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Autore: LysandraBlack    22/12/2018    6 recensioni
Marian è scampata al massacro di Ostagar. Garrett ha assistito alla distruzione di Lothering, mettendo in salvo la loro famiglia appena in tempo. Senza più nulla, gli Hawke partono per Kirkwall alla ricerca di un luogo dove mettere nuove radici. Ma la città delle catene non è un posto ospitale e i fratelli se ne renderanno conto appena arrivati.
Tra complotti, nuovi incontri e bevute all'Impiccato, Garrett e Marian si faranno ben presto un nome che Kirkwall e il Thedas intero non dimenticheranno facilmente.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Anders, Hawke, Isabela, Varric Tethras
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO 3
Runs in the Family


 

 

«Quindi... quelli sono i Dalish.»

Garrett appoggiò la mano sulla spalla del ragazzino chiamato Feynriel, che alla vista dei grandi drappi che sventolavano sopra l'accampamento degli elfi sembrava essersi improvvisamente fatto molto più piccolo. «Coraggio, ragazzo, non possono essere peggio di come li descrivono nelle storie!» Lo spinse avanti, sollevando il braccio in direzione di due sentinelle poste ai lati della strada, gli archi tesi verso di loro.

«Fermi dove siete, shemlen!»

Ignorando bellamente l'avvertimento, Garrett sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi. «Vengo in pace, da parte di una certa Strega delle Selve... come la chiamate voi... Asha Bellanar?»

Alla menzione della strega, entrambi gli elfi si immobilizzarono, a disagio. «Altri shem...» Dopo un breve scambio di sguardi, abbassarono gli archi, continuando però a fissarli astiosamente. «Procedete pure, allora. La Guardiana Marethari vi attende.»

«Visto? Già gli stiamo simpatici.» Commentò sarcastico il mago, superandoli e trascinandosi dietro Feynriel, che fissava i suoi possibili futuri compagni a bocca aperta.

L'accampamento era composto da qualche tenda e una mezza dozzina di costruzioni simili a barche di legno ma su ruote, le grandi vele rosse, oro e verdi che sventolavano illuminate dai raggi del sole.

«Altri shemlen?!» Esclamò irritato un elfo di mezz'età, incrociando le braccia e osservandoli critico. «Aspettate qui, la Guardiana è impegnata.»

«Ma-»

Senza lasciargli il tempo di ribattere, l'elfo li mollò di fronte ad una tenda chiusa, leggermente più grande delle altre. Ai due non restò altro che aspettare. Dopo almeno mezz'ora, nella quale erano stati attentamente evitati dall'intero Clan, il drappo all'ingresso venne spostato di lato, facendone uscire cinque figure.

La prima era un'elfa mingherlina, i capelli neri e un tatuaggio chiaro sul volto pallido. Stava piangendo a tal punto da non accorgersi di loro, finendo per urtarli uscendo dalla tenda. «Oh, scu-» Si immobilizzò alla vista dei nuovi arrivati, sgranando gli occhi verdi. «Oh, mi dispiace molto, non mi aspettavo...»

Il balbettio sorpreso venne coperto dal commento di un altro elfo, dal forte accento Antivano. «E io che pensavo non aveste molti contatti con gli shem...»

Dietro di lui, venivano due umani. Uno, dai lunghi capelli rossi raccolti in una serie di trecce e legati poi in uno chignon e una folta barba dello stesso colore, aggrottò le sopracciglia, scoccando un'occhiata inquisitoria all'elfa anziana accanto a lui. L'altro umano era leggermente più basso, i capelli scuri lunghi fino alle spalle tenuti sciolti e la barba corta.

«Sono sorpreso anch'io...» Commentò Garrett, facendosi da parte e osservando stranito quel singolare gruppo. Chinò leggermente il capo in direzione dell'elfa più vecchia, chiaramente la Guardiana del Clan. «Mi chiamo Garrett Hawke, sono venuto per conto di Asha Bellanar-»

Quella annuì. «Ah, capisco. Grazie per essere qui. Sono Marethari, Guardiana del Clan Sabrae.»

Fu l'uomo dai capelli rossi ad intromettersi, gli occhi blu che ricordarono a Garrett quelli della sorella. «Asha'bellanar? Anche chiamata Flemeth?»

Superata la sorpresa, si lasciò sfuggire un sorrisetto. «Se stiamo parlando della stessa strega ultracentenaria che vive nelle Selve Korkari e a volte si trasforma in un drago, sì, proprio lei.»

L'altro ridacchiò scuotendo il capo. «Le coincidenze...»

«Vi conoscete?» Chiese confusa l'elfa più giovane, lo sguardo che correva dall'uno all'altro.

«Non è che tutti gli umani si conoscono.» Rispose l'uomo dai capelli rossi, divertito. «Geralt.» Si presentò porgendogli la mano, che Garrett strinse titubante. Aveva una presa più forte di quanto desse a vedere. Indicò gli altri due con un cenno. «L'affascinante elfo alla mia sinistra è Zevran, mentre lui è il mio compagno, Jowan.» Nel presentare l'altro umano, gli sfiorò per un attimo la mano. L'altro arrossì leggermente, facendo un cenno col capo in direzione di Garrett.

«Garrett, posso vedere l'amuleto?» Chiese Marethari una volta che ebbero finito il giro di presentazioni, osservando poi l'oggetto sotto la luce. «Grazie per averlo portato fin qui, ma devo chiederti un altro favore. Un paio, a dire il vero.»

Il mago si strinse nelle spalle. «Nessun problema.»

L'altra fece un cenno all'elfa minuta, dandole l'amuleto. «Merrill, conosci le parole di rito. Spetta a te celebrarlo, ti accompagneranno fino alla vetta per assicurarsi che non ti succeda niente.»

La ragazza annuì, infilandosi l'oggetto in una piccola borsa di pelle legata alla cintura.

«Prima di andare però...» Si ricordò improvvisamente Garrett, rendendosi conto di aver completamente dimenticato il suo compagno di viaggio. «Si tratta di Feynriel. Sua madre è un'elfa, ma suo padre è umano. È venuto fin qui per chiedervi un favore...» Strizzò l'occhio in direzione del ragazzino, che inspirò profondamente, cercando di farsi coraggio prima di aprire finalmente bocca.

«Guardiana Marethari, mia madre è una Dalish come voi ma quando ha scoperto che possedevo la magia ha cercato di farmi rinchiudere nel Circolo degli umani. Vi prego, so che voi Dalish tenete molto in considerazione quelli nati con il dono della magia, fatemi restare qui.» Disse, quasi tutto di un fiato.

Marethari aspettò qualche secondo prima di rispondere, come soppesandolo, il capo chinato leggermente da un lato. «È una storia interessante, giovane Feynriel. Vieni, abbiamo tutto il tempo per farci una chiacchierata... posso offrirti una tazza di tè?» Spostò di nuovo il drappo della tenda, invitandolo ad entrare. «A più tardi, umani. Merrill, hai ancora tempo per cambiare idea, da'len.»

Mentre salivano il ripido sentiero che portava alla cima del Monte Spezzato, ebbero modo di scambiare qualche parola.

Geralt sembrava molto interessato all'arco di Garrett, e il mago non potè fare altro che lasciarglielo esaminare, sperando non sospettasse nulla. Le piccole sfere incastonate alle estremità metalliche dell'arco erano al momento inattive, e solo a volte si potevano osservare delle piccole scintille all'interno. A chiunque lo chiedesse, aveva sempre risposto che si trattasse di un arco incantato con rune magiche, che permettevano di canalizzare l'energia dalle pietre alla corda e, di conseguenza, alle frecce lanciate. L'occhio attento dell'uomo però lo metteva in soggezione.

«Uno splendido bastone da mago, i miei complimenti.» Gli disse infine, porgendoglielo indietro con un sogghigno. «Astuto, vivendo in una città brulicante di Templari come Kirkwall.»

Il cuore di Garrett quasi perse un colpo. «Mago...?»

«Rilassati, anche questi due sono eretici.» Si intromise l'elfo antivano, guardandolo di sottecchi.

«Zev! Volevo godermi un altro po' la scena!» Lo rimproverò Jowan, scuotendo il capo. «Al solito...»

«Oh, per una volta sai come ci si sente!» Rimbeccò Zevran ammiccando.

Garrett si sentiva come se gli stesse sfuggendo gran parte del discorso. Geralt ridacchiò, aprendo la mano ed evocando con noncuranza una minuscola fiammella cremisi. «Resti in minoranza, Zev.»

«Oh, e io che pensavo che tutti i maghi umani fossero rinchiusi nelle loro torri!» Esclamò ammirata Merrill, stringendo il proprio bastone magico di legno ritorto.

«Solo i peggiori.» Ribattè Geralt, chiudendo il pugno e facendo sparire la fiammella. «Allora, Garrett, com'è Kirkwall? Un covo di Templari assetati di sangue come si dice in giro?»

Nella mente di Garrett, comparvero due immagini, una di fianco all'altra. La prima era sua sorella, l'armatura da recluta sporca di terra e fango come l'aveva vista spesso dopo gli allenamenti, stanca ma sempre pronta a difendere lui o Bethany da qualunque pericolo. La seconda era la Comandante Meredith, lo sguardo di ghiaccio e le insegne templari ben lucidate, la grande spada sulle spalle e la voce carica di astio mentre rimproverava un mago che aveva avuto la pessima idea di attardarsi nella piazza della Forca fin quasi all'orario del coprifuoco.

«La tua espressione dice tutto.» Commentò cupo Geralt, scambiandosi un'occhiata con gli altri due. «Credo andremo a dare un'occhiata di persona.»

«Cerchiamo di non attirare troppo l'attenzione, d'accordo?»

«Jowan, se non sbaglio sei tu quello che ancora non riesce a mantenere la forma animale per più di un paio d'ore...»

«Provaci tu allora, Zev, se sei tanto bravo.» Ribattè piccato il moro. «Ah, giusto, non puoi.»

L'altro gli sorrise serafico. «Io però non sono ricercato.»

«Forma animale?» Chiese Garrett, incuriosito. «Siete mutaforma?»

«Abbiamo appreso le basi.» Rispose Geralt grattandosi la barba. «È una disciplina che richiede parecchio tempo e dedizione per ciascuna forma scelta.»

Garrett si illuminò. «Flemeth sa trasformarsi in un drago... pensi che sia lo stesso genere di magia?»

«Sicuro. Ho avuto per un po' il suo grimorio, quindi ne sono certo. Il problema è avere un drago da analizzare abbastanza a lungo da riuscire a replicarne l'aspetto, il comportamento e tutto il resto.»

Abbassò le spalle, deluso. «Ah. Peccato.»

«Hei, si chiama “Era del Drago” per un motivo, in giro qualche lucertolone sputafuoco lo troverai.»

«Non ne hai avuto abbastanza?» Gli chiese Zevran, scuotendo il capo. «Prima ad Haven, poi l'Arcidemone a Denerim...»

«Avete davvero incontrato un Alto Drago, oltre all'Arcidemone?» Trillò Merrill, esaltata all'idea. «E Aenor era-» Si interruppe bruscamente, mordendosi un labbro. «Voglio dire...»

Scese il silenzio.

Garrett fremeva per saperne di più. Alla fine, capitolò. «Avete combattuto a Denerim, coi Custodi?»

Zevran sogghignò, dando una gomitata a Geralt. «Questo qui ha accompagnato l'Eroina del Ferelden per quasi tutto il viaggio, fino in cima a Forte Drakon! L'ha vista uccidere l'Arcidemone. Ovviamente, anche noialtri eravamo a fare la nostra parte, come grandi amici della Custode.»

Sgranò gli occhi, ammirato. «Era davvero...?»

«Maledettamente grosso e pericoloso, sì.» Tagliò corto Geralt, rabbuiato. «Non mi va di parlarne.»

Merrill aveva di nuovo le lacrime agli occhi. Sentendosi osservata, si voltò dall'altra parte, avanzando più velocemente su per il sentiero. «Siamo quasi arrivati.»

Anche gli altri sembravano aver perso la voglia di chiacchierare.

Quando incontrarono una barriera magica che bloccava il passaggio, l'elfa estrasse un coltellino dalla cintura. Prima che Garrett potesse aprire bocca, senza esitare la ragazza si recise con un taglio netto il palmo della mano.

Attorno a lei si alzò un'aura rossastra, ampie volute di energia che l'elfa direzionò contro la barriera magica, mandandola in frantumi.

«Hai usato la magia del sangue!» Esclamò lui, sconvolto. «I demoni sono pericolosi, non-»

«Ma per piacere.» Lo interruppe Geralt, seccato. «Un mago dovrebbe essere di più larghe vedute.»

«Larghe vedute?!» Sibilò Garrett, sfidandolo a replicare. «Un mago dovrebbe avere più criterio e sapere che non ci si può fidare di un demone!»

«Ma ci ha aiutati, no?» Replicò Merrill, il bastone ben saldo a terra mentre si massaggiava la mano, la ferita che andava rimarginandosi. «So quello che faccio, credimi. Non sono una sciocca.»

Garrett inspirò dalle narici, forte. Per un attimo, sentì ribollirgli il sangue nelle vene, il ricordo di quella terribile sera impresso come il fuoco sulla pelle. Poi, così com'era arrivato, il momento passò. Si limitò a stringere la mascella, squadrandola con freddezza. «Se ne sei convinta.»

In silenzio, oltrepassarono una serie di tombe di pietra, talmente vecchie che le incisioni sopra di esse non erano quasi più visibili. Ad un'attenta analisi, riconobbe dei caratteri in elfico, quindi non ci avrebbe ugualmente capito nulla.

Poco prima di raggiungere il grande altare sulla cima, la terra sotto i loro piedi tremò e tutto attorno a loro si sollevarono delle ombre, piombandogli addosso.

«Orrore Arcano!» Sentì urlare, mentre una barriera di fuoco si alzava tutto attorno a loro, bloccando l'avanzata di una dozzina di scheletri, tra i quali uno fluttuava attorniato da un'aura magica e un altro era protetto da un'armatura scura.

«E un Guerriero d'Ombra!»

Estrasse il proprio bastone, ignorando una volta tanto le solite precauzioni. Lo fece roteare davanti a sé, frustando l'aria e producendo una serie di scariche elettriche che si andarono a schiantare con uno schiocco contro due scheletri, disintegrandoli sul posto.

Una freccia sibilò verso Merrill, rimbalzando sull'armatura di pietra che l'elfa aveva evocato attorno a sé. L'arciere rianimato venne poi fatto a pezzi da un pugno granitico che proseguì la sua corsa buttandone giù altri due.

Gli altri due maghi lavoravano in perfetta sincronia: Jowan immobilizzava i nemici imprigionandoli in uno spesso strato di ghiaccio che poi Geralt faceva esplodere in un inferno di fiamme.

In breve, rimasero soltanto il Guerriero d'Ombra, che stava duellando contro Zevran, e l'Orrore Arcano, che si era ritirato all'interno di una barriera protettiva.

Geralt, lo sguardo critico puntato verso l'elfo, sollevò un sopracciglio. «Quando hai finito di volteggiare...»

L'Antivano sospirò, facendo una mezza piroetta su sé stesso e oltrepassando la guardia dell'avversario, la lama del pugnale che si andava a conficcare nella fessura dell'elmo. Fece un salto indietro, appena in tempo per evitare lo scoppio che seguì, il Guerriero che si polverizzò ancora prima di toccare terra.

Si voltarono tutti verso l'Orrore Arcano, che cacciò uno strillo acuto, rabbioso.

«Sta un po' zitto.» Lo liquidò Geralt storcendo la bocca. Schioccò le dita, interrompendo bruscamente l'urlo della creatura in un'esplosione assordante.

Garrett si rese conto di starli fissando a bocca aperta. La richiuse, cercando di ricomporsi.

Jowan, incrociando il suo sguardo, scoppiò a ridere. «Qualcosa di utile il Circolo del Ferelden lo ha fatto.»

«Quindi venite da lì?»

L'altro annuì. «Io e Geralt ci conosciamo da quando eravamo bambini, siamo cresciuti a Kinloch Hold. Anche tu sei del Ferelden, giusto? Ne hai l'accento.»

«Lothering. Ho sentito che la torre era caduta in preda agli Abomini e ai maghi del sangue.»

L'altro sospirò. «Una serie di scelte sbagliate una dopo l'altra, da entrambe le parti. Sei fortunato a non essere mai stato rinchiuso in un Circolo.»

Garrett si strinse nelle spalle. «Già, mio padre era scappato da quello di Kirkwall per andare a Lothering con mia madre. Quando ha scoperto che avevo il dono, e poi anche Bethany-» scosse la testa, il ricordo della sorella faceva ancora male «è riuscito a tenere lontani i templari sia da me che da mia sorella.»

«Era di Kirkwall?» Si interessò Geralt. Mosse la mano sul proprio bastone, che rimpicciolì fino a diventare delle dimensioni di un pugnale, che il mago agganciò poi alla cintura.

Garrett annuì. «Sia lui che mia madre. Lei era una nobile, fu uno scandalo.»

L'altro scoppiò a ridere. «Immagino. Dovevano amarsi davvero.»

Merrill nel frattempo si era avvicinata al grande altare di pietra, recitando qualche parola in elfico mentre appoggiava il medaglione su di esso.

L'altare si illuminò con un flash abbagliante e come dal nulla comparve Flemeth, identica a come se la ricordava Garrett.

La donna guardò ciascuno di loro con i suoi occhi gialli, un sorriso appena accennato sulle labbra. «Ah, è un piacere scoprire qualcuno che mantiene ancora i patti. Quasi mi aspettavo di trovarmi su qualche bancarella.»

Garrett chinò leggermente il capo. «Ve lo dovevamo.»

La Strega delle Selve stiracchiò il collo, divertita. «Anche se si è rivelata una precauzione superflua, alla fine... la Custode si è rivelata molto più assennata di quanto desse a vedere.» Si soffermò su Geralt, che si era incupito di nuovo. «Non crucciarti per il passato e non lasciare che il rimpianto avveleni la tua anima. Quando verrà il tempo in cui ti sembrerà di soccombere ai tuoi rimorsi, ricordati delle mie parole.»

L'altro non rispose, sostenendo lo sguardo della donna, impassibile.

Lei sorrise di nuovo. «Il destino ci attende, miei cari ragazzi. Abbiamo molto da fare. Ma prima che me ne vada, vi darò un consiglio: ci troviamo sull'orlo del cambiamento. Il mondo teme l'inevitabile salto nell'abisso. E quando arriverà il momento... non esitate a saltare. Solo cadendo si può scoprire se si è davvero capaci di volare.»

Garrett rabbrividì istintivamente quando Flemeth tornò a fissarlo. «Per quanto riguarda te, giovane Hawke... cammina con attenzione. Nessuna strada è più buia di quella percorsa ad occhi chiusi.» Voltò loro le spalle, facendo qualche passo verso il burrone sotto di loro. «Avete la mia gratitudine, e la mia benedizione.»

In un attimo, un drago comparve dove poco prima c'era la figura di Flemeth, le grandi ali spiegate mentre si sollevava in aria fino a scomparire nelle nuvole basse sopra di loro.

«Come al solito, non ho capito nulla di quello che ha detto.» Commentò dopo poco Geralt, grattandosi la punta del naso puntato nella direzione dove era sparita la creatura.

Garrett sbuffò. «Non sei il solo... e sono sempre più invidioso di quel drago.»

Ridiscesero lentamente lungo il sentiero, ognuno perso nei propri pensieri. Quando tornarono all'accampamento degli elfi, era ormai pomeriggio inoltrato.

«Restate qui per la notte, la strada per la città non è sicura col buio.» Propose Marethari, Feynriel al fianco. Il mezzelfo era stato accettato dalla Guardiana, e sembrava per il momento entusiasta.

A quelle parole, un paio di elfi lanciarono occhiate cariche di astio in direzione di Merrill.

«Preferirei partire adesso, sempre che...» Balbettò la ragazza, guardando in direzione degli umani in cerca di aiuto.

Garrett si strinse nelle spalle. «Solo un folle rischierebbe il suicidio attaccandoci.»

Anche gli altri tre sembravano d'accordo.

«Grazie ancora, Geralt, Zevran, Jowan.» Disse loro Marethari, chinando la testa. Tra le mani, aveva un piccolo lupo di legno intagliato. «Significa molto, aver avuto sue notizie da qualcuno che è stato con lei fino all'ultimo. Sapere che... non è morta da sola.» Aveva gli occhi lucidi, mentre infilava il piccolo oggetto nella sacca di pelle che portava alla cintura.



 

Raggiunsero Kirkwall che era ormai notte fonda.

«Conosco un posto non troppo orribile per mangiare e bere qualcosa, se volete.» Propose Garrett agli altri quattro. Era certo di non essere l'unico con uno stomaco che brontolava dalla fame.

«Mi avevi a “conosco un posto”, amico.» Accettò volentieri Zevran, mettendogli un braccio attorno alle spalle.

Quando varcarono la soglia dell'Impiccato, una zaffata di pesce e uova annunciò che la cucina aveva sfornato la famosa torta salata della casa.

Merrill, che si guardava intorno come un cerbiatto spaventato, si strinse istintivamente contro di lui, gli occhi che saettavano da una parte all'altra della sala. Accortasi del suo sguardo, arrossì violentemente. «Non ho mai visto così tanta gente tutta assieme... ma come fanno a...?»

Garrett sorrise cercando di essere incoraggiante, facendosi strada tra la calca. «Ci farai l'abitudine, tranquilla.»

«Garrett, chi si rivede!» Esclamò Varric, facendo segno ad un paio di persone di alzarsi e levarsi di torno, liberando abbastanza posti da farli sedere tutti. «Chi sono i tuoi nuovi amici?»

Dopo un breve giro di presentazioni, il nano passò subito al sodo. «Ho indagato sul misterioso Custode Grigio del Ferelden, a quanto pare è un guaritore e passa il suo tempo in una clinica della Città Oscura ad assistere gratuitamente chiunque necessiti delle sue cure.»

«Un guaritore?» Si interessò Garrett tra un boccone e l'altro.

Varric abbassò la voce fin quasi ad un sussurro. «Che è un modo per dire... mago.»

«Un mago, Custode Grigio, del Ferelden?» Si intromise Geralt, sorseggiando il suo calice di vino.

«Lo conosci?»

Il rosso scosse la testa. «L'unico Custode ancora vivo che conosco è seduto sul trono di Denerim.»

Jowan incrociò le braccia con aria pensosa. «Di sicuro vale la pena di investigare, però... anche se non capisco a cosa vi serva trovarlo.»

«Stiamo organizzando una spedizione nelle Vie Profonde.» Rispose Varric.

«Scendere lì sotto, volontariamente?!» Esclamò Zevran, rischiando di farsi andare di traverso la birra. «Dovete essere folli o tremendamente disperati.»

«Se vedessi quella che sono costretto a chiamare casa, lo saresti anche tu, fidati.» Borbottò Garrett piccato. «Le Vie Profonde non possono essere peggio del tugurio di mio zio.»

Geralt inarcò un sopracciglio. «Pensavo avessi detto che tua madre era una nobile...?»

Prima di rispondere, si rituffò nella birra. «A quanto pare gli Amell sono caduti un po' in disgrazia, nell'ultimo periodo.»

Jowan quasi sputò un pezzo di torta salata. «Amell, hai detto?» Puntò lo sguardo sul compagno, incredulo. «Amell!»

L'altro aveva sgranato gli occhi, incredulo. «Sei... un Amell?»

Garrett li guardò senza capire. «Ed è una grande scoperta perché...?»

Geralt scoppiò a ridere, fragorosamente, talmente tanto che quelli del tavolo vicino finirono per voltarsi con aria confusa. «Siamo cugini, allora. Il mio nome completo è Geralt Amell. Anche se non ho mai conosciuto mia madre, so che si chiamava Revka Amell.»

«Non... mia madre ne saprà sicuramente qualcosa!» Esclamò Garrett. «Domani devi passare a trovarla, magari-»

«Frena un attimo e respira.» Lo fermò l'altro, divertito. «Non sono qui per una calorosa riunione familiare, anche se mi fa piacere sapere che almeno uno degli Amell non sia uno stronzo totale.»

«Ma-»

«Per il momento, finiamo qui e andiamo in quella clinica, mi interessa molto di più. E magari domani, dopo una bella nottata di sonno, potrei pure decidere di passare a salutare la... zia.» Concluse ridacchiando e finendo il vino. «Sempre che non si tratti di una grande cazzata.»

«Non sei contento di scoprire da dove vieni?» Gli chiese Merrill, che aveva avanzato quasi tutto il cibo e guardava con aria sospetta il contenuto del proprio boccale. «Insomma, è la tua famiglia.»

L'altro sbuffò. «Non siamo tutti come voi Dalish. E per quanto mi riguarda, la mia famiglia mi ha abbandonato in un orfanotrofio, che mi ha spedito direttamente al Circolo. Scusate se non salto dalla gioia alla sola idea.» Strinse il calice ormai vuoto con forza.

Jowan, al suo fianco, mise la mano su quella dell'altro, che allentò la presa con un sospiro. «Nessuno ti costringe a fare niente.» Avvicinò il volto al suo, i nasi che si sfioravano appena.

Garrett abbassò lo sguardo, imbarazzato.

Sentì Zevran, accanto a sé, ridacchiare. «Se ti metti a disagio per così poco, amico mio...»

Sentiva le guance avvampare. «Non è per quello.» Borbottò, cercando rifugio nella conversazione di Varric e Merrill sull'Enclave.

Finito di mangiare, si avviarono verso i bassifondi più malfamati della città.

La luce delle torce illuminava appena i vicoli bui, i mendicanti e gli ubriachi che dormivano agli angoli della strada che a malapena notavano il loro passaggio.

Un ragazzino che non doveva avere più di otto o nove anni ebbe la malaugurata idea di provare a derubarli, cozzando contro Merrill e sfilandole la borsa di pelle dalla cintura.

Nel giro di un attimo, una delle frecce di Varric che gli inchiodò l'orlo della giacca troppo grande al terreno, facendolo cadere di faccia.

«Almeno impara a scegliere vittime meno pericolose, piccoletto.» Lo redarguì severamente, riprendendosi la refurtiva e guardandolo dall'alto in basso. La lanciò poi all'elfa, che rischiò di farla cadere, ancora scossa. «Questa è la città che ti dà il benvenuto, Margheritina.»

«Ah! Grazie... credo?» Balbettò lei, confusa. «Sì è fatto male? Perché avrebbe dovuto...»

Zevran alzò gli occhi al cielo, prendendola sotto braccio. «Sei davvero sicura di andare a vivere nell'Enclave? Perchè non dureresti molto da quanto vedo...»

Sembrò offendersi, gonfiando un poco le guance e imporporendosi. «Non hai idea di quello che so fare, sai? Ho un compito, e intendo portarlo a termine. Non saranno un paio di... esuberanti benvenuti a fermarmi.»

L'elfo lanciò un'occhiata teatrale a Varric, che annuì con l'aria di chi la sapeva lunga.

«La terremo d'occhio, non c'è da preoccuparsi.»

L'ingresso alla clinica era nascosto dietro un pannello di legno, proprio come aveva raccontato l'informatrice di Varric.

«L'ho pagata bene, spero ne valga la pena...» Bofonchiò lui guardandosi attorno.

La stanza angusta era quasi deserta, fatta eccezione per una donna visibilmente incinta seduta sulla lunga panca di legno. Lo sguardo era puntato su una parete scorrevole, dietro la quale provenivano dei gemiti soffocati. Dopo qualche attimo, cessarono anche quelli.

Attesero pazientemente.

«Chi è il prossimo?»

Un uomo dall'aspetto stanco, gli occhi incavati e delle profonde occhiaie violacee, si sporse dall'interno, sbadigliando sonoramente. «Datemi solo un attimo per sistemare-» Si interruppe, gli occhi color nocciola puntati sui nuovi arrivati. «Non... Impossibile!»

«Anders?!»

«Vi conoscete?!» Esclamò Garrett, vedendo il guaritore, Geralt e Jowan abbracciarsi come vecchi amici. «Come...?»

«Ah, giusto.» Tossicchiò Geralt, allontanandosi e indicando gli altri. «Loro sono Zevran, Garrett, Varric e Merrill. Conosciamo Anders dai tempi del Circolo, nel Ferelden.»

«Prima che scappasse per l'ennesima volta.» Concluse Jowan, leggermente accusatorio.

«Hei, vi avevo proposto di venire con me, ma qualcuno aveva la testa da un'altra parte. In direzione della gonna di una certa Iniziata, se ben ricordo...» Replicò Anders sulla difensiva.

«Ma è storia vecchia!» Tagliò corto Geralt, tirando a sé Jowan per un fianco, un sorrisetto stupido sul viso. «Piuttosto, come ci sei finito qui? E un Custode Grigio?»

L'altro squadrò entrambi con aria confusa, prima di scuotere la testa e indicare la donna incinta. «È una storia lunga... lasciatemi un attimo per occuparmi dell'ultima paziente e sono da voi.»

Invitò la donna a seguirlo, chiudendosi la porta alle spalle.

«Speriamo abbia quelle mappe...» Commentò Varric guardandosi attorno.

Garrett annuì. «O almeno una buona memoria.»

Passò un po' di tempo, poi la porta si aprì di nuovo. La donna uscì, rincuorata, seguita da un uomo di mezz'età che si appoggiava ad una stampella, la gamba fasciata fino all'inguine.

«Prego, entrate pure...» Disse loro Anders, facendoli accomodare su delle sedie di legno. «Posso offrirvi al massimo un po' di vino o della birra, alle volte me ne portano un po' per ringraziarmi, la maggior parte non potrebbero permettersi altre cure...»

«Tranquillo, siamo a posto così...» Cercò di fermarlo Garrett, che si chiedeva come riuscisse a stare in piedi con una faccia del genere. Era chiaramente stravolto.

L'altro sembrò non aver sentito, affaccendato com'era tra gli scaffali alti fino al soffitto e pieni di cianfrusaglie, erbe secche e boccette strane. «Sì, ecco, i bicchieri...»

«Anders.»

Si voltò di scatto, fissando Geralt con aria stanca. «Ah, d'accordo. Scusate, sono in piedi da stamattina...» Si accasciò su una delle sedie, sospirando di sollievo. «Non mi sedevo da... ore.»

«Possiamo tornare domani, se vuoi...» Propose Jowan con aria preoccupata.

«No, no!» Lo fermò l'altro, allarmato. «Assolutamente, anzi, mi fa così piacere... è che non me l'aspettavo. Non sono esattamente nella mia forma migliore.»

«Potresti curare un minimo anche te stesso.» Ribattè Geralt con aria critica. «Sei uno straccio.»

Anders ridacchiò. «Non tutti possiamo sempre avere un bell'aspetto come il tuo.»

«Ah, qualcosa mi dice che condividiamo tutti una passione comune.» Commentò Zevran sibillino.

Merrill lo guardò confusa, mentre Varric scoppiava a ridere di gusto, mentre Jowan guardava l'elfo con disappunto.

«Allora, Custode Grigio...?» Lo spronò Geralt, mentre cercava qualcosa tra gli scaffali.

«Giusto... da dove comincio? Oh, sì. Dopo essermene andato dalla Torre -a proposito, è vero quello che si dice? Abomini e maghi del sangue? Immagino la faccia di quella vecchia prugna di Gregoir... - dicevo, mesi dopo mi sono ritrovato con i Templari alle calcagna, rinchiuso nella fortezza di Amaranthine. E per puro caso, proprio quando Re Alistair e la Regina Elissa l'avevano affidata ai Custodi Grigi. Se non fosse stato per il Comandante Adrien, a quest'ora sarei morto o un Adepto della Calma... in ogni caso, la scelta di diventare Custode Grigio era un po' forzata.»

«Ho sentito che Amaranthine è stata quasi completamente rasa al suolo da un esercito di Prole Oscura...»

«Con l'Arcidemone morto da mesi?» Si interessò Garrett, guardando confuso Varric. «È possibile?»

Anders sospirò, accettando grato il boccale pieno che gli porgeva Geralt. «A quanto pare ci sono un sacco di cose che nemmeno i Custodi Grigi sospettavano, sulla Prole Oscura. Comunque, una volta che il Comandante è tornato a Weisshaupt, il suo sostituto si è rivelato uno stronzo. Mi ha fatto dare via il mio gatto, e a quel punto me ne sono andato. Mi manca, Ser Pelosotto.»

«Ser... Pelosotto?» Garrett dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere.

L'altro aveva un'espressione tremendamente seria. «Un grande guerriero. Ha persino graffiato un Hurlock sul grugno, una volta. Ora è in pensione, a casa della sorella di un caro amico. Mi è dispiaciuto dovermene separare, però... Ho provato a vedere se lasciando fuori delle ciotole di latte attiravo qualche gatto, ma non ne ho visto nemmeno uno. Forse non ce ne sono.»

«O forse se li sono mangiati, visto il vicinato.» Commentò asciutto Geralt.

Il guaritore lo guardò sconvolto. «Dici che arriverebbero...?» Rabbrividì. «Preferisco non pensarci. Piuttosto, voi invece?»

«Abbiamo conosciuto anche noi un paio di Custodi Grigi.» Rispose l'amico, reclinandosi sullo sgabello storto. «Gli ultimi due rimasti in tutto il Ferelden, per la precisione. E abbiamo deciso di aiutarli a salvare il paese, sai, come le persone di buon cuore quali siamo.»

Anders scoppiò a ridere. «Sì, certo...»

«A sua difesa, magari non all'inizio, ma si è scoperto che un cuore sotto sotto ce l'ha anche lui.» Ridacchiò Jowan, correndo in difesa del compagno. «Molto nascosto.»

«Quindi, voi due adesso...?»

«Già.» Rispose vago Geralt, arricciandosi una ciocca di capelli su un dito.

Anders scosse il capo, incredulo. «Complimenti per la perseveranza. Sai, pensavo che sarebbe stato impossibile...»

«Sai che non ne aveva alcuna idea?» Ribattè Geralt, stuzzicando Jowan. «Persino un cieco se ne sarebbe accorto, ma non lui!»

«Hei!»

Lo baciò sulle labbra, interrompendo qualsiasi altra protesta.

Anders rimase a fissarli, un sorriso sul volto stanco. «E ditemi, gli altri? Niall, Surana...?»

Le espressioni dei due maghi cambiarono di colpo, mentre abbassavano gli occhi. «Sai già degli Abomini, quindi ti risparmio i dettagli. Non siamo sopravvissuti in molti.» Rispose Geralt.

L'altro annuì con aria grave. «Mi dispiace... non riesco a credere che per colpa della magia del sangue-» Scosse la testa, addolorato. «Almeno voi ce l'avete fatta.»

A Garrett non sfuggì l'occhiata di sottecchi che Zevran lanciò ad entrambi i compagni di viaggio. Si chiese cos'altro nascondessero quei due.

«Ah, ma vi stiamo escludendo.» Si rese conto Anders, portando la sua attenzione verso di lui.

«Non preoccuparti, avete parecchio di cui parlare.» Ribattè con un sorriso. «Possiamo anche tornare un'altra volta...»

«Hei, è questione di un attimo!» Lo fermò Varric, sporgendosi verso il guaritore. «Stiamo organizzando una spedizione nelle Vie Profonde, e ci servirebbe un buon ingresso.»

«Esistono diversi ingressi, ma non assocerei “buono” a niente che riguardi le Vie Profonde.» Rispose Anders, corrucciato. «Non vi consiglio di scendere là sotto.»

«Lo sappiamo, biondino, è un posto orribile, pericoloso e tutto quanto. Segnato. Ora, mica avresti delle mappe, o potresti segnalarci una galleria guardando-»

Il mago sospirò profondamente, alzandosi e prendendo qualcosa dal fondo di un cassetto. Lo appoggiò sul tavolino di fronte a loro, srotolando l'involucro di pelle e rivelando una serie di cartografie dall'aria vissuta. «Prendetevele pure, ma vi sconsiglio caldamente di andarci. Anche se so che non mi darete retta...»

Garrett si scambiò con Varric un'espressione vittoriosa. Un passo avanti verso la meta. Ora mancavano soltanto una quarantina di Sovrane...

«Grazie. E staremo attenti, promesso.» Cercò di rassicurare l'altro, ma l'ex Custode non sembrava affatto convinto. «Ora ce ne andiamo, così accompagniamo Merrill all'Enclave e vi lasciamo a parlare un po' senza impicciarci.»

«Mi ha fatto piacere conoscervi, Garrett.» Gli strinse la mano il guaritore, una ciocca di capelli biondo cenere scivolatagli sugli occhi. «Se avete bisogno di qualcosa, sapete dove trovarmi.»

Annuì, ricambiando la stretta con un sorriso.

Salutarono e uscirono, ripercorrendo le scale che portavano alla città inferiore e svoltando verso l'Enclave.

Arrivati di fronte al grande albero della piazza principale, l'elfa si guardò intorno spaesata.

«Magari preferisci tornarci di giorno? Intanto così ti sei fatta un'idea del posto, Margheritina. In caso dovessimo riaccompagnarti dai tuoi domani mattina.»

Merrill scosse la testa, cercando di assumere un'aria più decisa. «No, non sarà necessario. Devo... parlare con qualcuno, trovare una casa.»

Varric sospirò. «Ci ho provato. E va bene, hai vinto. Ma concedimi di farti stare all'Impiccato almeno per un paio di giorni, intanto che ti trovo una sistemazione accettabile in questo postaccio. Non vorrei finissi in una cassa entro l'alba.»

La ragazza si concesse un sorriso. «Grazie, Varric.»

«Figurati. Se non ci penso io... mica puoi chiedere a questo qui, visto dove vive.»

«Così mi ferisci. Il peggiore tugurio può sembrare una reggia, con l'affetto familiare.»

«Allora credo continueremo a vivere in una topaia per sempre, indipendentemente dall'esito della nostra spedizione.» Commentò ridacchiando Varric. «Piuttosto, domani mattina hai un lavoro che promette bene, Aveline ha passato un paio di informazioni a tuo fratello su un ricercato, sono promesse un paio di Sovrane.»

«Domani mattina speravo di dormire, in realtà... visto che ormai è quasi l'alba.»

Il nano sfoggiò uno dei suoi migliori ghigni. «Il mattino ha l'oro in bocca, serah!»






















Note dell'Autrice: eeee SORPRESA! Sì, dall'Epilogo di Dragged si poteva immaginare che uno degli Hawke avrebbe incontrato Geralt e co dai Dalish, e già che c'ero non potevo perdere l'occasione di farli andare da Anders tutti insieme. Questa reunion Fereldiana è parecchio dolceamara, considerando tutto quello che è successo e i grossi segreti che si stanno tenendo nascosti a vicenda. Già mi mancava scrivere del mio rosso preferito (e non sarà il solo a ricomparire :3)... 
Parlando degli altri, Merrill è deliziosa e va protetta, chissenefrega se prende il tè delle cinque coi demoni, è una delicata Margheritina, Varric ha ragione.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima! :D 

  
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