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Autore: Il cactus infelice    22/12/2018    0 recensioni
La guerra è finita, Harry Potter ha sconfitto il Signore Oscuro e ora tutti si apprestano a tornare alla normalità. Kingsley Shacklebolt è diventato il nuovo Ministro della magia, Hogwarts ha riaperto i battenti apprestandosi ad accogliere nuovamente gli studenti, linfa vitale del futuro della società magica. I morti per la giusta causa vengono ricordati con onore, i Mangiamorte che sono fuggiti vengono arrestati e chi ce l'ha fatta cerca di riprendersi la vita leccandosi le ferite e ricordando i cari persi.
Ci vuole tempo per guarire, per superare i traumi, c'è chi ci mette di più e chi un po' meno. Ma, in mezzo al dolore, tutto il Mondo Magico è felice per la sconfitta di Lord Voldemort. Tutti, eccetto Harry.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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ESAURIMENTO

 

Harry osservava il cadavere di Walden Mcnair steso a terra e privo di vita. Era stato così semplice, aveva solo puntato la bacchetta e… E il lampo di luce verde lo aveva colpito in pieno petto.
Fatto.
Certo, il Mangiamorte aveva tentato di fuggire, lo aveva respinto, gli aveva lanciato incantesimi, schiantesimi e maledizioni, ma Harry era più veloce, più scaltro, più agile.
Non sapeva nemmeno come gli fossero uscite quelle due parole, non è che lo avesse premeditato. Aveva solo ricordato tutti i lampi di luce verde che avevano lanciato i Mangiamorte nel corso delle loro misere vite e gli era sembrato giusto così. Perché tenerli prigionieri in un posto dal quale potevano scappare - era molto difficile scappare da Azkaban, ma comunque si poteva - quando la soluzione più facile, veloce e meno rischiosa era eliminarli definitivamente. 

Gli si avvicinò lentamente e con cautela e con un colpo di bacchetta lo spedì al Ministero. Era giusto che tutti sapessero che c’era un altro Mangiamorte in meno. Poi si allontanò da quel vicolo e decise che una birra non gli avrebbe guastato la serata.

“Harry, hai intenzione di alzarti prima o poi?” chiese Ron lanciando il proprio cuscino addosso all’amico.  

Per tutta risposta Harry si infilò ancora di più sotto le coperte e mugugnò qualcosa.
“Io non ho intenzione di aspettarti. Vado a fare colazione. Sto morendo di fame”.
Ron si diresse verso la porta seguito da Neville.
Harry esalò un sospiro e si girò a guardare il soffitto sopra la propria testa. Non aveva alcuna voglia di alzarsi quella mattina, si sentiva apatico e svuotato. Che senso aveva poi? Andare a lezione, prendere appunti, studiare, stare in mezzo alla gente, rispondere alle domande… Non ne aveva davvero le forze quella mattina.
Magari avrebbe saltato la prima ora, dopotutto c’era solo Pozioni e lui odiava quella materia e quella mattina proprio non ce l’avrebbe fatta a seguirla. Probabilmente avrebbe anche vomitato nel calderone, non era sicuro di sentirsi troppo bene.
Per fortuna tutti i suoi compagni avevano abbandonato la stanza lasciandolo da solo.
“Ron, dov’è Harry?” chiese Hermione al ragazzo vedendolo arrivare senza il suo migliore amico.
“È ancora a letto. Probabilmente salterà la colazione”.
“Come sarebbe a dire?”
Il rosso alzò gli occhi al cielo.
“Perché non lo hai tirato giù dal letto?”
“Hermione, non sono sua madre. Se vuole dormire lascialo dormire. Si merita un po’ di tranquillità ogni tanto”.
“Sì, ma non può saltare le lezioni… o i pasti. Non è sano”.
Ron sospirò. Capiva il punto di vista della sua ragazza, ma cercava anche di capire Harry. Quell’ultimo anno ne aveva passate di cotte e di crude, più di lui ed Hermione se sommato a tutti gli anni precedenti in cui il suo amico si era dovuto scontrare con Voldemort, o aveva perso qualcuno di caro. Stava solo cercando di dargli un po’ di spazio, di respiro, e comprendeva il suo volersi rilassare e liberare degli obblighi. E per Godric, se Harry voleva prendersi una giornata di riposo chi era lui per impedirglielo? Solo Merlino sapeva quanto lo avrebbe voluto anche lui, ma poi Hermione lo avrebbe trascinato a lezione per le orecchie.
“Comunque, non lo so. Sono preoccupata. Harry è strano da un po’, sembra che ci eviti. Non gioca nemmeno a quidditch”.
“Forse vuole solo tenersi lontano dai guai e dalla gente. Lo sai che ormai la gente non fa che guardarlo e cercare di avvicinarlo”.
“Non lo so. Penso che dovremmo comunque parlargli”. 

 

 

Alla fine, ad un certo punto, Harry si era alzato. Non aveva dormito per nulla dopo che Ron e gli altri se n’erano andati, era semplicemente rimasto a rigirarsi nel letto e sospirare. Ci aveva provato con tutte le sue forze, ad alzarsi, ma sembrava quasi che ci fosse una forza a trattenerlo lì, come un peso che sentiva venire dall’interno. Non avrebbe saputo identificarlo, ma quando aveva provato a mettere giù i piedi aveva sentito freddo e, lanciando un’occhiata alla finestra, al cielo nebuloso e l’aria grigia, si era ritratto andando a nascondersi di nuovo sotto le coperte. Il mondo, quel giorno, gli sembrava troppo malvagio per poterlo affrontare. Proprio lui, lui che aveva sconfitto Voldemort, battuto un drago al Torneo Tremaghi e ucciso un basilisco, non riusciva più ad alzarsi dal letto per paura… Paura di cosa poi? C’erano state diverse cose che gli avevano fatto paura, i Dissennatori, ad esempio, ma quella volta non avrebbe saputo dare un nome a quella paura. 
Solo poco dopo l’ora di pranzo si era fatto forza e in qualche modo si era trascinato fuori da letto. Non aveva nemmeno avuto voglia di mettersi la divisa, si era solo infilato un paio di jeans e una maglietta a caso. Tanto le lezioni erano finite e non c’era bisogno di essere formali. Chissà se Ron ed Hermione lo avevano coperto, chissà se si erano chiesti qualcosa. Nessuno era venuto a cercarlo comunque. 
Probabilmente, a farlo alzare dal letto era stata soprattutto la fame. Sentiva un certo languore ma l’ora di pranzo era passata e in Sala Grande non avrebbe trovato nulla. Si diresse alle cucine allora e sbocconcellò qualcosa che gli diedero gli elfi domestici. 

Winky fu felice di vederlo, lo salutò molto cordialmente e scambiò con lui alcune parole. Ma Harry non si trattenne a lungo.
Tornò di nuovo nella Sala Comune dove trovò Ron ed Hermione che sembravano quasi aspettarlo.
“Harry! Stai bene?” chiese la Granger quasi aggredendolo all’ingresso.
“Sì, Hermione. Perché non dovrei stare bene?”
“Non sei venuto a lezione”.
“Ah già”, rispose Harry passandosi una mano tra i capelli con fare nervoso, dimenticandosi che ormai li teneva legati. “Scusa, ero piuttosto stanco”.
“Ma ora stai meglio?”
“Sì, Mione”. Le sorrise rassicurante. “Non ti preoccupare”.
“Ce lo diresti se ci fosse qualcosa che non va?” Il tono della Grifondoro si faceva sempre più sospettoso e indagatore. Hermione non lasciava perdere facilmente le cose.
“Scusa, amico, le ho detto che sta un po’ esagerando”.
“Non preoccupatevi, ragazzi, sto bene. Stamattina avevo solo bisogno di dormire un po’ di più. Non salterò più nessuna lezione. Promesso”. E per enfatizzare di più la sua risposta, Harry fece il segno della croce sul cuore e mostrò un sorriso che sperava fosse abbastanza convincente.
I due ragazzi non fecero in tempo a dire null’altro, che la porta della Signora Grassa si aprì di nuovo facendo entrare una Kiki piuttosto vivace quella mattina che abbracciò Harry da dietro.
“Harry Potter!” gridò. “Ti ho trovato! Ho bisogno di te!”
“Ciao, Kiki!”
“Oh, ciao Ron. Ciao, Hermione”, salutò la ragazza vedendo che era in compagnia. “Andiamo, Harry”. Prese il ragazzo per mano e lo trascinò fuori.
Hermione sospirò e si buttò su una delle poltrone. “Non so, non sono convinta”.
“Di cos’altro hai bisogno?” le chiese Ron sedendosi accanto a lei. “Ha detto che sta bene, che voleva solo dormire un po’. Lo vedi anche tu che è sempre stanco ultimamente”.
“Sì, ma mi chiedo perché. Perché è stanco? Perché non dorme la notte?”
La ragazza si zittì improvvisamente come se stesse pensando a qualcosa. “Tu dormi con lui, saprai se ha degli incubi o qualcosa… se si lamenta nel sonno”.
“Non ne ho idea, Mione. Non l’ho mai sentito lamentarsi e poi sai che quando io dormo non mi svegliano nemmeno i cannoni”.
“Già”.
Il fuoco scoppiettava davanti a loro nel camino, calmo e leggero che quasi rilassava.
“E poi quella ragazza, Kiki… Non lo so, non mi convince”.
“Che ha che non va?”
“Non lo so, è… Troppo per uno come Harry. Non è il suo tipo. Perché gira con lei?”
“Harry sarà libero di scegliersi le compagnie che vuole. Se gli piace che c’è di male? Ed è… pure carina”. Il giovane Weasley si pentì non appena quella frase uscì dalla sua bocca. 

 

Harry e Kiki si erano chiusi nella Stanza delle necessità per continuare a esercitarsi a diventare Animagi. Kiki gli aveva rivelato che ci aveva preso gusto e voleva a tutti i costi riuscire a trasformarsi in un animale.
Ma dopo più di un’ora che stavano provando, avevano ottenuto poco. Solo ad Harry erano spuntate delle strane corna da un lato della testa che il ragazzo si era preoccupato non sarebbero più scomparse. Ma dopo poco, come erano apparse, erano anche scomparse. Aveva già capito in che animale si sarebbe trasformato, anche se non aveva mai avuto dubbi.
Karen invece non aveva avuto alcun tipo di successo. Solo Harry però aveva notato che aveva fatto un gesto strano, si era passata una mano dietro l’orecchio in un gesto tipicamente canino.
“Facciamo una pausa, dai”, sospirò la ragazza sedendosi sul tappeto. “Sono stanca”.
“D’accordo”. Harry la imitò.
“Ti ho chiamato perché volevo fare una cosa insieme a te”. Kiki mostrò un sorriso malizioso e tirò fuori da una tasca una piccola bustina trasparente con qualcosa che a prima vista apparve origano, ma Harry ci mise poco a capire.
“Chi te l’ha data l’erba?”
“Un ragazzo di Tassorosso. Non la spaccia ma l’ho convinto a vendermene un po’”.
“Fai sul serio?”
“Certo! Dai, Harry, vuoi diventare un Animagus illegale, non mi dirai che hai paura di fumare un po’ di erba”.
“Assolutamente no!”
Karen tirò fuori tutto l’occorrente per preparare una canna come si deve e i due ne fumarono una per ciascuno.
“Senti qualcosa?”
Harry fece una smorfia perplessa ma piuttosto ridicola. “Non saprei. Cosa dovrei sentire secondo te?”
“Non saprei, forse delle voci nella testa”.
“Di quelle ne sento già troppe”.
I due amici si guardarono negli occhi seri e quasi spaventati quando ad un certo punto scoppiarono a ridere all’unisono e non smisero che dopo un paio di minuti.
“Okay, forse ora sta facendo effetto”, disse Karen faticando a riprendere fiato.
“Mi sembra di vedere tutto più… ampio. È normale che sia così?”
“Non lo so, forse stai diventando cieco”.
E scoppiarono nuovamente a ridere. Harry non ricordava più da quanto tempo non ridesse, non era nemmeno sicuro di saperlo fare ancora. Ma quel momento con Kiki… Sapeva che non era la cosa migliore da fare, che sentirsi felice per effetto di una droga non sarebbe durato a lungo e prima o poi gli avrebbe fatto male, ma… Non ne poteva più di sentirsi in quel modo, stanco e svuotato, infelice e misero. 
“Kiki”, chiamò Harry quando i due furono piombati nuovamente nel silenzio. 

“Dimmi”.
Il ragazzo si sdraiò e tirò un’altra boccata di fumo. “Sto lavorando per Shacklebolt”.
“Il ministro?”
“Sì. Sto aiutando a catturare i Mangiamorte rimasti in circolazione”.
“Come gli Auror?”
“Più o meno. Solo che non lo sa nessuno”.
Karen si accomodò accanto all’amico e spense la sua sigaretta che era ormai finita. “E perché non lo sa nessuno?”
“Perché non l’ho detto a nessuno, nemmeno a Ron ed Hermione. Non sarebbero d’accordo con quello che faccio, direbbero che è pericoloso”.
“È pericoloso, Harry”.
“Lo so, ma… Mi fa stare bene, in qualche modo. Sento di avere uno scopo”.
Kiki si girò verso l’amico e lo guardò con espressione grave. “Ma tu ce l’hai uno scopo. Sono sicura che per Ron ed Hermione non devi essere o fare chissà cosa, catturare i malvagi, solo per farti volere bene”.
“Non è per loro che lo faccio, lo faccio per me. Ho bisogno di fare qualcosa”.
“Uccidere Voldemort non ti è bastato?”
Harry abbassò lo sguardo e spense la sigaretta contro l’indice, apposta, per farsi male. “Non l’avrei voluto. Niente di tutto quello. Voldemort, la guerra, la morte dei miei genitori, la profezia… Tutto questo io non lo volevo. Non era uno scopo per me, è qualcosa che è successo e basta”.
“E ora, catturando i Mangiamorte, pensi che sia una scelta tua? Che sia qualcosa che fai perché lo vuoi veramente?”
“Sì, forse”.
La Grifondoro si rimise a sedere portandosi indietro i capelli lunghi.
“Harry, tu non stai bene. Te lo leggo in faccia e l’ho notato già da un po’. Quello che fai, quello che facciamo io e te… Andare a letto insieme, diventare Animagi, bere, fumare canne… Lo fai perché non stai bene. E penso tu abbia bisogno di aiuto”.
Era quasi certa di aver superato un limite. Non era mai scesa così in intimità con Harry, non a livello emotivo, non si era mai azzardata a dirgli certe cose o a criticarlo ed era sicura che ora lui si sarebbe arrabbiato e l’avrebbe mandata al diavolo.
Ma non fu così. Harry, con molta calma, si tirò in piedi e si spolverò i pantaloni.
“Forse hai ragione, Kiki. Ma ho bisogno dei miei tempi. Starò bene, lo so, devo solo capire come”.
“Allora cerca di capirlo prima che sia troppo tardi”. 

 

Quando Harry e Kiki ritornarono alla Sala Comune stavano di nuovo ridendo per qualcosa. Trovarono di nuovo Ron ed Hermione, questa volta intenti a studiare. 

“Oh, ciao!” li salutarono. “Non pensavo di trovarvi qua”.
“Harry, che fine avevi fatto?” gli chiese Ron.
“Ero andato a… sai…”. Dirgli che si era fumato una canna con Kiki non gli sembrava una buona idea.
Karen ed Harry si guardarono e ridacchiarono sotto i baffi.
“Siamo solo andati a piantare dei semi… in aula di… Erbologia”, disse Kiki col tono più solenne possibile, ma fallendo miseramente.
“Andiamo, Harry. Lasciamoli studiare”.
I due salirono le scale verso il dormitorio maschile.
“Adesso dovrai ammettere che Harry è stato piuttosto strano”, sbottò Hermione mentre guardava l’amico salire verso la stanza.
“Hermione, non ti va bene quando Harry non ci parla e non ti va bene quando ride. Cosa dovrebbe fare?” 

“Lascia perdere, Ronald!”  

 

***

 

Siamo quasi alla resa dei conti. 

Tutti i suoi amici si stanno rendendo conto che Harry ha qualcosa che non va. Ma cosa?? 

Continuate a seguire la storia e lo scoprirete ;)

 

Ci tengo molto a ringraziare le persone che leggono questa fanfic, vedo che state aumentando sempre di più anche se siete piuttosto silenziosi. Io vi invito ed esorto a lasciarmi i vostri commenti, non mangio mica sapete? ^^ 

 

Detto questo, devo darvi una brutta notizia. Purtroppo sabato prossimo l’aggiornamento salta perché sarò all’estero e dubito di avere il tempo (o la connessione wi fi) per poter aggiornare. Quindi ci risentiamo tra due settimane.

 

Ne approfitto per augurarvi buone feste. 

 

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