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Autore: Spensieratezza    22/12/2018    1 recensioni
Elijah ha un pessimo rapporto con i suoi fratelli e un unico rimpianto. Un unico fratello, che non ha mai conosciuto. Klaus. Forse se lo trovasse, se si conoscessero, Elijah può ancora scoprire cosa significa essere un fratello maggiore, può ancora scoprire l'affetto fraterno, può ancora riscattarsi per gli sbagli commessi e perdonarsi per non esser riuscito a essere un bravo fratello.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Famiglia di vampiri'
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Elijah aveva deciso di dormire nel suo studio, mettendosi un materasso poggiato sul pavimento e dormendo con una coperta indosso.
Era incredibile. Aveva addirittura ceduo il suo letto a uno sconosciuto e l’aveva portato a casa.

Contrariamente anche alle sue previsioni , riuscì a dormire, gli dispiacque solo di non poterlo più vedere e controllare.

Sperò non scappasse nel mezzo della notte senza salutarlo o che non pensasse che fosse un maniaco o qualcosa del genere.
 
L’indomani mattina, il suo sonno venne interrotto da uno sfrigolio invitante di caffè e altri aromi.
Non poteva essere…

Si precipitò subito a controllare e vide la cucina e il salotto talmente limpidi e puliti che sembravano quelli della pibblicitò, addirittura li vedeva BRILLARE, come se qualcuno ci avesse spruzzato addosso una polvere di stelle.



Alzò il capo e vide la versione positiva dello sconosciuto ubriaco dell’altra sera, spegnere il pentolino del latte e versarlo in un paio di scodelle.

Sulla tavola, c’erano delle fette biscottate alla ciliegia, pane imburrato, succo d’arancia e brioches che sembravano appena sfornate.
“Cosa..cosa significa..?”

“Oh, ben svegliato bell’addormentato. Le brioches sono andato a prenderle al bar qui all’angolo, per la marmellata, beh, non ce n’è stato bisogno. Sei un appassionato per caso? Ho trovato quattro diversi tipi di marmellata. Personalmente credo che proverei quella ai LAMPONI.” Disse sorridendo aprendo un barattolo.

“Ehi, aspetta, non si apre più di un barattolo per volta.” Disse Elijah guardando la marmellata di ciliegia aperta e spalmata sulle fette biscottate.

“Oh, quella non mi piace.” Disse Klaus facendo spallucce. “Ma forse piacerà a te.”
Elijah si sedette corrucciato.
“Ti piace?" mormorò dopo un po'.

“Direi di sì.” Disse Klaus estasiato e cominciò a mangiarne un po' dal barattolo.

“Prendi sempre tutto quello che ti piace?” disse Elijah rendendosi conto dopo del doppio senso.
Klaus gli fece un sorriso malizioso.

“Dipende. Come hai..passato la notte?” chiese un po' incerto.
Elijah lo fissò.

“Bene. Ma a proposito..le pulizie..perchè l’hai fatto? Non dovevi..”
“Elijah, mi hai ceduto il tuo letto..era il minimo che potessi fare..”
“La colazione sarebbe bastata, davvero, non c’era bisogno.”

“Mi dici come hai dormito? Hai detto bene ma dubito se l’hai passata su un materasso per terra.”
Elijah si sentìì imbarazzato.
“Mi hai guardato dormire..”
Klaus sollevò le sopracciglia.

“Perché, tu no? Mi hai portato tu qui. Mi dispiace per il disturbo.”
“Per me non lo è stato!” disse Elijah.
Klaus lo fissò.

“Sei strano, Elijah, hai fatto questo per uno sconosciuto. Perché? Avrei potuto essere un maniaco, un assassino. Neanche mi conosci. Perché mi hai fatto entrare in casa tua?”

“Tutte queste cose avresti potuto pensarle di me ma hai scelto comunque di fidarti e seguirmi, questo mi ha fatto capire che ho scelto bene.”
Klaus continuava a fissarlo come se fosse un alieno.

“Senti..mi sei sembrato così indifeso..così..fragile..ieri sera..so cosa si prova quando i tuoi amici ti..abbandonano..e..”

Klaus si alzò da quella tavola come se la sua sedia si fosse bruciata.

“Io non voglio la tua pietà! Non voglio la pietà di nessuno!!”

Elijah avrebbe potuto negare, rispondere che non era pietà o altre banalità simili, ma lui era diverso da chiunque Klaus avesse mai incontrato.


“Se non la vuoi, non dovresti andare in giro trasmettendo queste vibrazioni!!”
“Quali vibrazioni??” chiese Klaus sconvolto.
“Le vibrazioni di un uomo che ha bisogno di essere salvato, aiutato!”

Klaus lo guardò, i pugni chiusi, una rabbia cieca sul suo volto.
“Ma chi sei tu? Il nuovo messia per caso?”
“No. Solo uno che è molto bravo a capire la gente. Uno..psicanalista.
 
A quelle parole, Klaus lo guardò a bocca aperta e fece per andarsene.
“Klaus! Aspetta, Klaus!!”
Elijah lo rincorse fino fuori.


Non andartene, ti prego!!”
“Perché?? Io non sono niente per te, solo l’ennesimo caso da risolvere! Da aiutare! Riceverai un nobel quando arriverai al milionesimo? Avrai un posto speciale in Paradiso? Beh, sono contento per te, ma noi comuni mortali..”

“Non mi sono mai portato il lavoro a casa prima d’ora.” Disse Elijah precipitoso.
Klaus lo fissò.

“Non ho mai..raccattato gente..così, per strada..in discoteca..non è deformazione professionale..forse è solo che..condividiamo la stessa solitudine..”
“Che vuoi dire?”

“Tu ti senti abbandonato dai tuoi amici, lo trovo confortante quasi, visto che io non ne ho mai avuti..”
 
Ci fu un silenzio carico di tensione, poi Klaus scoppiò a ridere.

“Sei geniale. Un discorso perfetto, ci stavo quasi cascando. È così che fate tutti voi strizzacervelli, cercate di buttarla sulla complicità, ci fate sentire meno soli, compresi, vi uniformate quasi a noi, e poi BOM andate tutti dritti al punto. Che ne diresti di raccontarmi cosa ti fa soffrire? Questi trabocchetti mentali li h sentiti così tante volte da saperli riconoscere. Ma io non ci casco. Grazie dell’ospitalità..e della compagnia..dell’aiuto e..di tutto. Ma non ho bisogno di uno strizzarcervelli.”
 
Questa volta se ne stava andando davvero, ma la voce di Elijah lo turbò quando arrivò alle sue orecchie.

“I miei fratelli non mi vedono come un angelo! A differenza tua, loro non pensano che io a andrò in paradiso, quando morirò.”
Klaus si voltò, sconvolto, la bocca semi aperta.

“Mia sorella minore crede che non sappia amare e che non esista amore nel mio cuore, mia madre ha sempre disprezzato quello che faccio e ha sempre detto che non posso aiutare nessuno perché non conosco la VITA”
Klaus era sconvolto ed impietrito sul posto.

“Ma io vado avanti lo stesso a fare quello che faccio, non si pensa mai che anche uno psicanalista possa avere un vuoo dentro e possa desiderare di sentirsi..utile. indispensabile. Forse non andrò in paradiso, ma allevierò le mie pene su questo nferno pertanto che io ci vivrò.”

 “Perchè mi stai dicendo queste cose? Vuoi farmi sentire in colpa? Si può sapere che cosa vuoi da me? Non ci conosciamo neanche, siamo due sconosciuti.”

“Perché voglio che tu capisca, Nicklaus, e comunque siamo tutti sconosciuti su questa terra. Ah, stavi andando via senza prendere la giacca.” Disse rientrando.
 
 
Quando tornò dentro, prese la giacca di Nicklaus che era rimasta nella sua stanza sulla sedia.

“Senti,mi dispiace se sono sembrato un ingrato, non era mia intenzione..” disse Klaus in maniera scorbutica.

“Aiutare gli altri è nostro compito, pretendere anche di ricevere gratitudine e felicità per questo, è andare solo in cerca di illusioni. La giacca, Nicklaus.”
Klaus continuava a guardarlo di sbieco senza prenderla.
Elijah sospirò.

“Quello che accade anche tra migliori amici. Ciascuno crede di dovere avere l’ultima parola o che le sue parole siano più importanti dell’altro..” disse amaramente.

“è solo che per me è così strano! Non ho mai compreso e capito fino in fondo il vostro lavoro, ok, fate stare meglio, forse, quando ci riuscite e quando qualcuno di voi è maledettamente bravo, a guarire temporaneamente la depressione di un malato, ma poi la depressione, quell’oscurità cieca che ci divora tutti prima o poi, è sempre in agguato e tornerà sempre, non esiste una guarigione dall’oscurità..”
Klaus lo guardava come a supplicarlo di dirgli che invece c’era.

“A volte tracce di quello che fai, e perfino delle parole che dici, creano come un solco sul terreno. A volte quei gesti e quelle parole, rimangono impressi nella mente e nel cuore della gente. Se grazie a questo, puoi far felice qualcuno, che sia per sempre o per pochi attimi, non sarà tempo speso invano..”

“Per sempre? Il per sempre non esiste, Elijah. “

“Ti sbagli, Nicklaus. Il per sempre esiste, e a volte dura anche per pochi attimi.”

Lo sguardo fiero di Elijah per pochi secondi ferì gli occhi di Klaus.
Gli sembrò che durasse un’eternità.
 


“Hai..una penna?”
“Prego?”
“Una penna. Una dannatissima penna!”
“Credevo avessi fretta di andartene.”
“Prima di farlo ho bisogno di una penna.”
 
Con il cuore che gli batteva come un tamburo, all’improvviso, Elijah andò a cercarla in un cassetto del comodino in salotto e gliela porse.

“Non hai anche un..biglietto da visita o qualcosa del genere?”
Il cuore di Elijah perse un battito.
“Ma…”
“Sbrigati prima che cambi idea!!”
 
Elijah volò per prendere il biglietto nel suo studio.

“Non ho capito a cosa ti serve la penna però.”
“Era se non avevi nessun biglietto.”
Elijah lo guardò scetttico.

“O forse no.” dicendo cosi gli prese la mano per scriverci su, e Elijah sentì la mano formicolare nel punto dove Klaus l’aveva afferrato.
Gli scrisse un numero di telefono.

“Un bravo psicanalista non può esimersi dal chiamare un paziente.” Disse lui.
Il cuore di Elijah fece una capriola.

“Senti, se è a causa di quello che ti ho detto..non devi..non è un gioco, se non sei convinto non funzionerà.”

“Smettila e godi dei tuoi successi, per una volta, non mi era mai capitato di sentire di uno psicanalista che si sentisse inutile. Mi hai incuriosito. Voglio conoscerti e se devo donarti la mia frustrazione per questo, beh, sarà uno scambio equo.”
Elijah lottò contro l’impulso di arrabbiarsi o di scoppiare a ridere.
“La terapia non concerne parlare di me.”

“Ti sbagli, Elijah. Quando ti porti un uomo a casa non hai più diritto di dettare le regole sui confini della privacy, è la dura legge della vita e della nostra amicizia appena nata. Se mi conoscerai meglio scoprirai che non do mai niente di me a gratis. Klaus Mikaelson.

Il cuore di Elijah sprofondò ma per dei motivi molto diversi stavolta.

Era lui. Aveva trovato suo fratello.
   
 
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