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Autore: becky    16/07/2009    3 recensioni
“Draco deglutì a fatica. Soffiò fuori – Che cosa...che cosa faccio senza di lui?-. C’era dolore nelle sue parole. – Non ci pensare neanche!- sussurrò Harry avvicinandosi al suo viso –Starà bene!-. Lo afferrò per le spalle e lo abbracciò forte, infondendogli un po’ di calore e vita. – Mi dispiace...-.” Imparare ad essere padri a volte può risultare molto “difficile”, soprattutto se ti chiami Potter o Malfoy. Piccola fiction dedicata a chi ha seguito la mia precedente storia “Undo”...
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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PADRI, PAPPINE E PISCINE

One shot sulla vita famigliare di Harry e Draco...


- Avanti, James. Solo un pochettino, su!- lo incoraggiò l’uomo, con sguardo supplichevole. Niente. Il bambino voltò il capo di lato e iniziò ad emettere versi incomprensibili. Harry sospirò pesantemente, facendo cadere per l’ennesima volta il cucchiaio nel piattino con la pappina per il piccolo. Era...estenuante. Adorava James con tutto se stesso, ma gestirlo non era affatto una cosa facile. Lo guardò stanco e ci riprovò – James, apri la bocca, da bravo...-. In quel momento il compagno entrò in cucina già perfettamente vestito e ordinato. Sembrava uscito da una rivista di moda, con i pantaloni scuri e la camicia azzurra ben stirata. – Buon giorno- salutò il biondo versandosi una tazza di caffè caldo. Harry biascicò  un – ‘giorno- e tornò a concentrarsi sul figlio che proprio non voleva saperne di mangiare. – Dai, tesoro...mangia qualcosa! È buona!-. Niente, James preferiva giocare con la palline attaccate al seggiolone. – Oh, maledizione!- sbuffò il moro, esasperato. Draco abbassò la tazza – Qual’è il problema?-. – James non vuole mangiare!- spiegò adirato Harry, riposando il cucchiaio pieno nel piatto. – E allora?- chiese con noncuranza il compagno. Harry lo fulminò con lo sguardo – Come “e allora”? Deve mangiare!-. Il biondo scrollò le spalle e poggiò la tazza nel lavandino – Se non vuole mangiare, non mangia. Non avrà fame. Lo farà quando vorrà-. Al moro tremarono le mani. – Non puoi viziarlo in questo modo!- esclamò furioso – Deve mangiare quando è ora, non quando vuole!-. Anche lo sguardo del biondo era tagliente. – Anche se cresce un po’ viziato non mi sembra un gran danno!- biascicò dirigendosi verso il salotto. – Ehi! Dove vai?- scattò Harry. – Devo andare al lavoro- rispose Draco cercando il proprio mantello. Potter sbuffò, alzò il bambino dal seggiolone e seguì il compagno. – Potresti anche aiutarmi, sai?- gli fece presente in tono acido. L’altro però sembrò non cogliere. – Scusa, devo andare a lavorare- continuò afferrando anche la valigetta. – Anche io devo andare al lavoro, ma il tempo per dare colazione a mio figlio lo trovo!- urlò inviperito il moro. Per un attimo Draco si irrigidì. Lanciò un’occhiata all’orologio appeso alla parete e sospirò. – Sono in ritardo- mormorò. Diede un frettoloso bacio sulla fronte di James e lanciò un’occhiata perforante al compagno. – Ci vediamo sta sera- concluse freddo. Harry rimase paralizzato nel centro del salotto. Non sapeva cosa dire. Se non fosse che lo amava da impazzire lo avrebbe preso a calci. Finchè aveva poco tempo da dedicare a lui, era un conto. Ma non riusciva a tollerare quell’assenza nella vita del loro bambino. Ok, era molto impegnato con il lavoro...ma James doveva venire prima di tutto, no? E poi lui non poteva fare tutto da solo. Aveva bisogno di aiuto. Del suo aiuto. Il suo monologo interiore fu interrotto dal trillo del campanello. Guardò il bambino negli occhi, iridi verdi identiche alle sue, e con un sospiro si diresse alla porta. Sulla soglia c’era la governante e balia di James. – Buon giorno, signora Terence- salutò mogio l’uomo. – Buon giorno, signor Potter- esclamò seria la donna, prendendo subito in braccio il piccolo. Sebbene fosse una donna severa e fredda, Jay l’adorava. Aveva sempre un bel sorriso (sdentato) tra le sue braccia. – Torno nel primo pomeriggio, ok?- disse il moro prima di uscire. – Certo, signor Potter- acconsentì la donna. A Harry gli si stringeva il cuore tutte le volte che doveva uscire e lasciare il figlio da solo. Possibile che invece Draco fosse così insensibile? Gli regalò un profondo bacio sulla guancia e si smaterializzò al ministero.

Il sole al tramonto donava magnifici colori infuocati al cielo. Harry osservava turbato quel panorama, seduto su una panchina nel giardino di casa. Jay giocava con alcuni pupazzi ai suoi piedi. Per un attimo l’uomo si perse nei riflessi dorati che il sole donava alla superficie calma della piccola piscina. Alzando gli occhi intravide Draco passare davanti alla porta finestra. Lo salutò con un cenno del braccio, ricambiato. Il biondo uscì sbottonandosi i primi bottoni della camicia. Harry si alzò stancamente dalla panchina, scavalcò il bambino e aggirò la piscina fino a raggiungere il compagno. – Ehi, sono solo le sei- commentò – Come mai sei già a casa? Di solito prima delle otto non ti fai vedere-. Draco non colse la vena astiosa nella sua voce. Alzò le spalle – Che cosa stai insinuando?-. – Oh, niente...- mormorò ironico il moro, mettendosi le mani in tasca – Solo che in questa casa ti si vede sempre più di rado!-. –Scusami se ho un lavoro che mi impegna molto!- esclamò sprezzante il biondo. Era sempre pronto a raccogliere le sfide di Potter. – Dovresti impegnarti di più con tuo figlio, sai?-. Ecco che partiva la litigata. E a giudicare dai toni, sembrava decisamente pesante. Perfino i vicini avrebbero potuto sentire le urla dei due.
- Mai che mi dai una mano! E poi ti lamenti che le cose non vanno come vuoi tu!-. – Non credere che mi faccia piacere, Potter! Se tu sapessi gestire meglio le situazioni non ci sarebbe alcun problema!-. – Sei un viziato! Ecco perchè sei sempre pronto a viziare tuo figlio!-. – Non tollero le tue accuse, chiaro?-. Restarono in silenzio giusto quei due secondi necessari a riprendere fiato, ansimanti. Draco spalancò la bocca per urlare chissà quale altro insulto, ma l’attenzione del moro fu calamitata alle sue spalle. Con la coda dell’occhio vide James avvicinarsi pericolosamente al bordo della piscina, e un attimo dopo scivolarci dentro. – JAMES!- gridò terrificato, buttandosi verso lo specchio d’acqua dal quale uscivano delle preoccupanti bollicine. Anche Draco si voltò di scatto e sbiancò all’improvviso. – James!- urlò a sua volta, seguendo il compagno. Il moro si inginocchiò accanto al bordo e immerse le mani tremanti nell’acqua, riacciuffando il corpo del bambino per un soffio. Lo tirò fuori più velocemente che poteva, in preda al panico. Mai aveva avuto tanta paura in vita sua come in quel momento. Il corpo del bambino era pallido e tremante. E il respiro debolissimo. Draco si portò una mano alla bocca mentre gli occhi si imperlavano di lacrime e cieco terrore. – Portiamolo al San Mungo-.

Il corridoio del reparto era bianco, freddo e vuoto. I medi-maghi avevano appena portato via Jay per controllare la situazione. Hermione aveva promesso che sarebbe tornata il prima possibile per riferirgli gli esiti degli esami.
Draco si era accasciato in maniera scomposta su una sedia e aveva lo sguardo perso nel vuoto. Quando Harry uscì dal bagno, dopo aver vomitato anche l’anima, lo trovò ancora lì, immobile e bianco come un fantasma. Era sotto shock. Harry avvertì le viscere contrarsi a quell’immagine. Aveva una gran voglia di abbracciarlo e baciarlo, per consolarlo. Sapeva che si stava tormentando dal senso di colpa e l’amore che provava per lui lo portava a soffrire allo stesso modo. Avere tra le braccia il corpo bagnato ed esanime del figlioletto era stata una delle esperienze più terribili di tutta la sua vita. Un dolore lancinante, che penetrava fin nelle ossa. Fino a farlo impazzire. Avrebbe tanto voluto urlare e sfogarsi, ma non era il momento. C’era già Draco a stare male, almeno lui doveva controllarsi e gestire la situazione. Si avvicinò al compagno e gli si inginocchiò di fronte, tra le gambe. Lo guardò dal basso, scorgendo il tremore sulle labbra chiare. Gli accarezzò con dolcezza una guancia e finalmente il biondo lo guardò negli occhi. – Va tutto bene, amore- lo rassicurò il moro, con un mezzo sorriso. Draco deglutì a fatica. Soffiò fuori – Che cosa...che cosa faccio senza di lui?-. C’era dolore nelle sue parole. – Non ci pensare neanche!- sussurrò Harry avvicinandosi al suo viso – James starà bene!-. Lo afferrò per le spalle e lo abbracciò forte, infondendogli un po’ di calore e vita. – Mi dispiace...se sono stato assente in questo periodo- sussurrò Draco abbandonandosi a quelle braccia che tanto amava. – Lo so. Non importa- lo consolò il moro – Vedrai che rimedieremo, Draco. Abbiamo un sacco di tempo...-. Gli accarezzò con dolcezza tutta la schiena finchè non la sentì distendersi. Dopo qualche minuto il biondo alzò il capo e guardò il compagno negli occhi. Non fece in tempo a dire nulla che arrivò il capo reparto. Entrambi scattarono in piedi come molle, ansiosi di sapere come stava il figlio. L’uomo sorrise – Sta bene. Siete stati fortunati che l’avete preso in tempo. Poteva andare decisamente peggio...sarebbe bastato qualche secondo in più e non so quanto avremmo potuto fare-. A Harry si gelò il sangue nelle vene. Doveva ringraziare i suoi riflessi acuti da cercatore se lo aveva visto subito precipitare in acqua. Il medi-mago proseguì – Lo teniamo in osservazione per la notte, domani potrete portarlo a casa. La dottoressa Granger ha chiesto di poter restare lei di guardia, anche se il suo turno è finito. È molto gentile...-. Harry arrossì – Si, è la sua madrina-. –Ah, capisco- annuì l’uomo. – Possiamo vederlo ora?- domandò trepidante Malfoy. – Certamente. Ma lasciatelo tranquillo, deve riposare. Non deve essere stata una bella esperienza!-. Li accompagnò fino alla porta della camera dove avevano portato James. – Se avete bisogno di qualcosa, c’è la dottoressa Granger- affermò il capo reparto prima di allontanarsi. – Grazie- dissero in coro i due uomini. Prima di entrare squillò il telefono di Draco. Lo estrasse dalla tasca dei pantaloni e osservò truce il numero. – Draco...- mormorò flebile il moro. – Solo un attimo- chiese l’altro, rispondendo. Harry sentì un parlare confuso dall’altra parte. Infine Draco sbottò – Non mi interessa. Mio figlio è in ospedale, il resto può aspettare, chiaro?-. Con ciò riattaccò la chiamata e sorrise teso al compagno.
La stanza era nella penombra. Hermione leggeva distrattamente la cartella clinica, accanto alla finestra. Appena li vide entrare sorrise e li salutò con la mano. Harry le si avvicinò mentre Draco si precipitava verso il lettino dove Jay dormiva placidamente.
Era così bello,pensò il biondo scrutandolo con amore. I capelli biondi, leggermente più scuri dei suoi, gli ricadevano sulla fronte e sul cuscino chiaro. Il gesto di scostarglieli dagli occhi chiusi fu istintivo. Percepì solo vagamente Hermione ed Harry che si avvicinavano anche loro alla culla. – Volete restare qui, questa notte?- domandò la ragazza, sapendo già la risposta. –Si- sussurrarono all’unisono i due, mentre le loro mani si stringevano e entrambi lasciavano vagare lo sguardo sul bambino addormentato. – Va bene- sorrise la dottoressa –Vado a prendere del caffè, allora-. Quando uscì Draco sospirò e con un ringhio disse – Quella maledetta piscina io la interro. Lo giuro-. Ad Harry venne solo da ridere, ma si trattenne per non svegliare il piccolo.

Due sere dopo si ritrovarono abbracciati nel loro letto, sotto le coperte calde. James sonnecchiava amabilmente nella cameretta attigua, lasciando riposare i suoi genitori. Si guardavano negli occhi e all’improvviso Draco sussurrò – Harry...-.-Si?- chiese assonnato il moro, guardandolo negli occhi chiari. – L’altro giorno, in ospedale...sei stato fantastico-. Il ragazzo sgranò gli occhi, sorpreso, e si sentì arrossire leggermente. – Non ho fatto niente di che...- borbottò imbarazzato. – No, invece- lo corresse dolcemente il compagno – Mi hai sorretto. Stavo morendo di paura...-. Harry sospirò – Anche io ho avuto una paura terribile. Simile alla paura che ho provato quando ho capito di amarti. O quando ho preso per la prima volta in braccio James-. Non glielo aveva mai detto. Draco spalancò gli occhi – Cioè?-. Harry prese un profondo respiro – Nella mia vita, tutte le persone che ho amato e che mi hanno amato...sono morte. Come se avessi una maledizione. Avevo paura che potesse succedere anche a voi. E quando James è caduto in acqua...ho pensato che fosse arrivato quel momento-. I suoi occhi erano seri, ma non tristi. – Ma questa volta non ho voluto arrendermi. Sentivo che non potevo lasciarmi andare. Sarei stato disposto a tutto per salvarlo. Sai, adesso non  ho più paura. James sta bene, tu anche...non potrei volere nulla di più!-. Concluse con un sorriso di pura tenerezza, che Draco ricambiò. Le sua dita fini andarono a sfiorare l’anello che Harry portava legato ad una catenina al collo. Lui ne aveva uno uguale, alla mano sinistra. – Ti amo- soffiò sulle sue labbra. – Anche io ti amo, Dra-.

La mattina successiva Harry ebbe la forte tentazione di sbattere ripetutamente la testa nel piatto con la pappina, intatta, di Jay. – Tesoro, per favore. Mangia!- lo incitò sapendo che però non c’era nulla da fare. Era ostinato, quel bambino. Draco entrò in cucina e scrutò la situazione con attenzione e aria critica. –Non vuole mangiare!- si lamentò il moro. – Guarda!- e tentò di avvicinare al pupo il cucchiaio. James voltò il capo in un altra direzione. – Sei un fallimento totale, Potter- commentò il biondo. – Forza, alzati- disse freddamente – Ti faccio vedere come si fa-. Harry fu troppo sorpreso per protestare. Si alzò dalla sedia e cedette il posto al compagno. Con aria decisa il biondino si arrotolò le maniche della camicia fino al gomito e puntò gli occhi in quelli verdi del figlio. Afferrò il cucchiaio e glielo avvicinò alla bocca. Ancora una volta il piccolo serrò le labbra e si voltò. Ad Harry venne da ridere, ma si trattenne per non essere schiantato di prima mattina. Draco non demorse. Con un ghigno ben poco rassicurante riposò il cucchiaio. – Va bene- sancì serio. Guardò il bambino in faccia e gli disse truce e severo – Parliamoci chiaro, James Severus. Io sono tuo padre, e non ho tempo da perdere. Se fai quello che ti dico, andrà tutto bene. Se no, non posso assicurarti l’incolumità fisica. Quindi, tu adesso aprirai la tua adorabile boccuccia e mangerai tutto, e sottolineo tutto, questo piatto di minestra. Senza fiatare. Siamo intesi?-. Harry guardò la scena allibito. Si domandò se Lucius usasse quei metodi intimidatori quando Draco era piccolo. Con rinnovata decisione Draco prese il cucchiaio e lo avvicinò al piccolo. Jay socchiuse timidamente le labbra e risucchiò la pappina. Sul viso del biondo apparve un’espressione compiaciuta. – Visto? Basta fargli capire chi ...-. Non andò oltre. James gli risputò addosso la pappina e ricominciò allegramente a giocare con il seggiolone. – Oh oh- sibilò il moro, preoccupato. Draco riaprì lentamente gli occhi, diventando paonazzo. Balzò in piedi strillando – Piccolo moccioso arrogante! Avrai una terribile punizione per questo!-. Il compagno cercò di trattenerlo per le braccia. – Calmati, Draco. È solo un bambino!-. – NO! Lui mi sta sfidando! Vuole il gioco duro? E lo avrà- continuò a gridare il biondo, infuriato. – Non ti sta sfidando, amore!- cercò di calmarlo, ma fu inutile. – Giuro che me la paghi, mocciosetto! Nessuno tratta così un Malfoy, nemmeno un altro Malfoy! -.

Dal giardino posteriore della casa provenivano rumori piuttosto inquietanti, tanto che dopo mezz’ora Harry si decise ad andare a controllare. Con in braccio James si sporse dalla porta a vetri. – Draco, ma che diavolo stai facendo?- domandò allibito. La sua dolce metà se ne stava ritta davanti a lui, dandogli le spalle, e con la bacchetta stava facendo volare per il giardino enormi cumuli di terra scura, che poi andavano a depositarsi sul fondo della piscina vuota. – Interro questa fottuta cosa!- esclamò allegro il biondo. Harry rimase a bocca aperta nel vedere una piccola montagna di terra sollevarsi e ricadere nel buco di cemento. E Draco, ci poteva giurare, stava ridendo come un pazzo. Anzi, sembrava proprio un esaltato. – Ok...- mormorò il moro facendo qualche passo indietro. Rivolse un’occhiata preoccupata al figlioletto – Tuo padre è impazzito, sai?-. Guardò ancora il compagno che esclamava – Ecco! Così si fa! Addio stupida piscina!-. – Sì, del tutto impazzito...-.


Non chiedetemi come è venuto fuori questo figlio, perchè non lo so. Ho pensato però che, in un mondo dove ricrescono arti umani e dove si riesce a dare un corpo a un’anima (come per Voldemort), non ci sarà anche un modo per far avere a quei due un figlio? ...... No?..... Va beh, al massimo lo adottano...
E con questa festeggio il mio ultimo esame...finalmente vacanza!!!
Buone vacanze!
Becky
  
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