non mai.
< Mi dispiace, non sapevo nulla!Ho concluso la lezione e quando sono salito tutto era pronto! > esclamò l’insegnante con sincerità fissando il figlioccio negli occhi. Sonic sbuffò irritato, sistemandosi nuovamente il colletto della camicia,
< bhe, sappi che è l’ultima volta che accetto un invito se sono presenti anche loro! > avvisò scocciato. Credeva al fatto che Dylan non sapesse nulla, ma ugualmente si sentiva ignorato. L’insegnante sospirò e indicò loro di entrare con un gesto della testa
< comunque, sono già arrivati, comportati bene e per favore, sta’ calmo! > mormorò a bassa voce il nocciola, spingendo il riccio e company all’interno dell’edificio. Sonic era tesissimo, lanciò un’occhiata alla rosa in cerca di conforto, chiedendosi ancora come avesse potuto accettare un simile invito.
Amy si strinse il piccolo al petto, anche lei aveva paura, non tanto per i genitori di Dylan, ma più per i discorsi che sarebbero potuti nascere su Justin e la sua profonda somiglianza con Sonic. Non le restò che sperare che tutto andasse bene almeno per quella sera.
I 4 ricci entrarono nell’abitazione uno dietro l’altro, cercando di mostrare una certa indifferenza e far credere di essere a loro agio. Dal salotto, si sentivano indisturbate le voci gracchianti di Simon e Dorothy, che discutevano animatosamente su quanto fosse cara la benzina e sul rialzo dei prezzi. Una povera Ginevra, sull'orlo dell'esaurimento nervoso, tentava inutilmente di partecipare al discorso. Sonic sentiva già la nausea salirgli alla gola, stava quasi valutando l’idea di scappare dalla finestra, quando la mano di Amy si chiuse sulla sua in un muto incoraggiamento. E tutti assieme, quasi come una vera famiglia, entrarono in cucina.
Le frasi si smezzarono ed il silenzio cadde di colpo, appena gli occhi di tutti i presenti si incrociarono stupiti. I genitori di Dylan, una riccia gialla e un montone color cioccolato sulla sessantina, rimasero a bocca aperta di fronte al riccio blu, sparito dalla loro vista da anni. Il ragazzo li scrutò a sua volta, con la terribile sensazione di aver fatto un madornale errore nell’accettare l’invito della ragazza. Sentiva già i loro occhi, carichi di intolleranza, gravare su di lui come un macigno, facendolo sentire incredibilmente a disagio di fronte a loro.
Dio solo sapeva quanto cazzo odiava questa sensazione. Aprì la bocca per parlare ma la richiuse subito, non sapendo come intavolare un discorso normale e sicuro.
 < Salve >  mormorò asciutto guardando prima uno poi l’altra, cercando di apparire naturale e spontaneo. Fu Ginevra a sbrigare la cosa: con tatto femminile e delicatezza innata, si intromise leggera
< Sonic, Amy, Justin! Sono felice che siate venuti! Come vedete non siamo soli! Dorothy, Simon, mi spiace di non avervi avvertito prima ma, purtroppo, non ho avuto il tempo materiale! Spero che, comunque, non sia un problema, insomma, ora siamo tutti grandi e vaccinati, è ora di mettere via vecchie storie no? > esclamò con un sorriso furbo portando in tavola degli stuzzichini caldi di forno.
< Forza ragazzi, accomodatevi > continuò Dylan visibilmente sollevato dall’intervento della grigia.
La piccola famigliola, silenziosa e impacciata, si sedette sui posti assegnati cercando in tutti i modi di sciogliere quella lastra di ghiaccio infrangibile. L’unico che sembrava non accorgersi dell’aria malevola che aleggiava, era Justin, ancora troppo piccolo per comprendere certi atteggiamenti. Infatti, senza porsi tanti problemi, iniziò a mangiucchiare una pizzetta affamato, sporcandosi il mento di pomodoro.
Simon, dopo aver lanciato un’occhiataccia furiosa a Dylan per quell’improvvisa rimpatriata, spostò gli occhi sui tre scrutandoli a fondo.
Immaginò subito che Justin fosse il figlio del blu, la perfetta ed esagerata somiglianza non creava dubbi sulla sua paternità. Stessi occhi, stesso colore, perfino gli stessi movimenti. Un altro piccolo disastro insomma. Dorothy, si riavviò silenziosamente gli aculei vaporosi e iniziò a masticare lentamente uno stuzzichino, non spostando le pupille dal blu.
< Come è andato il viaggio? Avete trovato traffico? > Iniziò Dylan con lo scopo di non sollevare argomenti delicati. Simon lo ignorò di proposito e con voce secca e dura ruppe finalmente il silenzio,
< vedo che sei ancora vivo, Sonic > iniziò tagliente, cercando evidentemente di stuzzicarlo. Il diretto interessato, che si era ripromesso di arrivare in pace fino al dessert, sospirò profondamente capendo che il suo obiettivo non sarebbe stato raggiunto,
< purtroppo, chi non muore si rivede > sbuffò irriverente già infastidito dal tono amaro con cui la conversazione era iniziata.
Amy nel vedere che le cose avevano già preso una brutta piega, gli tirò un calcio sullo stinco sano, intimandolo a contenersi con un’occhiataccia. L’ultima cosa che serviva in quel momento, era appunto “La Litigata”, Sonic non doveva lasciarsi coinvolgere da Simon.
Il montone era un autentico attaccabrighe, sapeva bene come infastidire il nipote adottivo e lui non doveva farsi travolgere dalla rabbia. Fatto ciò, si alzò in piedi sistemandosi il vestito   nero che indossava e si avvicinò a Ginevra per aiutarla con i piatti e le cibarie, già stanca ancor prima che la serata avesse inizio.
Un’occhiata indagatrice, da parte della riccia gialla, occhieggiò la rosa da cima a fondo. Non impiegò molto a giudicarla in base alla lunghezza delle gonne e soprattutto dalla mancanza della fede all’anulare sinistro.
< La ragazza è tua moglie no? > domandò con apprensione Dorothy sporgendosi sul tavolo con esagerazione. Il suo viso, a metà tra lo sconvolto e l’incredulità, sembrava una grossa mela avvizzita, con tanto di matita e rossetto fucsia sulle labbra sottili. Perfino Justin indietreggiò di fronte a quello spettacolo orripilante, abbandonando sul piatto l’ultimo pezzo di pizzetta e stringendosi un po’ di più al blu.
Sonic alla domanda sfrontata arrossì imbarazzato,
< n-no! Certo che no! > rispose scrollando la testa, completamente paonazzo. Di certo non si aspettava una simile domanda, ma a quel punto temeva che ne arrivassero molte altre di quel genere. I due anziani genitori si guardarono a bocca aperta, scioccati per qualche secondo. Per loro era impensabile una relazione prolifera senza un legame religioso e soprattutto legale. Stavano appunto per riprendere e approfondire il discorso  quando, fortunatamente, le ragazze comparvero con i piatti colmi di pasticcio.
Si zittirono di fronte al piatto pieno e iniziarono a mangiucchiare di mala voglia, ancora scossi da quell’insolita coppia. Il blu deglutì nervosamente e controllò le condizioni di Justin, felice come una pasqua di fronte alla fetta esagerata che Ginevra gli aveva portato.  Amy si sedette al suo posto tesissima, con un aculeo rigirato tra l’indice e il pollice e lo sguardo carico d’ansia.
< A … a dire il vero, vi ho riuniti qui stasera perché ho una notizia da darvi … > si intromise Ginevra iniziando a torturare il tovagliolo di fronte a se con attenzione maniacale. Tutti gli sguardi si voltarono verso di lei sollevati e incuriositi da quell’improvviso annuncio. Dylan la guardò sospettoso ma non perse la calma, era inusuale il comportamento di Ginevra, sperava almeno che la notizia fosse buona.
< E dovevi per forza invitare anche “lui”? Ti ricordo che non è della famiglia > ringhiò Simon indicando il blu con rabbia, sbattendo il tovagliolo accanto a se.
Le facce dei presenti si dipinsero di stupore, Ginevra non riuscì a ribattere, scioccata e addolorata dalla frase e dall’intera situazione che aveva involontariamente creato. Il cuore del diretto interessato iniziò a pompare sangue e rabbia direttamente al cervello, facendolo rabbrividire dall’indignazione. Il silenzio venne stravolto dal riccio nocciola che balzò in piedi sbattendo un pugno sul tavolo incazzato
< papà! Ancora?! Dopo tutti questi anni?! Stai ancora rimuginando … >  non riuscì a concludere la frase, coperto dalla voce di Sonic piena e sprezzante come non era mai stata,
< Taci. > L’ordine secco e rabbioso risuonò con una tale forza da far ammutolire Simon, stupito da quell’improvvisa fredda e tagliente stoccata. Comprese velocemente che di fronte a se non c’era più il ragazzino che se la tirava notte e giorno, attaccabrighe e ridicolmente aggressivo.
Era cambiato o meglio, era cresciuto, non gli interessava più fare il gradasso ora che con quei discorsi razionalmente adulti riusciva a ferire più dolorosamente. Il riccio puntò lo sguardo collerico sul montone, facendolo sentire per un momento a disagio,
< non hai ancora compreso quello che ha fatto tuo figlio 20 anni fa. No, non hai capito un emerito cazzo. Ce l’hai ancora con me solo perché non contengo i suoi geni. Bhe, mi dispiace tanto per te. Non comprendere il significato dell’amore significa vivere una vita totalmente priva di essenza e piaceri. Un’ esistenza noiosa ed inutile.
E sai, il tempo non si può recuperare, ed hai già sprecato 60 anni. Amy, Justin, andiamo. > Concluse apparentemente calmo, infilandosi al volo la giacca. Amy senza tanti giri di parole, si alzò seguita da Justin, il quale spaventato dall’atteggiamento bellicoso del montone, si incollò alla gamba della madre. La piccola famigliola ringraziò velocemente gli insegnanti, avviliti da tutta quell’inutile scenata.
Ginevra ed Amy si lanciarono una veloce occhiata dispiaciuta, carica di scuse e delusione. Entrambe avevano creduto per un momento, di riuscire a portare a compimento quella cena. Entrambe soffrivano per non essere riuscite a tenere a bada quei due, soprattutto perché quella cena non aveva portato a nulla oltre ad una litigata colossale.
La riccia gialla arrossì dall’indignazione, si sentiva presa in causa come mai prima di allora e preso fiato si lanciò all’attacco verbale
< almeno non abbiamo peccato di fronte a Dio e agli uomini! Essere accecati dalla lussuria e procreare senza nemmeno un sacro vincolo è un peccato mortale! Guarda come ti sei ridotto! Non sei degno di restare sotto questo tetto! Spero sia almeno battezzato! > Gridò Dorothy puntando il dito verso Justin, alzandosi in piedi furiosa.  Il calice di vino di fronte a lei si piegò per l’agitazione, rovesciando il contenuto sulla tovaglia immacolata. Sonic si voltò di scatto alle parole urlategli contro, involontariamente i suoi aculei si sollevarono rabbiosi. Erano delle parole così vuote e senza senso, l’irritazione lo fece stringere i pugni fino a graffiarsi.
< Razza di bigotti! Il vostro Dio ha consacrato l’amore! Non importa verso chi o cosa lo si prova, l’amore non crea peccato! E’ inutile che preghiate ogni domenica in chiesa se poi nutrite ancora un tale odio nei miei confronti! Non è religione questa! E non credete di essere giusti perché non lo siete affatto! > Ringhiò innervosito, cambiando di proposito  la direzione del discorso nel sentire l’esplicita affermazione sul fatto che Justin fosse suo figlio. Detto ciò seguì la riccia e il piccino accanto alla porta, frastornati dall’intero discorso e dai toni utilizzati.
< Gin, Dylan, grazie veramente di … >
< mi spiace dirlo ma con un padre come te, tuo figlio diventerà un totale fallito. Ti conviene cambiare partner finché sei ancora in tempo ragazza > mormorò superiore Simon, versandosi il vino di uno squisito rosso ciliegia con un sorriso arrogante. Con evidente soddisfazione la moglie gli passò il bicchiere da riempire con un sorriso vittorioso, brindando così alla discussione, per loro, chiusa.
< Che cos’è un fallito mamma? > bisbigliò il piccino tendendo stancamente le braccine verso la rosa, fortunatamente, non sapendo che si stava parlando di lui non badò nemmeno alle parole dette da quei vecchiacci. L’unica voglia che in quel momento lo tormentava erano le patatine fritte in bella mostra in cucina, che non attendevano altro di essere mangiate.
 Amy lo raccolse con lentezza, pietrificata dalle parole dette dal montone e dall’odio che stavano dimostrando perfino nei confronti del cucciolo. Che razza di insensibilità apparteneva a loro?  

Spazio autrice: Buonasera e buon anno nuovo a tutti! Ecco un nuovo capitolo, spero vi piaccia. Errori, consigli e critiche mi aiuterebbero molto a capire dove e come poter migliorare. Ho  modificato anche il secondo capitolo questa settimana, ma non cambia molto come struttura.
Ciao e baci.
  
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