Genere: storico, Horror
Titolo: The Cannibalistic Idiot
Personaggi: James Douglas 3°marchese di Queensbery
Rating: NC15
Note: Ho letto di recente della morte prematura di lady Beth Douglas e nell'articolo venivano riportati alcuni fatti salienti della sua famiglia, tra cui questo
Note2: Timeline? 1705 e nella terza parte 1715
Nota3: James Douglas, 3° marchese di Queensberry ( 1697 - 1715 ) era memmbro di una dei clan più famosi di Scozia, sebbene vissuto appena 18 anni passò alla Storia per il suo efferato omicidio, compiuto quando aveva appena 10 anni. Durante le celebrazioni per la firma dell'Atto d'Unione tra Inghilterra e Scozia infatti il bambino uscì dalla sua prigione, veniva tenuto imprigionato a causa della sua indole violenta; si diresse in cucina, uccise un garzone, lo mise allo spiedo e lo divorò
Note4: A seguito del fatto venne prontamente rimesso in prigione e diseredato, morì a 18 anni dopo una vita passata in cella e con il soprannome di The Cannibalistic Idiot, l'idiota cannibale
Note5: la famiglia Douglas ha sempre avuto una certa vena di follia e stravaganze ma per ovvi motivi di questa faccenda ci sono pochissime informazioni, io stessa prima di informarmi per bene ero convinta prima che fossero solo dicerie e poi che riguardasse un individuo adulto, non un bambino di 10 anni
Note6: vorrei poter scrivere di aver inventato tutto ... digraziatamente è tutto vero, sicuramente i Douglas sbagliarono a tenere imprigionato un bambino ma va anche detto che fin dai primi anni James Douglas rivelò un'indole violenta e sanguinaria e allora individui simili venivano tenuti imprigionati, rispetto a bambini nella sua stessa condizione, oggi si pensa schizofrenia, almeno James ebbe la"fortuna" di restare a acsa invece di finire sepolto vivo in un manicomio
C’era un insolito clamore quel giorno.
Non gli
sarebbe importato se non si
fossero dimenticati di portargli da mangiare quella mattina. Erano
sempre
puntuali, sentiva i loro passi, i chiavistelli, poi deponevano il
piatto in
terra e lo spingevano nella sua direzione per chiudere la cella e
lasciarlo da
solo. La stessa cosa avveniva la sera, giorno dopo giorno.
Ignorava
quanto tempo fosse trascorso da
quando quell’uomo lo avesse imprigionato, aveva spesso
sentito dire quanto
fosse malvagio e pazzo ma erano tutte menzogne, lo odiavano e non
volevano
avere nulla a che fare con lui. Preferivano suo fratello, sapeva che
c’era un
altro bambino in casa perché lo aveva visto.
L’altro
bambino aveva vestiti eleganti,
riccioli che venivano tagliati e si muoveva come se quel luogo gli
appartenesse, le cameriere lo prendevano in braccio e l’uomo
era orgoglioso di
lui ma l’altro bambino era un ladro. Ladro, ladro, ladro, era
solo un ladro che
gli aveva portato via tutto, tutto quello che apparteneva a quel
bambino doveva
essere suo perché si.
All’inizio
aveva creduto che fossero in
ritardo, era spesso avvenuto che ritardassero ma poi non era venuto
nessuno e
aveva sentito la carrozza partire … erano andati tutti via e
lo avevano
lasciato solo come se fosse un cane rognoso. Se non c’era
nessuno allora voleva
dire che tutto quello era suo, era tutto suo.
In preda a
una gioia selvaggia corse
verso la porta e spinse, a nessuno importava che si facesse male, a
nessuno
importava di lui, spesso l’uomo aveva chiamato altri uomini
vestiti di nero
perché dicessero cose strane attorno a lui, o altri che lo
fissavano e
scuotevano la testa, all’ultimo aveva rifilato un calcio
minacciando di
ucciderlo, erano tutti finti … dicevano che avevano a cuore
la sua salute ma fingevano,
come l’uomo. Spesso lo sentiva arrivare, si fermava di fronte
alla porta ma non
faceva altro, poi se ne ritornava da dove veniva lasciandolo nuovamente
solo.
Poche volte
era entrato e in quelle
occasioni un altro uomo più basso lo legava al letto sebbene
lui scalciasse e
mordesse ma l’altro era troppo forte. L’uomo
vestiva con abiti strani, troppo
puliti aveva pensato quando era più piccolo e lo guardava
con uno sguardo che
non gli piaceva, era lo stesso sguardo della signora. La signora era
venuta
solo una volta, anche allora lo avevano legato, lo aveva fissato per
quella che
gli era sembrata un’eternità poi lo aveva
abbracciato e dopo avergli dato un
bacio sulla guancia era corsa via piangendo.
La signora
era buona e gentile ma non
era più tornata, avrebbe tanto voluto rivederla
pensò quando la porta
inspiegabilmente si aprì. Era libero, era libero di poter
fare tutto quello che
voleva. Prima di tutto avrebbe mangiato qualcosa, aveva così
tanta fame, poi
avrebbe cercato la signora per dirle quanto le voleva bene e solo dopo
avrebbe
ucciso il ladro.
Si mosse incerto guardandosi attorno curioso, ricordava vagamente quel luogo ma non quando vi fosse stato. Le sue gambe non erano abituate a quello e tantomeno a tutta quella luce, gli faceva male agli occhi, voleva che la
smettesse
ora di fargli male. Si
appoggiò al
muro per riprendere fiato, non aveva mai camminato così
tanto prima d’ora e
aveva fama, aveva tanta fama.
Non sapeva se avessero deciso di farlo
morire di fame ma non l’avrebbe permesso, lui era speciale,
unico e speciale e
sarebbe vissuto pensò prima che le sue narici cogliessero
quel profumo. Era
bono, era sottile ed era così invitante pensò
prima di muoversi in quella
direzione.
La porta
per fortuna era aperta quando
arrivò al luogo da dove veniva quel profumo, era sempre
più forte e lui aveva
fame. Spinse la porta che si aprì facilmente, la sua porta
era sempre chiusa
pensò. Aveva provato per anni ad aprirla ma aveva sempre
fallito. Tutto quello
era così nuovo e così bello e finalmente era suo.
Gli odori
lo invasero tutti insieme e
nello stesso momento lasciandolo stordito per qualche istante, poi si
mosse in
direzione del più forte, la fama sempre più
forte. Aveva camminato molto quel
giorno, solitamente preferiva guardare il muro o giocare con il piatto,
gli
piaceva anche giocare con i topi che talvolta entravano nella sua cella
ma
erano noiosi, o scappavano dentro i muri o restavano immobili
rovinandogli il
divertimento, le cose immobili non erano divertenti.
Vide un
uomo intento a darsi da fare,
spostava gli oggetti, si muoveva a scatti e sembrava avere
così tanti pensieri
per la testa. Non aveva la stessa età del ladro, era
più grande, ma nemmeno
l’età dell’altro signore, non sapeva chi
fosse perché non si era mai occupato
di lui. I suoi abiti erano puliti, più dei suoi e ogni tanto
si sporcava
persino senza che nessuno lo sgridasse, sapeva bene cosa dicevano di
lui fuori
dalla porta, ma se avesse potuto raggiungerli avrebbero smesso
d’insultarlo.
L’altro
si voltò nella sua direzione e
gli fece un gesto, non sapeva cosa volesse dire ma aveva fame, aveva
così tanta
fame ed era anche colpa di quell’uomo.
***
La
cerimonia era stata più breve del
previsto, e per fortuna la scorta era stata efficiente come sempre.
Detestava
doversi preoccupare in
continuazione della propria sicurezza e di quella della sua famiglia,
quegli
scozzesi maledetti lo detestavano con tutta l’anima, e lui
detestava loro ma
entro pochi mesi non sarebbero più stati un suo problema. Se
ancora non aveva
scritto per chiedere che lo sollevassero dall’incarico era
perché così si
sarebbero ripresi la sua residenza e non poteva permetterlo, non con il
segreto
che la sua famiglia aveva.
I dottori
non avevano saputo dargli
alcuna soluzione, solo di tenerlo nascosto e lui aveva obbedito, per
fortuna
aveva altri figli ma per sua sfortuna quello non era crepato, se fosse
morto
sarebbe stato più facile per tutti. I dottori lo avevano
rassicurato che non
era colpa sua o di sua moglie ma era sicuro che ci fosse
qualcos’altro, era pur
sempre un Douglas e la sua famiglia era così piena di
peccati, sicuramente era
colpa sua se il Signore gli aveva fatto generale un simile essere,
imbecille e
pericoloso.
Avrebbe
dovuto discuterne con il resto
della famiglia ma sarebbero stati tutti concordi con lui, per fortuna
aveva
Charlie come erede ma adesso doveva solo occuparsi
dell’imminente banchetto,
tutta la nobiltà scozzese sarebbe convenuta a Queensbery
House per omaggiarlo e
festeggiare il trattato, volenti o nolenti.
Sua moglie
era appena scesa dalla
carrozza quando videro il vecchio Duncan raggiungerli in tutta fretta,
non lo
aveva mai visto così terrorizzato eppure Duncan era
sopravvissuto alla guerra
civile e aveva sofferto la fame.
<<
My lord, per fortuna siete
tornato my lord >>> lo salutò il
maggiordomo con un frettoloso inchino
prima che sua moglie lo guardasse sorpresa.
<<
Cosa è successo? Qualche
indipendentista ci ha fatto visita o ha lanciato qualcosa contro le
nostre
finestre? >> cercò di celiare.
<<
My lord, si tratta di una
questione della massima urgenza e, se posso permettermi, riservata
>>
rispose Duncan.
<<
Quello che hai da dire puoi
dirlo anche a Mary >> dichiarò lui prima di
fare un cenno alla balia di
portare via Charlie mentre un dubbio cominciava a farsi strada nella
sua mente.
<<
Gradirei di no, è una questione
della massima urgenza e preferirei parlarne solo con voi, anche per
rispetto a
milady >> insistette Duncan e lui fece un cenno a Mary,
ora era sicuro
che riguardasse quel maledetto mostriciattolo. Fosse almeno nato
storpio
avrebbe avuto una scusa per lasciarlo morire ma la stortura quello
l’aveva
nella testa e purtroppo era nato per primo, tenerlo rinchiuso gli era
sembrato
un buon compromesso ma forse aveva sbagliato.
<<
Cosa ha fatto questa volta?
>> domandò, solitamente si trattava di topi
morti o di spallate troppo
forti alla porta e bastava qualche colpo di frusta per tenerlo buono.
<<
Non so come sia potuto
succedere my lord. La porta era chiusa, una delle guardie deve aver
dimenticato
di chiuderla quando ieri hanno fatto le pulizie. I cuochi erano tutti
impegnati
ad allestire il banchetto e così il resto della
servitù per questo si sono
dimenticati di lui. Una volta uscito si è diretto verso le
cucine e … sta a voi
decidere >> lo informò il vecchio Duncan prima
di aprire la porta delle
cucine per poi farsi da parte.
Alcuni
uomini della sua guardia
personale lo stavano tenendo fermo ed era evidente che fosse stato
picchiato ma
per qualche motivo aveva l’aria insolitamente divertita,
aveva i vestiti più
sporchi del solito e … quello era sangue!
Lentamente fece qualche passo e lo vide,
doveva avere vent’anni al massimo e … in nome di
Dio che razza di mostro aveva
generato?
<<
Lo hanno fermato troppo tardi
ma poteva andare peggio, continua a ripetere che en vuole ancora, cosa
dobbiamo
fare con lui? >> gli domandò il vecchio Duncan
cercando di contenere il
disgusto che entrambi provavano di fronte a quella vista.
<<
Riportatelo nella sua cella, e
dategliele di santa ragione. Non fatelo più uscire per
nessun motivo al mondo e
… siate discreti. Avvisa il mio avvocato, ho atteso troppo a
lungo ma è
evidente che James in quanto più bestia che uomo non merita
il titolo di duca e
lord Douglas che dovrà andare a Charles. Possa avere Iddio
pietà della sua
anima perchè nessuno dovrà mai saperlo
>> dichiarò prima di prendere la
prima bottiglia di whiskey disponibile.
Suo figlio,
un bambino di appena dieci
anni, aveva appena dimostrato di essere un demone in forma umana. Che
fosse
strano, bizzarro e violento lo avevano sempre saputo ma mai avrebbe
immaginato
che sarebbe giunto al punto di uccidere uno dei garzoni e di mangiarlo,
quale
peccato avevano commesso i Douglas perchè un simile demonio
nascesse tra loro?
****
Aveva
ricevuto la notizia il prima
possibile ed era tornato subito ad Edimburgo con Charles.
Diseredare
quel patetico essere del suo
primogenito era stata la scelta migliore, Charles sarebbe stato un
ottimo duca
e avrebbe tenuto il segreto, per quanto ci avesse provato le voci erano
circolate, quanto detestava gli sguardi pieni di pietà e di
disprezzo, come se
fosse colpa sua.
<<
Sai chi è, non è vero?
>>
domandò a Charles indicandogli quel
cadavere che giaceva di fronte a loro, le sue preoccupazioni erano
finalmente
terminate ma ora doveva assicurarsi che la notizia non si diffondesse,
che
restasse una diceria da raccontare la notte per spaventare i bambini
invece di
finire nelle gazzette più prestigiose, sarebbe stato un
oltraggio troppo grande
per la sua casata.
<<
Mio … James Douglas, mio
fratello maggiore. Il … la servitù lo chiama
“l’idiota cannibale “>>
rispose Charles cercando di rimanere impassibile.
James
avrebbe potuto afre quel che
voleva ma fin da bambino non solo aveva avuto un’indole
violenta ma era stato
anche incapace di nasconderla, per questo prima lo aveva fatto tenere
prigioniero e poi aveva dato ordine che fosse incatenato al letto, dopo
quello
che era accaduto avrebbe dovuto metterlo a morte ma non ne aveva avuto
cuore, l’altro
era pur sempre suo figlio.
<<
Dunque sai cosa ha fatto?
>> domandò per sincerarsi di cosa sua figlio
sapesse.
<<
Ha … ucciso uno dei garzoni,
poi lo ha messo sullo spiedo e infine lo ha divorato. Sapete, da
bambino spesso
avevo la sensazione che qualcuno mi stesse osservando quando ero nei
giardini,
ora so che era lui, mi stava osservando dalla sua prigione e
… >> Charles
trattenne il fiato, era la prima volta che poteva effettivamente vedere
suo
fratello. Il mostro di cui non si doveva parlare, la vergogna da
nascondere
dietro la porta, il criminale che loro avevano deciso di punire,
l’erede a cui
era stata negato il titolo e il patrimonio.
<<
Ho dovuto diseredarlo perché un
simile pazzo non poteva essere a capo del clan Douglas o sedere in
parlamento,
dovrai fare in modo che la gente non sappia mai cosa è
veramente accaduto, lascia
che diventi una diceria e se te lo chiedono tu non hai un fratello
>>
dichiarò, era l’unica cosa che potesse fare, la
sua famiglia non poteva
rischiare un simile scandalo, non di nuovo. Aveva cercato di fare il
possibile
ma i dottori avevano dichiarato che la malattia era incurabile. Dopo il
fatto
avevano solo saputo sostenere che sarebbe potuto andare peggio e che
era meglio
tenerlo sottochiave perché c’era la
possibilità che dopo aver provato la carne
umana potesse trovarla di suo gusto.
<<
Comprendo benissimo, padre. Spesso
ho provato pena per lui ma ritengo che meno si parli di questo
incidente e
meglio sarà per tutti >> per fortuna Charlie
era un ragazzo sveglio.
<<
Lo seppelliremo nella tomba di
famiglia ma se devi provare pena provala per quel povero garzone, i
mostri come
tuo fratello non la meritano >> dichiarò lord
James Douglas, secondo
marchese di Douglas, che un folle come suo figlio fosse vissuto
così a lungo
era un miracolo e una maledizione tipici della sua stirpe si disse
sperando che
nessuno lo venisse mai a scoprire, c’erano vicende che era
meglio restassero in
famiglia.