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Autore: Eevaa    23/12/2018    7 recensioni
...perché Kaarot, del resto, era l'unico che avrebbe potuto capirlo veramente, era l'unico il quale, per altri motivi, stava subendo il suo stesso identico destino. E, proprio come lui, aveva un'altra vita intera da vivere, da scrivere. Per un attimo, per qualche breve secondo, provò compassione per quell'uomo così come l'aveva per se stesso.
Erano entrambi sulla stessa barca e, volenti o nolenti, avrebbero dovuto cominciare a remare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©. 

Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.
 
 

-AFTER ALL -
CAPITOLO 59 - IL PERDONO




And the battle's just begun
There's many lost, but tell me who has won
But I won't heed the battle call
It puts my back up against the wall
Wipe the tears from your eyes
Because tonight... we can be as one, tonight.


Sunday bloody sunday: https://www.youtube.com/watch?v=LQZLPV6xcHI

 
 

 
L'atrio delle porte dell'Aldilà profumava di incenso, di ginepro, di salvia e rugiada. Goku e Vegeta approdarono in quel mondo proibito agli esseri viventi con un sospiro e il petto ricolmo di emozione. Occhi negli occhi, cuori martellanti. Una nuova avventura, per loro, stava per avere inizio. L'ennesima avventura insieme, l'ennesima missione da compiere, nuovi avversari da fronteggiare. Una sfida all'ultimo colpo e la grande speranza che fosse l'ultima titanica guerra prima della pace perenne.
Meritavano di vivere sereni, in pace, senza rischiare la pelle una volta ogni cinque o dieci anni. Meritavano una vita insieme.
Kibitoshin si fiondò immediatamente sulle due figure, aprendo entrambe le mani rivolte verso i loro toraci. Le ferite si rimarginarono, i lividi sbiadirono, il rumore delle ossa rotte che si risaldavano riempì le loro orecchie, la stanchezza abbandonò le loro giunture possenti. Energia, energia pura. Nonostante i vestiti ridotti a brandelli, il sangue essiccato sui loro volti e i capelli inzuppati dalla neve, i due saiyan si sentirono rigenerati nel corpo e nello spirito. Calore, tanto calore.
Non ebbero però tempo di gioire, di riposarsi, di confrontarsi. Quattro Kaioh dall'aria preoccupata li scortarono a passi spediti nella grande stanza di Re Yammer, ove il guardiano dell'Aldilà, Baba, Kaiohshin il Sommo e altre alte figure dall'aspetto bizzarro li stavano attendendo con trepidazione. Vociare incessante, domande, raccomandazioni.
«Dovete fare alla svelta. Non dovete assolutamente perdere tempo» asserì Baba mostrando tramite la sfera di cristallo immagini veloci, troppo veloci per comprendere realmente a cosa sarebbero andati incontro. Tanti namecciani, immagini di Sfere del Drago di ogni dimensione, occhi malvagi.
«State uniti. Sempre. Solo insieme potrete farcela, dovete guardarvi le spalle a vicenda» si raccomandò Re Kaioh del Nord enfatizzando l'ultima frase. «Niente colpi di testa, niente brillanti idee tipo “dividiamoci”, niente di niente».
I due saiyan si guardarono e annuirono. Non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere altro e, anzi, non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di specificarlo. Non si sarebbero mai abbandonati, per nessun motivo al mondo. Non in una situazione come quella, non dopo i recenti avvenimenti, non dopo aver compreso quanto fossero forti e imbattibili insieme. Insieme non si sarebbero mai persi. A Goku sarebbe bastato perdersi negli occhi di Vegeta per ritrovare la strada e il burbero principe, invece, si sarebbe inebriato di tutta l'energia e la vitalità di Kaarot per darsi la forza necessaria.
«Abbiamo già dato tutte le disposizioni ai vecchi saggi namecciani su ciò che devono fare. Il vostro compito è quello di andare là e permettergli di distruggere le sfere, scontratevi con i nemici mandati dai Draghi per impedirne la distruzione» puntualizzò il Sommo indossando poi un'espressione amareggiata. «Ma... alcuni non vorranno farlo. C'è chi ha paura di essere ucciso di conseguenza. Ma c'è anche chi patteggia con il nemico. Non tutti i namecciani sono buoni come quelli del pianeta Namek».
«E che cosa facciamo se non volessero distruggere le loro sfere?» domandò ingenuamente Goku, conoscendo purtroppo in cuor suo la risposta.
«Non avete molta scelta, temo. O provate a convincerli...» rispose il vecchio Kaiohshin con voce impercettibilmente tremante «... o dovrete ucciderli».
Vegeta deglutì. Uccidere namecciani era una cosa che aveva già fatto in passato. Quei fantasmi non lo avrebbero mai lasciato in pace e, in quel momento, le loro urla riecheggiarono nella sua mente come graffi su una lavagna. Brividi. Si voltò verso Goku mordendosi il labbro, ed egli capì immediatamente quale inferno si stesse scatenando nella testa di Vegeta. Ma il suo sguardo di risposta fu piuttosto eloquente: non vi era il motivo per sentirsi di nuovo il distruttore principe dei saiyan. Lui aveva avuto una scelta, la scelta di non farlo, di non spezzare vite innocenti. Invece Vegeta, il Vegeta del presente... di scelte non ne avrebbe avute. E le vite che sarebbe stato costretto a infrangere non sarebbero state tutte innocenti.
«Se il creatore delle sfere muore, di conseguenza le sfere si disattivano. Ma badate bene: gli aguzzini della Dimora dei Draghi non vi permetteranno di ammazzarli tanto facilmente» specificò Kibitoshin, mettendo le mani una sulla spalla di Goku e una su quella di Vegeta. «Tutto chiaro? Siete pronti?»
I due guerrieri annuirono in silenzio e avvertirono i propri respiri farsi più pesanti, più ansiosi.
«Bene. Iniziate da Neo Namek, una missione facile. Potete andarci da soli, i namecciani sono i vostri alleati e il capo saggio ha acconsentito alla distruzione delle sfere, solo lo tengono in ostaggio» suggerì il Kaiohshin più giovane. Portò entrambe le mani unite come in un gesto di preghiera, osservando poi i due saiyan avvicinarsi di più l'un l'altro per creare un contatto. Sarebbero dovuti atterrare nel medesimo luogo. Non ci fu bisogno di impartirsi ordini o suggerimenti, fu tutto automatico e l'intesa tra i due non era mai stata più forte di così. Vegeta si aggrappò con una mano alla scapola del suo alleato stringendo quel tanto che bastasse per non rischiare di staccarsi ed egli, chiudendo gli occhi, ricercò l'aura del capo saggio di Neo Namek.
«In bocca al lupo, ragazzi» sussurrò Re Kaioh pochi istanti prima di vederli scomparire nel nulla, insieme.

 

Ne mancavano solo sei, sei draghi da distruggere, sei collezioni di sfere da far evaporare perché, inaspettatamente, Shenron era stato il primo a perire. Shenron, il quale era uno dei draghi considerati “buoni” era stato il primo a spegnersi sotto comando del suo padrone. Dende, ancora sudato e con il fiatone, non riusciva a contrastare quei tremiti incontrollati che si erano impossessati delle sue mani.
Con le ginocchia a terra e l'aria assente, egli non aveva ancora proferito parola da quando i Kaiohshin lo avevano contattato telepaticamente per renderlo partecipe degli sviluppi. Era fatta: Shenron era stato distrutto sul serio, e in quel momento sarebbe toccato a tutti gli altri creatori il difficile compito di far spegnere per sempre le Sfere del Drago.
«Supremo, si sente bene?» domandò Popo dopo interminabili minuti di silenzio. Il namecciano rizzò le antenne e scosse la testa in un gesto nervoso.
Terrore, puro terrore si stava facendo breccia nel buon cuore di Dende, il quale purtroppo non era stupido, ingenuo e nemmeno incosciente. Aveva capito, capito tutto: sapeva di quel che era successo sugli altri pianeti dei namecciani, sapeva che i Draghi avessero mandato degli aguzzini a proteggere le sfere, e sapeva bene che anche il suo comportamento non fosse di certo passato inosservato. Non avrebbero lasciato correre, non l'avrebbe passata liscia, non dopo il gesto da lui compiuto.
Sarebbe stata solo questione di tempo, e non poteva permettere che delle vite innocenti venissero messe in pericolo a causa sua.
«Andatevene da qui» sibilò il namecciano. Alzò improvvisamente il capo in direzione di quella cerchia di persone le quali, come se fossero state colpite da un fulmine, si irrigidirono esterrefatte.
«CHE COSA?» urlarono all'unisono, come un coro natalizio decisamente troppo macabro.
«Se non volete salpare con la navicella spaziale prendete un aereo e andatevene via immediatamente. Nascondetevi in un altro posto ma non qui» ordinò Dende. Riuscì finalmente ad alzarsi in piedi e diede le spalle alla piccola folla.
«Non possiamo lasciarti solo!» decretò Martha strattonando il namecciano per la lunga tunica.
«FATE COME VI DICO!» abbaiò il Supremo, stringendo forte entrambi i pugni nel tentativo di calmarsi e spiegare il proprio punto di vista con raziocinio. «Verranno a cercarmi e voi non potete stare qui. Evitiamo un'altra strage di innocenti. Non possiamo combatterli ed è il caso di limitare le perdite».
«No, Supremo! La prego!» piagnucolò Popo con gli occhi velati di lacrime e la bocca digrignata di dolore, guardando poi Dende voltarsi con occhi gravi.
«Alphonse, so che hai delle capsule. Mi rivolgo a te: porta in salvo tutti. Se non dovesse succedermi niente ci rivedremo presto, ve lo prometto. Ma non possiamo rischiare» sussurrò compassionevole il namecciano, trovando nella propria dignità e nel proprio orgoglio il coraggio di rimanere solo. «Vi supplico, fate come vi ho detto. Non costringetemi a ordinarvelo».
Alphonse - l'uomo spallato dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda - guardò dritto negli occhi quell'alieno dall'aspetto bizzarro per qualche secondo. Lo conosceva da meno di un giorno ma aveva ben compreso il senso di quel gesto, la supplica reale di un essere umano che avrebbe dato la vita pur di difendere quella dei propri amici. Era il Kami della Terra, anche volendo non avrebbe potuto contraddirlo, se avesse loro ordinato qualcosa. Oramai aveva preso una decisione, ed egli non avrebbe potuto fare altro che rispettarla. Annuì con estrema pacatezza, tra le proteste dei più coraggiosi.
Estrasse dalla tasca la capsula del suo jet privato con il quale volava durante i tour con la band e la lanciò in direzione dell'esterno, dirigendo poi il traffico delle persone per farle salire sul mezzo di trasporto. Decisero che sarebbero andati alla Capsule Corporation fino a nuovo ordine. Se non fosse successo nulla a Dende, tanto meglio.
Il vociare si era fatto incessante, le proteste sempre più accese, ma in pochi minuti erano stati imbarcati sul jet, compresi i due bambini i quali, come pronosticabile, avevano portato avanti la resistenza più accesa. Così, silenziosi come fantasmi, avevano lanciato un'ultima occhiata a colui che era il loro Kami, salpando alla volta di un nuovo luogo di salvezza.
Dende li guardò sparire tra le nuvole con avvilimento, sospirando nella nebbia e nel buio causato da quelle dense nuvole che avevano avvolto l'intero pianeta. Cercò di mantenere il contatto visivo nella loro direzione per qualche secondo, giusto il tempo per contemplare l'orizzonte ancora una volta e pregare che li avrebbe rivisti presto, poi si voltò per tornare a nascondersi in quello che era il suo tempio.
Camminò lungo il viale delle palme lentamente, addentrandosi nel suo rifugio con passi incerti, fino ad interrompersi di fronte all'altare di quelle che erano una volta le sette Sfere del Drago. Si interruppe e lo vide, vide con i propri occhi la prova che ciò che aveva pronosticato non fosse stato affatto un semplice delirio dettato dalla paura. Un uomo alto, massiccio, dalla pelle color ocra e gli occhi completamente neri come due fessure stava sorridendo di fronte a lui. Si squadrarono per qualche interminabile e densissimo secondo, poi Dende chiuse gli occhi pronto a ricevere quella che sarebbe stata la sua ultima condanna.

 

Una manna dal cielo. Tutti i combattenti rimasti della nuova squadra Z non poterono fare a meno di ringraziare il figlio di Vegeta per aver avuto quella trovata geniale di viaggiare avanti nel tempo per portare indietro il suo gemello del futuro. Una vera e propria manna dal cielo perché Mirai Trunks stava riuscendo a tener testa a Loraymo nonostante le evidenti difficoltà, combattendo come un vero leone. Senza di lui e senza l'aiuto di Goku e Vegeta non ce l'avrebbero mai fatta, sarebbero stati sconfitti in pochi minuti.
«Non c'è che dire, ragazzo, sei proprio figlio di tuo padre» commentò Gohan dandogli manforte in un momento particolarmente catartico. Mirai Trunks sorrise, soddisfatto di quel complimento. Quell'uomo era più importante per lui di quanto chiunque potesse immaginare. Gohan era stato il suo maestro e, sebbene quell'uomo brizzolato di mezza età fosse completamente diverso fisicamente e caratterialmente dal suo oramai defunto amico, in fondo poteva considerarlo la stessa persona.
E, se lungo tutta la lingua di ghiaccio la tormenta scatenata dalla battaglia incessante di tutti i combattenti di medio o basso livello non accennava a placarsi, i lampi e gli attacchi dell'aura dei Super Saiyan sembravano aver sciolto gran parte della neve.
Mirai Trunks combatté a lungo, schivando attacchi e colpendo il nemico ripetutamente nonostante sembrasse quasi inscalfibile. Purtroppo, però, ci sarebbe voluto ben altro per riuscire a metterlo al tappeto oppure tenergli testa fino a che Goku e Vegeta non avessero portato a termine la loro missione.
Bra, Eva, Gohan, e Mirai Trunks avrebbero potuto continuare a battersi con coraggio, ma tutti loro sapevano che c'era solo una persona oltre al ragazzo del futuro a poter dare una vera svolta a quella situazione. O meglio: due persone unite in una sola.
«Trunks! Goten! Dovete fare la fusione, subito!» ordinò Gohan respingendo con entrambe le mani un attacco dell'aura di Loraymo, scaraventandolo in direzione di quello che una volta era il loro cielo azzurro.
I due ragazzi si guardarono, come pietrificati. La fusione. Era dai tempi di Majin Bu che non ricorrevano a quella tecnica, e di certo quello sarebbe stato un buon momento per rispolverare quell'ibrido insolente che prendeva il nome di Gotenks ma... ma Trunks non riusciva affatto a essere razionale. Non riusciva più nemmeno a combattere al fianco di Goten senza perdere lucidità, figurarsi a combattere insieme nello stesso corpo!
«Trunks... Gohan ha ragione: dobbiamo farlo» lo incitò Goten, con le guance completamente dipinte di rosso porpora. Imbarazzo, tutti potevano percepirlo, ma nessuno più di Goten avrebbe potuto comprendere pienamente quanto potesse costare chiedere al suo ex migliore amico una cosa del genere. Non dopo quello che aveva combinato, non dopo che avevano passato i precedenti due anni a salutarsi a malapena. Non avevano nemmeno avuto modo di confrontarsi, lui non aveva nemmeno avuto modo di scusarsi per davvero. Trunks non aveva voluto sentire ragioni, aveva semplicemente tagliato i ponti e, se non fosse stato per Pan, non sarebbe nemmeno più tornato a salutarlo.
Come poteva chiedergli una cosa del genere, in quel momento? No, non ce l'avrebbe fatta. Scosse la testa in segno di negazione e si lanciò verso il nemico da solo, cercando in tutti i modi di non farsi sopraffare dalla sua aura malvagia così come stavano facendo tutti gli altri: individualmente.
Ma tutti gli altri stavano combattendo da tanto, troppo tempo, e le loro energie erano quasi giunte al capolinea. Mirai Trunks non ce l'avrebbe fatta da solo con le sue incredibili forze a tenergli testa.
«Trunks, lo so che tu e mio fratello non avete dei trascorsi piacevoli, ma devi cercare di mettere da parte il tuo astio» tentò di convincerlo Gohan trasportandolo fuori dal combattimento, lasciando per qualche secondo che fossero tutti gli altri ad intervenire. Persino Goten il quale, amareggiato e deluso, aveva iniziato ancor di più a perdere colpi.
«No, non posso farlo Gohan» negò ancora una volta Trunks, osservando tutti i Super Saiyan accendersi e contrastare Loraymo in quello che era il suo attacco migliore, ma poi venire scaraventati tutti e quattro sul terreno brullo appena affiorato dalla neve.
«Ricordati cos'eravate quando combattevate insieme. Ricordati quanto eravate forti, ricordati quanto eravate complici» urlò Gohan prima di gettarsi a capofitto contro il nemico prima che potesse attaccare e ferire gravemente i suoi amici i quali, con estrema fatica, si alzarono tremando.
Quel tempo è finito due anni fa” gli sussurrò una vocina nella testa in esatto contrasto con il proprio cuore, contro il proprio istinto che tanto avrebbe voluto combattere di nuovo a fianco di quello che era stato il suo migliore amico, quando egli lo guardò con gli occhi velati dalle lacrime.
«Trunks... t-ti prego» balbettò Goten non badando al fatto che, proprio in quell'istante, il gigante dalla pelle argentata stava iniziando la sua cavalcata verso di lui dopo aver scagliato lontano suo fratello con un calcio ben assestato all'addome. Loraymo investì Goten in pieno, caricandosi di tutta l'energia malvagia volta a fermare quell'assurdità. Loraymo aveva ben compreso che quello sciocco ragazzo avrebbe potuto rappresentare un problema se si fosse fuso con il nuovo arrivato dai capelli color lavanda e, per tutti i pianeti, l'avrebbe tolto di mezzo prima che potesse dargli altro filo da torcere.
«Trunks! Goten mi ha salvato la vita prima. Forse... forse è arrivato il momento di perdonarlo» asserì Bra con il fiato corto e la sua trasformazione in Super Saiyan sempre più vacillante.
Trunks digrignò i denti e si conficcò le unghie nei palmi delle mani fino a farseli sanguinare, maledicendo il suo orgoglio saiyan. Cielo, quanto avrebbe voluto che le cose fossero più facili, come avrebbe voluto essere in grado di dimenticare, anche solo per un attimo. Non era il momento di fare quelle scenate, non era affatto il momento di lasciarsi trasportare da quelle questioni da terrestri: la situazione era critica, dannatamente critica perché Goten, in quel momento, non stava più riuscendo a tenere testa al proprio nemico il quale, più incattivito che mai, lo stava colpendo ripetutamente sul volto con dei pugni pesanti e precisi.
«Dannazione, fratello! Non fare come nostro padre e metti da parte l'orgoglio!» lo rimproverò con toni aspri Bra, in seria preoccupazione per l'uomo che era stato per anni il suo fidanzato. Nessuno degli altri Super Saiyan era in grado di difenderlo perché, in quell'istante, Loraymo li stava tenendo a lunga distanza con scariche enormi di energia gelida proprio come aveva fatto quando aveva deciso di uccidere il principe dei saiyan.
No, Bra aveva ragione. Il suo cuore aveva ragione, il suo istinto aveva ragione. Avrebbe dovuto mettere a tacere il proprio cervello, il proprio orgoglio e avrebbe dovuto farlo alla svelta. Se persino sua sorella era riuscita a perdonarlo allora ce l'avrebbe potuta fare anche lui, senza alcun dubbio. Avrebbero dovuto difendere la Terra e l'avrebbero fatto insieme, ancora una volta, proprio come quando erano bambini.
Ma, proprio quando finalmente Trunks fu disposto all'indulgenza, proprio quando si sentì pronto a unire le proprie forze con colui che in passato era stato come un fratello, fu decisamente troppo tardi.
Fu troppo tardi perché, come un cecchino, Loraymo aveva appena colpito Goten al cuore con un fascio di luce color zaffiro. Quel cuore che, fino a pochi istanti prima, aveva palpitato nella speranza di poter ottenere il perdono del suo migliore amico.
 

Continua...
 


ANGOLO AUTRICE:
Ehm... sunday bloody sunday?! Ehehehehh! No, in effetti non c'è proprio un ca**o da ridere.
VI PREGO NON UCCIDETEMI! Confido nel fatto che a Natale siano tutti più buoni xD Del resto... erano troppi capitoli che qualcuno non ci rimetteva la pelle, eh? >_< non vogliatemi male, vi giuro che c'è uno scopo ben preciso in tutto questo. Dovrete resistere ancora un po', ma lo vedrete con i vostri occhi.
Per farmi perdonare da questo bollettino di guerra ho deciso di regalarvi una pubblicazione infrasettimanale :) giovedì 27 potrete già leggere il nuovo capitolo e, VE LO GIURO, sarà molto meno drammatico di questo. Non che ci voglia molto, infondo.

The riassuntone: Goku e Vegeta sono pronti a salpare per Neo Namek, hanno ordini ben precisi. Ce la faranno quelle due teste di rapa a non combinare disastri e, sopratutto, a non dividersi mai? Dende, nel frattempo, ha salvato il cu*o a tutti, meno che a sé stesso T___T mi viene da piangere. Si è sacrificato per i suoi amici! Quei maledetti vermacci hanno mandato un sicario per vendicare Shenron.
Mirai Trunks e Gohan sono troppo carini a combattere insieme e, sopratutto, sono fortissimi! Goten e Trunks avrebbero dovuto fare la fusione per riuscire ad aiutare i loro amici ma, dannazione, il figlio di Vegeta ha scelto di imitare il suo paparino e farsi divorare dall'orgoglio. Dannazione, Trunks! Così facendo... T____T così facendo Goten ci ha rimesso la pelle.


E adesso?! E adesso cosa diamine succederà? Lo scoprirete giovedì :) vi assicuro che mi farò perdonare. LOGGGIURO!
Ragazzi... ragazze... colgo questa occasione per augurarvi un felice Natale. Spero che possiate tutti trascorrerlo in serenità con le persone che amate :) e, sopratutto... che vi ingolfiate di cibo e vinoh fino a scoppiare xD
A prestissimo,
Eevaa
  
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